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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO AI NOSTRI GIORNI
SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI
E pm CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA
DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E
VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI,
AI RITI ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE TAPAL1 , CARDINALIZIE E
PRELATIZIE, AGLI "ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON
CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
SECONDO AIUTANTE DI CAMERA
DI SUA SANTITÀ PIO IX.
\
VOL. LXXXV.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA
MDCCCL VII.
La presente edizione è posta sotto la salvaguardia delle leggi
vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui
l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni
relative.
DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
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Utiì
UNÌ
Continuazione e fine dell* articolo
Univeesita Romana.
N,
I eh Si 3 fu sublimato al triregno il
fiorentino Leone X de Medici, che die il
nome d'aureo al meraviglioso suo secolo,
e Secolo di Leone A' pur chiacuossi, pel
cui magnanimo favore e munificenza fu
insigne riformatore dell'università di Ro-
ma, e promotore splendido della roma-
na letteratura, pel suo incremento e de-
coro. Egli in questo superò i più illustri
predecessori, e insieme rese a' successori
ardua impresa l'eguagliarlo. Portò sul-
l'augusto trono del Vaticano il genio di
sua famiglia eminentemente benemerita
delle scienze e delle arti nella nobilissi-
ma Toscana, nel quale articolo eziandio
grandemente la celebrai colla storia, co-
mechè il cognome Medici divenuto giu-
stamente sinonimo di Mecenati. Il suo
pontificato segna la fausta epoca del pub-
blico studio di Roma, del vero suo splen-
dore, e per le belle lettere e le belle arti
forma il periodo della più luminosa glo-
ria. Tosto compose la sua corte del fiore
de'dolti e degli eruditi; altri che godeva-
no della maggior riputazione, li chiamò
a Roma con onorifici inviti e colla pro-
messa d'ampi guiderdoni. Così negli inizi
del suo papato die saggio manifesto del
suo letterario buon gusto e perfetto di*
scernimento, e con tali principii fece con-
cepire le più liete e propizie speranze di
vedersi per lui rinnovalo il fortunato se-
colo d'Augusto nell'alma Roma. Sparsasi
dappertutto la fama del nobile istinto di
Leone X iu promuovere e generosamen-
te dilatare la sapienza, fece rapidamente
accorrere in Roma un gran numero de*
suoi cultori, conche giovò assai mirabil-
mente ad eccitare il rinvigorimento de-
gli studi, dal Papa lauto amati e stimati.
Chiunque das5e saggio di valore nella let-
teratura, era sicuro di ricevere da lui be-
nigno accoglimento e liberal ricompen-
sa. Leone X parecchi uè provvide d'im-
pieghi lucrosi, ne promosse altri a cospi-
cue dignità, non pochi ricolmò di doni e
di pensioni, o sovvenue anco con copiose
largizioni di denaro; a molli die onorifi-
ca stanza iu Vaticano, mostrando pecu-
4 UNI
liare inclinazione a'poeti e olla poesia, in
cui avea facilità di comporre versi e un
gusto sopraffino nel giudicare. In questo
Il ohi a non poteva essere più adatta, poi-
ché forse piìi che altrove-precipuamente
dal secolo d'Augusto in poi, in cui la poe-
sia salì al som ino grado di perfezione, qua -
si sempre fu coltivata, e secondo i tempi
potè vantare copiosa schiera d'eleganti e
spiritosi poeti, massime trascorsi che fu-
rono i secoli di barbarie e ignoranza, e
seguita la coronazione col meritato allo-
ro dell'immoralal Petrarca, il genio della
poesia scosso dallo strepitoso e straordi-
nario spettacolo , e calmate le civili di-
scordie, riprese vivacemente l'estro e la
lena canora e feconda: l'esimio suo valo-
re prosperando con poeti ingegnosi e su-
blimi, ornò d'uno de' suoi più splendidi
fregi la romana letteratura. L'abbondan-
za de'poeti fioriti in Roma, dopo che i
romani cominciarono ad ammirare l'o-
pere de'greci ed a gustare l'eleganti dol-
cezze della poesia possente commotrice
de'cuori e delle menti sirena incantalri-
ce, si attribuisce ancora all'influenza lo-
cale della città. Circondata da'memora-
bi li suoi sette Monti e da amena e rigo-
gliosa vegetazione, bagnata da salubri e
limpide acque.tra versata dal trionfaleTe-
■vere che dignitosamente e placido scorre
tra molteplici punti romantici e sorpren-
denti di vista, doviziosa d'ogni genere di
commestibili, benigno ha il clima, puris-
simo e sereno il cielo. Di quel cielo ro-
mano, ch'è forza confessare da'forastieri,
che tanto nobilita e ingrandisce l' inge-
gnosi nelle arti e sì nelle lettere, per l'am-
pio e ridente orizzonte, il quale dilatan-
do l'animo ne amplifica le idee; non me-
no che dall' incomparabile complesso
maestoso e imponente degli avanzi stu-
pendi dall' antica romana grandezza , e
sontuosità de' numerosi moderni edifì-
zi,cheinsensibilmeute con respirare l'au-
ra della vita il lontano si abitua al gran-
de e al bello, al gusto delicato , intelli-
gente e pai letto nelle belle arti ; ed il suo
U NI
cuore a grado a grado si dilata in mez-
zo a tanta copia di dovizie naturali e ar-
tistiche. Per tuttociò la natura e I' arte
ingenera nelle menti eziandio di que'che
in Roma {V!) dimorano, immagini no-
bili e conformi alla sua celebrità e magni-
ficenza. Così gl'ingegni romani comune-
mente sono svegliati, acuti, vigorosi e ar-
denti, avendo inoltre l'animo franco e a-
perto, proclive alla generosità e a nobili
azioni. Nati e cresciuti colle più felici di-
sposizioni alla poesia e inclinati«simi a
verseggiare, anche improvvisamente, la
natura die loro metalli di voce sonora d'o-
gni genere: l'armoniosa lingua italiana
parlata da'colti romani è la meglio pro-
nunziata, sia con forza e gravità, sia con
dolcezza e soavità, e per quant'altro ri-
marcai nel voi. LXXVIII, p. 47> °"°*
randocosì il gentile idioma sonante e pu-
ro. Il naturale istinto de' romani per la
poesia, facilmente si trasfonde fra molti
di quelli, che sotto il fortunato cielo ro-
mano vengono a soggiornare per diletto
o per studi. Il gusto poi in Roma univer-
sale per la Musica dell' Ufficiatura divi-
na, e di quella del Teatro, compagna in-
di visibile e seducente della poesia, col can-
tare per genialità o arte, sempre più ri-
scalda la fantasia, accende I' estro e in-
foca a poetare con entusiasmo. Egli è per
tutto questo, che in Roma quasi sempre
fiorirono e fioriscono poeti, il cui nume-
ro però non fu mai tanto copioso quan-
to in tempo di Leone X, pel suo .singo-
lare trasporto alla poesia , amando di
goder la lieta e brillante compagnia de'
poeti , rimunerandoli con munificenza ,
anche que'di merito mediocre premian-
doli per animarli a salir coraggiosi l'erte
cime d' Elicona, con questo ancora egli
alimentando e propagando generosa in en-
te la letteratura. Non fu pago il magna-
nimo ed erudito genio di Leone X, e coi-
l'efficacia di sue autorevoli persuasioni ,
e coll'eccilamento di liberali rimunera-
zioni d' accender in tutti i petti I' amor
degli studi. Imitatore del gran Nicolò V,
UN I
gloria di Sarzana, adoperossi ancor esso
fervorosamente all'amplificamento delle
scienze, e procurò di dilatare e favorire
per s'ingoiar modo in Roma la letteratu-
ra. Quindi propose amplissimi premi, per-
chè in ogni luogo si cercassero I' opere
inedite d'antichi scrittori, né perdonò a
spese per riuscire nell'intento che conse-
guì, e pubhlicò colle stampe a comune e-
rudizione e profitto. Aumentò pure di
scelti e rari codici la biblioteca Vaticana,
al modo narrato anco nel voi. LXIX, p.
•2 9.5; aprendo in tal guisa in lloma alle
persone di lettere più vasto campo per i-
struirsi.Ed essendo la cognizione della lin-
gua greca necessarissima a più facilmen-
te e fondatamente far progresso in qual-
sivoglia scienza, appena divenuto Papa
rivolse i suoi pensieri a stabilirne mag-
giormente e propagarne lo studio. A tal
uopo principalmente si servi dell'opera
di Giovanni Lascaris, dottissimo greco,
affidandogli la direzione e istruzione di
molti giovani nobili dalla Grecia fatti ve-
nire a Roma, pe'quali nella casa del ce-
lebre letterato e poeta lesino Angelo Co-
locci, alle radici del Monte Quirinale, a-
pùe fondò il famoso collegio Mediceo, in
cui con real munificenza provvisti d'ogni
cosa potessero agiatamente coltivar le lin-
gue e le lettere greche e Ialine. Del quale
collegio riparlai nel vol.XLV.p. 236. Non
vi fu in vero alcun genere di disciplina,
o serie o amene, o utili o dilettevoli, cui
Leone X non rivolgesse le sue cure e la
sua generosità. Considerando quanto gio-
vi all'ammaestramento degli uomini, spe-
cialmente a'destinali al governo degli al-
tri, la cognizione della Storia, istituì nel
Campidoglio uua pubblica lezione di sto-
ria romana, da esporsi per un' ora in tutti
que'giorui in cui ivi aduna vausi i magi-
sitali romani, in toro presenza e di chiun-
que volesse intervenirvi. Ne dichiarò let-
tore il romano Evangelista MaddaleniCa-
podi feri o.eoU'.inuuo assegno di scudi 3oo
da ritrarsi dalla gabella del vino che inRo-
ma s'introduce. Roma quindi nel pontili-
li N I 5
calo di Leone X vieppiù divenne la sede
delle belle arti, il domicilio della scienza,
il teatro su cui quasi tulli i più dotti uo-
mini dierono luminose prove di talento
e di molteplice sapere. In tal modo il se-
colo XVI e Roma ebbero il primato nelle
belle lettere e nell'arti liberali ; cioè nel
secolo principalmente tanto celebrato ne'
fasti letterari. Parecchi Roma dal suo se-
no produsse, feconda sempre di genii su-
blimi e d'ingegni perspicacissimi, anco del
gentil sesso, e valga per tutte che io ri-
cordi Vittoria Colonna, della quale par-
lai pure nel voi. XLV1I, p. 87, quanto
all'epoca di cui vado genericamente ra-
gionando. Dico genericamente,perchè nel
non mai abbastanza encomiato Renazzi
trovasi un emporio e vero tesoro di eru-
dizieni su tuttaquanta la letteratura ro-
mana , de' suoi progressi e de' suoi illu-
stri e celeberrimi cultori. L' accademia
romana d'archeologia, che peli.0 in Eu-
ropa avea istituita Pomponio Leto, rico-
stituita e sussistente sotto Giulio II, più
di tutto rifiorì singolarmente in tempo di
Leone X, e con tal grado di rinomanza
e di gloria al quale non era mai salita.
Le radunanze frequenti di essa non po-
tevano essere né più piacevoli, né più e-
rudi te, presso qualcuno de'più beu alletti
mecenati. Tra questi tenne distinto luo-
go l'encomiato CoIocci,che di sue grandi
ricchezze usava splendidamente a pio del-
le lettere e de'letterali, la cui casa era for-
nita di sceltissima biblioteca e di delizio-
so ortOjCioè l'adiacenteal palazzo del Bu-
falo uella via ora detta Chiavica del Bu-
falo, e la teneva sempre aperta agli ac-
cademici. Questi recavansi pure nell'ame-
na villa, sulla ripa del Tevere, di Mario
MafTei da Volterra, vescovo successiva-
mente d'Aquino, Cavaillon e Foligno; e
nella vigna del tedesco Giovanni Gorizio
sul Monte Mario, che li banchettava. Fi -
uidmenle ormai debbo narrare della ri-
forma e incremento dell'università roma-
na, felicemente operata da Leone X ; per
cui i romani mossi da tauti benefizi e se-
6 UNI
gnalati ornamenti fatti alla loro patria, pel
i.° de'Papi decretarono a Leone X una
statua in Campidoglio, e con solennissi-
ma pompa l'inaugurarono con l'iscrizio-
ne : Gymnasium Bonranum, Qitod Si-
xtus IV novum yectigal comrnenlus, In
salaria professorini} fundaveral , Acci-
tisundiqiie viris doclissimis, Instauravil
auxUque. Allorché Leone X ascese sul
trono pontificio, l'università di Roma gia-
ceva in notabile languore,perciò decadu-
ta dalla sua floridezza e celebrità, quan-
tunque il gran Giulio II suo predecesso-
re l'avesse favorita. Per le guerre strepi-
tose, da lui anche in persona combattu-
te, gli animi de' romani distratti da bel-
licosi spiriti, di conseguenza erano più
rivolti a Marte dio della guerra, chea Mi-
nerva dea della Sapienza, come fìnsero i
poeti ; e le rendite assegnate alle pub-
bliche scuole restarono in gran parte
distratte: tultavolta il numero de' loro
maestri forse era maggiore di quello de'
discepoli. Appena Leone X pervenne al-
la sovranità di Roma, in cima a' suoi
pensieri concepì la pronta restaurazio-
ne e accrescimento dell'università roma-
na ; tutto compreso in questo concello,
nell'alta sua mente trovò essenzialmente
convenire od una Roma, che gli studi fio-
rissero in tutte le liberali e gravi disci-
pline. Quindi emanò la bolla Dum sua-
yissimos atque uberes fruclus, de' 5 np-
Tembrei5i 3, Bull. Boi», t. 3, par. 3, p.
370: De nuinere^itclorilateetprìyilegns
ÌRecloris, et Beformatoruni , Leclornni-
aite, et Scholarittm Studii generali* Al-
inoti Urbis , et officio Bidelli. Con essa
Leone X confermò quella di Eugenio IV
sull'assegno della gabella del vino fora-
stierca mantenimento del pubblico stu-
dio. Tra gli ordinari professori, espres-
samente decretò dovessero sempre <>ser-
vene 3 insigni pel diritto civile, pel dirit-
to canonico, per la medicina e filosofia, e
con conveniente onorario; prescrivendo
loro leggere nell'università ne'consueli
giorn', e dopo le lezioni trattenersi al-
U N I
quanto a soddisfazione degli scolari ; ed
a'professori legali vietò d'esercitar nel fo-
ro il patrocinio delle cause, solo permet-
tendo nelle proprie case le consulte e le
domestiche lezioni,imponendo multa du-
plice e all'onorario corrispondente, a chi
tralasciasse alcuna pubblica lezione. Per
il diligente intervento alle scuole de'pro-
fessori e degli scolari, ingiunse al retto-
re e riformatori la visita personale delle
scuole ogni mese almeno, e di due volte
per settimana ad un riformatore. Coman-
dò a'bidelli o ministri inservienti l'uni-
versità, di registrare nel rotolo quotidia-
no i professori che mancassero nell' ore
assegnate, e poi di farne relazione a'su-
periori. A'medesimi bidelli die l'incarico
d'avvisare nelle scuole i maestri e scolari
delle feste e ferie del palazzo apostolico,
in cui solevano vacare le lezioni nell'u-
niversità. Se poi i bidelli mancassero nel-
l'uffizio, dopo I' ammonizione dovesserq
multarsi d> metà del salario, e continuan-
do nella trascuranza si privassero del-
l'impiego. Rigorosamente ordinò la dili-
gente paga dell'onorario a' professori , i
quali però doveano dare la sicurtà di lo-
ro permanenza. Tollerò nondimeno l'ag-
gravio introdotto da Sisto IV delta riten-
zione del 3 per 1 00 sugli onorari de'profes-
sori, a favore del depositario della gabella,
dello studio. A'3 cardinali capi d'ordine
del Sagro Collegio (V.), Leone X com-
mise d'aver cura speciale e protezione de'
professori e degli scolari, sostenendo colla
loroautorità i diritti, privilegi ed esenzio-
ni concessi a'medesimi; procedendo an-
che alla pena della scomunica , che de-
cretò contro chiunque avesse osato vio-
larli. Finalmente e non ostante il divieto
degli antichi canoni, specialmente della
decretale d'Onorio III, dichiarò lecito a-
gli ecclesiastici d'attendere liberamente
urli" università romana allo studio delle
leggi civili, come assai opportune all'in-
telligenza de' sagri canoni. Questi saggi
provvedimenti produssero rapidamente
ubertosi frutti. I professori tornarono a$«
UN I
sidui alle proprie cattedre, e d'ogni par-
ie concorse mi mero grandissimo di stu-
denti, vedendosi le già deserte scuole ri-
piene di scelta gioventù avida d'istruirsi.
Leone X si compiacque tanto del felice
e sollecito effetto di sue premure per lo
studio di Roma, che ne palesò la sua sod-
disfazione nel idi 4 colla bolla Quam o-
mnibus fere nationibus j e vieppiù infer-
voratosi a consolidare la romana univer-
sità col culto religioso ingiunto in que-
st'ultima costituzione, scelse poi copiosis-
simo numero di professori, quasi tutti fa-
mosi ed eccellentissimi nelle loro facol-
tà ; come può vedersi dalla sumroenlo-
vjita Lettera di Marini sul Ruolo de' pro-
fessori deli5i^, in pergamena, trovato
malconcio sopra un pubblico banchetto
di rivenditore di merci, ed è il più anti-
co che si conosca, gli altri cominciando
dali53q. Nel ruolo Leoniano si contano
tf8 professori , numero che I* università
non ebbe mai ne prima e né dopo, cioè
i i canonisti, 20 giuristi,! 5 medici, 5 fi-
losofi, ec. Noterò che tra gli 88 si com-
presero, il semplicista oude l'università
romana per la 1. 'ebbe la cattedra di bota-
nica, i 1 3 maestri regionari, il rettore e i
riformatori insieme calcolatici notaro de'
riformatori, persino il bidello e il custode
della campana. Tanto leggo nel Marini,
Dunque non tutti erano professori.Quan-
lo alle scienze esatte, osserva Renazzi,che
soltanto in quest'epoca cominciarono al-
cune a risorgere, altre a progredire; pe-
rò l'università romana può vantare d'es-
ser stata la 1 ." a introdurre la cattedra di
botuuica, come dirò a suo luogo. Quanto
al culto religioso procederò col Ratti, per-
chè più recente e perchè espressamente
ne trattò, lenendo presente il diligentis-
simo Renazzi. Nicola Ratli, cancelliere del-
l' università romana, egregio autore di
diverse e interessanti opere, di cui mi gio-
vai in questa mia (arroge per qualche a-
nalogia, che anche qui ne ricordi una;
V inserì, sopra gli stabilimenti di pubbli
4ù beneficenza degli antichi romani)) nel
UNI 7
i833 pubblicò in Roma co'tipi di Gio-
vanni Olivieri tipografodell'Archiginna-
*io : Notizie della chiesa interna dell' Ar-
chiginnasio romano , raccolte ec. Egli
narra: Leone X, che meritamente può
chiamarsi il i." fondatore dell' archigin-
nasio romano, avendo trovatoli vecchio
suo fabbricato poco decente per la capi-
tale del mondo cattolico, tra le altre cu-
re del suo glorioso pontificato, una delle
prime fu quella di edificarlo di nuovo con
più grandioso e magnifico disegno. Il lun-
go braccio che guarda la via de'Sediari
(così detta da'molti sediari che ivi o me-
glio nella propinqua via de'Canestrari la-
vorano: convien credere che un tempo
fossero stabiliti nel rione Regola sotto la
parrocchia di s. Maria in Monticelli, per-
chè esiste altra via omonima. Nella no-
stra ora ve ne sono pochi, e si protraedalla
via della Sapienza alla piazza di s. An-
drea della Valle. Propriamente molti se-
diari sono nella via Canestrari , ove ri-
siede la presidenza regionaria delle riu-
nite presidenze de' rioni di s. Eustachio
e Parione) fu opera di Leone X, i di cui
stemmi gentilizi ne resero testimonian-
za, conservatisi sino all'epoca repub-
blicana del 1 798 sopra l'arco dell'atrio ,
che corrisponde all'odierna porta princi-
pale d'ingresso dirimpetto (all'abbando-
nata) chiesa e casa della nazione spagnuo-
la (tale ingresso raramente si apre: l'or-
dinario ingresso resta dalla parte della
piazza di s. Eustachio), ed altre che tut-
tora si vedono nelle volte delle stanze ter-
rene, le quali essendo state appigionate
ad uso di botteghe a diversi artigiani, da
Leone XII furono ripristinate a comodo
e uso dell'università, a cura del vigilan-
tissimo relloieCristaldi poi tesor/ere mo-
dello e amplissimo cardinale. Secondo la
più comune opinione l'architetto della
fabbrica intrapresa da Leone X, fu il gran
Michelangelo Buonarroti, dichiarata di
vaghissimo e bellissimo disegno, che for-
se altri eseguirono come altre. Ma il Re-
uazzi espressamente avverte, che sebbe*
8 UNI
re quasi lutti i descrittori di Roma mo-
derna abbiano francamente asserito die
Leone X fece erigere la fabbrica del pub-
blico studio, è però certo che n'ebbe solo
l'idea e giammai l'eseguì. Conoscendo il
Papa quanto poco onorevole non che in-
comodo all'università fosse il non avere
nel suo interno una cappella, nella quale
si potessero adempire tutte le varie fun-
zioni, tanto quelle che riguardano il cul-
to divino a spirituale vantaggio de'lello-
ri e della scolaresca, che le altre di sopra
accennate, proprie del pubblicostudio,os-
sia esercizi accademici e altre letterarie
funzioni, ed eseguite fin allora nella vi-
cina chiesa di s. Eustachio o nell'annessa
sagrestia , ne ordinò la costruzione con
quello splendore che conveniva all'archi-
ginnasio, e corrispondente al suo genio.
Frattanto richiedendosi non breve spa-
zio di tempo e molla spesa, fece provvi-
soriamente erigere una cappella in una
fratte* scuola al sinistro lato della porla
principale d'ingresso(riguardante la piaz-
za di s. Eustachio, dice Renazzi). Essa fu
dedicata a s. Leone I Papa, ed a s. For-
tunato martire, il di cui corpo sembra
che allora fosse collocato sotto 1' altare.
Assai splendido fu il Papa nel provveder-
la di cappellani pel suo decoroso servi-
zio, e per comodo degli scolari. Fondò
in essa una preposilura, che dichiarò di-
gnità del clero romano, e due cappella-
nie; e volle che coloro , che ne fossero
provvisti, si chiamassero preposto e cap-
pellani dell'accademia romana. Volle an-
cora, che sì l'uno, che gli altri godesse-
ro del diritto d'intervenire alle pubbli-
che processioni ocolcapitoloLateranen-
se, o con quello di s. Pietro, in piviale e
camice (e il preposto anche con l'ulmu-
ziae il rocchetto, dice Renazzi ; cioè quan-
do non incedeva in piviale, almeno l'al-
muzia non l'avrà con esso usata). Gliob-
blighi del preposto e cappellani consiste-
vano, nel celebrare allei nativamente la
messa nella detta coppella in tulli i gior-
ni di scuola, in primo crepuscolo, ed io
UNI
un anniversario di solenni esequie nel
giorno di sua morie per I' anima sua e
degli altri della famiglia Medici, che fos-
sero morti in Roma. Dispose inoltre, che
quegl'individui di tale sua famiglia,! qua-
li fossero domiciliati in Roma, godessero
del padronato della nuova cappella ; il
diritto poi di nominare e presentare alla
prepositura e cappellanie spettasse al ret-
tore e riformatori deiruniversilà,e l'isti-
tuzione al rettore ancorché laico. Mollo
distinti furono i soggetti nominati allo-
ra per la i.* volta. La prepositura fu con-
ferita a Filippo Beroaldo giuuiore bolo-
gnese, segretario e famigliarissimo delPa-
pa, professore d'eloquenza dell' univer-
sità e custode della biblioteca Vaticana.
Delle due cappellanie , una fu conferita
a Camillo Porzio romano, successore al
Beroaldo nella cattedra, «anonico Vati-
cano e poi vescovo di Teramo; e l'altra
a Giovanni Casoldo bresciano, cameriere
segreto del Papa. Aftinché poi col decor-
rere degli anni l'impegno non prevales-
se al meritOjOrdinòchein qualunque tem-
po alla prepositura non meno che alle cap-
pellanie si dovesse presentare un pro-
fessore romano dello stesso archiginna-
sio, ed in mancanza d'un romano un fo-
rense o forasliere, permettendo riguardo
allecappellanie,che non essendovi un pro-
fessore romano , potesse sostituirsi uno
studente parimenti romano. La dote del-
la prepositura fu assegnala da Leone X
in annui ducali d'oro ioo di camera, e
quella delle cappellanie in annui ducati
d'oro 5o di camera per ciascuna, da pa-
garsi sulle rendite del pubblico studio.
Non solo Leone X aumentò notabilmente
il numero de'professori e delle cattedre,
ma accrebbe pure i loro stipendi ripor-
tati nella Lettera del Marini, in tulli a-
scendendo ai4,ooo fiorini d'oro, perciò
noti furono sufficienti i proventi del da-
zio sul vino forasliere. Le lezioni erano
allora distribuite de mane et desera, non
solamente ne'giorni feriali, ma anche ne'
ili festivi, nun usandoli in quel Icmpo le
U N I
tarile vacanze introdotte in seguito, ed e-
ziandio nell'altre università dice vasi scuo-
la ne'giorni di festa. Ogni rioneaveail mae-
stro di grammatica, stipendiato ciascuno
con 5o fiorini annui sulla gabella dello
studio ; erano considerati un' appendice
dell'università, dal cui rettore e riforma-
tori dipendevano. Fra'dotti che Leone X
innalzò al cardinalato, ricorderò Tomma-
so de fio o Gaetano, professore di teo-
logia nell'università; e Domenico Jaco-
vazzi già rettore della medesima, ch'eb-
be la principali parie nella riforma e am-
pi iazione dell'università. Morì Leone X
a'2 dicembre 1 52 i, e si principiò subito
ad eseguir la di lui volontà colla celebra-
zione dell'esequie, le quali però dagli an-
tichi calendari si raccoglie, che insieme
con tutte le altre funzioni letterarie tut-
tavia facevansi nella chiesa di s. Eusta-
chio , forse perchè la suddetta cappella
non era abbastanza capace per contener-
li la scolaresca e i letterati, che in gran
numero vi concorrevano. Ma compiutasi
poi la nuova chiesa esistente, sol lo Ales-
sandro VII, l'esequie e le altre funzioni
cominciarono in essa a celebrarsi, il che
presentemente pure si pratica. Non più
però l'esequie, come usavasi sul princi-
pio , si fanno nel di anniversario . della
morte di Leone X. Sin da'primi anni del
secolo XVII celebravansi ne'giorni pre-
cedenti l'Epifania, ne'quali duravano al-
lora le vacanze Natalizie; e ciò s' intro-
dusse per non impedire coll'esequie le le-
zioni del dì 2 dicembre, e mortuale del
Papa. Successivamente neh 683 trovasi
per lai." volta assegnato il mercoledì di
carnevale per la loro celebrazione. A ta-
le deslinazioneavràsicuramentedato luo-
go l'essersi pur stabilite annue solenni e-
sequie per gli avvocati concistoriali e pe'
professori defunti, le quali ora tutte si ce-
lebrano nella i.J settimana di carnevale,
come in tempo il più libero delle pubbli-
che lezioni, come narrai nel voi. XXVIII,
n. 56 e 57, descrivendo tali funerali an-
niversari, rilevando il vestiario degl' in-
UNI 9
dividili che intervengono, de'5 collegi e
del corpo de'professori, e l'ordine del se-
dere di ciascuno. Alla morte de'Papi si
celebra nella chiesa dell'università un fu-
nerale a spese dell'erario. In ogni anno
dopo compiuta la pubblica ecclesiastica
funzione funebre si recita in presenza di
di tutto il corpo dell'università nella chie-
sa adunato, da quel pubblico professore
che di volta in volta si sceglie dal retto-
re, un' orazio. ìe Ialina in lode di Leone
X. Si deve credere, che insieme coli' e-
sequie subilo si cominciasse a pagar giu-
sto tributo di grata riconoscenza a que-
sto gran Papa, come beneficen t'issi rno re-
stauratore dello studio romano, celebran-
done pubblicamente le gesta gloriose.
Qualcuna di tali orazioni fu pubblicata
da' loro autori colle stampe. Nelle Bis-
seri, alle file dt Pontefici, di Novaes, t.
I, p. 256, trovo queste due. Pompeo ti-
goni professore di lettere umane nell'u-
niversità: Oralio in funere anniversario
Leonis X Romani Gymnasii fundatoris,
habila annoi5Srj, Romae 1 588. Fran-
cesco M.3 Gasparri professore di legge nel-
l'università: Oralio in anniversario fu-
nere Leonis X habila in Ecclesia Roma-
nae Sapienliae, Romae^gS. 11 Renazzi
loda quella del rinomato p. PaolinoSco-
lopio bravo professore di rettorica, reci-
tata e data in luce nel 1 7 1 5 ; e parla della
propria che dedicò al cardinal Stefano
Borgia : Philippi illariae Renazzi advo-
cali et antecessoris romani, De Lau-
di bus Leonis X, O ratio in tempio Ar~
cìvgymnasii Urbis habila vi Id. Fe.br.
mdccxciii, in anniversariis ejus Paren-
talibus, Romaeex Officina Salomoniana.
In conferma che tuttora si celebrano in
carnevale l'esequie di Leone X, degli av-
vocati concistoriali e de'professori, ripro-
durrò il riferito dal n.°i 1 del Diario di
Roma 1842 , poiché prima il Diario ed
ora il Giornale di Roma, riferiscono tali
funzioni. » Lunedì 3i gennaio nella ven.
chiesa della Sapienza di Roma, addobba-
ta a lutto, si celebrarono le anniversarie
«o UNI
(esequie per la sa. me. di Papa Leone X.
Finita la messa solenne, il sig.r avy. Giu-
seppe Capogrossi romano, pubblico pro-
fessore di giurisprudenza in quell'archi-
ginnasio, censore d'onore dell'insigne e
pontifìcia accademia di s. Luca, pronun-
ziò un'orazione latina in lode del suddet-
to Pontefice; e seppe con tratti maestre-
voli ed energici dar risalto alla rara virtù
della Sanlilàdi N. S. Papa GregorioXVI,
che, emulando Leone X, governa sag-
giamente la Chiesa, e accorda ad un tem-
po la sovrana protezione alle scienze e
alle buone arti, e di nobile patrocinio fa-
voreggia chi le coltiva. Intervennero alla
(unzione i collegi ei professori tutti del-
l'università romana, e vari letterati d'o-
gni ordine, che fecero i meritati applausi
iil eh. oratore. Nel giorno poi di vener-
dì 4 febbraio si celebrarono nella stessa
chiesa dell' Archiginnasio Romano due
altre solenni esequie, una pe'defunti avr
vocali concistoriali, e l'altra pe' defunti
lettori di Sapienza; e vi furono presenti
i signori avvocati concistoriali e i signori
professori dell'università romana". Carlo
JWlolomeo Piazza, che nel 1698 pubbli-
cò I1 ' Enwologio Romano, trai. 1 ? Delle
accademie Romane, cap. 3 Del celebre
/irchiginnasio o ateneo ovvero JJniverr
sita della Sapienza, riferisce. •> Il vener-
dì di carnevale nella chiesa della Sapien-
za si fanno l'esequie anniversariedel Pon*
teliceLeone X, benefattore liberale di que-
sto studio, con musica, e con 1' orazione
lettino in lode di esso, che si suol fi re da
uno de'professori della medesima univer-
sità- Et il giorno seguente si celebrano
l'altre esequie anniversarie per l'anima
di tutti gli avvocati concistoriali defunti,
fon l'assistenza nell'una e nell'altra fun-
zione de'medesimi avvocati concistoriali
C de'professori della stessa università. Un*
idlra finizione funebre in suffragio del-
l'anime di tulli i lettori della Sapienza
per pia istituzione del sig.r GiuseppeCar-
pani romano, lettore di legge civile e ca-
nonica ( per 4° auui e fiuo al i6t) 1), di
UN I
non minore esemplare pietà , che di se-
gnalata dottrina, di cui abbiamo goduta
la conversazione letteraria". Dell' istitu-
zione del Carpani di quest'annue ese-
quie, per le quali lasciò 7 luoghi di mon-
te, in più luoghi ne parla anche il Re
nazzi, nelle notizie biografiche del me-
desimo; per cui e per aver lasciata la sua
libreria alla biblioteca dell' università ,
» questa ed a' professori la sua memo-
ria sarà sempre cara e preziosa. Lo stesso
Piazza discorre nel cap. 1 1; DelVaccade-
inia deg l'Intrecciati in casa del fu d.r
Giuseppe Carpani. Questi che ne fu il
promotore, pei* alludere al suo genio le
die per impresa una siepe fiorita, col mot-
to ; Munit et ornat ; dandole perciò il
nome à! Intrecciati. Volle cos'i esprime-
re, che lo studio delle materie legali, per
sua natura aspro e faticoso, si può facil-
mente conformarlo con quello assai più
giocondo e dilettevole delle belle lettere,
Ne fui. "principe il celebre Carlo Cartari
avvocato concistoriale. Lo scopo del fon-
datore fu pel maggior esercizio nella giu-
risprudenza de'giovani studiosi, nelle que-
stioni legali più intricate, e per addestrar-
li ancora nelle belle lettere, poiché ama-
va l'erudizione ed era inclinato alla poe-
sia. V accademia fiori e fu frequentala
dalla più scelta gioventù e dalle persone
più gravi della città, e molti meritarono
d'esser promossi a elevate dignità , e al
cardinalato Massimi e Buonvisi, A chia-
rire 1' epoca in cui vado percorrendo e i
disastrosi avvenimenti che la segnalaro-
no, fa d'uopo deviare alquanto dall'ar-
gomento, sebbene in sostanza in esso si
rannoda pe'fatali risultati. Intendo accen-
nare a quel periodo di tempo che la mi-
sera Italia fu disputata, per la disunione
de'suoi principi, da'francesi e dagli spa-
glinoli e imperiali. Da ultimo a tale stu-
dio diffuse non poca luce il benemerito
letterato Tullio Dandolo, con pubblicare
illustrati i Ricordi inediti di Gerolamo
Moro ne gran cancelliere dr II' ultimo du>
ca di Milano, ivi 1 855. Ne dà contezza
UN 1
la Ch'illà Cattolica nella serie 3.", t. 6,
j>. 32i. Girolamo Morone o Moroni fu
uno de'più destri negoziatori politici del
suo tempo. Entrato di buon'ora al ser-
vizio de' suoi signori Sforza duchi di Mi-
lano (Z7.), si formò alla scuola di Lodo-
vico il Moro, il più dissimulatore tra'prin-
ripi d' Italia. Manifestò sotto di lui rari
talenti per le negoziazioni diplomatiche,
ma co'principii falsi e furbi di Macchia-
vello segretario fiorentino. Divenne can-
celliere de' principi suoi figli nel ducato
milanese, e governò lo stato in nome di
Massimiliano Sforza pressoché imbecille,
e l'indusse alla capitolazioneche pose Mi-
lano in signoria de' francesi, e il suo si-
gnore divenne loro prigione. Egli però
tosto si recò a Trento presso il fratello
Francesco 11 , in cui sperava trovare più
risoluzione e più talenti. Moroni, dopo a-
ver spiato lungo tempo il destro, venne a
capo di persuadere l'imperatore Carlo V
sovrano della monarchia spagnuo|aeLeo-
ne X,a collegarsi nel«*>2i per cacciare
d'Italia i francesi, e ristabilire Francesco
Jl nel ducato di Milano, la quale aprì le
porte aProsperoColonna generale di Car-
lo V, e il Moroni ne prese possesso in no-
me de| suo sovrano. Neil' ultimo de' ^
libri mss. del Moroni, si comprendono
i ricordi dal eh. Dandolo illustrati, per
rischiarare la storia de'primi 3q anni del
secolo XVI, massime da|i5i5 al i53q,
perchè il Moroni ebbe mano ad ogni tra-
ma politica nelle cose italiane dique'tem-
pi infelicissimi. Il Dandolo volle purgare
la profonda sagacità e l'alto ingegno del
Moroni dall'indegne calunnie di cui fu
tanto oltraggiata la sua memoria, per te-
nebrosa e versipelle politica, da altri in-
vece portata a cielo, come modello di sa-
pienza civile e italiana. Dice la saggia e
perspicace Civiltà Cattolica, intorno a
qualche punto la difesa del Dandolo non
biscia che desiderare, ed è compiuta; in
altri non basta a dileguare i gravi so-
spetti di cui va macchiata la memoria di
quell'uomo di stalo,massirae nel frequen-
ti N I il
te variare di sua condotta e di pescar chia-
ro nell'acqua torbida, cioè di conseguire
l'utile senza curarsi del giusto.
Morendo Leone X,inRoma rimasero le
cose altamente sconcertate da' gravissimi
debiti da lui contratti per sostenere l'enor-
mi spese della guerra, che ardeva anche
per la ricupera alla s.Sede de'suoi domimi
di Parma e Piacenza. Gli fu sostituito lo
sconosci uto e calunniato cardi naIFIorenzi
vescovo di Tartosa, nel qual articolo pro-
pugnai le sue virtù e sapere, dal Renazzj
con altri creduto di Salò, ma veramente
d'Utrecht. Ritenendo il nome, si chiamò
Adriano VI, e dalla Spagna, ove trovava-
si, si condusse in Roma, con cattiva pre-
venzione per la sqa austerità e contra-
rietà a'poeti e ad altri studi, egli essen-
do dottissimo nelle scienze sagre. Perciò
la maggior parte degli eruditi si ritiraro-
no da Roma , ed i poeti ammutolironsi
(tranne i Satirici mordaci) o scomparve-
ro. Esausto affatto l'erario, Adriano VI
si trovò costretto a revocare le prodiga-
lità esercitate dal predecessore, anche con
impieghi e uffizi d'alcuni eruditi in rimu-
nerazione di letterarie fatiche. Le quali
cose gli concitarono il malcontento e l'a-
lienazione de'letterati, i quali colla poten-
za abusiva della penna e della lingua,
sdegnosamente ne denigrarono la memo-
ria ; e la romana letteratura temè forte
di sua depressione. Tosto la morte, do-
po circa i 7 mesi di pontificalo, dileguò le
apprensioni dello studio romano, ed i let-
terati aprirono l'animo a lusinghe di ve-
der per loro rinascere i lieti giorni di Leo-
ne X, allorché neh 5s3 ne occupò la se-
de il cuginoClemente VII de Medici. Que-
sto Papa non era privo d'amore alle let-
tere, né mancava di propensione a pro-
teggere e beneficare i letterati, anzi a-
vea secondato il nohil genio e la muni-
ficenza verso di loro del cugino. Richia-
mò quindi i letterati ch'eransi allontana-
ti da Roma pel severo predecessore, e con
impegno si die a far fiorire la letteratu-
ra e mantenere in vigore il pubblico sin-
12 UNI
dio, che di nuovo venne frequentato da
copioso numero di scolaresca sì natia e
si straniera. Intanto minacciava rovina,
per vizio di costruzione non ben solida,
il magnifico edilizio fatto innalzare da A-
le.»sandroVI per usodelle pubblichescuo-
le. Avea già Leone X, sin da quando fe-
ce riattare una delle scuole e convertir-
la in cappella, designato di ripararvi con
ristorare e ampliare tutta la fabbrica, e
con aggiungervi anche una nuova cap-
pella o chiesa abhaslanza vasta per cele-
brarvi ogni letteraria funzione, come ap-
parisce dalja ricordala boUaQitam omni-
bus fere natìonibus j è però certo che
n'ebbe soltanto l'idea, e non mai si ac-
cinsead effettuarla. Il Ratti che narra l'e-
secuzione , veramente non la prova con
sicure testimonianze o con documenti. Il
suo asserto lo fonda sul riferito da Fran-
zini neli653, nella Roma antica e mo-
derna, dal Bottali nelle note alla l'ita
di Bonarroti del Vasari, che cita l'au-
tore della Roma antiòm e modernaslaiii'
pata nel i^.'To, i quali tutti appena dis-
sero l'edilìzio della Sapienza essere o
credersi disegno del Bonarroti e princi-
piato da Leone Xj indi proseguito da Si-
sto V e da Urbano Vili. Soggiunge Ite-
nazzi, Clemente VII bensì ordinò e fece e-
seguirela riparazione dell'edifiziocosti iti-
lo da Alessandro VI, coinè asserisce An-
drea Fulvio scrittore di que'tempi e te-
stimonio oculare. Quindi osserva il Re-
nazzi,che lo stemma pontificio de'Medici,
diesino agli ultimi (empi dello scorso seco-
lo esistè nel prospetto interno del presen-
te edilìzio dell'università, dirimpetto alla
suo chiesa , dovette appartenere non a
Leone X,come lutti i riguardanti crede-
vano, ma piuttosto a Clemente VII, che
con esso l'ebbe comune, ed esservi slato
uel suo pontificalo innalzalo in qualche
parte della fabbrica da esso rinnovata,
donde si sarà poi trasferito nel detto luo-
go ove si mirava collocato. Le cure di Cle-
mente VII ne'piimi fervori del suo ponti-
ficato, si resiti usuro solo a conservare e
UN I
restaurare il materiale edifizio dell' uni-
versità, ed in sostenerne il decoro con de-
stinare uomini dottissimi a occuparne le
calledre.Ma presloilPapa si raffreddò nel-
l'i mitare i gloriosi esempi del cugino, poi-
ché la sua naturale inclinazione al rispar-
mio, vinse in lui ogni altro riguardo; ces-
sò dal premiare le letterarie fatiche de'
dotti, anzi giunse a sottrarre a' pubblici
professori dell' università i loro stipendi,
e a rivolgere per qualche parte in altro
uso i proventi sulla gabella del vino fo-
rastiere, che inlroducevasi in Roma, de-
stinali al mantenimento di quelli. Le qua-
li cose contribuirono ad accrescere l'av-
versione contro di lui già concepita dal po-
polo romano per l'avanie de' suoi mini-
stri. Ma egli raccolse amarissimi frutti di
sua malintesa parsimonia , e ne fece ri-
sentire a Roma i più funesti e deplorabili
effetti. Nell'ostinate contese tra l'impera-
tore Carlo V sovrano della mouarchia di
Spagna^ Francesco I re di Francia,C\e-
mente VII invece di mantenersi neutrale,
cambiato più volte partito, finalmente si
collegò co' francesi e veneti in difesa del
duca di Milano. Dappoiché nel 1 5a5 fat-
to prigione Francesco 1 re di Francia da-
gl'imperiali sotto Pavia, volendo Girola-
mo Moroni scuotere l'insopportabile gio-
go degl'imperiali, propose al suo signore
Francesco 11, alla repubblica di Venezia,
ed a Clemente VII d'unirsi a'francesi; di
più tentò di guadagnare il marchese di
Pescara generale di Carlo V, e gli olhì in
compenso il regno di Napoli. Il marche-
se dissimulò, finse di prestare orecchio a
tali seducenti proposizioni, e poi fece ar-
restare il cancelliere Moroni e l'inviò pri-
gione a Pavia, spogliandoli duca di Mi-
lano de'suoi stati. I Colonna partigiani
di Carlo V cominciarono in Roma sle^.i
la guerra contro il Papa, che fu costret-
to rifugiarti in Castel s. Angelo, venen-
do saccheggialo il Valicano e parte del-
la Città Leonina. Per un'apparente cal-
ma, Clemenle VII commise l'impruden-
za di licenziai le truppe che uvea assol-
UN !
date, per inopportuna economia, e ad in-
sinuazione dell'avaro cardinal Armellini
camerlengo , il quale ne pagò il fio coti
perdere poi nelf orribile sacco di Roma
(A'.), che vado ancor una volta e con in-
dignazione a ricordare, la più parte de'
suoi tesori e per tristezza anche la vita.
Continuando la guerra contro il Papa, si
fece una tregua ; ma senza curarla, il ge-
nerale imperiale d' Italia contestabile di
Borbone si propose di marciare alla vol-
ta di Uoma. Però trovandosi senza dena-
ro per mantenere il suo esercito, profer-
se ad alcuni prigionieri di stato di rila-
sciarli mediante un riscatto. Moro ni di tal
numero ricuperò la libertà per 20,000
fiorini. Il vecchio insinuante ed accorto e
grand'uomo di s lato, riuscì presto a gua-
dagnare l'intera confidenza di Borbone.
Ne divenne il segretario e ih ."consiglie-
re, e T accompagnò nella spedizione col
titolo di commissario generale del Teser-
ei to imperiale. Inoltratosi il contestabile
verso la città eterna, con feroce e rapace
esercito di spagouoli, di tedeschi fanatici
eretici, e di alcuni raccogliticci schiuma
d'Italia, a'6 maggio 1 527 espugnò Roma,
sebbene vi cadde estinlo,succedendolonel
comando il principe d'Orange. Fuggito il
Papa in Castel s. Angelo, Roma immersa
nel pianta non ebbe mai forse giorno più.
funesto e luttuoso, né notte più terribile
e spaventosa. 11 furore de' vincitori non
la perdonò nel primo impelo a sesso, età e
condizione: generale fu la strage, le de-
predazioni e la rovina; logrimevoli cala-
mità e orrori che si protrassero per più
di due mesi, con devastazioni, incendi e
distruzioni di edilìzi, di preziosi monu-
menti e di sceltissime librerie. Profanate
furiosamente le chiese, violale matrone
e sagre vergini, i cardinali e prelati espo-
sti nelle piazze a'più infami e umilianti
ludibrii; tutti i ricchi e. quasi tulli i cit-
tadini, e persino i fondatori de' Teatini
(V .)t patirono tormenti se non consegna-
vano gli effetti di valore da loro pos-
seduti, fra' quali que' professori e lelle-
UNI 1 3
rati cui non fu dato fuggire (lasciando
in balia dettar bari le loro sostanze que'
ch'eransi posti in salvo), molti perdendo-
vi libri, roba e vita pe'crudeli strapazzi e
strazi inauditi. Dagl'infami soldati si di-
strussero preziose biblioteche, anco per
scaldarsi, o per far cuocere ie vivande! 11
sempre deplorando sacco di Roma del
1527 riuscì fatalissimo alle lettere e al-
le arti, ed a' suoi cultori, a qualsivoglia
genere di studi , come eloquentemente
compianse il celebre bellunese Pier Vale-
riano professore dell'università e uno de'
più insigni letterati, col suo libro: De in-
felicitate lilteralorum. Così decadde in
un baleno nella miseria e nella desola-
zione della spogliata Roma tutto il vi-
gore degli studi, e lo splendore disparve
della letteraria sua gloria. Poteva impe-
dire in buona parte tanti eccidii France-
sco M.' 1 duca d' Urbino : noi fece ! In ve-
ce, e al modo che dirò anco collo storico
De Rossi, Girolamo Moroni aderì alla li-
berazione del Papa, in che i ministri di
Carlo V erano assai discordi: il principe
d' Orange era un eretico, e Ugo Mon-
cada un cattivo cristiano. Dopo 7 mesi
di assedio, riuscì a Clemente VII di eva-
dere da Roma travestito , colla lettiga
somministratagli da Moroni, il quale era
succeduto nel commissarialo con Filiber-
to d'Orange, che i soldati a\eano sosti-
tuito al contestabile, e di esso pure ne di-
venne il confidente, al consiglio del quale
in questa guerra gl'imperiali ricorrevano
come ad oracolo per deliberare e ben go-
vernare ogni cosa. Anzi a sua mediazione
principalmente, a' 3 1 ottobre era slato
concluso il trattato per la liberazione di
Clemente VII, che diffidandone preferì
poi l'occulta fuga in Orvieto, la quale fa-
vorita da Moroni, in ricompensa fece in
seguilo vescovo di Modena il di lui figlio
Giovanni Moroni, che divenne celebra-
tissimo cardinale. Inoltre il Papa die al
Moroni un regalo di più che 1 0,000
ducati in tanto grano che aveva nel pa-
trimonio di Corneto. L'operato del Mo-
■4 unì
roni Io descrisse ancora De Rossi, Me-
morie storielle de' principali avveni-
menti politici d' Italia, seguiti duran-
te il pontificato di Clemente VII. Di
più Girolamo, da Carlo V fu crealo du-
ca di Bovino, e d' 80 anni tnoiì all' as-
sedio di Firenze. Per quanto il Dandolo
sia persuaso die Moroni si sobbarcasse
ni commissariato cesareo per alleggerire
culla sua autorità le calamità die gl'ini*
periati inflissero alla sventurata Italia e
all'infelice Roma; alla Civiltà Cattolica
invece sembra per lo contrario , ebe la
penna, il senno e l'accorgimento finissi-
mo da lui adoperalo nel condurre le co-
se politiche e militari degl'imperiali, die
sotto gli occhi del Moroni fecero in Ro-
ma 1' accennate atrocissime cose , servi
piuttosto a vantaggio de'nemici il' Italia
e della s. Set\e; che. se la sua lettiga ser-
vi di scampo al Papa, questo solo prove-
rebbe ch'egli abboniva da ogni eccesso
contro la persona del Vicario di Gesù. Cri-
sto. Tultavolta potè forse il Moroni tem-
perare alquanto la ferocia delle bande im-
periali che manomisero Italia e Roma. Pel
lungo soggiorno di tanta straniera e fero-
ce soldatesca,Roma m ridusse a sì deplora-
bile stato ch'è più facile immaginarsi che
descriversi; basti il dire die ormai conta-
va appena 3o,ooo abitanti, i quali più o
meno risenti vansi della pubblica calami-
tà. In tanta miseria e perturbazione di co*
se , rimase pure abbandonato e deserto
il pubblico studio. De'professori, chi era
fuggito, chi fu ridotto all' estrema mise-
ria.alcuni rimasero oppressi da gravi ma-
li contratti pe'soflerli strapazzi, altri an-
cora infelicemente morirono, dopo aver
con dolore veduto preda delle flammei
libri raccolti con grandi spese, e gli scrit-
ti frutto di lunghi travagli. Quindi man-
carono non solo i maestri per insegnare,
n-.n ancora chi avesse la voglia o I' agio
d'apprendere , comechè dispersa la sco-
laresca, massime i forestieri, e molli di es-
sa probabilmente saranno restali vittime
di tanta catastrofe. Tullavia vi fuchi al-
ti M I
loia pensasse a finsi provvedere d' una
cattedra vacante di lettere umane, e non
mancò Clemente VII di spedirgliene, dal
Castel s. Angelo dove slava assedialo, il
breve di collazione a'7 luglio del ferale
1527. Essendo chiusa l'università, Cle-
mente VII credè di poterne i redditi con
verlire in altro uso. ludi colia bolla Citta
nos affrettine % data in Orvieto a' 2 5 a-
prile 1 528, Bull. Rotti, t.4, par.i, p. 72,
dichiaiòche per l'infelicità de'tempi non
più leggendosi nel pubblico studio, attri-
buì iu aumento degli assegnamenti de'
conservatorie degli altri ulliziuli del po-
polo romano, ed in riparazione delle mu-
ra e altri pubblici edilìzi della città (ulto
quel denaro da ricavarsi dalla gabella
già imposta sul vino introdotto in Roma,
che si soleva e si dovea erogare nello sti-
pendiare i lettori. Aggiunse, che se in ap-
presso fosse per riaprirsi nuovamente lo
studio pubblico, i lettori dovessero come
prima percepire i proventi di delta ga-
bella pe'ioro convenienti onorari. Lan-
guiva la desolata Roma sotto il peso e-
norme di sue sventure , e per la palila
Pestilenza sotto Adriauo VI e uel pon-
tificalo di cui parlo, quando accelerata-
si pe'sofferli travagli e disgusti a Clemen-
te VII l'ora estrema, con meraviglioso
consenso gli fu surrogato a' i3 ottobre
1 534 il nobile romano Paolo III Farne-
se decano del sagro collegio, che da Pom-
ponio Leto a vea appreso l'amore agli stu-
di, e da Lorenzo de'Medici a proteggere
i dotti, apprezzarne e rimunerarne le fa-
tiche e i talenti, amando di conversare co-
gli eruditi, cui accordò il suo favore e pa-
trocinio. Divenuto Papa, non cessò mai di
proteggere e di favorire munificamente
le lettere e i letterati, ed usava quotidia-
namente di passare qualche ora per sol-
lievo in eruditi ragionameli co'suoi fa-
migliari, per ingegno e dottrina chiari.
Paolo III fu uno de' più saggi e de' più
grandi Pontefici, e senza dir di lui qui al-
tro, egli ha la gloria d'aver convocalo il
concilio di Dento (/ •), il quulc fu au-
UNI
cora immensamente benemerito delle
scienze ecclesiastiihe, e per I' istituzione
i\e' Seminari (V.) vescovili. A' perniciosi
errori de' Luterani e Protestanti ( 1 r' .^so-
stenuti da uno stuolo numeroso ili dotti
eruditissimi ardili e audaci, oppose una
schiera di uomini profondamente dotti,
che fecero loro fronte e conquisero;per cui
ie teologiche discipline furono insegnate
con gran diligenza e ardore, per sostene-
re la verità de'catloliei dogmi, smasche-
rando e confutando le false opinioni de'
novatori, che abusavano «lei loro sapere,
e della perizia delle lingue greca ed ehi al-
ca, nel far guerra alla Chiesa e Dell'im-
pugnare la suprema podestà del Sommo
Pontefice. Per le cure di Paolo III la teo-
logia fu ricondotta alla propria sua gra-
vità e dignità; l'ortodossia religiosa fu va-
lorosamente difesa, e riportò nell' enco-
miato generale concilio compiuta vittoria
su'suoi accaniti contraddittori.Con l'isti-
tuire s. Ignazio la benemerita compagnia
de' Gesuiti (della quale riparlai nel voi.
LXXXlI.p.2 73), si formò un nuovo op-
poi [unissimo soccorso per educare cri-
stianamente la gioventù, per propagare
gli studi e per combattere l'eresie. Essen-
dosi dalla vasta mente di Paolo 111 cono-
sciuto quali vantaggi sanatisi potuti ri-
trarre da tal nuovo regolare istituto, non
solamente lo confermò, ma ancora co-
minciò subito a prevalersi dell'opera de'
gesuiti. Tra questi distingueva usi per la
dottrina i pp. Giacomo Lainez spagnuo-
lo e Pietro Fabro savoiardo, e ad ambe-
due die il Papa l'incarico d'insegnare le
teologiche discipline nell' università ro-
mana. Il p. Lainez con nuovo più chiaro
metodo trattò le questioni scolastiche; il
p. Fabro espose le s. «Scritture colla scor-
ia de' ss. Padri e con singoiar apparato
d'erudizione : saliti perciò ambedue in
fama, furono dal Papa spediti più volle
ni concilio di Trento, e vi fecero lumino-
sa comparsa. Il lleuazzi nel rilevare i pre-
gi di que'professori, per cui opera e ine-
rito priucipalmcnte pervenne l'universi-
CJN I f'
tà romana a florido stato, osserva quan-
to alla teologia, che questa sopra d'ogni
altra grave e importante scienza felice-
mente si liberò dalle questioni inutili e
dalle sottigliezze scolastiche. Le divine
Scritture, essendo i veri fonti per attinge*
re i dogmi ortodossi, divennero l'oggetto
principale degli sludi. In tali modi Pao-
lo III oppose un insuperabile argine al
torrente impetuoso delle recenti eresie,
che nate sotto Leone X, giganteggiando in
tempo di Clemente VII, ormai minaccia-
vano di sconvolgere tutta quanta la Chie-
sa. Trovando Roma miseramente oppres-
sa, non vi fu mezzo ch'egli non adoperò
per farla risorgere a nuovo fiorente sta-
to, e per risuscitarvi il colti vamento de-
gli studi. A tal efletto chiunque dava sag-
gio di talento e dottrina, tosto chiamò a
se, guadagnandolo colla liberalità e co
benefizi; onde forse niun Papa, dopo Ni-
colò V e Leone X, ebbe mai al suo fian-
co sì gran numero di uomini nell' uma-
ne e nelle divine scienze segnalatissimi,
quanto Paolo III. Appena assunto al tro-
no, immediatamente rivolse il suo erudi-
to genio a ristabilire P università roma-
na, che da alcuni anni giaceva dimentica-
ta e deserta, ed a farle ricuperare il pri-
miero splendore, meravigliosamente rav-
vivando la romana letteratura. Ptammen-
tando quanto a lui e suoi coetanei erano
state vantaggiose le scuole romane nel -
l'apprendere le scienze, volle che i pro-
venti del dazio sul vino forastiere, distrat-
ti in altri usi dal predecessore, di nuovo
si erogassero negli stipendi de'professori
e pel mantenimento del pubblico studio,
che riaprì. £ siccome la nuova fabbrica
di esso, cominciata da Clemente VII, era
rimasta sospesa, subito ordinò che fosse
continuata e accresciuta. In una dell'an-
tiche scuole pianterrene il Renazzi vide il
suo stemma scolpito coll'iscrizione : Pan-
his PP. IH restaurant. Sedici giorni
dopo la sua elezione, diresse un breve al
celebre medico Girolamo Accorambono,
il quale serve a fissare la vera epoca del
iG UNI
ristabilimento dell' università. In esso si
dice, che eccitato et officio suo, et patriae
charitate, avea stabilito ad communcm
cìvium romanor.um ,et curialium nostro-
rum utilitatem Studium unwcr salerà bo-
narum artìum, et lucrar unii a hacalma
Urie nostra restìtuere, e che perciò an-
dava cercando undique viros insignes in
t]uavisfacultatej\n\\\o perciòcon espres-
sioni assai lusinghiere e con ampie offer-
te l'Accorambono a venir subitoinRonia
per salirvi la cattedra medica, e per pren-
dere altresì cura «li sua sanità, come in
effetto seguì. Molti altri valentuomini fu-
rono in progresso da lui chiamati, ed eb-
be la soddisfazione e la gloria d'aver fat-
to in breve tempo risorgere il pubblico
studio, e di vederlo fornito d'idonei pro-
fessori, e perla maggior parte assai accre-
ditati. Verso di questi usò a larga mano
dimostrazioni di slima; molli ne ricom-
pensò con impieghi lucrosi e onorifici , e
fu libéralissimo nel fare assegnare a cia-
scuno gli opportuni stipendi, i quali vol-
le sempre che fossero puntualmente pa-
gati. Molti di que'letlerati, ch'ebbero la
sorte di sfuggire alle crudeltà degli em-
pi soldati di Borbone, cercandosi altrove
un asilo, furono da l'aolo III a Roma ri-
chiamali; gli altri da se stessi vi fecero ri-
torno, per vi vervi onorali e tranquilli.sot-
to un Papa letterato e de'lelterati gene-
roso fautore, e tutti ne sperimentarono
la munificenza. Perciò e per aver Paolo
III ricompensato con maggior discerni-
mento i coltivatori delle lettere, fu ulta-
mente lodato; poiché Leone X spesse vol-
te per capriccio mostrossi liberale con
persone non del tutto meritevoli. Final-
mente non potè meglio dimostrare Pao-
lo III in qual guisa glislessea cuore il ri-
fiorimento dell'uni versila romana, quan-
tocon assegnarle in protettoceli suo pro-
nipote celebre cardinal AlessandroFarne-
se, che avendolo sempre vicino, gli espo-
nesse e suggerisse tuttociò che fosse per
occorrere ad aumento e decoro della me-
desima. Il cardinale con zelo pienumeu-
UNI
te vi corrispose; onde sotto sì validi e fau-
sti auspicii, nel i 53g era l'università ben
ristabilita e formata. Nel ruolo di tal an-
no trovansi descritti 24 lettori, cioè 2 di
teologia, 8 di legge civile e canonica, 5
di medicina, 2 di logica, uno di metafisi-
ca, altri 2 di filosofia, 3 d'umanità e ret-
torica, e uno di lettere greche. La bota-
nica e P anatomia, fino allora quasi del
tutto neglette, s'incominciarono a colli-
vare con ardore, e a riguardare vieppiù
come essenziali alla medicina, e Paolo III
v'introdusse nell'università le particola-
ri loro scuole stabilmente. Nola Renaz-
zi, che dal pontificato di Paolo Illesisten-
do in buon numero i ruoli o cataloghi de'
lettori, prima scritti in pergamena e di-
poi anche impressi e resi pubblici colle
stampe, come annualmente ai riaprimen-
to degli studi anco presentemente costu-
masi ; potè quindi procedere nelle sue
belle, erudite e letterarie interessantis-
sime illustrazioni, assegnando a ciascu-
no de' professori il tempo in cui fu ara-
messo a tener pubblica scuola. Altrettan-
to dicasi de' cardinali camerlenghi gran
cancellieri, de'rettori, i quali talvolta eb-
bero coadiutori o supplenti col nome di
pro-rettori o vice-rettori, de'riformatori,
e persino degl' illustri letterali fiorili in
Roma nelle diverse epoche, per la parie
slorica da lui simultaneamente svolta sul-
la letteratura romana. Importanti noti-
zie, che io con pena nou posso riprodur-
re, ed appena qua e là vado spargendo
qualche rara spigolatura. Mentre per la
sollecita vigilanza di Paolo III l'universi-
tà, fornita di cattedre in ogni disciplina
e abbondante d'eccellenti professori, ri-
sorgeva a nuova vita; il senato romano
pensò a provvedere alla letteraria istru-
zione de'fanciulli, specialmente poveri,on-
de senza dispendio venissero abilitali a
erudirsi poi nella stessa università. Per-
tanto neh 54i, con piacere di Paolo III
e del cardinal Farnese protettore dello
studio pubblico, furono riaperte le scuole
di grammatica in ciascun rione di Roma;
U N I
ed ai maestro regionario del rione di s.
Eustachio fu assegnato doppio stipendio,
cioè annui 100 fiorini , o perchè avesse
quello d'iillora qualche maggior inerito,
0 perchè dovesse subire più grave fatica
per concorso più numeroso di scolari. I
maestri regionari continuarono a far par-
te del pubblico studio, e da esso dipende*
vano; ed ecco perchè a'tempi del Redaz-
zi i maestri sparsi ne'rioni di Roma, che
tenevano scuola pe'fanciulli, sebbene non
più stipendiati con pubblico denaro, erano
ancora sottoposti all'ispezione e autorità
del rettore dell'università. Gli splendidi
esempi di Leone X e di Paolo HI in favore
de' letterati, vennero imitati e seguiti da
di versi ordini di persone. I cardinali,! più
ragguardevoli prelati gareggiavano tra
loro in chiamare e tenere presso di se, con
cospicui stipendi ed onoranze, persone
scenziatedi cui si prevalevano ne'dome-
siici uffizi e nel disimpegno delle pubbli-
che incombenze.Non v'era gran personag-
gi o, non ricco cittadino, che non ambis-
se d'essere in amicizia co' più applaudili
letterati, di goderne l'erudita e istruttiva
conversazione a mensa, nella villa, in cit-
tà. Così da tutti erano generalmente a-
mati i dotti, riveriti egiustamente apprez-
zati. Ognuno facevasi pregio di favorire,
di lodare , di ricompensare le letterarie
fatiche, e le produzioni de'nobili e viva-
ci ingegni. » Le vigilie, i sudori, la medi-
tazione, gli sforzi dell'ingegno, la noia del-
la vila letteraria, sempre dura , laborio-
sa, e che la privazione induce de' piaceri
e di dilettevoli distrazioni , non s' incon-
1 rano, non si tollerano senza la sicura spe-
ranza di utili ricompense, e del guiderdo-
ne de' ineritali onori (o almeno per amor
di gloria o per rendersi utili)... Ma non
rade volte avviene, che i rapporti, le cir-
costanze, alcune fortunale combinazioni
spinghino taluni rapidamente cou poca
fatica e scarso merito a quella meta, a
cui altri per ogni riflesso più degni o non
giungono mai, o tardi vi pervengono, e
a grave stento (talvolta per le mene del-
UNI 17
la bassa invidia e della vana gelosia)".
Osserva inoltre Renazzi, che sebbene i l'a-
pi ristoratori della letteratura uon omet-
tessero di rivolgergli sguardi anche alle
scienze, nondimeno il favor loro spiegava-
si più frequente e copioso verso le belle
lettere; il che avvenne non solo in Roma,
ma comunemente in ogni altra città d'I-
talia, dove rifiorirono con vigore gli stu-
di. Ma il pontificato di Paolo 111 fu l'e-
poca vera, in cui s'intraprese ad accudi-
re in Roma con energia e con comune im-
pegno agli studi serii, e ad accoppiare le
scienze colle belle lettere in una maniera
costante ed efficace. Paolo HI amava
P erudizione, e ne conosceva tutti gì' in-
numerabili rami ; ma era anche a suffi-
cienza istruito nelle scienze, dilettandoci
pure da Papa dell'astronomia e delle ma-
tematiche. Vedeva di più egli il gran bi-
sogno, che al suo tempo v'era non tanto
di sfoggio d'erudizione, quanto di sodez-
za e profondità di dottrina. Era necessa-
rio di difendere le cattoliche verità, im-
pugnale da'novatori, abusando essi d'o-
gni maniera di scientifiche cognizioni, col -
l'armi stesse colle quali le combattevano,
resister loro e abbatterne l'orgoglio in-
sultante.Quindi piùche i beispiriti, gl'in-
gegni eleganti, le persone erudite , quel
perspicacissimo Papa si mosse a favorire
gli uomini scenziati , a premiare i colti-
vatori di discipline utili egtavi,a promuo-
vere con ogni sorta di mezzi gli studi sa-
gri. Allora veramente la letteratura ro-
mana fu in ogni parte piena e completa.
Le scienze giovaronsi della coltura e del
lustro delle belle lettere, e da questa u-
nione risultò quello stato di perfezione
letteraria, che già una volta s' ammirò
nella Grecia, e vi produsse effetti splen-
didi e meravigliosi. Poiché un comun vin-
colo lega e stringe tra loro i buoui sludi,
come osservò opportunamente il gran Ci-
cerone. Per sì fausto congiungimento di
scienze e belle lettere, sfolgoreggiò di am-
plissima nuova luce la romana letteratu-
ra sotto Paolo 111, che irradiò eziandio la
voi,, txxxv
18 UNI
successiva età. Cessò allora il calunnioso
rimarco de' maligni , che in Roma ogni
studio nel secolo XVI si riferisse soltan-
to all'erudizione, a Ila coltura delle lingue,
alle belle arti. Tulle le scienze presero
vigore solido, e giovaronsi del generale
• ni li\ a mento degli studi ameni ed eruditi.
A nianteneree propagare in Roma la let-
teratura, Paolo 111 riparò nella bibliote-
ca Vaticana le deplorabili ruberie fatte
dagli avidi e furiosi saccheggiatori del
i 5 27, con l'acquisto di nuovi codici e
di libri stampali; e perla conservazione
de' vecchi aggiunse per ricopiarli due
scrittoli greco e lalinojeper rendersi co-
muni e non più peribili i tesori di dottri-
na che ivi giacevano nascosti, fu aperta in
Roma la celebre stamperia di Biado per
pubblicarli e così rendei eperpetue l'ope-
re degli antichi sci it tori, a spese dell'en-
comialo cardinal Farnese e del cardinal
Cervini. Di lutto tenui proposito nel voi.
LXIX, p. 226 e relativi articoli. Roma
per Paolo 111 sorse più. maestosa e bella,
per lo copia di statue, d' Udizioni e di
monumenti d' ogni genere, clie disoller-
1 avarisi, e di cui si ornavano a gai ai pub-
blici luoghi e le private abitazioni, a gio-
vamento delle lettere e delle belle arti.
A vegliare alla custodia e conservazione
delle preziose antichità di Roma, il Papa
stabilì il magistrato Commissario del-
l' a idi chi là romane (/ .). Tanti eccita-
menti ispirando i letteiali d'ìusolilo co-
raggio, gli accese ad attender alacremen-
te eoo maggior lena agli sludi, ad eserci-
tarsi tra loro con pubblici saggi per il-
lustrare le scienze, istituendo nuove Ac-
endemie, in sostituzione della celebratisi
sima accademia romana d'antichità per
l'archeologia, che nell'infelice 1 527 erasi
disperda. Le scienze e le belle lettere as-
sai debbono a tali eruditi consessi, di cui
Roma e l'Italia dicrono il modello alle
altre nazioni, le quali se ne giovaronofer-
v 01 osameli I e con lauta loro gioì ia, e eou
sì meravigliosi progiessi nell'umano sa-
pere, che produssero ubertose e splendi-
UNI
de conseguenze. 1 tempi che successero al
magnanimo Paolo III , continuarono ad
essere floridi per l'università romana, che
mai più poi per celebrità di professori,
per frequenza di scolaresca, per pubblica
rinomanza così costantemente risplendet-
te, come in tutto il rimanente corso del
secolo XVI. Per parte del senato roma-
no nou si mancò di provvedere pronta-
mente all' occoi renze della medesima,
supplendo come meglio potè agli stipen
di de' professori , e alle spese necessarie
pel restauro e continua/ione dell'edilizio.
Ne minor premura nudi irono quasi tut-
ti i Papi, che in quel secolo salirono sul-
la cattedra apostolica, per conservare al-
l'università le sue rendite e privilegi, per
riformare alla loro volta gli abusi che in
tulli gli umani stabilimenti insorgono, e
per maggiormente accrescerne la repu-
tazione e lo splendore.
Il successore Giulio III prese partico-
lar pensiero del pubblico studio, merite-
vole perciò di giusta lode, e dell'onore
attribuitogli nel collocarsi il suo ritratto
tra quelli de'Papi che si distinsero in gio-
varlo e proteggerlo. L'esperienza aven-
do fallo conoscere, che a'diversi disordi-
ni , i quali sulle rendile e regolamento
dello studio ripullulavano e aumentava-
no, non sarebbesi inai potuto opporre
stabile riparo senza una provvidenza e
autorità superiore, da cui tutte le cose di
quello dipendessero ; quindi Giulio 111,
olite il cardinal camerlengo, a cui come
gran cancelliere dello studio spettava la
priucipal cura del medesimo , scelse al-
cun'altri cardinali per maturità di con-
siglio e riputazione di dottrina più di-
stinti, cioè Cervini poi Marcello Il,Moro-
ni che in due conclavi fu vicino al trire-
gno, Malici di raro ingegno , e Polo che
dovrà esser Papa. A questi, insieme col
camerlengo , appoggiò particolarmente
l'incarico di proteggere lo si odio, di rifor-
marlo e presiederlo., chiamandoli in un
breve regimila Studii ejutdem Preten-
de ntest illiusque Protvclorvs. Così ehbe
B N I
origine e fu islituila la Congregazione
cardinalizia degli studi o dello studio,
per presiedere al governo e riforma del
medesimo. Perseverò essa sotto i succes-
sori di Giulio III, anzi s. PioV l'aduna-
va quasi sempre innanzi a se. Sisto V la
confermò enumerandola tra le Congre-
gazioni cardinalizie. Dice il Renazzi,
che se la medesima non fosse ita in disu-
so, certamente si sarebbe sempre I' uni-
versità romana mantenuta nel primiero
suo stato di floridezza e di riputazione.
Ed io sono lieto d'aggiungere, come me-
glio poi dirò, die fu ripristinata a'uostri
giorni da Leoue XII. La congregazione
tra gli altri provvedimenti stabilì, che ol-
tre gli autichi due bidelli venali o assi-
stenti, memorati nelle bolle di Leone X,
vi fosse un 3." Bidello chiamato Puuta-
tore dall'uffizio specialmente addossato-
gli di notare quotidianamente le man-
canze de'professori,e d'accompagnarli do-
po sonata la campanella nell'ore succes-
sive delle lezioni alle rispettive loro scuo-
le, vestito con soprano (specie di soprav-
veste) violacea indosso, berretta in capo,
guanti sulle matti , e mazza o caduceo
sotto il braccio (d'argento, come rilevai
nel ricordato articolo). A tale uffizio fu
deputato il famoso AlessioLorenzaui chie-
rico di Reggio, che Giulio III confermò,
e dichiarandolo Archibidello ordinò, che
uluiprivativameutespellassedi condurre
alla chiesa, in cui si facesse la funzione,
e di ricondurre alle loro abitazioni i lau-
reandi , precedendo la comitiva col suo
caduceo o mazza d'argento inalberata,
ed esigendone la ricoguizione, o bibalia,
com'era in uso nell'altre università. Di
più volle che il bidello puntatore nulla a-
vesse di comune cogli altri autichi bidel-
li, e che in caso di vacanza venisse confe-
rito un tal impiego per suffragia Sebo-
lasticorum viro pauperculo , facundo,
probo, et bonis litteris imbuto. La gabel-
la del pubblico studio, gravata di pesi e-
stranei e di debiti, talvolta non potendo
soddisfare gli stipendi de'professori,Giu-
UN1 19
lio III riparò all'enorme disordine eoa
applicarvi il dazio d'un quattrino a lib-
bra imposto sulla carne macellata , per
pagare i creditori, e i rimanenti scudi 1 4oo
fece consegnare al rettore e riformatori
dello studio, per impiegarli nella fabbrica
bisognosa d'ampliamento e 1 istauro. Per-
ciò sino alla fine de! secolo passato esisteva
nell'edilìzio lo stemma scolpito di Giulio
1 1 1 (Sull'ingresso d'una scuola piauterrena,
poi convertita in teatro per le dimostrazio-
ni anatomiche. Ad outa delle provvide di'
s posizioni del concilio di Costanza e di Si-
sto IV, sussistendo l'abuso che molti per
mezzodì rescritti estorli dalla s. Sede, sen-
za previo esame e gli altri necessari re-
quisiti, si promovevano al grado di dot-
lori nel diritto civile e canonico ; perciò
Giulio III a disvellerlo emanò la bolla
Cam sicut fide dignorum, de'6 febbraio
i55i, presso il Cartari, p. 88, Advoca-
ioruniSacri ConsistoriiSyllabum. In es-
sa confermò e concesse a tal collegio la
pi i vati va facoltà, che per inveterata con-
suetudine compelevagli , di esaminare e
approvare queHi,checoH'autorità del car-
dinal camerlengo fossero per promoversi
nella curia romana al grado di dottori
nel diritto civile e canonico, proibendo a
qualuuquealtrodi piùpromoveruealcu-
110 al dottorato per qualsivoglia titolo o
pretesto, o rescritto apostolico, e dichia-
raudo tali promozioni irrite e di niuu va-
lore. Volle però che i poveri, riconosciuti
degni d'esser creati dottori, venissero da-
gli slessi avvocati concistoriali promossi
gratis. Simile era I' abuso , e anco più
pregiudizievole, che a vea preso piede nel-
la facoltà medica. Molti sprovvisti di stu-
dio, di perizia e d'esercizio, estorcevano
de'rescritti dalla s.Sede^ e sotto altri pre-
testi ottenevano d'esser dichiarati dottori
in medicina. Giulio III vi riparò col bre-
ve Meritis devotionis, de'2 1 aprile 1 553,
Bull. Rom. t. 4. par. 1, p. 3o3, abolendo
per sempre tali dottorati, e concedendo al
collegio medico la privativa facoltà d'e-
saminare e approvare i candidati, e sotto
20 UNI
V autorità suprema del cardinal camer-
lengo conferire in Roma la laurea dotto-
rale in medicina, confermando altresì al
proto- medico la podestà di giudicare in
(.'istanza le cause civili e criminali al
suo uffizio spettanti. Le provvidenze di
Giulio III, e le cure de' cardinali da esso
preposti all'università romana vi ricon-
dussero il buon ordine, e rassicurò a'pro-
fessori la pronta esazione de'loro stipen-
di, onde fioriva e sarebbe salita ambe a
più lieto e glorioso stato, se Marcello II,
che nel 1 555 gli successe, non fosse mor-
to dopo 11 giorni, comechè dottissimo e
mecenate delle lettere. Paolo IV che gli
fu sostituito, sebbene anch' egli dotto e
versato nelle lingue orientali, virtuoso e
zelante, nulla operò a vantaggio dell'uni-
versità, per la mal'intra presa e peggio di-
retta guerra contro gli spagnuoli, che de-
scrissi nel voi. LXV, p. 234- Neh 55g ne
occupò il luogo Pio IV, e colle sue inces-
santi premure peri' università supplì al-
l'immatura morte di Marcello II, ed al-
l'inazione di Paolo IV. Egli ebbe a cuo-
re l'aumento e l'assicurazione de'proven-
ti della gabella sul vino forasliere, e col
senato romano si adoperò in provvedere
di professori d'un merito distinto I' uni-
versità, alla mancanza de'precedenli, fra'
quali il sacerdote Marc' Antonio Mureto
di Limoges, professore di elica, che riuscì
il maggior Suo ornamento nel secolo XVI,
eletto dal senato, e Silvio Antoniano dal
Papa nominato professore d'eloquenza e
coadiutore al rettore, poi celebre cardina-
le. Prima di prender possesso della eoa-
d'intona, l'Antoniani fece la solenne prò-
fessionedifedee giuramento, prescritti
dallo stesso Pio IV a tutti i destinali a in-
segnare nelle Università d'ogni luogo, o
eletti a presiederle, come riportai in tale
articolo, nel quale vi sono notizie che si
com penetrano cou questo, ed ancora spe-
cialmente riguardanti l'università roma-
na e il collegio medico. Meglio ad Uni-
versità' artistiche parlai del collegio me-
dico, e del cotifertaieuto de' gì adi acca*
UN I
deraici In filosofia e medicina ; non che
del \MO\.o-Mcdico di Roma, sue preroga-
tive e giurisdizioni, anche nel civile e Del
criminale, perciò facente parte de' Tri-
bunali di Roma (/".), e il simile può dirsi
dell'università romana. In questa subilo
s'incominciò ad eseguire la bolla Piana,
con emettersi la professione e il giura-
mento in mani del cardinal camerlengo
o altri da lui deputati. Dice inoltre il Re-
nazzi, che a'4 novembre ogni anno, pri-
ma d'incominciarsi l'anno scolastico del-
le lezioni, tutta l'università si aduna nel
palazzo del cardinal camerlengo, e nelle
di lui mani alla presenza del rettore si giu-
ra da ciascun professore. Avendo Pio IV
fabbricato nella Citlà Leonina il Borgo
Pio, per comodo degli abitanti vi stabilì
un maestro di grammatica, come in tut-
ti gli altri rioni (e XIV di essi lo dichia-
rò poi Sisto V), e diesi pagasse colle ren-
dile della gabella dello studio col con-
sueto stipendio. Pio I V fu benemerito del-
la biblioteca Vaticana e vi stabilì la Stam-
periaben fornita, secondo l'idea di Mar-
cello li, e poi la trasferì in Campidoglio,
e fu la Stamperia del Popolo romano.
L'incremenlodelle stamperie in Roma o-
però la prodigiosa moltiplicazione de'li-
bri, e dilatossi così il regno delle scieuze.
Allora cominciarono a formarsi le librerie
di libri stampati da'letlerati, eda'ricchi
o'per genio o per vanità avidi di tali sup-
pellettili letterarie, alcune delle quali con-
servate e accresciute acquistarono gran
rinomanza. Nel secolo XVII il Piazza nel-
I' Eusevologio Romano, ci die il tratta-
to: Delle pubbliche e private celebri /i»
brerie di Roma. Di quasi tutte anch' io
ne ragionai ai ispettivi articoli. Da parec-
chi consigli tenuti dal senato romano ap-
parisce il grande impegno di Pio IV, per-
chè venisse proseguita la fabbrica dello
studio, co'denari della gabella dello stu-
dio medesimo, con includervi il sito per
una sufficiente stamperia, che all'univer-
sità servisse di uso e di lustro, e rilevati-
si le misure efficaci perciò da lui prese e
UN I
secondale il al senato. Questo nel i 362 de-
putò 3 architetti, fra'quali il Yignola, a
proseguir la fabbrica , ma poi fu scelto
l'ino Ligoiio. Per avere denari onde se-
guitarla e per I' acquisto d' alcune case
degli Aragoniae diGiottello, per edificar-
vi sopra, con approvazione pontificia del
i565, fu eretto il Luogo di Monte del-
lo Studio vacabile a vita di scudi 2DOO,
alla ragione di scudi 1 1 percento, da pa-
garsi col sopravanzo della gabella del vi-
no, importante annui scudi nj5o. Verso
la fine di detto anno , morto Pio IV, il
successore s. Pio V non ebbe miuor pre-
mura di lui pel buon ordine, decoro e
vantaggi dell'università, e ne fece prose-
guire la fabbrica, per la quale occorse an-
ticipatamente 6000 scudi dall'appaltato-
re. In tal modo poterono avanzare i lavori
in guisa , cbe la parte superiore dell' o-
dierno edilizio tra levante e mezzodì, cor-
rispondente al prospetto dalla parte di s.
Eustachio ed alla via de'Canestrari, ri-
mase nel pontificato di s. Pio V quasi in-
teramente compita. Fu allora per como-
do de'3 collegi, cioè de'teologi, degli av-
vocati concistoriali e de'mediei, costruita
una sala, die esistita sino al declinar del
secolo passato, fu indi divisa e convertita
in uso di scuole. Ivi era una cattedra se-
micircolare co' suoi sedili elevati intorno
per comodo di detti collegi , i quali nel
1 078 cominciarono in detta sala ad adu-
narci ed esercitarvi le loro funzioni, che
prima facevano nella chiesa e sagrestia di
s. Eustachio, e poi qualche volta nella cap-
pella dentro l'università aperta da Leone
X al modo riferito. E perchè tra' nomi-
nati collegi non sorgesse confusione, a te-
nore d'una interessante relazione mss. del
borioso bidello Lorenzani, furbo e mor-
dace, riguardante l'università dal 1 566 al
1578, Ristabilito dalla congregazione de'
cardinali riformatori dello studio, c\ie di-
visa sint tempora unicuique Collegio, ut
omnia sine strepitìi fieri possint,vidcli-
cet dd. Theologis diebusfestis ,q uoniam
res sacrae trac(anUir} diebus vero non
UNI ai
festis de mane Collegio Mcdieorum, ve-
spere Collegio Advocatorurn.-Olire l'im-
pegno pel proseguimento della fabbrica,
s. Pio V amava tenere alia sua presenza
le ricontate congregazioni de' cardinali
preposti a riformare l'università e presie-
derla, e bramava che a lui si riferisse il
risoluto nell'altre pel buon regolamen-
to. In una di queste prime congregazio-
ni si risolvette che si dovesse far la cam-
pana per convocare la scolaresca e indi-
care le solennità dello studio (anche l'e-
sequie). A tal uopo esso già l'avea sotto
Paolo III, anzi nel ruolo deli li 14, illu-
strato dal Marini , per ultimo sono regi-
strali fiorini i5pro Campana, stipendia
del campanaro o custode della campana
dello studio. Non si conosce come n'era
restato privo, e vi restò ancora per qual-
che tempo. Il bidello Lorenzani suggerì
di far uso d' una campana, che giaceva
per terra oziosa nella chiesa di s. Marco,
col portarla sul campanile della vicina
chiesa di s. Agostino, contentandosene
il priore degli agostiniani. Il fantastico e
intrigante bidello, che non senza prontez-
za d'ingegno parlava e scriveva, propose
ancora di couvertire una bombarda vec-
chia in campana, perla ragione: Dignum
cnim videtur,ut si metallum inservit Bel-
lonatae, inserviat Mincrvaej nani in u-
troque versatur ipsa. In altre congrega-
zioni fu risoluto d'invocare il pontificio
permesso di fare nell'università la noto-
mia sui cadaveri degli ebrei o altri infe-
deli morti per via di giustizia , e che al
chirurgo si dovessero somministrare le
spese necessarie. Che i nuovi professori, se
uon aveano letto altrove in Italia, doves-
sero far prima la prova con due o più
lezioni. Tra le materie trattate corani
Sanctissimo, dalla congregazione, meri-
ta ricordarsi 1' abolizione o sospensione
degli uffizi, come non necessari, di revi-
sore delle porte e antichità di Roma , di
revisore de'pouli, e di lettore de' conser-
vatori ossia spositore di storia romana
istituito da Leone X , dotali di cospicui
12 UNI
stipendi sulla gabella dello studio e a suo
pregiudizio, mentre pel di lui vantaggio
si applicarono. A'tempi di s. Pio V fioii-
tissimo fu lo stalo dell'università, ed e-
gli v'introdusse la cattedra di lingua e-
braica, e fece riaprire quella di matema-
tica restata senza maestri dopo il saccodi
Roma. Curò ancora la scella d'eccellen-
ti professori, stipendiandoli in proporzio-
ne del merito, e aumentando l'onorario
n' più. zelanti. Continua vasi nella chiesa
di s. Eustachio la recita dell'orazione per
l'apertura dell'anno scolastico, alla a ispi-
rare ne' nuovi e vecchi scolari il deside-
rio di profittare, incarico per lo più con-
ferito al professore d'eloquenza. V'inter-
venivano i conservatori di Roma, i ma-
gistrati accademici, e tutto il corpo del-
l'università, cou gran concorso di scola-
resca e di letterati, riuscendo la fu unio-
ne decorosa e solenne. Ciascun professore
poi nell'incominciar di sue lezioni soleva
nella propria scuola fare una prolusione,
o particola!' orazione analoga alla mate-
ria che intraprendeva a trattare. Talvol-
ta vi assistevano i cardinali protettori, co-
si accrescendo credito e rispetto a' mae-
stri. L'edifìzio in tanto erasi innalzato dul-
ia parte orientale sino all'altezza prefìssa.
Quindi oltre la ricordata gran sala con cat-
tedra e sedili in semicircolo, in cui potes-
sero fare promiscuameute le loro funzio-
ni i suddetti 3 collegi, si aprirono alcune
scuole nel piano superiore, rimanendone
altre nel pianterreno, dov'erano state tut-
te sin allora. Ne'porlici esteriori, per cui
si avea ingresso nelle scuole , passeggia-
vano disputando gli scolari, ovvero trat-
tenevano in circolo co' professori. Insom-
ma ormai nulla mancava perchè lo stu-
dio romano a ninna delle più antiche e
rinomale università d'Europa cedesse in
floridezza e splendore, e molte ancora di
lunga mano ne superasse. Nel 1572 su-
blimalo al papato il magnanimo Grego-
rio XIII, già professore di sagri canoni
nell'università di Bologna sua patria , a
uiuno fu inferiore de' suoi predecessori
U N I
nel favorire e proteggere la romana. Sua
prima cura fu, che non restasse interrot-
ta l'intrapresa fàbbrica dell'università,
per la quale impiegavano annui ducali
1200. Acciocché procedesse la costruzio-
ne con ispeditezza maggiore, pensò di de-
putare a presiedervi un cavaliere roma-
no col titolo di governatore della fabbri-
ca dello studio, nella persona di Girola-
mo del Bufalo Cancellieri, assegnandogli
un emolumento sulla gabella del vino fo-
rastiere. Così nel suo pontificalo crebbe
grandemente l'edifìzio, e mancando an-
cora la campana ordinò la costruzione
del campanile nell' angolo incontro po-
nente e verso setlenlrione, per prepara-
re almeno il luogo in cui a suo tempo
collocai la. Si formò inoltre una nuova
scuola superiore, s'aprì l'a/.ipia scala ver-
so oriente, e proseguissi sotto e sopra l'or-
dine de' portici dal lato riguardante la
chiesa di ». Giacomo degli spaglinoli. Un
bel monumento n'è rimasto a'posteri nel-
la medaglia dallo slessoGregorio XIII fat-
ta coniare, in cui si vede un intero brac-
cio interno de'portici superiori e inferio-
ri dell'università col motto: Scholaium
Exaedificalioj incisione che riprodusse-
ro Ciacconio e Palazzi. Altre notizie sul-
la fabbrica di Gregorio XI li le riferirò poi
col Ratti , il quale però nulla dice delle
continuazioni della medesima operate sot-
to i decorsi successòri di Leone X. Ri vol-
gendo poi Gregorio XIII il pensiero a'
mezzi, per cui l'università si mantenesse
in fiore, trovò opporluuissiino,che seguis-
se a rimaner affidata al patrocinine di-
rezione de'più dotli e gravi cardinali che
fossero in Roma; laonde ne conservò hi
congregazione, aggiungendovi il suo nipo-
te cardinalFdippo Boncouipagni, per ren-
dere palese qual impegno egli nudrisse
per favorire e ampliare il pubblico stu-
dio. Continuarono inlatti i cardinali pro-
tettori e riformatori in tutto il pontifica-
to ad adunarsi frequentemente non solo
tra loro, ma anche alla presenza del Pa-
pa per trattar delle cose dello studio, e con
U N I
servarlo in florido stato. Spesso recavan-
si a visitar le scuole, né mai lasciavano
di trovarsi presenti alle solenni prolusio-
ni, ed a tulle le altre accademiche fun-
zioni per fare onore «'maestri, e incorag-
giare la scolaresca. Frutto dell'assidua
vigilanza de'cardina'i protettori fu I' in-
troduzione in questo tempo fatta nell' u-
niversità d' un nuovo professore legale
per insegnarvi separatamente le istituzio-
ni del diritto criminale; istituzione lode-
volissima e di sommo interesse al pubbli*
co bene. Avendo i detti cardinali assun-
to fin dalla loro introduzione la somma
del governo sull'università e sue rendite,
non senza rincrescimento del senato ro-
mano, per vedere lesi i suoi diritti sul pub-
blico studio; e reclamandone a Gregorio
XIII, i magistrati romani non furono e-
sauditi per la reintegrazione. Grande al-
tre lì fu la premura ch'ebbeGregorioXIll
e la diligenza die usò perchè l'universi-
tà abbondasse di valenti e rinomati pro-
fessori; e perchè il celebre IVI u reto non ac-
cettasse l'invito del re di Polonia Stefano
Latori, a'5oo scudi d'oro che percepiva
ne aggiunse altri 200, oltre una pensio-
ne di scudi 3oo e l'aggregazione alla no-
biltà romana. Àvea la congregazione de'
cardinali permesso a'doltori giovani, in
pubblico saggio di loro abilità, di leggere
fuori d'ordine alcune particolari materie
e in ore diverse dalle letture de' profes-
sori. Però Gregorio XIII col breve Cu-
pientes Universo* almae Urbis, dell' 1 1
ottobre 1574, Bull. Rom. t. 4>Par- 3, p*
29 1 , ad istanza del senato e popolo roma*
110,11011 solamente concesse agli scolari ro-
mani non solo di nascita ma di avo edi pa-
dre, i quali avessero conseguito la laurea
dottorale, dopo aver fatto uua prelezione
solenne avanti a 'cardinali protettori dello
studio, rettore e riformatori, il privilegio
d'insegnai e pubblicamente la facoltà clic
professavano; ma assegnò eziandio a tali
professori fuori di numero l'annuo stipen-
dio di se. 2 5,da'proven ti della gabella dello
studio. Con tali belledisposizioni, il Papa
U NI 23
comprovòlasua propensione pe'rom.uii e
per l'i neremento dell'uni versi tu, alletta li-
do con sì efficaci stimoli la gioventù ro-
mana a studiare, e ad abilitarsi per poi
facilmente ottare e ascendere alle letture
ordinarie e di numero, venendo insieme
l'università ad avere perpetuamente co-
me un seminario perpetuo d'idonei non
istranieri , ma propri professori. Per e-
sercizio della gioventù eransi nell'univer-
sità istituite diverse accademie letterarie,
specialmente legali, con proprie insegne
e molti, prima cioè della mela del seco-
lo XVI. Le componevano i più diligenti
tra'scolari, e li più fervorosi d' approfit-
tare per mezzo degli esercizi accademici
nelle rispettive facoltà, che studiavano.
Sempre un qualche professore pubblico
era l'anima e il direttore di tali accade-
mie. Sembra che in impeciai guisa si di-
stinguesse allora l'accademia Eusiachiti
o Eusiichiana, e per anteriorità all' al-
tre e per pubblico stabilimento. Una tal
denominazione dev'esserle derivata da s.
Eustachio, nobile romano guerriero e in-
vitto martire cristiano, la di cui antica e
nobilissima chiesa e sagrestia annessa,
prossima all'università, servivano già e
seguirono anche in appresso per molto
tempo a servire d'emporio e di seggio per
la celebrazione di tutte le solenni lette-
rarie e scolastiche funzioni. Il che si cor-
robora dall'impresa dell'accademia, ch'e-
ra un capo di cervo avente tra le corna
una figura rappresentante il Padre Eter-
no, ed è tuttora lo stemma del Rione di
s. Eustachio {V.), in allusione all' ap-
parimene di tal animale, che si raccon-
ta essere occorso a s. Eustachio in un
monte non lungi da Roma, e in vicinan-
za di Tivoli j nel quale articolo celebrai
l'avvenimento, il luogo e l'insigne santua-
rio erettovi per memoria. Sotto l'impre-
sa si leggeva iu una fascia : S. P. Q. R.j
e nella circonferenza erano delineate le
seguenti parole: Publicae Ro;nanaetct
A nliq uissi nule Acadcmiae Eustachiae.
È chiaro poi che l'accademia Euslachia
?4 uni
avesse pei1 suo oggetto la giurisprudenza
canonica e civile, e la materia de' feudi.
IN'on meno di 1070 furono le conclusioni,
che estratle dal corso dell'uno e dell'al-
tro diritto in giugno 1 56 1 stampò, e s'ac-
cinsea difendere Angelo Antonio de Ros-
si aquilano, rettore dell'accademia sotto
gli auspicii del cardinal Madruzzi vesco-
vo e principe di Trento. La disputa du-
rò 5 giorni nell'università, i primi due
coll'assistenza de'dotlori, e gli altri 3 de-
gli scolari^ poi conlinuossi ancora ncll'ac-
cademia e tra gli accademici. Chiunque
era ammesso ad argomentare, faceva scri-
vere dal bidello il suo nome. Pensò a te-
nersi assai corto il rettore accademico nel
l 568, Gio. Battista Berti de Seragoni ro-
mano. Imperocché 7 soli furono i punti,
che propose a disputare agli studenti le-
gali^ ch'egli s'offrì di pubblicamente di-
fendere a'28 marzo nell'università, de-
dicando le sue conclusioni al cardinal Sa-
raceni dottissimo. Esistono gli atti di que-
si 'acca dem iaEuslachia oEuslachiana,che
faceva allora grande strepito in Roma tra
gli studenti legali, nella Biblioteca Bar-
berini, celebre per copia e preziosità di
miss. Alt#a accademia scelta s' intitolava
de' TW^Z/V/,perchè da soli 1 3 spregiudica-
li si componeva. La sua impresa era un
sole raggiante e circondato da nuvole ri-
splendenti , col mollo sopra: Omnia lu-
slratj e intorno una fascia colle parole:
Academiac publicae. Trcsdecim. Non si
limitava essa alla sola giurisprudenza, ma
abbracciava ancora la filosofia. Nel 1 565
con punti presi dalle due facoltà intrapre-
se a disputar l'accademico Matteo Mat-
lei di Vico varo per 3 giorni iteli* univer-
sità romana, consacrando il suo accade-
mico esercizio al celebre cardinal Alciato,
benemerito per aver curato lo splendore
della giurisprudenza. E dubbio se pro-
priamente fosse addetta all'università
l'accademia, chiamata il Liceo Ramano.
A via per impresa 3 porte arcuale, in 2
delle quali vi era una persona, e in quel-
la posta a sinistra ve n'erano 2: da que-
t) N 1
sta parie era vi una mano con un paio di
cesoie o lamine per tagliare e in allo ap-
puulodi tagliare; e dall'altra parte si scor-
geva un albero di palma. Sul cornicione
delle porte si leggeva: Aykelonj e sotto
alla soglia: Lyceum. Ogni scienza divina
e umaua , e sino la rettorica e la poesia
formavano l'oggetto universale degli ac-
cademici del Liceo Romano. Nel 1 57 1 n'e-
ra rettore Mario Altieri patrizio romano.
Egli assumendo a patrono il cardinal
Truchses, propose 1 oo5questioni, desun •
le dalle diverse discipline. La disputa eb-
be luogo nell'università per 3 successivi
giorni, insieme co'dollori e cogli accade-
mici, cioè a' 1 4, i5 e 16 maggior 57 5. Il
difendente si esponeva a sostener le sue te-
si contro tutti, e chiunque poteva fornir-
si del libretto stampato, che distribuì va-
si dal bidello. Da'discorsi accademici ce-
li si apprende qual fosse I' ardente fer-
vore della scolaresca nell' imparare ed in
addestrarsi; e quanto operativo fosse l'im-
pegno de'pubblici professori, per l'istitu-
zione letteraria de'discepoli. A tal elicilo
usa vasi anche tra quelli, che fosse l'un col -
l'altro concorrente, cioè una stessa ma-
teria, un libro stesso o autore due profes-
sori simultaneamente tratlavanoed espo-
nevano , perchè la lodevole gara che si
accendeva tra' maestri, anche negli sco-
lari si diffondesse. Frequenti assai erano
in quell'età i saggi che del loro profitto
davano gli scolari con solenni dispule, che
tenevansi o nella chiesa di s. Eustachio,
0 nell'università con gran pompa e uni-
versale concorso. Oltre le pubbliche, e-
1 ano continue ne'giorui festivi le dispute
particolari , e le lezioni privale che si fa-
cevano nell'università per maggior istru-
zione ed esercizio degli scolari compo-
nenti l'accademie legali e d'altre facoltà,
per cui maggiori erano allora i mezzi d'ap-
profittarsi per la gioventù studiosa. Da
tante dispute, circoli, funzioni accademi-
che, letterari esercizi chi ritraeva fiondi
soltanto, e chi fiori. Allora incominciava-
no lu lezioni, nell'inverno a ore 1 4 le mal-
UNI
tutine, e nd ore 20 le vespertine: nell'e-
state cominciavano le lezioni del mattino
nd orcio, le vespertine a ore 19. Quanto
all'antonomastica denominazione di Sa-
pienza, che da lungo tempo fu data al-
l'università degli studi di Roma., confes-
si» Renazzi noti trovarne l'origine certa di
sua introduzione. Dice però nou esser nuo-
vo il nominarsi Sapienza un qualche luo-
go pubblico destinalo all'istruzione nelle
Scienze, che sono i fonti dell'umano sape-
re. Il collegio istituito iu Perugia circa
la metà del secolo XIII dal cardinal Ni-
colò Capocci,%\ chiamò Sapienza. Quan-
do poi ivi mg.1 benedetto Guidalotti fon-
dò nido simile collegio si disse della Sa-
pienza nuova, e il precedente della Sapien-
za vecchia. Il suddetto cardinal Capra-
nica quando eresse in Roma il suo colle-
gio lo denominò: Collegiuni pauperum
scholarium Sapientiae Firmanae, per-
chè dal suo vescovato era comunemente
chiamato il cardinal Fermanoj il qual
nome andò in disuso, come si raccoglie
da un breve di Gregorio XIII, e fu det-
to il Collegio Capranica. Forse ciò av-
venne perchè era prevalso l'uso di deno-
minare Sapienza lo studio pubblico di
Roma. Certo è che dalle memorie che si
hanno dell'università romana dalla sua
fondazione sino circa alla metà del secolo
XVI, non trovasi mai designata col nome
di Sapienza, ma co' vocaboli Studium
Urbis, o Gyinnasiurn Romanum. La 1 ."
volta che il Renazzi trovò usalo il nome,
è in un'opera del domenicano Feruatidez
impressa nel i568 : Academia romana,
(piani vocant Sapientiam. Adunque pa-
re che poco prima o verso la metà del
secolo XVI fosse invalsa tal volgare ap-
pellazione, e forse allorché Paolo IH ria-
prì lo studio con tanta sceltezza di celebri
professori e gran concorso di scolarescajed
a magnificarne l'istituto con sì splendido
soprannome si volle qualificarne rutilila
e la stòria. Così la chiamarono nel 1 585
o
il p. Malici nella vita di s. Ignazio, e |>o-
slerior incute il Douati parlando degli ac-
UNI 25
crescimenli falli da Gregorio XIII all'e-
dilizio : Roma nani Academiam , quani
vulgati nomine Sapìentiani vocant. Al
che avrà poscia alluso Sisto V, (piando sul-
la gran porta da esso aperta fece incide-
re sotto il suo stemma il detto scrittura-
le o versetto del salino 1 10, che riportai
in principio. In seguito assolutamente Sa-
pienza viene nominato lo studio roma-
no nelle bolle pontificie , negli atti, me-
morie e libri, come anco adesso spesso
avviene. Così pure nel secolo XVI dovet-
te cominciarsi negli atti e nelle scrittu-
re a qualificare lo stesso studio romano
Arehigymnasinm Urbis, probabilmente
per distinguere la sua anteriorità, maggio-
ranza e preminenza dalle scuole del Col-
legio Romano (F.) de'gesuiti, a cui Gre-
gorio XIII, fondatore del sontuoso edili-
zio delie medesime, concesse il titolo e i
privilegi d' Università, detta perciò dal
suo nome Università Gregoriana, affer-
mandolo anche l'ab. Costa ozi nt\V Osser-
valore di Roma, t. i, p. 1^1. Egli dice
che il Papa consegnò il nuovo edilìzio
a'gesuiti, con l'obbligo di tenervi scuole
dall'i ufi ine alle principali scienze, ammet-
tendo ad apprenderle non solo i romani,
ma ancora gli esteri di qualunque nazio-
ne, e dando loro la facoltà di addottorare,
secondo le leggi consuete, gli scolari che
frequentano tale Ateneo; quindi giusta-
mente il Costanti fa uno splendido elogio
delle benemerenze de'gesuiti col collegio
romano. Non voglio tacere, che pretese il
Ratti, aver dato il nome di Sapienza al-
l'edilizio dell'università romana, quando
il posteriore Alessandro VII nel fronte-
spizio della nuova chiesa pose l'iscrizione:
OmnisSapientia a Domino, senza far pa-
rola delle dichiarazioni di Renazzi, e sen-
za rimarcare che già Sisto IV altra ne
avea collocata sulla facciala principale e-
sterna dell'edilìzio stesso, e neppure che
egualmente prima d'Alessandro VII a*
vea con simile vocabolo Urbano VI 1 1 cui»
lucalo l'iscrizione da lui riportala ; Ur«
bano Fili - Pontifici Maximo - Ub Sui*
a6 UNI U N I
pientiac Gloriam-Et Patrocinium. La- le cattedre. Nell'università romana gli
pitie esistente nel Iato australe della fa!)- ordini regolari più cospicui, per la trasfu-
brica, rispondente alla via de'Canestrari, sione in essa dell'antiche scuole palatine
ed ove vuoisi che Urbano VW facesse il o università della curia già seguitaci tro-
2.° piano. Dal vocabolo Sapienza datoal- vavano in possesso di somministrarle chi
l'edifizio e allo studio che contiene, le due v'insegnasse teologia, e tale incarico per
adiacenti vieche vi conduconodalla piaz- lo più incombeva a' procuratori generali
7 a Madama, e quella dinanzi al suo prò- residenti nella curia romana. Perciò nel-
spetto principale, presero il nome di via le costituzioni degli agostiniani romitaui,
(.Iella Sapienza. formate in Perugia nel i 58o, si prescri-
Ragionando il benemerito Renazzi de' ve che in procuratore dell'ordine debba
professori d'ogni facoltà, che dal i55o eleggersi un soggetto ben fornito di dot-
ai 1 585 insegnarono nello studio di Ro- trina e di eloipienza, perclrè tale uffizio
ma, cominciando dalla facoltà teologi- porta seco l'insegnare teologia nel ginna-
ca , dichiara che finalmente erasi capi- sio romano, e nel far la Predica in Gap-
to quanto ad attingere con sicurezza i pèlla pontificia nell'Avvento e nellaQua-
dogmi dalle divine Scritture, coutribuis- resima (prerogativa propria anche di ai-
se la cognizione delle lingue orientali, e tri procuratori generali religiosi). Laonde
perciòa quest'epoca ebbe la lingua ebrai- continuarono i lettori di teologia, pi inci-
ta il ricordato speciale professore uell'u- palmento ad essere religiosi, unche ear-
mversità romana per insegnarla. A gara melitani, domenicani, serviti, francescani,
cattolici ed eterodossi moltiplicarono le fra 'quali il conventuale fr. Felice Perelti
traduzioni latine dell'ebraico originale e poi il gran Sisto V. La filosofia peripate-
delle greche versioni. I novatori cercava- tica d'Aristotelecontimiò a dominare nel-
no cos'i ansiosamente di fondare i loioer- le scuole romane, poiché nou erano au-
rori sulle parole della s. Scrittura e del cora giunti a penetrare in esse que' raggi
Testamento , che ammessa da essi per di vivo splendore che cominciavano ai-
unica regola di credenza, si spiegava a ca- trove a lampeggiare sul vasto campo ilei-
priccio secondo il privato spirito di eia- le filosofiche discipline. La maggior par-
seti no. All'incontro da'eattoliei la vera in- te de'romani maestri erano tuttavia me-
telligenza de'divini oracoli, non sempre dici, poiché continuavasi quasi sempre a
chiari abbastanza , o facili ad intendersi congiungere gli studi pratici di medicina
da lutti nel legittimo lorosenso,ncavava- cogli astratti della filosofia e di materna •
hi non da'propri lumi, ma bensì dagli scrii- tiche. Il professore di queste Giambatti -
ti degli antichi Padri, dalle decisioni de' staRaimondi deli576,chedottissimo uel-
Papi e da'eanoni de'concilii, donde risul- le lingue orientali il cardinal Ferdinan-
la la genuina e infallibile interpretazio- do de Medici gli affidò la Stamperia po-
ne della s. Bibbia. 1 più dotti e laborio- liglotla da lui aperta in Roma, fu un de'
si teologi intrapresero unche a fornire a' primi ad alzar bandiera contro Aristo-
commentatoli della Bibbia armi invinci- tele, e a preparare in Roma la letteraria
bili percomb. ittere e distruggere le mio- rivoluzione di rovesciarlo dal filosofico
ve eresie insegnate da Lutero, Calvino e trono, e rimettervi il già abbandonato
da altri eresiarchi, insorti in quel tempo Platoue.La giurisprudenza ci vile insegna
ad affliggere la Chiesa. Pegli studi falli tadalMureto, già professore di etica, co-
per risolvere le controversie dogmatiche mi nei ò u riprendere il nativo splendore,
e disciplinari, la teologia illuminata dal che in parte d'Italia avea sparso l'Alcia-
suo nativo splendore, con più conveuien- topoi cardinale, e in Francia diversi giti-
le dottrinasi trailo ne'libii e insegnò nel- inconsulti. Fioriva la giurisprudenza ca*
UNI
nonica nelle scuole romane, siccome con-
viene alla sede del supremo Gerarca, uro*
limitatore o approvalore de'canoni; che
illustrata dalla sana critica e dall'erudi-
zione dell'antichità ecclesiastiche.con me-
raviglioso effetto e con solida utilità pò*
tè sostenere contro gli eretici le verità or-
todosse e ristabilir la disciplina dellaChie-
sa nella sua purità, ed eziandio eseguir
l'emendazione del decreto di Graziano
d'ordine di Gregorio XIII, a cui si deve
anche la riforma del Calendario.Non eb-
be mai forse l'università di Roma più e-
letto numero di valenti e rinomati pro-
fessori di medicina, quanto nel periodo
di tempo decorso dalla morte di Paolo
III all'elezione di Sisto V. L'ero come in
altre epoche, dottissimi teorici furono in-
felicissimi pratici, e non destri e fortunati
nel curare gl'infermi. Acquistarono allo-
ra le scuole romane gran grido, e immen-
sa turba di scolari sì indigeni che fora-
stieri ad esse accorse per formarsi sotto
la disciplina di maestri così eccellenti. Non
deve ciò recar meraviglia, poiché già la
storia naturale e la botanica, massime per
la scoperta America ferace di produzio-
ni naturali, e l' anatomia con incessanti
studi e l'erezione de'teatri anatomici, a-
veano dovunque solerti colti vatori,a van-
taggio dell'arte salutare; e la farmaceuti-
ca ricevè notabile ampliamento, per co-
noscersi viemmeglio la virtù medicinale
delle piante e dell'erbe, e il modo di trar-
re dalle proprietà de'minerali e de'corpi
animali, eflicaci rimedi a sollievo dell'e-
gra umanità, ed a lustro delle salutari di-
scipline. Allora s'introdusse la (orinazio-
ne più regolare degli orti botanici, e Ro-
ma anche in ciò ebbe vanto sopra l'altre
città d'Italia. 11 famoso Bartolomeo Eu-
stachio, che i più vogliono di Sanseveri-
no, uno de'primi e più celebri ristoratori
dell'anatomia, introdusse iu Roma e nel-
I' università I' utilissimo e necessario uso
di fare le sezioni dc'eadaveri, e le dimo-
strazioni anatomiche su tutti i visceri e
membra del corpo umano. Non fortunato,
UNI 27
morì povero ! Non poco lo celebrai a'iuo-
ghi rei iti vi, in uno al suo diletto discepolo
da Urbino (P-), e così di altri che vado
nominando o per imperiosa brevità lac-
cio. Può inoltre vantare la romana uni-
versità, che in essa principalmente risor-
sero gli studi dell'eloquenza, e della gre-
ca e latina letteratura, donde poi si pro-
pagarono per l'Italia e penetrarono anco-
ra tra le straniere nazioni. L' università
romana conservò felicemente il primato
di gloria negli studi d'eloquenza, da Nico-
lò V alla metà del secolo XVI, dopo cui
a tal sublime segno pervenne, mercè i ce-
leberrimi e dotti uomini scelti a profes-
sarvi, che non si può mai abbastanza ce-
lebrare; ma dipoi per fatai condizione di
tutte l'umane cose, alquanto decadde e
venne meno. Può con verità dirsi , che
alla metà del secolo XVI pervenisse la ro-
mana letteratura a! suo più perfetto sta-
to di maturità, mercè l'ardente zelo e l'e-
rudito genio di molti Papi, e il numero
grandissimo di uomini iu qualsivoglia spe-
cie di gravi e amene discipline dottissimi.
Così Roma che godeva I' incomparabile
pregio d' esser la metropoli del mondo
cristiano, aggiunse anche il glorioso van-
to di di venir nuovamente il soggiorno co-
mune de'letterati, il domicilio di tutte le
scienze, la sede delle belle arti. Siccome
iu ii i ti ti luogo più che in Roma e nell'im-
menso suo circondario si presenta facili-
tà e insieme felicità di ritrovare e dis-
seppellire vetusti monumenti, che a veauo
fortunatamente resistito all' ingiurie del
tempo, ed evitalo il furore de' bar bari de-
vastatori ; così dal principio del secolo
XVI s'ammirava di loro adornata qua e
là Roma, poiché i più ragguardevoli per-
sonaggi ansiosamente ricercandoli li rac-
colsero per abbellirne le proprie abitazio-
ni, e n'adunarono tanta copia che vi for-
marono gallerie e musei, la di cui descri-
zione si legge negli illustratori dell'anti-
chità romane; e fra 'quali primeggiò il mu-
seo del Palazzo Farnese (J^.) principia-
to da Paolo 111 e continuato da 'caldina-
28 UNI
li suoi pronipoti. Propriamente la forma-
zione ò" un pubblico Museo per racco-
gliervi e conservarvi gli avanzi preziosi
dell'antichità, a grato diletto de'contem-
poranei e ad erudita istruzione de'poste-
ri, secondo il Renazzi, fu nobile idea del
cardinal Cervini poi Marcello li, e da lui
devesi ripetere l'iucomiiiciameiilo del A/k-
seo Faticano, che prendendo forma sot-
to Clemente XIV, pel genio magnanimo
di Pio VI pervenne a quel grado di ma-
gnificenza che ammiriamo. Racconta il
l'olidori, che Marcello 11 nel brevissimo
suo pontificato, ripose nel palazzo Vati-
cano copiosa serie di medaglie, di statue
e d'altre antichità, ed eccitò col suo esem-
pio i posteri a sempre più aumeuturne
la raccolta. I musei poi doviziosamente
contribuirono ad esercitare i letterati col-
le loro illustrazioni, e gli artisti cogli slu-
di die con successo vi fecero. Fra tanti
ormati raccolti in Roma per accrescere e
corroborare la coltura delle lettere e del-
le più interessanti discipline, mancavano
tuttavia i mezzi necessari per conoscere
le produzioni della natura, investigarne
le proprietà, e le virtù loro esporne pro-
ficue agli umani bisogni. Il vasto genio
di Nicolò V formò presso il Palazzo a-
poslolico Vaticano un ampio e copio-
so orto di semplici, cioè di piante e er-
be medicinali, in cui riunì le piante più
rare e di maggior uso. Negligentato in
seguito, Pio IV lo ristabilì con custode
che ne'giorni feriali dalla cattedra espo-
neva i semplici e la loro virtù. Meglio a
s. Pio V si deve la lode della compita re-
staurazione dell'orlo botanico Vaticano,
che cominciò allora a nuovamente fiori -
re e ad acquistar nome , poiché lo fece
riempire di scelte piante esotiche odi lon-
tani paesi, e d'ogni specie d'erbe e d'arbo-
scelli nostrali , affidandone la soprinten-
denza al celebre Andrea Mercati (io col
Marini, lo chiamai Michele e Mei lieo di
s. Pio V e alivi Papi, inoltre raccoglito-
re d'una collezione mineralogica, e fon-
dutole della Metalloteca Vaticana). Gre-
UNI
gorioXIII non fu meno sollecito del pre-
decessore, e perchè in Roma, oltre la bo-
tanica, potessero coltivarsi anche I' altre
parti della storia naturale , si valse del
Mercati per formare nel palazzo Valica-
no un museo, in cui vennero raccolte tut-
te le produzioni della natura e singolar-
mente del regno minerale , a comodo e
benefizio degli studenti della storia natu-
rale. Non solo il Mercati con mirabil or -
diuedispose il museo, ma poi l'illustrò col
nome di Mctallotheca. Dopo la sua mor-
te andò il museo in deplorabile dispersio-
ne, e si crede che occupasse parte del lo-
cale dell'odierno^museo Pio-Clementino.
Le scuole del collegio romano, aperte da'
benemeriti gesuiti sul principio del pon-
tificato di Giulio Ili, che in breve tempo
a gran fama salirono, riceverono dalla
munificenza di Gregorio XIII vasU, sta-
bile e nobile sede, copioso sostentamento
e singolarissimi privilegi; e fin dal nascer
loro, come tutte le altre scuole de'gesui-
ti, riuscirono utilissime non meno alla
civile cbealla cristiana repubblica, come-
che consagrati i gesuiti in peculiar mu-
do a formargli animi giovanili alia pie-
tà e alle scienze, non essendo disgiunta la
religiosa dalla letteraria istituzione. Il Re-
nazzi,giustameute, colla storia altamente
ne encomia i sommi vantaggi che recaro-
no,e lo fece in uu tempo che i gesuiti non
erano ancora stati ristabiliti da per tutto,
considerando ancora quanto la i." lette-
raria istituzione de' giovanetti sia imba-
razzante e fastidiosa. Quindi le scuole del
collegio romano servirono meravigliosa-
mente a dilatare in Roma e conservar-
vi l'amore e il coltivamento degli studi,
riuscendo di gran sostegno e ornamento
alla romana letteratura. In s'ingoiar gui-
sa vi fiorirono (e fioriscono) gli sludi delle
belle lettere, con maestri d' un merito
straordinario, in qualunque facoltà. Per-
ciò non deve sorprendere se le scuole
del collegio romano prendessero gran
voga e giungessero prima a coutrobbdan-
ciare e poi auche a superare in riputa* io-
UNI
ne e in concorso quelle della pubblica
università romana, che restò ecclissata e
illanguidita, per quanto poi accennerò col
Ren^zzi. Intanto nel suo più bel fiore l'u-
niversità di Roma, nel i585 addolorata
per la morte del munifico Gregorio XIII,
dopo 1 3 giorni esultò colle più liete spe-
ranze in vedere elevato a degnissimo suc-
cessore il glorioso Sisto V,già professore
dello medesima; dotto nelle sagre scien-
ze, iniziato e geniale nell'altre discipline ;
amatore e premiatore degli scenziati e de-
gli eruditi, gran promotore degli studi, e
quale tentai lumeggiarlo nella biografia.
Conoscitore dell'ornamento che recava a
Roma e alla s. Sede l'università romana
degli studi, per V attaccamento che cia-
scuno suol conservare verso que' luoghi
o celi a cui siasi una volta appartenuto, e
lo zelo ardentissitno che nudi iva di man-
tenere in vigore e proteggere gli studi,
lo stimolarono tra'tanti gravissimi ogget-
ti, intorno a cui sempre aggiravasi la sua
gran mente, di comprendervi anche la
romana università. Sapendola gravata di
vistosa quantità di debiti, con pontificia
munificenza tosto le donò la cospicua
somma di scudi 22,000 e la liberò da al-
tri pesi. Tale debito pare residuo di quel-
lo contratto a' tempi di Pio IV per sup-
plire alle spese della fabbrica, per cui fu
eretto il Luogo di Monte di scudi a5,ooo.
Indi continuò e condusse assai innanzi il
nuovo edilizio della medesima. I portici
e tutta quella parte che guarda la chie-
sa di s. Giacomo degli spagnuoli, già co-
minciata a erigersi sotto Gregorio XIII,
fu per suo volere compita, con aprirvi la
porta maggiore, su cui leggesi: SixtusF'
Pont. Max. Ann. //.Superiormente nel
mezzo del frontespizio, precisamente so-
vrastante la finestra di mezzo, era vi il di
lui stemma gentilizio marmoreo, e sotto
1' esistente cartella di pietra sono incise
le già riferite parole: Inìtium Sapienlìae
est Timor Domini ,con allusione assai op-
portuna al luogo, alla cosa e al nome di
Sapienza, con cui già solevasi chiamare
UNI 29
volgarmente e tuttora si appella. Da Sisto
V fu pure fatta drizzare una delle due
magnifiche scale che guarda il settentrio-
ne, fino alla sommità dell'edilizio, anche
per dar comodo accesso al campanile, che
incominciato ivi ad innalzarsi nel prece-
dente pontificato, fece egli a perfezione
condurre. Vennero in questo perdi lui
ordine collocate le campane non solo per
annunziare le pubbliche solennità e le
funzioni dello studio, ma ancora per in-
dicare i giorni scolastici, e avvertire i pro-
fessori e gli scolari del principio e del fi-
ne delle rispettive lezioni. Nella campa-
na maggiore, che serve la mattina e nel-
l'ore pomeridiane a convocarci professo-
ri e scolari, alta 5 palmi e pesante circa
3ooo libbre, vi si vedono in rilievo l'ar-
me di Sisto V e del Senato e Popolo ro-
mano, e l'immagini della B. Verginee di
s. Francesco, del cui istituto religioso con-
ventualeilPapaerastatoalunno. La cam-
pana ha V iscrizione : Sedente Xisto V.
P. I\I. Coronatiti Planea de Coronatis
Rom. Gyrn. Reetor deputatus Campa-
namhanc lect. horis signifie.conJlariC.
tf/i/10 1 589. Nel 1^97 fu fatta la campa-
na più piccola che serve all'orologio per
suonarle ore, posto sotto il campanile col-
la mostra nella facciata principale, e col-
lo stemma del rettore. Nel 1^98 fu col-
locala nel campanile la campana mezza-
na, coll'iscrizione del rettore che l'ordinò.
Il Cancellieri che nel 1806 pubblicò: Le
due nuove campane di Campidoglio, ri-
ferì che negli ultimi anni (allude all'epo-
ca repubblicana e alla posteriore) pel Car-
ncvale, invece della campana di Campi-
doglio, che più non esisteva, e di quella
della Curia Innoccnziana, che da princi-
pio era stata destinata a far le sue veci,
fu suonato il segno della permissione di
portar la maschera, da quella dell'archi-
ginnasio della Sapienza. Perciò il valen-
te pittore e arguto poeta Salvator Rosa
si querelò con questi versi, che: Chiama
in Roma più gente alla sua udienza -
L'arpa d'una lichca cantalrice,- Che
3o UNI
la campanti della Sapienza. Noterò che
il Rosa morì nel 1 697, e perciò è un'ap-
plicazione di Cancellieri, e non versi falli
pel da lui riportato. Poi soggiunge, rela-
tivamente all'indicala epoca democrali-
ca.»Quanto più grande sarebbe stata la
sua meraviglia, se avesse sentito cangia-
re il grave suono della medesima, desti-
nato soltanto a chiamare la gioventù stu-
diosa alle più serie occupazioni, ridotta
poi dall'infelicità delle circostanze ad in-
vitarla alla dissipazione e al divertimen-
to! " Circa all'edifizio,dopo tutto quanto
il narrato coll'accurato Renazzi , che Io
prova con documenti, massime dell'ope-
ralo in esso da Alessandro VI a Sisto V,
e di aver avvertito ohe Leone X ebbe l'i-
dea di riedificare l'università romana, ma
affatto non l'eseguì, come asserisce il Rat-
ti ; questi senza nominare tutti i rammen-
tati Papi successori che realmente pro-
seguirono la fabbrica, continuando a nar-
rare le vicende della cappella provvisoria
di Leone X, esplicitamente dice che sino
a Gregorio XIII ninno più pensò al pro-
seguimento della fabbrica dell'universi-
tà cominciata da Leone X. Che Grego-
rio XIII ne riassunse il pensiero, affidan-
done la direzione all'architetto Giacomo
della Porta; ed in quest'occasione il loca-
le della cappella o fu demolilo o incor-
porato in altro uso perla nuova fabbrica,
per cui l'archiginnasio ne rimase nuova-
mente privo. Lo stesso accadde sotto Si-
sto V, che fece costruire l'intera facciala
rimpetto alla chiesa di s. Giacomo; e nel-
l'epoca repubblicana del 1 798 l'armi gen-
tilizie di Gregorio XI li e Sisto V (che le
incisioni della facciala le mostrano sopra
3 finestre del 1 ."piano, cioè quella di mez-
zo e le due ultime), corsero la stessa sor-
te di quelle di Leone X. Tultavja i loro
emblemi scolpiti nell'alt io e l' iscrizioni
nella fumata esteriore (ossia le da me ri-
poi late) fanno conoscere (piai parte del-
l'edilìzio di liha-i a ciascuno di essi attri-
buite. La commissione da Gregorio XIII
data a Della Porla, fece credere ad alcu-
UN I
ni che !' intero edilìzio sia di lui opera e
disegno, come scrisse il Baglione nelle Vi-
te degli architetti ec. Privata l'univer-
sità della cappella, fu ingiunto a 'cappel-
lani di portarsi quotidianamente a soddi-
sfare i loro obblighi nella vicina chiesa di
s, Giacomo. Il genio di Sisto V alla mu-
nificenza propenso, egualmente che pron-
to a riformare o ad innovare in ogni co-
sa , non poteva esser pago soltanto del-
l'estinzione de'debiti, e del proseguimen-
to dell' edificio dell' università romana,
poiché volle pure sul regime di essa por
mano, unendone in perpetuo il rettorato
al collegio degli Avvocati concistoriali ',
benché avea da poco, con breve de' 19
marzo 1 586, conferito la carica al prela-
to SimoneCeccbini uditore delle contrad-
dette, ad istanza del senato romano, di-
stinguendosi per dottrina e varietà d' e-
rudizioue. Ellettuò la sua determinazio-
ne colla bolla Sacri Apostolatus mini-
sterio, de'23 agostoi587, Bull. Rom. t.
4, par. 4 > P- 336. In essa il Papa li chia-
ma Difensori (V.) , fuse per ricordare
quegli ScholasticiDefcnsoreSfU'qwdW nel
secolo V da'vescovi si appoggiavano i di-
ritti di loro chiese e il patrocinio delle
cause de'poveri,e vuoisi auche da s. Gre-
gorio I, che inoltre die loro la cura degli
affari della Chiesa romana ne Patrimoni
della medesima, e secondo alcuni scrit-
tori da essi derivò il cospicuo collegio de-
gli avvocali concistoriali, meglio stabili-
Io da Benedetto XII in Avignone. Quan-
to alle vesti degli Avvocati concistoria-
li, Cappa, Mantellone, Piviale ec, ne
ragionai in tali articoli. Qui solo dito, che
nelle cappe! le particola ri, come quelle che
celebratisi nella chiesa dell'archiginnasio,
compresi i preluti, tulli usano la sottana
di saia paonazza e la cappa serrata. Nel-
le funzioni principali dell'università, co-
me apertura di studi , premiazione ec,
tutli vestono nello slesso modo. Quando
sono nel collegio sia per gli esami o altro,
vestono I' abito d' abbate, e se l' inlimo
è in habititf allora vi si recano iu abito
UN I
lungo, fascia e mantellettone tutto nero,
colore adoperato nella Sede vacante an-
cora.Il Renazzi dopo aver riportalo un bel
sunto storico del medesimo collegio e 'li
sue ragguardevoli prerogati ve,fra le quali
l'intervento a 'concilii generali, l' accom-
pagno de* Papi ne'viaggi, onde all'occor-
renza essere consultali, e per non dir d'al-
tri, Innocenzo Vili concesse loro che i
propri figli potessero essere aggregali al
collegio per soprannumeri, se forniti de'
necessari requisiti e quindi in morte suc-
cederli; non che riferiti i motivi che po-
tè aver il Papa di far I' unione del ret-
torato agli avvocali concistoriali , quin-
di dice che Sisto V confermò lorogli an-
tichi privilegi e specialmente la fi «colia
di conferire la laurea dottorale ne'due di-
ritti, e loro concesse la precedenza su tut-
ti gli altri avvocali e causìdici della curia
romana, ed eziandio a'doltori più anzia-
ni, perchè prima la precedenza desume
\asi dalla qualità di professore e dall'an-
teriorità del dottorato. A'4settembredel-
lo slesso anno il collegio rettora le degli av-
vocali concistoriali prese possesso del ret-
torato, con atti assai solenni e formali. Sic-
come a Sisto V abbisognava denaro per
eseguire le grandiose sue idee, così non fu
assolutamente gratuita la grazia accorda-
ta agli avvocali sull'unione perpetua al
collegio loro del rettorato della romana
università. Essi per renderla più facile
promisero pagare al depositario della da-
taria apostolica seimila scudi d'oro, come
si enuncia nella bolla. E perchè avesse-
ro gli avvocati la maniera di pagar tale
somma vistosa, il Papa colla medesima
li facol lizzò a erigere un Luogo di Mon-
te, i di cui frutti si dovessero pagare co'
proventi del rettorato, da estinguersi in
8 anni. Avverte Renazzi che errò il p. Ca-
rafa nel!' asserire, che il collegio contri-
buì i seimila scudi d'oro in sollievo e van-
taggio dell'università romana, perchè di-
chiarò Sisto V nella bolla, prò sublevan-
dis in aliqua parte nostris et Sedis a-
postolicae necessitatibus.Sembva che al-
U NI 3i
loia avesse origine quella cospicua pre-
stazione di denaro, che ogni nuovo avvo-
cato concistoriale presentemente ancor i
deve improntare nell'atto d'esibire al col-
legio il breve pontificio di sua elezione.
Imposta quella in principio per trovare e
unire la somma necessaria a estinguere
il Monte eretto, in progresso anche dopo
la sua estinzione non fu tolta , dividen-
dosi il denaro tra gli altri avvocati qual
provento loro dovuto nell' ammissione
d'un nuovo collega. Risiedendo il relto-
rato presso tutto il collegio, fu necessità
che alcuno di esso ne esercitasse l'incom-
benze e le funzioni; perciò d il medesimo
collegio s'introdusse subito l'uso di de-
stinar un suo membro per tal esercizio
col titolo di Rettore Deputato, come poi
sempre praticò. In principio la deputazio-
ne durava un anno, qualche volta si e-
slese a maggior tempo, e spesso si coslu-
mòdi confermare d'anno in anno un me-
desimo soggetto , da cui così si esercitò
per più anni il lettorato. Negli ultimi tem-
pi invalse l'uso di deputare ogni rettore
per 3 anni, riuscendo l'annue mutazioni
incomode e inopportune. Talvolta fu rie-
letta la stessa persona. II Renazzi, come de-
gli altri, fece la serie de' rettori avvocati
concistoriali con notizie biografiche, co-
minciando dal i.° eletto e deputato dal
collegio a'4 settembre i 587,. nella perso-
na d'Orazio Rorghese romano, e fu ili.°
avvocato, che fatto prelato ritenne l'av-
vocatura concistoriale, per iiululto pon-
tificio (però chi è prelato non può oliare,
uè esercitare il decauato del collegio): mo-
rì nel 1 590, e il fratello divenne Paolo V.
Restato per morie il rettorato vacante,
talora e sino alla nuova elezione supplì
iklecano, col titolo di pro-rettore ex com-
missione Collegii. Indi Sisto V a prov-
vedere in altra stabile e solenne manie-
ra alla conservazione, al decoro e al buon
governo dell' università, colla bolla Im-
mensa, de'22 gennaio 1587, che Renaz-
zi dice promulgala a*2 3 marzo 1 588, isti-
tuì la congregazione cardinalizia deputa-
32 UNI
la a reggere, riformare e patrocinare lo
studio pubblico di Roma, cioè a dire con-
fermò solennemente la preesistente, de-
putando 5 cardinali a formarla, a'quali
tra le altre facoltà die ancor quella di sce-
gliere professori e maestri eccellenti di
qualunque scienza o arte liberale, e d'as-
segnar loro con intelligenza del Papa
convenevoli stipendi. Commise inoltre a*
medesimi la cura de' Collegi di Roma
(?'•) esistenti de' Greci, de1 Maroniti, de-
gl' Inglesi e de' Neofili (7 \), e addossò
l' incarico di proteggere le università di
Parigi, Salamanca, Oxforcle Bologna.
In questa congregazione vi ebbero sempre
luogo i cardinali camerlenghi e i cardina-
li nipoti de' Papi; ma dessa cessò adatto
dopo la metà del secolo XVII. Vedasi il
p. Plettcoberg, NotitiaCongregationum,
[).j56: De Congregatione Cardinaliutn
prò Univer sitale Studii Romani. Inu-
tilmente per tali disposizioni reclamò il
senato romano, che vedeva i suoi antichi
diritti poco a poco diminuirsi, mentre lo
studio e i lettori si mantenevano co' de-
nari del popolo romano. Di più. il senato
si mostrò malcontento del rettorato per-
petuamente unito al collegio degli avvo-
cati concistoriali, per temerne la poten-
za colla quale avrebbe ad ogni incontro
cercato di declinare o annullare ogni au-
torità del senato, e tutta a se avocare l'i-
spezione e podestà sul pubblico studio,
conforme realmente avvenne. Finalmen-
te a Sisto V si deve l' incremento della
Libreria Vaticana, e lo stabilimento ma-
gnifico della Stamperia faticanao A-
poslolica,e<i il principio della Stamperia
Camerale. Gregorio XIV, essendo vaca-
ta la preposilura della cappella, derogan-
do al disposto di Leone X a favore de'
professori e la nomina al rettore e rifor-
matori, nel i /><)i la concesse n Domizio
Morelli, privo della qualità richiesta dal
fondatore. E continuandosi sempre a la-
vorare intorno alla fabbrica dell'univer-
sità,al defunto governatore o amministra-
tore della medesima Del Cufulo Canccl-
UNT
lieri, gli sostitiù Francesco Rustici coll'e-
molumentodi scudi i o mensilijdipoi Pao-
lo V li raddoppiò e gli die a coadiutore
Ottaviano Vestri Barbiani segretario a-
postolico. Nel |5<M divenuto Papa Cle-
mente Vili Aldobrandini , già avvocato
concistoriale, il senato lo supplicò a re-
stituire al collegio degli avvocati conci-
storiali la somma sborsala pel rettorato, e
di questo reintegrarlo. Invece il Papa con
sua bolla confermò al collegio tutti i di-
ritti e privilegi che godeva, confermando
altresì l'unione del rettoiato fitta da Si-
sto V, e gli statuti e regolamenti di tale
uffizio. Qui conviene che noti col Ratti,
che nel i 5p4 un cappellano fece istanza
per la ripristinazione della cappella prov-
visoria in un qualche locale il più adatto
dell'archiginnasio, nel quale si potessede-
centemente celebrare la mes«a,a forma del
prescritto da Leone X. Pare ch'abbia avu-
to il suo effetto, poiché rilevasi dalla visita
apostolica del 1627 ch'era stata ripristi-
nala l'antica cappella, in supplemento di
quella da costruirsi secondo l'antica sua
pianta; la quale il Balli crede quella di
Leone X, e perciò si conferma nel ri lene-
re che il disegno di lutto l'edilìzio è del
Buonarroti, che fu architetto di quel Pa-
pa, e non di Giacomo della Porta. In-
di si andò innanzi colla rinnovata cap-
pella provvisoria, per la cui angustia non
potè servire che alla celebrazione del-
la messa ne'giorni di pubbliche lezioni,
festa di s. Luca , anniversari o altre si-
mili funzioni; menlre rispetto agli atti
pubblici, si continuò a tenerli nella vici-
na chiesa di s. Eustachio. Parimenti per
lo slesso motivo il collegio degli avvocati
concistoriali volendo festeggiare con mag-
gior pompa e decoro l'annua ricorrenza
del loro protettore s. Ivo, si procurò il
permesso di celebrarla nella chiesa lito-
lare dello stesso santo (daCalisto III con-
ceduta a' bretoni ad istanza del cardinal
Cetivodi Bretagna) appai tenente alla na-
zione francese ( e perciò la descrissi nel
voi. XXVI, p.229, e l'intervento de'car-
U N I
dinali nel voi. IX, p. i3p, descrivendo
questa Cappellacardinfrfizia). Ciò sì ri-
leva ancora da una reciproca convenzio
ne seguita nel 1 602, per mezzo della qua-
le da'deputati della chiesa di s. Luigi de'
francesi, da'quali dipendeva quella di s.
Ivo , si accorda il richiesto permesso al
collegio (sarà stata rinnovazione, poiché
nel luogo citato riportai un documento
che già ivi si celebrava nel 1 5o 1 ), e que-
sti in correspettivilà si obbligò dare ogni
anno a delta chiesa la ricognizione di scu-
di tre, lasciare in dono le torcie che ser-
vono per l'elevazione, e fare a sue spese
gli occorrenti restauri all'altare maggio-
re comprensivamente alla statua del San-
to. Il collegio nella sua pia generosità ,
oltre i convenuti donativi, vari altri ne
fece alla chiesa di s. Ivo in diversi tempi,
consistenti in sagre suppellettili , e ciò in
seguilo delle piuttosto frequenti istanze,
cheal medesimo ne faceva il parroco del-
la chiesa (la cura fu soppressa da Leone
XII). Così si praticò dal collegio, finché
non fu edificata I' odierna e magnifica
chiesa nell'edifizio dell'università. Con-
viene dar lode a Clemente Vili anco per la
cura che si prese di non far mancare al-
l'università valenti professori, come pure
per non trascurare il proseguimento di
sua fabbrica. Il gran salone dal lato di
tramontana, incominciato da Sisto V, fu
per suo ordine compito e nobilmente or-
nato d'intagli assai eleganti nel solìilto, e
di maestosa cattedra a forma di semicirco-
lo co'sedili intorno. In questi, nella catte-
dra e nel soffitto s'intagliarono gli stemmi
del Papa,del nipote cardinal Aldobrandini
camerlengo, assai propenso per l'univer-
sità, del senato e popolo romano, perchè
forse a di lui spese si sarà fatto l'orna-
to. D'allora in poi gli avvocali concisto*
riali lasciando libera a' collegi de'leologi
e de'uaedici l'antica sala costruita sotto
s. Pio V, e in cui anch'essi si adunavano,
cominciarono e tuttavia seguitano a con-
gregarsi e a conferire le lauree dottorali
nel nuovo e magnifico salone.Nello scor-
vot. ixxxv.
UNI 33
ciò del secolo passato , minacciando di-
staccarsi lo stemma di Clemente Vili,
fu tolto e sostituito altro ornamento. La-
menta Renazzi , parlando de' professori
delle scienze dell' università nel decli-
nar del secolo XVI, che non furono e-
guali nell'eccellenza a' precedenti, e già
cominciavano a fermentare e pullulare
fuori i semi di quel cattivo e depravato
gusto, che nel seguente secolo infettò nel-
l'Italia quasi tutte le gravi e amene di-
scipline, ed in Roma forse più che altro-
ve allignò e propagossi ampia mente.Quin-
di anche la qualità de'pubblici maestri
fece travedere la decadenza del vero buon
gusto negli studi, cheandavasi poco a poco
preparando, e che poi con impeto immen-
so fuori proruppe. Le scienze sagre non
ebbero professori distinti. La filosofia di
Aristotele cominciò ad essere fieramen-
te combattuta, pure venne ancora soste-
nuta, credendosi più della Platonica op-
portuna per la religione cattolica. Il ce-
senate Giacomo Mazzoni, professore che
ebbe annui 1000 scudi d'oro di stipen-
dio, a cui ninno mai era pervenuto ne
conseguì poi , difese Aristotele contro il
suo più arrabbiato nemico Francesco Pa-
trizi di Cherso. Continuarono in Roma
e in Italia gli studi legali in istato di lan-
guore ; così quelli dell'eloquenza, per cui
convenne chiamare degli estranei nell'ar-
chiginnasio. Però le scuole romane di me-
dicina proseguirono a mantenersi nella
reputazione cui erano salite. Tuttavia, in
generale, l'università e la letteratura ro-
mana si conservarono vigorose e fiorenti
sul fine del secolo XVI sino a' principi»
del XVII, in ogni ramodi scienze e arti: il
lieto stato deli'una influiva allora alla pro-
sperità e sostegno dell'altra. La coltura let-
teraria s'era inRoma sempre più propaga-
ta e resasi generale, in quasi tulli i rami
di quelle scienze e arti, per cui la mente
umana s'istruisce e adorna, onde poi spa-
ziar nel mondo astratto e intellettuale, e
pei vasti campi aggirarsi delle belle lettere
e dell'erudizione ; e niuno per avventura
3
34 UNI
ve n'ebbe, che con successo non fosse con
ardore percorso, e con sollecita diligenza
coltivalo. Discipline sagre,storia ecclesia-
stica e profana, anatomia, botanica, me-
dicina, matematica, filologia, antiquaria,
bibliografia, ogni genere quasi di lette-
ratura avanzavasi a gran passi e faceva
nuovi e considerevoli progressi. Ma il
pregio, cbe insignemente distinse la let-
teratura romana , fu il fausto accoppia-
mento degli studi delle scienze e delle bel-
le lettere. Mai in Roma si composero lauti
libi ie pubblicai onsi tanteopere, mai tan-
te stamperie furono in attività; che seb-
bene rare furono veramente le opere me-
morabili,la gran copia degli svariati scrit-
tori prova quanto in Roma fosse estesa
la letteratura e universale il coltivamen-
to. Roma era in quel tempo a guisa di
luminoso teatro, su cui venivano d'ogui
parte d'Europa a far pomposa mostra
de' talenti e del saper loro i più grandi
uomini che allora vivessero, accolti beni-
gnamente da polenti e splendidi mecena-
ti, che in tutti gli ordini e ceti della corte e
curia incoiUn» varisi in copia. Quasi tutti
i Papi d'allora e la più parte de' cardi-
nali e prelati di quel tempo, si distinsero
segnalatamente in favorire le leltere. In
quell'epoca fiorirono i due gesuiti cardi-
nali Francesco Toledo , e ven. Roberto
Bellarmino, uno de'più valorosi difen-
sori delle verità cattoliche e dell'autorità
della s. Sede contro i novatori, soni ino
controversista, e forse ili. "che si accinse
con armi al cimento pari a combatter gli
eretici di quel tempo, i quali impugnan-
dolo sempre con esito infelice giunsero a
fondar cattedre espressamente per con-
futarlo 1 II cardinal Cesare Baronio fi-
lippino, che a rischiarar la storia della
Chiesa .di cui facevano abuso i protestanti
per sedurre gl'incauti e ingannar le colte
persone , compilò gli Annali Ecclesia*
siici, che servirono a smascherare I im-
postine de'novotori. Il dotto ed elegante
.scrittore cardinal Agostino Valerio. Il
giureconsulto cardinal Domenico Toschi,
UN!
autore d'opera grandiosa in cui abbrac-
ciò in un corpo solo tutta la scienza le-
gale: egli fu ili.°a dar l'idea di ridurre
una scienza in Dizionario. Avendo fati-
cosamente raccolto tutte lequeslioui del
diritto canonico e civile, le distribuì in
ordine alfabetico, e così formò quasi una
enciclopedia delia scienza legale , che a
suo tempo era in uso nel foro.
llch.Renazzi tra gl'illustri dotti forastie-
ri fioriti in Roma nel declinar del secolo
X V I,celebra ancoraTorquatoTasso/il che
feci io pure in tanti luoghi, come a Fer-
rara. Roma (ove avea imparato le lin-
gue dotte) in lui ricoverò nel suo seno il
più grande forse de'poeti italiani (certa-
mente il piùgrande dell'Italia moderna),
uno de'più belli ornamenti del suo secolo,
e insieme unodegli nomini d'insigne meri-
to dalla fortuna più bersagliati, l'immor-
tale cantore della divina Gerusalemme,
liberata (composta di 20 anni, e in un
tempo che la Turchia , pel narralo in
quell'articolo, ridesiava il zelo e il terro-
re de'cristiani, ed in cui gli sguardi d'Eu-
ropa in arme tendevano ad avventarsi
sull'Asia, per ritogliere agl'infedeli la glo-
riosa tomba del Salvatore del mondo,
per nuovamente inalberare il salutifero
vessillo della Crocesullemuradi Gerusa-
lemme. L' ingresso in Roma del Tasso
ebbe l*aspetto d'un trionfo). Dice inoltre,
che de'di lui pregi letterari e delle vicen-
de in cui nel corso di sua vita sempre
sgraziatamente fu involto (agitata e an-
gosciosa per l'alterala fantasia, e con pie-
na la mente di sublimi concetti), bene
ne scrisse il biografo ab. Pierantonio Se-
cassi da Rergamo, suo concittadino seb-
bene nato a Sorrento. Bensì riferisce co-
me il cardinal Cinzio Passeri AUlohran-
ilini (!'.), nato in Siuigaglia e originario
di Bergamo, splendidissimo mecenate de'
letterati, invitò a Roma il Tasso, l'ospitò in
Vaticano, e da Clemente Vili suo zio gli
ottenne non solouna decente annua pen-
.sic ne, con cui sottrarre si potesse al peto di
pò verta che opprime valojma uucora Tono-
U N I
resin^olarissimo d'esser solennemenleco-
ronatu in Campidoglio col poetico alloro,
che dopo Petrarca ivi non era stalo con-
cesso ad altri. Sarebbe ciò servito ad ac-
cender maggiormente in Roma l'ardore
pegli studi, ed accrescere un nuovo splen-
dore a'fasti della letteratura romana. Ma
nnco in un' occasione in cui il Tasso avreb-
be alla fine riportato un compenso alle
tonte sull'erte sventure,sperimentò la for-
ra indeclinabile del suo perverso destino.
Interinatosi mortalmente mentre si di-
sponevano i preparativi della solenne fun-
zione, in vece della caduca passò il Tasso
a'i5 8prilei5g5, in età di 5 i anni, a ri-
cevere la corona immortale, come è da
sperarsi pe'contrassegni di cristiana sin-
cera pietà con cui si dispose a morire (cosi
fra I' universale compianto si spense un
luminoso astro del bel cielo d'Italia, de-
(■binando all'occaso col secolo che avea
veduto tante meraviglie). Fu sepolto nel-
la Chiesa di s. Onofrio (fr.) e poi tra-
sferito a sinistra presso la porta, nel di cui
annesso convento de'religiosi Girolami-
ni del b. Pietro da Pisa (l~.) erasi ri-
tiratone! raccoglimento e nella preghie-
ra, appena cominciò a manifestarsi la gra-
vezza del suo male; dove i frali a istan-
za di Gio. Battista Marno marchese di
Villa, gli posero neh 60 1, nel 1. "sito ove
era slato tumulato un'iscrizione: Hic/a-
eet hoc ne nescius esset hospes , poiché
il cardinale si proponeva erigergli un mo-
numento. Questo non essendosi effettua-
to, il ferrarese cardinal Bonifacio Bevi-
lacqua vi supplì con de' alarmi, il ritratto
del sommo poeta, ed una lunga elegante
iscrizione neh 644? come dissi nel penul-
timo de'citati articoli. Ivi notai il magni-
fico mausoleo di marmo che stava lavo-
rando, mercè l'offerte degli ammiratori
di sì gran poeta, il comniend. Giuseppe
de Fabris, avendo rimarcato nell' ultimo
articolo il giorno in cui perì la famosa
quercia, all'ombra della quale soleva se-
dere Tasso, pei1 cui ne prese il nome. O-
ia essendosi inaugurato solennemente il
UNI 35
monumento , pel complesso delle circo-
stanze e di sì celeberrimo nome, mi sia
permesso una digressione, che ricavo da'
n.ri q5 e 96 del Giornale di Roma del
1857, perciò non potendo del lutto evi-
tare alcuna ripetizione, per la maggior
precisione dell'importante racconto, che
onora Roma, Chi vi regna , le arti e le
lettere, ed i loro cultori. Recatosi in Ro-
ma Tasso, il cardinal Passeri Aldobran-
dini dopo avergli ottenuto annua pensio»
sione da Clemente Vili, a questi lo pre-
sentò. Il Papa lo ricolmò di lodi e gli dis-
se: Vi abbiamo decretata la corona d'al-
loro , perchè sia da voi tanto onorata ,
quanto ne'tempi passati fu ad altri d'o-
nore. Aspettandosi la stagione propizia a
compiere la solenne ceremonia, l'avversa
fortuna non gli permise tal consolazione.
Consumato dall'angoscie, conobbe Tor-
quato che pochi giorni di vita gli rimane-
vano, e volendo disporsi all'estremo pas-
saggio, ottenne dal magnanimo suo pro-
tettore di ritirarsi in s. Onofrio sul Gia-
uicolo. Ciò fece non solo perchè l'aria è
lodata da'medici più che d'alcuna parte
di Roma, ma (piasi per cominciar da quel
luogo eminente, e colla conversazione di
qne'divoti religiosi, la sua conversazione
in cielo. Pace all'anima sua trovò in quel-
l'amena solitudine. Ma logoro dal male,
morì confortato da quella religione che
tanto potentemente l'avea ispirato ne'
suoi aurei carmi. L'annunzio di sua mor-
te fu per Roma pubblica sventura, e il
cardinal Passeri Aldobrandini ne fu col-
pito profondamente, addolorato ci i veder
svanita la pompa trionfale per lui appa-
recchiata. Fgli non trovò miglior sollie-
vo di quello che di rendere all'estinto
vate funebri onori i più solenni. Fatto ve-
stire il cada vere d'una Ioga romana e co-
ronato d'alloro, ordinò che fosse pubbli-
camente esposto (arroge che io qui ricor-
di avere rilento nel voi. LXIV, p. i63 ,
che neh 853 in Palermo dopo 7 lustri fu
diseppellito I' Anacreontc e il Teocrito
della Siciliaì Giovanni Meli, e cinto il
36 UN!
suo capo di corona poetica d' alloro so-
lennemente, con gran pompa fu onoralo
e lodato con discorso funebre. Arroge pu-
re che io rammenti, che Leopoldo I re del
Belgio, volendo conferire il gran cordone
del suo ordine di Leopoldo al conte Fe-
lice de Merode, questi con rara virtù si
sottrasse n tale alta distinzione per nobi-
le e scrupolosa delicatezza, narrata dal
n.° 3g del Giornale di Roma del 1857.
Venuto a morte a' 7 febbraio, il re per
le grandi benemerenze dell' estinto fece
rimettere l'insegne del gran cordone al
conte Wernero tìglio dell'illustre defun-
to, affidandogli il mesto ufficio di deporle
sulla sua tomba. Chi fu il conte Felice de
Merode, autorevolmente lo dice la Civil-
tà Cattolica , serie 3.a,t. 6, p. 127. In bre-
ve: fu quello che quando il Belgio si rese
indipendente lo designava suo re futuro,
chiamandolo il Principe indigeno; di che
egli non ne ammise virtuosamente nep-
pur l'idea, per sentimento nobilissimo di
pubblico bene. Si conciliò la stima uni-
versale, e sempre difese la causa cattolica.
La sua morte fu pianta da tutti con pub-
blico lutto,come vera sventura. Venne ac-
clamalo il grande Cittadino o meglio il
grande Cristiano. L' onori fi cent issi ma
pompa funebre fu senza esempio ; e ne re-
citò l'elogio il cardinal arcivescovo di Ma-
lines). Ordinalo un solenne funebre con-
voglio, le spoglie mortali del compianto
cantore delle Crociate e della Religione,
furono portate per le vie principali di Ro-
ma, ed accompagnalo con grande corteg-
gio da tutta la corte palatina e dalle fa-
miglie de' due cardinali nipoti del Papa.
L' esequie si. celebrarono nella chiesa
parrocchiale di s. Spirito in Sassia; e con
ìstraordinario concorso di popolo furo-
no le spoglie mortali chiuse in cassa di
legno e sepolte accanto all'aliar maggio-
re, ed ivi i religiosi posero il ricordato e-
pitaflio. Quando poi gli fu erelto il mo-
numento,^! trasferirsi all'indicato luogo,
le sue ossa furono poste in cassa di piom-
bo. Tale monumento non corrispoudeu-
UNI
do alla celebrità del Tasso e all' entusia-
smo de'suoi ammiratori che lo visitava-
no, nel 1 827 l'encomialo scultore com-
mend. de Fabris volse il pensiero a scol-
pirne altro degno di quello ch'ebbe la fa-
villa del genio d'Omero e di Virgilio. Al-
l'effettuazione si associarono varie distin-
te persone, raccogliendo offerte di denaro,
onde si die principio all'opera nel 1829
(gl'illustri nomi de'primi offerenti si pon-
ilo leggere nel n.° 3 delle/VòfisiV del gior-
no del 1 825, e in diversi Diari di Roma,
come nel n.° io delle Notizie del gior-
no del 1 843), colla certezza di tornar glo-
riosa al decoro di Roma. Nondimeno re-
stò per 27 anni sospesa, e il compimento
era riservato al Papa Pio IX. Emulato-
re del cardinal concittadino, per la glo-
ria di Tasso, prima con generosa largi-
zione (nel marzo 1 853, poiché si ha dal
n.° 61 del Giornale di Roma , die ac-
cordò la sua protezione alla deputazione
preposta a promuovere il compimento
della lavorazione del monumento j, poi se-
condando autorevolmente le preghiere
di mg.r Giuseppe Milesi-Pironi-Ferretti
ministro de'lavori pubblici, belle ai ti ec.,
decretò che venisse fornito l' occorrente
pel sollecito compimento del monumen-
to. Di più il Pontefice, sapendo che la cap-
pella ove dovea esser posto era piccola e
disadorna , ordinò che fosse allungata e
abbellita ; il che lodevolmente fu eseguilo
sotto la direzione del cav. Carlo Piccoli,
per cui ora nella vaghezza di sua archi-
tettura vedesi ricca di fregiature dorale
e di varie pietre di valore, che ne ador-
nano le pareti ; come ancora di pitture
a olio e a fresco dell'egregio artista Fi-
lippo Balbo, il quale in una lunetta
rappresentò il cardinale Passeri Aldo-
brandini che reca a Tasso infermo e as-
sistito da' girolamini la benedizione pa-
pale. Il mausoleo sorge sopra una base,
sulla quale in bassorilievo è ritratto il
poeta portato a sotterrare, e vi sono ef-
figiati gli amici suoi e i letterati più fa-
mosi che l'accompagnarono. Al di sopra
U N I
d'una nicchia ben adorna di fregi, di ge-
mi e d'emblemi che alludono all'opere
del Tasso,evvi la sua statua maggiore del-
la naturale grandezza, in atto d* invocai*
la B. Vergine co' versi : O Musa, tu che
di caduchi allori Non circondila/tonte
in Elicona, Ma su nel del infra i head
Cori, Hai di stelle immortali aurea co-
rona. I pregi della figura in tutto rilie-
vo, dal cui volto traluce l'anima, il cuo-
re e la mente altissima dell'epico italia-
no, appoggiata al tronco dell'alloro, sim-
bolo della poesia italiana, che secondo la
predizione del suo degno padre Bernar-
do e illustre poeta, dovea rinverdire mer-
cè il figlio suo; il complesso dell'unità del
monumento, alto più di 33 palmi, ch'e-
sprime il cìrcolo della vita civile e lette-
raria del poeta, ed è sovrastato sotto l'ar-
co dalla ss. Vergine assorta nella gloria
degli Angeli; tutto viene dichiarato dal
Giornale, che inoltre riporta la marmo-
rea iscrizione ornata di cornice di giallo
antico, con arabeschi e stemma pontifì-
cio, scritta, come le altre che uel Gior-
nale si leggono, dall' esimio cav. Luigi
Grifi segretario generale del ministero de'
lavori pubblici, belle arti ec. In essa si di-
ce: Più» IX P. 31. Sumjjto pub lieo per-
jccictj'uxla locum, In quo Princeps Ile-
roici Carminis humatus fuerat , Erigi
j'ussit, Curante J. 31ilesi,ec. Il 2 5 apri-
le 1807, an,u versarlo della morte del «ne-
ra viglioso poeta, fu destinato alla traslo-
cazione di sue ceneri al nuovo monumen-
to, ed un'epigrafe posta sulla porta del
tempio indicava la cereraonia : Funere
celebrato adstantibus Academiìs l rbis.
La chiesa fu tutta vagamente addobbata
di ricchi drappi di velluto nero con tri-
ne e frange d'oro e veli a lutto, e in mez-
zo si elevava il catafalco formato da un
dado di legno con ivi dipinti ne' 4 lati >
segni della virtù del poeta e corrispon-
denti emblemi. Innalzandosi a guisa di
piramide fino alla volta erano tali fregi co-
ronali da un serto d'alloro in memoria
di quello che dovea cinger la houle di
UN I
3?
Tasso. La messa fu celebrala da mg.r Be-
dini arcivescovo diTebe,eaccompaguata
dui canto de'cantori della cappella pon-
tificia. Intorno al catafalco e in posti di-
stinti sedevano i personaggi che poi no-
minerò, oltre due deputati per ogni acca-
demia di Roma, invitati ad essere testi-
moni della disumazione delle ceneri del
gran poeta e del chiuderle nel nuovo se-
polcro con onorarne la cereuioniu. 1 de-
putati generalmente furono i presidenti
o i censori ed i segretari delle rispettive
accademie, i cui nomi e gradi sono rife-
riti dal Giornale. Quanto all'accademie
cui appartenevano, esse erano quelle de-
nominate Teologica, di Religione Catto-
lica, d'Arcadia,due professori dell'Archi-
ginnasio romano, il direttore dell'acca-
demia di Francia, il presidente dell' Ar-
cheologia, il primicerio di s. Cecilia, due
de'Lincei, della Tiberina, di s. Luca, del-
la Filodrammatica , della Filarmonica ,
della Liturgica, de' Virtuosi delPanlheon
in numero di 3 compreso l'encomiato ar-
chitetto, dell' luo macola taConcezione.del-
la Latina, de'Quiriti. Compiutasi l'asso-
luzione, si aprì la cassa che racchiudeva
le spoglie mortali di Tasso e avente l'i-
scrizione fattavi incidere da'girolamini, e
fu portata presso il tumulo tra la commo-
zione degl'illustri astanti. Poscia le ossa
diligentemente furono cavate dal cav.
Fortunato Rudel professore dell' archi-
ginnasio nell'istituzioni anatomiche, de-
scritte e registrate con rogito da Camillo
Diamilla notarodel vicarialo, e poste nel-
la nuova urna di piombo, insieme colla
pergamena, chiusa entro un tubo di cri-
stallo e sottoscritta da tutti i personaggi
eh' ebbero un posto distinto nella cere-
monia funebre. Suggellala l'urna, fu col-
locata in arca di marmo, e sì 111 questa
che nell'altra erasi incisa l'epigrafe: Os-
sa Torq itali Tassi. ludi l'arca fu calata
sotto il lastrico del nuovo monumento ,
ponendo lai ." pietra perla chiusura del-
la fossa mg. r .Mi lesi. Il Giornale ripro-
duce l'epigrafe acuita uella pergamena,
38 UNI
e firmata dal cardinal Girolamo d'An-
drea, da mg.r lkdini, da mg/ Milesi, i!al
bali Colloredo luogotenente dell'ordine
Gerosolimitano (il quale col cardinale ,
con uig/ Pacca maestrodi camera del Pa-
pa , con mg/ Talbolt cameriere segreto
del medesimo, col principe e principessa
Hohenlohe e il baione de Thile mini-
stro di Prussia/in una tribuna aveano as-
sistito al funere), dal principe Orsini se-
natore di Roma, da mg/ Pacca, da mg/
Giuseppe Angelini canonico Vaticano, da
fr. Carmelo Patrignani generale de' gi-
rolamini, da fr. Luigi Cazzoli procura-
tore generale dc'innìe-i mi, dal can, Fran-
cesco Anivitli promotor fiscale, die col
suddetto notaio, die per ultimo si sot-
toscrisse, erano deputati dal cardinal Vi-
cario per la disumazione delle ossa; e fi-
nalmente si firmarono il cav. Grifi, il
commend. dcFabris, mg.' Giovanni Co-
razza maestro delle cei emonie pontificie,
il cav. Rudel, e i deputali dell' accade-
mie a seconda die pc'primi si presenta-
vano e perciò coli' ordine riferito, JNelle
ore pomeridiane , la traslocazione delle
celebrate ceneri e la solenne inaugurazio-
ne del nuovo monumento sepolcrale di
Tasso, furono festeggiate dall'accademia
de'Quiriti con isti aordinaria adunanza ,
nell'anfiteatro die sorge presso il luogo
ove giganteggiò la quercia di Tasso: pic-
colo recinto che sorgendo sulle d'eliziose
allure del Gianicolo domina lolla la mo-
numentale e maestosa città de'Selte Mon-
ti, che adornalo del busto del famoso poe-
ta cinto d'alloro ecbeggiò di sue alle lo-
di poetiche e di fragorosi applausi, pre«
cedute da un discorso di Domenico Bo-
nauni sotto-bibliotecario della Coi sinia-
na, e intramezzate da un coro a tulle voci
del maestro Fenzi con eco, e da un coro
a grande orchestra del maeslro Ferretti.
L'egregia poetessa estemporanea Gian-
nina Milli di Teramo, ispirata alla gran-
dezza della solennità, improvvisò un can-
to, e cosi ebbe termine 1' adunanza. Ooc-
ita fu nobilitata da imponente e scelta nu-
UNI
nione , in cui primeggiavano i cardinali
Altieri camerlengo, Garelli e Gaude. Il
n.°r i dell' Albata di E orna del 1. 1!\ ri-
produsse le bellissime ottave della gen-
tile poetessa, con un disegno inedito di
Arrivabene, esprimente Tasso sedente in
detto anfiteatro in atto di concentrata i-
spirazione che sta per iscrivere; e dipoi
altri componimenti ed epigrafi. Già il me-
desimo Album ripetutamente a vea ragio
nato del monumento, e nel 1. 1 o, a p. 1 1 1 ,
pubblicò elegante incisione del disegno
di esso, illustralo dalle Stanze, con eru-
dite note, del celebratissitno cav, Angelo
M/ Ricci, i cui onorandi avanzi mortali
riposano a Rieti [V?) in marmoreo avello
scolpito dallo stesso valoroso commend.
de Fabris. Gloriandomi d'appartenere a
sei dell'encomiate e illustri accademie ro-
mane,se non di persona,almeno colla pen-
na qui volli prender piacevole e riverente
parte al pubblico e solenne omaggio, giu-
stamente reso alla memoria delgrand'uo-
ido, spargendo sull'onorata tomba fron-
de d'alloro che resteranno sempre verdi,
e fiori che rimarranno freschi per l'im-
peritura stampa , e insieme facendo af-
fettuoso eco a'eantati carmi, Celebraro-
no l'avvenimento e il gran poeta, il qua-
le cantò le gesta dell'invitto capitano: Clic
7 gran Sepolcro Ubero di Cristo, anco
la Civiltà Cattolica, serie 3. ',t, 6, p. 4$tì,
V Eptacordo di Roma co'n." 4 e ^, cu'
fecero eco illustri accademie romane. Fa-
rò un confronto. Misero destino ilegli uo-
mini ! Il maggior poeta d'Italia gemeva
in vergognosa schiavitù a Ferrara , nel
tempo stesso in cui a Lisbona sua patria
terminava nell'ospedale il suo doppio a-
riugo della miseria e della gloria, disco-
nosciuto da' contemporanei , Luigi Ca-
moens ! Egli è il sommo e celebre cantore
del poema epico della Lusiade, il più li-
moso de'poeti portoghesi; poema nel qua-
le trionfa (ulta la loro storia nazionale,
congiunta allo splendore della poesia, al-
la divozione cristiana e alle favole del pa
gauesimu. Dopoi 5 anni gli lu cretto un
U NI
monumento , e vi fu scolpito I' epitaffio
composto dal p. Matteo Cardoso gesuita.
Per le vicende de' tempi perito il monu-
mento, rimasero le spoglie mortali d'un
Camoens in oblio. Fu quindi grande atto
di riparazione, quando nel 1 855 se ne ri-
cercai ono l'illustri ceneri. Queste raccol-
te formalmente in feretro d'ebano, furo-
no affidate alla custodia del monastero di
s. Anna, lìtiche decorosamente saranno
collocate nel decretato monumento. Do-
po la pubblicazione della Lusìade, Tasso
compose un sonetto in suo onore. Ora ri-
piglio il filo della storia dell' università
dogli studi di Roma.
Clemente Vili contribuì moltissimo a
mantenere in vigore la romana letteratu-
ra, e procurò col maggior impegno che
si dasse 1' ultima mano alla compilazione
ilei y.° libro delle Decretali, ordinata da
Sisto V. Quantunque però tale compila-
zione fosse compita, e già secondo alcu-
ni stampata, nondimeno si sospese di. pub-
blicarla , perchè non servisse ad altri di
pretesto per spiegare i decreti del conci-
lio di Trento, l'interpretazione de'quali
era stala da Pio IV a chiunque vietata.
Inoltre Clemente Vili, a far sempre più
prosperare in Roma gli studi delle scien-
ze, anziché formare nuovi superflui sta-
bilimenti, credè spediente di adoperare
un mezzo quanto efficace e solido, tanto
più comunemente raro a frequentarsi,
cioèdi compensare le letterarie fatiche de-
gli uomini dotti, e promoverli prelaliva-
mente a chiunque agi' impieghi pubblici
e all'ecclesiastiche diguità; onde l'esem-
pio del loro innalzamento servisse di sti-
molo potentissimo a lutti gli altri per co-
raggiosamente imitarli. Da esso in fatti
vennero a tal elicilo promossi agli onori,
e anco al cardinalato, moltissimi perso-
naggi non per altro titolo pregievoli, se
non che per la loro somma dottrina, ed
esimie opere date alla luce! ÌNeli6o5 fu
elevalo alla sede apostolica il grau Pao-
lo V Borghese , che se non sembrò cosi
propenso e munifica verso i dotti, come
UNI 39
gl'immediati predecessori, fu nondimeno
premuroso dell'aumento e decoro della
romana università, ed i professori di que-
sta gli devono gratitudine per le sue prov-
vide cure a loro vantaggio. Imperocché
rimanendo spesso i professori creditori
de'loro stipendi, doveuno ricorrere a'Pa-
pi, perchè i pesi imposti alla gabella del-
lo studio superavano l'introito; Paolo V
volle in una maniera stabile ed efficace ri-
mediare a un disordinesìindecorosoepre-
giudizievole, e provvedere per sempreal-
la doverosa e sicura soddisfaziouede'pro-
fessoli. Pertanto con chirografo de'7 a-
gosto 1610 prescrisseche dalla massa de'
proventi suddetti si separasse in avvenire
l'annua somma di scudi 6000, assegnan-
dola particolarmente a'professoii, per es-
sere erogata soltanto ne' lorostipendi,sen-
za che potesse più farsi della medesima
alcun altro uso o erogazione. Questosag-
gio e opportunissimo provvedimento ,
trannetemporaneeallerazionijQnoal ter-
minar del secolo ultimo fu inviolabilmen-
te osservato. Si era sospesa la continua-
zione del nuovo edilìzio della stessa uni-
versità per mancanza di denari da ero-
garsi a tal uopo, né da quelli che ritrae-
va il senato dalla gabella dello studio po-
teva togliersene somma alcuna , essendo
tutti destinali ad altri usi. Paolo V, a cui
era grandemente a cuore il proseguimen-
to della fabbrica, assegnò per esso le pi-
gioni delle case all' università annesse e
contigue, che allora rendevano circa an-
nui scudi 600. Ma vedendo che per la te-
nuità di tale assegno assai lentamente a-
vanzavasi l' edilìzio, soppresse l'impiego
d'architetto dell'università, per morte di
Gio. Paolo Maggi, ad etletlo che l'annuo
stipendio di scudi 5o assegnatogli sulla
detta gabella, uniti ad altri scudi 5o da
trarsi dalle pigioni.servisse per crearvi so-
pra tanti Luoghi di Monte redimibili col
frullo di scudi 5 per luogo a favore de'
compratori. Quindi pei l'esecuzione nediè
facoltà a'eonservatori di Roma, ingiun-
gendo loro che il iitratto da tali luoghi
40 unì
10 spendessero pel proseguimento della
fabbrica. In questa guisa e non colla nar-
rata dal Ciaccolilo e dalNovaes, Paolo V
supplì alle spese per la fabbrica, che si ac-
crebbe non poco verso setleutrioné, e ne
danno manifesto seguo l'aquile (alterna*
le co' draghi facenti pure parte del suo
stemma) che si vedono scolpite in alcune
delle uicchie ovali, che girano sotto il cor-
nicione nella parte interna del gran cor-
tile,elequaliapparlengonoal di lui stem-
ma gentilizio (la parte colle uicchie con
leste di leuue, è quella edificala da Si-
sto V, l'altra colle api e.-ilro nicchie è
quella che fu eretta da Urbano Vili),
che si vedeva ultre volte collocato presso
l'angolo della facciala dell'edilizio espo-
sta a levante, cornspondeute alla piazza
di s. Eustachio. 11 Borromiuo dice, che
Clemente Vili innalzò parte de'muri la-
terali, principalmente verso austro, con-
tinuali e terminati da Paolo V.Non po-
teva però la fabbrica procedere innaiui
felicemente senza un valente architetto
che la dirigesse, perciò gli ufficiati del po-
polo romano cercavano di eludere il giu-
stissimo provvedimento di Paolo V, sul-
la separazione e parziale assegno da'pro-
venli della gabella dello studio della som-
ma di scudi 6000, per essere invariabil-
mente erogata negli stipendi de' pubblici
professori, quando nel 162 1 l'ottimo Pa-
pa passò a godere il premio di sue virtù.
11 glorioso successore Gregorio XV Lu-
dovisi non lasciò di dar prove del suo a-
more per le lettere, poiché a' 28 agosto
1O22 coti suo chirografo confermò pie-
namente quello del predecessore , ordi-
nando onninamente a 'conservatori diRo-
idii , che rimanessero sempre separati i
6000 scudi per interamente stipendiare
1 lettori, come esige l'equità. In conse-
guenza dell'alto fu stabilito il fisso as-
segnamento sulla gabella del vino a favo-
re dell' uni versi là d'annui scudi 83oQ,cioè
6000 pe'piofe.v>oii e il resto perle minu-
te spese della medesima, per ;di emolu-
fliculi de' suoi mmislri, uffiziuli e tusei-
UN I
vienti, e per le paghe de'maeslri regio-
nari in iscudi 43o, che ancora non era-
no stali soppressi. Il senato avea eletto a
dirigere la continuazioue della fabbrica
Domenico Zumpieri detto il Domenicki-
no, sommo pittore, e il Papa l'approvò
iu uno al salario d'annui scudi 5o. Gre-
gorio XV con istituire la merawigliosa
Congregazione cardinalizia di Propa-
ganda Fide (F.), die luogo a farvi fio-
rire vigorosamente lo studio delle lingue
orientali, seguito dall'apertura della po-
liglotta Stamperia di Propaganda Fi-
de (F.). Il suo medico Gio. M." Castel-
lana gettò i fondamenti della celebre Bi-
blioteca Casanatense, di cui riparlai nel
voi. L V, p. 97, con un legato di 1 2 ,000
scudi. Pel breve suo pontificato, mancò
a Gregorio XV il tempo d'operare ulte-
riormenle a beneficio dell'università, in
che abbondò nel suo lungo Urbano Vili
Barberini che gli successe neh 62 3. Sot-
to di questo magnifico Papa letterato e
di grande ingegno, presto la fabbrica iu
costruzione crebbe di molto, e per le di
lui incessanti premure restò interamente
compita tulla la parte superiore meridio-
nale, cioè condusse a fine la facciata del-
la parte australe, al diredi Boromino, ri-
spondente alla via de'Caneslrari, dove so-
no presentemente le scuole, dice Renaz-
zi; ed anzi aggiunge, sopra cui sino agli
ultimi anni esisteva la rinomatissima
stamperia Salvioni. Quindi in mezzo al-
la facciata esterna venne innalzato il suo
stemma (non più esistente, olii e l'impre-
sa del sole raggiante che vi resta), coll'i-
scrizione che riportai di sopra. Neli632
confermò la deputazione in architetto del-
lo studio, diede! celebre e bizzarro Fran-
cesco Boromino o Borromiuo aveano fat-
to icouservalori di Roma. Da questo, per
far corte al Papa, fu ideato e incomincia-
to ad eseguire il capriccioso e sorprenden-
te disegno della nuova cappella •chiesa
interna iu forma d'Ape, ullusiva al di lui
stemma che formasi di 3 api. Avendo il
senato rotuuuo dichiarato governatole
UNI
della fabbrica Quinzio del Bufalo, da suo
cedersi da' suoi figli e discendevi , e in
inancauzu de'quali autorizzandolo a no-
minare un cavaliere romano, Urbano
Vili confermò sì singolare deposizione.
Mentre il materiale edilizio dell'universi-
tà notabilmente progrediva, il formale
cominciava ad affievolirsi e decadere; e
mentre si assicurava a'professori gli sti-
pendi, scemavano essi in pregio e dimi-
nuivano in numero , perchè vacando le
cattedre si attribuirono gli stipendi per
pagare i debiti da cui era nuovamente
gravata l'uni versila. Si cominciò a trascu-
rare la surrogazione di valenti professori
nelle cattedre di retlorica , già floride e
numerose; gli studi d'eloquenza, pe'quali
l'università erasi acquistata tanta celebri-
tà, erano venuti cotanto meno sino a con-
tarsi un solo professore di lettere umane.
Però Urbano Vili nel 1628 eresse una
cattedra d'eloquenza, e nel 1 63j ripristi-
nò quella di medicina pratica, ma confe-
rendola al suo medico Collicola con li-
bertà di leggere a beneplacito. Con que-
sta disposizione die un colpo fatale all'u-
niversità, mentre cercava di rinvigorir-
la. In vero da tal esempio restarono in-
coraggiati anche i reggitori dell'universi-
tà a promovere in seguito spesse volle
alle vacanti letture, non i più idonei, ma
le persone da loro dipendenti per grati-
ficarle! La con «redazione cardinalizia so-
pia lo studio romano continuava, e tal-
volta si adunò dinanzi al Papa; ed il ret-
tore Giulio Cenci avvocalo concistoriale,
eletto nel 1 64.0, fu ili.°a togliere l'an-
tico uso di fìngere casi criminali atroci e
declamarvi sopra ne'pubblici Concistori,
surrogandovi invece come più adatte a
quegli augusti consessi le proposizioni del-
le cause de Servi di Dio, per l'introdu-
zione a quelle di Beatificazione e Cano-
nizzazione,di che in più luoghi parlai. Nel
1620 l'Aojydeno pubblicò in Roma, De
Pielate Romana, ed a p. 108 tratta: De
Urb isRomae Un iversita tib us,e t Gym ria-
iris. Le cattedre teologiche proseguirono
UNI 41
a occuparsi da alcuni religiosi de'pt itici-
pali ordini regolari, consuetudine che tal-
volta die mediocri soggetti, come rileva
Renazzi. Languì la filosofìa, poiché qua-
si ninno tentò aprirsi uua nuova carrie-
ra nel filosofare, sebbene ([nasi dovunque
iu Italia elevati ingegni, e iu Roma stes-
sa dall' Accademia de' Lincei, che in tan-
ti luoghi celebrai, nuova luce si sparges-
se nella filosofia con consultar la natura
e l'esperienza, e fui. "esempio di società
scientifica in Europa, il che è segnalata
gloria romana. Fiorì però nello studio
romano la matematica lietamente, e dal-
l'industria di due professori la repubbli-
ca letteraria raccolse frutti copiosi, cioè
Andrea Àrgoli di Tagliacozzo e il bene-
dettino p. ab. Benedetto Castelli brescia-
no. Infelice fu lo stato della facoltà lega-
le, a confronto del precedente floridissi-
mo. Alla morte dell'aretino Angelo Giu-
dici, che insegnò l'istituzioni per 3o an-
ni , gli furono celebrale solenni esequie
nella chiesa di s. Nicola a' Cesarmi, alle
quali collegialmente intervennero tutti i
professori dell'università. E questo ilt.°
esempio che s' incontra di tal pio conve-
nevole uso. La facoltà medica si manten-
ne in riputazione, ed iu certo stato di vi-
gore e di lustro. Ridotta l'eloquenza ad
una sola cattedra, iu essa il professore si
limitò a insegnare scolasticamente i pre-
celti rettoria. Copioso poi fu il numero
de'maestri di lingue esotiche, e tanti che
giammai ne avea avuti 1' università , in
lingua arabica, ebraica, caldaica, greca,
siiiaca. Urbano Vili istituì il Collegio
Urbano {V .), ove soltanto si addottora
in filosofia e teologia , non conferendosi
altri gradi accademici, uè anco in altre fa-
coltà; non che fondò il Seminario Va-
ticano. Del resto Urbano Vili fu muni-
fico e grande amatore degli scenziati,de'
letterali ede'poeti, che in copioso nume-
ro fiorirono nel suo memorabile ponti-
ficato^ e co'quali si mostrò generoso e a-
inorevole. Frattanto che nell'inol trarsi del
secolo XV 11 le cose del pubblico studio
4* UNI
di Roma cominciavano a deteriorare sen-
sibilmente, già alla romana letteratura
era sopravvenuta assai grave e violenta
ciisi, ad olVuscarne il bel primiero .splen-
dore; si depravò generalmente in Roma
il buon gusto nelle belle lettere, ma non
s'interruppe il loro coltivamento inde-
fesso e con abbondanza di mezzi. £ no-
to però, che la letteratura, come tulle l'u-
mane cose, va soggetta a vicende; la più
comune cagione è principalmente la man-
canta di premi e di onori a' coltivatori
della medesima. E volgare opinione in Ita-
lia e specialmente in Roma, ebe il seco-
lo XV li fu fatale e disonorevole alla let-
teratura, tutti disprezzando il Seicento e
i Seiventisti. Invece il coltivamento delle
gravi scienze e dell'intellettuali discipline,
in Roma fece ampii e lieti progressi, mol-
ti e utili avanzamenti, non dovendosi con-
fondere colle belle lettere; massime le
scienze fisiche e matematiche vi amplia-
rono assai la sfera dell'analoghe cogni-
zioni, e aprirono il varco a maggiori e più
segnalati progressi, e più che in tutte le
precedenti età. A perenne gloria demen-
ziali di Roma del secolo XVII, il pi in
cipe romano Federico Cesi fu fondatore
e l' ornamento più bello della tuttora
fiorente in Campidoglio e già encomiata
accademia de'Lincei, istituita nel suo pa-
lazzo, ora Palazzo Cainucciiii (ne\ quale
articolo dissi che vi si ammirava la cele-
bre galleiia de' (piatili del valentissimo
barone Vincenzo Camuccini , e cpii av-
verto che dipoi verso ili 855 l'acquistò il
duca di Norlhumberland), formandovi
un orto botanico fornito delle più rare e
pregevoli piaute, una copiosa biblioteca,
un ricco museo d'ugni genere d'antichi-
tà, sempre apeiti a comuu comodo de-
gli accademici. Quest'accademia scienti-
fica precede di gran tempo la fondazio-
ne della real accademia di Londra, di
quella delle scienze di Parigi, dell' altra
de Curiosi di Vienna, e dell'accademia
slessa del Cimento di Toscana. Foco do-
po la metà del secolo XVII era in l'ari-
UN I
gi comparso un giornale letterario conte-
nente le notizie, gli estratti e i giudizi de'
libri, ideato dal consigliere del parlamen-
to Luigi Sallo, e coll'aiuto dell'ali. Gal
lois, sotto il titolo di Giornale de' dotti.
Quest'invenzione bellissima e utilissima
al comodo e istruzione della letteraria re-
pubblica, assai presto fu in Roma adotta-
la. Devesi a gran vanto ascrivere della
letteratura romana, che il i.° Giornale
de letterali pubblicato in Italia uscisse in
Roma, il di cui esempio fu poi imitato
in altre città d'Italia. L'ab. Michelange-
lo Ricci, poi cardinale, ne concepì il pen-
siero, e l'esecuzione fu assunta dall' ab.
Francesco Nazari bergamasco, letterato
di merito assai distinto e dotato d'abilità
pari all'impresa. 11 1 , "tomo nella tipogra-
fia Tinassi fu dato alle stampe nel i663,
e il giornale si continuò tranquillamente
sino al 167;). Insorse allora un'acre con-
troversia tra i librai e il giornale, il qua-
le però fu proseguito tanto dal Nazari,
quanto dall'eruditissimo mg.r Ciampiui,
che avea preso a proteggere un di quelli.
Questo lo continuò sino al marzo 1681,
non giunse l'altro chea tutto il 1679.
Clemente Vili, Paolo V e molto più
Urbano Vili non aveano lasciato di pro-
curare , che continuata venisse la parte
superiore dell'edilìzio dell'università de-
gli studi, in eguaglianza di quella giìi in-
nalzata d'ordine di Sisto V in prospetto
alla chiesa di s. Giacomo. Ma la scarsez-
za d'assegnamenti bastevoli allegravispe-
se necessarie per proseguire e termina-
re una sì vasta fabbrica, e fors'anchc l'in-
dolenza di chi dovea prendersene cura,
furono cagione che lentamente procedes-
se il lavoro, e spesso restasse intermesso.
Dissi che sotto Urbano Vili il Bori omi-
no disegnò la nuova chiesa da erigersi den-
tro l'ambito di essa in luogo della prov-
visoria cappella. Ma veramente inni si po-
se mano a edificarla che sotto Innocenzo
X Pamphilj, già avvocato concistoriale,
che gli successe neh 644» Pel cU c,u vo~
lere si proseguì cou tal vigore, che a suo
U H I
tempo ne fu «piasi compita la coslruzio-
ne. Nc| l649 e,a g,;> terminala la cupo-
l;i, ma il Lizzali issimo cupolino a chioc-
ciola che va restringendosi verso l'alto e
termina in una corona imperiale, non era
ancor finito, come si vede nella delinea-
zione della fabbrica dell'università pres-
so Filippo De Rossi, Ritrailo di Roma mo-
derna. Fu poi Rncor questo innalzato in
forma spirale, eh 'è una delie più ingegno-
se e vaghe opere dal Borromino ideale,
Sopra la palla che sormonta la detta co-
rona, vi collocò la colomba col ramo d'o-
livo nel becco, alludente allo stemma
d'Innocenzo X, tuttora esistente, e sul-
la quale trionfa la croce greca adorna Del-
l'estremità con dei gigli, i quali pure ri-
cordano la sua arme gentilizia (quel Papa
creò cardinale Carlo Gualtieri, già ret-
tore dell'università). 11 Cancellieri nella
citata opera sulle Campane, a p.i 77, de-
scrive tale cupola, ch'egli dice per la sua
altezza e forma può annoverarsi fra'cam-
panili, facendone da lontano la compar-
sa. Osserva che il termine di questa cu-
pola è in forma di torre angolare, e che
la corona imperiale luminosa con raggi,
imitandola luce, è allusiva all'elfeltodel-
le scienze, che illuminano que'che le col-
tivano. Riferisce il Ratti , che disconve-
nendo troppo all'archiginnasio romano
la mancanza d'una chiesa stabile, che fos-
se degna di esso e corrispondente alla sua
celebrità e magnificenza dell'intero edi-
lizio, il cav. Berniuo contribuì che l'ere-
zione fosse allogata al Boromino o Borro-
mino, il quale poi divenne ingratamente
il suo più fiero nemico e persecutore.
Principiò la fabbrica nel 1 64-2,traendogli
ordini di pagamento al muratore i con-
servatoli di Roma e il rettore, ma io tut-
ti d'8oo scudi, per cui pochissimo si fe-
ce. Fu il collegio degli avvocati concisto-
riali che ne assunse pel proseguimento
etlicaeetneule l'impegno con Innocenzo
X, benché non avesse ancora i mezzi ne-
cessari a così grandiosa impresa, e vi o-
peiò iti seguilo il imi iato. Lia lisci va-
li i\ \ 43
la la gloria di compiere e perfezionare
interamenteil nuovo edifizio dell'univer-
sità , dopo oltre un secolo e mezzo dac-
ché era stato cominciato, al munifico A-
lessnndro VII Chigielelto nel i655. Que-
sto dotto Papa amatore delle scienze e de'
letterali, contri bui generosamente grosse
somme di denaro all'università, e giun-
se nel i65g a dare al rettore mg.r Vizza-
ni scudi 10,000 per supplire alle spese del?
l'edificazione. Così non solo nelf inter-
no fece coprire e ultimar la fabbrica del
magnifico tempio pel suo compimento,
e prospettiva del gran cortile; ina anco-
ra nell'esterno chiudere e riquadrare l'e-
difizio, innalzando da' fondamenti quel-
la porzione che guarda la parte di s. Eu-
stachio, e che facendo angolo verso set-
tentrione, dov'era l'antica dogana, e pre-
seutenienle è il palazzo de' conti Carpe-
gna, al dire di Retarti, il che forse non
mi pare del tutto esatto. L'antica doga-
na era situata nella via della Dogana
vecchia, la quale comincia dalla piazza
di s, Eustachio, incontro il palazzo Cenci
ora Macca rani, ma non ha che tare col pa-
lazzo Carpegna, alquanto distante, posto
tra le due vie degli Staderari, perciò per
buona parte incontro ad un'ala dell'edili-
zio di cui ragiono. 1 11 epoca posterioi e,cioè
da Innocenzo XII, fu eretto l'edifìzio del-
l'attuale Dogana di terra , ed allora fu
trasferita ivi la dogaua. Nou debbo tace-
re che il Palazzo Carpegna allora era
de' marchesi Baldinotti, cioè prima che
nel 1710 da loro 1' acquistasse il cele-
bre cardinal Carpegua; e che nel 1606,
come rilevai nel ricordato articolo, le do-
gane furono appaltate al marchese Ze-
uobio Baldinotti di Pistoia, la cui figlia
sposò il conte di Carpegna, appalto che
sembra protratto sinoal 1678. Questo fui-,
to darebbe una probabilità, che il Baldi
notti aveste tenutola sua dogana nel prò-
prio palazzo , ovvero avesse acquistato
questo quando già la comprendeva; ma
la distanza della via della Dogana vec-
chia, che rammenta il luogo ove esiste-
44 uni
•«, mi fa dubbiosa I' asserzione dell' ot-
timo storico Reoazzi, auzi avendone fat-
te ricerche, escludono la supposizione.
L'accurato Bernardini, che d'ordine di
Benedetto XIV fece e pubblicò la De-
scrizione de Rioni di Roma nel 1 744»
a p. i4o parlaudo delia via Dogana vec-
chia, dice che questa era già ove è 1' al-
bergo de' IVI archegiani, eh' è un fabbri-
cato contiguo alla chiesa di s. Eusta-
chio. Però non voglio nemmeno occul-
tare, che quasi un secolo dopo l' enco-
miato e autorevole scrittore Ratti, nel
darci l'obbligazione di garanzia sulla cu-
pola della nuova chiesa di Borromiuo,
della quale da qui a poco terrò ragione,
pose per condizione." Che si tiri avanti,
et termini lino al primo piano la loggia di
mano manca, che fiancheggia delta chie-
sa dalla pai te della Dogana fino allo shoc-
care nella piazza della Dogana". Per piaz-
za dellaDogaua,o deve intendersi la piazza
di s. Eustachio che precedeva la Dogana,
o al più. anche la piazzetta formala dal-
lo spazio eh' è tra delta piazza e le due
vie Staderari; ed iu questo caso acquista
probabilità il riferito da Reuazzi. Dirò di
più altro risultato delle mie indugiai. La
dogana non avea un solo e tegolaie edi-
lizio. Olire la detta località, eh' è assai
mediocre ueli' ampiezza, ne avea altra
precisamente nella casa accanto alla ii-
nomata ed esistente trattoria del Falcone,
il che risulta da un documento certo. E
siccome tale casa resta in (ondo e di fron-
te della piazza di s. Eustachio, e perciò
da un iato dell'adiacente omonima chie-
sa, così pare certo, che tutta la piazza
avesse il nome di Dogana e lo comuni-
casse alla propiuquu via che lo conserva;
non che al resto di-Ila piazza versoli pa-
lazzo Carpegna, In quale ultima parte
venne ristretta dall'angolo dell'edilìzio
dell'università romana di tramontana o
seltentrioue. Sembra lilialmente che la
piazza in discorso fosse contemporanea-
mente denominala anche di sani' Eu-
stachio. Iu tal modo credo aver chiari-
U N I
to e conciliato le narrate proposizioni.
In memoria del compito edilizio, e de-
gli altri comodi e ornamenti da Ales-
sandro VII aggiunti all' università, de'
quali poi dirò, il collegio degli avvo-
cali concistoriali fece incidere nel super-
bo frontespizio della chiesa nel 1 66 1 l'e-
sistente iscrizione, riportata dal Reuaz-
zi. Allorché prima della metà del secolo
XV furono dal senato romano collocate
le pubbliche scuole nel sito dove ora so-
no, si die a loro ingresso nella piazza di
s. Eustachio per comodità degli studen-
li, che abitassero iu Roma a levante, e con
savio provvedimento. Il 1 lori omino nel-
l'innalzaie all'angolo e lati della piazza
di s. Eustachio, e ridurre in isola la fab-
brica, due maestose porte apiì orizzon-
talmente da quella parte co'suoi padi-
glioni innanzi e magnifiche loggie sopra,
una sulla detta piazza, e l'altra nella via
che passando dinanzi al Palazzo Laute
conduce al Teatro Falle, e porta que-
st'ultimo nome. Avea pur pensato il Bor-
i omino, che non ebbe pari nell'ardimen-
tose novità e felice esecuzione di sue in-
gegnose e straordinarie idee, di chiudere
l'ingresso esistente nell'opposto lato, che
corrisponde incontro alla chiesa di s. Gia-
como, e di aprire ivi due altre gran por-
te, eguali d' ornati e corrispondenti per
linea retta al suddetto, onde il colpo d'oc-
chio riuscisse a' riguardanti più vago, <j
più spedilo fosse il passaggio pe'portici,
che circondano il gran cortile. Così puro
riuscito sarebbe piii arioso e comodo il
passeggio per la scolaresca ne' portici, la
quale ivi si trattiene o disputando, o at-
tendendo l'ora delle rispetti ve lezioni. Di-
seguo in vero bello, che può vedersi inciso
in rame nella delineazione e descrizione,
che per cura di Sebastiano Giannini, che
avea acquistato il di lui studio, fu pub-
blicala iu Roma nel 1720 e dedicata a
Clemente XI, nella divenuta rara: Ope-
ra del ca\'. Francesco Borro/nino ca-
vata da' suoi originali, cioè la chiesa e
fabbrica della Sapienza di Romaj con
U N I
in veduta in prospettiva, e con lo ut ndio
delle proporzioni geometriche , piante,
al lezzi-, profili e spaccati, in 4^> tavole.
Inoltre per eguagliare il prospetto dalla
parie occidentale dell'edilizio, avea dile-
guato il Dominino d'innalzare un altro
campanile, il quale facesse simmetria con
quello già erettovi nell'angolo verso set-
tentrione e il palazzo Carpegn», dove as-
sai fuor di luogo sorgendo isolato rompe
e guasta tutta l'architettonica simmetria
«Iella fabbrica. Dovea un tal campanile
all'interno esser costrutto con tal artifi-
zio, che potesse servire di specola o os-
servatorio, di cui tuttavia è mancante l'e-
dilìzio dell'università, non però questa
come a suo luogo riferirò, cosa che tan-
to bramò il Renazzi. Dice Ratti, che Bo-
i omino voleva alzare due alte torri, una
nel sito del campanile, l'altra nell'ango-
lo opposto ad uso di specola; e che le sue
vaste idee, se realizzate, avrebbero accre-
sciuto bellezza e magnificenza al già no»
lidissimo edilizio. Di più Alessandro VII
pensò di destinare ad uso veramente u-
tile e decoroso quella porzione , che al-
l'elleno narrato doveasi alzar da'funda-
menti. L'uni versila era senza libreria, che
servisse in particola!- modo al bisogno e
al comodo de' professori e degli scolari.
Quest'ultimi specialmente nell'ore inter-
medie tra le diverse lezioni, eranocostret-
ti a rimaner ne'loggiati, per cui si ha in-
gresso nelle scuole, esposti all'intemperie
e alle vicende dell' aria e delle stagioni,
uè eravi luogo per trattenersi a impiega-
re utilmente il tempo, e molto meno e-
ranvi libri per occuparlo nello studiare.
Per provvedere a tutto, il Papa con lode-
volissimo accorgimento, volle che la nuo-
va porzione di fabbrica, che si stende dal-
la via Staderarijdoè quella tra l'univer-
sità e il palazzo Carpegna , sino all' an-
golo sulla piazza di s. Eustachio, servis-
se per formarvi un vasto bislungo salone
ad uso di libreria. Lo fece a tal uopo for-
nire di plutei superiori e inferiori di no-
ce, cou bella simmetria disposti, e divisi
U M I 4~
in mezzo colle opportune corsie, cornate
altresì con pitture analoghe il rentrodel-
1h gran volta da Clemente Majoli pillo-
re di sufficiente abilità. Nella città a Lr-
bania (P".) trovava*i presso de' Chierici
regolari minori ( P .) una copiosa biblio-
teca, collocata nella loro casa detta del
Crocefisso da Francesco Maria II idtimo
duca d'Urbino, e da questa nobile città
ivi trasportata, la quale ivi giaceva ne-
gletta e inutile, secondo il Renazzi. Ales-
sandro VII promessa all'ordine una cat-
tedra neh' università e una consnlloria
nell'Indice, la fece trasferire in Roma nel
sito destinato per la libreria, che dal suo
nome si chiama Biblioteca alessandri-
na {P.y. Col breve Innotuit Nohis, de'7
agosto 1657, Bull. Boni. t. 6, par. 4, p-
187, commise al legato d'Urbino la tra-
smissione in Roma anche della bibliote-
ca à' Urbino (V.) esistente in questa cit-
tà, a cui die in compenso 10,000 scudi,
per collocarla nella biblioteca Vaticana.
Ho voluto qui di ciò far cenno perchè ta-
le libreria , contenente principalmente
mss. e codici, non si confondesse coll'al-
tra. Indi per aumentare la biblioteca A-
lessandrina, le donò molti suoi libri, e
volle che si accresresse con gran parte di
quelli che avea uniti insieme il celebre p.
ab. d. Costantino Gaetano per uso de'
suoi monaci benedettini che da qualun-
q uè paese si recassero a Roma, nel vasto
ospizio o collegio che avea intrapreso a
fabbricare in Trastevere. Nel principili
prospetto della biblioteca fu posto il bu-
sto in bronzo del benemerito Alessandro
VII, scolpito da Domenico Guidi, con o-
norifìcentissima iscrizione riprodotta da
Renazzi. Quindi con sua bolla , riferita
dal p. Carafa, provvide al regime, rego-
lamento e conservazione della bibliote-
ca, la cui soprinlendenza commise al col-
legio degli avvocati concistoriali, da'qua-
li si dovesse di triennio in triennio depu-
tar un di loro col titolo di bibliotecario,
a cui spettasse di presiedere alla biblio-
teca, e di far quanto di comun consenso
4G UNI
si sarebbe conosciuto spediente per mnn-
tenerla in buon online e accrescerla di
nuovi libri. Stabilì ancora, conquella par-
ie della bolla riferita dal Batti, die dal
collegio dovessero scegliersi un i.° e un
2.0 custode per aver cura de'libri, distri-
buirli e ritirarli dagli studenti, e per as-
sistervi continuamente ne'giorni e ore sì
mattutine che pomeridiane, in cui la bi-
blioteca fosse per tenersi aperta a pub-
blica comodità. Ambedue i custodi volle
il Papacbe fossero sacerdoti, imperocché
avendo colla suddetta bolla soppressa la
prepositura e le duecappellanie già eret-
te da Leone X nell'antica cappella del-
l'università , trasferì negli stessi custodi
il peso di celebrare alternativamente la
s. messa nella chiesa in tutti i giorni, in
cui stessero aperte le scuole, e appoggiò
loro la cura della chiesa stessa e delle sa-
gre suppellettili. Al i ."custode furono as-
segnati 1 o scudi mensili,e 7 al 2.°,con con-
veniente abitazione per ciascuno dentro
l'università. Alessandro VII, riservando-
si per lai. 'volta l'elezione del biblioteca-
rio e de'custodi, scelse per bibliotecario
l'avv. concistoriale Marc'Antonio Burat-
ti romano (indi confermato da' colleghi
ne'due seguenti anni, poi prelato e cano-
nico Vaticano, rieletto rettore e confer-
mato per 4 anni consecutivi; ma sicco-
me eravisi perpetualo, morendo nel 1 702
il collegio decretò che l'uffizio di biblio-
tecario per l'avvenire dovesse durare un
solo triennio), peri ."custode il maltese sa-
cerdote Carlo Magri (eruditissìmo,che fe-
ce una nuova traduzione della Notizia de
vocaboli ecclesiastici, del fratello Dome-
nico, col titolo di Hicrolexicon y da lui
corretta ed emendata comechè poco cri-
tica , onde era stata una delle prime o-
pere soggette a censura nel suddetto Gior-
nale o Diario de letterali ': di lui parlai
nel voi. XL1I, p. 66 e altrove), e per a."
Fausto Nairoui prete maronita (profes-
sore nell'università di lingua siriaca per
oltre /|o anni, il cui stipendio da 60 scu-
di si accrebbe sino a 160; celebre per la
UNI
cognizione dell'antichità sagre orientali,
e per due libri dati in luce, uno ricorda-
to nel voi. XLIII, p. 1 16, l'altro intito-
lato Evoplia. fidei Calholicae Romanae:
divenne poi 1." custode, e quale canonico
di s. Eustachio fu sepolto in tal chiesa
nel 1 708, ed ove riposano le ceneri di mol-
ti professori dell'università romana, poi-
ché per essere vicini ad essa abitarono
nella parrocchia), di cui erasi servito per
unir insieme in Urbania i libri della bi-
blioteca Urbinatense e presiedere al tra-
sporto in Roma. Finalmente pegli stipen-
di de'due custodi furono dal Papa attri-
buite le somme già assegnate sulla ga-
bella dello studio al preposi to e a'cappel-
lani da esso soppressi, eccettuando le spe-
se occorrenti per l'anniversario di Leone
X,e per la ricognizione del pubblico pro-
fessore, che fa l'orazione in lode del me-
desimo, volendo che si continuasse la ce-
lebrazione dell'uno e la recita dell'altra.
Perla manutenzione poi della biblioteca,
e per l'aumento e compra de'libri, il Pa-
pa assegnò le rendile che sopravanzasse-
ro dalle pigioni delle botteghe e magazzi-
ni esistenti (e nel corrente secolo per de-
coro tolti affatto da Leone XII, e così l'u-
niversità acquistò maggiori locali) nel cir-
cuito esteriore dell'università, da erogar-
si principalmente nel conservar la fabbri-
ca e fornire a' bisogni della chiesa. Non
mollo dopo ebbe la biblioteca Alessandri-
na aumento insigne di volumi, mediante
il già celebrato legato del prof. Carpani,
di sua copiosa libreria, enei frontespizio
di ciascuno de'suoi libri fu notalo il suo
nome per distinguerli, a memoria del suo
benefìzio, del suo zelo pel decoro dell'u-
niversità, e di sua premura a bene de'col-
leghi. Il Piazza nel trai. 1 3 Delle Libre-
rie Romane, ne discorre al cap. 3: Del-
la pontificia romana della Sapienza.
L'encomia e chiama,Teatro dc'moiii let-
terati, e bell'ornamento del celeberrimo
Ateneo romano. Diceche Alessandro \ Il
in compenso a'ehierici minori assegnò lo-
ro in perpetuo una lettura di filosofìa ino-
UN!
rale. Indi ne ila distìnta notizia, coe-
rentemente al narrato, rilevando la qua-
lità de'preziosi libri che contiene. Il giar-
dino de' semplici, ch'era stato negli or-
ti del palazzo apostolico Valicano prov-
vidamente piantato e cresciuto nel seco-
lo XVI, e sembra essere allora servito
pure ad uso del pubblico studio e de' di
lui professori , col volgei degli anni fu tra-
scuralo in guisa, che non ne restò vesti-
gio né memoria. Forse avrà a ciò contri-
buito il soggiorno, che dopo i grandiosi
aumenti fitti da Paolo V al nuovo piaz-
zo Quirinale, intrapresero i Papi a fate in
questo con maggior frequenza e anche di
continuo, perchè situato in luogo più co-
modo di Roma, e in aria più ventilala e
salubre, per cui l'abitazione al Vaticano
e le sue adiacenze cominciarono a trascu-
rarsi. Quindi considerando Alessandro
VII quanto disdicesse, che lioma fosse re-
stala priva dell'orto botanico, pensò di ri-
parare al difetto formando un giardino
di semplici, e foi nitodell'erbe-e piante più
rare e singolari, per attribuirlo e unirlo
stabilmente all' università. Quindi sul
Monte Gianicolo, presso il superbo fron-
tespizio della Fontana dell'acqua Paola,
venne collocato, perciò aperto insito e-
levato ed ameno. Gli arboscelli e le pian-
te falle raccogliere, e venir anche con non
lieve spesa da lontani paesi, vi furono di-
stribuiti in ordine secondo le diverse loro
classi,asseguandovi i custodi. E perchè po-
tesse agli studenti della scienza medica e
delle cose naturali sì bello stabilimento
riuscir di profìtto, il Papa ordinò che il
pubblico professore di botanica dovesse
impiegare un certo numero di lezioni a ri-
ferirei nomi dell'erbe e piante del nuovo
giardino, designarne le loro caratteristi-
che, ed esporne le virtù e gli usi medici-
nali. Crebbe in breve tempo tale orto si-
no a contenere oltre 3ooo piante, rarissi-
me e tutte singolari, di cui non molto do-
po Gio. Ballista Trioiifelti bolognese, al-
lora pubblico professore di botauica,eche
per 3o anni l'ebbe in custodia, perilissi-
u rv i 47
mo nella scienza, die in luce il catalogo
colia spiegazione d'alcune tra loro più
pregevoli. In tal guisa l'orto botanico del-
la romana università presto divenne uno
de'più scelti e rinomati d'Europa. iVe trat-
tò eruditamente il Piazza, come untai nei
voi. XLIV, p. 1 08, anche come accade-
mia, la quale aprivasi ue'giorni festivi di
maggio e giugno a ore 22, celebrandone
la bellezza, l'amenità del sito più emi-
nente di Roma. L'anno 1660 sarà sem-
pre memorando ne'fasti della romana ti-
ni versi tà, poiché Alessandro VII, dopo es-
sersi portato personalmente a'sc) settem-
bre i65g a riconoscere i nuovi accresci-
menti del fabbricato, e a visitar minuta-
mente ogni cosa ; terminata la nuova
chiesa , innalzata e aperta la biblioteca,
formato l'orto botanico, ristabilite o isti-
tuite le cattedre che narrerò, riquadrato
l'isolalo edifizio, e compiuta interamente
tutta la fabbrica, nulla piùsembrava man-
care, se non che con conveniente rito si
dedicasse la nuova chiesa e l'università
stessa, per tal guisa accresciuta, decora-
ta, e nel suo material edifizio terminata,
e fosse con solenne pompa inaugurata.
Piacque ciò appunto al Papa d'eseguire
nel 1 660 pel riaprimento degli studi, col-
le particolarità pubblicate un mese dopo
dal prof. fv. Francesco Macedo: Archi-
gyrnnasii Romanae Sapicnliae ab Ale-
xandro VHP. M.perfecli^luslrali^on-
secrati postridie idus novembris de-
sctiptio, Rumaci G61. Domenica 1 6( 1 4
dice il Ratti) novembre 1660 fu dal Pa-
pa destinato a compiere I' allo solenne,
ritardato da un'inondazione del Tevere.
Si die principio nella mattina preceden-
te alle religiose ceremonie colla benedi-
zione fatta da mg.r Lorenzo Gavotti ve-
scovo di Savona della chiesa e altare sot-
to l'invocazione di s. Ivo o Ivone di Ti e-
guier, e il cui bel quadro nella parte su-
periore fu dipinto dal celebre Pietro da
Cortona, e per sua morte e col suo dise-
gno nella parte di sotto compito ila Gio.
Ventura Borghese da Ci Uà di Castello.
48 UNI
Nella sera il cardinal Antonio Barberini
camerlengo, come gran cancelliere e pri-
mario superiore dell'università, vi ricevè
e ripose sull'altare della vecchia cappel-
la le ss. Reliquie da collocarsi nella nuo-
va, ed il corpo di s. Alessandro martire
trovato nel cimiterio di Priscilla col va-
so vitreo cosperso del suo sangue, che rin-
chiuso in nobil arca in dono mandò il Pa-
pa al collegio degli avvocali concistoria-
li, per mezzo del suo sagrista mg.1 Lan-
ducci, la cui autenticasi legge in Halli,
insieme ad uno de'due voti sul corpo del
santo, illustranti la storia d'un celebre
campione della fede, fra' tanti die dello
stesso nome si leggono nel Martirologio
romano e presso i Bollandisli. Questi due
•voti si conservano nell'archivio di detto
collegio , e il pubblicato dal Ratti è di
rog.r De Rossi avvocato concistoriale. Ap-
pena spuntò l'alba della seguente dome-
nica, il collegio degli avvocati concistoria-
li e tutti i pubblici professori s' unirono
nella nuova chiesa per assistere in corpo
alla consagrazione dell'altare e alla mes-
sa, che dopo riposte sotto quello le sagre
reliquie e il corpo di s. Alessandro, vi can-
tò solennemente il cardinal Barberini.
Frattanto sopravvennero molti altri car-
dinali, e i più cospicui ordini della prela-
tura. Finalmente, essendo già compiuto
tutto, giunse all'università lo stesso som-
mo Pontefice colla sua corte. Recatosi
nella nuova chiesa, vi celebrò religiosa-
mente la messa. Quindi ascese il Papa,
seguito da tutta la nobil numerosa co-
mitiva, al gran salonecb'era stato magni-
ficamente ornato di tappezzerie e di fre-
gi, e si pose a sedere sul trono collocato
incontro all'ingresso, presso cui stavano
l'ambasciatore delduca di Savoia, il gran
contestabile Colonna, ed i suoi fratello e
nipote Mario e Agostino Chigi. Erano a'
due lati della sala i sedili pe' cardinali, e
presso loro de'bancbi inferiori per la pre-
latura, e altre scelte persone concorse al-
la gran funzione. Alcune cattedre o pul-
piti intersecavano i sedili de'cardinali, su
UNI
cui immediatamente salirono i professori
di ciascuna facoltà più anziani per fare una
breve e analoga prolusione nella facoltà
che rispetti vamenteinsegnavanojcioèi let-
tori di teologia, di gius canonico, di diritto
civile, di medicina teorica, di metafisica.
A questi successero i pubblici maestri del-
le lingue orientali, dell'ebraica, della si-
riaca, dell'arabica, della greca: recitaro-
no essi un epigramma prima nelle lingue
da loro insegnate, e poi tradotto in lati-
no. Cbiuse questa pubblica solenne le-
zione in ogni facoltà il professore d' elo-
quenza con un'orazione di rendimento
di grazie, ben dovute a un Papa sì splen-
dido benefattore dell'università romana.
Quindi si lesse il catalogo o rotolo de'
pubblici professori, i quali quando era-
no nominati venivano presentati ad Ales-
sandro VII, e ammessi al bacio del pie-
de, dopo cioè mg/ luogotenente è gli av-
vocati concistoriali. A ciascuno di quelli
cheaveano agito, trattando le materie da
loro professate, furono per parte del Pa-
pa date in dono 20 monete o scudi d'o-
ro. Per tramandare la memoria di sì fau-
sto giorno e di tal solenne dedicazione
della romana università eaprimento de-
gli studi, fece Alessandro VII coniare una
medaglia, in cui da un lato s'impresse la
di lui effigie, con camauro, stola e mozzet-
ta.coll'iscrizioner/^/e.r. VII P. O. M.;e
nell'esergo il prospetto dell'edilìzio inte-
riore dell'università, colla nuova chiesa,
col motto: Omni» Sapientiaa Domino,
allusivo al nome di Sapienza, con cui per
antonomasia comunemente viene desi-
gnata l'università o pubblico studio di
Roma. La medaglia la trovo riportata dal
p. Bonanni, Numisma ta Ponlifìcum, t.
2, p. 64i, ed illustrata a p. 686. Nella
Serie, de conii di medaglie pontificie esi-
stenti nella pontificia zecca di Roma fa»'
quali vi è quello di questa medaglia, pel
riferito non è esatta l'indicazione, ch'e-
sprime il cortile dell'archiginnasio roma-
no costruito da Leone X con disegno di
Buonarroti, ed ornato della nuova cbie-
U N I
sa da Alessandro VII. Gli avvocali con-
cistoriali, a perpetuare la ricordanza de'
benefizi d'Alessandro VII generosamente
all'università compartiti, fecero collocare
nc-lf islesso anno nel frontespizio della
chiesa la già summentovala iscrizione.
Poiché fu l'università fornita della nuova
e magnifica chiesa, s'incominciarono to-
sto a celebrare in essa tutte quelle pubbli-
che funzioni, tinto sagre che civili, spel«'
tanti all'archiginnasio, che secondo la va-
rietà de'tempi e delle circostanze si face-
vano nella prossima parrocchiale di s. Eu-
stachio, o anco nella cappella poi da Leo-
ne X aperta dentro l'ambito del vecchio
edifìzio. Come la più antica, così ancora
la principale tra loro era la festa di s. Lu-
ca,sin da'piìi remoti tempi veneralocome
protettore dell'università, e la di cui an-
nua ricorrenza serviva già d'epoca fìssa in
ogn'anno pel riaprimento degli studi. Or
questa festa si solennizzò nella nuova chie-
sa per lai. "volta nel 1662, conservando-
si la sostanza della funzione, che fu sem-
pre la stessa. L'intero corpo dell'univer-
sità adunatasi nel dì festivo di s. Luca,
assistendo alla gran messa cantata. Ter-
minala questa, recita vasi dal bidello pun-
tatore il rotolo o catalogo de'lellori, indi-
cando la materia da leggersi nel nuovo
anno scolastico da ciascuno. in quale scuo-
la e in che ora, e dopo si pubblicava l'e-
ditto pel buon ordine degli sludi, con di-
stribuirsene a tutti gii esemplari stampati,
unitamente al calendario, in cui sono no-
tali i giorni delle rispettive lezioni sì or-
dinarie che straordinarie. Finalmente sa-
liva in pulpito uno de'professori dal ret-
tore preventivamente destinato, e pro-
nunziava un'orazione latina, prolusoria al
riaprimento delle scuole, per infiammar
gli scoluri ad intraprendere fervorosa-
mente la carriera degli sludi. Nel seguen-
te i663 si die principio a celebrare an-
che l'esequie di Leone X nella stessa nuo-
va chiesa, terminando coll'01 azione in di
lui lode , pronunziata da un professore
scello dal rettore. Siuiiliueulc nell'anno
VOL. iXXXV.
U N I 49
stesso il collegio rettorale degli avvocati
concistoriali cominciò ivi nel giorno se-
guente a far l'esequie de' colleghi defun-
ti. Nel i685 (o forse meglio ueli695) si
cominciarono perla i.a volta a celebrar
quelle pe'lettori defunti. Che ne'3 anni-
versari intervengono gli avvocati conci-
storiali, i collegi ed i professori, lo nar-
rai superiormente. In segnilo s'incomin-
ciò dagli avvocati concistoriali, a seconda
del decreto loro de' 1 9 agosto 1 66 1 , a so-
lennizzare pure nella uuova chiesa la fe-
sta di s. Ivo patrono del loro collegio, che
come dissi celebravano nella chiesa di s.
Ivo de'breloui, alla quale ogni avvocalo
offriva una torcia in tal occasione, al ri-
ferire del Fanucci, Opere pie di Roma,
cioè innanzi a! rettorato conferito ad es-
so, poiché dopo la celebravano nella cap-
pella antica dell' università. Tale riso-
luzione il collegio con lettera la parteci-
pò al re di Francia, e si legge uel Ratti.
La celebrazione essendo solenne e a spe-
se del collegio, questo iuvita il sagro col-
legio, ed uno studente ecclesiastico del-
l'ultimo anno del corso legale ordinaria-*
mente, o altro studente di legge, per reci-
tarvi l'analoga orazione latina in onore
del santo. Il Piazza riferisce che nel se-
colo XVII vi assistevano anco gli Udito-
ri di Rota, che poi tralasciarono d'inter-
venirvi, e in fatti non li nominai uel de-
scrivere questa Cappella Cardinalìzia,
ma nel voi. LXXXII, p. 267, per er^
rore, invece d'intervenivano, è detto
intervengono. A tali notizie mi piace ag-
giungere quest'altre. Gli avvocali cou-
cistoriali domandano al Papa la licenza
d'invitare i cardinali per questa cappella,
la cui ora prendono dal cardinal decano,
e quindi si recano a invitare tulio il sa-
gro collegio. Cadendo la festa nell'ottava
di Pentecoste è necessaria una particola-
re licenza per dire la messa del Saoto,nel
qual caso non ci va la commemorazioue
dell'8.*, ma il prefazio e il Cornniunican-
tes proprio dellaPentecosle.Dietro il ban-
co uV cardiuali preti vi assiste il collegio
4
So UNt
degli avvocati concistoriali, dietro quello
de'cardinali diaconi siedono i lettori del-
l'università. 1 cardinali hanno 3 tiri d'in-
censo, i gli avvocati, i lettori e il ceremo-
niere. Terminata la messa cantata da un
vescovo, invitato dagli stessi avvocali, e
giunto in sagrestia, I' oratore pronunzia
il panegirico e non dice l' Ave M 'ariamoti
essendo discorso che si fa dopo il Vange-
lo. Terminata l'orazione i bidelli dell'ar-
chiginnasio presentano a ciascun cardi-
nale, avvocato e lettore, ed agli altri che
hanno assistito, una rama di fiori fìnti,
ovvero un mazzetto di fiori freschi. Rice-
vono e accompagnano i cardinali due av-
vocati concistoriali. Souo anche ricevuti
e poi ringraziati dal cardinal arcicancel-
liere, secondo il riferito del n.° i i4 del
Giornale di Roma del 1857, in cui pur
si dice, che mg.r Rosa ni vescovo d'Etri-
trea pontificò la messa solenne, a mezzo
la quale mg/ Lodovico Jacopini studen-
te di legge e cameriere d'onore del Pa-
pa lesse il panegirico del Santo. Ora de-
vo accennare le copiose notizie che sul
narrato riporta il Ratti, con interessanti
documenti. Comincia col dire , che noti
era ancora perfettamente al suo termi-
ne la nuova chiesa, quando comparvero
al pubblico sanguinose critiche contro
Borromino, sulla solidità della fabbrica,
pitiche la stravaganza e bizzarria dell'ai*-
rhitettura, pretendendosi che i muri del
tempio non fossero sufficienti a sostenere
la sovrapposta cupola, epiù ancora la gran
massa di piombo da cui era tutta ester-
namente foderata. Di die il rettore fece
intimazionegiudiziale a Borromino, pro-
testando contro i danni, e invocando i pe-
riti a giudicare sulle pubbliche apprensio-
ni. Pare che essi non intervenissero, per
l'obbligazione emessa dal boi romi no, ine-
rendo all'obbligo che per ragione comu-
ne hanno gli architetti, com'egli si espri-
me,cioè d'assicurazione della fabbrica per
anni 1 5 a forma del gius comune, oltre la
condizione che riportai. Il tempo ha di-
mostrato, che le censure furono ingiuste
UN I
e senza -fondamento. Dall' assicurazione
legale emessa dal Borromino, prende ar-
gomento il Ratti di esprimere il deside-
rio : che sarebbe stato utilissimo, se la
saggia disposizione di pubblico diritto si
fosse mantenuta in vigore, e fosse stata
osservata anche ne' tempi posteriori al
Borromino. Soggiunge Ratti. » Con que-
sta legge romana farebbe as«ai bella unio-.
ne l'efesina, che Vitruvio fin dal suo tem-
po (nella prefazione al lib. x). desidera-
va fosse adottata anebe in Roma, relati-
va allo scandaglio della spesa occorrente
per ciascun pubblico edifizio. Secondo
una tale leggo doveva ogni architetto che
fosse incaricato di nuova fabbrica, pre-
sentarne la sua perizia al magistrato. Fin-
che la medesima non era al suo termine,
tutti i suoi beni rimanevano obbligali per
essa. Dopo terminata, se l'importo della
spesa superava più d* un quarto la pre-
cedente stima, il di più era a tutto carico
dell'architetto! " Continua Ratti a dire:
Questa chiesa è certamente una delle più
belle, ma insieme delle più bizzarre ope-
re del Boromino. In essa spiegò egli tut-
te le sue nuove e singolarissime idee nel-
l'arte edificatoria, die facendo dimenti-
care le buone regole dell'antica archilei-
lura greca e romana, tanto contribuiro-
no alla decadenza e depravazione della
primogenita dell'arti sorelle. La sua for-
ma partecipa in qua'che modo della cro-
ce greca. E decorata di pilastri d'ordine
composi to,e la cupola sovrappostavi è co-
struita con doppi i archi. Vaghissimo è il
cupolino esterno fatto a chiocciola, ed'uu
travaglio il pili ricercato.» La gran tavo-
la dell'altare èinvenziotic e lavoro di Pie-
tro da Cortona, terminata però da Ven-
tura Borghese di lui scolaro, essendo e-
gli morto' prima di finirlo. Nella parte in-
feriore, ch'è la principale del quadro ; è
rappresentato s. Ivo in atto di accoglie-
re varie persone d'ambo i sessi, che pei lq
propria impotenza daini implorano d'es-
sere gratuitamente difese nelle loro liti ;
nella parte superiore è rappresentato s.
UN I
Luca, ed il Pontefice s. Leone I con altri
santi, contornati da maestosa gloria d'an-
geli, frapponendosi fra una parte e l'al-
tra un ricco panneggio, il tutto assai ben
inleso". A maggiormente decorare la nuo-
va cappella, l'avvocato concistoriale Giu-
lio Cenci, che come dissi era stalo retto-
re, morendo nel 1 659 le avea lascialo due
delle sei colonne di marmo che possede-
va, a scelta degli avvocati concistoriali, i
quali preferirono quelle di lumachella
gialla alte palmi 1 1 circa. Essendo trop-
po piccole pel grandioso altare, furono
invece poi collocate a'iati della porta d'in-
gresso che dalla sala cos'i detta dell'acca-
demia teologica mette nel salone destina-
lo alla collazione delle lauree e all'altre
pubbliche funzioni dell'archiginnasio, il
Ratti nota che di tutte le surriferite sagre
funzioni, oltre la ricordata relazione del
Macedo, ne fu compilata esalta relazio-
ne, e più dettagliata quanto alla chiedi,
da Carlo Vincenzo Carcarasio maestro
delle ceremonie pontifìcie, ed egli la pub-
blicò. Che nel 1662 fu fatto di marmo
lutto il pavimento, con disegno di Boro-
mino; e neh 685 il grandioso altare e la
cornice del quadro, impiegandovi i mar-
mi più preziosi, in guisa che sebbene tut-
to non sia perfetto pel disegno dell'archi-
tetto Conlini, niente lascia a desiderare
per la ricchezza della decorazione. E sic-
come fu eseguito sotto Innocenzo XI O-
descalchi, cogli stipendi sospesi per un fal-
lo a un medico d'annui scudi 700, ne'la-
ti dell'altare vi sono due grandi sue ar-
mi di marmo. Finalmente, che il collegio
degli avvocati concistoriali provvide la
chiesa de' necessari utensili sagri, l' in-
ventario de'quali, prodotto dal Ratti, essi
consegnarono al bidello puntatore nel
1 683, cioè que'da servire per le funzioni
solenni della festa di s. Luca, per I' ese-
quie di Leone X e del collegio, e per la
festività di s. Ivo, funzioni tutte loro par-
ticolarmente spettanti.
Non bastò al munifico genio d' Ales-
sandro VII quanto da esso erasi operalo
UNI ji
a comodo e ornamento della romana u-
ni versila degli sludi, poiché eresse 6 nuo-
ve cattedre di varie scienze, le quali allo-
ra mancavano, e altronde sembravano
essere o utili o necessarie, cioè la cattedra
o lettura delle Contro versi e,qucl!a del De-
creto di Graziano, delle Pandette, dell'i-
stituzioni canoniche e criminali, e la cat-
tedra o lettura di storia ecclesiastica. Di
questa non cade dubbio che Alessandro
VII nell'università uè fu il i.° istitutore,
il quale ben comprendeva, che iu Roma,
sede principale dell' ortodossa religione
e del sommo Pontefice , fonte primario
d'ogni sagra podestà, lo studio che sopra
qualuuque altro dee coltivarsi e fiorire
è appunto quello della storia ecclesiasti-
ca. Ma rispetto alle altre letture, savia-
mente riflette il p. Carafa, aver le mede-
sime avuto luogo altre volte nell'univer-
sità. Infatti Ira'lanti lettori uell'unu e nel-
l'altra giurisprudenza, che contempora-
neamente per lo più insegnavano, non è
da dubitarsi, che alcuni s' impiegassero
nello spiegar l'istituzioni canoniche, e nel-
l'esposizione del Decreto e delle Pandet-
te, la quale lettura era stala intermessa.
Egualmente l'istiluzioui criminali ebbero
già il loro professore. Couviene pertan-
to concludere, che le menzionate cattedre
erano ite in disuso o non fissate stabil-
mente nell'uni versila di Roma , e per prov-
vida cura d'Alessandro VII vi fossero ri-
pristinate, e assegnalo loro certo stipen-
dio e permanente collocazione. Se si au-
mentarono i comodi egli ornamenti del
pubblico studio di Roma, e il suo mate-
rial edilìzio poco dopo la metà del seco-
lo XVII rimase finalmente compito; noti
però prese esso novello vigore e si accreb-
bero i veri suoi formali pregi. Sembra an-
zi che a proporzione dell'aumento d'e-
strinseco splendore, scemasse l'intrinseca
di lui pregevolezza. Se Alessandro VII fos-
se vissuto per qualche altro anno, forse
l'università nou sarebbe sì tosto venuta
dopo il suo pontificato in languore, e po-
scia in decadenza assai critica e luttuosa.
57. UNI
Forse ne avrebbe consolidato gì' inferni
sostanziali vantaggi, die sempre più d'an-
no in anno scemavano, introducendovi
miglior forma di governo, nuovo accon-
cio metodo di studi , e corredandola di
maggiori rendite, valevoli a tenerla sem-
pre fornita d'eccellenti e rinomati mae-
stri. Ma in ogni genere le cose dell' uni-
versità dopo la morte d'Alessandro VII
rapidamente decaddero. Clemenle IX cbe
nel 1667 gli successe nel pontificato, dot-
to per se stesso e amatore de'dolti, visse
assai poco, onde aver tempo e opportuni -
tà di volger su quella i suoi sguardi, e di
rinfonderle il primiero splendore. Nel
1670 divenuto Papa Clemente X in età
d'8o anni, questa non gli permise di ca-
ricarsi di cure sopra il bisogno, né d'im-
pegnarsi in quelle vigorose 1 isoluzioni,che
occorse sarebbero per introdurre miglior
ordine e governo nello studio di Roma.
Non mancò tuttavia il virtuoso Clemen-
te X di confortare i professori e accen-
derli ad adempiere con zeloi propri do-
veri, e di contribuire al mantenimento
della biblioteca. Perciò ordinò che la som-
ma di scudi 6000 già assegnata per gli o-
WNwrì de' lettori, tutta in quelli sempre
si erogasse, ne i sopravanzi che potevano
esservi si convertissero mai più in altr'u-
so, ma si dovessero distribuire e consuma-
re tra'lettori. Ma poco o nulla giovò tal
prescrizione di ClemenleX a risvegliar ne'
professori diligenza o impegno nell'inse-
gnare. Questo Papa condiscese altresì
prontamente all' istanza avanzatagli dal
collegio degli avvocati concistoriali, per-
chè si concedesse in benefìzio della biblio-
teca Alessandrina, bisognosa di maggio-
ri mezzi per la sua manutenzione e au-
mento , il gius privativo della stampa e
spaccio (da molto tempo non più in vjgo-
re)de'Diari, Lunari, Almanacchi, Ordi-
nari ec. su cui quella godeva una presta-
zionedi soli scudi ?.o(l' Ospizio apostolico
di s. Michele, tuttora gode il privilegio
esclusivo di stampare e vendere in lutto
lo stato ecclesiastico i libri scolastici ad
ri n 1
uso delle tettole inferiori: nel n.°i8i del
Giornale di Roma del 1 856 si legge la
proroga del privilegio per un altro decen-
nio, onde provvedere alla sicurezza de'
libri scolastici, de'quali ivi è riportalo l'e-
lenco). A tempo di Renazzi la biblioteca
continuava a raccogliere il frutto della be-
nigna concessione. Circa al suddetto tem-
poopocodopola biblioteca fu arricchita di
due ampi e bellissimi globi o mappamon-
di, e ne fu costruttore l'abilissimo d. Sil-
vestro Amanzio fabrianese,monaco silve-
slrino. Li perfezionò con mirabile esat-
tezza, onde si meritò le lodi de' contem-
poranei matematici e intendenti. Tale or-
namento si deve alla cura degli avvocati
concistoriali, che allora presiedevano alla
biblioteca, da'quali si ordinò il lavoro e si
supplì alla spesa. La guerra feroce che i
turchi aveano mosso in Ungheria a casa
d' Austria, minacciando rovina al resto
dell'Europa cristiana, e una non interrot-
ta serie di critiche circostanze assorbiro-
no giustamente i pensieri e le cure tutte
d' Innocenzo XI del 1676. Perciò non
ebbe agio di prendere in ispecial conside-
razione il pubblico studio, e di riparare
al rapido di lui decadimento, che allora
maggiormente si dilatava. Col breve Cimi
felicistÙei 1 aprilei683, Bull. Roni. I.
8, p. 279, Innocenzo XI concesse alla bi-
blioteca la facoltà di ritenere qualunque
opera proibita e dannala. Nel suo ponti-
ficato si costruì il teatro anatomico nella
scuola a pianterreno , dove in tempo di
carnevale solevansi già far le sezioni de'
cadaveri, e la sposizione e spiegazione del-
le parti della mirabile struttura del corpo
umano e del loro uso, poscia trasferito in
quaresima, e celebrato quale utilissima
accademia dall\£Wei'o/og/odel Piazza. Il
di lui celebre medico Gio. M.a Lancisi, cui
quel Papaavea poc'anzi conferito la cat-
tedra d'anatomia e di chirurgia, fu quello
che propose e ottenne la costruzione del
teatro, con vaga forma di disegno esegui-
la, ed elegantemente ornata. La sollecita
cura de' maggiori per la primitiva lei*
U N I
leraria istruzione de'giovanellj, special-
mente poveri, aveu provvisto al bisogno
e comodo loro cullo stabilimento di scuo-
le pubbliclie,dipendenti da'magistrali ac-
cademici, e distribuite una per ciascun
rione di Roma, onde in sì vasta .metro-
poli hi tenera età neppure avesse il disa-
gio di lungo tragitto per frequentar la
propria scuola. Gli stipendi de'maestri e-
rano notabilmente poco a poco scemati
e ridotti ad annui scudi 3o, nel comin-
ciar del pontificato d' Innocenzo X, per
ogni maestro di grammatica regionario,
e di 4° pel decano. Ma sotto tal Papa fu
tolto anche sì tenue stipendio e di lui or-
dine erogato per le fabbriche di Campi-
doglio. In tal guisa si estiusero le pubbli-
che scuole regionarie, dove i fanciulli i-
slruivansi a leggere e scrivere, e negli e-
letueuti della grammatica, con pubblico
danno. Cessate così tali scuole, il conimi
bisogno per la prima letteraria istruzio-
ne produsse che si aprissero pe' rioni
nuove scuole mercenarie pe' fanciulli, e
per cui i padri dovessero pagare meiisil
pensione a'maeslri, perchè vi ammettes-
sero e istruissero i figli. Ciò esigeva prov-
vedimento perchè alcun inabile o scostu-
mato non abusasse della fiducia de' pa-
dri di famiglia, e mancasse alla cristia-
na e letteraria istruzione de'giovanetti.
Quindi nel 1668 dal cardinal Barberini
camerlengo e gran cancelliere dello stu-
dio si emanò un decreto per ingiunzione
di Clemente IX, con cui si prescrisse, che
ninno ne'di versi rioni di [toma potesse
aprire e far scuola a'ragazzi,e tener pres-
so di se scolari in educazione e convitto,
senza previo esame ed espressa licenza
del rettore dell' archiginnasio romano.
D'allora in poi si osservò , che in ogni
cosa relativa a silfatte Scuole di Roma,
e fino a'nuovi provvedimenti de' nostri
giorni riferiti iu tale articolo, ed a' loro
maestri, fossero pienamente soggetti al-
l'autorità e giurisdizione del detto retto-
re. Lo stesso cardinal Barberini deputò
mg.r Celio Bichi uditore di Bota iu suo
UNI 53
luogotenente nel collegio degli avvocati
concistoriali, secondo il consueto, per la
collazione delle lauree legali in utro-
que j'ure . . . de mandato SS. Domini
Nostri Papae vivae vocis or acido nobis
desuper facto, et auctoritate nostri Ca~
meriaralus ofjlcii, come leggo nella pa-
tente perciò spedita dal cardinale al pre-
lato, presso Renazzi. Come e perchè, do-
po Alessandro VII, sempre più illangui-
disse il pubblico studio, e grandemente
decadesse dal primiero suo stato, lo narra
Renazzi. Solo dirò, che fra le principali
cagioui fu la qualità de'pubbìici profes-
sori di que'tempi, assai mediocri, meno
poche eccezioni; poiché il favore e l'a-
micizia de' reggitori spesso regolava la
scelta de'maestri. Così gli stipendi si re-
golavano per Io più in vista di partico-
lari rapporti, che della fatica e del me-
rito nell'iusegnare, con tristi elfetti : gli
nitri professori quasi tutti , indecorosa-
mente per l'università di Roma, meschi-
namente stipendiati s'indispettivano, in-
di invalse generale trascuranza , e rare
divennero le lezioni pubbliche. Quindi la
scolaresca cominciò a disviarsi, e a pren-
dere altre direzioni. I gesuiti o per accre-
scere sempre più il florido concorso alle
loro scuole del collegio romano, o più
veramente per supplire all'istruzione più
estesa della numerosa gioventù, v'intro-
dussero una lettura d'istituzioui canoni-
che. Così le scuole dell'università rima-
sero quasi deserte, e circa il fine del pon-
tificato d'Innocenzo XI, e in quello assai
breve d'Alessandro Vili, eletto nel 1689
d' anni 79 , alcuna stava chiusa e altre
servivano spesso a usi iuconvenieuli e
diversi dalla doverosa loro destinazione.
Allora fu che il celebre giureconsulto car-
dinal de Luca ferì vivamente i profes-
sori di quel tempo, nella Relatio Roma-
nae Curiae,dhc. 44> n.° 2 sparlando del
pubblico studio e de'maestri di tutte le
facoltà, concluse: attamen videris potius
quoddamStudiuinCaerernoniidc.lenlò
cou poco successo confutarlo il professor
54 V K I
Gallesi, coll'opera legale: Tract. de re-
stit. in iutegr. cap. 7, n.° 11. L' uso in-
valso di stampare e dispensare ogni an-
no i rotoli o cataloghi de'lettori, sommi-
nistrò al Renazzi sicure notizie per illu-
strarli. Il Cohellio neh 653 colla Notitia
Cardinalatus, Romanaeaulae Ofjìcia-
libus a p. 1 o4'- Congregalo prò Univer-
sitate Studii Romani, pubblicò il rotolo
di detto anno , e colle uotizie dell' -uni-
versità e di sua congregazione, notò il
tempo da che ogni lettore insegnava, e
lo 'stipendio che percepiva, licitato Gal-
lesi pubblicò il rotolo del 167 3, presso il
Renazzi, assai più uniforme a'recenti, in
cui si vedono om inessi gli stipendi de'
professori, e in vece trovasi notata l'ora
in cui ciascuno leggeva ne' giorni scola-
stici. Jl Piazza nel 1 6^SyUe\Y Eusevologio,
riporta il catalogo o ordine delle mate-
rie che si leggevano, colla loro distribuzio-
nedel tempo,notnndo che dal numero de'
professori sono usciti molti cardinali, pa-
triarchi,arcivescovi,vescovi, prelati e altri
uomini insigni, che hanno illustrato la
nobilissima università, la letteratura e la
( diesa di Dio. Quaoloalle letture proprie
d'alcuni ordini religiosi dirò.Nel i65i era
professore di teologia fr. Piet . Passerini,
•uiche valente canonista, collo stipendio
di scudi 60. Fr. Lorenzo Bratteati mi-
nore conventuale professore di teologia,
.incora la leggeva collo stipendio di scu-
di 200 quando Innocenzo XI locreòcar-
dinale neh68i. Nella s. Scrittura i let-
tori pubblici erano al solito dell'ordine
romitano di s. Agostino. Il portoghese e
1 .° professore di storia ecclesiastica, ge-
suita e poi francescano fr. Francesco Ma-
ceclo summentovato, di molteplice dot-
! lina e di vasta erudizione, ebbe a suc-
cessori due conventuali. Pe'mesciiini sti-
pendi i professori di filosofìa e matema-
tiche in que'tempi erano religiosi, e non
sufficienti che ad essi. L'etica venne in-
segnata da'ehierici regolari minori, per-
chè Alessandro VII ne cominciò a confe-
rir loro privativamente la lettura in com-
UNI
pensodella suddetta biblioteca Urbaniese
de' duchi d'Urbino (già però altro chie-
rico regolare minore era stato lettore di
lingua caldaica e versatissimo nell'ara-
bica, il p. Filippo Guadagnoli d'Abruz-
zo). Sebbene non appartenga alla classe
de'religiosi, tra' professori dell' epoca di
cui si parla, merita particolare menzio-
ne il celebre e benemerito pontificio we-
dieo, Gio. M.a Lancisi romano, fondato-
re dell' insigne Biblioteea Laneisiana
(^.), nel sontuoso Ospedale di s. Spi/i-
to, dotandola pure di rendite per accre-
scerla e per mantenervi alcuni giovani a
studiare (la donazione seguì lui vivente,
e l'apertura nel 17 16 con molta pompa,
in presenza di Clemente XI e d'un nu-
mero grande di cardinali : nel seguente
1718 stampò in Roma Cristoforo Cai-
sughi, Bibliolheca Laneisiana, con un
discorso De recto usit Bibliofliceae. Con-
tribuì ancora alla formazione della li-
breria -d'Urbino, nel quale articolo par-
lai delle sue Lettere sul viaggio alla
Carpegna e Monte Feltre); e molto più
si conserva la sua memoria e si conser-
verà famosa nelle varie dottissime ope-
re da lui composte, da me ricordate in
più luoghi. A vantaggio dell'insegna-
mento e istruzione de' giovani della no-
bile e utilissima disciplina della medi-
cina, già nel pontificato d'Innocenzo XI
avea il medico Giacomo Rrasavola*Valen-
tissimo, aperto nella sua casa, decorata
di scelta e copiosa libreria, Yaccadcmia
de* Medici i avendo per impresa il corpo
umano, ma cessò colla morte del Papa.
Ne discorre il Piazza nel trat.i ?., cap. 33,
mentre al cap. 16 ragiona dell' Accade
mia dev'Indisposti alla Sapienza, fon-
data dal duca Cantarelli , colla recita di
molti componimenti in versi e in prosa.
Adottò per impresa uu Lauro carico di
bacchi, a'quali s'accosta un colombo per
beccarne alcuno, col motto Sanabitur.
Forse col titolo Indisposti volle l'istituto-
re alludere alla grave indisposizione che
cagiouu negli animi gcutili la velenosa 1
UN !
infingardii ignoranza; ina accostandosi al-
la virtù, che sempre produce pascoli di
godimento saporito e d'antidoto prezioso
a'vizi, gli dà perfetta salute e Io rende vit-
torioso delle proprie passioni, e dell'al-
trui malvagità e calunnie. La congrega-
zione de'cardinali protettori dello studio
romano sussisteva ancora sotto Clemente
X, ma in sostanza era cessata poco a po-
co in ogni operazione e attività. Ne! pon-
tificalo del successore Innocenzo XI uon
si ebbe cura di surrogare nuovi cardinali
«'defunti, né più. si trova dopo tal tempo
memoria o monumento clic la riguardi;
che anzi il cardinal de Luca, che a quel
tempo scrive* la rammentata Relazione
dilla Curia Romana, espressamente af-
ferma, che tal congregazione più non e-
si^leva. Ciò pose, osserva Renazzi, come
il sigillo alla gran decadenza in cui l'uni-
versità incorse allora, la quale re>tò co-à
priva del decoro e del presidio, che ud
essa risultava dall'averper capi, protetto-
rie riformatori i più illustri personaggi e
autorevoli cardinali della Chiesa e cor-
te di Roma. Quanto alla più antica ma-
gistratura de'riformatori dello studio, de-
putala dal senato e popolo romano, un
tempo con amplissima podestà e giuris-
dizione , cessò dal suo uffizio sotto Inno-
cenzo X, comechè divenuta inutile pe'
nuovi ordini dicose, e principalmente per
aver quel Papa nell'edificare sul Campi-
doglio il palazzo poi Museo Capitolino,
assegnalo per le spese anco le provvisioni
che pagavansi a'riformalori dello studio,
a' suddetti maestri di grammatica, ed a
diversi antichi uffìziali capitolini, per cui
non più si procede all'elezione de' rifor-
matori. Così perde il senato i ornano que
sl'avanzo d' autorità e di giurisdizione
sul proprio suo pubblico studio. Quando
già il secolo XVII rapidamente affretta-
\asi verso il suo termine, era l'università
o archiginnasio giunto a tanta decaden-
za, che simile non avea da gran tempo
sofferto, per le suaccennate ragioni. Le
scienze sagre, quasi mai per verità furo-
U N I
55
no in gran voga nell'archiginnasio ro-
mano , come nuovamente dichiara Re-
dazzi. Prima le scuole teologiche d'alcu-
ni ordini regolari aperte auche agli estra-
nei, e poi quelle de' gesuiti nel collegio
romano attrassero a se generalmente la
gioventù studiosa delle sagre discipline,
la quale vi trovava mezzi opportuni e più
copiosi per ben istruirsi, e quotidiana-
mente esercitarsi. Quindi nell'università
sempre più divennero rari i discepoli nel-
la classe teologica. Le cattedre di questain
progresso di tempo furono privativamen-
te addette ad alcuni principati ordini rego-
lari, i quali seguendo diversi sistemi non
presero nuova e più spaziosa carriera :
gli ordini che tuttora hanno il proprio
lettore, sono 1' agostiniano Tornitami, il
conventuale, il domenicano, il carmeli-
tano calzato. Dopo il pontificato d' Ales-
sandro VII le scuole teologiche divenne-
ro sì scarse di discepoli,che in alcuna con-
lavasene appena uno o due, e qualche al-
tra era affatto deserta. La scuola di sto-
ria ecclesiastica io principio pel credilo
del professore e per la novità della cosa
ebbe sufficiente numero d'intervenienti,
ma non molto dopo si diradò la frequen-
za, e iti essa pure sopravvenne general di-
serzione di scolaresca. Ne più lieta sorte fu
a quel tempo quella delle scuole di filoso-
fia. Quasi sempre si deputavano medici ad
insegnarvi, i quali anziché immergersi iu
filosofiche speculazioni, al continuo eser-
cizio attendevano della lucrosa loro pro-
fessione : quesle scuole pure erano per lo
più affatto vacue di discepoli. Quanto al-
la fisica, mentre già quasi dappertutto e
in Roma stessa ingegnosi e asseunati fi-
losofi attendevano ansiosamente ad esa-
minar la natura e a penetrarne i segreti,
segui vauo i maestri a star attaccati agli
antichi sistemi. Sebbene nel collegio ro-
mano insegnavasi altrettanto io tutti i ru-
mi diversi delle filosofiche discipline, non
perciò tali scuole lasciavano d'esser fre-
quentate da numerosa scolaresca, che dal-
la sua puerizia ucl collegio romano erasi
'56 UNI
assuefatta a ricevervi la letteraria istru"
rione. Le scuole filosofiche dell'archigin-
nasio giace vano abbandonatecelo in quel-
la di matematica, quando vi fu preposto
a insegnarvi Vito Giordani , molti con-
corsero a istruirsi sotto la disciplina di
uomo si raro e accreditato. Nelle scuole
di giurisprudenza il concorso de'discepoli
si minorò non lievemente, massime dopo
la negligenza de'posteriori professori, che
disgustando la gioventù la rese più rara
a intervenire alle lezioni. Quindi surse la
moltiplicazione di particolari maestri di
legge, da'quali tenevasi aperta scuola pri-
vata nelle loro case, e che da'genitori do-
viziosi venivano assunti per istruire pri-
vatamente i loro figli. Così con disdoro
de'pubblici professori s'intraprese a sup-
plire all'indolenza e negligenza loro nel
dar lezione; anzi per avidità di lucro, in-
vece d'insegnar pubblicamente nell'ar-
chiginnasio, cominciarono anch'essi a te-
ner nelle loro case scuola aperta con mer-
cede, specialmente nell'istituzioni. Ecco
come le pubbliche scuole rimasero quasi
totalmente abbandonate d' uditori, con
grave danno al credito e decoro dell' u-
ni versila romana. Rispetto agli studi del-
la medicina si mantennero , come sem-
pre, in credito e vigore, anche per non
esservi in Roma altre scuole pubbliche
in tal facoltà, né era facile supplirvi con
particolari maestri; perciò sufficiente fu
il concorso della scolaresca, dalla neces-
fcità costretta a frequentar le scuole del-
l'università, d'altronde fornita di profes-
sori di merito. Gli studi d'eloquenza, già
fioriti meravigIiosameole,caddero in lan-
guore, poiché i professori di retlorica e
belfe lettere ad uno soltanto erano ridot-
ti.n'l ranii>niano edi comune sapere,men-
Ire tra' romani eranvi molti e migliori.
Sorte men trista ebbero le scuole di lin-
gue dotte. Chiunque bramava istruirsi
Ite linguaggi orientali, tanto necessari alla
più compiuta intelligenza de' sagri libri
del vecchio e nuovo Testamento, non po-
teva altrove soddisfar sua brama, che nel-
U N 1
le scuole dell'università. Né mancarono
professori di lingue di singoiar dottrina
e noti per opere pubblicate, il che gio-
vava a richiamar ad udirli gli studenti
di sagra erudizione.
Neh 69 r divenne Papa il magnanimo
Innocenzo XII Pignattelli, mentre giace-
vano in luttuoso stato gli studi di quasi
tutte le discipline nell'archiginnasio ro-
mano, anzi alcune scuole forse per l'avi-
dità de' ministri subalterni servivano al
pubblico esercizio d' arti e mestieri. Fu
perciò malignamente suggerito al Papa
d'assegnare a'reli giosi delle Scuole Pie
(P.) l'edifizio, per convertirlo in uso di
loro scuole, collo specioso pretesto di più
opportuno comodo e di maggior pubbli-
ca utilità. I benemeriti scolopii insegnali-,
do gratuitamente a'fancudli poveri, as-
sai propenso era all' istituto Innocenzo
XII, perchè inclinalissiino a favorir tnt-
tociò, che contribuir potesse al sollievo
de' poveri , onde si meritò il glorioso e
onorevole nome di Padre de' poveri. Quin-
di avea prestato favorevole orecchio al-
l'inconveniente progetto, e colla miglior
intenzione di giovare più ampiamente al-
la cristiana e letteraria educazione de'gio-
vanetti , mostravasi disposto a cedere a'
religiosi scolopii l'edifizio dell'università.
Che se l'università di Roma sfuggì il gra-
ve pericolo, di cui era minacciata, se e-
vilò il suo avvilimento, se Roma fu sal-
va da tale disdoro, fu ciò per vigile e lo-
devole cura del reltoral collegio degli av-
vocati concistoriali, e per industre ope-
ra de'professoii legali. Questi, a 'quali dal-
l'eH'eltuazioiie di sì stravagante progetto
ne sarebbe ridondato più danno, e scor-
no die agli altri, ebbero il coraggio di
accingersi a combatterlo, e a frastornar
l'ottimo Innocenzo XII dall' accudirvi.
L'avvocato Didaco d'Aghirre professore
primario di leggi, uomo di credito e che
la stima godeva di parecchi cardinali, fu
quello che a fronte scoperta intraprese a
distornarne il colpo fatale. Coll'aiulo d'al-
cuni suoi colleghi compose una scritta-
UNI
ra , fondata su sode ragioni , fornita di
gravissimi riflessi, e con doveroso rispet-
to, ma insieme con energica franchezza
distesa. Fiancheggiato dalla valevole as-
sistenza del collegio rettorale, l'Aghirre
stesso la presentò al Papa e l'accompa-
gnò coli' energia della voce. Innocenzo
XII colla sua saggezza, dopo aver matu-
ra mente considerato il peso preponde-
rante de'rilievi espostigli, siccome dotato
di fino accorgimento, tosto comprese l'as-
surdità e 1' ingiustizia dello strano pro-
getto, a Roma eminentemente obbrobrio*
so, nocivo alla s. Sede, e alla gloria in-
festo del suo memorabile pontificato; in-
di lo respinse irremovibilmente, e lo con-
dannò a quel perpetuo obblio che meri-
tava (si può vedere il memoriale indi-
rizzalo a Clemente Xlintorno allo sta-
to antico e moderno dello Studio gene-
rale della Sapienza di Roma, ivi 1 705).
Svanito per vigilanza ecoraggio del colle-
gio rettorale e de' professori, il progetto
pernicioso alla perpetuità e integrità del
l'antichissimo e celeberrimo archi°inna-
o
sio romano, Innocenzo XII a rinvigorir-
lo energicamente prima d'ogni altra co-
sa rivolse il pensieroa provvederlo di nuo-
vi ed esimii maestri, i quali colla loro di-
ligenza e rinomanza ne ravvivassero lo
splendore. Per buona ventura dell'uni-
versità era allora gran cancelliere dello
studio di Roma il cardinal Gio. Battista
Spinola nuovo camerlengo, il quale re-
putò debito del suo uffizio d'usar subito
d'ogni sforzo per fargli riprendere il pri-
miero stato d'attività e vigore, onde to-
glierlo al pericolo di nuovi tentativi d'in-
decorose e pregiudizievoli innovazioni.
Formò un piano di riforma a'tempi con-
gruente e per sbarbicarne i disordini, e
lo presentò al Papa per l'approvazione,
che vi appose con chirografo de' io feb-
braio) 700, presso il Renazzi ; ma fu co-
me il pomo di discordia e il germe di
quelle controversie giurisdizionali, sulla
direzione e governo dell' università che
dopo si suscitarono e agitaronsi. Sicca-
UN I 57
me la facoltà legale , e dopo di essa la
medicina erano in singoiar voga, diven-
nero precipuo scopo delle riforme. 11 Pa-
pa ingiunse al cardinale di comminar pe-
ne e di dar tutti quegli ordini, che piìi
gli paressero, con valersi di tutte le fa-
coltà, che avea come camerlengo, dan-
dogli di più tutte l'altre facoltà neces-
sarie e opportune, rimettendo tutto al
suo assoluto e pieno arbitrio. Il cardinal
Spinola con zelo non tardò un momento
a far eseguire i mezzi ei provvedimenti
per riordinare il pubblico studio prescritti
nel pontificio chirografo, con emanare
diversi editti. Pertanto ordinò la chiusu-
ra di tutte le scuole private legali, mas-
sime quelle aperte nelle case de' pro-
fessori, tranne le scuole per particolare
uso de'collegi e seminari, e interdisse a
chiunque la facoltà d'insegnar giurispru-
denza. A provvedere l'istruzione pubbli-
ca stabilì per la 1 .a volta nell' università
le lezioni quotidianedell'istituzioni civili,
canoniche e criminali ; sicché oltre l'or-
dinarie a certi determinati giorni nel ca-
lendario assegnate, e le straordinarie ne'
dì festivi e di comune vacanza , anche
quelle vi venissero introdotte , le quali
dal principio dell'anno scolastico durar
dovessero sino al seguente settembre. In-
o
di 3 scelse tra'lettori legali, che comin-
ciassero il turno annuo delle lezioni, ed,
assegnò loro sulla dogana dello studio un
accrescimento di scudi 120 per ciascuno
di stipendio, per l'anno in cui legessero
l' istituzioni. Lo stesso assegno fece a a
lettori medici, che similmente elesse a in-
segnar quotidianamente per turno l'isti-
tuzioni di medicina teoretica e pratica.
Ordinate così le cose , nel 2.0 giorno di
quaresima del 1700 i professori legali e
medici mentovati principiarono le scuo-
le quotidiane con indicibile concorso di
studenti. Nel i.° lunedì di quaresima si
apù il teatro anatomico dell'università,
per seguire l'aulico uso di far in tal tem-
po lezioni e dimostrazioni anatomiche cou
maggior solennità. Il celebre Raglivi, nou
58 UNI
contento di sua prelezione ilei mattino ,
con anime tornava verso sera al teatro
per dare una a.* lezione a'suoi numerosi
discepoli. A tutti gli altri lettoli poi s'in-
culcò dal carnet tengo l'obbligo cbe loro
incombeva,di venir ali università ne'gior-
m destinali nel calendario di essa, a far-
vi le lezioni delle materie a ciascuno as-
segnate, e furono comminate gravi pene
ii cbi negligentasse il proprio dovere. A
qualunque professore si vietò di doman-
dare o ricevere dagli scolali mercede o
dono alenno sotto qualsivoglia titolo o
pretesto, clie alla pubblica istruzione to-
gliesse d'esser gratuita e universale. Vari
altri provvedimenti emanò il cardinale
riguardanti i melodi degli studi, i doveri
degli scolari e il buon ordine delle scuo-
le. Tulio riuscì felicemente a tenore del-
l'intenzioni del Papa, dell'idee del car-
ili naie e de'pubblici voli. Lo studio ra-
pidamente si rimise in pregio, a centinaia
ci centinaia accorsero gli studenti non solo
delle jàllà convicine, ma ancora de' più
i montati studi d'Italia e di fuori, frequen-
tato da'letterati ollremontani a udir con
soddisfazione le lezioni de'professori. Ap-
pena «invigorita l'università, Innocenzo
XII passò agli eterni riposi, ed a'^3 no-
vembre 1700 gli fu dato a degno suc-
cessore il dotlo e virtuoso Clemente XI
Albani, amico e mecenate de' letterati,
cbe in gioventù iteli' archiginnasio dal
dottor Carpani a vea appreso la giurispru-
denza. Presso di lui fu agevole al cardi-
nal Spinola di procurare ogni maggior
bene all'uni versila, e d'impegnarlo a coa-
diuvare e garantire colla sua suprema
autorità quell'ullerior riforma e più este-
so riordinamento, di cui quella sembra-
vagli tuttavia abbisognare. Clemente XI
bramoso di renderla nel suo pontificalo
utile e fiorente, accudì prontamente al-
l' inchiesta. Però gli piacque cbe proce-
dessero le cose cou intelligenza del col-
legio rellorale degli avvocati concistoriali,
onde fosse per effettuarsi senz'alani di-
sturbo e altrui amarezza. A tale elletto de-
li N 1
[itilo una congregazione particolare com-
posta degli avvocali concistoriali Fagua-
ui decano, Spreti rettore deputato dello
studio e colla qualifica di segretario, Se-
vetoli e Bottini, e degli uditori di Rota
Capraia e Scolti , già membri di detto
collegio. A questa congregazione die per
capo il cardinal Spinola, innanzi a cui si
dovesse adunaree dalla cui direzione di-
pendere. Avendo assai influito al languo-
re de'professori nell'insegnare e al deca-
dimento dell'università, la troppo accre-
sciuta moltiplicazione delle letture, e la
gran sproporzione tra gli stipendi de'lel-
lori, pegli arbitrari assegni, alcuni aven-
do annui 700 scudi, altri 60 e sino 25;
perciò nella 1 ." congregazione de'19 lu-
glio 1701 si decretò ripararvi con divi-
dere tulio il corpo dell' università in 3
classi. Secondo l'uso delle più antiche e
celebri università d'Europa seguila di-
visione : cioè legale, medica, e in classe
dell'arti, sotto cui restarono generalmen-
te comprese due cattedre di teologia, una
di s. Scrittura, quella di storia ecclesiasti-
ca e controversie, le cattedre di logica ,
fìsica, metafisica, matematica, etica, ret-
torica, e delle lingue greca, ebraica, a-
raba e siriaca. Le cattedre legali molti-
plicate ai 1 si ridussero a 9. In altra con-
gregazione si fece la divisione degli an-
nui scudi 6000 sulla gabella dello studio,
per classi, e neh 702 fu approvata dal Pa-
pa. Fu ben accolta e applaudita da'legisti,
classe che rimase più ubertosamente prov-
vista e dotata, in confronto della medica
e molto più di quella delle arti ; perciò
non piacque agli altri professori che ne
fecero alle querele senza successo. Pare
che dopo l'accennate risoluzioni, la con-
gregazione non progredisse più oltre e na-
turalmente si disciogliesse. L'altre con-
ferii porauee e posteriori innovazioni non
riguardano l'intera uni versila, ma la clas-
se de'legisti, e derivarono dal solo camer-
lengo. I professori del diritto civile e ca-
nonico, come in quasi tutte l'altre uni-
versità, formavano la principale e più ri-
U NI
spellabile parte, riguardata la scienza co-
me di più universale uso e bisogno, per-
ciò s'introdusse negli studi prima dell'al-
ti e e primeggiò nella loro maggior parie.
1 professori canonisti e civilisti in assai
più numero di quelli dell' altre scienze
dappertutto forma vano tra loro un distin-
to ceto, fornito di particolari leggi e di-
ritti. In fatti nello studio di Roma sul li-
ne del secolo XVII, quasi la metà de'pro-
fessori formavasi di canonisti e civilisti,
già facevano tra loro corpo e collegio, a-
vendo a distinzione da tutti gli altri let-
tori luogo o stanza propria e diversa, in
cui trattenersi prima di recarsi a leggere
e dove insieme adunarsi, ed era situala
in un angolo della chiesa verso setten-
trione. Il cardinal camerlengo rivolse le
sue sollecitudini a preferenza d'ogni al-
tra disciplina sulla facoltà legale , onde
principalmente rifiorisse nello studio di
Roma, e sempre più migliorasse la con-
dizione e decoro de'professori; esigendo
speciale riguardo le scuole di giurispru-
denza dell'università, dopo l' interdizio-
ne delle private. Anche Clemente XI e-
inanò alcuni decreti, con assegnare alle
9 ridotte cattedre la fissa dote, riservan-
do Pozione di esse a beneplacito pontifi-
cio , dopo aver stabilito la precedenza.
Passando il Reuazzi a descrivere gli av-
venimenti e cose più memorabili occorse
nell'archiginnasio romano tra il fine del
secolo XVII, o ultimo decennio, e la me-
tà circa del secolo XVIII, comincia dai
narrare. Che il p. Cara fa tace le cose me-
morabili avvenute in tale periodo, e in-
vece diffusamente ragiona dell' adunan-
ze per le questioni morali, delle quali ci
dà il seguente cenno. Sino da'tempi d'A-
lessandro VII, i P arrochì di Roma co-
minciarono una volta per settimana ad
.ninnarsi nella nuova chiesa dell'univer-
sità, per disputar tra loro di questioni mo-
rali, proporre e discutere casi di coscien-
za; alle quali dispute o conferenze ordinò
quel Papa che dovesse assistere o presie-
dere uno de'pubblici professori di teolo-
UNI dì)
già. Di queste conferenze e simili ne feci
parola nel voi. LI, p. a47> dicendo co-
minciate quelle dell'università pel dispo-
sto d'Alessandro VII nel i (ilio. Anche il
Ratti ne parla, riferendo che nel 1 66 i nel-
la nuova chiesa cominciarono a tenersi
le conclusioni mensuali de'casi morali ,
alle quali erano obbligati d' intervenire
tutti i parrochi, ed altri che avessero cu-
ra d'anime, sostenendo pubbliche dispu-
te coll'assistenza d'un professore teologo
dell'università da destinarsi dal rettore.
Per quanto tempo fosse osservato sì utile
esercizio , non apparisce dalle memorie
d'archivio dell'uuiversità. Bensì sotto Cle-
mente XI gli fu sostituita I' accademia
teologica, di cui sono vicino a riparlare,
che non con minor vantaggio di coloro
che attendono allo studio delle materie
ecclesiastiche tuttora decorosamente vi
fiorisce. Veramente uon si può dire so-
stituzione, anco perchè il collegio de'par-
vochi continuò sino ali 74.2 nel discorso
esercizio dentro i' archiginnasio , e solo
cessò in tale anno per avergli Benedetto
XIV data la chiesa di s. Salvatore delle
Coppelle, come riportai nel citato luogo.
Dell' esercizio del caso morale eseguito
dalla Pia Unione di s. Paolo apostolo,
tratta il eh. mg/ Fabi Montani nel Ra-
gionamento ixtorico della medesima.
Strepitosa per la novità e gravissima per
gli effetti che ne sarebbero derivati, se-
condo Reuazzi, fu la controversia insorta
e giudizialmente agitata intorno al dirit-
to d'insegnare il gius canonico, tra l'uni-
versità di Roma e 1' università Grego-
riana o collegio romano. I gesuiti che in
quello facevauo e fanno pubbliche scuo-
le non solo di lettere umane, ma anche
di altre maggiori scienze, o profittando
del decadimento dell'uni versila, o meglio
per supplire al bisogno della gioventù
studiosa, la quale circa il fine del secolo
XVII, come notai , non più vi trovava
assiduità di maestri né continuazione di
lezioni, a veaao cominciato a leggervi pub-
blicamente le istituzioni canoniche. Nel
6o UNI
iGg6 il p. Febei.dolto e ben versato nel-
l'arie d'istruire la gioventù, intraprese a
dettare e spiegare nelle scuole del colle-
legio romano un suo corso d' istituzioni
canoniche, che furono reputate singola-
rissime, e che divulgale colle stampe non
lasciano d'essere in qualche uso e di a-
vere il lor pregio. Eia cosa naturale, che
alla scuola canonica del p. Febei, nume-
roso fosse il concorso degli uditori. Tutta
quasi la gioventù romana frequentava al-
lora fin da'più teneri anni le scuole de'
gesuiti , in esse si formava alla pietà e
istruivasi nelle lettere, e ivi con piacere
e con frutto proseguiva la carriera degli
studi; onde nulla era per riuscirle più co-
modo e opportuno quanto potervi, sen-
z'andare altrove , apprendervi anco la
scienza del diritto canonico. Gli avvocati
concistoriali e altri moderatori dell' ar«
chiginnasio romano, in uno a'professori,
considerando che lai nuovo scolastico sta-
bilimento avrebbe recato perpetuo e ir-
reparabile pregiudizio alle scuole legali
dello stesso archiginnasio, che già deca-
dute e poco frequentate, forse non più
sarebbero risorte a frequenza di discepoli
e a riputazione di magistero; mossi da
gravi apprensioni, e ammaestrati dal pe-
ricolo poc'anzi corso per parte degli sco-
lopii, altamente reclamarono contro la
novilà. La lite s' istituì prima nel tribu-
nale dell'uditore generale della camera,
e poi si proseguì in quello della Rota, so-
stenendosi in nome dell'università d'es-
sere essa sola in possesso di tener aperte
le scuole di diritto canonico, e alla me-
desima soltanto appartenere la privativa
fico! là di averle. In quest' ultimo tribu-
nale propostasi a' 1 6 maggio 1 698 la cau-
sa tanlo super bono Jure, quanto super
manille ntio ne, sull'uno e sull'altra fu ri-
soluta contro il collegio romano e a fa-
vore dell'archiginnasio. Siccome però al-
cuni uditori di Rota erano rimasti irre-
soluti, se potesse almeno esser lecito a'ge-
suiti d'insegnar separatamente quel'a por-
jiiuuc di sagri canoni, che non concerno*
UN I
no gli affari contenziosi e giudiziali, ma
riguardano altre materie; così proposta
di nuovo la causa a'g gennaio 1699, a'
22 giugno non solo furono confermate le
precedenti decisioni, ma anco d'unani-
me consenso risoluto non potersi da'ge-
suiti indistintamente dar pubblica spe-
ciale lezione di qualsivoglia parte del di-
ritto canonico. In tal guisa venne solen-
nemente dichiarata e comprovata la pri-
vativa facoltà dell'uni versila romana cir-
ca l'insegnare il diritto canonico, la quale
accomunata anche alle altre scuole, a-
vrebbe ad essa lollo una prerogativa di
singoiar pregio e decoro, e che fu pria-
cipal oggetto di sua istituzione. Altra lite
sostennero i professori colla camera Ca-
pitolina, circa la ritenzione, chiamata ca-
posoldo, del 3 per 100 sui loro stipendi,
imposta da Sisto IV, sì mal disposto con-
tro i lettori dell' università e benché in
altre lo fosse egli stato; la quale pose in
grande ardenza il corpo intero de'profes-
sori, poiché come avverte Vairone o-
mnes turbat cura marsupi!. Invalse opi-
nione negli ultimi tempi, che il ritratto
dalla ritenzione sulle mercedi e onorali
sudori de'professori scelti all'ammaestra-
mento della gioventù romana, fosse de-
stinalo per le spese del solenne banchetto
che sino al declinar del secolo XVI 1 1 si
dava nel giovedì d'ogni carnevale dal ma-
gistralo romano al governatore di Roma.
Avendo tulli i professori nel 1 7 1 4 ricorso
a Clemeute XI per esser liberati da ag-
gravio sì oneroso e disdicevole.l'esito com-
provò quanlo sia ben fondato il cornuti
dello iniausapropriaAdvocatutn rptac-
re j poiché il proprio interesse allucinò
i professori legali che aveano promosso
e sostenevano in nome di tutti gli altri
la questione. La congregazione deputata
a decidere la controversia neh 7 19 deci-
se, che constava del buon gius della ca-
mera Capitolina nel ritenere il 3 peri 00
sugli onorari de'professori, e che perciò
dovea mantenersi in possesso di far tale
liteuzioue. 1 professori accortisi allora
UNI
dell'imprudente tentativo, rinunziarono
formalmente alla lite; ma i conservatori
di Roma fecero ell'ettuar la spedizione
della causa, e per maggior solennità fe-
cero approvare la risoluzione della con-
gregazione, da un chirografo pontificio.
Indi Clemente XI ordinò , che le som-
me sequestrate sin dal principio della
lite e ascendenti a scudi 1986, si erogas-
sero a risarcimento delle statue da Ini do-
nate al popolo romano, e della fabbrica
per collocarle ne'palazzi di Campidoglio.
Già Clemente XI fin dal iyo3 col suo
particolare denaro avea comprato alcuni
prati per ingrandire l'orto botanico sul
Gianicolo, che era divenuto uno de'più
copiosi d'Europa e reso dovunque celebre
pel catalogo di sue piante. Indi sull' an-
golo boreale magnifico del frontespizio
dell'Acqua Paola fece erigere un sufficien-
te ben disposto edifìzio , i di cui portici
e aderenti pianterreni servissero per con-
servarvi nell'inverno le piante e gli ar-
boscelli bisognosi di riparo dalle brine e
da'geli. In mezzo al piano superiore si a-
pri un'ampia sala pentagona,dove il pro-
fessore di botanica avesse comodo nelle
miti stagioni di dar pubbliche lezioni di
sue facoltà; e quindi scendendo al sotto-
posto orto, co'discepoli e spettatori veri-
ficare le dotte sue osservazioni. D'allora
in poi s'introdusse il costume, in vigore
anco a' tempi di Renazzi , che il profes-
sore de'semplici si reca all'orto ne'gior-
ni prefissi di primavera e di estate a far-
\i le ostensioni con profitto degli scolari
e gran piacere de'dileltanli. Il nominato
professor Trionfetti sempre più divenne
benemerito dell'orto, a vendo raccolto con
grandi spese e travagli i semi di moltis-
sime piante rare e singolari, che raccolti
in 4°o carafe di cristallo donò all' uni-
versità perchè si custodissero nella libre-
ria a comune profitto. Fiorendo in Ro-
ma l'arte tipografica, in essa si distinse
e segnalò nel principio del secolo XVIII
lo stampatore romano Gio. Maria Sal-
vioni; trovò egli perciò in Clemente XI
UNI Gt
un potente e benefico protettore. Volle
che si dichiarasse stampatore Vaticano
col mensile assegno di scudi 2 5, e che
collocasse dentro 1' archiginnasio la sua
officina tipografica di caratteri e rami,
colla fonderia di quelli, e ogni altro ne-
cessario corredo di attrezzi ; ben esti-
mando che ciò a quello accrescerebbe co-
modo e lustro, come avea ideato Pio IV.
Così con ispecial licenza del Papa situò
la tipografia in un angolo dell'edifizio, il
che fu confermato con chirografo de'27
marzo 1 7 1 5, esentando esso e successori
eredi d' ogni dipendenza e obbligazione
■verso l'università artistica degli stampa-
tori di Roma, dall'osservanza degli sta-
tuti della medesima, dall'esameda'reqni-
siti voluti e consuete patenti; ma però col
giuramento da prestarsi conforme al so»
li lo in mano del p. maestro del s. palaz-
zo, al quale lasciò illese le sue ordinarie
facoltà di concedere 1' imprimatur e pu-
blicetur delle slampe e libri che s' im-
primessero in detta stamperia. Era a Cle-
mente XI talmente a cuore il progresso
della stamperia Salvioni e il di lei situa-,
mento nell'archiginnasio, che poco dopo
solennizzandosi nella chiesa la festa di s.
lvone,egli prese occasione di venirvi a'
19 maggio a venerare il santo, ed a vi-
sitare la stamperia. Orato in ihiesa, asce-
se poi nella biblioteca, ove in trono am-
mise al bacio del piede il collegio rello-
rale e i professori, presentali dal cardinal
camerlengo , e volle vedere le suddette
carafe donate dalTrionfetti.Piecossi quin-
di alla stamperia, ed avendo osservalo
alcuni aderenti saloni rustici, e situati sul-
le scuole nella parte rivolta a oriente, di
cui non facevasi uso veruno, ordinò che
si riattassero a proprie spese e si riduces-
sero servibili. Indi con chirografo de'2 1
agosto dello stesso 1 7 1 5 li concesse al Sal-
vioni e suoi successori ed eredi, a maggior
comodo e spazio della stamperia, sinché
questi fossero per tenerla aperta e in e-
sercizio. Soltanto impose loro per peso, di
dover dare alla biblioteca dell'archigli}-
6* UNI
nasio un esemplare di lutti i libri e stam-
pe, che nella stamperia s'imprimerebbe-
ro. In occasione di questa visita, il retto-
re Desiderio Spreti fece costruire le sca-
le di peperino, che dal ripiano superio-
re dell' edifizio sull'angolo tra oriente e
mezzodì, conducevano all' abitazioni de'
bidelli. Grato poi il Salvionia tanta de-
gnazione e munificenza di Clemente XI,
fece incidere in marmo un' iscrizione e
collocare nella stamperia in onore del suo
benefattore e a perpetua memoria di si
generose beneficenze. Siccome per gli e-
normi sovrapposti pesi, e l'assiduo pre-
mer de'torchi tutta la parteorientale del-
l'archiginnasio erasi intronata con mi-
naccia di grave rovina, fu d'uopo astrin-
gere sul fine dello stesso trascorso secolo
i successori del Salvioni a sloggiare e tra-
sferir fuori di quello la stamperia. Rimos-
sa perciò l'iscrizione, per memoria Re-
nnzzi la riprodusse.
L' Accademia teologica, che presen-
temente ancora con lustro e vigore nel-
1' archiginnasio romano fiorisce, ove fu
stabilita da Clemente XI, venne fonda-
ta da Raffaele Cosimo Girolami fioren-
tino, poi cardinale. Recatosi in Roma pc-
gli studi di teologia e storia ecclesiasti-
ca, nelle quali facoltà era profondamen-
te versalo, questo suo genio gli conci-
lio T amicizia di parecchi soggetti nelle
scienze sagre ciottissimi, i quali comincia-
rono a frequentare in certi determinati
giorni la di lui casa, passandovi piacevol-
mente le ore in eruditi discorsi su'punti
più controversi dell'ecclesiastica storia e
sulle principali questioni della teologia.
Essendosi accresciuto il numero degli ac-
correnti, si pensò formare un'accademia
i^omposta di poche e scelte persone, tra
Icquali il gesuita p. Tolomei poi cardina-
le, e tosto gli accademici esercizi furono
spesso onorati dalla presenza di parecchi
cardinali ealtricospicui personaggi. Sem-
brando di dover riuscire a decoro di Ro-
ma e di vantaggio agli studi della religio-
ne,ClementeXI la prese a proleggcre.Dab
U N I
la privata casa del Girolami, la fece trasfe-
rire al palazzo Gol lif redi pia Grazioli,
in piazza di Venezia, dove avea allora sta-
bilito V Accademia Ecclesiastica. Quan
do questa fu traslocata nel luogo in cui
esiste, il Papa ordinò che si desse comodo
all' accademia teologica di tener le sue
sessioni nell'archiginnasio, e le fu a tal ef-
fetto assegnato il salone già ivi denomi-
nato de'Teologi, perchè in esso si univa
il loro collegio per la collazione delle tao-
reedottorali. Cominciò l'accademia prov-
visoriamente ad adunarsi nell'archigin-
nasio nel 1 7 i?., e poi vi ebbe slabil sede.
Sostenuti così gli accademici dal pontifi-
cio fa vore,compilarono le costituzioni del-
la loro adunanza, e il Papa l'approvò nel
1718, confermando all'accademia la con-
cessione di tener l'adunanze nell'archigin-
nasio, e di farvi le solenni accademiche
funzioni, con condizione che a' pubblici
professori di teologia dell'università fosse
sempre inerente la qualifica onorifica di
censori. Inoltre Clemente XI a perpetuo
decoro e sostegno dell' accademia le as-
segnò per difensori e protettori 5 de' più
ragguardevoli cardinali (ora sono 4), et'
agli accademici concesse vari privilegi,
specialmente riguardanti la prelazione a'
benefizi e dignità ecclesiastiche. Clemen-
te XI però, iuclinatissimo a favorire di
fitto studi e studenti, non fu largo di so-
le parole, che d'ordinario a tutti poco o
nulla coslano(anzi spesso in contraddizio-
ne manifesta colle opere), verso gli acca-
demici ; giacche molti di loro per essersi
soltanto sopra gli altri nell'accademia se-
gnalati, rimunerò con benefizi e pensio-
ni, e promosse ad ecclesiastiche dignità.
Benedetto XIII vissuto tra'teologi e le tco-
giche disputazioni, si può dire non ama-
va e non pregiava altri studi. Quando da
cardinale dimorò in Roma, frequentò con
suo gran piacere la novella accademia teo-
logica, per cui creato Papa a lei rivolse
le sue premure e beneficenze. Nel 1726
la confermò insieme a'suoi privilegi, eper
la conservazione e aumento , efficace a
UN I
mantener fiorente ogni lelternrio <*!nlj'!ì-
inento, ordinò che a 20 tra 'più assidui e
degni accademici, anche bisognosi d'alcun
sussidio, si distribuisse a ciascuno per 6
anni una retribuzione dalla dataria apo-
stolica di scudi 5o,da rinnovarsi ogni ses-
sennio con altri simili accademici. Per
que'gravi e autorevoli riflessi che fa lo sto-
rico Redazzi, ad onta del breve pontifì-
cio di Benedetto XIII, che ognuno può
leggere nel Bull. RomA. i2,p. 86, in uno
alle costituzioni da lui confermate, gli ac-
cademici pochi anni dopo la sua morte
rimasero privi di s"i valevole stimolo a
frequentare e distinguersi nell'adunanze,
poiché nel 1740 già la dataria nulla piti
.-oinininistrava. Vedesi però non di rado
con sorprendente esempio, che la gene-
rosità privata sottentra fortunatamente a
supplire a qualunque trascuranza. Il car-
dinalGirolami lasciòall'accademia 10,000
scudi, perchècol fruttato si somministras-
sero agli accademici le retribuzioni con-
cesse da BenedettoXIII e poi da altri tol-
te; il cui bell'esempio imitò il cardinal de
Rossi morto nel 1 77^, il quale lasciò l'ac-
cademia erede de'suoi beni, esauriti i ge-
nerosi legati da d)e riferiti nella biografìa.
Dell' accademia teologica parla ancora
Pah. Costanzi, L'Osservatore di Roma,
t. 1 , p. 1 , p. 1 62, cap. 1 : Accademia Teolo-
gica. Io ne tenni proposito ne* voi. I, p.
47 e 48, XVI, p. 27 eseg., parlando pu-
re delle solenni dispute da alcun accade-
mico tenute nell'archiginnasio e dedica-
le a'Papi, e delle nuove costituzioni ap-
provate da Gregorio XVI. Clemente X ! V
con breve de'27 apri!er77o concesse al-
l'accademia il privilegio di conferire lau-
rea dottorale di merito ad uno de'soci del-
la medesima, che negli esercizi accademi-
ci avesse dato saggio di studio e di scien-
za. Il conte Paolino Mastai Ferretti, No-
tizie storiche dell'accademie d' Europa ,
ragiona della teologica di Roma a p. 49,
e la dice principalmente stabilita da Cle-
mente XI ; il quale a!lres"ì celebra pri-
mario istitutore e munifico della suddet-
ti N I CC,
ta Accademia de' nobili ecclesiastici^ di
cui con diffusione ragiona; non che fon-
datore in Campidoglio di quella di pit-
tura, scultura e architettura, applicando
ad essa pel mantenimento e preniio deg'ì
studenti, ipallii diesi sarebbero dovuti di-
stribuire nel carnevale a'cavalli vittorio-
si nel corso. Ora dirò d'un'altra accade-
mia ch'ebbe stanza nell'università roma-
na. Il Piazza ne\V Eri sevo logio, trat. 12,
cap. 28: Dell'accademia De' dogmi alla.
Sapienza, dice che questa fu istituita nel
t6g4 uella chiesa di s. Paolo alla Rego-
la de'francescani del Te rz' or dine, da di-
versi ecclesiastici e regolari. Perciò si com-
pose di 48 accademici, de' quali 24 del
clero secolare e 24 del regolare, affinchè
nel giro d'un anno ciascuno potesse di-
scorrervi due volte al mese ne'mercole-
dì, per mezz'ora, altrettanto di tempo do-
vendosi passare in conferenza su diversi
obbietti, tutto in un'ora (! !), il segretario
essendo incaricato di far terminar l'adu-
nanza appena trascorsa 1' ora (!). Ne'due
discorsi mensili dagli accademici di diver-
se nazioni doversi trattare di materie
dogmatiche, particolarmente P uno con-
tro l'eresia del tempo, l'altro alternati-
vamente di s. Scrittura o teologia morale,
onde impugnare proposizioni condanna-
te dalla s. Sede. Dopo un anno tale fu
l'incremento dell'accadeinia,che per mag-
giorcomodo e decoro fu saggiamente tra-
sferita alla Sapienza, nel centro di Roma;
ben convenendo, che trattenimento cosi
profìcuo a tutta la cattolica religione,si fa-
cesse nel piò splendido e magnifico tea-
tro delle scienze di Roma, maestra di tut-
te le discipline cristiane. L'accademia de'
dogmi cattolici prese a tutelare celeste
l'apostolo s. Paolo dottore delle genti, ed
a protettore terreno un cardinale, a van-
taggio dellaChiesa universale. Cardinali,
prelati e altre persone letterate, con fre-
quente concorso l'onoravano. Non aven-
do impresa speciale, il Piazza (dicendosi
di <>e, ut minus sapicntes), propose dover-
si formare d'uno sciame d'api che in-
64 UNI
gegnosamente fabbricano il miele negli
alveari , e co' loro pungoli lo difendono
dalle cattive bestie ; col motto del Tasso,
s4rmalaClementia,cotì allusionealla for-
ra delle ragioni e alla soave eloquenza,
gli accademici sostenevano gli argomen-
ti e incontrastabili verità de' dogmi cat-
tolici. L'esperienza pur troppo prova che,
Regis ad cxcmplum totus componitur
Orbis. Clemente XI mostrando molta
propensione per l'archiginnasio romano,
e grande impegno per rinvigorirlo, spe-
cialmente negli studi legali, a suo tempo
niun anno trascorreva, in cui nell'archi-
ginnasio non si tenessero con solennità
pubbliche dispute di legge, dedicate al Pa-
pa o a qualche cardinale. Oli scolari più
ricchi o più abili ciò facevano in line del
loro corso scolastico, per far pompa del-
l'acquistato sapere e per rendersi noli al
Pontefice. Nel 17 18 era rettore mg. rLam-
bertini, poi Benedetto XI V, e mancando
io quell'anno chi si prestasse a tal fun-
zione, scelse egli unode'più spiritosi e mi-
gliori studenti , e a spese dell' università
gli fece sostenere nella chiesa dell'archi-
ginnasio pubbliche conclusioni legali, de-
dicate con solenne pompa a Clemente XI,
a cui riuscì assai gradila la premurosa at-
tenzione del rettore. Noterò che fia'car-
dinali creali da Clemente XI, vi fu Ber-
nardino Scotti, già rettore dell' univer-
sità. Durante il suo pontificalo le cose deb
l'università progredirono in regola e pro-
sperarono lietamente, secondate dal zelo
incessante del cardinal Spinola e de' ret-
tori temporanei. Rispetto ad alcune let-
ture qualche provvedimento o innovazio-
ne ebbe luogo sotto Clemente XI. I Chie-
rici regolari minori più volte gli espo-
sero, che Alessandro VII per formare la
biblioteca dell'università, erasi priuci-
palmeute prevalso della celebre libreria
d'Urbania lasciata loro dal duca d'Urbi-
no, e che quel Papa in compenso stabile
al l'ordine a vea assegnalo una lettura nel-
l'università e un consultoralo nella con-
gregazione dell'Indice, come più sopra
UN I
raccontai. Quanto alla lettura, i religiosi
dal pontificato d' Alessandro VII trova-
vansi in possesso mai interrotto della cat-
tedra di filosofia morale; ma siccome
niun alto positivo era stato fatto dal Pa-
pa concedente, domandarono a Clemen-
te XI che autenticasse la concessione per-
petua della lettura e della cousultoria,
e in tutto furono esauditi con suo chiro-
grafo confermativo. Nel 1 709 la lettura di
storia ecclesiastica fu unita a quella di sa-
gre controversie; in seguito ambo le let-
ture talvolta tornarono a dividersi fino
alla gran riforma di Benedetto XIV, che
Io stato fissò stabilmente di tutte le let-
ture. S'introdusse pure da Clemente XI
l'uso di couferir la cattedra di fisica al re-
ligioso domenicano Segretario dellacoii'
gregazione dell' Indice,fovse in compen-
so delle spese a cui era esposto; motivo
che il franco Renazzi, come dev'essere lo
storico, chiama incongruo e strano; co-
mechè le pubbliche letture dovessero ser-
vir d'appannaggio, e talvolta anco per chi
non abbia l'attitudine o l'abilità relativa
d'esercitarle. Peli.0 la conseguì il p. Pi-
pia, poi cardinale. I successori nel segre-
tariato per consuetudine lo furono pure
nella cattedra di fisica, niun atto pontifi-
cio avendola comprovata. Avendo fr. Ni-
colò Ridolfi rinunziato il vescovato di Re-
canati e Loreto, Benedetto XIII lo costi-
tuì segretario dell'Indice e lettore di fisi-
ca, morendo maestro del s. palazzo. Qual-
che segretario riguardò la lettura come
appendice ed emolumento di sua carica,
quasi reputandosi esente da ogni peso
d ordinarie e straordinarie lezioni. Ma
quando il celebre p. Orsi, poi cardinale
e propugnatore validissimo della ponti-
ficia spirituale e temporale podestà (sul-
la di lui tomba è scolpito: Integri fate wo-
rum conspicuus, Et editi s scriptù prae-
clartts), venne eletto segretariodell'lndi-
ce, incontrò gravi ostacoli per avere an-
che la cattedra di fisica; nondimeno li su-
però pel singolare suo merito e pel favo-
re che godeva del concilladiuo Clemente
UNI
XI F. Bensì sotto Benedetto XIV la rinun-
ziò per dar luogo al famoso p. Francesco
Jacquier de'minimi, che dovea introdur-
re nell'università lostudio della fisica mo-
derna e sperimentale. Finalmente è a dir-
si, che Clemente XI, a compimento di tan-
te sue vigili cure e beneficenze verso lo
studio romano, couliiiuamenle mandava
opere rare e corpi di libri scelti in dono
alla biblioteca del medesimo, per accre-
scerne l'utilità e il pregio a pubblico co-
modo degli studenti. Corrispondeva a'
pontificii favori la premura del collegio
rei torà le per la biblioteca,dipendenledal-
la di lui soprintendenza, con accrescerla
mediante acquisti di libri e con gratuiti
doni di parecchi avvocati concistoriali bi-
bliotecari. I Procuratori di Collegio, che
nella chiesa di s. Eustachio aveano la cap-
pella di s. Michele Arcangelo , Codesti
justitiae ministris, suo patrono, ed anco
venerato protettore primario degli studi,
disgustatisi col capitolo, nel 1708 comin-
ciarono per annuenza del collegio retto-
rale a celebrarne la festa nella chiesa deb
l'archiginnasio, coll'inter vento degli Udi-
tori di Rota (nel quale articolo molle ho-
tizie riportai de'procuratori di collegio),
degli Avvocati concistoriali e altri distin-
ti avvocati, secondo il praticato nella det-
ta cappella, celebrando la messa ili. Cu-
stode della biblioteca Alessandrina, ser-
moneggiando un alunno del seminario
Vaticano, e prima lo faceva un alunno
o convittore del collegio Nazareno, nel fi-
ne dispensandosi a ciascuno degl'interve-
nuti un mazzetto di fiori finti. Tulio e
meglio narrai nel suo articolo, rilevando
altresì colRenazzi, il cui padre Ercole M."
eravi appartenuto e pervenne a essere 1 .°
sostituto commissario della camera apo-
stolica, che circa il ricordato tempo i pro-
curatori di collegio ottennero la facoltà
anche d'adunarsi nell'archiginnasio,come
trovo riferito nelle carte e memorie da
lui studiate. Di più dice , aver letto più
volte notalo, che il collegio de'procurato-
ri non poteva congregarsi nella sala lo-
voi., txxxv.
UNI 65
10 assegnata ne' giorni di martedì e ve-
nerdì, perchè da tempo antichissimo l'u-
so di quella era destinato pe' collegi de
teologi e de' medici. Tuttora il collegio
de'procuratori tiene le sue sessioni nell'e-
dilìzio dell'archiginnasio, presiedute dal
suo decano e sotto-decano. Nel pontifica-
to di Benedetto XI li Orsini del 1 724 con"
servossi lostudio in sufficiente stato di flo-
ridezza, e non s'illanguidì punto ne* ret-
tori l* impegno di migliorarne e anche
d'accrescerne i comodi. Alcune scuole che
sino dalla 1. 'collocazione dello studio nel
silo ove sorge, a tempo d'Eugenio IV e-
rano slate al pianterreno, corrisponden-
te agli anteriori portici o ambulacri, fu-
rono trasportale, per maggior decenza o
quiete di chi insegnava e di chi appren-
deva, nel piano superiore sopra edificato
al primiero piantato antico, non molto al-
to. L'orologio pure situato nel campani-
le, venne protratto a far sua mostra an-
che internamente sul cortile in prospetto
alla chiesa, a premura del rettore Carlo
M." Sacripante, poi cardinale, e per co-
modo degli studenti e de'leltori che vol-
le esalti nell'adempimento de'loro dove-
ri, siccome bramoso che tutto procedes-
se in regola. Benedetto XI li, oltre il ri-
ferito in vantaggio dell'accademia teolo-
gica, ordinò la formazione d'un genera-
le inventario di tutte le rendite, assegna-
menti, capitali ed effetti mobili dell'uni-
versità, e fu riposto nell'archivio degli av-
vocali concistoriali, dal loro rettore depu-
tato Carlo Alberto Guidobouo Cavalchi'
ni, poi cardinale, che ebbe l'esclusiva al
pontificato. Fu lodato nel rettorato, co-
mechè stimato da'colleghi e ben accetto
a* professori, e ciò fu tenuto simultaneo
fenomeno singolare. Vigile eassiduo, im-
pediva disturbi tra'leltori e qualsivoglia
disordine nell'università, di questa e di
quelli essendo forte sostenitore, e lo mo-
strò quando il professore Dionisio Eckel-
lense di lingua siriaca, carpì da Benedet-
toXIH un chirografo col quale sulle 1 fa-
llite dell'università gli accordò un sussi-
5
f,6 UNI
dio di 5oo scudi, il quale solo esegui poi
per astringente ingiunzione pontifìcia. In-
oltre F Eckellense successe allo zio Vai-
roni nella custodia della biblioteca Ales-
sandrina. Fece fornire la sagrestia della
chiesa dell'occorrente, ristorò le figure de-
gli Angeli nella cupola, e meritò esercita-
re l'uffizio rettorale 7 anni. Nel 1730 fu
eletto Clemente XII Corsini, protettore
delle scienze e delle belle arti, ma tuttavia
Hulladi singolare operò a vantaggio dell'u-
niversità. Al suo cappellano segreto rng.r
Giovanni Barbi napoletano, poi vescovo
di Bilonlo, per molivi che s' ignorano,
saltò in capo l'idea di progettar la rifor-
ma dell'archiginnasio, e vi riuscì cos'i be-
ne che iusinuò al Papa di far deputare
una congregazione particolare di cardi-
nali per( vagliare il suo progetto, ed ef-
fettuar la concepita riforma, di cui egli
venne nominato segretario. Conosciuto
tal maneggio da'superiori e professori del-
la Sapienza, temendo gli strani e violenti
divisamenli d'un riformatore regnicolo,
s'infiammarono di risentimento. Mg/E-
maldi, ch'era professore legale e segreta-
rio delle lettere latine del Papa, fu quel-
lo che prese a petto la cosa. Godendo più
del cappellano la slima e la grazia pontifi-
cia, ebbe possanza di resistergli, e di far
abortire ogni di lui impertinente proget-
to. Sotto Clemente XII memorabile è la
lite che suscitarono alcuni professori le-
gali contro Pompeo Ursaya nato in Ro-
ma da Domenico salernitano, antico prò
fessole di gius canonico,il quale avea otte-
nuto da Benedetto XIII con rescritto de'
5 novembre 1 726,che il figlio potesse sup-
plirlo per coadiutore e ricevere l'ultima
cattedra ijuandociimque vacante. Frat-
tanto altri lettori erano stali ammessi, e
pretendevano d'esser surrogati alle suc-
cessive vacanti cattedre. Quindi , attesa
anche la revoca delle coadiutore dal suo
antecessore concesse, falla da Clemente
XII, insorse sull'entità e intelligenza del-
la grazia a Pompeo accordata acerrima
controversia tra' due Ursaya, egli altri
U N I
professori che fermamente credevano di
poterla escludere. Il Papa rispetto al pa-
dre fo pronto a' beneficarlo, concedendo-
gli piena giubilazione; ma riguardo al fi-
glio prese il partito di rimettere la cogni-
zione e decisione dell'insorta controver-
sia ad una particolar congregazione com-
posta di prelati e avvocali concistoriali, e
presieduta dal cardinal camerlengo. Adu-
natasi a'9 luglioi 731 dichiarò, che per
la grazia compartita a Domenico non si
era fallo luogo al figlio Pompeo di sot-
tentrare nella lettura, ma che poteva con-
sultarsi il Papa per assegnar a questo l'ul-
tima cattedra legale in qualità di sopran-
numerario, e Clemente XII benignamen-
te annuì. Non piacque agli Ursaya tale ri-
soluzione, e ogni mezzo tentarono per far-
la revocare e proseguir la lite. Domeni-
co pensò allora di far migliore la causa
del figlio comunicando al pubblico le ra-
gioni ei diritti che a quello credeva com-
peter, formando e divulgando colle stam-
pe il libro: De Vacationes, et Optiones
Cathedrarum, utriusque Juris in Roma-
nae Sapientiae Jrchigymnasii, Romae
1 73 1 .Con esso però mal combinalo e piìl
malamente scritto, la rese peggiore. Sin-
ché il padre visse, il credito forense di cui
godeva e il lungo servigio da esso all'u-
ni versila prestalo, sostennero Pompeo nel
ruolo de'lettori. Ma appena cessò di vi-
vere, bruscamente nel 1742 Benedetto
XIV gli tolse la lettura come inabile a
esercitarla per malaffetta salute. Un'im-
provvisa innovazione recò stupore agli
antichi dell'uni vei sita. Nel 1739 saltò in
capo a Lodovico Patenti di Trevi retto-
re deputato, poi cardinale, amante d'in-
novazioni, di far tralasciare la festività di
s. Luca, antichissimo protettore dell'uni-
versità, e di trasferire la recita dell'ora-
zione pel riaprimento degli studi da' 18
ottobre a'a5 novembre festa di s. Cate-
rina, e vinto non senza ostacoli e gagliar-
de contraddizioni il suo proponimento,
in detto anno ebbe effetto nel gran salo-
ne degli avvocati concistoriali, ed il uuo-
UN I
xo uso dura ancora , fuorché rispetto al
luogo , per essersi di nuovo intrapreso a
recitarla nella chiesa (e dal giorno va-
riato dopo il Renazzi, come dirò a suo
luogo). Ne' trascorsi secoli, quando in
Roma la corte, i tribunali e le scuole le-
riavano nella stagione d' estate, sotto il
cielo romano allora specialmente alquan-
to nociva, e non nel!' autunno si faceva
Vacanza (del qual vocabolo parlai anco
altrove, e delle ferie forensi de' Tribuna-
li di Roma , degli Uditori di Rota ec,
a quegli articoli), come in progresso si è
introdotto, era il mese di ottobre quello
in cui, dopo il riposo delle ferie estive,
tutte si riassumevano le funzioni scolasti-
che e giudiziali. Però la festa di s. Luca
fu ripristinala nel 1768, celebrandosi so-
lenuetnenle nella chiesa dell'archiginna-
sio, colla pubblicazione del rotolo de'pro-
fessori, del calendario e dell'editto ret-
torale de recla ordinatione studiorum.
11 Valenti dopo alquanti anni morì nel
giorno di s. Luca, con soli 4 anni circa di
cardinalato , ed il professore che scrisse
contro la di lui innovazione, notò a pie-
di della scrittura tal giorno dell'accaduta
morte, aggiungendovi argutamente: Sa-
lutat vos Lucas Mediata. Forse per tuie
avvenimento la festa fu rinnovata. Inse-
guito però, nel declinar del secolo decor-
so, dal rettore Costantini grande innova-
tore, fu di nuovosposlala dall'anticocon-
sueto giorno; ed egli pure dal genio suo
novalorio lasciatosi rapire ad impaniarsi
in politiche innovazioni, perì in mezzo a
loro vittima de'pubblici violenti cambia-
menti. Esseudo già andate in disuso l'uti-
lissime lezioni pubbliche e solenni, che
i professori. nell* ascender la prima volta
la cattedra magistrale o neH'incomincia-
meuto dell'annue lezioni pronunziavano,
jqolla pompa discorsa superiormente, tali
prolusioni si ripristinarono nel 1 7 34- dal-
l'eruditissimo e dotto, anco nell'antiqua-
ria e belle arti sotti! critico, Giovanni Dot-
tari fiorentino, nell'intraprender l'eserci-
zio delle cattedre di storia ecclesiastica e
UNI 67
di sagre controversie, mediante orazione
latina analoga alla materia e alle cit co-
stanze. Il suo esempio fu poi da altri nuo-
vi professori imitato, e alcuno non ne i «
sua scuola, ma nel gran salone degli av.
vocali concistoriali decentemente prepa-
rato, con gran concorso di prelatura e di
regolari graduati, e talora pure coU'inter-
vento di cardinali. Mg/ Dollari , anche
custode della biblioteca Vaticana , fu a
suo tempo uno de'più. laboiiosi e valen-
ti illustratori dell'antiquaria sagra e pro-
fana, come apparisce dalle preziose spie-
gazioni delle pitture e sculture degli an-
tichi cimiteri cristiani di Roma, pubbli-
ca te da'benemerentissimi autori di Roma
sotterranea^ della Sepoltura de' Naso-
ni. A lui si attribuisce la raccolta di let-
tere sulla pittura, scultura e architettu-
ra, scritte da'più. celebri professori de'se-
coli XV e XVI, pubblicata in Roma nel
1754, e per cui eccitarono fazioni e tu-
mulli nel regno pacifico delle belle arti.
In mezzo sempre agli amati suoi studi,
quest'indefesso letterato visse sano e tran-
quillo 86 anni, e placidamente rese l'a-
niuia a Dio. Olire le liti che narrai, altra
pure erasi suscitata assai gagliarda, circa
l'appai tenenza della superiorità e l'eser-
cizio di giurisdizione sull'archiginnasio,
tra il camerlengo e il collegio rettorale.
Morto nel 1698 il cardinal Paluzzi Altie-
ri camerlengo, Innocenzo XII designò il
successore, e intanto deputò a pro-camer-
lengo il cardinal Galeazzo Marescotli ro-
mano, che per un anno esercitò l'uffizio*
e morì assai più tardi già prossimo a com-
piere il gq.°anno di sua vita vegeta e sa-
na: gli successe il designalo e già celebra*
to cardinal Spinola. Nel rettorato di Gio.
Francesco Fagnani, pronipotedel celebre
Prospero, per stabilmente conservare la
bella e singolare cupola della chiesa , la
fece ricoprire o foderare di lastredi piom-
bo , ad onta dell' opposizione malintesi
de'colleghi. Fu a suo tempo dichiaralo
camerlengo il cardinal Spinola, col qua-
le insorse la coutro ver sia giurisdizionale,
68 UNI
ed arse precipuamente sotto il rettorato
di Vincenzo de Manieri, chiamato Ama-
dori per la conseguita Prelatura, eletto a
rettore sebbeue non ancor entrato nel nu-
mero settenario degli anziani , fuori de'
quali raramente si sceglieva il rettore, e
ciò come giudicato alto a sostenere colla
penna e colla voce i diritti del proprio uf-
ficio nella questione, e l'autorità del col-
legio rettorale, contro la superiorità del
cardinal camerlengo. L'impegno arden-
tissimo del cardinal Spinola nel riforma-
re l'università, il comando assoluto da es-
so preso ad esercitare liberamente, il sin-
goiar favore prestalo per decoro e van-
taggio de' lettori legali, destò nel- collegio
rettorale degli avvocati concistoriali dif-
fidenza e gelosia, considerando I' opera-
to fatale e pregiudizievole a' propri di-
ritti. Gli avvocali concistoriali riteneva-
no, che ogni ispezione e autorità sul pub-
blico studio e sopra i di lui professori fos-
se pienamente e privativamente inerente
all'uffìzio rettorale; e che al cardinal ca-
merlengo, come gran cancelliere ili quel-
lo, non competesse, che la rappreseutau-
za della sovrana podestà nella collazione
de'gradi accademici, l'onore di preminen-
za sopra il capo e i membri dell'univer-
sità, e la particola!' cura di prestare pro-
tezione e assistenza ite' bisogni ed emer-
genze della medesim a. All'incontro si pi e-
tendeva, che nel cardinal camerlengo ri-
siedesse la qualità di principal superiore
e di supremo reggitore dell' università,
sopra cui al rettore spettasse quell'autori-
tà soltanto, che riguarda il metodo degli
sludi, i doveri de' professori, I' ordinai io
buon regolamento delle scuole, circa le
quali cose o potesse agire cumulativamen-
te col camerlengo , o anche da esso per
dovere e per convenienza dipendere, 'lai
questione di giurisdizione, nel conflitto
delle diverse opinioni e nel bollore delle
scambievoli pretensioni, proruppe in a-
perta lite giurisdizionale. Clemente XI ne
commise l'esame e la definizione ad una
particolare cougrcgazioue di f\ cardinali,
UNI
comprendendovi Mai esrotti, ed altrettan-
ti prelati. Al cardinal Spinola non sem-
brandogli convenire di far agire in pro-
prio nome la causa, procurò e indusse che
il corpo intero de' professori uscisse in
campo a sostener le sue parti e i suoi di-
ritti. Tra questi si segnalò mg/ Fontani-
ni celebre letterato e professore d'elo-
quenza , pubblicando colle stampe una
sua scrittura, per dimostrar qual fosse in
origine la podestà del camerlengo sul pub-
blico studio. Ma trattandosi di controver-
sia legale, l'incarico immediato di difen-
dere la giurisdizione del camerlengo in*
combendo a' professori di leggi , 1' avv.
D'Aghirre ch'erari segnalato nel far sva-
nire il progetto d' introdurre gli scolopii
nell'università e che avea avuto gran par-
te nell'innovazioni, travagliò più. d'ogni
altro alla difesa, e slese e stampò anche
un'allegazione latina di fallo e di diritto.
Gii avvocati concistoriali non mancaro-
no a loro stessi, e con non minore calore
e impegno si accinsero a sostenere i dirit-
ti del proprio collegio, e la privativa giu-
risdizione del rettore da loro deputato
sul pubblico studio. L' A madori -Manieri
ben soddisfece vigorosamente all'allidata-
gli difesa, con due scritture legali per pro-
vare, che fuori d' alcuni onorifici diritti
di preminenza e di patrocinio, al camer-
lengo nella direzione e governo dell' uni-
versità non ispettava giurisdizione alcu-
na , neppure cumulativamente; ma che
questa risiedeva totalmente e privativa-
mente nel solo relloie. Il Rena/zi dice
non aver potuto conoscere 1' esilo della
causa e la risoluzione della congregazio-
ne deputala a definirla; bensì aver rile-
vato dalle carte sino al pontificato di be-
nedetto XIV, che il camerlengo seguì ad
aver continua e gran influenza sulle cose
e ne' regolamenti dell'università, prose-
guendo a pubblicar editli, a spedir paten-
ti e grazie; e da' l'api dirigersi a lui i chi-
rografi e rescritti concernenti i professo-
ri e le materie del pubblico studio. Os-
serva di più, che se allora in tal guisa pas-
U N I
so la faccenda, il sagace e destro collegio
lettoni le sempre frastornò l'aggressione
sulla giurisdizione, e seppe accortamente
profittar delle persone, delle circostanze
e de'lempi, per convalidar la propria au-
torità e indebolir 1' altrui. Nel triennale
rettorato del gran Lambertini, e comin-
ciato nel 1716, oltre la suddetta disputa
chea sue spese fece tenere, l'archivio per
le scritture rotali, dal collegio Nazareno
ovesi custodiva, d'ordinedi Clemente XI
fu trasferito nell' archiginnasio , perciò
chiudendosi mal a proposito porzione del
portico superiore corrispondente al gran
(ìnestrone sulla porta nella piazza s. Eu-
stachio. Pare che il Lambertini restasse
malcontento della qualità turbolenta de'
lettori d'allora, sempre pronti a suscitar
ostacoli a'rettori, poiché divenuto Papa,
nella 1." visita dell'archiginnasio, essendo-
gli nella libreria presentati dal rettore
ing.r Valenti i lettori pel bacio del piede,
mentre quello di questi rilevava i meriti
e le qualità, sorridendo disse : Sì, tutto
è veni monsignore, ma state in guardia,
eh' è gente inquieta. Né dimenticossi di
ciò nella gran riforma dell'università, in
cui poco o nulla migliorò la condizione
de'leltori, anzi li ridusse in modo da non
poter più ingerire inquietezze a'rettori.
Il ravennate rettore Bonifazio Spreti ac-
corse a riparare i segni manifesti di ri-
sentimento del vasto edilizio con catene
di ferro, ed aprendo nuove scuole nel cor-
ridore in prospetto alla chiesa di s. Gia-
como, cosi tutte le scuole antiche esisten-
ti al pianterreno furono convertite in bot-
teghe, con duplice vantaggio, pel ritrat-
to di nuove pigioni, e per maggior quie-
te degli scolari dell'attendere alle lezioni,
allontanati dal disturbo e distrazioni de'
passeggiai pe' portici inferiori. Morì nel-
l'esercizio del lettorato, ed all'esequie in
s. Andrea delle Fratte assisterono gli av-
vocati concistoriali e i lettori dell'univer-
sità. De Funerali degli avvocati conci-
storiali, riparlai in quell'articolo, così de-
gli anni veiadii, il che ricordai pure stipe-
UNI 69
riormente. Trovo poi altri esempi d'illu-
stri professori dell'università, a 'quali es-
sendo state celebrate solenni esequie, v'in-
tervenne tutto il corpo dell'università nel-
la chiesa esponente, con recita d'orazione
funebre dopo le sagre espiazioni. Propria-
mente nel rettoratodel sunnominato mg.r
Valenti e nel 174° fu innalzato alla catte-
dra di s. Pietro il dottissimo e celebre Be-
nedetto XIV, già avvocato concistoriale
e rettore, fausto avvenimento che gran
lustro accrebbe al collegio rettorale , e
nuova gloria all'archiginnasio. Laonde il
rettore Valenti per la sua esaltazione e
coronazione, doverosamente non rispar-
miò spesa nel far illuminare tutto l'edi-
fizio, e con suono di tamburi e musicali
strumenti manifestò la gioia dell' uno e
dell'altro. Pari magnificenza spiegò allor-
ché il Papa nel 1741 perla lesta di s. I vo-
ile si recò a celebrar la messa nella chie-
sa; fece addobbare nobilmente l'atrio, i
portici inferiori e superiori guarnire di
tappezzerie, ed erigere io fondo alla bi-
blioteca un magnifico trono. Egli avea
anche in mira di procacciarsi la pontifì-
cia soddisfazione , ed a questo fine pure
ideò un piano di riforma e d'ampliamen-
to dell'università, che capiva sarebbe riu-
scito grato, ma all'insaputa de'colleghi.
Questi però avendo trapelato il disegno,
ed avendo al par di lui ambizione di fi-
gurar nelle cose dell'archiginnasio, giun-
to l'agosto dello stesso 1741* hi cui si fa-
ceva l' elezione o la conferma del nuovo
rettore, scelsero Tommaso Antamori no-
bile romano, restando il Valenti meravi-
gliato del repentino contraccolpo. L' An-
tamori nel quadriennio che presiedè al-
l'archiginnasio incontrò la comune sod-
disfazione. Fece ampliare le scuole su-
periori aperte dal rettore Spreti, al qua-
le successe nell'avvocatura de'poveri, ed
ebbe gran cura di far fiorire il giardino
botanico sul Già incoio, ch'erosi alquan-
to trasandato. Egli procurò di sbarazza-
re l' archiginnasio da una funzione, che
in piuici pio si permise di fai vi in chiesa.
fa U N I
e poi nel salone dello de' teologi nel i.°
ripiano verso levante, cioè della famosa
generale disputa solenne che fa l'areico n-
li a terni la della Dottrina Cristiana (A*.),
dalla quale esce l'imperatore ed i princi-
pi della medesima. Nel i 746 conferita da
Benedetto XIV al sodalizio la chiesa di
s. Maria del Pianto, allora vi fu trasferi-
ta coll'arciconfraternita anche la disputa,
che da ultimo ebbe quel metodo che in-
dicai nel voi. LUI, p. 233. Come presta-
mente, dopo i già deplorati tempi, si rin-
vigorirono gli studi e le cose nell'archi-
ginnasio, col Renazzi sono andato in bre-
ve dicendo; ed egli minutamente e da par
mio nell'illustrate i professori destinati ad
insegnare le diverse facoltà dal 1691 al
1748, in che non potendolo seguire è
una privazione per me assai sensibile.Tro-
varmi in un prato rigoglioso e ferace di
fiori, mirai ne la variopinta specie, gustar-
ne il fragrante odoroso olezzo,vagheggiar-
li con trasporto, e non doverli cogliere,
è dura cosa. Dirò genericamente, che pa-
recchi professori per dottrina insigni, per
sceltezza d'erudizione celebri e per opere
pubblicate famosi, le industri e laboriose
loro fatiche, e l'illustre rinomanza contri-
buirono a ripristinare il credito dell'uni-
versità e a richiamarvi affluenza di udi-
torio. Dal seno degli ordini regolari se-
guirono ad uscire ordinariamente i reli-
giosi più ragguardevoli per reputazione
e dottrina, per insegnare le scienze sagre;
come nella teologia i professori conven-
tuali e domenicani (co'primi esempi d'a-
ver i procuratori generali esercitata la
lettura per mezzo d'un sostituto del suo
ordine), nella s. Scrittura i romitani ago-
stiniani. Nel 17 17 la lettura di storia ec-
clesiastica unitasi a quella di teologia
dogmatica, esercitavasi ne' giorni in cui
vacavano tulle l'altre lezioni. Tra'profes-
«ori legali non posso astenermi dal ripe-
tere il nome di Gian Vincenzo Gravina
calabrese, di straordinario ingegno, dot-
tissimo nella giurisprudenza, e assai ver-
sato nella letteratura greca e latina. Kb-
li N I
he gran parte con nitri letteratissimi nel-
la fondazione falla in Roma della bene-
merita e nobile Accademia d' Arcadia
(dalla (piale la Poesia, nel quale artico-
lo tornai a celebrarla, ritrasse singolare
ornamento e splendore, perchè la ritor-
nò alle belle e pure sue forme), di cui
mi pregio ripetere il detto neh. "volume
di questa mia opera : sono arcade anch'io;
senz'aver però mai tentato dar fiato alle
dispai i canne, conoscitore di mia Gora vo-
ce. Gravina, eccellente giudice in poesia,
poco felice nel porne in pratica poetando
i precetti, con meravigliosa industria ne
compilò le costituzioni ad imitazione del-
l'antiche leggi romane: seppe formare il
principe de'poeti dia tornatici, PietroTra-
passi dal Gravina chiamato Metaslasio,
cioè metà dell' anima , che lasciò erede
de* beni di Roma; gloria romana, di cui
Vienna si onora possederne le ceneri. L'o-
pera De orti.-, et progressu Juris Ch'i-
lis,d\ cui può dirsi appendice il libro De
Romano Imperio, fu quella che preci-
puamente gli conciliò la stima di tutti i
dotti, e per cui il suo nome sarà imperi-
turo presso la posterità. Gravina fu il 1."
italiano che dopo l'epoche d'Alciati e di
Mureto intraprese a illustrare la giui is-
prntlenza co'lumi della filosofia, co'prin-
cipii del pubblico diritto, e con lutto l'ap-
paralo della necessaria erudizione si gre-
ca che latina. E vero che si giovò dell'o-
pere di tanti dottissimi francesi e tede-
schi, ignote allora in Italia, ma appunto
l'averle conosciute e saputo pi obliarne
torna a sua lode, mostrando il buon gu-
sto e il fino discernimento che possedeva.
Mori più da filosofo che da cristiano,
nondimeno Renazzi deplora, che sepolto
nella chiesa di s. Magio, presso la quale
abitava, non ebbe l'onore d' un' iscrizio-
ne, come rilevai io pure nel voi. LI, p,
3i8; mentre a tanti figli della fortuna,
e a uomini di ninno o mediocre merito
si vedono dappertutto innalzati superbi
mausolei, che qualifica monumenti coni -
passionabili del fasto e della stoltezza ti-
UN I
mana. Ma perenne sarà la di lui memo-
ria nelle diverse e dotte sue opere, e
ne' fasti della romana università, me-
glio di tutti avendolo celebrato il Fabro-
ni. Dopo il Gravina, nell'archiginnasio
introdusse il buon gusto negli studi del-
la giurisprudenza Michelangelo Petroc-
chi pistoiese; ed il romano Saverio Orbi-
ni insegnò la facoltà canonica con appa-
iato di sagra erudizione , senza la quale
invano si aspira a divenir dotto e illumi-
nato canonista, e piima di lui digiuna-
mente si accennava da' maestri quanto
concerne i fondamenti e principi» del gius
ecclesiastico, ed i suoi veri e sublimi og-
getti. Petrocchi e Orbini furono i bene-
meriti primari autori della vera manie-
ra e del buon gusto, che nell'archiginna-
sio poi seguirono i lettori, nel trattare e
insegnar la giurisprudenza civile e cano-
nica. Nella facoltà medica meritò Gior-
gio Bagli vi di Lecce il soprannome d'Ip-
pocrate romano. Le cattedre filosofiche
dal 1 690 al 1 748 furono sempre occupa-
teda religiosi, forse perchè la tenuità de-
gli stipendi non poteva ad altri conveni-
re, non forniti di sicura e comoda sussi-
slenza, tranne i professori di logica An-
tonio e d. Pantaleo Balsariui di Scio zio
e nipote, ambedue custodi della bibliole-
ca Alessandrina. Il 1.' inerito il titolo d'ar-
ci vescovo di Cartagine e l'uffizio di vica-
rio apostolico di Costantinopoli; il 2.° fu
benemerito raccoglitore di memorie per
emendar la storia del p. Carafa, per for-
marne una nuova più veridica, esalta e
copiosa, in unione a' lodati Petrocchi e
Orbini, che poi rimase senz'elle Ito. Vir-
tuosamente confessa il eh. Reuazzi, rico-
noscere dalle istruzioni e insinuazioni di
d. Pantaleo, peritissimo delle cose dell'u-
niversità, la prima origine di sua classi-
ca storia sulla medesima. La cattedra di
fisica già dissi unita alla segreteria del-
l'Indice, e perciò insegnata da' domeni-
cani. 1 professori di filosofia morale fu-
rono tutti delPordiue de'chierici regola-
ri minori. Nelle matematiche fu valente
UNI 71
professore Domenico Quartaroni messi-
nese ; e Renazzi dopo avere celebrato i
pregi singolari del suo talento e dottrina,
dimostrasi sorpreso perchè morì ricco, co-
sa rara ne' lettori e ne' letterali. Inoltre
meritò di recente che il eh. prof. d. Sal-
vatore Proja ne pubblicasse l'interessanti
ed eleganti Notizie biografiche del prof.
DomenicoQuartaroni bibliotecario del-
la Pamphilianajioma 1 84o. I professori
d'eloquenza, di lettere umane e di lingue
pochi in numero furono, ma fortunata-
mente per riputazione d'ingegno e di dot-
trina famosi. Tra'primi ricordo il già cele-
brato friulano mg/Giuslo Fontanini, for-
nito di scelta e copiosa erudizione, instan-
cabile scrittore di materie di verse,che nel-
l'apertura della cattedra lesse e poi stam-
pò l'orazione, De usu praestantia bona-
runì lilterarum: per le benemerenze col-
la s. Sede, Benedetto XII I lo consagrò
arcivescovo d'Ancira. Nella lingua siria-
ca e nelle cose sagre de'cristiani orienta-
li fu rinomato Giuseppe Luigi Asse tu a ni
maronita. Indi il Renazzi con cuore ro-
mano, nobilmente svolge il bellissimo,
brillante, vasto e lusinghiero argomento,
come risorse in Roma al declinar del se-
colo XVII il buon gusto nelle belle let-
tere, spandendosi anche altrove, e vi fio-
rì sempre più felicemente all' inoltrarsi
del XVI li secolo. Fu bella e memorabi-
le sorte della gran Roma, che si conce-
pisse in essa e si maturasse il grandioso
progetto di muòver aperta guerra alla
strana e corrotta maniera di spiegare i
propri pensamenti , e di scrivere in ogni
genere di gravi e amene discipline, nel se-
colo XVII più o meno invalsa per l'itali-
che contrade, e ivi si tentasse di richia-
mare nell'antico retto sentiero i traviati
ingegni italiani; nel comporre, nel gusto,
nello stile sì in prosa che in poesia con lieti
e copiosissimi frutti. Fu singoiar pregio
e gloria eccelsa della romana moderna
letteratura, che ila scelto stuolo de' suo»
alunni sì utile e lodevole impresa fos-
se cornggiosameute intrapresa e con sor-
72 UNI
prendente felicità eseguita. Così fu a Ro-
ma principalmente per una i." volta nel-
la recente età debitrice l'Italia delia me-
ravigliosa ristorazione,edel propagamen-
to del vero buon gusto nella letteratura.
Poiché ciò prima avvenne nel glorioso
pontificato del gran Nicolò V, dotto e ma-
gnanimo, e di nuovo poi accadde nel de-
clinar del XVII secolo. La fioritissima
ed erudita letteraria accademia della ce-
leberrima e dottissima Cristina regina di
Svezia (T.), insigne patrona della roma-
na letteratura, notabilmente verso talee-
poca contribuì a preparare in Roma, di
lei gradilo soggiorno, la grand'opera del-
la riforma dello stravolto stile allora in
•voga, «'della restaurazione del vero buon
gusto. La riforma del pessimo e strava-
gantissimo seicentismo, e lai/ idea d'i-
stituire un'accademia a combatterlo e at-
terrarlo , nacque dal curialesco foro ro-
mano e da un causidico immerso nelle
controversie legali ; ciò prova falsa la ran-
cida cantilena, rbe alla gravità del foro
mal si adattano gli studi ameni, e che le
Muse non ponno unirsi in amichevol con-
sorzio con Pallade severa e colla rigida
Astrea. Vincenzo Leonio di Spoleto eser-
citava abilmente in Roma la professione
di curiale, e versatissimo nell'umane let-
tere le coltivò con indefesso fervore. For-
nito d'acuto criterio e dotato d'ingegno
sublime, non poteva soffrire la maniera
di comporre edi scrivere, seguila da'poe-
ti e oratori, pieni d'idee ri dicole, di sten-
tate metafore ed' ampollose espressioni.
Grande ammiratore diPelrarca, fu in Ro-
ma il i . 'che osò di prenderlo per guida e
modello nel poetare, e che tentò con fe-
lice riuscita d'imitarne la nobiltà dell'i-
dee e la naturalezza dello stile. Alcuni
giovani studiosi frequentando la sua casa,
du'sdggidi lui consigli illuminati, tosto ne
seguirono i divisamene e T effettuarono
con analoghi componimenti. Tale lette-
raria adunanza mosse l'erudita curiosità
di vari letterati per trarne profitto, ed il
Leonio ainorevolmeule li ammise. La rc-
U N I
gina Cristina gli offrì ricetto nel suo giar-
dino del palazzo ora Corsini da lei abi-
tato , ma poi per la condizione legale di
Leonio non si effettuò. L'erudita società
divisò costituirsi in regolare letteraria ac-
cademia, e siccome quelli che la compo-
nevano col Leonio praticavano ne' prati
presso Castel s. Angelo, ove recitavano
le loro rime, uno della comitiva dal luo-
go campestre prese ad esclamare: Mi sem-
bra che oggi abbiamo rinnovata Y Arca-
dia. La proposizione fu da tutti applau-
dita e approvata. Ma Gio. M.a Crescim-
beni di Macerata e canonico di s. Maria
in Cosmcdin, ch'era uno degli astanti e
«unico intvinst'codi Leonio, rimase da essa
così altamente colpito, che convenne di
formare con tal denominazione la nuova
accademia, con leggi e nomi pastorali,
per rinnovar dell'antica Arcadia l'idea e
la memoria. Imperocché nella prisca età
quella regione mediterranea del Pelopon-
neso fu pel clima, pe'monti, selve e fiu-
mi, per l'abbondanza degli armenti e de'
pascoli rinomatissima, e più anche famo-
sa per la vita pastorizia e innocente de'
suoi abitatori, per genio e per costume al
suono e al canto inclinati, onde vennero
da' greci e latini poeti cotanto celebrati,
anche nell'età più moderne co'carmi d'A-
zio Sincero e colle prose eleganti del car-
dinal Bembo. Penetrato Crescimbeni del
proponimento di Leonio e de'suoi amici
e discepoli, si confermò nel concepito di-
segno di fondar un'accademia per oppor-
si alla stravagante maniera di comporre,
edi richiamarecoll'esempio loro i travia-
ti ingegni alla vera e soda nobiltà e na-
turalezza di pensare e di scrivere. Nell'ot-
tobre 1 690 l'Accademia d' Arcadia fu
istituita , acclamato custode generale il
Crescimbeni, col nome pastorale d' A Ife-
sibeo, come lo presero gli altri, dividen-
dosi le campagne d'Arcadia, quale ideale
poetico retaggio. Di recente si pubblica-
rono le Notizie istoriche sulPaecademia
degli Arcadi, che ricordai nel voi. L1V,
p. 266. Dello degl'inizi della celebrali»-
UNI
sima Arcadia, avendone discorso in più
luoghi, de'beuemerili che combatterono
il cattivo stile introdottone! compone in
prosa e in versi, e che ristabilirono l'an-
tico buon gusto , si può vedere lo stesso
Crescimbeni, Le vite degli Arcadi illu-
stri, Roma 1708. Quanto a'rapidi pro-
gressi della nuova accademia e de' mezzi
adoperati per propagarne dovunque i sa-
lutari elicili; dell' origine della divisione
d'Arcadia, e istituzione dell' Accademia
de' Quirini (diversi dall'accademia de'
Quiriti istituita a' nostri giorni, pure in
Roma, alla quale mi onoro appartenere,
e ne feci parola ne'vol. L\ 111, p. i5i,
LXXIM, p. 99 : ancor essa ora celebra il
Natale di Roma); e di alcuni arcadi più
famosi, ragiona Renazzi; oltre di qualche
altro più insigne poeta vissuto in Roma
sino verso la metà del XV1I1 secolo, co-
me de'più celebri ivi nati; e dice pure del
Teatro^.) la ti no e rappresentazioni del-
le commedie di Plauto e di Terenzio. Per-
ciò narra pure il valore poetico del cav.
Bernardino Perfetti di Siena, improvvi-
satore pieno d'entusiasmo, facile ed ele-
gante. Posto in Roma a rigoroso cimen-
to, nell'Arcadia e in altre pubbliche adu-
nanze, ne fu solennemente conosciuto il
merito, e anche premiato nella maniera
per un poeta la più lusinghiera e glorio-
sa. Benedetto XIII per far cosa grata al-
la gran duchessa di Toscana Violante
di Baviera di lui protettrice, ordinò che
dopo alcuni sperimenti estemporanei sul-
l'eccellenza del poetare, e dopo l'autore-
vole giudiziodell' Arcadia, si coronasse so-
lennemente in Campidoglio dal magistra-
to romano col poetico alloro, che ricevè
dal senatore Frangipane. Seguita la fun-
zione, con singoiar vivacità ed eleganza
il Perfetti espresse i sensi del grato suo
animo verso il Papa e il senato romano,
che a tanto onore aveanlo sublimato. Di
ciò parlai in più luoghi. Così rinnovossi
un'eclatante funzione, che già eseguita pel
Petrarca e stabilita per Torquato Tasso,
rende palese quanto sia stalo sempre pre-
UNI 73
giafo ogni letterario fregio, che in Roma
si acquisti o da Roma provenga. Renaz-
zi passa poi a trattare: De'lieti progressi
della letteratura romana nelle scienze. Se
e quanto al secolo XVI II gli convenga la
denomi nazione d'illuminato. Perchè il se-
colo XVIII si possa chiamar secolo filo-
sofico. Di alcune Accademie scientifiche
in Roma fiorenti tra il fine del XVII e
il principio del XVIII secolo. Della Me-
ridiana formata dal Bianchini nella Chie-
sa di s. Maria degli Angeli. Dell' adu-
nanze e conversazioni letterarie. Delle
nuove biblioteche pubbliche. De'miglio-
ramenti di tutta la letteratura, e de'di-
zionaii di scienze e arti, col mezzode'qua-
li s'è facile l'acquisto delle cognizioni,
per chi si limita senz'alili studi a leggerli
per far pompa di sapere, dice eh' è una
superficiale nozione della scienza, non po-
tendosi «/dizionari fare il giro delle scien-
ze e divenir dotto in qualche particolare
facoltà , bensì ne agevola la cognizione.
Del resto, tuttavia conviene Renazzi, che
i dizionari rendono comuni le letterarie
dovizie, e non solo agevolano la fatica, ma
somministrano a' letterati la maniera di
menar vita più comoda e agiata, eziandio
senz'astringerli a intisichire continuamen-
te tra la polvere delle biblioteche.e a dover
consultare ad ogni incontro opere volumi-
nose,e ad immergersi tra farragine immen-
sa di libri. Considerai dizionari del suo tem-
po come il lusso del la Ietterai tira, e con vie-
ne che ne sono certamente il raffinamen-
to. Dice buoni e utili i dizionari quando
si adoperano dalle persone dotte per op-
portuno e facile comodo di risvegliare in
mente le idee loro già cognite, di richia-
mar alla memoria i fatti, di procacciar-
si prontamente notizie o sfuggite o igno-
rate. Finalmente a quelli, che per passa-
tempo, per piacere, per trattenimento a-
mano di prender qualche erudizione e
d'istruirsi superficialmente, opportunis-
simo n'è l'uso e aggradevole la lettura.
Dopo aver discorso de'romani e forastie-
ri scrittori e dotti, e de' più degni di spe-
74 UNI
cial menzione, dice che il cav. Prospero
Mandosio romano peli.°e innanzi di lui
s'affaticò di proposito a raccogliere, ordi-
nare edare in luce notizie illustranti spe-
cificatamente la letteratura romana. Egli
non solo perla varia e singoiar erudizio-
ne di cui era ornalo, ma molto più anco-
ra pel suo nobile divisamento, fu esempio
che mosse a seguirlo Renazzi, che perciò
lo rammenta con distinta lode, e propo-
ne alla grata riconoscenza di tutti que'
che simile al suo nudrono affetto e im-
pegno patrio, pe'pregi e gloria della ro-
mana letteratura. Dopo aver fatto Man-
closio il corso degli studi, pervenuto a ma-
tura età, con ardore proseguì a studiare
per sempre più istruirsi, e una gran par-
te del suo tempo impiegava a leggere, co-
me notificò nella prefazione d'una di sue
opere. Non leggeva senza notare in car-
ta e con ordine determinato distribuire
le cose che fissavano la sua attenzione, le
notizie più singolari e opportune. Aven-
do così cumulato un dovizioso complesso
di nozioni le pubblicò in 2 tomi eoi ti-
tolo: Biblìotkeca Romana, seti Roma*
iiurtim Scriptoruni Centuriac, Il orna e
1682-90. Divise l'opera in centurie e o-
gui volume ne contiene una decade. Vi
sono compresi non solo i moderni, ma an-
co gli antichi scrii tori nati in Roma, sen-
z'ordine cronologico e nomenclatura al-
fabetica, o di serie delle materie da essi
trattate. L' idej fu eccellente e di som-
mo decoro alla romana letteratura, on-
de il Mandosio è commendevole, per a-
verla immaginata e mollo più eseguita il
meglio che potè. Tra gli scrittori d'oscu-
ro nome e di mona importanza, nella Hi-
blìolheca s'incontrano scelte e belle noti-
zie d'altri scrittori romani, le quali sareb-
be dillicile trovare in altri così riunite, o
almeno bisognerebbe grande pazienza e
immensa fatica. Del rimanente l'opera
manca di discernimento e di critica, ed
il lleuazzi scusa I' erudito e infaticabile
autore , per le circostanze del tempo in
cui compilò la sua biblioteca, quando cioè
U N I
nella maniera di scrivere la storia, e spe-
cialmente la letteraria,non erano spunta-
ti que' lumi che scintillarono nel secolo
XVIII ; onde non essendovi allora di me-
glio sulla storia letteraria romana, la Bi-
bliotlieca fu accolla avidamente e cele-
brata con meravigliosi elogi. Il Renazzi
riporta quello degli eruditi di Lipsia pub-
blicato nel 1 683, Act.Erud. Lipsiae mena
/unii. Un altro frutto degl* incessanti tra-
vagli del cav. Mandosio fa il Theatntm,
in quo maxìinorum Christiani Orbis
Poiitìjìcum Archiatrós spcctandos exi'
be £,Romae 1 696. Quest'opera è composta
con maggior esattezza d'ordine e più scel-
tezza di notizie dell'altra, e meritò anch'es-
sa le lodi de'dotti oltramontani, tra'qoa-
li si distinse {(.estuerò nella Biblioth. Me-
die, Jenaeiy4^' Ma quanto mancasse al
suo compimento e perfezione, beo lo di-
mostrò l'insigne mg.r Gaetano Marini, il
quale per supplirvi pubblicò Degli Ar-
chiatri Ponti fidi ,m due volumi, vero te-
soro d'erudizione, nel fine del 2,°rislam-
pando l'opera del Mandosio divenuta ra-
ra. Lasciò il Mandosio altri mss., special-
mente intorno alle nobili famiglie roma-
ne, che mio de'suoi nipoti nulla curando
le lettere e le studiose e laboriose fatiche
dello zio , li fece girare per la città per
ignobilmente venderli! Mandosio fu an-
co sufficiente poeta, frequentò l'Arcadia
con buona comparsa, godè la stima de'
dotli contemporanei, morì di circa 8 1 an-
ni nel 1724, e fu sepolto nella chiesa di
s. Maria in Monticelli , con iscrizione in
cui è detto; Qui prisca ino rum probi ta-
te, Eruditis Òperibus in lucem editis, Et
Equestriuni disciplinarum cultu Salis
clarus, Nunquam ferialus a Studiis. Co-
sì nel periodo di tempo accennato brillò
la letteratura romana di nuova immensa
luce, che assai lungi spande fecondi e ful-
gidissimi raggi ; allora all'università de-
gli studi di Roma s'infuse più robusto vi-
gore, per risalire al primiero suo stalo di
consistenza e di rinomanza. .
Gloriosissimo avvemmentofu peri ai-
U N !
chiginnasio romano l'elevazione al pon-
tificato dell'immortale Benedetto XIV,
da cui le derivarono i maggiori splendi*
di ornamenti, la sua gran rifórma. La so-
dezza e vastità di dottrina dell'insigni sue
opere, gli procacciò la stima de' dotti di
tutta Europa, e meritamente fu acclama-
to uno de'maggiori scrittori fioriti nel suo
secolo, e anche come forse il più illumi-
nato e dotto de'Papi, al dire di Renazzi;
ed uno de' più grandi pure lo fu certa-
mente nel governo della Chiesa e del prin •
ci palo temporale della s. Sede. Già ascrit-
to al rispettabile collegio degli avvocati
concistoriali e rettore deputato del pub-
blico studio^ tosto per affezione rivolse le
mire all'ingrandimento di quello con al-
tre prerogative e onorilìcenze, e alla ri-
forma di questo il cui fervore erasi illan-
guidito dopo la morte del vigile cardinal
Spinola, sia l'impegno de'professori nel-
l'insegnare e sia la frequenza de'discepo-
)i nell'intervenire alle lezioni; le vacanze
erano troppo numerose, e queste in ar-
bitrio de'professori spesso regolate a ca-
priccio nelle proprie scuole. Benedetto
XIV che da per se avea conosciuto tali
e altri abusi, stimò conveniente di ripa-
rarvi con generale riforma. Primieramen-
te per palesare il suo amore verso il col-
legio rettorale e la particolar sua cura
pel pubblico studio, questo visitò nel sud-
detto giorno festa di s. Ivo, ricevuto da'
cardinaliSacripanteeCoriogià rettori del
medesimo. Celebrata la messa nella cine-
si», nel partirne si fermò nel mezzo a guar-
dare le 12 statue degli Apostoli di calci-
naccio e bruita torm.i, collocale nelle sim-
metriche nicchie da Borromino fatte per
ornamento, da'ieltori Buratti e Fagnani
seniore con gusto gotico. Rivolto al retto-
re mg.r Valenti, gli disse in serio: La bel-
lezza di questo tempio rimaner deforma-
ta dalla mostruosità delle statue, che da
avvocato concistorialeavea setnpreguar-
dato con fremito di ribrezzo e sdegno,
che in una Roma e in tal luogo fosse e-
sposto quel disonore della statuaria, e che
UNI 75
per riguardo a' rettori che ve le posero
tiiuno le avea rimosse. Ora però volere,
che subito fossero demolite , acciò se ne
perdesse la memoria; come ne' seguenti
giorni fu eseguito. Nel salone superiore,
ove prese ristoro e ammise al bacio del
piede, gli fu presentato un corpo dell'o-
pere di s. Agostino superbamente legato,
un bel mazzo di fiori finti, e un'orazione
in sua lode magnificamente stampata e
a' circostanti distribuita. Agli avvocali
concistoriali nel iy4^ con breve concesse
luogo piùdecoroso nelle Cappelle Ponti-
fìcie e nelle processioni papali, ed il pri-
vilegio dell'altare domestico per la mes-
sa. Nel 1743 essi l'invitarono a celebrar
la messa nella festa di s. Ivo, ed egli vi si
recò accolto come nella 1. "volta, ludi con
bolla de' 29 agosto 1 744» i-**C conspi-
cnos ordines, del 1. 1, p. 170, Bull. Be-
ned. XI F ' 3 confermò al collegio retlora-
le degli avvocali concistoriali tutti i di-
ritti, privilegi e distinzioni, di cui o per
antica consuetudine o per concessioni pon-
tificie il medesimo già godeva. Ne fissò
l'invariabile numero a 1 ?., compresi i na-
zionali; e siccome per gli altri per lo più
ammettevansi nel collegioa succedere per
coadiuloria i figli e nipoti degli stessi av-
vocati,se l'opportune qualità in loro con-
corressero, avendo ciò annullato Clemen-
te XII con autorizzare gli uditori di Ro-
ta nelle vacanze a presentare 3 individui
donde il Papa seglieva il nuovo avvoca-
to, Benedetto XIV invece concesse que-
sta prerogativa allo stesso collegio degli
avvocati concistoriali. Final mente dichia-
rò il Papa, che il mantellone di color ne-
ro , lungo e tondo , e lateralmente alle
braccia aperto, fosse privativa veste degli
avvocati concistoriali, né potessero gli u-
ditori di Rota usarlo senza licenza delcol-
légio. Sembra da ciò, che sino a quell'e-
poca gli Uditori di Rota (meglio è ve-
dere tale articolo) si servissero della stessa
veste talare, e crede ancora Renazzi ch'es-
sa ne' tempi anteriori fosse promiscua-
mente usata in Roma dalle persone ad-
76 UNI UNI
dette alla professione legale, ed in tal fog- ni di loro prerogative, fatte dopo la pub»
gin egli vide vestito Munto, espresso in blicazione di talearticolo, le accennai nel
un dipinto nell'atto d'insegnare sulla cat- voi. LXXI, p. 8, anche sul numero at-
tcdra. Nella ricordata bolla, quanto alle tuale delle lauree da conferirsi. Gli av-
cose spettanti all'università, in i.° luogo vocati concistoriali a contestare pubblica»
Benedetto XIV approvò e confermò con mente con perenne monumento lagrati-
gi anele ampiezza di parole e di formoli*, trilline verso Benedetto XIV, in un lato
l'unione del rettorato dell'università al del gran salone dell'università, dove si a-
collegio degli avvocati concistoriali, rati- duna il collegio e si conferiscono le lau-
reandosi le facoltà ipsum Gymnasium, ree dottorali nella facoltà legale, collo-
cjusque Ecclesiam, Scholas, et Biblio- carono dentro nicchia tra due genii o put-
tkecani regi udì , asservandi et guber- ti che tengono le bilancie e la spada , il
uandi; e altresì di far promulgare, mu- suo busto in marmo, lavoro assai pregia-
taree rinnovarequegli statuti, ordinazio- to del Cornacchini, o Antonio Corradini
ni e provvedimenti, che dalla maggior come vuole Venuti, scultore dell' impc-
parle degli avvocati si conoscessero spe- ratrice M." Teresa; e sotto di esso fece-
c! tenti al miglior regolamento e maggior ro incidere l'iscrizione che riprodusse Re-
vantaggio del pubblico studio. Perciò si nazzi. Finalmente nella bolla riferita, iu-
rinvigorì la giurisdizione del rettore, già oltre Benedetto XIV attribuì o confer-
nel principio del secolo controversa e coni- mò agli a v vocati concistoriali il gius di da-
baltuta dal cardinal camerlengo; fu que- re il suffragio insieme col cardinal camer-
slo un colpo maestro a favore dell'auto* lengo.ne'concorsi perla scelta de'pubbli-
riià rettorale, e produsse gli effetti avuti ci piofessori, che fossero per tenersi a tal
in miia. Di più benedetto XIV confer- uopo innanzi al medesimo. In progresso
mò agli avvocati concistoriali 1' antico Io- dell' articolo sono andato notando a chi
ro privilegio d 'esaminare i laureandi e di ne'di versi tempi sia appartenuto il dirit-
[>i innovelli al dottorato nella facoltà ci- to dell'elezione de'professori nello studio
vile e canonica, coll'autorità del cardinal di Ruma. [Nel secolo XVII nou vi fu re-
camerlengo gran cancelliere dello studio gola certa circa l'elezione de'cnedesimi, i
romano. Su tal privativo privilegio, gra- Papi e i cardinali camerlenghi per lo più
vi e pertinaci controversie erano insorte a proprio piacimento li deputarono. Al-
tra'detti avvocati, e il primario collegio cune volte però si costumò d' invitare a
prelatizio della curia romana de'protono- qualche cattedra con editto chi volesse far
tari apostolici , i quali a loro pure soste- sperimento di sua idoneità. Così s' intro-
nevano appartenere il diritto di conferir dussero i concorsi che tenevano avanti
la laurea dottorale in leggi. Le sopì Ur- qualcuno de'cardiuali protettori, ovvero
banoVUI accordando a'protonolari par- del camerlengo coll'intervento degli nv-
tecipanti il privilegio di creare animai- vocati concistoriali. Nel i65o inlimossi il
mente iu Roma 4 dottori legali. Il seme concorso per conferire la vacante lettura
delle discordie tuttavia sussistendo tra' dell'istituzioni civili , da tenersi avanti il
due collegi, Benedetto XI V volle sbarbi- cardinal Capponi, uno de'prolettori del-
carlo interamente, con contentare i Pro- Io studio e a ciò deputato. Ma poi i su-
tonatori apostolici^ /'^partecipanti, ac- periori per lo più sceglievano a loro buon
crescendo loro in della Ih, Ila sino a 6 il grado i nuovi professori. Innocenzo XII
numero de'doltori, che da quelli. si potes- ebbe in uso di nominarli egli slesso, e le
«ero iu avvenire liberamente e privativa- sue scelle furono quasi tutte eccellenti. In
mente iu lloma nel diritto civile e cano- tal guisa proseguì la cosa anche nel se-
nico laureare. Le posteriori modilìcazio- guente secolo, come nel precedente e si-
UNI
no a Benedetto XIV. Al metodo di sce-
gliere per concorso i pubblici professori
die questo Papa la preferenza, e ne pre-
scrisse il regolamento colla ricordata bol-
la. Ne'concorsi per le cattedre legali, vol-
le che l'esame de'candidati si facesse da-
gli stessi avvocati concistoriali. 1 concor-
renti poi alle letture nell'altre facoltà do-
vessero esaminarsi da assessori periti in
esse, scelti dal rettore con assenso del car-
dinal camerlengo,il parere de'quali e que-
sto e gli avvocati seguissero nel dare i lo-
ro voli. Compiuto f esame, ingiunge la
bolla di farsene rapporto al Papa, ut va'
canti cathcdrae seu lec tur ac de persona
habili>et idonea auctorì tate Apostolica
provideatur. Non però l'uso de'concor-
si dovea aver luogo impreteribilmente,
ma quante volte nelle rispettive vacanze
fosse piaciuto a'Papi d'ordinarne la con-
vocazione. Doversi tener sempre coll'au-
toritàe alla presenza del cardinal camer-
lengo, a cui il Papa die il diritto del du-
plice suffragio. Nella sua abitazione tene-
vasi il concorso, in cui il rettore introdu-
ceva i candidali dal cardinale , il quale
estraeva a sorte un lesto di legge, l'inter-
pretazione del quale doveano i concorren-
ti stendere iti 24 ore, e poi nel dì seguen-
te recitare a mente innanzi il cardinale e
gli avvocati concistoriali collegialmente
adunati. Terminata l'interpretazione 0-
gni avvocalo proponeva all'esaminando
una difficoltà da sciogliersi da lui sul mo-
mento. Per togliere poi qualunque discre-
panza nell'ordine dell'esame, i candidati
si ammettevano a subirlo secondo l'estra-
zione che prima facevasi de' loro cogno-
mi. L'idea di conferire in Roma le catte-
dre magistrali per concorso da effettuar-
si con formale sperimento dell'idoneità e
dottrina de'concorrenli, dev'essere pro-
venuta a somiglianza del disposto dal con-
cilio di Trento e dalle successive pontifi-
ciecostituzioni,perla collazione dellePar-
tocchie e altri Benefizi ecclesiastici. Il
Pienazzi sulla questione, se il provvedere
generalmente le cattedre co'coocorsi sia
UNI 77
mezzo ad ogni altro preferibile, e se ve-
ramente produca l'effetto con esso pro-
postosi d'aver sempre professori abili e
quali si ricercano per insegnare in un pub-
blico studio, dice: Che lo stesso benedet-
to XIV, che 1' uso de' concorsi approvò,
non ne fu pienamente persuaso, dichia-
rando non doversi fare per invariabile si-
stema; ma quoties ita Nobis, et Succes-
soribus nostris placuerit. Il p. Curala poi,
storiografo dell'università, eletto da Be-
nedetto XIV nel 1 749 senza coucorso, ri-
levò la ragione che ridondava in suo de-
coro e giustificò la di lui scelta. Dichiara
pertanto, che gli uomini veramente dotti
e che hanno fissato la loro riputazione
con opere date alla luce, ovvero per ma-
gisteri altrove con lode esercitati, mai o
almeno rarissime volte vogliono esporsi
ni cimento , sempre equivoco e incerto
d'un concorso (anco per benefizi ecclesia-
stici), e al giudizio or non bene illumina-
to, or appassionato e prevenuto di poche
persone in parte fornite di sole cognizio-
ni forensi. Per provvedere un bravo e ac-
creditato soggetto, prudentemente Bene-
detto XIV riserbo a' Papi l'arbitrio di
procedei e all'elezione senza concorso. In
altre università i concorsi non si faceva-
no sui personali esami, ma con esibire i
propri requisiti, onde procedere tra'mol-
ti aspiranti alla migliore elezione. Dirò io,
che generalmente si osserva, i giovani fre-
schi di studio, senza avventurare riputa-
zione,con animosa franchezza affrontano i
coucorsi; mentre i provetti, sebbene ma-
turi nelle scienze, ma privi del vigore gio-
vanile e regolati dalla prudenza, difficil-
mente si espongono a'pubblici esperimen-
ti, trepidando sull'umana debolezza di
smarrirsi e restarne mortificati con pre-
gi udizio del loro credito letterario. A'gio-
vani poi restando tempo di tentare nuo-
vi concorsi, audacemente rientrano nella
palestra e facilmente conseguono l'inten-
to. Conclude il Renazzi, genericamente e
in astratto parlando: 1 concorsi per l'u-
niversità romana, se non il migliore, né
73 li » 1
il più sicuro, sono fuor di dubbio il mez-
zo meno inopportuno di scegliere i pro-
fessori. Si apre l'adito ad alcuno di dar
saggi di raro ingegno, che gloria accresca
all'università; è un argine agl'impegni e
favori di chi comanda e di chi regola; e
sebbene il maneggio e le prevenzioni
ponno introdursi pure ne'concorsi, non-
dimeno l'influsso non può essere univer-
sale e costante. Promulgata la bolla In-
ter conspìcuos ordines, soddisfatto il Pa-
pa alla sua propensione pel collegio de-
gli avvocati concistoriali , e questi colini
di gioia pe' loro privilegi e diritti accre-
sciuti e consolidati , cominciò a ribollir
fervidamente il progetto di nuova e gran
riforma dell'uni versila. Il Papa stesso ne
ravvolgeva in niente il pensiero sino dal-
la sua assunzione al pontificato, che la de-
strezza di mg. "Valenti penetrò, onde s'ac-
cinse con alcuni professori a combinarne
il piano, per cui i colleghi ingelositi lo ri-
Diossero dal rettorato, al modo riferito
più sopra. Per operare la riforma , va-
gheggiata da Benedetto XIV per la cor-
rispondente gloria, e dagli avvocati con-
cisloi iati per spiegare con essa tutta l'au-
torità rettorale, si andarono rimovendo
gli ostacoli. Apparteneva al collegio mg.
Pirelli, poi cardinale, ansioso di figura-
re e di far solleciti avanzamenti per giun-
gere alla tanto bramata porpora; a per-
venire al conseguimento de'snoi aspiri e
alla sospirala riforma, concepì il disegno
di far eleggere in nuo\ o rettore mg. r Cle-
mente 'Argenvillìcrs, poi cardinale. Na-
to in Roma e d'origine nobile francese,
benché conoscitore delle glorie militari
de'di lui avi, sin dal tempo d'Enrico IV,
invece della Spada, sempre a chi If im-
pugna cimentosa , strinse e si fece largo
colla Penna vestendo la Toga. Il foro fu
il suo campo di battaglia, di onore e di
fortuna. Divenne uuo degli avvocali con-
cistoriali giuniori, da Benedetto XIV e-
lello per Uditore del Papa ,e presso cui
era in sommo credito e gran favore; per-
ciò potente e di caratici e furie, onde la
U N I
riforma sarebbe seguila a genio del col-
legio rettorale, e senza che esso nulla a-
Tesse a temere dell' altrui disgusto, poi-
ché il cardinal Annibale Albani camer-
lengo mal soffriva qualunque innovazio-
ne. Quanto mg/Pirelli avea accortamen-
te disegnato, tanto avvenne con meravi-
gliosa facilità. A'4 agosto 1746 eletto ret-
tore Nicolò de Vecchis, mg/ Pirelli a-
vendo altamente dichiarata nulla l'elezio-
ne, l'eletto offeso rinunziò; allora mg.1 Pi-
relli brigò per mg/ Argenvilliers benché
giuuiore, e gli riuscì di farlo promulga-
re rettore. La maggior difficoltà fu l'iii-
d urlo ad accettare, comprendendo di non
potervi accudire; ma mg.r Pirelli si offrì
pronto, sotto la sua direzione, a supplir-
lo. Allora il rettore Argenvilliers, cou in-
telligenza dei Papa, introdusse subito una
novità, assumendo per aiuto nell'eserci-
zio del rettorato il suo promotore mg.'
Pirelli, e l'avvocato de Vecchis per pla-
carlo e smorzar le dicerie che la singola-
re novità avea prodotto. In sostanza pe-
rò il solo mg.r Pirelli ebbe dall'Argen-
villiers le redini del rettorato, e le tenne
in sue mani; quindi l'ansietà sua di figu
rare e di comandare nell'università restò
appieno soddisfalla. Il tempo era venuto
a tentare opportuno il gran colpo, di por-
re il giogo a' lettori, di toglier di mezzo,
o almeno d'infievolire a»sai l'autorità dei
camerlengo nell'università, e di farvi pro-
fondamente abbarbicare le radici della
giurisdizione reltorale.Comiuciò mg.r Ar-
geuvilliers coi suo intraprendente corag-
gio, a intimar il concorso per le letture
legale e di botanica ; per lai/ restò pre-
scelto Silverio Orbini, per la 2." il p. ab.
d. Gio. Francesco Maratti vallombrosa-
no. Indi e senza partecipazione al camer-
lengo , istallò ambedue nelle cattedre e
loro spedì la patente. Continuando negli
animosi suoi passi, all'ombra del pontifi-
cio favore o fors' anche cou iulelligenza
del Papa, mg/ Argenvilliers, ex abrupto,
col solo suo nome e di propria autorità,
pubblicò alcuni edilli scolastici, che amo
L N I
allora si promulgavano col nome in fron-
te e per autorità del cardinal camerlen-
go, ed appena vi pose il solo di lui stem-
ma,ed i nomi del Papa e del senato roma-
no. Queste e altre simili innovazioni, fat-
te bruscamente, esacerbarono assai l'ani-
mo del cardinal Albani , e fini di disgu-
starlo altamente il sentire intavolata sen-
za sua intelligenza la rifui ma dell'univer-
sità, con cui intendevasi dilatare a esclu-
sione d'ogni altra la giurisdizione retto-
rale. Il Papa era persuaso, die al camer-
lengo come gran cancelliere dell'univer-
sità, nulla più. competesse che d'esser-
ne considerato qual principal capo , per
proteggerla colla sua autorità con una
certa superiorità d'ispezione; ma chela
giurisilizioue speciale, e il suo esercizio
privativamente appartenesse al rettore.
Senza quest'opinar del Papa, l'Àrgenvil-
liei s non avrebbe preso a cozzare con un
cardinal Albani nipote di Clemente XI e
camerlengo. Questi replicatamele fece
energiche rimostranze col cardinal Silvio
Valenti segretario di stato, e vedendo che
inutilmente riuscivano le sue forti lagnan-
ze, gli dichiarò che per onor suo e della
rappresentanza avrebbe rinunziato. Il se-
gretario di stato rispose cbe non poteva
portar al Papa proposizioni di rinunzia
se non in iscritto. Il cardinal Albani ina-
sprito, in un momento di calore, nel feb-
braio I747> stese e mandò la rinunzia, eh e
fu tosto accettata. 11 cardinale lusingan-
dosi che noi fosse, si pentì dell'impetuo-
so suo giusto riseutimeuto e ne pali ram-
marico. Benedetto XI V poco dopo dichia-
rò camerlengo il cardi nal Valenti, che riu-
scì propensissimo all'università. Frattan-
to mg.r Pirelli provocando l'effettuazio-
ne della riforma, ebbe il contento di ri-
cevere l'incarico di formarne il piano da
mg.r Argenvilliers e per commissione del
Papa. Mostrando in principio di far con-
to de'leltori, se ne valse d'alcuni e preci-
puamente di d. Pantaleo Balsai ini, istrui-
tissimo delle cose dell'università, che di
buon grado gli conseguo i suoi ni ss.; ma
UNI 79
ricevuti da loro lumi e notizie, di essi non
più fece conto; soltanto coll'Argenvilliers
e col De Vecchis compilando la riforma,
il che fece scontenti gli slessi colleghi te-
nuti all'oscuro. La giand'opera della ri-
forma, manipolala dal detto triumvirato,
fu sanzionata da Benedetto XIV col chi-
rografo diretto a nig.r Argenvilliers, Ci
e stato da voi rappresentato, de' 1 4 ot-
tobre 1 748, presso il Renazzi. Primamen-
te ridusse tutte le Iatture da ordinarie «
straordinarie, a quotidiane come le le-
zioni dell'istituzioni mediche e legali; poi-
ché innanzi alcune si tenevano in deter-
minali giorni e dice vansi ordinarie innu-
metodi 60 circa, allre ne'dì festivi echia-
mavausi straordinarie. Le quotidiane o
d'ogni giorno si stabilirono ue'dì feriali,
secondo l'indicazione del calendario sco-
lastico stampato ogni anno. Si eccettua-
rono però le lezioni di teologia scolasti-
ca e di controversie, le quali furono con-
servate, a memoria dell'antichissimo uso
dell'università, come straordinarie , le
quali cioè si dassero ne'giorni festivi, e in
cui le lezioni quotidiane vacassero. La-
sciandosi intatta la divisione del corpo lu-
terò dell'uni versila in 3 classi,cioè di legge,
di medicina e dell'arti, si ridussero i pro-
fessori di ciascuna delle prime due classi a
soli 6, con cattedra e stipendio; si aggiunse
un altro lettore soprannumero ad ambo
le classi coll'obbligo di supplire, d'ordine
del rettore, a'Iettori numerari infermi o
impediti, senza perciò poter pretendere
stipendio, tranne il caso d'aver letto per
un'iutiera terziaria, ricevendo allora con-
veniente ricognizione. I 6 lettori legali di
numero furouo assegnati: 3 per l'istitu-
zioni canoniche, civili e criminali, uno
pel decreto di Graziano, uno per le Pan-
dette, ed un altro per qualche materia
criminale, civile o canonica ad arbitrio
del rettore. De'6 lettori medici, 2 si as-
segnarono per 1' istituzioni di medicina
teoretica e di medicina pratica , altri 2
per un trattato medico-teorico e per un
trattato medico-pratico, uno per fistili»-
So UNI
zioni di botanica nuovamente aggiunto,
e un altro peri' istituzioni chirurgiche e
anatomiche. A questi si aggiunse il let-
tore per l'istituzioni e sperimenti chimici,
la cui cattedra erasi quasi istituita. Sop-
pressi i passaggi delle cattedre, e gli sti-
pendi straordinari d'Innocenzo XII , si
volle che ogni professore perseverasse nel-
la sua lettura, gli stipendi doverli rego-
golare l'anzianità del servizio ; si assegnò
a' due più. anziani di ciascuna classe an-
nui scudi 4°°i a'due meno anziani 3oo,
ed agli ultimi due 200. Fu rinnovato il
disposto di Leone X, cioè che i professori
non potevano assumer cariche che loro im-
pedissero l'esercizio della leltura; le pun-
tatili e per ritardi o ommissioni di lezio-
ni, da ritenersi sugli stipendi, tranne il
caso d'infermità. Al rettore fu commessa
la formazione del calendario scolastico
co'giorni e ore delle letture, l'assegno a'
lettori delle materie da esporsi, e la visi*
ta settimanale delle scuole sparse ne'rio-
ni di Roma, da eseguirsi anco da un col-
lega. Sull'elezione de'professori, confer-
mò la disposizione del 1744* L'intera
giubilazione fu determinata a /j<> anni di
lettura, meno di 60 scudi a 3o anni di
servizio, e la metà di stipendio dopo 20
di letture. I residuali scudi 480 degli scu-
di 6000 della dogana dello studio, si po-
sero a disposizione del rettore per l'osten-
sioni anatomiche, coltura dell'orto bota-
nico, mantenimento di macchine pegli
sperimenti fisici, del macchinista, e del-
l'incisore anatomico, e per sovvenzioni
a'iettori nella pubblicazione d'opere. Fi-
nalmente si die al rettore piena e libera
facoltà di dar ordini, spedir patenti, Col-
mar decreti e pubblicar editti anche pe-
nali. Osserva Renazzi sulla riforma di
Benedetto XIV , che sebbene le sue in-
tenzioni fossero dirette al maggior pub-
blico comodo e utilità , e in varie cose
colse nel seguo, generalmente però non in-
contrò plauso, e più assai furono i mal-
contenti che i soddisfatti. In vero i pro-
fessori cui fu raddoppialo il peso colle
DUI
lezioni quolidiane,non ebbero alcun com -
penso come richiedeva l'equità. Si criticò
che in Roma, fonte de' canoni, e sotto un
Papa canonista , fu soppressa la lettura
delle Decretali, di cui specialmente com-
ponesi il gius pontifìcio. Egualmente si
volle censurare^ che la riforma raggiran-
dosi sui lettori e sulle lezioni, uonsi prov-
vide perchè fossero frequentate, non vi fu
affatto l'emulazione che incoraggia. In-
tanto che si maturava la riforma, Bene-
detto XIV volse le sue cure ad accrescere
i comodi , gli ornamenti e lo splendore
dello studio romano. L'orto botanico tra-
scurato e imboschito, fu riordinato e ac-
cresciuto: nella sala pentagona si costruì
la cattedra pel professore , ed i comodi
necessari pe'discepoli e per l'oslensioni.
Il Papa gli donò due oncie dell' acqua
Paola, ed al professore medico destinato
a spiegarla virtù e l'uso dell'erbe, ag-
giunse il suddetto professore di botanica
pratica. Di persona si recò sul Gianicolo
e visitò l'orlo a'7 aprile 1 744» e come ge-
niale per la botanica ne rimase soddisfa-
tissimo, e vi assegnò un semplicista. Non
era quasi mai mancata nell'università la
lettura di matematica, ma però per lo
più consisteva nella spiegazione degli ele-
menti di geometria, algebra e aritmetica,
fiorendo nell'altre università le discipli-
ne matematiche nelle parti più sublimi
e astruse. Così in esse coltivavasi pure la
chimica, disciplina meravigliosa che va
a sorprendere e analizzar la natura sino
ne'primi suoi elementi, e cominciava già
la scienza divenir di moda , onde fece i
sorprendenti e meravigliosi progressi che
ammiriamo, mentre l'archiginnasio era
privo di sua cattedra. Avendo il Papa con-
cesso la privativa della stampa per la
Gazzetta francese politica e letteraria, ol-
tre i calendari, introdotta in Avignone
da Alessandro Giraud, per l'annua rispo-
sta di 4ooo lire francesi, il cardinal Va-
lenti che amava e proteggeva le scienze,
propose d'applicarne il provento all'ere-
zione di due letture, una di malemali-
V N I
che sublimi, e l'altra di chimica, e nelle
spese occorrenti pe' chimici sperimenti.
Perciò Benedetto XIV con bolla dell'i i
ottobre i y4^> donò ad hoc all'università
il detto provento, ed ordinò 1' erezione
di due cattedre, una per le parti più su-
blimi delle matematiche, l'altra di chi-
mica, assegnando a'due professori annui
scudi 200 per ciascuno. Già come dissi
avea provveduto alla lettura di fisica spe-
rimentale, importantissima scienza cui si
sono fatte grandiose scoperte e prodigiosi
progressi, con assegnarla al celebralo p.
Jacquier perchè v'insegnasse la fisica mo-
derna, e con tutto quell'apparato di no-
zioni e di presidii che fossero necessari.
Quindi nel piano superiore dell'archigin-
nasio , verso la chiesa di s. Giacomo, fe-
ce preparare il teatro pegli sperimenti fi-
sici; e per l'operazioni chimiche l'oppor-
tuno laboratorio nel pianterreno verso o-
riente. III." venne corredato di macchine
e d'istromenli all'uopo occorrenti; il 2.°fu
fornito de' necessari attrezzi e vasellami.
Il teatro anatomico preesistente sotto il
portico, si rese più luminoso con altra fi-
nestra, e restaurato con eleganza : in se-
guito fuvvi adattata contigua stanza per
le preparazioni anatomiche, co' vasi e istro-
rneuti occorrenti. Poichèsembrava tutto-
ciòormai felicemente compiuto a decoro
dell'archiginnasio, volle Benedetto XIV
tornare ad onorarlo di sua presenza, per
gustare co'propri occhi gli effetti di sue cu-
re. Per la festa di s. I vo del 1 j5 1 , si portò
a celebrar la messa nella chiesa, ricevuto
coli' apparato della precedente venuta.
Indi servilo dal cardinal Cavalcioni e dal
rettore Argenvilliers, girò per l'edifizio,
vide i nuovi teatri, e andò a posarsi nel
gran salone al trono preparatogli. Ri-
focillatosi, ricevè da tal prelato un ma-
gnifico fiore di filagrana d' argento ar-
tificiosamente lavorato. Dipoi l'esperien-
za fece conoscere che uno de' sostanziali
e già accennati difetti della riforma, che
riusciva poco utile e anche meno opera-
tiva, rendeva le scuole poco frequentale,
VOL. LXXXY.
UNI 81
ad onta dell'assiduità de'professori.Laou-
de a promuovere nella gioventù l'impe-
gno a compiere nelle rispettive classi il
corso degli sludi, nel 1 754 il collegio ret-
torale decretò che ogni anno si dovesse-
ro gratis laureare due scolari , a titolo
di inerito e d'onore, ed acciò servisse lo-
ro di requisito per oliare agi' impieghi ,
se per un triennio avessero atteso agli stu-
di legali nell' università , dopo i conve-
nienti sperimenti d' idoneità , mediante
funzione pubblica e solenne, coli' inter-
vento del collegio rettorale e del corpo
de' professori d' ogni facoltà; il che pro-
dusse felici conseguenze, e nel luglio 1 756
si eseguì per la 1 .* volta questa nuova sco-
lastica premiazione. I due candidali, do-
po aver recitato egiurato la consueta pro-
fessione di fede, brevemente esposero de'
lesti civile e canonico. Allora il rettore de
Vecchis pronunziò elegantissima orazio-
ne, acconcia mente ri levando il pregio del-
la nuova letteraria istituzione , infiam-
mando i giovani a conseguire un pretino
così decoroso; e ricolmando delle meri-
tate lodi i due candidati, gli accese a pro-
seguire il sentiero dell'onore e della glo-
ria, augurando loro premi maggiori. Do-
po di che fu conferita colle solite forma-
lità ad entrambi i canditali la laurea dot-
torale, e il più anziano con breve orazio-
ne rese le debite grazie al collegio retto-
rale e a'professori legali, per 1* istruzio-
ne da questi ricevuta sì completa e pro-
ficua, e a quello per l'onorifico premio,
con cui avea coronalo le loro giovanili
letterarie fatiche. Per gli scolari pure di
teologia e di medicina s'introdusse con-
temporaneamente per superiore auto-
rità lo stesso uso, e il metodo stesso di
laureare. Quindi il collegio de'leologi e
quello de'medici, ancor essi in ogni an-
no conferirono proporzionatamente insi-
nui guisa la laurea ad uno scolare, che
nell'esame fosse riconosciutoli più meri-
tevole. Frattanto Argenvilliers, che avea
esercitato l'uditorato con somma gravità,
e con rigidezza frenato gli abusi curialc-
6
82 UN I
schi, fu elevato alla porpora, e de Vec-
chis gli successe nella rettorale rangistra-
tura, per compensarlo della precedente
emergenza. Esercitò il rettorato con vi-
gilanza e molto sussiego, essendo stalo il
i .° rettore, chegodesse senza contrasto
d'alcuno d'ogni autorità e plenaria giu-
risdizione.Dipoi più volte venne deputato
in bibliotecario. Benedetto XIV costan-
te nel suo amore per l'archiginnasio, seb-
bene giunto a vecchiezza inoltrata , pur
volle nel 1756 tornare per la 3.a volta a
visitarne la chiesa per la festa di s. Ivo,
dopo esservi stata tenuta la cappella car-
dinalizia, ricevuto col debito ossequio e
con singoiar magnificenza. Ma non disse
messa, né ascesele scale per la sua gra-
ve età. Dopo aver orato in chiesa, andò
a posarsi nel teatro chimico sotto i por-
tici al pianterreno, servilo dal cardinal
Argenvilliers e dagli avvocati concisto-
riali, e frattanto fu alla di lui corte nel
salone superiore, e nella biblioteca a'Iet-
tori imbandito lauto rinfresco. 11 Papa
si trattenne per qualche spazio di tempo
e ammise al bacio del piede i professori.
.Sopravvisse Benedetto XIV altri io mesi,
e morì di circa 83 anni, generalmente
compianto da'principi e nazioni cristiane,
per la saggia ed egual condotta verso tut-
ti da esso tenuta in circostanze scabrose,
e per la venerazione concepita per la sua
dottrina ed esimie virtù. Lamentai anco
iiltrove, che i romani soli non se ne mo-
strarono gran fatto commossi, tanto per-
chè avidi sempre di novità, sogliono an-
noiarsi d'un lungo pontificato; quanto
perchè erano rimasti malcontenti per la
collazione de' benefizi di Spagna , che
Benedetto XIV, antivedendo forse le pe-
ripezie de'lempi futuri, credè prevenire
con decoro e con qualche frutto per la
s. Sede, concedendola al re. Nel 1 7 58 con
universale soddisfazione gli successe Cle-
mente XIII, di gran zelo per la religio-
ne e per In disciplina ecclesiastica, ornato
delle virtù degne del supremo pastore.
Mancando l'edifìzio dell'università d'ac-
UNI
qua Vergine, necessaria a 'comodi di e* <
so e per uso de'laboratorii e degli speri-
menti chimici e notomici, benignamente
fu largo con essa d'alcune oncie. Per gra-
ta riconoscenza fu posta un'iscrizione in
fronte al luogo, dove l'acqua venne con-
dottata sotto uno de' portici laterali del
cortile.Siccome fu tolta ne'disastrosi lem-
pi della repubblica del 1798, insieme con
altri monumenti della pontificia libera-
lità verso l'archiginnasio romano, come
gli stemmi così odiati da' repubblicani ,
il Renazzi la trascrisse e riporta. Nel 1 7 5g
Clemente XIII restituì all'ordine de' car-
melitani dell'antica osservanza l'illustre
privilegio della cattedea o lettura della
teologia morale, da esercitarsi nell'archi-
ginnasio nuovamente e persempre da un
suo religioso, mediante il contenuto del
breve Splendor paternae gloriae , de'
i3 giugno 1759, Bull. Rom. coni. t. r,
p. 1 38. Inoltre accordò al professore di
chimica di poter ottare e far passaggio
alle letture della classe medica. Nel 1769
fu Papa Clemente XI V, al cui breve tem-
po nulla occorse all'università, né a que-
sta fece cosa da somministrar materia d'i-
storia. Ma molto, anzi tutto,sarebbesi po-
tuto fare per la medesima nel suo poli"
tificato, poiché osserva Renazzi: avendo
dovuto Clemente XI V scaricar finalmen-
te il gran colpo fatale di sopprimere l'e-
semplare e benemerito ordine degesuili,
colpo chesembròn se soloassorbire i pen-
sieri suoi e tutte le affannose sue cure;
conveniva da tale strepitosissimo a vwni
mento , fecondo d' incalcolabili e lagri-
mevoli conseguenze, trarre al men partilo
a consolidazione e a pieno aumento del-
l'archiginnasio romano. Si è già riferito,
che per la fondazione del collegio roma-
no, le scuole dell'archiginnasio, ad ecce-
zione delle mediche e legali, e d'alcun'al-
tra, cominciarono a minorarsi di concor-
so, ne mai più risorsero alla primiera li e
quenzade'discepoli.La gioventù.ehe prin
cipiando dagli elementi deli» grammati-
ca latina ricevea in detto collegio la pi i-
UN I
aia letteraria istruzione,vi continuavo poi
gli studi nelle scuole delle facoltà superio-
ri, fornite di valenti maestri e d'ogni al-
tro aiuto per proGttare. Colla soppressio-
ne de'gesuiti, naturalmente si aprì, dopo
il corso di due secoli , largo campo per
restituire tutte le scuole dell' archiginna-
sio, e all'aulica sua unicità e alla pristi-
na afllueuza d'uditori. Su questa diletta
sua idea il Renazzi rileva la dignità e
decoro dell'università romana, alquanto
adombrata colla sussistenza delle scuole
delle facoltà superiori nel collegio roma-
no : quella esser antica e rinomatissima,
questo assai più recente, non figurare tra
l'università degli studi d'Europa pubbli-
che e celebri. Dice le scuole del collegio
romano, per l'indole loro, di mero tiro-
cinio,, le quali perciò non ponno aspira-
re alle qualità delle vere scuole dell' U-
niversità. Poiché sebbene per onorarle
la denominazione loro attribuiscasi d'U-
nh'crsità Gregoriana, perchè da Grego-
rio XIII ampliate, protette e nobilitale
(dovendo servire per somministrare i
maestri a quasi tutti i collegi dal Papa e-
relti in Roma e in diverse parti del mon-
do; egli è per questo che il gran Pontefi-
ce volle ridurlo a più perfetta forma. Se-
condo il p. Maffei, Annali di Gregorio
XIII, t. 2, p. 228, volendo quel Papa
fondare in Roma un seminario generale
di tutte le nazioni, per tal fine applicò al
collegio romano l'abbazia di Chiaraval-
le , e cominciò la sontuosa e magnifica
sua fabbrica, assegnandole sopra l'entra-
te de' cardinali nipoti una pensione di
7000 scudi per 20 anni); il titolo però d'u-
niversità loro non appartiene, che impro-
priamente, quelle mancandovi delle più
generali discipline, cioè della giurispru-
denza e della medicina. E qui mi sia per-
messa una breve digressione. Per ciò che
si appartiene al titolo di Università Gre-
goriana, solito darsi al Collegio Roma no,
non pare che esso debba ripetersi da Gre-
gorio XIII , ma sibbene da un costume
invalso di così generalmente chiamarlo.
U N I 83
Nell'istituto della compagnia di Gesù, U-
niversilatis stiulioruin sono detti que'
collegi ove oltre alle belle lettere s'inse-
gnano altresì la teologia e la filosofìa.
Questa denominazione perciò molto più
si addice al celebre collegio romano, che
è il più illustre de'collegi che ha la me-
desima compagnia. Per altro questo uon
vale che a giustificare, dirò così, dome-
sticamente, non già iu faccia al pubbli-
co, il nome d' Università onde viene di-
stinto. Quindi, all'opinamento di Renaz-
zi, e alla questione che fanno alcuni, se
debba o no il Collegio Romano dirsi U-
nivcrsità, a me sembra potersi risponde-
re: In un senso stretto e giuridico un tal
titolo uon se gli deve, sì perchè non v'ha
monumento autentico a cui s'appoggi,
mentre dallo stesso fondatore Gregorio
XIII viene semplicemente denominato
Collegium,s\ perchè l'insegnamento non
abbraccia quel ciclo di scienze compreso
nell'insegnamento dalle università d Eu-
ropa , ma è ristretto alla sola teologia e
filosofia. In un senso però meno rigoro-
so e sanzionato dall'uso (vonsueluclo fit
lejc), non solo interno, ma anche pubbli-
co ecomune, non veggo perchè se gli deb-
ba contrastare. In una parola , sarebbe
falso chiamare il Collegio Romano, U-
ni versi tà , in quel senso in cui chiamasi
. IV// 're) hi ginnasio Romano (col qual voca-
bolo rilevai sin dal principio di quest'ar-
ticolo si volle precipuamente distinguere
l'università primaria degli sludi di Ru-
ma), l' Università di Bologna, ec; non
disconverrebbe in un senso men ampio e
iu grado secondario. Quanto alla facoltà
di laureare non vi è luogo a contrasto,
in teologia e in filosofia. La forza poi ed
il valore di siffatta facoltà è pienamente
eguale a quello che sogliono avere gene-
ralmente le università degli studi. Narrai
superiormente, che fu tolto al collegio ro-
mano il poter insegnare Diritto Canoni-
co, dietro la riferita lite mossa al mede-
simo dall'archiginnasio, il quale la vinse,
e Innocenzo XII fece cessare nel collegio
84 UNI
la cattedra di gius canonico. Pure anzi,
pel raccontato, che in que'tempi l'archi-
ginnasio fosse molto sollecito in attende-
re, che neppure obbliquamente i profes-
sori del collegio romano entrassero nel-
le materie canoniche. Perchè accadendo
nel trattare dottrine teologiche di dover
toccare materie di diritto canonico per
l'affinità delle questioni, si astenevano pe-
rò i professori di esporre al pubblico
quelle tesi nelle quali avea luogo un co-
sì fatto innesto, forse per non dar verun
appiglio a crederli trasgressori della sen-
tenza d'Innocenzo XII. A' nostri giorni
Gregorio XVI permise nuovamente a'
gesuiti la cattedra d'Istituzioni Canoni-
che. E per altro da osservare eh' ella è
cattedra di semplici Istituzioni, non già
di Diritto, e che però non potrebbe arro-
garsi la pienezza d' insegnamento eh' è
proprio d'una cattedra tli Diritto Cano-
nico. In sostanza, la compagnia di Gesù
nelle sue Istituzioni non insegna ex prò-
fessoli Diritto Canonico, ma solo quan-
to è necessario per formare il teologo, e
di dette Istituzioni vi sono cattedre an-
che negli altri primari collegi dè'gesuiti.
Leone XII col breve Rccolmtes , di cui
parlerò a suo luogo , quanto al conferi-
mento delle lauree, pose il suggello alle
concessioni anteriori di Giulio III e di Pio
IV. Riprendo il filo con Renazzi. Il col-
legio rettorale per l'aumento di lustro al-
rarchigiuuasio fece di tutto per profittar
dell'occasione, con piani e progetti nnalo-
ghi, e vi travagliò lo stesso Renazzi ;• ma
ogni loro sforzo riuscì vano,perchè non vi
vollero condiscendere i cardinali preposti
al governo del collegio romano, con mae-
stri sacerdoti secolari, e protessero le scuo-
le di tirocinio. L'università di Roma ri-
mase nello slato in cui era; e nel collegio
romano non vi fu altra innovazione, che
quella assai rimarchevole di non esservi
più gesuiti a insegnare. L'istituzione re-
ligiosa e letteraria della tenera gioventù
romana, oggetto assai delicato, grave e
interessantissimo pel couiuu bene, per ia
UNI
deficienza de' virtuosi e dotti gesuiti per-
de per mezzo secolo non lievi stimoli, pre-
siclii e comodi ; né alcun vantaggio ne ri-
trasse l'archiginnasio a maggior suo splen
dorè e ad ampliamento della pubblica
letteraria istruzione. Successoreal De Vcc-
chis nel rettorato nel 1760 fu deputato
Paolo Francesco Antnmoro nobile roma-
no, già coadiutore all'avvocato Tomma-
sodi lui genitore. Versato assai nella scien-
za legale, presto ammesso in prelatura,
fu votante di segnatura e lungamente luo-
gotenente civile dell' A. C. con costante
riputazione di dottrina e d'integrità. Pio
VI che avea per lui amicizia e stima, lo
promosse ad assessore del s. Offizio, e al
cardinalato nel 1 780 col vescovato d'Or-
vieto. Sino a tal anno fu egli perseveran-
temente rettore, cioè per lo spazio conti-
nuo di 20 anni, i.° esempio di rettorato
sì protratto e continuo; poiché regolò sem-
pre le cose dello studio con saviezza e at-
tenzione, conciliandosi la slima e benevo-
lenza de'lettori, co'quali usava contegno
decente e convenevoli riguardi. Essendo
il pavimento del cortile dell'archiginna-
sio costrutto di mattoni messi in coltello,
secondo l'uso anticamente praticato an-
che nelle vie; per l'ingiurie del tempo di-
venuto logoro e sconnesso, anzi pericolo-
so nel camminarvi, l'Antamoro lo fece to-
gliere, e interamente selciò il bel cortile
con guide d'altri selci di diverso coloredi-
sposle in vaga simmetria. Di più a commi
comodo edificò in un adito laterale de'
portici una fontana, servendosi dell'acqua
Vergine concessa da Clemente XIII. Re-
nazzi loda l'Antamoro anco qual amato,
venerato e benemerito vescovo, e riporta
l'iscrizione del sepolcro: Rcsurrcclionem
hic expectat. Nel rettorato gli successe
ni».' Prospero Lorenzo Bottini, poi car-
dinale, zelante, savio e diligente. L'ordi-
ne degli sludi nell'archiginnasio, a norma
della riforma Benedettina, e che proseguì
anco in tempo in cui Renazzi pubblicò la
ciotta opera, di cui ampiamente mi giovo,
era i! seguente, riferito ancora dall'altro
UN I
benemerito p. Curala die ne fu testimo-
nio. Comprese le uuove istituite da Bene-
detto XIV, 27 erano le cattedre e altret-
tanti i professori che l'esercitavano. Sei di
loro l'ormavano la classe legale, e un e-
gual numero componeva la classe medi-
ca. Nella classe delta dell' arti liberali si
comprendevano gli altri l5 professori di
diverse scienze e facoltà. Nei mattino le
scuole lenevuusi aperte per 3 ore, e per
2 nel tempo vespertino. Succedevansi gli
uni agli altri i professori nelle rispettive
scuole loro assegnate, sopra le quali era-
vi iu tavola a lettere unciali indicala l'o-
ra e la materia die in ciascuna insegna-
vasi. Le lezioni d'ogni professore dovea-
no durare per lo spazio intero d'un'ora,
che dal bidello puntatore indicatasi col
suono della campana a lai elicilo destina-
ta. Non era lecito ad alcun professore, che
non fosse d'istituto regolare, di entrare
nella scuola a dar lezione senza ber retiti
dottorale e indosso la zimarra nera, per
doverosa decenza d'abito, e secondo l'u-
so inveteralo dell'università. Rispetto al-
le classi legale e medica, le diverse lezio-
ni erano così distribuite, che in un trien-
nio potessero gli scolari a tulle interveni-
re, e compiere il corso di ciascuna facol-
tà. Nella i. 'ora del maltino s'iusegnava-
no l'istituzioni civili e quelledi medicina
teorica : leggevasi nella seguente le Pan-
dette, e un qualche trattato di special ma-
teria medica si spiegava, e davansi gli e-
lemenli della butauica. Finalmente nel-
la 3/ ora si dettavano l'istituzioni crimi-
nali e le anatomiche. Delle 2 ore vesper-
tine la i .'eia impiegata alla sposiziouedel
gius canonico e dell' istituzioni di medi-
cina pratica; e nell'ora 2.* si spiegava il
decreto di Graziano, la chimica, e le par-
ticolari materie medico pratiche. Le le-
zioni poi dell'altre facoltà, cioè quelle di
teologia dogmatica e morale, di s. Scrit-
tura, di storia ecclesiastica, di logica e me-
la linea, di tisica sperimentale, di mate-
matiche pure e miste, di etica, di retto-
ika, delle lingue greca, ebraica, siriaca,
UNI 85
arabica, erano opportunamente di visetra
l'ore mattutine e vespertine con ordine
tale, che ogni studente potesse profittar-
ne a suo gemo e secondo il proprio biso-
gno, seuza che le lezioni spettanti ad og-
getti d' uua stessa disciplina, di teologia
per esempio o di filosofìa, s'intralciassero
tra loro e nell'ora stessa s'incontrassero.
Quanto alle lezioni quotidiane , e alle
straordiuarie di teologia e controversie,
di sopra ne ragionai. Fra l'anno e in tem-
pi fissi, il professore di notomia ne' gio-
vedì, specialmente di quaresima, nel tea-
tro anatomico faceva le sezioui e dimo-
strazioni delle principali parti del corpo
umano; e incominciando iu primavera dal
professore di botanica pratica neil' orto
de'semplicisulGianicolo Ricevasi l'osten-
sione dell'erbe e piante, indicandone i ca-
ratteri e le virtù. Iu ciascun mese poi nel
teatro fisico per 2 volte nella 2.' ora del
mattino ilei sabato, e 2 volte ogni setti-
mana nel laboratorio chimico ne'merco-
ledì e sabati alla 2. "ora vespertina doveast
da'professori far pubblici sperimenti nelle
rispettive loro discipline. A' 18 ottobre fe-
sta di s. Luca, nella chiesa dell'archigin-
nasio, secondo l'antichissimo stile, cau la-
vasi messa soleune coll'intervento del col-
legio rettorale e di tutto il ceto de' pro-
fessori. Terminata, saliva in pulpito il bi-
dello puntatore, leggeva il catalogo de'
professori, pubblicava l'editto del rettore
concernente la retta ordinazione degli stu-
di, l'obbligo de' maestri e i doveri degli
scolari; e finalmente distribuiva il calen-
dario dell'anno scolastico. La professione
di fede facevasi da'letlori a'4 novembre,
in cui unitamente al rettore e a' bidelli
recavunsi in veste talare all'abitazione
del cardinal camerlengo, avanti il quale
sedente in trono, solennemente compi va-
si l'atto. L'orazione pel riaprimento de-
gli studi rimase fissata a' 25 novembre
sagro a s. Caterina. Le lezioni comincia-
vano a'6 novembre, e l'anno scolastico
terminava a' 20 luglio del seguente au-
110. 11 lienazzi nel riportare il catalogo
86 U N I
de'pubblici professori ne'pontificati diBe.*
nedelto XIV, Clemente XIII e Clemente
XIV, giustamente e con ragione protesta
d'entrare in sentiero arduo e-delicato,do-
vendo riferire le notiziedi recenti o viven-
ti professori, poicbè il giudicare storica-
mente sui coetanei , con imperturbabile
franchezza e iugenuità,meglio spelta e può
(are solo la posterità. Nella stessa diffici-
le, anzi infinitamente più grave ed espo-
nente posizione, contiuuamente mi ci tro-
vo anch'ioin questa voluminosa ed enei*
dopedica mia opera,che portando in fron-
te il titolo,y?«o a nostri giorni, m'obbli-
gòalla sua vasta ampliazione(ampliazione
bramata pure da que'ehesanno,acciò riu-
scisse 1' opera di maggior pubblica utili-
tà), precipuamente per l'imponente com-
plesso degli strepitosi e innumerabili av-
venimenti, che rapidamente si successero,
e dovei raccontare con ispazio misurato, il
<he certamente e affatto non poteva mai
prevedere l'8 agosto i83g nel pubblicare
i palli d'associazione. Quindi|continua,au-
gustiosa e spinosa lotta tra la doverosa ve-
rità storica, i molteplici riguardi, la cir-
cospezione, la cautela, la prudenza, i lem*
pi eminentemente difficili e pericolosi, si
pe'svariati molteplici argomenti da svol-
gere, e si pel novero stragrande delle per-
sone o viventi o slate contemporanee di
cui debbo parlare! Laonde sempre uel du-
ro cimento o di tradire la velila, o d'in-
contrare l'altrui dispiacere, o finalmente
d'esser taccialo di prevenzione di favore
o di malevolenza! Nelle scienze sagre e nel-
la teologia continuarono le letture pro-
prie de'domenicani, de'conventuali e de*
carmelitani i religiosi di tali ordini;equel-
la di s. Scrittili a negli agostiniani torni-
tati!. Nella storia ecclesiastica ad un ser-
vita, senza concorso successe un teatino,
il p. d. Giuseppe Cara fa sullodato , che
per soli due anni esercitò la lettura. Sto-
riografo dell'uni versila, Benedetto XIV
subilo lo ricompensò nel 175 1 col vesco-
vato di Milito, da dove lo chiamò in Ro-
ma Pio VI perla ragguardevole carica
UN I
di segretario de' vescovi e regolari, che im-
mediatamente porta al cardinalato ; ma
la morte nel 1 786 deluse la sua giusta e-
spetlazione, d'una dignità di cui era ben
degno come uomo di grandeingegno,bra-
vo teologo e scrittore latino più che me-
diocre. Riposano le sue ceneri nella chiè-
sa di s. Andrea della Valle del suo illustre
ordine. Gli fu sostituitoli confratello p. d.
Antonio Francesco Vezzosi oriundo d'A-
rezzo , che Renazzi chiama suo Mentore
qual collega nell'archiginnasio, per aver
saggiamente temperato la sua naturale vi-
vacità e fuoco giovanile,e loda per dottrina
e valentissimo teologo, e quale autore d'o-
pere critico ed erudito.Era slato designato
cardinale da ClementeXlll pei lai. "futu-
ra promozione, ma insospettitosi il Papa
che fosse alquanto contrario a'bersagliali
gesuiti,da lui giustamente e con impertur-
babile virtù difesi, il che rammentai pu-
re di sopra (e lo rilevai ancora nel voi.
LXXXIII, p. 273), perciò a proposizione
del cardinal Giuseppe Spinelli (/'.) a'^4
settembre i75q creò invece cardinale
< .anganelli, che fuori della comune espi-
lazione gli successe col nome di Clemente
XI V ! Il p. Vezzosi colla disinvoltura die
saggio della superiorità del suo animo,
nel 1 772 fu giubilato dalla lettura, e mo-
ri nel 1783 ex-preposito generale del suo
ordine. Tra 'professori di giurisprudenza
merita menzione il celebre Giovanni De-
voti romano, autore delle applaudite Isti-
inzioniCanoniche, onde Pio V I lo fece ve-
scovo d'Anagni, e Pio VII segretario de*
brevi a'principi; autore eziandio ammira-
to dell'opera, Juris Canonici universi pa-
llici et privati. Di 2 1 anni il mio Meu-
lore,in quest'articolo, Filippo M." Renaz-
zi, per concorso meritò a' 1 9 giugno 1 768
d'esser scelto a lettore legale soprannu-
mero,e nel 1 769 divenne professore effetti-
vo dell'istituzioni di gius criminale, onde
gli convenne esporre sulla cattedra magi-
strale la parte più importante e più neces-
saria della scienza legale. »Couie io abbia,
egli dice, per il lungo spazio di 34 anni
UN I
disimpegnato l'incombenza addossata mi,
non sono così vano di farne qui pompa ;
ma neppure tanto mal conosco me stesso
per tacerne con allettata umiltà. Gli sfor-
zi miei nell'i asegnar colla voce la scienza
legale del gius criminale, e cogli scritti il-
lustrarla in nuova foggia, da niuno pri-
ma di me tentata, di regolare sistema, di
sodi principii, di chiaro metodo, di colto
stilettali sono immensi,indefessf,veemen-
tissimi. Testimonianza ne faranno dna -
ra e perpetua le varie mie opere intor-
no ildirittocriminale stampate e ristam-
pate più volte in Italia e oltremonli, tra-
dotte in lingue straniere, e da esteri giu-
reconsulti con uote e commenti illustrate.
E vivi ne sono testimoni tanti valenti al-
lievitanti bravi soggetti, che in Roma e
altrove tuttavia fioriscono, usciti dalla
nostra scuola". Per virtuoso amor patrio,
benché trascurato, oscuro, soverchiato
(sono identiflche sue parole, moltissime
altre di lui sparse ne' 4 tomi in foglio
di sua magnifica Storia dell'università
degli studi di Roma , e corroborate con
gravi e autorevoli sentenze , ad occasio-
ìicm, neppure rimarcai, per i gravi rifles-
si di cui sopra feci appena generico cen-
no, onde non fomentar allusioni), ad on-
ta delle pubblicate celebri opere,tradotte,
lislampate e commentate dagli stranie-
ri, delle grandi benemerenze e del lustro
di cui splendeva la sua cattedra, genero-
samente e nobilmente ricusò andare a
Pietroburgo chiamatovi dall'imperatrice
Caterinall per travagliareall'ordiuauien-
to in Piussia della procedura criminale;
ed all'università di Pavia nella cattedra
primaria di giurisprudenza con amplissi-
mo stipendio, invitatovi dall'imperial cor-
te di Vienna; ed eziandio ringraziando
l'imperatore Napoleone I, che spontanea-
mente l'avea neh8o3 nominalo profes-
sore di diritto criminale nell'università di
Bologna, patria de' suoi genitori, con o-
norifiche condizioni e con amplissimo sti-
pendio. In quest'ultima epoca egli avea
conseguilo la giubilazione iulera ecou o-
UNI 87
gni annessoemolumento;ma avendo pub-
blicato il 1 ."volume di sua storia, per l'im-
pegno assunto di continuarla e di com-
pierla, onde soddisfare il suo sincero attac-
ca mento verso la patria uni versila, donde
ritrasse nome, decoro e sostentamento, e
di contribuire alle sue glorie ed a quella
della letteratura romana; dimenticando
i torti fattigli e non profittando de'lusin-
ghieri vantaggi offertigli, preferì di resta-
re in Roma e di ringraziare rispettosa-
mente il grand'uomo che a iui avea ri-
volto il linceo suo sguardo. Ben fece: di
classici professori delle scienze non è dif-
ficile rinvenirne, perciò la gloria è divisa.
Classico storico filosofo d'un' Università
Ro maiia ,la sua gloria è indivisa; primeg-
gia e immortale vive e vivrà ne' fasti di
Roma. Importante è pure che io aggiun-
ga altra rilevante cosa che imparo da lui,
e in breve colle sue parole riferirò. Aven-
do riunite e scritte le notizie storiche de'
professori dell'università romana, per l'ac-
concio luogo ebbe slimolo di pubblicar-
vi eziandio le sue, ad esempio del prati-
cato da molti autori antichi e recenti, e
dello stesso dà lui amato e venerato p.
Vezzosi, il quale non reputò sconvenevo-
le e vanaglorioso d'inserire la propria vi-
ta nella Biblioteca degli scrittori tea'
tiniydà lui compilata e pubblicata. Se ta-
luno riprese siffatti biografi di loro stes-
si, di boria e di leggerezza, altri però li lo-
dò per non aver lascialo in balia, o a'
coetanei variamente prevenuti, oa'poste-
ri mai ben informati, il racconto di loro
particolari azioni e letterarie imprese.
Confessa Renazzi coi suo animo franco e
sincero, che simile ghiribizzo eragli salta-
to in capo, e scritta la sua vita voleva pub-
blicarla in questo luogo, senza temer le
critiche e i sarcasmi de' maligni e de'sac-
centi, per a ver sempre seguito il consiglio
del sommo Dante: Non ti curar di lo /•,
ma guarda, e passa. In seguito, smor-
zato ogni bollore di fantasia,e freddamen-
te ripensandovi, cambiò d'idea perchè da
saggio coucluse, co'segueoti aurei e filo-
88 UNI
sofici riflessi veramente veridici, ognuno
potendo applicarli .a- se stesso, se trovasi
nelle discorse condizioni.» La mia vita fu
ed è come quella generalmente degli al-
tri a me simili di genio, di stato e di pro-
fessione, cioè un misto di piccoli acciden-
ti immeritevoli d'esser narrati, di dome-
stici eventi or tristi e or lieti; di persona-
li vicende qualche volta propizie, e dopo
avverse; di passioni vivaci, e di gravi ri-
flessi; di passi falsi, e di misure ben pre-
se; di stranezze, d'inezie e talvolta anche
d'umane stoltezze. A chi mai è per inte-
ressare il saper come e perchè menassi
moglie, qual corona mi circonda di figli,
quante abbia incontrato fortune, e quali
tolleri ancora soverchinoti torli? La vita
d'un pubblico professore, d' un uomo di
lettere, d' un autore che può in qualche
guisa riuscire altrui interessante o istrut-
tiva , la formano le letterarie di lui im-
prese, sta nelle di lui opere, da' libri ri'
cavar si debbe che sono stati da esso
composti e pubblicati. Indi rilevasi con
sicurezza quali stati siano i suoi studi, e
quali i principii siano, le massime, la so-
lidità e l'estensione della dottrina. Scor-
gonsi indi anche il suo carattere , la ma-
niera dj pensare, di scrivere; conosconsi
i costumi, e spesse volte si raccolgono le
personali avventure e le domestiche cit>
costanze (molti scrittori nel descrivere al-
trui fanno il ritratto di se medesimi). In
tal vista io mi limiterò qui a soggiunge-
re il catalogo cronologico delle mie ope-
re (e sono 1 3 edite, e i inedile fra le quai
li la Vita di maestro Nicolo Zabaglia,
poi stampata in Roma con magnifica e-
dizione e tavole nel 1824. A mia cogni-
zione è pure il libro stampato in Roma
nel 1807, di cui, e come di anitre altrove,
mi giovai a Sposalizio, non compreso nel
«letto catalogo. Primeggiano fra le ope-
re edite, e sono classiche: Elementa Jur
riè Crini 1 nalis .Storia dell' università de-
gli studi di Roma e della letteratura
romana. Colla prima e co' suoi insegna-
menti ealtri dotti scritti, si può celebra-
li N I
re uno de' principali riformatori e fonda-
tori della giurisprudenza criminale, a Ito
alzando la voce contro le crudeli barba-
rie dell'antichità, le riprovevoli torture e
altri tormenti), accennando soltanto la
solai.3 edizione delle medesime, le quali
dopo sono state più volte o in Pioma o
altrove ristampate, tanto separatamente,
quanto in sol corpo riunite". Che avreb-
be detto il saggio Renazzi se fosse vissuto
a'nostri singolari giorni? A tulli è nota
la smania di pubblicar le biografìe de'vi-
venti, di qualunque paese, da chi sta a
Parigi o a Londra ! V'intimano : date vo-
stre notizie, per evitare inesattezze ! An-
che a me, vero nulla, si fece la doman-
da; tacqui con prudente silenzio. Al Gir*
di rari Lambì uschini segretario di stato di
Gregorio XVI si mandò bella e stampa-
ta la prova per la biografia a vapore di
tal Papa, coll'intimazione, s'intende ve-
lata da paroloni, di rettificarla, essendo
la composizione sul tavolo aspettando il
torchio! Il Papa fece passarla a me per-
chè la correggessi. Con urgenza, limita-
to e stretto spazio il feci alla meglio. Al
savioe illuminato lettore i commenti. Di-
cela Biografia Univcr sale ,'m quella bre-
vissima di Renazzi, parlando degli Eie
menti delle leggi criminali. Tale libro
intrapreso col medesimo scopo del famo-
so Trattato di Beccaria, non ebbe minor
voga in Italia che nel resto d' Europa.
Questo confronto è troppo generale; è ol-
traggioso pel mio religioso Renazzi , ed
offende 1' intemerata sua vita e illibata
riputazione. Non disconosco che il mila?
nese Cesare Bunesana marchese di Becca-
ria, morto nel 1793, fu di grande inge-
gno, e che col suo famoso Trattato de'
delitti e delle pene, venne da molli appel-
lami! benefattore dell'umanità, quale le-
gislatore giudice. Imperocché egli si sca-
gliò contro l'accuse segrete, l'arbitrarie
carcerazioni, i fraudolenti iuterrogatorii,
i clandestini processi, l'arie di dare alle
presunzioni e alle mezze prove il valore
d'una prova compiuta e d'una piena di-
UNI
mostra7.!one,ec; non meno contro gli or-
i-uri deliri tortura, I' atrocità dell' inutili
pene, la viltà degli obbrobri,le frenesie de'
sanguinari ci iminalisti, le loro turpitudi-
ni. La sua opera fu commentata da Vol-
taire, e rapidamente moltiplicata e dif-
fusa. Ma Beccaria fu filosofo influenzato
dal lo spi ri lo dell 'empietà voi teriana, e con
quello dettò le sue opere; segni la filoso-
fìa del materialismo, in politica i delirii
di Rousseau, in amministrazione il dispo-
tismo giuseppistico a oppressione della
Chiesa, il lutto coperto d'una maschera
d'ipocrisia. Egli slesso confessa, che fu ac-
cusato d'irreligione. Queste noo sono pa-
role severe, qualora si legga la Civiltà
Cattolica, serie a.*, t. 7,p. 3g4> nella ri-
vista del libro intitolato: Le opere di Ce~
sare. Beccaria precedute da un discor-
so sopra la vita e le opere dell'autore,
di P. biliari, Firenze 1 854- Laonde non
fu allatto in tutto eguale lo scopo di Re-
nazzi a quello di Beccaria. A me non ap-
partiene d'entrare nel sagrario della fi-
losofia e della giurisprudenza: fo soltan-
to appello al lodato sapiente periodico,
unicamente contento di rimuovere da un
Renazzi la riprovata ingiuriosa taccia.
Dal eh. prof. G. Ignazio Montanari, e in-
titolato al cav. Paolo M.a,ed a mg.r Cle-
to M." figli del Renazzi, fu pubblicato col
suo nome arcadico I' eloquente; Elogio
delVavv, Filippo Maria Renazzi roma-
no, letto nell'adunanza generale di Ar->
radia del 7 luglio 1 836 da Eliodoro Pe-
lopeo,{U)ma 1 836. Chiama ilRenazzi uno
de' più celebrati uomini che nel decorso
secolo sostennero la gloria della giurispru?
(lenza criminale, a cui non sa se più deb-
bano gli studi o 1' umanità. Poiché egli
quella scienza scomposta e giacente , rU
compose e sollevò, anzi pel i.° le die fac-
cia di scienza; e precorse a quelle rifor-
me, alle quali la forza del secolo e degl'in-
gegni In recarono in appresso. Onde le lo-
di eh' egli svolse del grand'uomo si gu-
stassero nel vero suo valore, in prima e-
saminò i tempi e le coudizioui io cui fia-
li NI 89
ri, acciò si conoscesse l'utilità recata dal-
le sue opere, colle quali segnò la prima
traccia ad altri, ne aprì ed appianò la via.
Affermò quindi, ch'egli pel 1 ."riordinò la
scienza criminale ad altezza da non rag-
giungere, riducendola a precetti certi; la
vivificò degli spiriti generosi della filosofìa,
eia spogliò dalla ferocia derivata da'bar-
bari, e dalle frasche e dal rigoglio di che
l'aveano ricoperta e quasi oppressa l* i-
gnoranza e l'interesse de'forensi crimina-
listi, e quel ch'è più, ne rese facile a'gio-
vani l'apprenderla. Prima delle laborio-
se fatiche del Renazzi, l'insegnamento del-
ia giurisprudenza criminale non poteva
procedere speditamente e con sicurezza.
Essa era un ammasso di leggi e di statu-
ti, in cui ogni fino intelletto si smarriva.
Decisioni contro decisioni , fatti contro
fatti, autorità contro autorità,da cui com-
battuto 1' ingegno rimaneva ondeggian-
te e incerto. Rammentò il prof. Monta-
nari, con proporzionati elogi, i sommi e
filosofi giureconsulti, e precipuamente il
vasto sapere d'Antonio Mattei, che ben
trattò de'delilli e delle pene, delle cui dot-
trine si valse pure il Renazzi. iN'è tacque
che l'opera del Beccaria pose a rumore
l'Europa, e applaudila dalla Francia, mi-
nacciò di rovinare da'fondamenti la vec-
chia legislazione; ma l'antica sapienza ri-
stretta a consiglio colla religione e colla
ragione di stato, trovando in mezzo mol-
ti veri false sentenze, condannò quel li-
bro e lo strappò di mano alla gioventù
che cominciava ad esserne sedotta. Pao-
lo Risi, profondo giureconsulto, spoglian-
do d' ogni prestigio l'opera De' delitti e
delle pene dei Beccaria, ne sceverò il buo-
no dal reo , e pose in chiaro le dottrine
che dal retto si dilungavano. In mezzo
queste cose non eravi guida fidata per la
gioventù, l'età avversava a quanto sen-
tiva di novità e sospettava i mutamenti,
il che impedivano salutari riforme alla
scienza criminale,* rendevano quindi più
faticoso l'insegnarla, più difficile l'appren-
derla. Ciò vide il Renazzi, e sul fiur de*
9°
U M I
gli anni tentò a lutto potere ristaurarue la
scienza, e superate le contrarietà ili vec-
chie consuetudini e altri ostacoli, piena-
mente vi riuscì , ri duce odo a regola e a
metodo gli elementi del diritto crimina-
le. Cominciòa pubblicare la nobile e ma-
gnanima opera nel 1773. Quindi l'enco-
mialo Montanari passa a rilevare i gran-
di pregi della medesima,esponendone bel-
lamente i sonimi capi, con brevi e chia-
ri cenni. Narra poi il grido che tosto le-
vò di se per tutta Europa l'opera del Re-
nazzi, e l'universale ammirazione che ne
raccolse, le molteplici edizioni e le tradu-
zioni che in isvariate lingue rapidamente
seguirono. Né tacque delle altre sue ope-
re, e di quelle restate inedite, fra le quali
nominerò la Confutazione del sistema del
Contratto sociale di Rousseau, ed il Para-
lellodi Dionigi d'Alicarnasso e di Plutar-
co. Ragionando dell'opere letterarie del
Renazzi, definisce la storia dell'universi-
tà rurnana, opera graude, d'immensa e-
1 udizione e d'impareggiabile dottrina, di
quest'ancora dandone un saggio; e cele-
brando i Papi benemeriti della famosa
università, esternò il desiderio che fosse
continuata da Pio VII a Gregorio XVI.
Termina l'elogio il eh. Montanari, con
esporre gli onori giustamente resi al Re-
nazzi, reputandolo degno che la sua im-
magine fosse collocata in Campidoglio,
in meoioria di chi tanto illustrò Roma e
rischiarò la fama de'grandi ingegni che
in tanti secoli fiorirono in quest'Atene de'
popoli; e con accennare le principali vir-
ili sociali che l'adornarono, disse per
ultimo, che di molta gloria accrebbe la
patria e l'Italia. Faccio ritorno alla con-
tinuazione della storia dell' università.
Professore di Icologia polemica e poi di
storia ecclesiastica fu Michele de Pietro,
poscia- cardinale, e perno altro vanto del-
l'università romana. Fra 'lettori eli medi-
cina fiorì il letterato e virtuoso Natale Sa -
liceti di Corsica, che divenuto medico di
Pio VI e il più accreditalo della città,
senza di lui sembrava o che guarir con
I I I
fiducia non si potesse,ovvero morire senza
ulteriore risorsa, come esprimesi il con-
lemporaneollenazzi.Non voglio tacere un
trailo di sua religione e morale. Nell'ul-
tima prelezione da lui fatta in uu anno
nel teatro anatomico, con bel garbo ele-
gantemente implorò dagli astanti limosi-
ne per suffragare l'anime di coloro i cui
cadaveri aveauo servito alle diverse pre-
parazioni. Possa avere imitatori un sì pio
e nobile esempio. Luigi Filippo Giraldi
ferrarese fu il 1. "professore di chimica. Pa-
squale Adinolfi divenuto medico di Cle-
menteXIV, inconseguenza il collegio de'
medici lo ascrisse tra'suoi individui, e va-
cata una lettura il Papa a lui la conferì, a
tenore dell'antica consuetudine di prov-
vedersi d'una cattedra l' archiatra. Tra'
professori di filosofia e matematiche va ri-
cordato il p. Girolamo Fonda veneto sco-
lopio, lettore di fisica sperimentale, per-
chè colla sua direzione negli angoli della
fabbrica dell'archiginnasio furono collo-
cati i conduttori elettrici per prevenire i
gravi danni, che da per lutto, specialmen-
te alla cupola della chiesa, spesso cagio-
nava la caduta de'fulmini: contribuì Re-
uazzi a persuaderei superiori per l'ellet-
tuazione di sì necessaria operazione, spa-
ventato dall'infesta visita che fece un ful-
mine nella sala in cui dava lezione, a tem-
po fuggendo. BenedettoStay raguseo pro-
fessore d'eloquenza , ornato di profonda
dottrina e di molteplice erudizione, fu se-
gretario delle lettere latine di Clemente
XIII, e de' brevi a'principi di Clemente
XIV, Pio VI e Pio Vii. Tra" professori
di lingue, per la lettura della greca si di-
stinse Gio. Cristoforo Amaduzzi di Sa-
vignauo, laborioso e instancabile lettera-
Io, d'umore alquanto caustico, ninno ri-
sparmiando colla voce e colla penna. Frat-
tanto manifesto fu in Roma l'aumento e
migliorazione sempre più splendida del-
le scienze ed erudite discipline, dalla me*
là circa sino alia line del secolo XVIII,
pe'nuovipiesidii,comodi e ornamenti del-
la romana letteratura. L'applicazione più
I- NI
generale e più frequeute delle scienze al-
l'ai ti, fu la caratteristica ili tal secolo; poi-
ché come i progressi delle scienze stanno
in ragione diretta co' mezzi che hanno
per avanzare, così l'arti avanzano pro-
porzionatamente ii'lum i, che dalle scienze
mi loro si spandono a dii igeile, accrescer-
le e perfezionarle, rendendole più adatte
a'bisogui umani, a'comodi della vita e al
bene generale della società. Vi contribuì
Benedetto XI V con promuovere le scien-
ze a vantaggio dell' arti, oltreché istituì
queM' Accademie scientifiche e letterarie
de' Concilii, di Storia ecclesiastica , di
Liturgia e ss. Riti, e dell'antichità di Ra-
zzia, delle quali in tanti luoghi ragionai.
L'accademia romana di Pomponio Leto
fu tenuta lai.'" letteraria istituita e lai."
archeologica fondata in Europa, anche
pel museo primario nella propria casa e-
retto da quel dotto, e sembra che fino
dagl'inizi dell'accademia, questa si divi-
desse in soci residenti e corrispondenti,
com'è di presente, e lo leggo in mg.r Ni-
colai. Questi osserva, che I' archeologia
confusa per f innanzi nell'interminabile
pelago dell'erudizione, nel secolo XVIII
si separò dal medesimo, e quasi in proprio
alveo derivata formò una facoltà da tut-
te l'altre divisa. Sino a detta epoca tut-
ti i cultori delle lettere umane erano in-
sieme archeologi, trattando non partico-
larmente di cose d'antichità, ma alla spez-
zata come a loro si porgeva occasione,
per cui lutti i restauratori della coltura e
civiltà europea dal XIII al XVIII seco-
lo si potino ascrivere nell'albo degli ar-
cheologi. Dopo la vicenda patita dall'ac-
cademia romana »otlo Paolo 11, riavuta-
si, come narrai, massime nel 1482, indi
ulteriormente ricevè un colpo assai più
fatale nel 1 52 7 pel sacco di Roma; ripre-
se poi alquanto di vigore, e venne affatto
meno circa il i55o (nel voi. I, p. 4°, per
manifesto fallo tipografico si legge 1 5oo).
Dare vita hi Roma ad una vera Accade-
mia Archeologica era opera da lettera-
to, ma da letterato sovrano; alcuno nel-
UNI yi
l'operato da Clemente XI ci vide un re-
stauratore , ma questo propriamente fu
Benedetto XI V grau promotore della glo-
ria letteraria del pontificato, in un tempo
in cui la scienza archeologica coltivala da
ielici ingegni cominciava a prender no-
vella forma. Egli videcolla profondità del
suo ingegno che la sede di questi studi
non dovea esser altrove che in lìouia , e
per i grandi monumenti, che ha del prin-
cipato del mondo , e per quelli die con-
serva de'primordi cristiani, e per esser la
patria delle belle arti e degli artisti. Per
tanto ordinò che l'accademia del diseguo
delta del Nudo avesse stanza nel Campi-
doglio, che abbellì di preziosi monumen-
ti e di scelti dipinti; quindi nella Biblio-
teca Vaticana fondò un museo d'anti-
chità cristiane, e finalmente raccolse iti-
torno a se eruditissimi uomini, e richia-
mò a vita sotto più lieti auspicii l'acca-
demia del Leto,ordinaudochequesta uel-
le sue adunanze alternasse le disquisizio-
ni ora di sagra e ora di profana archeo-
logia. In breve l'accademia mirabilmen-
te si accrebbe, e decorossi mercè del suo
restauratore del titolo di Pontificia, ono-
rando ed essendo onorata dalla frequen-
za de'letterati di grau fama. Era protet-
tore dell'accademia dell'antichità roma-
ne ossia d'archeologia, con sua stanza in
Campidoglio, il contestabile d. Lorenzo
Colonna, e segretario mg.' Caldani. Il nu-
mero degli accademici giunse ai 4- Tut-
to cambia col giro degli anni, e al cessar
del pontificato di Benedetto XIV, cessa-
rono pure l'accademie. Delle librerie fon-
date in lioma nel secolo in discorso par-
lai a'Ioro luoghi, e contribuirono all'in-
cremento e propagazione della letteratu-
ra. Giovò a questa la pubblicazione di di-
versi periodici letterari. Comparve pel i,"
il Giornale de'letterati, in Roma intra-
preso, e per alquanti anni continuato,
da alcuni dotti co' tipi del Pagliarini, il
cuii ."tomo uscì alla luce nel 1 742; in prin-
cipio ebbe per titolo: Novelle letterarie
oltramontane. Rese ragione prima dui-
9i UNI
1' opere che si pubblicavano ollremonti,
e poi anche di quelle stampate in Italia.
Ad onta della protezione del cardinal Sil-
vio Valenti, il periodico cessò nel i y54.
La direzione e la principal parte della
compilazione l'ebbe il celebre ab. Gaeta-
no Cenni pistoiese, il quale oltre l'erudi-
tissime sue opere, di cui profittai molto,
raccolse e pubblicò il Bullarium Fatica.'
m/»?.Dal servigio del coro Vaticano, co-
me beneficialo, passava al tavoliuo; mai
pose il piede fuor di Roma, mai fu visto
a'passeggi e alle conversazioni; visse for-
nito appeuadel necessario, e coll'indefes-
so studio abbreviò i suoi giorni. Fu se-
polto nell'antica sagrestia Vaticana sen-
za neppur l'onore d'una breve iscrizione,
ma vive la sua memoria immortale nel*
le sue bell'opere. Più fortunato fu Gio.
Lodovico bianconi bolognese, istruito iu
ogni genere di grave e amena erudizione,
che eli fu sorbente di ricchezze e onori.
Intra [Mese la pubblicazione del periodi-
co Effemeridi letterarie di Roma, pub-
blicando un estratto de'libri che uscivano
dallestampe e dandone giudizio, coadiu-
vato da parecchi letterali suoi amici, fra'
quali l'ab. Giacinto Ceruti piemontese, a
cui fu appoggiata I' estensione, ed ebbe
principio nel 177 3. Presero gran-voga uel-
la repubblica delle lettere, e incontraro-
no anche plauso e favore presso le più
colle e straniere nazioni. Indi sino al 1798
le continuarono Vincenzo Bartolucci di
Caimano, poi celebre avvocato concisto-
riale e fiscale; e Gioacchino Pessuti ro-
inano,professore di matematiche misle,di
singolare abilità. Inoltre il bianconi nel
1774 cominciò a pubblicare altra opera
periodica, {'Antologìa Romana, la quale
die d ittiolo ragguaglio dell' accademia
istituita dal celebre fòlignate d. Felicia-
no Scalpellini rettore del collegio Umbro-
Luccioli e insigne professore di fisica nel
collegio romano, perciò della iu principio
accademia Umbra e Scarpelliuiana, e ne
pubblicò le dissertazioni iu essa Ielle. Più
lui di tuie accademia si compendiò con
L ■ 1
quella de'nuovi Lincei, poi detta assolu-
tamente come l'antica de'Lincei e acca-
demia fisico-matematica. Quanto a\\' Ef-
femeridi (a riassuntala pubblicazione nel
principio del 1806, precipuamente dal
cari. Felice Mariottiui di Città di Castel-
lo, fornito di bel talento, unito ad altri
dolti e giudiziosi letterati. Interrotte per
altre politiche vicende, tornarono a stam-
parsi nel 1820 e cessarono ancora una
volta nel 1823 col 1 3.°volume di quest'ul-
tima collezione. Il dotto ab. Giuseppe An-
tonio Guatlani neli 784 cominciò con fo-
gli settimanali a pubblicare l'illustrazio-
ne de'mouumenti antichi col titolo di.Yo-
tizie dell'antichità e bell'arti di Roma.
Finalmente altra opera periodica lettera-
ria fu il Giornale ecclesiastico di Roma,
che cominciò a stamparsi il t.° luglio
1785, con maggior strepito iìv\Y Effeme-
ridi, col quale alcuni zelanti e dotti ec-
clesiastici ribatterono le novità e gli erro-
ri de'novatori. Cessò a'3o dicembre 1797
con 12 tomi, olire 9 di Supplemento, il
quale principiato nel 1 789 ebbe fine col-
lo stesso 1797, per le turbolenze de'tem-
pi. Nefurouo principali benemeriti com-
pilatori e scrittori il p. ab. d. demento
Biagi camaldolese, commentatore i\e\ Di-
zionario ili Bergier, l'ab. Luigi Cuccagni
rettore del collegio irlandese, il p. tu. Sol-
dati domenicano, segretario dell'indice, e
l'ab. Marchetti allora rettore della chie-
sa del Gesù e poi arcivescovo d Aucira,
delle cui pregiate opere più volte profit-
tai. Amhi: ni altri modi fiori il gusto sem-
pre più in Roma per le belie lettere, con
l'erezione di Specole, dell' Osservatorio
nel collegio romano per opera del eardi-
mAZelada (nella quale biografia dirò del-
la nuova e recente mirabile specola e os-
sei'valoriocostruito sopra la chiesa di det-
to collegio), e nell' Ospedale di s. Spi-
rito , colla costruzione del teatro anato-
mico e suo gabinetto, col principio del-
la scuola da' Sordo-Muli, con la Biblio-
grafia e I" Antiquaria, ed eziandio con di-
verse accademie letterarie. Le scuole del*
UNI
l'università erano numerose, equelledel-
l'istituzioni civili frequentate anche dagli
studenti di altre regioni d'ItaKa e sind'ob
tremonli. Vi concorrevanoragusei, corsi,
tedeschi, francesi principalmente, a far il
corso degli studi legali. L'archiginnasio
essendo in riputazione presso gli esteri,
questi portandosi in Roma non tralascia-
vano di visitarlo e d'intervenire a qualche
lezione.
Nel 1775 fu eletto Papa Pio VI Bra-
schi, d' ingegno penetrante e di spirito
piorjo, geniale e magnanimo promoto-
re delle belle arti, e favoreggiatore delle
scienze, vero Mecenate dell'une e dell'ai»
tre. Da tesoriere avendo insinuato a Cle-
mente XIV la formazione del ÌMuseo Fa-
ticano, egli con entusiasmo lo continuò
e ridusse emporio d'insigni monumenti
e splendido ornamento primario di Ro-
ma, e non fu meno munifico colla pro-
pinqua Biblioteca Vaticana. In breve,
il suo pontificato riuscì faustissimo e pro-
pizio alle scienze e alle belle arti , ed a-
vrebbe segnato un'epoca nuova e gloriosa
se le sopravvenute turbolenti e deplora-
bili vicende non avessero sommerso ogni
ordine di cose. Gli antichi pregiudizi tut-
tavia lasciavano in balia di vili e igno-
ranti levatrici la più grande operazione
della natura, nel concepimento e nascita
degli uomini. Quindi spesso accadeva,che
in parti scabrosi e non naturali molte fos-
sero le vittime innocenti dell'ignoranza
e inettitudine delle stesse levatrici. Ad on-
ta del nazionale orgoglio, superiori i ro-
mani in alcuni rami di scienze e di let-
tere, e nel gusto e magnificenza delle belle
arti all'altre nazioni, rimasero poi a pa-
recchie altre assai indietro in varie scisn-
zee in taluni stabilimenti, altrove diretti
al miglior comodo e al sovvenimento e
conservazione della misera umanità, ben-
ché da Roma in molte ne avessero ap-
preso le prime nozioni. Tra le altre cose,
sebbene fossero in Roma chirurghi de-
stri nell'operazioni di parli straordina-
ri e difficili, pure vi mancava una scuola
UNI 93
speciale d' ostetricia che servisse a comu-
ne istruzione de' giovani che attendono
alla chirurgia, e delle donne che eserci-
tano I' uffizio di levatrici. A sopperirvi
l'aw. Pasquale Di Pietro, fratello del sud-
detto cardinale, benemerito dell' istitu-
zione della scuola de'sordo-muti, con pen-
siero generoso e umano inviò in Franci.»
a proprie spese Francesco Asdrubali di
Loreto per bene addestrarsi nell'osteiti*
eia; e frattanto liberalmente esibì e óo~
nò con diverse condizioni all' università
romana i fondi per mantenervi un pub-
blico maestro d'ostetricia. Pio VI com-
mendando l'idea benefica del Di Pietro,
la secondò prontamente nel 1 786 appro-
vando nell'archiginnasio l'erezione d'una
nuova cattedra d'ostetricia, a cui venne
nominalo 1' Asdrubali , che in Parigi e-
rasi istruito, coll'annuo assegno di scudi
200, e poi pubblico gli Elementi d'Oste-
tricia, come narrai ne'luoghi relativi. Fu
ingiunto al nuovo professore di dare l'i ole-
rò corso d'ostetricia agli studenti di chi-
rurgia, in ogni anno scolastico sinoa lutto
il mese d'aprile; e d'istruire nella scuola
dell'ospedale di s. Rocco le levatrici, luogo
aperto alle povere e alti e partorienti, cioè
ne'mesi invernali nell'archiginnasio e ne-
gli estivi in detto ospedate.Di più il Di Pie-
tro offrì un fondo perchè col suo prodot-
to ogni anno si (lasse il premio d'una me-
daglia d'oro allo scolare d'ostetricia, che
previo esame ne fesse riconosciuto me-
ritevole. Intanto scoppiò la disastrosa ri-
voluzione di Francia, che dilatatasi fu-
riosamente sconquassò quasi ogni angolo
d'Europa e principalmente l'infelice Ita-
lia. Nella temporanea occupazione ò'A-
vignarne, sotto Clemente XIII, era cessa-
to il provento assegnato alle cattedre di
chimica e di fisica sperimentale, onde i
lettori soggiacquero a grave deficienza, ed
a ppena si die loro alcun sussidio colla cas-
sa del rettorato. I rivoluzionari francesi
invadendo nuovamente neh 78f)Avigno-
ne e il contado Venaissino, doininii tem-
porali della s. Sede, li ritennero per sena-
94 U N I
pie. L'animo grande di Pio VI non per-
mise che le prepotenti e straniere violen-
ze fossero pure di pregiudizio agli studi
ed a'pnbblici maestri ; ordinò che l'era-
rio supplisse allo stipendio de'professori,
e che questi continuassero a insegnare
quelle nobili e vantaggiosissime scienze.
Considerando il Papa quanto sia neces-
saria all' introduzione della teologia la
precedente cognizione de luoghi detti teo-
logici, che sono i fonti da cui quella de-
riva^ mancandone la speciale lettura nel-
l'archiginnasio e che avesse per oggetto
l'indicarli e Io spiegarli interamente, on-
de servirdi prodromo agli studenti di teo-
logia , ne eresse la cattedra nel 178S e
degnamente l'assegnò con congrua dote
ni p. Pio Sua domenicano, convertendo
in essa la lettura straordinaria di contro-
versie che dal medesimo religioso esercì-
lavasi. Contemporaneamente Pio VI e-
resse una nuova lettura di chirurgia, an-
che forense, per renderla più utile; cioè
volle che le sue istituzioni si estendesse-
ro a quelle materie e questioni, la cogni-
zione, l'esame e il giudizio delle (piali è
di comune ispezione tanto a'medici e chi-
rurghi per formare legale perizia e dar-
ne parere; quanto a'tribunali e giudici
eriminali,vegliantialla verificazione e pu-
nizione de'delitti, per proferire giuste e
ben fondate sentenze. Sebbene possa dirsi
che la scienza medico-legale per opera
del famoso Paolo Zacchia in Roma sor-
gesse (questo illustre romano medico le-
gale fu in grande riputazione, medicod'In-
nocenzo X e d'Alessandro VII, e proto-
medico dello stato pontificio. Si applicò
soprattutto allo studio di quella parte del-
l'arte, eh' è destinata a illuminate i tri-
bunali in una moltitudine di questioni
spinose e delicate , e chiamasi medicina
legale. Compose perciò un'opera la cui
profonda erudizione e squisito criterio la
resero classica e utile non meno a' rap-
porti criminali che a'teologici pe'casi di
coscienza: Qunestinnes Medico - Lcga-
les, Romaeib?. 1 -35, e fu più volle ri-
li N I
stampata. Morì di 7^ anni in Roma nel
1659), o almeno prendesse incremento,
nondimeno a Pio Vi si deve la gloria di
averne introdotto nell'università pubbli-
ca e opportunissima istruzione (imparo
dal d.r Luigi prof. Buzoni, Intorno la ne-
cessità d'un linguaggio uniforme e. co-
mune aJ medici legali, ed a' giudici cri'
minali nella denunzia delle ferite, pvea-
so il Giornale arcadico, t. 46, p. 298,
che per la provvida costituzione di Car-
lo Vituperatole, dovette la giurispruden-
za criminale in parecchie circostanze gio-
varsi del soccorso della medicina. Queste
due nobilissime dottrine, già divenute so-
relle, si dierono roano amichevole e quin-
di di comune accordo procacciarono di
scoprire le simulazioni e le malvagità de'
ribaldi ). Fu inoltre imposto al lettore,
che ne'giorni di vacanza dovesse nel tea-
tro di Notomia fare in ogni anno prima
16 dimostrazioni anatomiche, e dopo e-
seguire 1 5 operazioni chirurgiche, in mo-
do che in un biennio la consueta serie del-
l'une e dell'altre venisse a compiersi pei*
ammaestramento degli studenti. Al nuo-
vo lettore si fissò dal Papa conveniente
annuo stipendio, e per tale nominò il ce-
lebre Giuseppe Sisco coi so, che con uni-
versale soddisfazione eseguiva annual-
mente nel teatro anatomico dell'univer-
sità un corso laborioso d'operazioni chi-
rurgirhe sui cadaveri preparati. Altrove
lo celebrai,ealtrettantopossodiredi mol-
li de' tanti che vado nominando , e per
brevità e per non ingombrare d'una mol-
titudine di citazioni quest' articolo m'a-
stengo di ricordarne i luoghi. In tale oc-
casione Pio VI soppresse la cattedra di
botanica pratica, il cui professore incon-
gruamente era poi stato incaricato di
spiegare i trattati chirurgici de Fulne-
rihus et Tumoribus. Quando il collegio
degli avvocati concistoriali nel 1786 de-
putò rettore mg/ Carlo Luigi Costanti-
ni avvocato de' poveri, ascolano e nato iti
Roma, il quale col penetrante ingegno e
coll'indcfesso studio erasi fornito di buou
U N I
cupi (ale d'estesa e varia irtuliztone, UftI-
to procedeva nell'archiginnasio secondo
il solito e a sufficienza bene, tranne po-
ca diligenza in alcuni lettori ri e 11 ' esser
pronti al suono della campanella per re-
carsi alle scuole, sebbene terminata l'ora
essi compensassero gli scolari con trat-
tenersi in circolo. Da rpiesto prese moti-
vo l'eloquente mg/ Costantini , di spie-
gare il suo zelo innovatore , e di esten-
derlo a ideare un nuovo regolamento,
cbe abbracciasse il materiale e il forma-
le delle pubbliche scuole, cbe distribuite
nel 2.0 e 3.° piano dell' edilizio , erano
alquanto distanti Ira loro e produceva
inconvenienze. Il rettore vi pose riparo
e per sua industria le collocò tutte nel
i.° piano, con comune comodità e sod-
disfazione. A tal effetto convenne far uso
dell'antico salone de'medici e de'teologi,
ed a questo fu surrogata la sala de'letto-
ri nell'opposto braccio settentrionale, do-
ve al tempo di Renazzi aduna vansi i col-
legi de'teologi e de'medici, e il collegio
de'procuratori vi teneva le sue sessioni,
esercitandovi altresì le loro funzioni l'ac-
cademia teologica, e l'accademia di re-
ligionecattolica alla quale mi vanto appar-
tenere edi cui sono prossimo a riparlare. A'
lettori poi fu assegnato per vestiario e luo-
go da trattenersi in espettativa della pro-
pria ora di leggere, lai." camera situa-
ta in fondo del braccio delle scuole, a cui
altra succede per uso de' medesimi e del
rettore, le quali due stanze, già appar-
tenevano al i.° custode della biblioteca.
IWa non incontrò egnal plauso presso il
pubblico la chiusura del gran portone
dell'università in piazza s. Eustachio. A
far cessare il malcontento della scolare-
sca, costretta a girar intorno all'edilizio
e aver soltanto l'ingresso pel pollone in-
contro s. Giacomo, e a sedare sii univer-
o
sali clamori per la privazione d'un tra-
passo consueto (poi affatto tolto con l'or-
dinaria chiusura di tal portone),owio ea
lutti comodissimo, convenne d'ordine su-
premo riaprire I' altro portone. Queste
U N I 9~
innovazioni riguardarono il materiale
delle scuole , le seguenti ne concernono
il formale. Quando nella riforma Bene-
dettina tutte quasi le lezioni si dichiararo-
no e resero quotidiane.si formò nuovo ca-
lendario adattato all'introdotta mutazio-
ne. Il principio delle lezioni d'ogni anno
scolastico si fissò a'6 novembre, e il fine a*
21 luglio, nel qual giorno doveano co-
minciar le ferie eslive o generali. Sembrò
che potesse rendersi più gradevole e op-
portuna la cosa , anticipando 1' ingresso
di dette ferie all' antivigilia della solen-
nità de's«. Pietro e Paolo, che ricorre a'
29 giugno, com'era il vecchio siile del-
l'università prima di detta riforma. Mi
per ciò fare senza diminuzione di lezioni,
che determinaronsi annualmente in nu-
mero di i 35, si soppressero molte vacan-
ze intermedie. Inoltre si eccitò nuovamen-
te la diligenza de'professori nell'esatto a-
dempiinento de'ioro doveri, richiaman-
do il rettore con sua notificazione in os-
servanza il prescritto da Leone Xe Be-
nedetto XIV sulle puntature de' mede-
simi. Si provvide dal rettore Costantini
anche alla frequenza, all'eccitamento e al
maggior profitto degli scolari , da regi-
strarsi nella matricola da tenersi dal bidel-
lo de'Ieltori detto puntatore. Che non sa-
rebbero ammessi a' concorsi per le lau-
ree d* onore e a conseguir altri premi ,
senza esibire l'attestato di loro frequen-
za alle lezioni de'professori e sottoscritto
dal rettore. Alle solite lauree d'onore si
aggiunsero altre gratuite e ili premio per
gli scolari che avessero cooipinio lodevol-
mente l'intero corso degli studi teologici,
medici e legali, e fatto sperimento del ri-
portato profitto. S'introdusse una nuova
qualificazione, sotto il nome di magiste-
ro di premio in giurisprudenza crimina-
le, nella filosofìa e arti, e nelle lingue, e
finalmente il premio d'una medaglia d'o-
ro nell'ostetricia, e d'un corpo di libri in
chirurgia, con onorifico attestato dell'u-
niversità per chi in tutte le riferite disci-
pline, nell'esame de' rispettivi professori
96 UNI
venisse riconosciuto il più valente e istrui-
to. Finalmente restò fìssalo il giorno 21
o 22 luglio in ciascun anno per la colla-
zione delle lauree d'onore e di premio,
e de'magisteri, e per la distribuzione de-
gli altri premi, colla maggior pompa. Si
compie la scolastica solennità con discen-
dere tutti in chiesa a render grazie a Dio.
Queste e altre più. minute innovazioni fu-
rono esposte dal rettore Costantini e pub-
blicate in un libro intitolato Regolamen-
to dell' Archiginnasio Romano ,nel 1 788
pubblicato colle stampe. Confermò lJio
"VI colla sua sovrana autorità il nuovo
regolamento col breve Postquam divi-
nac Sapienliae,de 1 5 luglio i 788, Bull.
Jiom. coni. t. 8, p. i84i che comprende
lo stesso regolamento. In esso si divisero
le classi, si stabili la distribuzione di ma-
terie di scuole e di ore. Cinque furono le
classi: 1. Materie sagre, 2. Giurispruden-
za, 3. Medicina e Chirurgia, 4-Filosofia
eArti,5.Lingue; nellequali si divisero tut-
te le materie. I professori furono stabiliti a
3i, oltre 2 soprannumeri, uno per la clas-
se legale e l'altro per la medica. Cinque di
loro si assumevano da alcuni ordini reli-
giosi,tulli gli altri solevansi scegliere per
concorso. Questo sistema scolastico te-
nuto perfetto, pure lasciò a desiderare
diverse cose, non trovandosi come altrove
il sistema scolastico legato e connesso col
sistema pubblico; mancare di mezzi ve-
ramente valevoli ad animar lo zelo de'
maestri nell' istruire, e l' impegno degli
scolari per profittare; non perfetto il me-
todo dell' insegnamento; desiderarsi, co-
me in altre università, per ogni classe di
discipline, i libri da valersene a uso sco-
lastico su cui studiano gli scolari, e dan-
no i maestri le loro lezioni, poiché per
antica consuetudine difettosa, nell'archi-
ginnasio ogni professore formava i suoi
scritti di proprio talento e per mezz'ora
li dettava a'discepoli,che li scriveano, per
servire di scorta e di materia allo studio,
ìndi per un'altra mezz'ora spiegava e di-
lucidava. Il Reuazzi svolge e chiarisce l'iu-
UN I
congruenza di tal sistema , e si meravi-
glia che in tante riforme mai vi si ripa-
rò. Chi delta, non sempre spicciola bene
le parole, né per lo più usa discrezione
di pronunziar con pausa, onde da'disce-
poli possa seguirsene agiatamente la det-
tatura, sollecito soltanto di dettare quan-
to si é prefisso nel ristrettissimo giro di
mezz'ora. All'incontro chi scrive or non
intende il dettante, or non capisce ciò che
ad esso dettasi, e or finalmente non ar-
riva scrivendo a tener dietro alla rapidi-
tà del dettare. Quindi le lacune, e gli er-
rori di senso e di parole, onde spesso il
cartolato dello scolare contiene più spro-
positi che parole. A ciò evitare, Reuazzi
dettò colla flemma , e con prolungata e
flebile monotoniajfacendo violenza al suo
temperamento vivace e intollerante di
nenie. Ciò non bastava, e gli scolari in-
correvano in madornali errori. Egli con-
fessa. » Quando istituitomi le pubbliche
universitàdegli studi, non vi allignò subi-
to, come taluno penserebbe, l'uso di della-
re.Costumavasiin principio, comedal dot-
tissimo cardinal Gerdil fu notato nel Di-
scorso accademico sopra gli studi della
gioventù, di leggere il testo d'un autore
veramente classico in ciascun genere. I
pubblici maestri ebbero da ciò la deno-
minazione generica di Lettori, che sem-
pre loro a designarli rimasta. Essi del le-
sto letto spiegavano prima le parole, e i
sensi spouevano, poi il fine dall'autore
prefissosi, e l'ordine degli argomenti dal
medesimo adoprali per conseguirlo. Fi-
nalmente ragionavano sulla convenienza
o efficacia di tali argomenti relalivamen-
le all'intento; il che facendo o con con-
tinua orazione, o per mezzo d'interroga-
zioni e di risposte, nulla tralasciavano che
potesse contribuire ad una piena dichiara-
zione della proposta materia. Ecco per-
chè allora la pubblica istruzione riusciva
sì proficua, e gli studenti divenivano non
superficialmente e alla moda, ma pro-
fondamente e all'uso antico imbevuti del-
la scienza a cui attendevano. In progres-
U N I
so la vanità de'niaestri sdegnò di segui-
re un metodo, ch'era d'ostacolo a pom-
peggiare anch'essi, come autori, in mez-
zo al coro de'propri discepoli. Ciascuno
volle che i particolari suoi scritti si su-
blimassero alla qualificazione di testo per
gli scolari, e così cominciarono a dettar-
li. Quest'uso nato dalla magistral vana-
gloria, divenne in seguilo necessità. Non
si era ancora inventata la stampa, assai
posteriore all'istituzione dell'università.
Troppo gravoso sarebbe stato il dispen-
dio pegli scolari di far copiare gli scritti
del maestro per averli in iscuola sott'oc-
chi e studiarli in casa. Convenne dun-
que procacciarseli sotto la dettatura. Ma
potendosi adesso scegliere dal maestro
e provvedersi da' discepoli con teuuissi-
ma spesa il miglior libro in ciascuna fa-
coltà, acconcio alla pubblica istruzione ;
perche gettare superfluamente le ore pre-
ziose nel dettare, nello scrivere ? Forse
il tempo, che in dettare consumasi, non
potiia impiegarsi in tener circolo, nel-
1* interrogare e rispondere alla maniera
Socratica, e nel soddisfare alle doman-
de degli studenti con vera e presenta-
la loro utilità? II Denina non conten-
to di riprovar 1' uso di dettare, ne' Pen-
sieri diversi sulle pubbliche scuole, si
è dato carico di sciogliere anche le obbie-
zioni de' sostenitori di quello. Vere so-
no e giudiziose le sue osservazioni sul-
l'invalsa comune opinione,che le cose scri-
vendole s' imprimano più nella mente".
Con riservatezza e insieme con buone
ragioni, il Renazzi inoltre non approva
l'uso inveteratissimo nello studio roma-
no, di spiegare in lingua latina, benché
ammirisi maestoso ed energico idioma;
rilevando però che nelle scuole di scieu-
ze perde di sua dignità e imbastardisce,
oltreché per le molteplici felici scoperte,
le nuove nomenclature mancano di cor-
rispondenti voci e frasi proprie latine, per
esprimerle nel genuino e vero senso, e le
perifrasi essere difficili e rendere incerti
sulla rappresentanza e valore dell' idee
vox,. LXXXV.
UNI 97
moderne. Non manca Renazzi di dare e-
ruditissima contezza della letteratura ro-
mana nel lungo pontificato di Pio VI, e
degl' illustri fioriti nella medesima; osser-
vando particolarmenle,che mentre le nu-
merose accademie di poesia, in Roma e
altrove in diverse epoche di tempo con
grande apparato e mollo strepilo istitui-
te, sono dovunque quasi tutte disparse e
giacciono oscure o inoperose, Roma sola
vanta di serbar vegeta e fiorente un' ac-
cademia poetica, dopo il corso d'oltre un
secolo. Tal è la celeberrima Arcadia, ed
in tanto credito e vigore che polè decisa-
mente influire , nou seuza però qualche
dissensione fra' suoi pastori arcadi, a far
per sovrano comando di Pio VI fregiare
in Campidoglio della corona poetica la
rinomatissima e brava improwisalrice
Corilla Olimpica. Cantava ella soavemen-
te e verseggiava con fluidità , ond' erasi
conciliata l'affezione degli Arcadie il pub-
blico favore. Di questa coronazione, col-
le notizie relative, altrove parlai: perciò
basti il qui detto. Non posso tacere, che
narra Renazzi, che la sua scuola, massime
in quaresima, era frequentata per udirne
le lezioni da viaggiatori istruiti,ed una vol-
ta vi si recò a udirlo la stessa Corilla, in
compagniadel principe Gonzaga suo pro-
tettore e di altri letterati stranieri, e quin-
di l'invitò a mensa. Mentre era in piena
osservanza il nuovo regolamento nell'u-
niversità, scoppiò l'orribile tempesta po-
litica , che sconvolse ogni antico ordine
di cose, ed immerse tutti nelle desolatri-
ci calamità le cui conseguenze durano an--
cora (in proposito merita leggersi la Ci-
viltà Cattolica, serie 3.% t. 6, p. 70 1 , di
quanto riferisce sul grave e interessante
libro: A guai punto sìa la Rivoluzionet
Lettera di rng.r Luigi Renda vescovo di
jlnnccy .V ersione dal francese, Genova
1 857). I repubblicani francesi essendosi
proposti l'occupazione dello Stato Ponti-
Jicio (p^,),\a sua democratizzazioneja pri-
gionia di Pio VL, tutto conseguirono ad
onta degl'immensi sagrifizi fatti dal Papa
7
93 UNI
nellosciagiu alo trattato di Tolcntino(Tr.).
Occupala anche Roma, proclamata l'effi-
mera RcpubllicaT'ìbevìna oRornana,de-
l ionizzato Pio VI, a'20 febbraio 1 798 fu
strappato dal Vaticano e tradotto in To-
scana. Tra'consoli della repubblica, uno
fu il Costantini per due volle rettore del -
l'università,cioè nell'ultima riforma e nel
i.° triennio cominciato neh 793; altro il
suo predecessore nel rettorato, l'avvocato
Francesco Riganti, che pe'suoi talenti e
legale abilità, e per la sua equità e mo-
derazione a vea esercitato la carica con co-
mune soddisfazione de' professori. Fu il
consolalo che fece atterrare gli stemmi
gentilizi, insieme a'deplorati dell' archi-
ginnasio.Sebbene si distrussero quasi lutti
gli stabilimenti sagri e profani di Roma,
l'archiginnasio si conservò. Perchè itili o-
ducendosi opinioni, costumi, sistemi dia-
metralmente opposti al pacifico coltiva-
meli to delle scienze; pretendevasi nondi-
meno di allucinare i meno avveduti, e di
calmare i più accorti col conservar frat-
tanto le pubbliche scuole. Anche l'uni-
versità Gregoriana restò in vigore a me-
rito de'sacerdoti che la governavano. Ri-
cordando essi che il general Cervoni, co-
mandante l'antiguarclo degl'invasori, era
stalo alle scuole del collegio romano, si
recarono a trovarlo e gli rammentarono
cosa dovea all' università Gregoriana, e
però la proteggesse. 11 Cervoni tocco da
quest'atto, fu dal generalissimo Berthier,
ed ottenne che al collegio romano non
s'ardisse recare il più piccolodanno,e con-
forme alle promesse seguirono gli effetti.
Continuarono dunque tanto lescuole del
collegio romano, quanto l'università ro-
mana, sotto l'intruso governo repubblica*
no,a tenersi aperte colle stesse regole e for-
me sino allora osservate. In principio l'ar-
chiginnasio non soffrì altra variazione ,
fuorché quella di vedere espellere il ret-
tore, l'encomialo Pasquale Di Pietro, che
Pio VI per la sua molteplice erudizione,
perizia legale, e celebrate benemerenze
d'utilissimi stabilimenti introdotti in sua
UNI
casa e nell'archiginnasio, avea fregialo
dell'avvocatura concistoriale. Destituito
dal reitera lo, fu istallato nella sua magi-
stratura Gioacchino Pessuti , ricordato
professore valente di matematiche miste,
e allora uno de'consoli democratici. L'or-
dine pure degli studi e le materie che se-
condo il solito s' insegnarono, non subi-
rono alterazione in quel primo tempo. Gli
stipendi per alcune volte si pagarono pun-
tualmente, ma presto l'apparente calma
si turbò. Indi insorse a porre in agitazio-
ne e a repentaglio i lettori, l'ordine ir-
removibile dalle fanatiche autorità costi-
tuite emanato, di doversi anche da essi,
qualificati per pubblici funzionari repub-
blicani , prestare il civico Giuramento
(Z7.). Ad onta che tolse ogni ambiguità
Pio VI con dichiararlo illecito, e che al-
cuni lettori doverosamente ricusarono di
giurare (icui uomi registrò con falsa da-
ta l'anonimo nell'opuscolo: 77 S),eil JYo,
Gerapoli 180 1), nondimeno alcuni altri
poi giurarono. Su questo argomeuto, co-
me notai nel citato articolo, nescrisse con
particolarità interessanti mg/ Baldavsari,
Relazione dell' avversità e patimenti di
Pio VI, X. 3, p. 193 e seg. Egli dice, che
difensore del giuramento repubblicano fu
eziandio il dotto avv. Giuseppe Mangia-
tordi di Castro,governo di Vallecorsa nel-
la delegazione di Fi osinone, professore di
gius canonico nelP archiginnasio, poi di
gius civile, giureconsulto di merito e uno
de'più distinti censori dell'accademia teo-
logica. Il Giornale democratico di Roma
denominato/J/om7o/r,a'22 gennaio 1 799
gli disse alquante parole ingiuriose,perchè
quando a' professori della Sapienza era
stato chiesto il giuramento, il Mangiator-
di e un altro professore aveano doman-
dato dilazione. Ciò fu bastante a far che
l'ingiurialo s'inducesse a scrivere toslo a'
compilatori deb! foni tare una lettera, col-
la quale mentre difendevasi presso i mal-
vagi,si disonorò presso i buoni. Imperoc-
ché in tale lettera, subito pubblicata dal
Monitore , dichiarò aver stampalo nel
U N I
principio della repubblica un' operetta,
ove mostrava il giuramento non solo le-
cito ma dovuto: il suo parlare e operare
essere slato sempre conforme al parere
divulgato col suo libretto, ed essersi ado-
peralo acciocché dìodo de'professori suoi
compagni avesse ripugnanza a giurare
odio alla monarchia e attaccamento alla
repubblica francese e sue costituzioni. Di-
poi ilMangiatoidiriprovòquantoavea so-
stenuto. L'erronea dichiarazione di mg.
Boni pro-vicegerente, e il giuramento
prestato da molli professori delle due uni-
versità Romana e Gregoriana, fu a l'io
Yl vera spada che gli trafisse l'anima, e
lo dichiarò con particolare breve diretto
a mg.r Boni, rimarcando che sembrerà
Roma, già maestra della verità, siasi fat-
ta maestra dell'errore. Tosto mg.* Boni
ritrailo l'emessa dichiarazione, per cui
molli invocarono il giuramento, e fra que-
sti alcuni professori dell'archiginnasio, e
quelli del collegio romano tutti invocaro-
no il giuramento. Doveano i non giura-
ti lettori dell' archiginnasio attendersi la
solenne loro destituzione. Questa infatti
non tardò. Il rettore provvisorio Pessu-
ti, intimò formalmente a'Iettori non giu-
rati, ch'essi erano destituiti e dichiarali
inabili a pubblicamente insegnare.A qual-
cuna delle letture così rese vacanti, si fe-
ce il rimpiazzo colla nomina d'altri sog-
getti. Ma frattanto le ferie generali so-
praggiunsero, terminato l'anno scolasti*
co alla meglio, e gli avvenimenti della
guerra che minacciavano vicina l'estin-
rione del nuovo governo, ad altre mag-
giori e ingenti cure richiamarono i pen-
sieri di que'che reggevalo colla forza del-
l'armi, e degli altri, i quali sulla vacillan-
te base del medesimo aveano collocato
le loro speranze e le loro fortune "onda-
to. Finalmente prevalendo l'armi delle
potenze coalizzate contro la repubblica
francese, le truppe di questa furono co-
strette d'evacuare lo stato e Roma nel de-
clinar di settembre i 799, occupandola u-
na guarnigione e i ministri del re delle
U N I
99
due Sicilie, a'quali non parve spediente di
fare riaprire l'archiginnasio allora chiu-
so; bensì rimosso il rettore repubblicano
Pessuti, ripristinarono nell'uflizio l'avvo-
cato concistoriale Di Pietro. Questi con
editto de'6 gennaio 1800 dichiarò vacan-
ti] 3 cattedre e inlimò il concorso a chi
volesse oliarvi. Fra tali cattedre primeg-
giava quella del Renazzi , il quale avea
giurato,ma non come lettore, e poi in de-
bita forma erasi ritrattato. Non mostran-
dosi favorevole il rettore, 1 icorseal gover-
no provvisorio napoletano, e tanto ener-
gicamente perorò che nacque il decreto
di sospensione alla dichiarata vacante sua
cattedra, finché non giungessero lesovra-
ne disposizioni ; di conseguenza restaro-
no sospesi gli altri concorsi, mentre l'ar-
chiginnasio continuava a rimaner chiuso.
Intanto per morte del glorioso Pio VI,
a' 1 4 marzo 1800 in Venezia si pubblicò
Papa Pio VII Chiaramonti, il quale per
le cose dell'archiginnasio fece sapere che
■vi avrebbe provveduto alla sua venuta in
Roma, ch'ebbe luogo a'3 luglio tra il giu-
bilo universale. Tosto indefesso l'animo
rivolse a ricomporre gli animi discordi, a
riordinare le pubbliche cose, a riparare i
danni comuni, a far fiorire la religione,
la giustizia, l'industria nazionale, le scien-
ze e le belle arti. Appressandosi il prin-
cipio del nuovo anno scolastico, la chiusa
università faceva sentir la mancanza del-
la pubblica istruzione. Invisi la più par-
te de'professori per la prestazione del ci-
vico giuramento,vi fuchi propose di scio-
glierne l'intero corpo e la romana univer-
sità totalmente abolire. Dappoiché si e-
sageravano i ti isti effetti che dagli studi
potevano provenire al ripristinato ordine
delle pubbliche cose, e si riguardavano i
professori generalmente e indistintamen-
te come pericolosi per l'abuso che far po-
tevano neh' ammaestramento della gio-
•ventùdilumi scientifici, di massime nuo-
ve, d'opinioni straniere. Prevalse il par-
tito di seguire a tener chiuso lo studio,
ed il rettore pubblicò un edillo con cui
ioo u H I
a'professori e a qualsivoglia altra persona
fu interdetto d'insegnare anche privata-
n>ente,senza di lui speciale permesso. Tut-
ta volta a provvedere alla bramata pub-
blica istruzione, almeno nelle due più ne-
cessarie facoltà, cioè giurisprudenza eroe*
dicina.coll'istessoedi Ito determ inossi, che
due professori destinati tenessero nelle
proprie case a comun comodo aperta
scuola dell'istituzioni di diritto ci vile e ca-
nonico; e altri soggetti all'uopo prescelti
dassero nell'ospedale di s. Spirito lezioni
pubbliche di medicina e di notoinia,cioè
il d." Pane e il d.r Mora, colla facoltà a
questo di sostituire il d.r Bomba, e lilial-
mente il d.r Asdrubali insegnasse nella
propria abitazione l' ostetricia. Questo
provvedimento singolare, e mai sino allo-
ra usato, non fu approvato, come inde-
coroso per Roma e pregiudizievolealla so-
cietà. Ma già Pio VII nella sua meniti
maturava l'alto disegno d'imitare que-
ll'illustri predecessori, che dopo clamo-
rose vicende politiche reputarono a loro
glorioso e opportuno al pubblico bene, di
fare risorgere e riaprire 1' università ro-
mana degli studi, a' loro tempi desolata
e chiusa. Essendo camerlengo il cardinal
bruschi e perciò gran cancelliere dello stu-
dio romano, il nobil genio per le bel le ar-
ti e le scienze trasfuso in lui dall'immor-
lal zio Pio VI, e la sua sincera affeziono
per la dignità e utilità di Roma, non sof-
frirono che più lungamente l'archiginna-
sio giacesseabbaudonato e negletto. Per-
ciò egli perorò così energicamente col Pa-
pa, che ammutoliti i contrari, Pio VII cou
alto magnanimo riordinò il riapri mento
dell'antico e preclarissimo liceo romano.
Ma il cardinal bruschi essendo avverso
all'abolizione dell' Università artistiche
di Roma (P.) e alla promulgazione del
commercio libero (di che pure ragionai io
tale articolo),reputando l'una e l'altra fa-
tali al pubblico bene, come lo furono, nel
1801, rinunziò al camerlengato, e il Pa-
pa dichiarò pro-camerlengo il cardinal
Giuseppe Doiia Pamphilj. Questo por-
ti N I
porato mostrò la slessa premura per l'ef-
fettuazione del ripristinameuto dell' ar-
chiginnasio, ed anch'egli come il prede-
cessore tenne congressi col rettorale col-
legio degli avvocati concistoriali, per va-
gliarci professori e prendere savi ed equi
provvedimenti. Intanto era stato depu-
tato nuovo rettore 1' avvocato concisto-
riale Giuseppe Morelli patrizio spoletiuo,
probo e perito nella scienza legale, il qua-
le già lodevolmente avea esercitato il ret-
torato per un triennio dal 1790 in poi,
indi avvocato del popolo romano e cano-
nista della s. penilenzieria. Fervorosa-
mente contribuì alla riapertura e agli or-
namenti di cui venne fregiata l'universi-
tà. Scevro di prevenzioni epropensissimo
a favorire il bene di tutti, nelle relazioni
che fece aJ Papa delle prese determina-
zioni,eguale trovò nell'ottimo cuore pon-
tifìcio l'inclinazione a far risentire a chimi-
queglieffetti di sua somma saviezza e mo-
derazione. Tutti imi stintamente i pro-
fessori, inclusi vamente al fessoti , colla
sua sovrana autorità riammessi furono
all'esercizio delle rispettive loro cattedre,
con quelle provvide avvertenze che la pru-
denza esigeva. Con precedente avviso del
rettore, fatto pubblicare a'20 novembre
1801,8*26 dello stesso mese seguì il so-
lenne riaprimeulo dell'archiginnasio ro-
mano, tranquillamente effettuato. Appe-
na negli estremi mesi del trascorso seco-
lo sparì da Roma il fantasma democrati-
co, da cui tanti furono infelicemente al-
lucinati, che alenili dotti e zelanti eccle-
siastici, scorgendo quanto le recenti po-
litiche convulsioni urtalo avessero gli an-
tichi e veri principi! religiosi, specialmen-
te nelle menti giovanili, saggiamente idea-
rono d' imbrandire il soldo scudo della
scienza per combattere i moderni errori,
illuminare i lraviati,guarenlire e far trion-
fare le verità della Cattolica (V.) Reli-
gione (V .). 1 principali di loro furono d.
Gio. Fortunato Zamboni (poi avvocato
fiscale e consultore del s. Oflizio, prela-
to e canonico Liberiauo, chiaro per ope-
UNI
re ilolte), mg/ Girolamo Napulioni av-
vocalo concistoriale e promotore della fe-
de, d. Settimio Còstanzi, il p. ab. d. Vin-
cenzo Garofalo (poi abbate generale de'
cauoniciLateranensi e arci vescovo diLao-
dicea). Essi e altri lodevoli soggetti si co-
stituirono in regolare adunanza, cui die-
rono il titolo di Accademia di religio-
ne cattolica (P '.), eleggendo a presiden-
te il dotto mg.r Domenico Coppola arci-
vescovo di Mira e segretario di propagan-
da//7/e (ora Io è il cardinal Fabio M/ A-
squini prefetto dell'Indulgenze e ss. Reli-
quie), e in segretario il celebre barnabita
p. d. Francesco Fontana poi cardinale
(ora lo è mg.r Gio. Battista Rosani ve-
scovo d'Eritrea e vicario della basilica
Vaticana). Si proposero nell'adunanze di
trattare e illustrare i punti più impor-
tanti e sostanziali della cattolica Religio-
ne (nel quale articolo celebrai il legato
del milanese Fagnani con pensioni a fa-
vore degli scrittori per la sua difesa e ii*-
cremeuto), e dall'opposizioni difenderla
deglincreduli antichi e moderni, ne'libri
diesi danno alle stampe, con dissertazio-
ni (di molte delle quali, per la dottrina e
importanza de'gravi argomenti, più sun-
ti ne riportai a'Ioro luoghi) e con dialo-
ghi, nelle sessioni stabilite ne'giovedì li-
beri. Per lai." volta l'accademia si adu-
nò nel fine di maggio 1800 nell'oratorio
della congregazione primaria del collegio
romano, e mg.r JNicola Buschi vescovo
di Ferentino pronunziò l'orazione inau-
gurale. In seguito si tennero ivi altre a-
dunanze, con gran concorso e plauso. Co-
sì la nuova accademia prese subito voga,
e parecchi altri soggetti per qualificazio-
ni, ingegno e dottrina distinti vi si aggre-
garono. Valente storico, egregio filosofo,
profondo e sommo giureconsulto fu il
eh. Ilenazzi, anco affettuoso padre, perciò
con ragione dice che ogni discreta perso-
na concederà al suo paterno amore di a-
ver egli nominato i suoi due maggiori fi-
gli, il sacerdote d. Felice Maria uno de'
maestri delle ceremonie pontificie (poi ca-
li N I ior
nonico di s. Eustachio) e Cleto Maria pro-
curatore rotale (poi prelato protonotario
apostolico e luogotenente dell'A. C, mor-
to chierico di camera: per grato animo
ricordo d' avere da lui ricevuto in dono
l'opera paterna divenuta rara, Elemen-
ta Juris Criminalis, Romaei8o2j edi-
tio altera romana etquinta italica recen-
sii aucta et emendata; e l'onorevole e gra-
ziosa dedica del suo mss. Ragionamento
sulle antiche, leggi di Roma, letto nel-
l'accademia Tiberina nella solenne torna-
ta de' 1 4 luglio 1 844)- Poiché per propria
lodevole inclinazione entrambi ascriver
si fecero i primi d'ogni altro tra 'candida-
ti dell'accademia, e più volte dierono sag-
gio dell'ingegno e industria loro in com-
porre e recitar dialoghi nelle sessioni ac-
cademiche. II frutto ubertoso prodotto
da tali accademici esercizi, e quello anche
maggiore che da essi attendere si poteva
a pio e gloria della vera religione , in-
fiammò i personaggi per dignità e saggez-
za più rispettabili, a favorire e benefica-
re questa nuova accademia. Pio VII col
breve Perlatum ad Nos est, de'2 7 gen-
naio 1 80 1 , Bull. Rom. cont. 1. 1 1 , p. 1 o 1 ,
altamente commendò l'istituto dell'acca-
demia, l'approvò e gli accordò il suo pa-
trocinio. Piacque poi tanto al dotto e vir-
tuoso cardinal Francesc'Antonio de Lo-
reuzana, che con indicibile impegno ne
divenne il principale e più benefico me-
cenate. Di più il Papa e il rettorale col-
legio trasferirono stabilmente la sede del-
l'accademia nel!' archiginnasio romano,
ove tuttora decorosamente fiorisce, e la
solennissima 1 /adunanza vi fu tenuta nel-
la gran sala a'5 febbraio 1 801, con ma-
gnifica pompa di apparato e di lietissime
musicali armonie, pronunziando l'orazio-
ne inaugurale mg/ Coppola. Ad accre-
scere i mezzi di render l'accademia più
proficua e famigerata, venne fornita d'u-
na stamperia sua propria, per imprimer-
vi le produzioni accademiche meritevo-
li della pubblica luce, e da'suoi torchi nel
1802 uscirono le leggi proprie e diversi
io2 UNI
opuscoli. In sì nobile sede tuttora l'ac-
cademia celebra con bella pompa tanto
1 api imento, che la chiusura dell'anno ac-
cademico.FrattanloIaripristinazione del-
l'archiginnasio fece concepire le più liete
speranze per la protezione accordatale da
Pio VI I, e ne provò i munifici efletli.L'ab.
Costa tizi, L'Osservatore dì Roma, 1. 1, p.
1 74,discorre nelc. 3 : Dell'accademia di
Religione Cattolica.Vv'wna i Diari di Ro-
ma e il Giornale di Roma davano uti-
lissima contezza delle dissertazioni reci-
tate nell'accademia, ed i primi anche de*
gli argomenti de'dialoghi. Poscia gli An-
nali delle scienze religiose pubblicaro-
no o le slesse dissertazioni o un sunto del-
le medesime; i quali sunti ora sovente
pubblica l'eccellente periodico della Ci-
viltà Cattolica, come argomenti impor-
tanti a sapersi. Uno de'cardinali censo-
ri onorari dell'accademia suole dare so-
lenne principio al corso accademico con
un'orazione di libero argomento; ed il
cardinal Lodovico Altieri, ora camerlen-
go e arcicancelliei e, a'7 maggio 1 857 con
dotta prolusione aprì il corso delle disser-
tazioni che nel corrente anno leggeranno
vari distinti soci, e v'intervennero molti
cardinali e gran numero di prelati e di
ecclesiastici secolari e regolari. Ogni an-
no si pubblica un libretto stampato e in-
titolato: Accademia di Religione Catto-
lica sotto gli auspicii della S. di N. S.
Pio IX P. M. felicemente regnante. Vi
sono gli elenchi de'cardinali censori ono-
rari, del consiglio accademico, e degli ar-
gomenti da trattarsi nelle pubbliche a-
dunanzc, che si chiudono con orazione di
libero argomento. L'accademia beneme-
rentissima della religione cattolica fiori-
sce per iS cardinali, molti prelati, il fio-
re del clero secolare e regolare, e per al-
cuni rispettabili laici. Mentre altrove fio-
rivano scuole famose di storia naturale
con insigni musei mineralogici , Roma
mancava d'un pubblico magistero di sì
importantissima facoltà, ne vi era un ga-
binetto di mineralogia clic a connine i-
UN1
.-Unzione di tutti fosse destinato. Pio VIr
accorse alla deficienza dell'uno e dell'ai»
tro, e con plauso universale eresse nel-
l'archiginnasio la lettura e cattedra d'isto-
ria naturale e mineralogia col breve U-
beres dum menti, de 1 3 novembre 1 8o4,
Bull. Rom. cont. Lia, p. 25?.. La dotò
di congruo assegnamento, ed elesse ad e-
sercitarla il p. Carlo Giuseppe Gismondi
scolopo di Mentane, soggetto in tali facol-
tà peritissimo, colla soprintendenza e cu-
stodia del nuovo museo mineralogico; di-
chiarando che nella vacanza la collazione
della cattedra si faccia per concorso. Ta-
le gabinetto fu collocato in ampia lumi-
nosa sala dell'edilìzio sopra le scuole, ov'e-
ra la stamperia Salvioni. Venne provve-
duto con completa collezione di minera-
li a comune istruzione, raccolta da Camil-
lo Chierici veronese, valentissimo profes-
sore di mineralogia, in quasi tutte le re-
gioni d'Europa. Ordinato il museo, Pio
VII l'onorò di sua presenza a' 27 otto-
bre 1806, tra il lieto snono delle cam-
pane, ricevuto dal tesoriere mg.r Laute,
dagli avvocati concistoriali e dal Chierici;
e vi si trattenne circa due ore osservan-
do minutamente i più rari e preziosi og-
getti mineralogici, dichiarati dal Chieri-
ci,godendo di vedere arricchita l'univer-
sità d'un sì cospicuo e utile ornamento,
onde a perenne memoria già eravi stata
posta analoga iscrizione marmorea. La
veterinaria, arte preservati ice o ristabili-
trice della sanità degli animali domesli-
ci, che l'uomo ha ridotto allo stato di man-
suetudine per rendergli servizi essenzia-
li, onde divennero necessari agli usi e
a' comodi della vita umana, deve a Pio
VI 1 a pubblico bene l'erezione di sua cat-
tedra nell'archiginnasio, coli'autorità del
breve Inter multiplices cura, de'4 feb-
I>raioi8o6,Z>tt//. /fotti. co«M. 12, p. 422.
Ne conferì la lettura a Giuseppe Oddi ro-
mano, intendentedi medicina e abile pro-
fessore d'altre scienze, che appositamente
si recò a studiarla veterinaria ad Allori
e in Lione, dichiarando che nelle vacati-
UN I
zc si concedesse la cattedra per concor-
so. Gli assegnò per stipendio annui scu-
di 200 da pagani ò,i\\' Università arti-
stica de' Cocchieri (F.), per godere essa
i pioventi dello scortico de'cavalli, muli
e altri animali morti in Roma. Fu stabi-
lito che ne'giorni vacanti, il professore a-
vrebbe aperto scuola di pratica veterina-
ria per gli esercenti la maniscalcheria nel-
l'anfiteatro veterinario: ed a tal effetto si
preparò un locale ampio e couiodo,ov'e-
ra il collegio Umbro; Fuccioli, e dove si
stabilì formare un gabinetto veterinario,
per utilità maggiore della nuova pubbli-
ca scuola di veterinaria. Tra' professori
dell'epoca di cui ragiono, potè l'universi-
tà vantare per lettore di storia ecclesia-
stica il dottissimo e celebre per raoltepli-
ci opere Francese' Antonio Zaccaria di Ve-
nezia ex gesuita; e per lettore di chimica
Domenico Monchini di Civitantino,del-
la cui dottrina e opere in più luoghi fe-
ci onorevole menzione. Morendo nel 1 8o3
Giuseppe Ferrante di Ci vitella di Sora,
lettore dell'istituzioni canoniche,con indi-
cibile rammarico della scolaresca, questa
a proprie spese gli celebrò solenni fune-
rali nella chiesa dell'archiginnasio, a cui
assisterono i di lui colleghi. Il discepolo
can. Antonio Fava di Voghera recitò in
lode dell'illustre defunto l'orazione fune-
bre e fu stampata. Appunto col catalogo
de'pubblici professori sino al 1806, ter-
mina la completa, laboriosa, grave, dotta
ed eruditissimaiSVorz'<z dell 'università de-
gli s ludi di Roma, di Filippo M." Renazzi
fin qui mio Mentore, qualificandosi giu-
bilato. Ora mi resta un'importante e gra-
ve lacuna da riempire, cioè dal r8o6 al
corrente 1837. Teuterò di farlo alla me-
glio genericamente, e con quanto mi fu
dato raccogliere sopra documenti pubbli-
cati colle stampe, non potendo continuar-
ne la interessantissima e nobile storia col
metodo tenutodall'encomiato storico,seb-
bene da me abbreviato, poiché questo mio
studioso lavoro è un erudito articolo sul-
l' uni versi tà romana e noti la storia. Tut-
UNI io3
tavolta avvertirò, per chi bramasse co-
noscere la serie de' cardinali cancellieri ge-
nerali, indi arcicancellieri, de' rettori de-
putati dal collegio rettorale, de'collegi e
de'professori dell'università romana, che
può leggerla nell'almanacco ossia Notizie
di Roma (fr.) d'ogni anno. Imperocché
trovo in esse, principiate a pubblicare dal
Cracasnel 1 7 i6,come il Diario di Roma,
che si cominciò successivamente a com-
prendere costantemente i nomi e le qua-
lifiche, oltre l'orario e mutazione della
campana dell'archiginnasio sin dal (728;
nel 1 729 in poi il novero de'lettori pub-
blici della Sapienza, divisi per facoltà, in
uno a' lettori soprannumerari, a' lettori
giubilati, a'giubilati onorari, ed a'Iettori
onorari; nel 1734 in poi quello degli av-
vocati concistoriali, col rettore deputato
da tal collegio rettorale; nel 1738 in poi
i medici di collegio che conferiva le lau •
ree dottorali e matricole in medicina, e
le patenti d'esercizio perle altre arti sa-
lutari; uel 1 746 in poigl'individui del col-
legio de' pp. teologi che conferivano le
lauree di teologia e di filosofia;e finalmen-
te dal i825in poi i personaggi componen-
ti l'archiginnasio romauo,ossia il cardinal
camerlengo arcicancelliere, il rettore de-
putato, il collegio legale degli avvocati
concistoriali, il collegio teologico, il colle-
gio medico-chirurgico, il collegio filosofi-
co, il collegio filologico, i lettori e profes-
sori pubblici, i loro sostituti, i giubilati,
gli onora ri,il vice-rettore,prima il promo-
tore fiscale del medesimo archiginnasio
e poi il direttore minutante e archivista
della cancelleria, l'agente generale. Il bi-
bliotecario, i due custodi della biblioteca,
il commesso. I direttori de' gabinetti di
chimica col collaboratogli fisica col mac-
chinista e custode, di ottica, di farmacia
pratica, d'ostetricia, di zoologia col pre-
paratore e custode , d' anatomia umana
col preparatore, d'anatomia comparata
col preparatore , di materia medica col
custode, di mineralogia col custode. Il cu-
stode dell'orto botanico. Il direttore e il
io4 UNI
custode dell'osservatorio astronomico si-
tualo nel palazzo senatorio di Campido-
glio. Prima le Notizie di Roma pubbli-
cavano ancora i nomi de'professori letto-
ri e le facoltà da loro insegnate, dell' U-
niversità Gregoriana e del Collegio Ur-
bano, ed era decoroso per Roma , come
pur Io sarebbe ripubblicandoli insieme
«-/professori e alle facoltà del. Seminario
Romano. In quest'anno corrente con pia-
cere vidi aggiunto nelle slesse Notizie il
ragguardevole personale decomponenti
l'università di Bologna e di Ferrara , co'
loro cardinali arcivescovi, arcicanceUiere
la i/e la 2.acancelliere, ed i rettori; ed iu-
oltre i nomi de'vescovi e arcivescovi can-
cellieri e rettori delle università di Peru-
gia, Macerataci bino, Camerino. Voglio
sperare, che poi si pubblicheranno anche
i nomi de'rispettivi professori delle me-
desime 4 università, ora preteriti. Potrei
in iscorcio ricordare le principali glorie
e fasti della romana fiorente letteratura
del nostro secolo, già narrati in tanti ar-
ticoli , ma ciò per la vastità e rilevante
varietà delle materie, vieppiù ingrandi-
rebbe questo ormai divenuto abbastanza
prolisso, e col quale mi proposi trattare
dell' Università Romana , e solamente
spargere qualche nozione sull'ampio ar-
gomento de' progressi della letteratura,
per quanto copiosamente ne scrisse Re-
nazzi. A'Ioro luoghi bensì e anco con qual-
che diffusione ne ragionai; così del|e nuo-
ve Scuole di Roma(V.) e altri scientifi-
ci stabilimenti; così de'n uovi Musei fon-
dati; così del fiorimeuto dell'arti e delle
scienze" in tanti modi; e dell'opere lette-
rarie e pei iodiche che si sono andate pub-
blicando in Roma, come dissi parlando
del Diario di Roma, del Giornale di Ro-
ma, delle Notizie del giorno (ne ripar-
liti nel voi. LVW, p. i5a), ed anco ri-
guardanti i Tribunali di Roma, che han-
no la loro parte letteraria, in que' 5 ar-
ticoli e ne'luoghi relativi. Neh.0 decita-
ti e ne' voi. L Vili, p. 5i,LXX IH, p. 55,
99» uJ}i parlai delle nuuve accademie
UN I
istituite nell'epoca che discorro. Final-
mente degl' illustri letterali tenni propo-
silo in innumerabili articoli. Per tutlo
l'appena accennato, ponno altresì tener-
si presenti le biografie de'Papi, che nel
suddetto periodo di tempo furono innal-
zati al maggiore de'troni, tutti magnani-
mi e munifici colla romana letteratura e
colle arti belle, tutti zelanti dell' ottimo
insegnamento pubblico; nelle quali bio-
grafie, come in quelle degli altri Papi, so-
novi notizie riguardanti tali argomenti,
il pubblico insegnamento e l' università
romana.
Pio VII emanò il breve In swnmo
Apostolatus apice, de*25 febbraio 1 806,
Bull. Rom. cont. t. li, p. 4^4 '• Con-
Jirmatio privilegii concessi Collegio Ad-
vocatorum consistorialium compellen-
di more camerali debitores, et inqui-
linos Archigymnasii Romani. Dappoi-
ché ancora indecorosamente ne'pianter-
reni esterni del uobile edilizio sussiste-
vano diverse botteghe e magazzini, Nel
settembre si emanò uu editto sull'ordine
da tenersi circa gli studi dell'archiginna-
sio romano; ed a'3 novembre con altro
editlo si notificarono de'provvedimenti,
richiamando in vigore le leggi di Bonifa-
cio Vili, Leone X, Sisto V e Benedetto
XIV. Dopo tante politiche e deplorabili
vicende,Koma e lo stato pontificio si trova-
rono presto in nuovi e maggiori guai. Per
le imperiose e inammissibili esigenze di
Napoleone j imperatore de'francesi, on-
de costringervi Pio VII, vi fece marcia-
re le sue truppe, e Roma fu occupata a'
2 febbraioi8o8, mentre era rettore de-
putato dell'uni versila il sunnominato av-
vocato concistoriale Bottini dipoi cardi-
nale; indi a'6 luglio 1809 il Papa fu im-
prigionato nel palazzo Quirinale, e trat-
to in deportazione. Roma immersa nel
pianto e nella desolazione, poiché Napo-
leone I con decreto de' 17 maggio avea
riunito all'impero francese gli stali roma-
ni, e questi divisi ne'due dipartimenti di
Roman del Tevere, e del Trasimeno, di-
f
UNI
chinrando Roma la 2." città del l'impero
e cogli stati romani la 3o.ma divisione
militare del medesimo. Nominò il gene-
rale Alessandro Sestio Miollis governa-
tore generale degli stali romani e presi-
dente della consulta straordinaria; della
quale uno de'membri fu il barone Giu-
seppe M. De Girando, maitre des re-
quètes,edestinaloalla soprintendenza de-
gli studi, non che al ministero dell'inter-
no (de'suoi pregi e delle sue opere par-
lai nel voi. LV, p. ig: il Cancellieri nel
Mercato, p. 23g, ragiona dell'accademia
d'archeologia da lui fondata nel palazzo
Corsini, dal medesimo abitato, di cui a
pieni voti fu acclamato presidente a'3 ot-
tubreiSio; che ne fece la solenne aper-
tura con una inqeqnosissima orazione a'
2 novembre; e che a'7 gennaio 18 i i l'ac-
cademia fu trasferita in Campidoglio, ivi
radunandosi due volte al mese. Ne fu pre-
sidente onorario il conte Miollis, e poi pre-
sidente e*, binario il cav. Canova); prefet-
to di Roma il barone Camillo de Tour-
non; e maire della municipalità di Roma
il duca d. Luigi Braschi. Quanto riguar-
da il Giuramento che esigette il nuovo
governo di/tow<7,ancheda'professori del-
l 'università romana, sotto pena di perde-
re le cattedre, ne parlai in tali articoli.
Cosi 1' archiginnasio decadda da quello
stalo in cui l'uvea fatto rifiorire Fio VII,
e soggiacque a moltissimeesignificanti va-
riazioni, die brevemente riporta il dotto
Nibby, professore d'archeologia nell'ar-
chiginnasio, nella Roma neH'annoiSSS,
in cui descrisse i fasli dell'archiginnasio
con un bellissimo e interessantissimo e-
stratto ricavato dal Renazzi, e dalle di-
sposizioni posteriori di Leone Xll gran-
demente benemerito riformatore degli
studi di tutto lo stato, e di Gregorio XVI
per utili regolamenti emanati e per quan-
to altro fece pel medesimo. Innanzi lut-
to, le cariche dell'università romana ven-
nero mutate, uniformandole a quelle del-
l'altre università dell'impero, come rile-
vasi dal decreto imperiale de' 17 marzo
UNI io5
1808, che applicato all'archiginnasio fu-
rono le seguenti. Un gran maestro, un
cancelliere, un tesoriere, un consigliere a
vita, un consigliere ordinario, un ispet-
tore, i rettori dell'accademie, gl'ispettori
delle medesime , e i professori delle fa-
coltà. Il gran maestro avea il supremo
governo dell'università; il cancelliere ed
il tesoriere venivano subito dopo il gran
maestro , e in mancanza ne facevano le
veci: ili." di essi avea in custodia l'archi-
vio e il sigillo dell'università, sottoscrive-
va i decreti del gran maestro e del con-
siglio, tulli i diplomi ec. : il tesoriere ac-
cudiva all'esigenza e alle spese, e soprin-
tendeva a'ragionieri. 11 consiglio compo-
ne vasi di 3o membri, io de'quali presi
fra gl'ispettori, i decaiii, i professori del-
le ficoltà, e i provveditori de'licei. Gl'i-
spettori dell' università venivano nomi-
nati dal gran maestro, che gli eleggeva fra
gli affittali di essa, ed il loro numero a-
scendeva almeno a 20, e non mai supe-
rava i 3o: eglino non potevano apparte-
nere a veruna accademia , ma doveano
visitarle per conoscere lo stato degli stu-
di e dell'amministrazione. I rettori del-
l'accademie doveano governarle sotto gli
ordini del gran maestro, da cui venivano
scelti fra gli ulliziali d'ogni accademia. Ol-
tre a ciò con un ordine della consulla
straordinaria de'28 ottobre 1 809 sj vol-
le, che nell'archiginnasio s'insegnasse in-
sieme al codice romano anche quello di
Napoleone. Con allro ordine simile de'
i5 gennaio 18 1 o, soppresso il collegio de-
gli avvocati concistoriali, le sue attribu-
zioni si trasferirono in un dottore, in un
cancelliere e in un ispettore, presi tra le
persone ad essa università attinenti. Inol-
tre le cattedre si divisero in 5 facoltà, cioè
teologica, legale, medica, fisico-matema-
tica, e belle lettere : in lulto 3o catte-
dre. Un altro ordine de'6 aprile dell'an-
no slesso regolò il modo dell'ammissio-
ni nell'università, e il come dagli scolari
si potessero conseguire i gradi eie lauree
nelle rispettive facoltà. Le disposizioni, i
io6 UNI
decreli.e Io stato dell'archiginnasio sotto
l'impero francese, si possono vedere nel
Giornale di Campidoglio, poi Giorna-
le del dipartimento di Roma, che ivi si
pubblicò in quell'epoca, ed era l'ufficiale
del governo, e nell'opere che ricordai nel
voi. LIX, p. 66. Inoltre il Dizionario di
giurisprudenza per gli stati romani,
compilato dall' avv. G io. Antonio Pas-
seri, da p. 637 a 654; ea< '1 Coraccini,
Storia dell' amministrazione d' Italia
durante il dominio francese , Lugano
i82 3.Da'suddetti Giornali ufficiali pub-
blicati in Roma spigolerò i seguenti cen-
ni in aggiunta a' riferiti col eli. Nibby.
Primieramente nella Gazzetta Romana,
che gli occupatoli francesi cominciarono
a pubblicare in Roma a' 5 aprile 1808,
mentre il Diario di Roma continuava
le sue pubblicazioni pel Papa e suo go-
verno inceppalo, nel n.°io,i del medesi-
mo 1 808 si dà un sunto del suddetto de-
creto de' 17 settembre, col quale. Napo-
leone I ordinò che col 1 ."gennaio 1 809 l'i-
struzione pubblica fosse confidata esclu-
sivamente all'università imperiale. Sta-
bilì il modo col quale doveano essere scel-
ti fra le accademie teologiche i professo-
ri o decani di teologia, che sulla presen-
tazione de' vescovi o arcivescovi sarebbe-
ro nominati dal gran maestro dell'uni-
versità. Che questi per la involta nomi-
nerà pure i decani e professori dell'altre
facoltà. Inoltre il gran maestro nomine-
rà ancora i consiglieri titolati, i consiglie-
ri ordinari, gl'ispettori e il cassiere gene-
rale dell'università, i rettori e ispettori
dell'accademie, i soprintendenti e censo-
ri de'licei. Che le pensioni normali saran-
no attivate nel corso del 1809, e il nume-
ro degli allievi sarà completo nel 3.° an-
no. Nello stesso 1809 sarà aperta la cas-
sa degli emeriti. Si autorizzò la cassa
d'ammortizzazione ad aprire all'univer-
sità imperiale un credito d'un milione di
franchi, roll'interesse del 5 per 100 per
un anno. Il n.°io del Giornale di Cam-
pidoglio de'22 luglio 1809, abilitò i me-
U N I
dici di collegio a continuar 1' ispezione
delle droghe medicinali introdotte in Ro-
ma. Il n.° 58 riporta il decreto imperia-
le de'28 ottobre 1809 che prescrisse. i.°
Il codice Napoleone ed il nuovo codice di
commercio s' insegneranno alternativa-
mente col codice romano nelle due uni-
versità della Sapienza e di Perugia, a con-
tare dalla prossima riapertura del corso
degli studi. 2.° 1 professori della facoltà di
diritto si concerteranno fra loro sotto la
direzione del rettore delle dette universi-
tà, perchè due fra loro in cadauna delle
medesime si dividano quest'ammaestra-
mento durante il corso del prossimo an-
no scolastico. 3.° Il presente ordine sarà
inviato a' rettori delle dette università,
ed inserito nel bollettino delle leggi. Ne'
n.n 92 e i36 degli 1 1 luglio e de' 11
ottobre 1810 (anno in cui comincia-
rono le Strade di Roma a illuminar-
si) si dice a p. 367 e 5i4- H giardino bo-
tanico di Roma, il quale per la sua ristret-
tezza poteva appena contenere qualche
centinaio di piante, sarà accresciuto del
giardino contiguo, il quale dipendeva dal
convento di s. Pietro Monlorio sul Gia-
nicolo. Questo giardino riunisce vari a-
spetti e varie nature di terreni. Esso di
piò conterrà un vivaio di piante esoti-
che, dove s'insegnerà la loro coltura. Un
altro vivaio di piante indigene sarà sta-
bdito nelle vicinanze di Roma. Questi
due vivai, ordinati dalla consulta con
decreto de' 9 luglio, furono destinati a
introdurre ne' dipartimenti di Roma e
del Trasimeno la coltivazione di molti
alberi esotici che potevano convenire al
clima e che offrissero del vantaggio. Ser-
viranno essi in egual modo a moltipli-
car le piantagioni sopra un territorio nel
quale erano troppo ristrette. Mancavano
assolnta<mente alla specola del collegio ro-
mano, come anche a'gahinetti di fisica e
di chimica del detto collegio e dell' uni-
versitàdellaSapienzai più necessari i stru-
menti e macchine (cioèsi saranno disper-
si nelle politiche vicende). Si sono asse-
UNI
gnatide'fondi per provvedere a'più im-
portanti. A p. 623 dello stesso Giorna-
le, de 16 dicembre 1810, sì legge. Con un
decreto de' 17 della consulta straordina-
ria, e sulla proposta del consiglio muni-
cipale, è stato deciso che la città di Ro-
ma avrà un liceo di i." classe, che sarà
stabilito al collegio romano. La città di
Roma avrà inoltre due collegi, l'uno de'
quali sarà situato nella fabbrica dell' o-
ratorio di s. Filippo Neri alla chiesa Nuo-
va, e l'altro nella casa de'dottrinari in s.
Riaria in Monticelli. Il collegio Nazareno
sarà conservalo e convertito in collegio
comunale. E stata egualmente decretata
l'organizzazione delle scuole primarie; ve
ne saranno due per ogni giustizia di pa-
ce. Queste giustizie di pace erano g (cia-
scuna composta d'un giudice, d'un can-
celliere, di due uscieri ; erano una specie
di presidenze regionarie) ue'rioni Mon-
ti; Trevi, Colonna e Campo Marzo; Pon-
te e Borgo; Parione e Regola; s. Eusta-
chio e Pigna; Campitelli, s. Angelo e Ri-
pa; Trastevere; Campagna di Roma re-
sidente nel palazzo Lancellotti. Trovo a
p. 388 del Giornale del 181 1 il decreto
imperiale de'27 luglio: Istruzione pub-
blica. L'accademia dell'università impe-
riale nella nostra buona città di Roma
sarà stabilita nel locale della Sapienza.
Due licei saranno stabiliti in Roma, uno
al collegio romano, e l'altro al Cesti. A.
p. 583 poi de' 3o novembre 18 i 1 è det-
to. Un decreto imperiale de'i 5 e relati-
vo all' università imperiale degli studi,
contiene molte disposizioni, fra le quali
accenniamo le seguenti. Il numero de'li-
cei in tutta l'estensione dell'impero ver-
rà portato a 100: quelli che sarà neces-
sario d'erigere, debbono essere stabiliti
nel più breve tempo possibile, e ciascu-
no dovrà contenere possibilmente 3oo
alunni, ed i nuovamente eretti almeno
200 alunni pensionati. Non vi sarà cheuu
liceo nella medesima città, eccettuate pe-
rò le città di 60,000 anime e più, ove
potrà esservi un liceo, ed uno o più colle-
U | I 107
gi,i quali saranno divisi in due classi, se-
condo il grado dell'insegnamento prefìs-
so, dovendo portare un abito bleu gli a-
lunni pensionati. Le scuole situate nelle
città che non hanno uè licei, né collegi,
non potranno insegnare che fino all' u-
manità inclusive. Le scuole specialmente
consagrate all'istruzione degli alunni che
si destinano allo slato ecclesiastico, sono
quelle in cui questi alunni vengono istrui-
ti nelle lettere e nelle scienze, conforme
al decreto imperiale de' 6 aprile 1809.
Non vi sarà che una scuola secondaria
ecclesiastica per dipartimento. In campa-
gna non sarà permessa. In lutti i luoghi
ove si trovino delle scuole ecclesiastiche,
gli alunni delle medesime saranno con-
dotti al collegio o al liceo per seguitar il
corso degli stùdi. Cli alunni delie scuo-
le secondarie ecclesiastiche porteranno
l'abito ecclesiastico (quello d'abbate era
stato vietato a chi non era ecclesiastico).
Nessuno, senza la facoltà del gran mae-
stro, potrà insegnare pubblicamentee te-
nere scuola; in difello verrà chiusa la
scuola, e il delinquente potrà essere an-
cora arrestato ec. Il n.° 17 dei Giorna-
le politico del dipartimento di Roma
(avea cambiato titolo col 1812, e per 27
numeri procede con una colonna in ita-
liano e l'altra in francese) degli 8 fé li-
braio! 8 12 riferisce. 11 decreto imperiale
de' 17 settembre 1808, che ha preceduto
in Francia lo stabilimento dell'uni vei -si-
ta imperiale, prescrisse già a tutti gli a
genti della pubblica istruzione di dichia-
rare al gran maestro, se erauo nell'inten-
zione di formar parte dell'università im-
periale, e di contrarre le obbligazioni im-
poste a'suoi membri. Lo stabilimento del
regime dell'università dovendo ben pre-
sto aver luogo ne'duedipartimenli di Ro-
ma e del Trasimeno, il gran maestro ha
incaricato il rettore dell' università di
Roma d' esigere la stessa dichiarazione
da tutti gli agenti dell'istruzione pubbli-
ca che trovatisi sotto la giurisdizione del-
l'accademia. In conseguenza, d'ordine de'
io8 UNI UNI
Signori prefetti di Roma e del Trasime- dicina.e Antonio Trasfondo nella meJe-
ìio, sono slati aperti nelle Mairiedi Roma, sima facoltà per la classe di chirurgia,
enelleprincipali comuni i registri per ri- Quasi tutti i funzionari dell' istruzione
cevei ne le dichiarazioni. Que'che trascu- pubblica ne'due dipartimenti di Roma e
reranno di prestarsi a simile in vito,non sa- del Trasinusno eransi affrettati- di far la
ranno approvali dal gran maestro, e non dichiarazioue o giuramento, voluta dal
potranno perciò continuare l'esercizio decreto imperiale de' i 7 settembre 1808.
delfistruzione.e que'cbe riunendolequa- Tutti colorocbe non l'avranno sottoscrit-
Jità richieste brameranno di consagrarsi la al momento prossimo dell'organizza-
nl pubblico insegnamento sono ammessi zione definitiva, sarebbero rimossi dal lo-
a far la medesima dichiarazione. I prin- ro impiego. Siccome venne istituita in Ro-
cipali decreti, statuti e regolamenti dell'u- manna scuola politecnica, il programma
niversità tradotti in italiano furono stam- pel concorso d'ammissione, per l'apertu-
pati dal Salvioni, ed egualmente si pub- ra statuita a' 17 luglio, si può vedere nel
liticò il recente decreto sull'organizzazio- n.° j5 del Giornale. Anzi nel n.°79 de'
ne generale dell'università. Nello stesso 3 luglio 181 3 si tratta della nuova aeca-
1 8 1 2 fu istituita in Roma la tuttora prò- demia o sosietà Ellenica di scienze e belle
sperosa accademia Tiberina, di cui assai lettere.istiluita inlioma,ela solenueinaii-
ini pregio essere socio residente, e doppia- gurazionedel suo nuovo locale al palazzo
menle grato anche per diverse medaglie Lancellotti seguì a'27 del precedente giu-
di cui mi onorò ripetutamenteil consiglio gno e colle particolarità ivi narrate. Nd
accademico, a senso dell'art.0 23 degli u.° 82 del Giornale de'io luglio si di-
statuti. Dal n.° 45 del Giornale de' 14 chiara. Che gli statuti dell'università iui-
oprilei8i3si ricava che I' organizzazio- periale vogliono, che tutti gli allievi de'
ne dell'accademia di Roma, preparata e licei e de'collegi alla metà dell'anno sco-
cominciala dal rettore della medesima lasticosienoesaminatisulle materie, nelle
Ferii de Saint-Conslant, sarebbe in bre- quali hanno atteso , e che in seguale di
ve felicemente condona al suo termine; questi esami ottenghino de'premi d' in-
poichè il Cuvier consigliere titolare, e coraggiamento , coloro i quali più si di-
Coiflierispettoregenerale econsigliere or- slinguessero nell'applicazione, nel prò-
dinario dell'università imperiale, di con- gresso degli studi e nella buona condot-
cedtocol rettore, erano incaricati di sì im- ta. Adesivamente agli ordini del senatore
portante operazione,e il 2.°giunto in Ro- gran maestro, questi statuti furono mes-
IM. Intanto il gran maestro volendo ac- si in vigore nel collegio romano dal ret-
crescere i mezzi d'istruzione che possedè- tore dell'accademia di Roma. La distri-
vi la gran Roma, già IMI nominalo al- buzione de'premi d'incor igqiamento eb-
cuni professori e supplenti nella facoltà be luogo con molta solennità a'5 di det-
della così delta università della Sapienza, to mese dall' ab. Giuseppe Galandrelli
Il d.r Oddi ispettore provvisorio di essa, principale provvisorio , nel gran salone
fu nominato professore di matematiche del collegio, ov' erano riuniti tulli i pro-
pine; iLSettele professore di matematiche fossori, tulli gl'impiegati e tutta la scola-
applicateje il DeSanlisprofessoredima- resca dello stabilimento, e moltissime di-
tematiche trascendenti. L'avv. Cini, allo- stinte persone. Il sapiente e rispettabile
la occupante una delle cattedre vacate principale aprì l'interessante ceremonia
per la giubilazione dell'aw. Dorascenzi e con un discorso analogo alla circostanza,
per morte dell'aw. VanSlreip, venne ricordando agli allievi i principii, chefor-
liominalo supplente della facoltà legale; mano la base d'ogni buona educazione,
Il d,' Alessandro Flajani in quella di me~ siccome della vera scienza. I premi con-
UN I
sistevano in libri analoghi agli studi del-
le diverse classi , secoudo i regolamenti
dell' università. Questi libri erano i più.
scelli fra le migliori opere elementari ,
fra'classici greci, latini e italiani, e varie
opere francesi. I premiali appartennero
alle classi teologica, cioès. Scrittura, teo-
logia dogmatica, scolastica, morale, sto-
ria ecclesiastica: classe filosofica, cioè ma-
tematica pura, mista, fisico-chimica, mo-
rale filosofica, logica e metafisica: classe
di re t lorica, cioè eloquenza, poesia, lingua
greca, orazione latina, orazione italiana,
poesia latina, poesia italiana, traduzione
dal Ialino in italiano, traduzione dal gre-
co in latino, analisi: umanità, gramma-
tica superiore e inferiore e loro sezioni. Il
supplimento al n.°io6del Giornale de*
4 settembre i-8i3, riporta i successi let-
terari e scientifici degli studi nell'impe-
riale accademia o archiginnasio di Roma,
e la pubblica distribuzione de'gradi e de'
premi, che con solenne pompa e coll'in-
tervento de'supremi magistrali si eseguì
Isella sua gran sala. Si dice frutto del ze-
lo indefesso del rettore della medesima,
Ferri de Saint-Ccnstaut, delle curede'ri-
speltabili professori ebe componevano Io
scientifìcostabilimento.edegli studi e fa-
tiebe sostenute da'giovani allievi nel de-
corso anno scolastico. Die principio al-
ia funzione con elegante ragionamento
l'avv. Ruga professore del codice civile,
in cui prese a dimostrare i vantaggi die
le parti tutte della pubblica istruzione a-
■veano ritrailo, dopo la riunione degli sta-
ti romani all'impero francese: tali sono
l'istituzione de'premi, la fondazione delle
caltedrede'codici imperiali, di quelled'a-
nalomia comparata e di farmacia, l'ara-
pliazioue già designata degli orti botani-
ci, e l'erezione della cattedra d' archeo-
logia per illustrare i monumenti prezio-
si delle romanegrandezze. L'oratore con-
siderò siffatti vantaggi, come l'aurora del
fausto giorno dell'organizzazione defini-
tiva, .che formava il voto di tulli i buoni,
e l'oggetto delle cure instancabili dell'il-
UNI iog
lustre capo dell'accademia, secondato dal
zelo de'professori e de'magistrali, e dalla
cooperazione degli ufficiali superiori del-
l'università venuti espressamente in Ro-
ma per conoscere e migliorare la condi-
zione del corpo insegnante. In appresso
il segretario dell'accademia o archiginna-
sio Tomassini, lesse l'estratto de'proces-
si risultanti dagii esami e da' concordi.
Dovendo quindi aver luogo la distribu-
zione degradi e de'premi, onori che l'u-
niversità imperiale per lai.'1 volta confe-
riva con nuova solennità, il prefetlo ba-
rone de Touruon, rivolse a'candidali un
acconcio discorso pieno di nobili senti-
menti, da cui eglino mostrarono d'esserne
vivamentecommossi,e poscia distribuì lo-
ro i gradi e i premi. Dessi furono nelle fa-
coltà di teologia,di giurisprudenza, di me-
dicina, di fìsica e matematica, e di belle
lettere; e tra que'cheli meritarono trovo
alcuni nomi di personaggi viventi che am-
miro, ed uno anco degnamente rivestilo
della S9gra porpora. Dipoi il supplimen-
to al n.°i i4del Giornale de' 22 settem-
bre 1 81 3, narrò la solennità celebrata con
non minor pompa nel collegio romano,
per simile straordinaria distribuzione di
premi, conseguiti da un numero maggio-
re di personaggi, diversi de'quali tuttora
godo ammirare, vivendo due de' tre di
quelli che meritarono il cardinalato e la
prefettura della s. congregazione degli stu-
di. Quindi notifica il n.° i3i, che seguì
il solenne riaprimento de'corsi scolastici,
delle facoltà dell'accademia nell'archi-
ginnasio della Sapienza a'3 novembre, e
le scuole del collegio romano a' 1 5 dello
stesso mese. Già raccontai che nel gennaio
1814 Roma fu occupata da' napoletani,
e di essa e de'dipartimenti di Roma e del
Trasimeno, con proclama pubblicato a'
1 q di detto mese, ne assunse il governo
provvisorio il tenente generale De Lavati-
guyon , mediante decreto de' 16 del re
di Napoli di fallo e delle due Sicilie di
nome, Gioacchino Murat. Questi si recò
tosto in Roma, e dal n.°i 3 dei Giorno.-
no UNI
le de'3 i gennaio si apprende, che deco-
rò dell'ordine delle due Sicilie Gioacchi-
no Pessuti professore giubilato dell'uni-
versità di Roma, benemerito dell'aslro-
nomia e di tutti i rami delle matematiche,
quale illustre veterano della pubblica i-
struzione. Colla stessa decoratone il re
volle onorare le arti nelle celebri perso-
ne de' Landi e Camuccini pittori, e de'
Thonvaldsen e Canova scultori. Indi nel
n.°23 si dice che mercoledì 1 6 febbraio,
secondo il costume d'ogni anno,nella chie-
sa dell' archiginnasio della Sapienza si
cantò la messa funebre in memoria di
Leone X, pronunziandone l'orazione di
lode l' avv. Giuseppe Capogrossi roma-
no, pubblico professore già di filosofia e
di diritto canonico, e allora di gius civile
romano nell'università stessa. Del resto,
nel governo provvisorio, che precedette
la felice restaurazione del pontifìcio, si
liberarono i vessati dal precedente, e si
ordinò la riapertura di diversi collegi e
conser va t ori i, la riprisli nazione di vari or-
dini regolari, la restituzione de'beni a pa-
recchie corporazioni, ec. ec. Insomma il
sistema francese nell'archiginnasio non
ebbe lunga durata, perchè dalle poten-
ze coalizzate ne' primi dello stesso 1 8 1 4-
fu vinto Napoleone I, e costretto ad ab-
dicare l'impero ; indi restituita la pace
all'Europa, e gli stati a que'sovrani che
n'erano stati spogliati, inclusivamente a
Pio VII, per ordine dello stesso Napoleo-
ne I, emanalo prima della rinunzia, cioè
a' io marzo. A ripristinare il governo
pontificio, il Papa inviò delegato aposto-
lico il solertissimo mg.r Agostino Riva-
rota, poi cardinale, che giunse in Roma
a' io maggio, e nel dì seguente il gior-
nale politico e ufficiale cambiò nome e
presequello di Giornale Romano. In es-
so leggo la notificazione di tal prelato, de'
i4 maggio,emanala pel buon regolamen-
to degli affari del governo provvisorio, re-
golato da una commissione di stalo, Ira
(piali con essa divise la direzione de' va-
li rami del governo medesimo; perciò
UN I
dichiarò mg/ Antonio Rusconi, già udi-
tore di Rota e poi cardinale, incaricato
della sorveglianza dell'archiginnasio del-
la Sapienza, dell'università Gregoriana,
delle scuole e biblioteche, come pure del-
la sorveglianza delle poste, antichità e de'
lavori per l'ornamento della città: mg.'
Belisario Crislaldì di lutti gli affari di-
pendenti dalla congregazione del buon
governo, e della così della beneficenza di
Roma. Ho voluto qui ricordare quest'in-
signe personaggio, perchè come già av-
vocato concistoriale e avvocato de' pove-
ri, fu quindi il i.° rettore deputato del-
l'archiginnasio,e poscia meritò la porpo-
ra, che ricevè da lui nuovo lustro. Pio V 1 1
trionfalmente fece il suo Ingresso solen-
ne in Roma a'24 maggio, fra gli applau-
si universali della già desolala città. Tro-
vo nell'ultimo numero del Giornali' Ro-
mano, succeduto dal Diario di Roma, la
notificazione de'3o giugno 1 8 1 4,data dal-
l'archiginnasio romano , e firmata da
mg.r Antonio Rusconi rettore provviso-
rio, e da Antonio Donati promotore fi-
scale, sulle lauree dottorali e magisteri
ne' cessati governi conferiti. Essa dice.
«Non polendosi dal felicemente ripristi-
nato governo pontificio riconoscere le
lauree dottorali e magisteri nelle facoltà
legale, medica e arti ottenute nell'i* w-
ver siici della Sapienza di Roma in tem-
po de'cessati governi, perchè illegittima-
mente conferiti, e senz'aver premessa la
necessaria professione del la/ede ^ì'escnl-
la nella notissima costituzione InsacrO'
sanvta} della sa. me. di Pio IV, e rispet-
to a'medici per essersi trascurato il giu-
ramento, che prima di ricevere la laurea
dottoralo prestar devono coerentemente
alla bolla di s. Pio V, Super gregem,
l'osservanza della quale fu anche rinno-
vata nel concilio romano celebrato sotto
la sa. me. di Benedetto XIII neh 725, Ut.
32, De Poeniten. et Remis. cap. 1, e per
altre mancanze in opposizione a'regola-
menti dello stesso archiginnasio romano
approvali eoo ispecial breve dalla sa. me.
UNI
«li Pio VI, perciò si fa nolo a tulli quelli
che a vesserò ottenute le delle lauree tlol-
torali o magisteri, e volessero godere de*
privilegi alle medesime, legalmente con-
ferite, annessi, che debbano entro il ter-
mine di un mese dalla data della presen-
te, per quelli dimoranti in Roma, esibi-
re al sig.r can. avv. d. Michele Belli pro-
fessore emerito nel diritto canonico in
quest'archiginnasio romano, e rispetto a
quelli di fuori , nel termine di mesi due
avanti i rispettivi ordinari, le letteree pa-
tenti dell'ottenute lauree e magisteri, pei*
esaminarne il tenore adesivamente all'i-
struzioni che verranno comunicate agli
accennati rispettivi soggetti a quest'effet-
to delegati, per ottenere in seguito le op-
portune disposizioni uniformi a quanto
viene da'sagri canoni prescritto. Restano
avvertiti pertanto i laureati e maestri in
qualunque facoltà, che non adempiendo
nel prescritto termine a quanto nella pre-
sente notificazione viene ingiunto, reste-
ranno i medesimi per espresso oracolo del-
la Santità di N. S. a noi comunicato nel-
1' udienza de' 2 5 del corrente, sospesi e
inabilitati alle cariche,a cui potessero nel-
le rispettive facoltà aspirare, e quanto a'
medici, all'esercizio della loro professio-
ne, e la presente notificazione pubblica-
ta dal bidello puntatore, secondo il soli-
to, ed affissa alla porta dell'archiginnasio
romano e luoghi soliti, avrà il suo pieno
vigore come se fosse a ciascuno personal-
mente intimata". Avendo il Papa ripre-
so le redini del governo, fra le molte e
gravi cure che l'animo suo occupavano,
non dimenticò 1' archiginnasio romano,
per cui nel novembre ebbe di nuovo prin-
cipio l'anno scolastico; salvochè, aboliti
gli usi e le leggi seguite sotto l'impero, si
tornò a quanto prima dell'invasione era-
si stabilito pegli studi dell'archiginnasio.
Pertanto si legge nel n.°35del Diario di
Roma del 1 8 1 4- Sotto i felici auspicii del
munificenti sai mo Pio VII, fu eseguita la
nuovn apertura de'corsi scolastici nell'ar-
chiginnasio romano il giorno 5 novem-
UNI m
bre, e nell'unitersilà Gregoriana a't) del-
lo stesso. Fondatamente sperarsi dalla ge-
nerosa protezione pontificia, che le scien-
ze acquisteranno nuovo lustro e splendo-
re, e si verificò ampiamente. Per mira-
bile disposizione diDio,la veneranda com-
pagnia di Gesù con beneplacito pontifi-
cio di Clemente XIV e di Pio VI conti-
nuò ad esistere nella Prussia e nella Rus-
sia^ Pio VII nel 1804 a preghiera del re
delle due Sicilie in que'regui la ristabilì,
onde alfidarle le pubbliche scuole , per
informar l'animo de'giovaui alle lettere,
alla pietà e alla morale cristiana. Le vi-
cende poliche avendo impedito a Pio VII
di ripristinarla ancora nel suo stato e per
tulio il mondo, a'7 agosto di detto anno
1 8 14 effettuò il prediletto proponimen-
to del suo cuore, acciocché istruisse la
gioventù nelle lettere e ne'coslumi. ludi
Pio VII istituì la congregazione per sta-
bilire le leggi ed i regolamenti degli slu-
di dell' università e luoghi di pubblica e-
ducazionein tutto Io slato pontificio, e la
compose de'ragguardevoli cardinali Del-
la Somaglia, Lilla, Di Pietro, Pacca e
Fontana, nominando per segretario il suo
elemosiniere mg.r Francesco Bertazzoli
arcivescovo d'Edessa, poi cardinale. Pri-
ma di questa istituzione e nel 181 5 ni
Roma si ristampò la Pratica della Cu-
ria Romana del Villetti. Nel t. 2, cap.
28 : Di alcuni tribunali particolari , e
detto.» Vi sono anche degli altri partico-
lari Tribunali di Roma (nel quale arti-
colo enumerai gli aboliti, come poi lo fu
quello in discorso), fra' quali deve anno-
verarsi il rettore dell'università della Sa-
pienza di Roma, il quale è uno degli av-
vocati concistoriali , ed ha giurisdizione
economica e contenziosa in tutlociòche
concerne la direzione e regolamento del-
l'università degli studi e delle scuole pub-
bliche, e perciò ad esso appartiene il da-
re la licenza a'maestri, che vanno ad a-
prire nuove scuole, o insegnare in quel-
le, che già sono aperte ne' Rioni di Ro-
ma (f '.), e il decidere le questioni circa
na UNI
i! pagamento dagli scolari dovuto a'mae-
stri. Avanti il medesimo rettore si proce-
de negli affari contenziosi pei' gli alti d'un
notaro del tribunale dell' A.C. , che attual-
mente e Petti, e da'di lui giudicati non
può ricorrersi,se non all' Uditore del Pa-
pa".,N 'a rrano il sacerdote Costanzi, L'Os-
servatore di Roma, cap. i : Università
primaria della Sapienza; e mg.r Fabi
Montani , Velia pia unione di s. Paolo
apostolo , p. 37, 3g e 53. Che essendo
rettore dell'università I' encomiato mg.r
Cristaldi, in essa verso il 18 16 vi fu sta-
bilita la congregazione spirituale della ro-
mana università. III. "direttore fu d. Pie-
tro Ostini romano poi cardinale, cui suc-
cessero il p. d. Gioacchino Ventura dot-
to teatino, il p. ab. d. Paolo del Signore
de' canonici regolari Laleraneusi, dotto
professore di storia ecclesiastica nella me-
desima, e l'altro dotto professore di mec-
canica e idraulica d. Tommaso Mazza ni
canonico della basilica Lateranense, ch'è
l'attuale. A suo luogo ne riparlerò. Col
breve Pro nostri pastoralis, de'i5 set-
tembrei8i5, Bull. Rom. coni., 1. 13, p.
4 1 2 : Alumnis acadcmiae Ecclesiasti-
cae de Urbe praesentatis a Rectore,vel
Collegio consistoriali Archi gymnasii
Romani, concedi tur f aculla s consequen-
dis lauream in dicto Archigymnasio, li-
cet ibidem utriusq uè j'uris leclione non
audiverint. Pio VII nel 18 16 fondò nel-
l'archiginnasio una nuova cattedra di fi-
sica sagra, e l'aflìdò al sapere e al zelo del
celebre e sullodato d. Feliciano Scalpel-
lini, già come dissi restauratore della fa-
mosa accademia de'Lincei,stalo professo-
re delle scienze metafìsiche e poi di fìsica
nell'università Gregoriana, e rettore del
collegio dell' Umbria (^-), per lui dive-
nuta nobile sede di Minerva. Il suo de-
gno e dotto discepolo, collega ed amico
prof. d. Salvatore Proja, uno de'3o Lin-
cei ordinari, ora bibliotecario della Lan-
cisiana e professore ripetitore del colle-
gio Paraphilj, che meritò d'essere desti-
nalo a succederlo nella dottissima calte-
li N I
dra,ci diede i Cenni intorno la cattedra"
di fisica sagra ne II' archiginnasio ro-
mano scritti dall' abbate Salvatore Pro-
ja già sostituto a detta cattedra, Ro-
ma 1 838. Dice in essi, che questa catte-
dra ha per iscopo 1' applicazione delle
scienze naturali alla considerazione delle
opere dell'autore supremo della natura,
col doppio line di magnificare il nome di
questo divino autore, e di confutare gli
errori che derivarono dall' abuso delle
scienze stessejecomechè un'altra delme-
desimogeneren'esistessegiàda lunga pez-
za Dell'uni vera ita di Cambridge fondala
dal celebre Boyle, pure per assai titoli
ne va superiore quella di che parliamo.
In un ramo di pubblica istruzione, che
ha per oggetto l'applicazione delle scien-
ze naturali alla considerazione di Dio, non
può immaginarsi sistema né più ordina-
to, né più. sublime di quello, che la stes-
sa divina Sapienza ne tratteggiò; laonde
cou saggio divisamento dali.° libro del
Genesi desunse questa cattedra l'ordine
e la distribuzione delle materie, nonché
l'appellazione dì fìsica mosaica, fisica
sagra, cosmogonia teologica (abbiamo
la bellissima opera ornala di copiosissime
e pregevoli incisioni , ciascuna abbellita
di vignette e fregi eleganti, esprìmenti
animali, piante, ec, di Gio. Giacomo
Sckeuchzero dottore in medicina, e pro-
fessore di matematica e di fisica a Zurigo:
Physìca sacra, Viodeliconeu et Cima
1 727-28. in foglio, t. 4- Con essa si pro-
pose la gloria di Dio e colio scopo di com-
battere gli atei , di conciliate la natura
della s. Scrittura, e di spargere nuovi lu-
mi sopra molti passi del sagro testo). Per-
tanto in 6 grandi trattati se ne divide
l'ampio argomento, essendoché in 6 gior-
ni divise Mosè I' opera divina delia crea-
zione, ed a ciascun trattato serve di tema
ciò che creò Dio nella corrispondente
giornata. Lo Scalpellini dopo aver con-
cepito sì grandiosa idea , formatosi un
quadro generaledi scienze naturali, esili-
lo, metodico, ragionalo, scrìsse su queste
UN I
tracce il programma della nuova cattedra,
ed n'26 di giugno lesse nell'aula massi-
ma della Sapienza la solenne orazione in-
augurale, e nel seguente anno scolastico
la gioventù ecclesiastica pendeva da'lab-
bri suoi eoe ascoltava le dotte contem-
plazioni, nome che il grand' uomo dava
alle lezioni , o piuttosto alle parti in cui
suddivideva ciascun trattato; come e for-
se meglio di nuovo ne ragiona lo stesso
encomiato prof. Proja nella Necrologia
delprof. Scarpellini, Roma 1 840. Il me-
desimo nuova mente e dottamente ne trat-
ta, lucidamente dimostrando a qual im-
portantissimo fine era diretta la cattedra,
e in qual modo il suo illustre amico sep-
pe raggiungerlo, cioè ae\\' Elogio funebre
delprof. Scarpellini detto nella chiesa
di s. Al aria in Ara-Coeli nelle solenni
esequie de Lincei defunti ', il giorno i!\
marzo i852 (alle quali mi pregio d'a-
ver assistito, per onorevole .invilo del-
l'eccelsa accademia), Roma 1 853. In es-
so giustamente deplora, che al mancare
dell'esimio professore, quasi luce al tra-
monto del sole, mancò questa nobilissi-
ma scuola; facendo voti perchè fosse chia-
mata a novella vita, e ridonata al deco-
ro de'nostri studi, al bisogno del clero e
della religione. Indi dichiara^ non è oggi
meo vero, come lo era neli8i6»che Ro-
ma essendo centro e maestra d'una reli-
gione diffusa in tutto il mondo, ha titoli
ed obbligazioni speciali per avere nel suo
seno e coltivare sopra ogni altro questo
genere d'istruzione, segnatamente nel
tempo presente, in cui si abusa de'pro-
giessi delle scienze naturali e delle nuo-
ve cognizioni a danno della religione cat-
tolica". Gravi parole usate dal gran car-
dinal Consalvi nel biglietto di nomina
spedito allo Scarpellini a*2i marzo 18 16.
Del resto, il cav. Scarpellini fu ili. "e l'ul-
timo professore di fisica sagra nell'uni ver-
sila romana. Ebbe due sostituti, cioè il
prof. Proja e mg.r Antonino de Luca (poi
vescovo d'A versa, arcivescovo di Tarso,
e nunzio di Baviera, ora di Vienna), ma
UNI n3
ninno gli successe. Il prof. Proja, già an-
tico allievo della scuola medesima, pre-
miatovi con medaglia d'oro nel 1 83y,cioè
dopo 4 anni, cessò di esserlo e fu nomina-
to a futuro professore d'algebra e geome-
tria nell'università medesimo, con rescrit-
to di Gregorio XVI de'6 settembre 1 838.
Mg/ de Luca alla morte dello Scarpel-
lini rimase col titolo di professore eme-
rito, ma non ascese la cattedra. Egual-
mente interessante, specialmente all'ar-
chiginnasio, è che io ricordi un'altra dot-
ta produzione del valentuomo, che con
tanta sapienza ed affetto analizzò le som-
me prerogative che risplenderono in uno
Scarpellini, cioè l'opuscolo: Sopralo sta-
to in che al presente si trovano in Ro-
ma le Matematiche, Lettera di Salva-
tore Proja al nobile sig.r Giuseppe De
Vincenzi da Teramo, Roma i843. Di-
scorre da par suo delle matematiche, di
cui fu detto assai bene, da Obbes, Logica
cap. 3, essere le scienze per antonomasia
e la base e il fondamento della naturale
filosofia, come fioriscono in Roma mae-
stra di verità e d'ogni maniera di buoni
studi, e precipuamente sia nell'archigin-
nasio romano, sia nell'università Grego-
riana, e rileva che Alessandro Pieri (di cui
abbiamo: Allocutiones habitae in Archi-
gymnasioRomano,T{omaei833:monne\
i837,eiln.°86 del Diario di Roma, nel-
l'annunziarlo, il chiama insigne matema-
tico, specchio d'ogni virtù cristiana e ci-
vile; perdita che non potrà ripararsi fa-
cilmente. Indi nel supplemento al n. 96
dello stesso Diario, il eh. Felice M.a des
Jardius ne pubblicò la bellissima Necro-
logia. Abbiamo del eli. Pietro Biolcbiui
segretario del Giornale Arcadico: No-
tizie sulla vita e sugli studi delprof. A-
lessandro Pieri, Roma 1 838), valorosis-
simo nella difficil arte dell'insegnamento,
da Perugia ueli822fu chiamato in PiO-
ma d'ordine di Pio VII, a sostenere nel-
l'archiginnasio la nuova cattedra d'alge-
bra e di geometria sublimeointroduzione
al calcolo (ora egregiamente insegnata
VOL. LXXXV.
u4 un»
dal suo ciotto e 'degnissimo figlio Giulia-
no); conclude con narrare I' alacrità con
cui si coltivano in Roma si begli studi da'
giovani ancora , quanto docili d' indole,
tanto acri d'ingegno, e quale luce essi
tramandino in sul loro albeggiare, inclu-
si va mente al fiore della nobiltà romana,
che calca animosa le vestigia del eh. a-
stronomo e matematico d. Mario Massi-
mo duca di Iiignano (ora presidente del-
l'accademia pontificia delle scienze detta
de'nuovi Lincei), sino al figlio del mode-
sto artigiano, che milita sotto le pontifi-
cie bandiere nel corpo del genio e dell'ar-
tiglieria. E che i soggetti da lui lodati
sono nella più parte persone di chiesa ad-
dette al difficile incarico dell' istruzione;
poiché la considerazione delle proprietà
matematiche è come un preludio ed un
preparamento alla contemplazione delle
divine. Giova che i tristi ne sentano ver-
gogna; quegli occulti nemici del cattolici-
smo, i quali per discreditarlo ad ogni pa-
rola li mettono innanzi l' ignoranza del
clero in fatto di matematica e di natura-
le filosofia. Il pubblico professore di me-
dicina clinica dell'archiginnasio cav. Giu-
seppe d.r De Mattheis nella bellissima
Dissertazione sopra il bene e, i favori
compartiti da' romani Pontefici alla me-
dicina, e sopra ì servigi che la medesi-
ma rende alla religione cattolica, let-
ta nell'accademia di religione cattolica,
celebra Pio VII per a vere istituito nell'u-
niversità romana le cattedre di medici-
na clinica interna ed esterna, e di mate-
ria medica. Avendo il Papa per le insi-
nuazioni dell'illustre suo archiatra mg/
Tommaso Prelà,che in ciascun rione del-
la città presieda a'easi difficili d' ostetri-
cia uno degli ostetricanli regionari , il
Giornale Arcad ico (periodico che tot to-
rà è in fiore), nel t. 4 deli 8 19, p. 75, ri-
marca: che mentre loro aprì un campo
castissimo all'esercizio pratico, tolse in-
sieme da mani imperite la vita delle ma-
dri e de'uascenti cittadini, affidandola in
quelle degli emuli Angelucci, Filippo Sa-
li N I
velti (poi professore d'ostetricia nell'uni-
versità) e Asdrubali. Quindi lo slesso
Giornale Arcadico nel l. 5, p. 1 77, pub-
blicò un sugoso estratto delle Costitu-
zioni dello stabilimento ostetrico regio-
nario istituito dalla Santità di N. S. Pa-
pa Pio FI [per le partorienti della clas-
se indigente del popolo, Roma 1 8 1 8. Le
costituzioni emanalea' 16 luglio sono per
intero riportate nel Bull.Rom. cont. 1. 1 5,
p. 7 1 . Da esse si ricava, che il Papa per
l'esecuzione ne dichiarò supremo diret-
tore mg.rBertazzoli suoElemosiniere (nei
quel articolo ne riparlale per lo stalo pre-
sente, iti uno a' medici, chirurghi, leva-
trici espeziarie regionarie, nel voi. LXXI,
p. 94)- Si dice pure, che venne chiamato
a parte del benefico istituto anche il pro-
fessore ostetrico dell'università, il quale
come perito periziore e consulente prin-
cipale concorre a rischiarare co'suoi lu-
mi, e a decidere ne' casi più oscuri e in-
certi dell'arte. Il coadiutore col di Ini as-
senso può farne le veci. Siccome dorrò ri-
ferire la remozione delle scuole pubbliche
dell' Accademia di s. Luca (i\e\\a quale ri-
parlai nel vol.LXIII,p.5o, e come già sla-
ta Università artistica e con suo conso-
lalo, anche in quell'articolo), dall'edilìzio
del Collegio Germanico-Ungarico,o\'e-
rano state collocate, e il trasferimento
da quel magnifico locale in uno de'pinn ter-
reni dell'archiginnasio, conviene che col
mio racconto retroceda alquanto alla di-
scorsa epoca, con digressionechetrovoop-
portuna.Alla dignità di principe presiden-
te dell'accademia di s. Luca fu nel 1802
tratto il cav. Andrea Vici architetto ro-
mano, da'suoi melili nell'altee dal le sue
virtù. Animalo da generosi spiriti per
1' utilità dello stabilimento accademico
e dell'arie, volle mandare ad ell'ello un
antico pensamento dell'accademia all'ai li
buone e agli artisti meravigliosamente
opportuno. Poiché ideò la forma/ione
d'un codiceartislico,di quesiti pratici d'ar-
chitettura, ove fossero decise le questio-
ni che insorgono fra gli esecutori d'ope-
U N I
re spettanti all' arti , ed i loro commit-
tenti, die ingenerano liti e funestano la
pace dell'arti. Questo mirabile progetto
si può leggere nel benemerito Melchior-
re Misurini a p. 3o8 e seg. delle Me-
morie per servire alla storia della ro-
mana accademia di s. Lara fino alla
morte di Antonio Canova. Roma 1823.
Pel buon ordine poi dell'accademia del
Nudo, da Benedetto XIV istituita nel
Campidoglio, per delineare la bellezza e
maestria della natura, presso la galleria
de'quadri cominciata da Clemente XII,
arricchita e ampliata da benedetto XIV,
il saggio cav. Vici approvò opportune di-
scipline per impedire i disordini della gio-
ventù. Tuttavia esse non bastarono, an-
co per essere la scuola posta in sito re-
moto e pericoloso. Laonde 1' accademia
di s. Luca rappresentò a Pio VII io con-
venienza di destinare altro locale per l'ac-
cademia del Nudo, e domandò la soppres-
sa chiesa delle Convertite al Corso (della
quale località riparlai ne'vol. LXXII, p.
188, LXXII I,p. 197 e 199), onde impie-
garla a'nobilissimi studi delle belle arti,
e così impedire il grave sconcio di stabi-
lirvi una fabbrica di corde armoniche co-
me si divisava. Il Papa ne resiò persuaso,
e fece acquistare il locale per formarvi
una sala di pubblica esposizione d'opere
di belle arti, ad un'altra sala per l'acca-
demia del Nudo, e silo per dar luogo an-
che alle sessioni, adunanze e conferenze
degli accademici e a i tri studiosi di belle
orti; ed ivi trasportò l'accademia del Nu-
do deh 8o4, d'ambedue le sale facendo
presidente perpetuo il celeberrimoCanova
con intelligenza del presidente dell'acca-
demia di s. Luca, comechè fin dal 1802
era stalo dichiarato ispettore generale
delle belle arti in Roma e stato pontificio.
L'accademia andata al possesso del locale
delle Convertite, subito volse l'animo ad
aprirvi una sala di pubblica esposizione,
pe' lavori artistici degli operatori delle
buone arti dimoranti in Roma, e fu gran
danno che non potè mandare ad elletto
UNI 11 >
questo suo lodevole pensiero. Per cui il
Missirinia p. 338 volle addurre, oltre due
acconci e bellissimi tratti di Luciano ,
co'quali si dimostra quanto quel filoso-
fo critico stimasse utile la pubblica e-
sposizione de'lavori di tutti le arti gen-
tili, anchei4 gl'avi e interessantissimi ti-
toli sui quali l'accademia appoggiava il
suo desiderio per lo stabilimentodelln sa-
la d' esposizione ; poiché non essendovi
fin allora aperto un locale diretto a così
utile istituto, predisse, che tali ragioni
potrebbero forse un giorno determinare
la sovrana munificenza a condiscendere
liberamente a tanto scopo, il che si ve-
rificò nel pontificato di Gregorio XVI,
ed esiste come raccontai a Università'
artistiche. Così ad esempio dell'antica
Grecia,e delle moderne di Parigi, Londra
ec, fu aperta agli artisti la sala in Roma
capitale del mondo e dell'arti, ove tutta-
via si desidera va tale stabilimento, il qua-
le tanto più. era necessario, quanto in es-
sa era maggiore la concorrenza degli stra-
nieri,e questi quasi tulli amatori dell'arti
stesse, e inclinali a far acquisti d'alcuni
preziosi oggetti, che attesti alle patrie lo-
ro l'eccellenza dell'arti italiane e special-
mente della scuola romana. Inoltre l'ac-
cademia di s. Luca propose a Pio VII l'e-
rezione d' una pubblica scuola d'archi-
tettura, pittura e scultura, non che de'
primi elementi d'arti subalterne, di cui
mancava Roma. emporio universale e se-
de delle belle arti e de'suoi cultori, men-
tre tutte l'altre dominanti abbondavano
di sì provvidi istituti; poiché se in Ro-
ma i professori dell'arti belle non aves-
sero ricevuto nelle loro particolari scuole
i giovani, che ivi concorrono da tutte le
parti d'Europa, essi non avrebbero avu-
to alcun indirizzo. L'accademia del dise-
gno di s. Luca per le scarse sue rendile
mancava di mezzi per supplire alle spe-
se di sì necessaria istituzione. L'accade-
mia del Nudo ed i suoi concorsi non ba-
stavano; l'architettura specialmente ri-
sentiva il maggior detrimento. Perciò u-
n6
UNI
miliò ni Papa un corrispondente piano
di studi. Malgrado l' indefesse cure del
cav. Vici, ed a fronte delle generose largi-
zioni del Canova, la fabbrica delle Con*
vértite appena si terminò per metà, per
essere sopraggiunte le surriferite disastro-
se vicende politiche che turbarono i lo-
devoli progetti dell'accademia. InvasaRo-
ma e imprigionato Pio VII,'le buone arti
sulle prime rimasero colte di quello spa-
vento, che gli studi della pace contrag-
gono sempre ue'grandi cambiamenti; ma
buona fortuna volle che i nuovi signori
altamente dichiararono protezione agli
stabilimenti generosi , cominciando dal
general Miollis. Perchè chiedendo esso
un piano di studi artistici , 1' accademia
di s. Luca procurò trar vantaggio dalla
di lui propensione per beneficarla, ed in-
durlo ne'suoi disegni, rinnovando più. e-
stesa mente il progetto altra volta prodot-
to d'uno stabilimento di scuole elemen-
tari e primarie per le buone arti. Richie-
se per lo stabilimento d'un'accademia di
belle arti il palazzo di Venezia, ma fu
risposto che (fovea appartenere esclusi-
vamente al regno d'Italia; indi doman-
dò il palazzo Imperiale t e la consulta
straordinaria offrì invece il vasto conven-
to d'Araceli, vicino al Campidoglio ed a
s. Martina antica sededell'accademia. In-
tanto l'imperatore Napoleone I, con de-
creto di 6 ottobre 1810, dispose che l'ac-
cademia di s. Luca sarebbe collocata in
una fabbrica da destinarsi dalla consulta,
con l'annua rendita di 100,000 franchi,
cioè 25,ooo pel mantenimeto dell'acca-
demia^ 75,000 per le riparazioni de' tuo-
numenli d'antica architettura. Indi la con-
sulta a'.». 3 novembre approvando il de-
creto sull'organizzazione delle scuole, ne
nominò direttore perpetuo il cav. Cano-
va. Statuì che le scuole delle belle arti
dipendenti dall'accademia di s. Luca, si
componessero di 1 6 cattedre, cioè 6 di r ."
classe, 2 di disegno in nudo, 2 di scultu-
ra, una d'architettura civile, una di sto-
ria, mitologia e archeologia d'applicarsi
UNI
allearti : io cattedre di 2.' classe, cioè una
di disegno elementare d'applicarsi alle ar-
ti meccanici) e, una d'anatomia, una di geo-
metria e di prospettiva applicata al di-
segno, una d'incisione in pietra, una d'in-
cisione in rame, una d'incisione in me-
daglie,una d'architettura civile, una d'ar-
chitettura pratica, una d'idraulica appli-
cata alle arti, una di disegno d'ornati. Di
piò dispose 3 aggiunti, cioè il i.° pel mo-
dello in cera aggiunto al professore di no-
tami a, il 2.0 per l'ornato in '«scagliola ag-
giunto al professore di disegno, il 3.° per
l'incisione in legno. Che i professori di
i.a classe godranno d'un annuo stipen-
dio di franchi 1200, quelli di 2/ classe
d'8oo, gli aggiunti di 5oo. Ogni anno
saranno loro accordate gratificazioni sui
fondi della cittì» di Roma e sul rapporto
dell'accademia, e regolate dal prefetto sul
parere del maire. Che sarà riservata u-
na somma d' 83oo franchi sui 2 5,ooo
accordati all' accademia per le minute
spese di sedute, pe' concorsi e premi , e
per le spese variabili delle scuote. Che i
professori saranno presentanti dall'acca-
cademia di s. Luca, e sul parere del mai-
re saranno nominati dal prefetto, coll'ap-
provazione della consulta. Che un rego-
lamento particolare dirigerà l'ordine de-
gli studi e la disciplina delle scuole. Che
lo stabilimento avrà un direttore perpe-
tuo. Che l'apertura solenne delle scuole
avrà luogo a'2 del prossimo dicembre.
Seguì quindi la cessione all' accademia
del convento d' Araceli e sue dipenden-
ze, per stabilirvi le scuole dell'arti del di-
seguo, le sale d'esposizione, i gabinetti,
i musei e il servizio dell'accademia ; e lìti-
che il locale non fosse in istato di rice-
vete le nuove scuole, si destinò provvi-
soriamente di collocarle nelle porzioni al-
lora libere del palazzo de'conservatori sid
Campidoglio. A pubblica esultanza per
tanto beneficio compartito alle buouearti
si fece solenne festa Capitolina colla ce-
lebrazione de' premi maggiori nelle sale
del Campidoglio, e pubblica esposizione
UN I
de'recenti lavori d'arte, aperta con op-
portuna allocuzione del general Miollis,
e con belle parole il baron De Gerando
compose la filosofia coll'eloquenza, e di-
mostrò qual fosseil vero bello morale nel-
l'arti figurative; a'quali sensi risposero
felicemente con poesie gli Arcadi. Tutte
queste cose si passarono nel presidenta-
to dell'accademia del celebre cav. Vin-
cenzo Camuccini sommo pittore, il quale
rimise l'autorità principesca dell'accade-
mia pel i 8 i i nelle mani dell'incompa-
rabile scultore cav. Canova, benemeren-
tissimo dell'accademia e dell' arti. A' 12
giugno di detto anno Napoleone I con al-
ilo decreto, in esecuzione del precedente,
assegnò i fondi per la concessa dotazione,
e distinse le rendite per la medesima. In-
tanto non potendosi venire all' ordina-
mento delle scuole ed alla loro apertura,
perchè il convento d'Araceli non si trovò
adattalo a' suoi bisogni , incomodo per
l'accesso edifiicile per ridurloa uso di pub-
bliche scuole, e volervi almeno 5oo,ooo
franchi per tale operazione; l'accademia
si propose domandare il palazzo della
Cancelleria apostolica, ma fu assegnato
alla corte d'appello. Per tale disposizio-
ne restando vacante il locale del Colle-
gio Germanico- Ungarico , ed essendo
questo opportunissimo per mandar ad ef-
fetto immediatamente le benefiche prov-
videnze di Napoleone I, l'accademia ne
supplicò l'imperatore protettore dell'arti
a concederle la parte antica della fabbri-
ca (edificata da Gregorio XIII) di esso
corrispondente alla piazza di s. Apolli-
nare, e Napoleone I prontamente l'esau-
dì con decreto de'i5 novembre 18 1 1. Il
prefetto di Roma Tournon ne ordinò l'e-
secuzione, con decreto de'5 dicembre da-
to dal palazzo della prefettura al Quiri-
nale. Ottenutasi dall'accademia sì vasta
1 sede e degna delle nobilissime arti, pensò
con dignità a ordinar le scuole e scegliere
a professori i più riputati soggetti, con se-
gretario stabile abile letterato e dotto nelle
cose d'arti e dell'a u tiquuriu,che accoppias-
ti N I 117
se la cognizione dell'arti e delle Iettere,e fu
meritamente scelto l'ab. Giuseppe Anto-
nio G natta ni già segretario dell' accade-
mia romana d'archeologia. L' apertura
del!e scuole fu stabilita e indi effettuata
a'4 maggio! 8 12, per l'istruzione pubbli-
ca de'giovani sullo studio teorico-pratico
dell'arti belle del disegno, dicendosi nel
programma che ivi s'insegneranno: la
Pittura, la Scultura, l'Architettura, quin-
di I' Architettura elementare teorica e
pratica, e Ornato; la Geometria, Pro-
spettiva e Ottica ; l'Anatomia ; la Storia,
Mitologia e Costumi. Volgendo al suo ter-
mine l'impero di Napoleone I, nel gen-
naio 1814 il re di Napoli M u rat fece oc-
cupareRoma,senza alterazione delle scuo-
le dell'accademia. In questo tempo cessan-
do il presidentatodel cav. Canova, per gra-
titudinee ammirazione l'accademia lodi-
chiaro principe perpetuo d'onore, confe-
rendo l'ordinarie funzioni di principe ac-
cademico al cav. Andrea Vici, che prese il
nome di presidente accademico. Restituiti
aPio VURomae isuoidominii,vi fece glo-
riosamente ritorno a'^4 maggio, come già
dissi, il che celebrò solennemente con di-
mostrazioni l'accademia a' i4gi»g'io,non
senza apprensione quanto alla continua-
zione delle scuole di recente istituite, per
cui invocò il patrocinio del suo principe
perpetuo, e si ottenne dal cardinal Con-
salvi segretario di stato I' assicurazione
che nulla per allora sarebbe innovato.
Frattanto pel favore del cardinal Pacca
pro-segretario , a' 4 novembre Pio VII
degli scudi 10,000 annui assegnati nel
1 802 per l'acquisto d'oggetti ad aumento
de'tiHisei, e per l'incoraggiamento pe'pre-
mi, per gli onorari a'professori delle belle
arti, ne assesnò 5ooo al mantenimento
dell'accademia di s. Luca e di sue scuo-
le. Poscia nel 1820 Pio VII reintegrò il
fondo degli scudi 10,000 per l'acquisto
di antichi preziosi monumenti de'tolti
scudi 5ooo, e indipendentemente da tal
fondo ordinò al tesoriere l'annuo paga-
mento di scudi 5ooo all'accademia, eco-
ii8 UNI UNI
sì stabilmente conferoiò l' istituto delle ligiose di Roma, perchè partecipasse pu-
scuule pubbliche dell'aiti belle. L'acca- re delle loro indulgenze. L' edificazione
deinia a\endo rinnovato gli statuti a'i5 data da'giovani operò la conversione d'un
dictmbrei8i7, ne ottenne dal Papa la protestante, al modo divotaruente nar-
conferma il cardinal Pacca camerlengo rato dall'ottimo mg.r Fabi-Montani. l'io
di s. Chiesa a' 18 febbraio 18 18. Nello VII per incoraggiare gli sludi teologici,
stesso 1 8 1 7 l'accademia fondò il pio ora- assegnò 1 o annue pensioni di scudi Socia-
torio o congregazione spirituale nella scuna pegli studenti che in essi si distili-
chiesa di s. Martina, per opera di d. Pie- guesseio, pelconseguinventode'premi ne'
Irò Ostini, uno de'più benemeriti meni- rispettivi concorsi, cioè 4 ne attribuì a
bri della Pia Unione di s. Paolo aposto- quelli dell'università, 3 a quelli del col-
lo. Nel Ragionamento isterico della me- legio romano, e 3 a quelli del seminario
desima di mg.r Fabi-Montani, pare che romano. Di più confermò i privilegi del
il suo stabilimento in s. Martina, alme- collegio teologico col breve che ricordai
ito più regolarmente, avvenisse più tardi, nel voi. LXX1V, p. ^6.
Poiché riferisce essere cominciata in delta Benemerentissimo Pio VII delle scien-
chie»a la congregazione della pia unto- ze e delle arti, nel 1823 passò a ricevete
ne di s. Paolo nell'accademia delle belle il premio delle sue belle virtù, e deguis-
arti di s. Luca, nei decennio del regola- Mutamente gli successe Leone XII della
loie primario di essa mg.' Soglia, il quale Getiga. Volendosi egli tosto mostrare tnu-
cominciò a'12 novembrei826.Diceanco- uifìco protettore delle scienze e de'buo-
ra che il celebre e vivente cav. Owerbeck ni sludi, sin dal principio del suo potiti-
accadeaiic(,piofeSsoi e di pittura dell'acca- ficaio applicò il suo grande animo a rior-
demia,per iacongregazionedisegnòil Na- dinate lutto quanto il pubblico insegna-
zaretio,che in forma di buon pastore,men- mento, sì in Roma che in tulio lo slato
tre sorregge sopra gli omeri la ritrovala pontificio,eco'nuovi mirabili melodi san-
pecorella, mostra dolcemente il cuore dal- tamente la pietà congiunse. Dappoiché
l'aperto seno,e ti fa viva forza ad amarlo, coli' acume della sua mente, egli scoprì
Che in s. Martina, oltre i consueti eser- il gravissimo male de'suoi tempi, quello
cizi in onore della ss. Vergine, di s. Paolo cioè che dalle Selle (V.) politiche si av-
e del ss. Cuore di Gesù, nel i.° sabato velenavano gl'intelletti giovanili con er-
di carnevale, come neli.° usano i giova- ronee dottrine nel seno di certe uuiver-
ni dell'università romana, cohducoiisi as- sita, frammischiandole alle cognizioni
sai di buon' ora alla congregazione per scientifiche che solevano insegnarsi, qua-
suffragare i fratelli defunti : vi ascoltano si tra'fiori i serpi occultandosi. Egli si pio-
quante più possano messe, cantano l'iu- pose di condurre a sollecito termine l'o-
lero uflÌ2,iode'uiorti,assislonoairincnien.- pera bene incominciala da Pio VII per
tei sacrifizio solennemente offerto, e fan- la retta sistemazione degli studi non me-
no In comunione con grande raccoglimeu- no di Roma che di tutto lo stato ponti-
Io e divozione. Nella settimana di Passio- ficio. Primieramente volle compiere ciò
ne gareggiano Dell'intervenire a' santi e- che non fu dato a Pio VII di eseguire.
sercizi,esonoalsopraggiuitger del maggio Col breve Ree o le n te s animo divinimi ,
tulli sossopra per adornare in s. Mattina da' 5 aprile 1824, Bull. Rom.cont. t.ttì,
l'altare ili Maria, coronarlo di fiori, e con p. 4° > trasportò il Seminario Romano
cantici e con pie pratiche intessono iiobi- (A '.), co' convittori e professori, die sin
fìttimi serti alla Regina degli Angeli, lidi- allora erano stati nel collegio romano ,
rettore mg.1 A ntonioSautelli fece aggrega- nel vasto locale di s. Apollinare, già del
i e la congregazione a tutte le comunità re- Collegio Germanico- Ungarica (/ .), ju\
U N I
collegio tributimi creancli doetorcs in
siterà ikfologìa. Indi col breve , Cimi
untila in L rbe, de' 1 7 maggio 1 824, Bull.
cit. p. 5i: Reintegrano Socie tatis Jesu
ad esercì' tinnì instiluendi juventulem li-
teris et moribus. Gli restituì il collegio
con tulle le sue appartenenze, ed auto-
rizzò i gesuiti a riaprire le antiche scuo-
le, come esistevano nel 1773 quando fu
tolto ad essi, e dichiarò; Jura porro, ac
privilegia Colle gii Roma ni,i Ha a ne prae-
sertim, quibus ex Julio III, et Pii JP^
iiuctoritate lauream in artibus et in sa-
cra theologiae facilitale impertiri. Di
più volle che nel collegio romano si ag-
giungessero le cattedre di eloquenza sa-
gra e di fisica chimica. Quanto alla ri-
forma generale degli studi , Leone XII
l'effettuò colla celebratissima bolla Quod
divina Sapientia omnes docci, de' 28
agosto 1824, Bull. Rom. cont. t. 16, p.
85, divisa in 27 titoli e 3og paragrafi o
articoli. In italiano si legge nel t. 2 , p.
1 37 della Raccolta delle leggi e dispo?
si-ioni di pubblica amministrazione ,
stampato neh 834- L'illuminato e zelan-
te Papa, colla medesima bolla e col lit.
1 ,° eresse o ricostituì la Congregazione
cardinalizia degli studi, nel quale ar-
ticolo riportai in breve i sommi capi del-
la costituzione, dichiarandole Collezio-
ni o Raccolte stampate contenenti la bol-
la, ed i posteriori decreti , declaratorie ,
risoluzioni, atti, lettere de'prefetli di es-
sa ec, edescrissi la medaglia monumenta-
le appositamente coniata, il Papa dichia-
rando prefetto d cardinal Francesco Ber-
tazzoli, al quale successero i cardinali ivi
ricordati d. Placido Zuila vicario di B.o-
ma e Luigi Lambruschini segretario di
stato, ed a questi il cardinale Giuseppe
Mezzofanti poliglotta universaleggia nel-
l'università di Bologna professore di lin-
gua arabica, indi di lingue orientali e bi-
bliotecario della medesima; il cardinal
Carlo VizzardelU, già professore nell'uni-
versità di Bologna di sagri canoni, e nel-
l'archiginnasio dell'istituzioni di diritto
UNI 119
pubblico ecclesiastico; il cardinal Raffae-
le Fornari, già professore nell'università
Gregoriana di teologia scolastica; il car-
dinale Giovanni Brunelli, già professore
nell' università Gregoriana di logica e
metafìsica, e nell'archiginnasio del lesto
canonico, ed óra vescovo d'Osimo e Cin-
goli. E al presente prefetto il cardinal
Vincenzo Santucci, già sostituto della se-
greteria di stato, indi segretario della con-
gregazione degli affari ecclesiastici straor-
dinari, nominato nel novembre 1 856, co-
me riporta il Giornale di Roma de i5
novembre di tale anno. Inoltre Leone XI I
nominò segretario della congregazione
degli studi mg.r GiovanniSogha suo cop-
piere e cameriere segreto, e professore di
gius canonico, poi cardinale: attualmen-
te n'è segretario ing.r Placido Ralli. Tra'
cardinali co'quali formò la congregazio-
ne vi comprese il cardinal camerlengo
prò tempore , eh' era allora il cardinal
Pacca, e tosto gli successe il cardinal Gal-
lelfi. Noterò, che alla morte del i.° pre-
fetto cardinal Bertazzoli l'università nel-
la propria chiesa gli celebrò il funerale,
ed altrettanto eseguì alla morte de* «oc*
cessori costantemente. Alla congregazio-
ne degli sludi Leone XII sottopose tutte
l' Università [V.) e le Scuole pubbliche
dello stato pontificio, dandole su di esse
amplissima facoltà. Dipoi il Papa a' 16
luglioi827 ordinò, che la s. congregazio-
ne degli studi il i ."lunedì d'ogui mese, ec-
cettuato l'ottobre, tenesse le sue adunan •
ze nella biblioteca Alessandrina, 3 ore pri-
ma di mezzodì. In seguito la congrega-
zione , come tutte le altre, si adunò nel
palazzo apostolico (mi ricordo che aduna
congregazione nella biblioteca v'interven-
ne Leone XII , e nella biografia narrai
l'improvvisata fitta a quella che una se-
ra si adunò in casa del cardinal Bertaz-
zoli, recandovisi del tutto incognito, col-
li carrozza e in compagnia di mg.r Altie-
ri, ora arcicancelliere, il quale fece espri-
mere in un quadro Leone XII nell'atto
di ascendere il suo cocchio). Quanto poi
i2o UNI
all'archiginnasio romano, nel quale con-
tinuava ad essere rettore deputato mg. r
Cristalli benché fungesse l'eminente ca-
rica di tesoriere generale, Leone XII col-
la medesima bolla tolse a riformarlo per
intero, ordinandolo con savissime leggi,
aumentando 1' ornamento decoroso de'
suoi collegi, accrescendo gli stipendi , e
compartendogli altri segnalati favori.
Tutto quanto riferirò qui brevemente,
ricavandolo dalla bolla. Dichiarando col
titolo 2.° che nello stato vi fossero due
università primarie, ed olire 5 seconda-
rie (una di queste era Fermo, ma poi a'
12 febbraio 1826 fu ristabilita quella
d'Urbino. Quanto all' università di Fer-
mo, confermando il Papa il suo studio
ed i suoi privilegi, lasciò alla città di Fer-
mo la facoltà di 1 iatti vailo quando me-
glio avesse potuto. Contribuì a tali dispo-
sizioni pontifìcie in favore dell'universi-
tà di Fermo il libro intitolalo: Sulla i-
struzionc pubblica ed università degli
studi in Fermo. Memoria storica cotn-
pilata da 'deputali della città arcidia~
cono Bartolomeo Cordella e Giuseppe
conte Sabbioni prefetti agli studi, Ro-
ma pel Poggioli stampatore camerale,
1824)» stabili per primarie I* archigin-
nasio romano e l'università di Bologna.
Statuì in ciascuna di queste due non
meno di 38 cattedre, i gabinetti e gli al-
tri scientifici stabilimenti, allineile i gio-
vani possano istruirsi nelle varie scienze;
e quelli ancora che già avranno compito
il corso degli studi, abbiano i mezzi ed
anche gli eccitamenti a perfezionarsi nel-
le facoltà, alle quali si sono applicati. Or-
dinò col Ut. 3.° che l'archiginnasio aves-
se un presidente, col titolo d'arcicancel-
liere, e questa carica spettasse al cardi-
nal camerlengo. L' arcicancelliere dover
sorvegliare al buon andamento dell'uni-
versità e all'osservanza de' regolamenti,
avendo giurisdizione anche criminale su
lutti i delitti che in essa commettonsi da
qualsivoglia persona, eziandio estera, con
pene correzionali, e anche afflittive fino
UN I
ad un anno di carcere, col voto del rettore
od'altroavvocato concistoriale.Seil delit-
to meriti pena maggiore, si consegnerà il
reo al suo foro competente per essere giu-
dicato. AH' arcicancelliere si appartiene
presiedere alla scelta de' professori, e alla
collazione de'gradi e de'premi. II retto-
rato è annesso al collegio degli'avvocati
concistoriali, il quale nomina uno del col-
legio per rettore deputato, che dal Papa
viene approvato. Obbligo proprio del ret-
tore (che dopo l' arcicancelliere tiene la
1. "dignità e a lui supplisce al bisogno) è
l'immediata vigilanza per la conservazio-
ne della disciplina da osservarsi da'pro-
fessori, dagli scolari e dagl' inservienti ;
deve formare il calendario scolastico, e-
saminare i requisiti di quelli che vogliono
esser ammessi agli studi, o concorrere a'
gradi e a'premi, ammettendo coloro che
sieno muniti delle qualità richieste da're-
golamenti; deve ne'giorni di scuola trat-
tenersi nell'università mentre durano le
lezioni, o deputare a ciò un vice-rettore,
col consenso dell' arcicancelliere. Col tit.
4.0 stobiPi 4- collegi, cioè il teologico, il le-
gale, il medico-chirurgico, e il filosofico.
Il r.° si compone del p. maestro del s. pa-
lazzo apostolico, che n' è presidente, di
mg.r sagrista, del p. commissario del s.
Offizio, e de'pp. procuratori generali de'
domenicani, de'conventuali, degli agosti-
niani romitani, de' carmelitani calzati e
de' serviti, aggiuntivi i professori di s.
Scrittura, di teologia, di storia ecclesia-
stica. Il 2.0 collegio viene formato dal col-
legio degli avvocati concistoriali. Il 3.° si
forma di 12 medici e 6 chirurghi, com-
presi sempre il medico e il chirurgo del
Papa regnante : in questo collegio, se oc-
corresse , avranno luogo il professore di
veterinaria e quello di farmacia (del col-
legio farmaceutico parlai a Speziale , e
quando Pio VII soppresse tutte V Univer-
sità artistiche, tra le 3 che conservò per
la pubblica sicurezza , una fu quella del
collegio degli speziali, e lo narrai nel ri-
cordato 2.0 articolo). 11 4-° collegio «mi-
UNI
ponesi di 12 membri. Ogni collegio ha
un presidente in persona del decano di
esso, e un segretario in quella dell'ultimo
membro. Con biglietto della s. congre-
gazione degli studi il Papa nomina i mem-
bri de'collegi. Si abilitarono a formare i
loro statuti e regolamenti, o rimettere in
osservanza gli antichi, da approvarsi dal-
la s. congregazione. Il fine e l'ufficio de*
collegi è di far gli esami, e di dare il lo-
ro voto nella scelta de' professori , nella
collazione delle lauree e degli altri gra-
di accademici, e nella premiazione degli
scolari alla fine dell' anno scolastico. I
membri de'collegi sono consultori nati
della s. congregazione, e perciò da essa
interrogati daranno il loro sentimento, ed
hanno il diritto di proporre alla medesi-
ma, per mezzo dell'arcicancelliere, quel-
le riforme e provvedimenti valevoli a
promuovere il progresso delle scienze e
dell'arti, e il vantaggio degli studenti. Una
salasi destina per le adunanze de'collegi.
Neil' altre università il collegio teologico
precede gli altri collegi, dopo di esso vie-
ne il collegio legale, quindi il collegio me-
dico, e in fine il collegio filosofico. Nel so-
lo archiginnasio al collegio degli avvo-
cali concistoriali si conserva la prece-
denza. Qui noterò, che oltre i riferiti col-
legi, l'archiginnasio ebbe poi un 5.° col-
legio di filologia. Si legge nella Collectio
legum et ordinationurn de recto, studio-
rum ratione, pubblicata per cura del se-
gretario mg. r CaterinijOra cardinale, nel
1. 1, a p. 193, il decreto della s. congre-
gazionede' 1 8 agosto 1 826, nel quale non
solo si tratta delle giubilazioni de'profes-
sori (l'intero stipendio a vita dopo4o an-
ni d'insegnamento diligente;due terzi del-
lo stipendio dopo 3o anni, un terzo do-
po 20 anni. Se per malattia incurabile
alcuno è costretto rinunziare e abbia in-
segnalo 3o anni, conseguirà due terzi di
stipendio, se per 20 la metà, ed un 3.°
se avrà oltrepassato un decennio); delle
matricole dell' infime operazioni di chi-
rurgia, farmacia e veterinaria; delle scuo-
UNI i2i
le degl'ingegneri, e delle lauree filosofi-
che, dovendosi trasportare nell'archigin-
nasio il gabinetto di loro scuola, come me-
glio dirò parlando di esse; ma nel cap. 5,
Dellafacoltà filologica e suoi studi,ven-
ne istituito il collegio filologico nelle uni-
versità di Roma e di Bologna, co'mede-
simi diritti e privilegi degli altri. Appar-
tiene principalmente a questo collegio l'e-
saminar negli annuali concorsi que' che
avranno coltivato gli studi filologici, per
premiare i più meritevoli; il conferir le
lauree e gli altri gradi accademici a quel-
li che saranno stati approvati, e l'esami-
nar eziandio, perciò che riguarda la lo-
ro scienza, i professori da eleggersi, ma-
nifestando il giudizio con voti segreti. Non
è ammesso alle scuole di filologia e del-
le lingue chi non sia istruito nell' uma-
nità, nella logica, metafisica ed etica. Il
corso degli sludi filologici ivi è riferito.
In questa facoltà, del pari che nell'altre,
vengono conferiti i gradi accademici, cioè
il baccellierato, la licenza e la laurea; ma
tanto quelli quanto questa sono di due
specie, una in filologia, l'altra nelle lin-
gue ; al finir dell'anno scolastico si confe-
risce in entrambe una sola laurea o d'o-
nore o di premio, [' allre si conferiscono
in forata comune. Ripiglio il compendio
della bolla Quod divina Sapienlia, nel-
la parte die riguarda l'archiginnasio ro-
mano, sebbene le medesime disposizioni
in generale sono comuni alle altre Uni-
versità dello stato pontificio, tranne le
particolarità proprie di ciascuna; perciò
a'cenni riferiti sulle medesime in quell'ar-
ticolo si rannoda quasi tutta la bolla che
vado riportando. Si ordina col tit. 5.° che
i professori dell'archiginnasio debbansi
eleggere per via di concorso, e se ne asse-
gnano le regole, statuendo i modi da te-
nersi nella successione alle cattedre: dal
concorso però si eccettuano la cattedra di
s. Scrittura, le due di teologia, quella di
teologia morale, e l'altra di etica, le qua-
li si occupano da'regolari riportati più so-
pra e di ordini determinati. È qui da os-
122 UNI UNÌ
servare ancora, che non van soggetti al- «le re dal professore di questa scienza , e
la legge del concorso, né ad alcun esame venga scelto dal rettore; e coli* i i.° si as-
verbale qne'soggelti cos'i noti, in ispecie segnano le regole da osservarsi dalbidel-
per l'opere da loro pubblicale, da non a- lo e altri inservienti, da scegliersi dal ret-
■ver bisogno di prenderne esperimento; in tore, dovendo il bidello in tempo delle le-
tal caso però la scelta è riservata al P#* Rioni vegliare per la quiete e impedire
pa. A'professori, allorché esercitano, in- rumori. Tratta il tit. i %,* dell' ammim-
com borio molti obblighi, de'quali tratta- «trazione economica dell' università, la
si nel tit. 6.°, e tra questi sono: l'obblU quale è conservata al rettore, che in fine
godi servirsi d'uncorsostampato, appro- dell'anno scolastico deve dar conto delle
vato dalla s. congregazione, potendo da- rendite di essa all'ai cicancelliere, il quale
re in iscritto quelle aggiunte o riflessio- dopo approvatoli rendiconto lo trasmet-
ni che stimeranno opportune; quello di te alla s. congregazione per la finale ap-
riportar l'approvazione della medesima provazione. Dice il Iit.i3.° sulle pubbli*
s. congregazione se vogliono servirsi d'un che scuole fuori dell'università. Il seguen-
corso proprio già stampalo; l'altro di non te dell'ammissione degli studenti , cia-
poter adoperare ì loro scritti che abbia- senno de'quali per esserlo deve scrivere
no inanimo di Stampare, senza aver ri- il proprio nome in. un libro ossia mairi-
portato il permesso; e quello che incombe cola, che resta aperto fino a'io novem-
a '"professori degli studi sagri e legali di leg- bre e nel qual dì si chiude (e dipoi fino
gere espiegare in latino, a'professori delle al i. "dicembre il rettore per gravi motivi
scienze medico chirurgiche di leggere in può far grazia che vi si ascriva alcuno il
latino, servendosi talvolta nelle spiega- quale tardò a presentarsi), notandovi l'e-
zioni della lingua italiaua, fuorché in a- là, la patria, la parrocchia, la dimora, e
natomi.), fisiologia, medicina teorica, me- specificando la facoltà a cui vuole atten-
dicina e chirurgia legale; a'professori di dere. Siccome poi nessuno tra' studenti
lògica, metafisica ed elida di leggere e spie- può concorrere a'gradi e a'premi senz'es»
gaie in latino, mentre i professori degli ser munito della pagella d'ammissione
allristudi filosofici potino adoperar la liti- sottoscritta dal rettore, così questi non la
gua italiana, equelli d'eloquenza edilin- rilascerà se prima non abbia avuto un al-
gue hanno facoltà d'usar o l'uno o l'altro testato de vita et moribus, e i doeumen-
Imguaggio.' Nel tit. y,° si regolano gli oh- ti degli studi fatti, oltre di che gli aurati!*
blighi e i diritti de' sostituti alle cattedre, tendi debbono venire approvati per via
ordinando che uno almeno sia in ogni fa- d' un esame da farsi da 4 professori o
c:o!là; l'8.° titolo ordina che nell'uni ver- membri di collegio a ciò destinati dal ret-
sità sia una biblioteca e un bibliotecario, tore stesso, a seconda delle facoltà in cui
rimanendo in osservanza la bolla d'Ales- vogliouoapplicare nell'anno. A tergo del-
sandro VII, prescrivendo i doveri che a le pagelle i rispettivi professori ad ogni
quello incombono, e V orario per la sua terziaria testificano della frequenza e del
apertura e chiusura , in tulli i giorni di profitto de'giovani studenti; e l'infermi*
scuola e nelle vacanze co'tempi determi- là giustificata potrà scusare l'infrequen-
nali ; nel q.° titolo viene adulata la dire- za alla scuola. L'anno scolastico è diviso
•/ione degli osservalorii astronomici, de' in 3 parliclnatnate terziarie: comincia la
musei e gabinetti a'professori delle rela- i.Vo novembre (e se in tal giorno s'incou-
tive scienze, previo inventarli; col titolo tra la domenica, nel seguente, altrettanto
io." si provvede ohe il custode dell'orlo si pratica nella ». "terziaria) e finisce a' >. >
botanico (del quale, dell'osservatorio e dicembre; la 2. 'comincia a'agean noe ler-
de* musei dovrò riparlare) debba dipen- mina il sabato avanti la domenica delle
UNI UNI 123
l'alme; la 3." principia il mercoledì dopo geliate e conservare nel cuore della gio»
Pasqua e finisce al termine dell'armo «co* ventili semi della soda pietà. Quindi do-
lastico. Il tit. 1 5.° prescrive le discipline pò d'aver cantalo il Veni creator Spi-
pegli studenti, d'esser pronti e modesti al- rilust e l'orazione Deus qui corda fide-
le lezioni, ubbidienti e rispettosi a' prò- lìum, coll'altra Pro Papa,s\ reciterà un
fessuri, e di tener condotta ii riprensibile, notturno e le laudi della ss. Vergine, die
Le mancanze leggere si castigano dal ret- sarà seguito da un breve, ma edificante
loie in proporzione; sedi inulto rilievo, discorso sopra il Vangelo del giorno, prò*
salvo il disposto per le criminali, siproce- nu noia to dal direttore o da altro sacerdo-
de all' espulsione dall' università, il che te. Ciò compito si dirà messa. Il diretto-
spetla all'arcicancelliere, al rettore e agli re della congregazione troverà alcuni a-
avvocati concistoriali, el'espulso non può bili ed esemplari sacerdoti, ebe ivi si pre-
essere ricevuto da verun'ultra università stino con tutta carità verso gli scolari,
dello slato. Nel tit. i 6.° sono prescrittigli ebe vorranno confessarsi e disporsi alla
esercizi di religione, ed i sacerdoti secola- s. comunione. La congregazione si termi-
ri della Pia Unione di s. Paolo apostolo nera colle litanie lauretane, e con qual-
conlinueratmu ad avere la direzione spi- che salmo o inno di lode, o preghiera per
rituale nell' università, di ebe riparlerò, ottenere dal Signore la perseveranza nel
Nella sua cbiesa liei giorno dell'aperto- divino servizio. E qui debbo avvertire,
ra delle scuole si deve cantare solenne- avere la s. congregazione con lettera de'
mente la messa dello Spirito Santo, col- 21 giugno 1826, Colleclio, t. r, p. 75,
l'intervento dell'arcicancelliere, del ret- diretta agli arcicancellieri e cancellieri
tore, de'membri de'collegi, de' professo- dell'università, ingiunto, ebe nelle vacati-
li, del bibliotecario , degli altri ufficiali ze fra un anno scolastico e l'altro, non si
dell' università e di tutti gli scolari. Do- tralascino le congregazioni spirituali; ed
pò la messa ogni professore deve fare a- i direttori delle medesime esortino amo-
vanti all'arcicancelliere la professione di revolmente gli scolari a intervenirvi an-
fede prescritta da Pio IV; quindi il prò- che nel detto tempo. Prescrive inoltre il
fessure a ciò destinato recita l'orazione tit. i6.°,che accadendo la morte d'uno sco-
latala prò Inauguralione Sludiorum)Q lare, o altra persona addetta all'univer-
si chiude la funzione col canto del Veni sita, nella 1 /congregazione, in luogo del
creator Spirilus e il suo Oremus, olite notturno e laudi della ss. Vergine, si re*
quello Deus omnium Jìdelium Pastor et citi 1' uffizio de' morti in suffragio del-
Jiector. Finito l'anno scolastico, interve- l'anima del defunto. Se questi sarà pro-
neudo le medesime nominale persone, si tessere o membro d'un collegio dell' u-
canta la messa Pro graliaru/n actione, niversità, si canterà la messa di requie,
e poscia il Te Deum laudamus collera- ed interverranno alla medesima tutti i
zioni Deus citj'us misericordiae, e Deus collegi, i professori e gli scolari. Ogui an-»
omnium. Nel giorno festivo di s. Ivone, no al finir della quaresima si daranno gli
e in quello di s. Michele arcangelo vi è esercizi spirituali a tutti gli scolari , sce*
messa solenne, coll'intervento delle per- gliendosi a tal uopo dall' arcicancelliere
sone che già a suo luogo descrissi, e ogni due o più sacerdoti , che siano capaci a
giorno di scuola la messa bassa. In ogni produrre un cristiano profitto, e la rifor-
domenica e festa di precetto nella cbiesa ina de' costumi negli scolari. A tutte le
dell'università debbono recare tutti gli predette opere di pietà e di religione sa-
scolari per assistere alla congregazione, ranno indispensabilmente obbligati di
Comincierà con mezz'ora di lezione d'un trovarsi gli studenti di qualunque classe
libro spirituale, adattato specialmente a e facoltà, lauto chierici che laici , e chi
1*4 UNI
non interverrà o per infermità o per ol-
ir» giusta causa , sarà tenuto di nolifi-
carlóal direttore della congregazione.So-
no dispensati solamente que'sacerdoti o
chierici, clie nel tempo delle riferite fun-
zioni restano occupati nelle parrocchiali
o in altre chiese, alle quali sono addetti,
pel loro servizio o sagro ministero, col-
l'obbligazione però d'esibire ogni trime-
slre al direttore il documento del servi-
zio prestato alle dette chiese (ordinaria-
mente gli ecclesiastici frequentano la pia
casa e chiesa della congregazione della
Missione, di s. Vincenzo De Paoli. Di più
Doterò, che gli studenti di matematica
tecnica intervengono nella chiesa di s.
Martina dell'accademia di s. Luca , per
unirsi aglisludenlid'archiletlura,co'qua-
li hanno in comune parte de" loro stu-
di). Alla fine d'ogni trimestre il diretto'
re dell'oratorio o congregazione (quella
dell'archiginnasio è sotto l'invocazione
della Purifìcaziouedella B. Vergine), da-
rà al. rettore una nota esatta di quegli
studenti, che sono stali assidui, ed hanno
li eipicnlatoi sacramenti, e di quelli iqua-
li per la poca frequenza , o per la poca
modestia hanno mancalo al loro dovere;
e di tutto si terrà registro esatto. La di-
ligenza servirà di requisito necessario,
non solo per la conferma della matrico-
la, ma ancora per concorrere agli onori,
gradi e premi. Di più. le mancanze d'in-
tervenire a'suddelti atli di religione, o di
assistervi colla dovuta modestia, daranno
motivo d'una giusta correzione, ed i per-
tinaci, quando non vi sia speranza d' e-
menda, verranno anche espulsi dall'uni-
versità. La slima e fiducia, che si ha de'
professori dell' università non lasciano
dubitare, ch'essi pure (potendo) saranno
per intervenir alle predette funzioni, per
dare cogli atti della loro pietà esempio e
edificazione agli studenti. Nel lil. 17. "del-
la collazione de'gradi, l'uni versila confe-
risce i 3 del baccellierato, licenza, e lau-
rea o dignità dottorale nelle facoltà teo-
logica, legale, medica, filosofica e filolo-
V N I
gica. Ninno può conseguir la laurea sen-
za prima aver ottenuto il baccellierato e
li licenza. Il baccellierato e la licenza con-
cedonsi solo a chi per via d'esame ne sia
giudicato meritevole da'3 membri depu-
tati dal rettore: l'esame del baccellierato
cade su quanto s'insegna nel 1. "anno sco-
lastico; quello della licenza su tuttociò
che s'insegna nel 2.0 e 3.° anno. Chiun-
que domandi la laurea deve subire 3 e-
sarni su lutto quanto riguarda general-
mente la facoltà in cui la chiede. Le lau-
ree poi sono di 3 specie, d'onore, di pre-
mio, e comuni: le prime e le seconde si
conferiscono previo l'esame e il concor-
so, le ultime previo l'esame. 1 candidati
vengono esaminati personalmentedal col-
legio della facoltà di cui aspirano a'gra-
di. Perchè l'adunanze collegiali pegli e-
sami sian legali v'è bisogno della presen-
za dell'arcicancelliere, o almeno del ret-
tore, oltre l'intervento di 6 membri del
collegio. Chi nell'esame non venisse ap-
provato può impetrare dal rettore la li-
cenza d'esservi di nuovo ammesso dopo
6 mesi; ma se anche per la 2.a volta ri-
manesse escluso non ha più speranza d'es-
ser nuovamente esaminato. 11 baccellie-
rato e la licenza si conferiscono anche pri-
vatamente: le lauree si danno in pubbli-
co colle consuete solennità. Tutti quelli
che ricevouo il baccellierato, la licenza,
e le lauree dovranno ogni volta far la
professione di fede, conforme fu prescrit-
to da Pio IV; i medici poi nel ricevere
la matricola di pubblicoeserciziosono te-
nuti a prestare il giuramento voluto da
s. Pio V. Tutti i diplomi sono sottoscrit-
ti dall' arcicancelliere, dal rellore e dal
decano del collegio. Non si ammette al-
cuno a' collegi e alle cattedre di qualun-
que università dello stato senza la laurea
dotlorale.Essendo riservata alle universi-
tà di Roma e di Bologna la facoltà di da-
re la matricola di libero esercizio in me-
dicina e chirurgia, per posteriore dispo-
sizione de'2 giugno iHatì, non proiben-
dosi a'mcdici e chirurghi esteri l'esercizio
U N 1
dell'arte salutare nello stato pontificio, fu
ordinato che dovessero subire l'esame, e
trovati idonei, le medesime università po-
ter loro rilasciarla matricola, previa l'in-
formazione presa sulla loro condotta mo-
rale e religiosa dagli arcicancellieri e ret-
tori. Fu pure prescritto, che quelli i qua-
li nell'università fuori dello stato non han-
no compito il corso degli studi medici o
chirurgici, se avranno legali requisiti sul-
la loro condottaci ricevano nell'univer-
sità dello stato senza costringerli a ripe-
tere gli studi fatti, dopo che risulti da e-
same aver essi profittato di tali studi.
Tutte queste disposizioni si resero comu-
ni pure a coloro che si applicano all'al-
tre facoltà. 11 tit.i 8.° del corso scolastico
per le lauree, venne diviso nel seguente
modo. Tutti quegli studenti che aspirano
alle lauree in teologia devono per due an-
ni almeno aver frequentato le lezioni del
professore di s. Scrittura, e per altri due
anni quelle di storia ecclesiastica, e final-
mente devono compiere l'intero corso di
teologia che si legge da due professori iti
4 anni, dividendo fra loro i trattati: tino
di essi legge nella i.a ora della mattina,
l'altro nella i.a ora della sera ossiano ore
pomeridiane. Il corso è cosi distribuito.
Annoi.0 i.S. Scrittura. 2. Lezione di s.
teologia nell'ora della mattina. 3. Lezio-
ne di s. teologia nell'ora della sera. Anno
2.° i. S. Scrittura. 2. Lezione di s. teo-
logia nell'ora della mattina. 3. Lezione di
s. teologia nell' ora della sera. Anno 3.°
i.Lezionedi s. teologia nell'ora della mat-
tina. 2.° Lezione dis. teologia nell'ora del-
la sera. 3. Storia ecclesiastica. Anno 4-°
i .Lezione di s. teologia nell'ora della mat-
tina. 2. Lezione di s. teologia nell'ora del-
la sera. 3.° Storia ecclesiastica. Gli stu-
denti che aspirano alla laurea nell'una e
l'altra legge han per obbligo di frequen-
tar le lezioni de'professori dell'istituzioni
canoniche, civili, criminali, e del diritto
di natura e delle genti, ciascun de'quali
compie il corso in un anno; le lezioni de'
due professori di diritto canouico,cioè del
UNI i25
professore di gius pubblico ecclesiastico
per due anni, in quantocompie ilsuo cor-
so, e per due anni le lezioni del professo-
re del testo canonico, che in 5 anni è te-
nuto leggere i 5 libri delle decretali; e fi-
nalmente per 3 anni le lezioni del testo
civile, che dev'esser esposto in 4 anni da
due professori , secondo i 5o libri delle
Pandette. 11 corso vien tenuto come ap-
presso. Annoi.0 i. Istituzioni canoniche.
2. Istituzioni civili. 3. Istituzioni del gius
di natura e delle genti. Anno 2.° i. Isti-
tuzioni del gius pubblico ecclesiastico. 2.
Istituzioni di gius criminale. 3. Testo civi-
le.Anno 3.° i . Istituzioni del gius pubblico
ecclesiastico. 2. Testo canonico. 3. Testo
civile. Anno4-° '• Testo canonico. 2. Te-
sto civile da spiegarsi d'ambedue i pro-
fessori. 3. Testo civile. Quegli studenti
che ottano alle lauree in medicina sono
tenuti a frequentar le lezioni del profes-
sore d'anatomia, e le dissertazioni e di-
mostrazioni anatomiche, da farsi nel tea-
tro anatomico, e le lezioni teoriche, e le
pratiche dimostrazioni di chimica; le le-
zioni del professore di botanica teorica e
pratica, quelle del professore di fisiologìa
generale e semiottica, e le lezioni del pro-
fessore di farmacia pratica , ciascun de'
quali va compiendo l' intero suo corso io,
un anno; e in fine le lezioni del professo-
re d'igiene, terapeutica generale, materia
medica; quelle del professore di polizia
medica e medicina legale, e del professo-
re di medicina teorico-pratica, i quali tut-
ti nel giro di due anni sogliono dar com-
pimento al loro corso. Le lezioni debbon-
si frequentare nel seguente modo. Anno
I." 1. Anatomia. 2. Botanica. 3. Chimica.
Anno 2.0 I. Fisiologia. 2. Igiene, Tera-
peutica generale , e Materia medica. 3.
Patologia generale, e Semiottica. Anno
3.° I. Igiene, Terapeutica generale, eMa-
teria medica. 2. Medicina teorico-pratica.
3. Polizia medica, e Medicina legale. An-
no 4-° 1 • Medicina teorico-pratica. 2. Po-
lizia medica, e Medicina legale. 3. Far-
macia pratica. Gli studenti i quali aspi-
i26 UNI
rano alle lauree in chirurgia devono fre-
quentare le lezioni de'professori d' ana-
tomia, di chimica, tli fisiologia, eli palo-
logia generale e semioltica, d'igiene, te-
rapeutica generale e materia medica; dì
farmacia pratica, medicina legale e poli -
zia medica; oltre le lezioni proprie della
chirurgia , cioè del professore di chirur-
gia teorica, che suol dare in due anni il
suo corso , e del professore ci' ostetricia,
che lo compie in un anno. Le scuole poi
devonsi frequentarecon quest'ordine. An-
noi.0 ]. Chimica. 2. Anatomia. 3. Fisio-
logia. Anno 2.° 1. Chirurgia teorica. 2.
Patologia generale, e Semiottica. 3. Igie-
ne, Terapeutica generale, e Materia me-
dica. 4- Medicina legale e Polizia medi-
ca. Anno 3.° ì. Chirurgia teorica. 2. Igie-
ne, Terapeutica generale, e Materia me-
dica. 3. Medicina legale e Polizia legale.
4- Ostetricia. Gli studenti che vogliono
ottarealle lauree in filosofia han l'obbligo
di frequentare le lezioni de'professori di
logica e metafisica, di elica, di elementi
d'algebra e geometria, d'introduzione al
calcolo, di calcolo sublime e di fìsica spe-
rimentale, i quali tutti vanno compiendo
il loro corso in un anno; inoltre convie-
ne che ascoltino le lezioni del professore
di meccanica e d'idraulica, d'ottica e d'a-
stronomia, che danno termine al corso in
due a.nni. Di più sono tenuti a frequen-
tare gli esperimenti che si fanno nel ga-
binetto fisico dell'università, e le lezioni
pratiche che il professore di meccanica e
idraulica sogliono dare ne'luoghi e tem-
pi opportuni, come pure quelle che suol
dare il professore d'ottica e astronomia
nel gabinetto fisico e sulla specola. Il cor-
so filosofico compiesi col metodo seguen-
te.Annoi. °i. Logica e Metafisica. 2. Ele-
menti d'Algebra e Geometria (al presen-
te queste i)ne scuole più non esistono, co-
sì quella d'Etica, di che dirò in seguito).
Anno 2.0 1. Elica. 2. Fisica sperimenta-
le. 3. Introduzione al calcolo. Anno 3.°
1 .Calcolo sublime. 2. Meccanica e Idrau-
lica. 3. Ollica e Astronomia. Anno 4-° ' •
C N l
Meccanica eidraulica. 2. Ottica e Astro-
nomia. I concorrenti alle lauree in filo-
logia sono tenuti frequentare per 3 anni
le scuole d'eloquenza latina e italiana, di
storia e dell'antichità, ossia d'archeolo-
gia: dopo ili. "anno di studio ponno aspi-
rare al baccellierato, dopo il 2.° alla li-
cenza, e dopo il 3. "alla laurea. Il corso di
questi studi così vieti disposto. Annoi .°
1. L'arte oratoria o poetica. 2. La storia
antica. 3. Le antichità romane. Anno 2.0
1 . Oli scultori classici latini. 2. La storia
greca e latina. 3. Le antichità greche. An-
no 3.° 1 . I classici scrittori italiani. 2. La
storia moderna. 3. Le antichità egiziane
e d'altre nazioni. Qui è da osservare che
quanto allo studio delle lingue la bolla
stabilisce, che né la laurea, uè i gradi ac-
cademici non si conferiscano se non a co-
loro che per 3 anni almeno abbiano con-
tinuamente atteso allo studio delle lin-
gue ebraica, siro-caldaica e araba. Dispo-
ne inoltre, che alle scuole di filologia non
s'abbiano ad ammettere se non quelli i
quali già sieno istruiti nell'umanità, nel-
la logica, metafisica ed etica: che le lauree
non si possano conseguire se non da chi
oltre la latina non sappia anche la lingua
greca. Da ultimo statuisce che i dottori
in filologia e nelle lingue abbiano da ri-
putarsi eguali a'dottori dell'altre facoltà,
tantoneglionori quanto ne'privilegi. Per
quello appartiene alla collazione delle
lauree tanto d'onore, quanto di premio,
il li t. 19.0 dispose. Che nelle facoltà teo-
logica, legale, medica, chirurgica, filoso-
fica e filologica si dovesse fare alla fine
d'ogni anno scolastico il concorso per la
collazione delle lauree d' onore e di pre-
mio. Col mezzo d'un tal concorso annuo
venne stabilito , si conferissero 4 laure*
in ciascuna delleannoverate facoltà, tran-
ne quella di filologia, alla quale su ciò ap-
partiene l'altra riferita regola. I due stu-
denti che nel concorso abbiano mostra-
to un singoiar merito, superando lutti i
competitori, verranno premiati colle pri-
me due lauree ad honorem: gli altri due
U K I
studenti, die dopo que'primi due si di-
stinguono in modo speciale, otterranno
leallre due lauree ad praemium. ha lau-
rea ad honorem porta questi privilegi a
ch'i la conseguisce: l'esenzione d'ogni pro-
pina per qualunque titolo solita pagarsi
nel ricevere la laurea; la restituzione del-
le propine pagate nell'oltenere i due gra-
di del baccellierato e della licenza; il di-
ritto di prelazione nel conseguimento del-
le cattedre , previo però il concorso, et
caeteris paribus ; il diritto di prelazione
nell'ammissione a'collegi, caeteris pari-
bnsj e questi due ultimi privilegi riman-
gono specificali nel diploma dottorale. La
laurea ad praemium reca con se questo
vantaggio, l'esenzione cioè delle propine
per qualsivoglia titolo solile pagarsi nel-
1' allo di ricevere la laurea , senza però
che restituite vengano le propine paga-
te nel ricevere i gradi. Perchè poi uno
scolare dell'università abhia diritto d'es-
sere ammesso al concorso, la bolla vuole,
ch'egli debba aver compiuto il corso sco-
lastico nella medesima università , asse-
gnalo a ciascuna facoltà: a tal effetto de-
ve presentare al rettore le pagelle nelle
quali i professori in ogni terzieria abbia-
no attestato del profitto e della frequenza;
e qualunque altro attestato di frequenza
e profitto, quantunque rilasciato da'me-
desimi professori, non sarà tenuto valido
affatto : oltre a ciò lo scolare ha obbligo
di presentare la testimonianza d'aver
frequentato la congregazione spirituale.
Da ultimo la bolla ordina, che non si am-
mettano al concorso che que'soli studenti
che abbiano compito il loro corso scolasti-
co in quell'anno stesso in cui si presentano
per concorrere. Il rettore, trovali ottimi
gli attestati prodotti dallo studente, l'am-
mette all'esame verbale, che suol prece-
dere d'alcuni giorni il concorso; e tal e-
same vieti fatto da 5 membri del colle-
gio, o da 5 professori scelti dal rettore.
Non acquistano il diritto di cimentarsi
al concorso che que'soli studenti chenel-
V esame abbiano avuto almeno La metà
UNI i?7
de' voli favorevoli. Quindi i concorrenti
vengono chiusi in una sala nell'ora desti-
nati), senza soccorso di libri e di scritti,
e senza notar comunicar fra loro, ed ivi
nello spazio di sole 6 ore devono fare n-
na dissertazione in Ialino sopra un teina
o testo cavato a sorte da un numero di
temi o testi non minori dì 5o t gli argo-
menti o testi per le lauree dell'una e del-
l'altra legge, soglionsi prendere dal cor-
po del gius canonico e civile. Quegli stu-
denti di medicina e chirurgia, che dopo
aver compiuto il corso in una univer-
sità di 7.° ordine, riportandone il bac-
cellierato e la licenza, sono stati am-
messi alle scuole cliniche di Roma, poti-
no, presentando al rettore i requisiti ri-
chiesti, esser ammessi all'esame e quindi
al concorso delle lauree ad honorem, e
ad praemium; per altro, se alcuno di es-
si viene ad ottenere la laurea, tanto nel
i.° che nel ?.." grado, gode de' suddetti
privilegi, meno quello della restituzione
delle propine pagate pel conseguimento
del baccellierato e della lirenza. Discorre
il til. 20 delle lauree comuni. Queste ven-
gono conferite a quegli studenti che com-
piuto il corso degli studi non amassero
concorrere alle lauree ad honorem e ad
praemium , o pure che nel concorrervi
non l'avessero ottenute ; e vengono an-
chegeneralmenteconferite a qualsivoglia
altra persona dello stalo o estera, la qua-
le compiuto il corso degli studi in qua-
lunque siasi università voglia esser insi-
gnita della laurea dottorale dell'archi-
ginnasio. In tal caso e quelli e questi so-
no tenuti a fare istanza al rettore, presen-
tando i documenti necessari, che ricono-
sciuti validi, i candidati rimangono am-
messi all'esame. Il rettore ammette del
pari all'esame perla laurea in teologia
que'chierici che abbianocompiuto il cor-
so teologico in alcun seminario vescovile;
ammette in fine all'esame per la laurea
di teologia, o dell'una e dell'altra legge
tutti coloro che non avendo fatto il cor-
so de'loro studi nelle università, ottenne-
ia8 UNI
ro un beneficio, una dignità ecclesiastica
o allro pubblico impiego, per cui si ri-
chiede la laurea dottorale. Anche questi
però devono esibire i documenti degli slu-
di fatti, dell'onestà de'natali, della con-
dotta religiosa e morale, e fure il depo-
sito delle propine. Quelli che non aves-
sero ottenuto il baccellierato e la licenza
ponno conseguir questi due gradi insie-
me alla laurea. Quanto poi al loro esa-
me, devono subirlo dal collegio dell'ap-
posita facoltà. Esso esame viene fatto pri-
ma in voce, poi in iscritto col mezzo d'u-
na dissertazione composta in latino entro
lo spazio di 6 ore senza l'aiuto di libri, la
quale deve aggirarsi sopra un punto ca-
vato a sorte, fra i oo già destinati in ogni
facoltà, e che ne abbracciano le principa-
li materie. Dopo ciò il collegio si radu-
nile que'candidati che avranno ottenuto
più della metà de' voti s' intendono ap-
provati, e le loro dissertazioni rimango-
no nell'archivio dell'università: i non ap-
provali ripigliano i loro depositi delle pro-
pine e le loro dissertazioni. Il tit. 2 i ." si
raggira sulle matricole di libero esercizio
in medicina e chirurgia. Gli studenti in
medicina e chirurgia , dopo ottenuto in
qualsivoglia modo la laurea, perchè pos-
sano esercitatela loro professione devo-
no aver di più la matricola di libero e-
sercizio. Questa viene conferita solo a
quelli che abbiano frequentato le scuole
cliniche della loro professione per lo spa-
zio di due anni sotto il professore del-
l'università. In questo bienniosono tenu-
ti a farsi scrivere fra gli studenti dell'ar-
chigiunasio, a ritirar la pagella nella qua-
le il pubblico professore di clinica di 3 in
3 mesi attesta della loro frequenza e del
profìtto;essi del pari che gli altri studenti
rimangono soggetti a tutte le leggi e a
tulli i regolamenti dell'università. Com-
piuto il biennio presentano le loro pa-
gelle al rettore e 1' attestato della fre-
quenza alle congregazioni spirituali ; il
lettore, trovando il tutto in regola, li ri-
metterà al collegio medico-chirurgico.
UNI
Questo gli esamina, e trovatili capaci, ri-
lascia loro la matricola di libero eserci-
zio o in medicina o in chirurgia. Perciò
appunto l'archiginnasio ha un istituto o
scuola clinica di medicina nt\\' Ospeda-
le di s. Spirito iti Sassia(V.)tef\ un al-
tro di chirurgia neW Ospedale di s. Gia-
como (f/.)- Su questo punto si può vede-
re il decreto della s. congregazione de'
2 1 gennaio 1828, tenuta innanzi Leone
XII, in favore degli studenti poveri delle
due facoltà, e riportato nel citato t. 2, p.
180 della Raccolta delle leggi. Riferi-
sce poi l'encomiato prof. De Mattheis a
p. 1 3. Leone XII, oltre l'avere rettificato
il corso degli studi e degli esami in me-
dicina, vi aggiunse la cattedra di polizia
medica e di medicina legale ; rese obbli-
gatorie e normali le scuole cliniche del-
l'università di Roma e di Rologna , ag-
giunse i chirurghi a' medici di collegio,
ne miglioiò In condizione, e ricolmò la
medicina di molli vantaggi. Tornando al
tit. 2 1 .° in esso si prescrive, che la scuola
di medicina clinica rimanga aperta lutto
l'anno, per meglio conoscere le malattie
predominanti nelle varie stagioni. Oltre
il professore primario vi è un supplente;
4 giovani studenti di medicina, ciascuno
per le diverse ore del giorno e della not-
te, due inferni ieri, e un chirurgo assisten-
te, ch'è incaricalo delle sezioni anatomi-
che. Due sono le sale cliniche mediche,
una per gli uomini, l'altra per le donne,
alle quali si danno per assisterle due infer-
miere. Anche la scuola clinica chirurgica
rimane aperta tutto l'anno: ha pure un
professore supplente e un numero di gio-
vani studenti di chirurgia proporzionato
alle circostanze. Tutti eduei professori di
clinica (dipoi a s. Spirito furono assegnati
due professori per alternare la scuola; se-
guirono alcune altre variazioni, allega-
li non tengo dietro, solo riferendo un su-
goso sunto della bolla riguardante 1' ar-
chiginnasio) hanno il diritto di scegliere i
malati convenienti all'istruzione in qual-
sivoglia spedale della città: il corso di eli-
U NI
nica tanto medica quanto chirurgica com-
piesi in due anni. Nel 2.° i giovani medici
possono curare qualche infermo coll'as-
sistenza del professore; i giovani chirur-
ghi sotto la direzione dei loro maestro
ponno eseguire qualche operazione. Tut-
te le spese occorrenti pegl'infermi clinici,
meno gli onorari de'professori, sono a ca-
rico dello spedale Ove esiste la scuola cli-
nica. L'orto botanico dell'università, co-
me pure i professori di chimica, farmacia
e materia medica, somministrano alla
scuola clinica qualunque nuovo o parti-
colare rimedio, degno d'esser usato a prò
degl'infermi, e ad istruzione degli scolari.
Al finir d'ogni anno clinico i rispettivi
professori sono tenuti render conto a'su-
periori dell'università de'risultamenti del-
le scuole, accompagnandoli colle riflessio-
ni che stimeranno necessarie. Il tit. 22.0
discorre della matricola di libero eserci-
zio della farmacia, i cui studenti devono
compiere il corso scolastico in due anni,
frequentando neh.0 le scuole di chimica
e botanica, nel 2.0 quelle di materia me-
dica e farmacia. Pel resto si può vedere
l'articolo di sopra citato. Nel tit. 26.0 si
tratta dell'anno scolastico e delle vacan-
ze. In esso si stabilisce, che le scuole del-
l'archiginnasio abbiano a cominciare a'
5 novembre, per terminare a'27 giugno;
che le scuole si facciano in tutti i giorni
dell'anno scolastico, meno le domeniche,
le altre feste di precetto e i giovedì, quan-
do sia necessario impedire la 5." lezione
conseCutiva,ne'quali giorni si dia vacanza;
come pure si dia nel giorno di s. Caterina,
in quello di s. Ivo protettore dell'univer-
sità (o particolarmeutedel collegio legale:
8 me duole che non si celebri più la festa
dell' antico protettore dell' archiginnasio
s. Luca), e nell'altro in cui celebrasi l'anni-
■versario della coronazione del Papa; pel
s. Natale, da' 24 dicembre a tutto il 1 .°
gennaio inclusive , sia vacanza, e il me-
desimo si faccia pel carnevale, dal saba-
to che immediatamente precede la do-
menica di sessagesima a lutto il dì delle
vol. ixxxv.
UNI 129
Ceneri; che sia vacanza a Pasqua di Ri-
surrezione, cominciando dalla domenica
delle Palme tino alla 3.* festa di Pasquu
iuclusive. Oltre le dette vacanze, 1' arci-
cancelliere ha facoltà di dare una qualche
vacanza straordinaria, se ne conosce il bi-
sogno e la convenienza. Di più. si ordina,
ne'giorni di scuola, che le lezioni de'pro-
fessori abbiano a durare ciascuna un'ora
intera. Nell'art. 27.0 si prescrive, che l'e-
lenco stampato de'nomi degli scolari che
ottennero le lauree ad honorem e ad
praemium ne' concorsi, o premi negli e-
sami annuali, sia letto nella pubblica sa-
la dell'archiginnasio nel giorno slesso iu
cui 1' arcicancelliere coli' intervento del
rettore, de'collegi e de'professori conferi-
sce le lauree e distribuisce solennemen-
te i premi. S'ordina ancora, che la s. con-
gregazione degli sludi debba stampare al
principio dell'anno scolastico l'elenco de-
gli arcicancellieri o cancellieri , rettori,
membri de'collegi e professori di ciascuna
università dello stato; enunciando dopo
il nome d'ogni membro di collegio e d'o-
gni professore tutte le opere che ognuno
d' essi abbia dato in luce, e che credansi
degne d'essere ricordate. A tal fine ogut
membro di collegio e ciascun professore
dell'università romana e dello stalo deb-
ba esibire alla s. congregazione ut, \ co-
pia dell'opere da esso date alle stampe;
dalla qual congregazione si farà iu modo
che ottengano premi que' valenti profes-
sori che co' loro scritti messi alla luce del
pubblico onorano se slessi, 1' università
ove insegnano, e lo stato a cui apparten-
gono. Si statuisce di più nel nominato
titolo, eh' è l'ultimo, che niun membro
di collegio e niun professore possa nelle
sue opere che dà in luce assumere il ti-
tolo di membro di collegio o di professo-
re, se prima non abbia presentalo il libro
al rettore dell'università e non ne abbia
da lui ottenuta licenza in iscritto.
Sarà sempre memorando ne'fasti del-
l'università romana il 5 novembre 1824,
per la solenne apertura degli sludi che
9
i3o UNI
■volle farne in persona Leone XII , prò-
lettore magnanimo delle scienze e delle
lellere,onorandola con una singolare e pe-
renne degnazione,a vendo sommamente a
cuore che i regolamenti contenuti nella
sua celebre bolla Quod divina Sapien-
ti a omnes docet, venissero colla massima
esattezza stabiliti e osservati nell' archi-
ginnasio romano, affinchè fosse come e-
semplai e fecondo a tutte le altre univer-
sità. Partito dal Vaticano co' cardinali
Della Somaglia decano del sagro collegio
e segretario di stato, e Certazzoli prefetto
della s. congregazione degli studi, si recò
circa le ore 17 all'archiginnasio, ove fu
ricevuto dal collegio reltorale degli av-
vocati concistoriali. Portatosi alla chiesa,
ov'erano disposti regolarmente i collegi,
i professori e gli studenti, assistè alla mes-
sa celebrata da un cappellano segreto. In-
di visitò l'altare, i vasi sagri, le suppellet-
tili e i libri della congregazione spirituale,
poscia ascendendo alla gran sala dell'archi-
ginnasio, nobilmente adornata, vi trovò
il sagro collegio de' cardinali preceden-
temente invitati dal cardinal decano, un
copioso numero di prelati, tutti i colle-
gi e i professori. dell'archiginnasio e delle
belle arti, gli scolari e altre distinte per-
sone. Assiso il Papa in trono pronunziò
una dotta, elegante e paterna allocuzio-
ne. In essa eccitò specialmente tutti i
professori e gli scolari a richiamare gli
studi e le loro operazioni al vero loro pri-
mario scopo, cioè a Dio e alla sua ss. Re-
ligione, alla maggior divina gloria e al-
l'esaltazione della Fede. Osserva l'ab.Bel-
Ionio, Continuazione della Storia del
Cristianesimo, t. 2, p. 2 i5, che il Papa
nell'allocuzione toccò la piaga, già accen-
nata, di quelle università che avvelena-
vano gl'intelletti giovanili, disapprovan-
do gli iniqui professori che insegnavano
il materialismo col malizioso artificio di
presentar l'analisi dell'idee disgiunte dal-
la psicologia, e que'fìsiologi moderni che
nelle scienze mediche fanno altrettanto,
abusando dell'idee vaghe che si conuet-
CN I
tono alla cos'i delta sensibilità, secondo-
che per essa intendesi o un movimento
qualunque della materia organizzata, ov-
vero una percezione. Meglio è vedere l'in-
tera allocuzione nella Collectio legumet
ordinationum di mg.rCaterini,t. 1 ,p. 1 33.
Indi mg.r Cristaldi rettore deputato, ge-
nuflesso innanzi al Papa, recitò la pro-
fessione di fede cattolica, secondo la for-
mola di Pio IV, e ne prestò il giuramen-
to. Successivamente e per ordine la ra-
tificarono con pari giuramento a' piedi
del trono gli avvocati concistoriali, che
sostengono pure le funzioni di collegio
legale, il collegio teologico, il medico, il
filosofico (dissi già che il filologico fu i-
stituito poi), i professori dell'archiginna-
sio, e quelli delle belle arti. dell' insigne
e pontificia accademia romana di s. Lu-
ca, ammessi tutti al bacio del piede. Do-
po ciò mg.r rettore, interprete dell'uni-
versa! gioia e gratitudine, con breve e
sensato discorso rese le dovute solenni a -
zioni di grazie al gran Pontefice, per così
segnalati benefìzi. In tale lieta occasione
il munifico Leone XII risolvette d'au-
mentare gli onorari de'professori,di prov-
vedere all'accrescimento della biblioteca
Alessandrina, a cui poi anche donò una
ragguardevole raccolta di libri d'arte; di
supplire ulteriormente a'bisngni de' ga-
binetti o musei di fisica, di mineralogia
e di storia naturale e delle altre scienze,
come pure dell'orto botanico fondato nel-
la villa Salviati alla Lungara, e allo sta-
bilimento veterinario che doveasi erige-
re, secondo il disposto della bolla. Visitò
la biblioteca , i gabinetti e musei scien-
tifici; ed osservò distintamente le mac-
chine e le diverse collezioni di storia na-
turale, servito sempre da'professori che
vi presiedono. Siccome il Papa, in occa-
sione che a'3o settembre 1824 avea tra-
sferito il seminario romano nel palazzo
del collegio Germanico-Ungarico, rimos-
se da quel magnifico luogo le scuole pub-
bliche di disegno, di scultura, d'architet-
tura, di geometria, prospettiva e ottica,
UN I
d'anatomia, di stori», mitologia e costu-
mi dell'accademia di s. Luca, ed aveale
collocate ne' grandiosi pianterreni dell'e-
dilìzio dell'archiginnasio, dal lato di set-
tentrione, rimovendo affatto le ricordate
botteghe e magazzini , anche albergo e
stalla di cavalli e muli (!), che sino allo-
ra indecorosamente gli aveano occupati ;
così gli artisti professori si adunavano in
mia delle sale. Mentre le scuole di pittu-
ra le trasferì in Campidoglio ov'era stata
l'accademia del Nudo. Ridotti convenien-
temente i locali per tali usi, d'ordine del
Papa, questi prima di partire dall'archi-
ginnasio volle visitarli. Ricevuto da'sud-
delti professori e altri membri dell'acca-
demia di s. Luca .gli umiliarono i più vivi
sentimenti di rispettosa riconoscenza, per
avere formalo dell'archiginnasio romano
sede delle scienze, la sede pure delle belle
a iti che vi hanno tanta affinità. (I rap-
porti delle arti colle lettere uel secolo pas-
sato li dichiai banco lo spagnuolo Fran-
cesco Preziado pittore,eletto principe del-
l'accademia di s. Luca nel 1764; riferiti
da Missirini a p. 247, a guisa di nota qui
li compendio. Sono sempre state chia-
mate sorelle le arti e le lettere, avvegna-
ché hanno per comuni nutrici le Muse,
delle quali feci cenno nel voi. LXXI1I,
p. i5o; sagrificano sulle stesse are di Mi-
nerva , tutte vanno in cerca del bello e
del vero, si propongono per comune e-
sempio la natura, progrediscono per le
slesse vie, adoprano lo stesso linguaggio
espresso per diversi dia!etti,cioè I'eloquen-
ta del bello e del meraviglioso, ed inten-
dono al medesimo fine, di rendere culto,
leggiadro, gentile e glorioso il mondo ,
dilettando e giovando. Hanno anche lo
stesso fuoco che le anima,cioè l'ispirazio-
ne: le stesse regole che le guidano, non
i precetti de'pedanti, ma le regole altis-
sime scritte nella natura, eguali in ogni
tempo, in ogni luogo, e sono la ragione,
la meditazione, il confronto, la cognizio-
ne dell' uomo, il gusto. Quindi i dettami
sono eguali per le due classi, e le Poeti-
UN I i3r
che d' Aristotile e d' Orazio sono codici
comuni de'poeti e degli artisti. L'arti e
le lettere si propongono le stesse idee da
esprimere, gli slessi effetti, e ciò opera-
no con metodi comuni, esi giovano a pro-
va per ottener quelle due parti singolari
dell'opere del genio, l'anima e l'eviden-
za. Omero non solo poeta, ma fu gridato
pittore, e Fidia poeta, che l'opere gigan-
tesche di questo non furono che poemi.
La pittura rappresenta i corpi, e fa in-
dovinar i pensieri ; le lettere esprimono
i pensieri , e fanno indovinare i corpi :
queste pingono senza colori materiali, si
fanno vive cogli spiriti e colla parola ;
quella pinge senza parola, e si fa viva co'
colori. Ambedue rappresentauo le cose
lontane , le estinte, le invisibili. La filo-
sofia e la poetica hanno immaginato i sim-
boli mitologici: le arti gli hanno figurati.
In somma bisogna dire con Cicerone,
che vi ha fra loro una grande parente-
la, una stretta amicizia, che si porgono
mutuo servigio e soccorso. Perciò gli ar-
tisti antichi furono congiunti in dolcefra-
tellanza co'letterati e co'poeti; e nel bel se-
colo della pittura italiana il Bembo, il Ca-
stiglione, e molti altri valenti letterati fu-
rono aldi vinoRaffaeled' Urbino amicissi-
mi, e alla perfezione dell'arte mirabilmen-
te concorsero. Apelle con versa va con Teo-
frasto: Pa frasi 0 con Socrate. Questi ricor-
di vorriansi ripetere frequentemente agli
artisti, perchè ne traessero due utili inse-
gnamenti : uno di dare opera allo studio
delle lettere, ch'è compimento dell'arte
loro; l'altro di recarsi amorevoli e cortesi
co' letterati ). Ivi sorgeva sopra notabile
basedi granito il busto del Papa, e si rav-
visavano già disposti in beli' ordine i ce-
lebri gessi delle più, insigni opere dell'an-
tichità che possiede l'accademia. Final-
mente Leone XII, dopo avere ricolmati
tutti d'indicibile esultanza per le infinite
dimostrazioni di clemenza e di benignità,
col medesimo accompagno de'due cardi-
nali, partì dall'università e si restituì al
Vaticano. Il sin qui narrato lo ricavo prin-
7
i3a UNI
cipalmente dal n.° go del Diario di Ro-
ma del 1 824 J e siccome il numero ante-
cedente contiene la descrizione delle pre-
cedenti visite da Leone XII fatte all' li-
ni versila e al seminario romano, pel già
riferito e a compimento trovo opportu-
no farne cenno, siccome argomento che
si compenetra col pubblico insegnamento,
la letteratura e la munificenza per essa
di Leone XII, tanto animato di vivissi-
mo interesse per l'aumento della religio-
sa e scientifica educazione della gioventù.
Nelle ore pomeridiane de' 2 novembre si
recò il Papa nella chiesa di s. Ignazio, ri-
cevuto dal p. Forti s preposito generale
della compagnia di Gesù e da buon nu-
mero di questa ; e dopo orato, salì nella
gran sala del contiguo collegio romano,
da lui restituito a' gesuiti, per ascoltare
l'orazione latina che suol farsi pel felice
inauguramento degli studi nel principio
d'ogni anno scolastico. La recitò con uni-
versale plauso l'eloquentUsimo p. Carlo
Grossi gesuita, prefetto delle scuole del
collegio,alla presenza di 1 5 cardinali, d'un
numero copioso di vescovi e prelati in a-
bito prelatizio, di ragguardevoli perso-
naggi e di scolari. Tutti udirono, con e-
legante orazione, i ben dovuti elogi del
beneficentissimo Leone XII, che ristabilì
in quell'anno la compagnia di Gesù nel-
l'importante ministero dell'educazione
de'giovani, e in quel punto cominciava
ad assumerlo. Indi il Papa passò nella
congregazione prima primaria, ed ivi pa-
ternamente ammise al bacio del piede il
p. preposito, i pp. superiori e professori
del collegio, che' volle ad uno ad uno co-
noscere, animandoli con affettuose paro-
le ad incominciar con impegno e con zelo
la carriera gloriosa nuovamente ad essi
aperta, d'istruttori e educatori della gio-
ventù. Nel partire, accompagnalo dal car-
dinalDellaSomaglia edal p.Foi tis,risalì in
carrozza. A'4 novembre, mentre gli alun-
ni e convitlori del seminario romano ce-
lebravaao la festa del patrono s.CarloBor-
j omeo,nelle ore pomeridiane furono ralle-
UNI
grati dall'augusta presenza di Leone XIT.
Alla porta della chiesa di s. Apollinare
fu ricevuto da' cardinali Della Somaglia
e Zurla vicario di Roma ; fatta la preghie-
ra, indi onorò lai.* solenne inaugurazio-
ne degli studi che si aprivano nel nuovo
nobilissimo locale dato al seminario, a-
scoltando la dotta e commovente orazio-
ne recitata dal romano d. Gabriele Lau-
rearli professore di rettorica del mede-
simo (poi i.° prefetto o custode della bi-
blioteca Vaticana e canonico della basi-
lica omonima, di cui mg.r Fabi Montani
nel 1 856 pubblicò in Roma Y Elogio sto-
rico, ediz. 2/ ), alla quale oltre i prelati
assistè mg. rDellaPorta vicegerente e mg.
Testa segretario de'brevi a'principi e pre-
fetto degli studi del seminario. Gli alun-
ni e convitlori sperimentarono anche in
quest'incontro quella stessa affabilità di
cui erano stati onorati poc'anzi nella vi-
gna Tizzoni, mentre essi dimoravano nel-
la villa Pariola, pure dal Papa loro data
per sollievo. In conseguenza d'avere in-
giunto Leone XII a mg/ Cristaldi teso-
riere generale e rettore dell'archi ginna-
sio, di presentargli un prospetto comples-
sivo di tulli i bisogni proporzionati alla
generale sistemazione da lui ordinata ,
massime sull'aumento degli onorari de'
professori e di provvedere all'incremento
della biblioteca Alessandrina, i gabinetti
e musei e gli altri presidii delle scienze,
l'orto botanico e lo stabilimento veteri-
nario, acciò anco in lutto questo la pri-
maria Università Pontificia inferiore
non sia all'altre; l'illustre prelato corri-
spose alla commissione, facendo conosce-
re l'insufficienza dell'antiche rendile, on-
de l'erario di tratto in tratto avea sup-
plito all'occorrenza della medesima,quin-
tli sembrare spedienle di determinare un
annuo fondo fìsso e stabile proporzionato
anco a' pesi del nuovo impianto , onde
l'amministrazione riuscisse più regolare,
ed i presidii dell' istruzione fossero soli-
damente e perennemente assicurali. Leo-
ne XII prendendo tutto a minuto esame,
UNI
e volendo dare all' Archiginnasio di Ro-
ma nuovi contrassegni di sovrana pro-
tezione pel suo slabile bene e decoro, l'ef-
fettuò col chirografo Fin da' principii,
de'2 febbraio 1 825, Collectio 1. 2, p.25y,
e diretto allo stesso mg.r Crista Idi. Ripor-
terò il più essenziale. §. 2. » Incomin-
ciando dagli stipendi de'professori eser-
centi, in coerenza di quauto annunciam-
mo nell'inaugurazione degli studi, voglia-
mo che per quelle catledre,le quali a secon-
da della nostra costituzione si conferisco-
no per concorso, ni uno de'professori con-
seguisca meno d'annui scudi 200, e tutti
abbiano diritto all' aumento, prima di
scudi 3oo e poi di scudi 4<>o. Per le cat-
tedre addette agli ordini regolari de'pre-
dicatori, degli agostiniani (romitani),de'
carmelitani (calzati), de'minori conven-
tuali e de'chierici regolari minori, che si
conferiscono per privilegio colla presen-
tazione di terna fatta da'superiori degli
ordini regolari, e con semplice esame sen-
za concorso, il minimo stipendio sia di
scudi 100, col diritto d'aumento a scudi
200. Essendo poi necessario di stabilire
il metodo e le gradazioni di simili au-
menti , e determinali noi di conserva-
re, per quanto è possibile, gli anteriori
regolamenti dell'università, intendiamo,
che debbano a quest'effetto considerarsi
i professori esercenti divisi in 4 classi ,
cioè di teologia, di legale, di medicina
e chirurgia, di filosofia ed arti, cosic-
ché l'ascenso all'aumento di stipendio ab-
bia gradatamente luogo divisamente in
ciascuna classe con una proporzione, la
quale conservi fra tutti una probabile con-
sonanza di eventualità. Con questo prin-
cipio avendo consideralo , che la classe
teologica è composta d'8 cattedre, 4 del-
le quali, cioè de luoghi teologici, di .sto-
ria ecclesiastica, d'eloquenza sagra, e
di fìsica sagrat si conferiscono per con-
corso, e le altre di s. Scrittura, di teolo-
gia dogmatica, e scolastica, e di mora-
le sono addette a vari ordini religiosi, vo-
gliamo che per rapporto alle prime il più
U N I
i33
anziano de' professori conseguisca annui
scudi 400> '' 2.0 annui scudi 3oo e gli
ultimi due scudi 200 per ciascuno. Per
le seconde degli ordini regolari ordinia-
mo, che li due professori giuniori abbia-
no scudi 100 per ciascuno, e gli altri due
più anziani scudi 200. Quauto alla clas-
se legale composta similmente di 8 pro-
fessori, cioè d'istituzioni di diritto di na-
tura e delle genti, d'istituzioni di diritto
pubblico ecclesiastico y d'istituzioni ca-
noniche, di testo canonico, d'istituzioni
civili , di altre due pel testo civile ed i-
stiluzioni criminali, prescriviamo che a'
due lettori più anziani debba darsi lo sti-
pendio di scudi 400, che ciascuno de' 4
professori che seguono, in ordine d' an-
zianità, debba percepire scudi 3oo, e cia-
scuno degli ultimi due scudi 200. La 3.*
classe medico-chirurgica essendo compo-
sta di 1 5 professori, cioè d'anatomia, di
fisiologia, di chimica,dì botanica teori-
ca, di botanica pratica, di patologia ge-
nerale e semiottica, d'igiene, di medicina
teorico-pratica, di medicina politico-le-
gale, delle cliniche medica e chirurgica,
deli' anatomica comparativa e veterina-
ria, della chirurgia teorica, e delia far-
macia pratica, ordiniamo che a'4 letto-
ri più anziani siano assegnati annui scudi
4oo, a'g seguenti in ordine d'anzianità
di servizio scudi 3oo,a'due ultimi scudi
200 similmente per ciascuno. Nella 4.'
classe di filosofia ed arti , abbiamo ri-
levato, che oltre la cattedra d'etica ad-
detta a'chierici regolari minori,che si con-
ferisce per privilegio come sopra, vi so-
no 14 cattedre di concorso , cioè di lo-
gica e metafisica, d' algebra e geome-
tria, di fisica sperimentale, d'introdu-
zione al calcolo, di calcolo sublime, di
meccanica e idraulica, d'ottica e astro-
nomia, di mineralogia e storia natura-
le, di archeologia, di eloquenza latina
e storia romana, di lingue ebraica, a-
raba, siro-caldaica, e greca. Vogliamo
pertanto , che il lettore regolare di eti-
ca abbia Dell' ingresso del suo esercizio
1 34 U N I
scudi ioo, e dopo un decennio di servi-
gio effettivo continuo e lodevole, otten-
ga annui scudi 200. Nell'altre 1 4 catte-
dre vogliamo che a'4 professori più an-
tichi si diano scudi 4°°> a"' & seguen-
ti scudi 3oo, a'due ultimi scudi 200. E
per dimostrare sempre più la sovrana pro-
pensione verso i professori , e la nostra
soddisfazione dell' opera che con plauso
comune e decoro dell'università impie-
gano tutti ad istruire la gioventù, vo-
gliamo che tali aumenti col prescritto or-
dine d'anzianità abbiano effetto fin dal
principio del corrente anno scolastico, e
progrediscano colla ripartizione in terzie-
rie osservata finora. Dichiariamo però es-
ser nostra mente ed espressa volontà, che
u ciascuno de' professori tanto attuali
quanto futuri, l'epoca ed il principio d'an-
zianità debba inviolabilmente desumersi
soltanto dal giorno in cui abbiano o a-
vranno con elletto intrapreso l'esercizio
d'una cattedra in proprietà nella classe
rispettiva. Che se si desse il caso in alcun
tempo, che due o più professori nel gior-
no medesimo avessero assunto tale eser-
cizio, o nascessero altre questioni interes-
santi le rispettive anzianità, in questi ca-
si riserbiamo a noi ed a' nostri successo-
ri prò tempore il privativo diritto di ri-
solvere e gratificare, come a noi sembre-
rà più conveniente. Intendiamo altresì e
vogliamo, che in questi cosi stabiliti sti-
pendi de'professori co'proporziooati loro
aumenti sia interamente compreso e con-
seguentemente cessi qualsivoglia assegna-
mento particolare, che ad alcuno di essi
fosse slato finora accordato a carico del
nostro erario o dateria apostolica oltre
la provigione che ricevevano dalla cassa
dell'archiginnasio. Siccome pure ordinia-
mo, che qualora alcuno de'professori sia
stato o sia per essere abilitato con nostro
rescritto oda'noslri successori a ricoprire
insieme altra cattedra, in tal caso debba
contentarsi della gratificazione accordata
nello stesso rescritto, senza che abbia di-
ritto di azione per questa cattedra ad au*
UNI
menti ulteriori". Provveduto così al più
decente trattamento de'professori, passa
Leone XII col medesimo chirografo nel
§ 3 a stabilire un miglior sistema per le
giubilazioni, togliendo il costume di far
che queste gravassero sullo stipendio del
nuovo lettore. Per cui ordina al tesoriere
di formare un fondo annuo di scudi 600,
aumentato dalle provigioni delle catte-
dre in qualunque tempo vacanti e duran-
te la loro vacanza. La cassa di simili fondi
vuol che rimanga a disposizione del teso-
riere stesso,come rettore dell'università in
quel tempo, e de'suoi successori in questa
carica, per supplire alle giubilazioni, con
facoltà, secondo le forze della cassagli preti •
derne anche legratifìcazioni per quelli che
suppliscono agli esercenti legittimamen-
te impediti. Viene in seguito il Papa as-
segnando i diversi gradi di giubilazione.
Prosegue il Papa nel § 4 del chirografo
a parlare della .biblioteca Alessandrina
dell'archiginnasio, e mostrando ardente
desiderio eh' essa sia fornita sufficiente-
mente in ogni scienza e facoltà de' libri
o già pubblicati, o che in appresso si an-
dranno pubblicandoci pieno profitto del-
la gioventù studiosa, e più ancora a van-
taggio de' concorrenti alle cattedre, che
a norma della bolla Quod divina Sapien-
tia, in essa biblioteca debbono radunarsi
a fare il loro esperimento in iscritto , e
ciò oltre il dono ad essa già da lui ordi-
nato decuplicati esistenti nella biblioteca
Vaticana; stabilisce,che oltre lo stipendio
annuo pe'due custodi, cioè al 1 .° di scudi
180, al 2.0 di scudi i44>e dell' inservien-
te di scudi 96 , abbia 1' annuale dota-
zione di scudi 800. Questa somma viene
destinata a provvederemo ispecie.Ie miglio-
ri e più interessanti opere scientificheche
siano uscite alla luce, o di mano in ma-
no andranno uscendo, e ciò dietro le di-
ligenze dell'avvocato concistorialebiblio-
tecario e d'accordo col rettore. Indi col
§ 5ilPapa provvide all'aumento dell'orto
botanico, il quale perchè ultimamente
fondato da Pio VII abbisognava di mag-
U NI
giori sussidii onde giungesse a corrispon-
dere al decoro della città e all'istruzione
della gioventù ; perciò gli assegna, oltre
le spese attuali ordinarie per la manuten-
zione, coltivazione e stipendi, l'annua do-
tazione di scudi 3oo per erogarla special-
mente negli oggetti che bisognino all'in-
tera sua perfezione e prosperità. Dell'or-
to botanico presso il Palazzo Salviati
(Tr.) , fabbricato dal cardiual Giovanni
Salviati (P'.^oe riparlai nel vol.LXVHI,
p. 2y3. Ivi Leone XII ne trasferì la cat-
tedra, l'accrebbe di comodi locali, l' ar-
riccia delle più rare ed esotiche piante,
come assicura il Ratti , Notizie p. 3. Col
§ 6 Leone Xllsioccupòdelloslabilimen-
lo veterinario contiguo all'orto botani-
co, ed oltre le spese del i.° impianto gli
assegnò l'annua dotazione di scudi 4°°-
In vece lo collocò poi nella suburbana
Villa di Papa Giulio (V.).\v\ fondò la
scuola e collegio veterinario, come dissi
nel voi. XXXVIII, p. 8o, e che cessò do-
po la sua morte, venendo incorporate le
cattedre ali' archiginnasio. Col § 7, ri-
volgendo il Papa le sue cure a'di versi ga-
binetti e musei scientifici dell' archigiu-
nasio, ad essi, oltre le solite spese di ma-
nutenzione e sperimenti, assegnò un fon-
do complessivo di scudi laoo, da ripar-
tirsi ad arbitrio del rettore nel migliora-
mento di ciascuno di essi. Asserisce il ci-
tato Ratti, che al rettorato di mg.r Ca-
staldi, e a'poutificati di Pio VII e Leo-
ne XII, deve l'università l'aumento de'
gabinetti di fisica, di chimica, di storia
naturale, di mineralogia e zoologia; ed
io aggiungerò che quest'ultimo locotuin-
ciò e istituì Pio VII. Col§ 8 Leone XII
rivolse le sue cure alla chiesa dell'archi-
ginnasio. Lodando i direttori e sacerdoti
della congregazione spirituale, per le lo-
ro gratuite prestazioni e col solo fine del-
la maggior gloria di Dio, uell' assegnar
alla chiesa l'annua dote di scudi 1 000,
volle che sopra di essa il rettore dasse lo-
ro convenienti gratificazioni. Falle que-
ste savie e generose disposizioni, dice nel
UNI i 35
§ 9 del chirografo. » Conoscendo però
insieme la necessità di stabilire i mezzi
adequati all'esecuzione della presente no-
stra sovrana condiscendenza, abbiamo ri -
volto le nostre osservazioni allo stato at-
tivo presentaneo dell' università, su cui
avete richiamato la nostra riflessione.
Consiste questo stato nell'assegno annuo
di scudi 7000 circa, che la nostra came-
ra Capitolina suol passare alla stessa ti-
ni versità, ritenendone per antica consue-
tudine il 3 peri 00. Consiste altresì uel-
1' assegno d' altrettanta somma che per
diversi titoli erasi stabilmente assegnata
sul pubblico erario. Consiste finalmente
nelle pigioni delle botteghe e abitazioni
che sono nel locale dell'archiginnasio. E
tutto ciò, com'era di gran lunga spro-
porzionato alle spese dell'antico sistema,
si suppliva al resto con somministrazio-
ni straordinarie ed eventuali o dell'era-
rio stesso, o de'lotti o della dateria. Ora
la sproporzione sarebbe molto maggiore
sì per la mancanza delle pigioni, che in
parte sono cessate e in parte vanno a ces-
sare per la destinazione de'locali ad al-
tro uso, sì per il nuovo impianto, tanto
piò luminoso dell'antico, prescritto dalla
nostra costituzione. §10. Altronde abbia-
mo considerato, che sarebbe indecente
nell'impianto d'un nuovo sistema non as-
segnare i fondi proporzionati al medesi-
mo, e più indecente ancora, che essendo
assegnati all' università di Bologna, non
siano assegnati all' archiginnasio di Ro-
ma. E quindi vogliamo e ordiniamo, che
fermo rimanendo 1* assegno della came-
ra Capitolina in annui scudi 6939, de-
curtato soltanto d'annui scudi 180, che
non più dovrà ritenersi singolarmente so-
pra i professori , ma complessivamente
sopra detta somma, debbano sommini-
strarsi dall'erario annui scudi 18,600,
divisi nelle 3 solite terzierie, per erogarsi
come sopra, revocando affalto ed abolen-
do qualunque particolare o straordina-
ria somministrazione comunque sanzio-
nata, tanto del pubblico erario, quanto di
1 36 V N I
qualunque altra cassa. A tale effetto co-
mandiamo a voi nostro tesoriere gene-
rale e a' vostri successori, che inognian-
no nella depositeria della nostra camera
destiniate e destinino un fondo di scudi
j 8,600 , i quali uniti alla detta somma
di scudi 6759 da somministrarsi come
prima dalla camera Capitolina,formeran-
no conto a parte a credito dell'archigin-
nasio e a disposizione del suo rettore de-
putato prò tempore,a(ì effetto che con di
lui ordine venga erogato nelle cause e-
spresse col presente nostro chirografo, e
nelT altre occorrenze dello stesso archi-
ginnasio secondo gli stali a noi umiliati,
e con facoltà a| rettore di supplire ciò che
manchi a qualunque oggetto, coll'avan-
zo d'altri. § 1 1. Seguono i titoli di ero-
gazione del sopra espresso assegnamen-
to, salva la facoltà di supplire reciproca-
mente come sopra. Onorari de" profes-
sori, scudi 1 3,4oo, cioè per la classe teo-
logica scudi 1 700 ; per la classe legateseli-
d' 2400; per la classe medico-chirurgi-
ca scudi 44°°> pei' la classe filosofica, lin-
gue e arti scudi 4900> Pei' \e giubilazio-.
Ili de' professori, scudi 600. Chiesa,scu-
di jooo, cioè per le limosine di messe
scudi 1 00, pe'sacerdoti della congregazio-
ne scudi 200, per provvista d'arredi sa-
gri scudi 100, per funzioni, esercizi , fu-
nerali, paratura, cera ec. scudi 600. Bi-
blioteca scudi 1 3oo, cioè per fondo an-
nuo di acquisto scudi 800, pe'custodi e
altri stipendiati in servizio della biblio-
teca scudi 420, per'spese minute, riatta-
menti di scanzre, legature ec. scudi 80.
Stabilimenti diversi. Ortobotanico scu-
ditooo, cioè per spese annue di coltiva-
tura , stipendi, manutenzione di fabbri-
che e altro, ad eccezione dell'onorario del
professore , scudi 700 ; per acquisto di
piante scudi 3oo. Accademia e stabili-
mento Ostetrico, compresi premi e sti-
pendi etutt'altro, fuori dell'onorario del
professore, scudi 900. Stabilimento Ve-
terinario, compresigli stipendi e tutt'al-
J ro. fuori dell'onorario del professore.sgu-
UN I
di 4oo- Musei scudi 2060, cioè per fon-
do complessivo colla facoltà al rettore di
ripartire secondo li bisogni, scudi 1200 ;
pel custode da scegliersi tra gli addetti
dell'archiginnasio, oltre il proprio stipen-
dio, scudi 60; per spese e sperimenti in
tutti i rami di scienza scudi 800. Spese
diverse, scudi 3940, cioè per trattamen-
to degli avvocati concistoriali, compreso
già nell'assegnamento della camera Ca-
pitolina, scudi 420> Per provvisione di
ministri e impiegati , compreso il vice-
rettore e fiscale, scudi 1270; per regalia
a'professori per l'accademie, scudi 200;
pe'premi e le lauree ad honorem scudi
45o; per pubblicazione dell'anno clinico
tanto medico che chirurgico, ed altre spe-
se occorrenti per quell' esercizio , scudi
4oo ; per stampe, mercede di facchini e
altre spese minute , scudi 600; per ac-
concimi e lavori per la fabbrica , com-
presa la tassa d'acqua, scudi 600. Totale
scudi 24,600. In fine l'avanzo di scudi
75o circa rimarrà per le spese nuove e
impreviste, non meno che per gratifica-
zioni a quegl' impiegati , che si accresce
fatica senza accrescere onorario ". Oltre
le descritte disposizioni utilissime e de-
corose fatte da Leone XII a favore del-
l'archiginnasio romano, che deve a lui il
suo perfezionamento, altre ancora non
meno vantaggiose ne vennero emanate
durante il suo pontificato dalla s. congre-
gazione degli studi , tla lui approvate e
confermate, e contenute nella Collectio, e
colla quale continuerò a procedere nel
più principale.
E opportuno che primamente ricor-
di, che tra'quesiti proposti alla s. con-
gregazione de'3i lugliot 825, e riportati
nel t.i, p. 157, vi fu questo. Dubbio 2,0
Se le lauree in diritti civile e canonico ,
che il collegio ne' protonotari apostolici
partecipanti conferisce ogni anno in for-
za (del privilegio d'Urbano Ville) della
costituzione di Benedetto XI Y , Inter con-
spicuoSjB persone presenti in curia, deb.
bario riconoscersi per valide ?Risoluzione.
UNI
affermativamente % purché non ne confe-
risca più di 6, secondo tal costituzione. Pe-
rò si tenga presente l'avvertito più sopra,
quanto ni breve Quamvis del Papa re-
gnante. Dubbio 3.° Se il collegio suddetto
nell' esaminare i concorrenti dovrà uni-
formarsi alle prescrizioni della costituzio-
ne Quod divina Sapientia, e darne parte
alla s. congregazione degli studi. Riso-
luzione. Affermativamente. Dubbio 4-°
E se il collegio de'protonotari apostolici
partecipanti, per qualche impedimento
d'alcuno de'prelati che lo compongono,
non si potrà radunare in numero alme-
no di 5, dovrà supplire al detto numero
con chiamare a far l'esame o altri proto-
notari apostolici non partecipanti, o i pro-
fessori dell'università? Risoluzione. Af-
fermativamente , chiamando in aiuto i
professori dell'università. Dubbio 5.° Se
ad ottenere ed esercitare pubblici offici,
debbano riconoscersi per valide quelle
lauree, le quali il suddetto collegio con-
ferisce tanto agli statisti, quanto agli e-
steri nella s. Teologia. Risoluzione. Ne-
gativamente rispetto a'sudditi dello stato
pontificio: pegli esteri, non si faccia al-
cuna innovazione. Nel t. 2, p. 271 della
Collectio vi è l'editto del cardinal Zurla
vicario cliRoma sulla revisione delle stam-
pe nella stessa città e pel consiglio di re-
visione diviso in 5 classi corrispondenti
a'collegi dell'università, poiché ogni clas-
se del nuovo consiglio si compose di 4
soggetti scelli fa' membri di detti colle-
gi, massime della teologica. AI p. mae-
stro del s, palazzo, a cui gli autori devo-
no consegnare! mss.,si disse spettare com-
metterne la revisione a que'membri del
consiglio, a cui per la qualità di mate-
ria si compete, e che gli autori gli pro-
porranno. Nel t, 1, p. 191 della Colle-
elio, coll'enciclica del cardinal Bertazzoli
prefetto della s. congregazione, de' 2 1 giu-
gno i8a5, si comunica agli arcicancellieri
ecancellieri dell'universitàil volerediLeo-
ne XII sulle congregazioni spirituali del-
le medesime, cioè che esse nelle vacau-
UNI i37
ze autunnali d'ogni anno si proseguano
ne'dì festivi, senza però aggiungere agli
scolari 1' obbligo d'intervenirvi iu detto
tempo; e soltanto il direttore spirituale
non lascierà d'insinuare la frequenza, pel
maggior loro vantaggio spirituale. Già
ricordai le ordinazioni della s. congre-
gazione de' 18 agosto 1826, sulle giubi-
lazioni de'professoii; sulla facoltà filolo-
gica; e sulle scuole degl'ingegneri e loro
lauree. Per queste solo qui aggiungerò,
che decretossi : le scuole degl' ingegneri
comechè unite all' università, dovere i
professori e gli scolari esser soggetti a tut-
te le leggi della medesima : che nella scuo-
la degl'ingegneri non solo s'abbia ad in-
segnar i precetti e le regole dell'arte ar-
chitettonica e idrometrica, ma anche il
modo di porre in pratica i precetti e le
regole slesse: che l'esposizione della teo-
rica si debba fare con 3 corsi di lezioni,
uno cioè di pratica , ossia di geometria
descrittiva; l'altro d'architettura, il 3.°
d'idrometria, e ciascun corso si compia
in un anno, dovendo gli architetti atten-
dere al i.° e al 2.0 di essi corsi, e gì' in-
gneri a tutti e 3: che la scuola degl'in-
gegneri abbia a rimanere aperta iu ogni
tempo dell' anno, e che però gli scolari
ne'tempi di vacanza si eserciteranno nel-
l'operazioni grafiche , architettoniche e
idrometriche, sotto la direzione de'pro-
fessori. Si fa passaggio poi nelle dette or-
dinazioni a parlare de' professori delle
scuole degl'ingegneri, assegnandone due
per ciascuna, fra'quali dividasi il carico
di dettare i detti 3 corsi di lezioni. Si vie-
ne a stabilire ch'eglino saranno scelli fra
quegli architetti e ingegneri stimati i più
periti : che quanto allibri e agli scritti da
dettarsi nelle lezioni , e all' elenco degli
scolari da notarvi il loro profitto e i co-
stumi, s'abbiano a osservar le leggi ri-
guardanti i professori, contenute nel tit.
4-° della bolla Quod divina Sapientia^
Che durante il corso delie lezioni non tra-
lasceranno d' istruire i loro scolari negli
esercizi pratici due volte alla settimana ;
] 38 UNI
che essi professori debbano porre in iscrit-
to tuttociò che risulterà dall'osservazio-
iti ed esperienze meccaniche e idrauliche,
e che sia degno d'esser notato; quindi do-
po l'approvazione della s. congregazione
degli sludi, lo pubblicheranno colle stam-
pe. In appresso si ordina, che al termi-
ne del corso delle lezioni si faccia in ogni
anno l'esame degli scolari, e di ciascuno
separatamente , assistendovi 3 esamina-
tori del collegio filosofico, e che il te-
ma si estragga a sorte hai 5 proposizio-
ni, che sommariamente abbraccino tutto
quanto in quell'anno siasi spiegato: che
i due allievi giudicali fra tutti i più va»
lenti siano premiati, e i loro nomi ven-
gano proclamati nella solenne distribu-
zione de'premi. In ultimo viene stabilito
che il gabinetto della scuola degl' inge-
gneri sia trasferito nell'archiginnasio, af-
fidandolo alle cure de' professori delle me-
desime scuole, e chea comodo della scuo-
la degl' ingegneri rimangano anche le
macchine e gl'istrumenti ch'esistono ne'
musei dell' università per farne uso nel-
l'operazioni geometriche e negli esperi-
menti d'idrometria. Nel t.i, p. 243 del-
la Colleclio, sono ri portati i seguenti que-
siti sugli abiti collegiali de' membri de'
collegi, risoluti nella congregazione de'6
agosto 1827. Dubbio 1. Se Y antico abi-
to del collegio teologico di Bologna di-
segnalo nella figura n.° 1 ( è vestita di
sottana e mantello, con mazzetta orna-
ta nel collo, nel petto e nell'estremità di
pelli; tutto l'abito è uero, così le calze;
le scarpe hanno le fibbie; ed in mano tie-
ne la berretta dottorale), debba conser-
varsi? Risoluzione. Affermativamente.
Dubbio 2.0 Se tale abito debba usarsi tan-
to da'preti secolari, quanto da'regolari ;
ovvero se i regolari debbano indistinta-
mente portare il solo abito del loro or-
dine ? Risoluzione. Affermativamente
per la 1." parte, Negativamente per la
2.' ( però i regolari sul!' abito religioso
assumono la mozzella collegiale, e quel-
la della facoltà teologica dell'archigiuua-
UN I
sio è di seta paonazza filettata d'arme!*
lino).Dubbio 3.° Se i dottori del collegio
teologico dell'archiginnasio romauodeb-
bano usar l'abito suddetto? Risoluzio-
ne. Affermativamente. Dubbio 4-° Se
l'antico abito del collegio medico-chirur-
gico dell'archiginnasio romano disegna-
to nella figura n.° 2 (è vestita di sotta-
na e mantello con fascia co'fiocchi, tolto
uero come le calze, con mozzetta intera-
mente foderata di pelli; le scarpe hanno
le fibbie; ed in mano tiene la berretta
dottorale) debba conservarsi ? Risoluzio-
ne. Affermativamente, e sarà in arbitrio
del collegio medico-chirurgico dell'uni-
versità di Bologna l'usare dello stesso a-
bito. Dubbio 5.° Se per gli altri collegi
si approvi l'abito disegnato nella figura
n.° 3 (è vestila di soltaua con fascia con
fiocchi di colore, e toga o soprana con
maniche increspate, tutto nero come le
calze; le scarpe hanno le fibbie; ed in ma-
no tiene la berretta dottorale). Di ma-
niera che l'abito d'un collegio si distin-
gue dagli altri pel vario colore della fa-
scia, che lo cinge? Risoluzione. Affer-
mativamente in tutto. Dubbio 6.° Ed iu
caso affermativo: di quali colori dovran-
no esser le fa sci e ? Risoluzione. Si con-
servino i colori già adottati nell'univer-
sità di Bologna; vale a dire pel collegio
legale il celeste, pel medico-chirurgico il
rosso, pel filosofico il verde, pel filologi-
co Wbianco. Nell'ordinazioni della s. con-
gregazione de'5 novembre 1827, Colle-
ctio t. 1, p. 247, sui dottori collegiali e
le cancellerie dell'università, nel § r si
ordina che vacando un posto nel colle-
gio il presidente aduni i dottori collegia-
li, acciò per via di scrutinio scelgansi al-
meno 3 personaggi capaci e meritevoli
d'occupare untai posto: i nomi de'pre-
scelti scrivansi per ordine alfabetico iu un
elenco , che il presidente consegnerà al
cardinal arcicancelliere, il quale vi farà
le opportune avvertenze, e poi l' invierà
alla s. congregazione degli studi, che scel-
to il personaggio du essa stimato oppov-
UH I
limo lo Petra manifesto al Papa. Il § i sta-
bilisce che in ciascuna università vi sarà
una cancelleria , con direttore o cancel-
liere, che spedisca e conservi gli atti, ed
anco uno o più. ministri secondo il bi-
sogno. La cancelleria dell' università di
Roma, come le altre, devedipenderedal-
la s. congregazione, salvi sempre i diritti
competenti all' arcicancelliere e del ret-
tore , in virtù della bolla Quod divina
Sapientia. Per mezzo della cancelleria
si spediscono tutti i diplomi delle lauree
e degli altri gradi accademici, le matri-
cole , le patenti , gli attestati e general-
mente ogni atto riguardante l'archigin-
nasio. In essa si conserveranno: GÌ' in-
ventarli di tulle le robe e diritti spettanti
all'università. L'elenco de'membri di cia-
scun collegio, de'professori, e degli altri
ministri e inservienti. Gli atti de'concor-
si alle cattedre, dell'elezione e conferma
de'professori e delle loro nomine. Gli atti
de'concorsi alle lauree d'onore o di pre-
mio, e degli altri gradi accademici. L'e-
lenco degli scolari, notando la facoltàcui
attendono, l'anno del corso scolastico, e
quelli che sono stali premiati alla fine
del medesimo ; notandosi ancora i loro
buoni e religiosi costumi, il profitto ne-
gli studi e i loro portamenti specialmen-
te nelle scuole. Il registro di tutte le leg-
gi e regolamenti degli studi, e di tutti gli
ordini e dichiarazioni, che loro si spedi-
ranno dalla s. congregazione. Pel buon
andamento degli affari la cancelleria a-
via il suo regolamento disciplinare, ap-
provalo dalla s. congregazione. Ciascun
collegio depositerà nella cancelleria tutti
gli atti che ad esso appartiene di fare a
forma dell'art. 4§ della bolla, ritenendo-
ne copia o registro. Gli atti che faranno
i dottori collegiali come consultori della
s. congregazione, e quegli alti che riguar-
dano particolarmente il collegio, non si
depositeranno nella cancelleria, ma si cu-
stodiranno ne'loro rispettivi archivi. Nel
voi. L, p. 263 parlai delle Notizie isto-
rìche intorno V Osservatorio di Canifri-
U 1M 1 1 39
doglio raccolte da Pietro Biolchini se-
gretario della società del Giornale Ar-
cadico, Roma 1 84 1 • Ora con esse debbo
dire che io stabilimento in certo qual mo-
do deve la primaria sua origine a Pio
VII, e innalzato sul più famoso luogo del
mondo, indi tosto recò decoro all'ar-
chiginnasio, splendore alle scienze e a Ro-
ma, perchè fa conoscere principalmente
con quale onore siasi sempre fra noi col-
tivato e premosso lo studio del cielo e
delle sue leggi, mediante le varie Speco-
le o Osservatoci astronomici (/^.),che
in vari tempi vi furono eretti. Quel.Papa,
esimio apprezzatoti delle scienze , volle
ch'esse fossero d' ornamento e di difesa
alla religione ; sicché nel centro della me-
desima fondò quel genere d' istruzione
che deaom'iaòjisica sagrat diretto a far
conoscere le moderne scoperte delle scien-
ze, onde ingrandire le idee che ci oliro-
no la magnificenza e l'ordine di tutto il
crealo, ed allineile tali cose non s' igno-
rino da chi deve rispondere all' abuso
che fa di esse la miscredenza. Volle per-
tanto che tal facoltà, come già dissi, si
aggiungesse alle altre dell' università di
Roma, e che gli allievi destinati al servi-
gio della chiesa ne seguissero il corso. 11
cav. Scarpelliui, di giàlodato, rettore del
collegio dell' Umbria, fu invitato dal bene-
merito delle scienze d. Francesco Cacia-
ia duca di Sei moneta , ad assumere la
direzione della Specola da esso fondata
nel suo palazzo Gaetani o Caetani, si-
tuato innanzi al collegio stesso. Soppres-
so questo per le vicende politiche, lo sta-
bilimento di macchine fisico-astronomi-
che, e l'accademia de'Lincei ripristinata
nel 1794 ° '79^, vennero sì l'uno e si
l'altra accolte da quel duca nel 1 80 1 , ed
i redivivi Lincei, per ben 5 anni tennero
le loro adunanze uel suo palazzo, colti-
vando l'astronomia. Pio VII vedendo que-
sto stabilimento onorevole ricoverato in
un palazzo privato, ordinò che si pren-
dessero le stanze del collegio umbro , e
che ivi fosse ricondotta l'accademia colla
i4o UNI
l'accolla delle macchine di fisica, di chi»
mica e d'astronomia del professore Scar-
pel Imi, e ciò si effettuò nel i 80 7. Il sulloda-
to prof.Proja ntWaNecrologiae neW'Elo'
gio del prof. Scalpellini di tutto ne tratta
con copia di scienza edierudizione.il re-
stauraloreScarpellini fu dichiarato diret-
tore e segretario perpetuo dell' accade-
mia.A' 17 agosto, giorno memorabile per-
chè in quello del 1 6o3 ebbe principio l'ac-
cademia de'Lincei, riapri il corso delle sue
tornale con orazione inaugurale di mg/
Laute tesoriere, dichiarando d'aver vo-
luto il Papa porre a lato della propagan-
da della religione quella delle scienze. Al
line stesso dirigendo le cure Leoue XII
die all'accademia più nobile e grandioso
seggio in Campidoglio neh 825, onde lo
Scarpellini nel trasportarvi il suo gabi-
netto fisico e la libreria, a celebrare la me-
moria di sì fausto avvenimento fece col-
locare nella sala Capitolina de'Lincei l'i-
crizione che riporta il Biolchini. Il prin-
cipe Altieri senatore di Roma generosa-
mente cede gran parte del palazzo sena-
torio, onde contenere le macchine e la
biblioteca. Dediti sempre i Lincei al pre-
diletto studio del cielo, Leone XII apri
loro la via per coltivarlo. Sino dal princi-
pio del pontificato (ad istanza <lell'arci-
cancelliere cardinal Galiefiì e del rettore
ing.r Cristaldi),ri volse le sue cure alla fon-
dazione d'un Osservatorio, quale conve-
lli vasi a Roma e che fosse tempio d' Ura-
nia; laonde stabilì di costruirlo sul Cam*
pidoglio, sopra uno de' bastioni che fian-
cheggiano il detto sontuoso palazzo; e
\enne preferito il lato orientale che guar-
da l'antico Foro romano, come il più ben
basato, il più aperto e il più accessibile
degli altri dalle sottoposte sale destinate
all'adunanze accademiche de'Lincei. Con
altri, nel parlare di questo osservatorio
nel voi. I, p. 44> 1° dis-i eretto sulla tor-
re edificata in uno al palazzo da Boni-
facio IX j ed il Biolchini dice che Nicolò
V fece costruire il bastione onde servisse
di contrafforte a tutta la fabbrica ; e pie-
U N I
cisamente sul bastione venne basato tutto
l'edilìzio dell'attuale osservatorio. Al cav.
Scarpellini fu dato l'incarico di diriger-
ne e sorvegliarne la costruzione , e seb-
bene conoscesse che propriamente uon
era esso luogo adattalo per osservatorio,
pure volle trarne partilo nuovo e utilis-
simo, quale si è quello d'insegnare il ma-
neggio degl'istromenti, con nuovo esem
pio rimarcato dal Biolchini. Ecco come
egli descrive l'osservatorio di Campido-
glio. -•» Il vasto ripiano del bastione desti-
nato a servire di base alla camera cen-
trale di quest'osservatorio permetteva po-
tersi orizzontare in guisa, che le sue pareli
fossero esattamente rivolte agli 8 punti
principali della cosìdelta rosa o bussola de'
venti. A diriger quindi queste particola-
rità alla simmetria ed eleganza dell'edi-
fìcio, e specialmente allo scopo dell'istru-
zione, fu prima di tutto fissato con ripe-
tute osservazioni l'esatto piano del me-
ridiano, e condotta per esso sul pavimen-
to la linea meridiana tracciata sopra fascia
metallica incastrata in lastre di marmo.
àSu questa linea , descrittosi l'ottagono,
s'innalzarono le 8 mura formanti l'otta-
gono stesso all'altezza di circa 4 metri so-
pra il pavimento. A'due muri paralelli al
piano del meridiano sono due gabinetti
per collocarvi, in quello a ponente il qua-
drante murale, e la lunetta meridiana in
quello a levante. Sugli altri 6 muri sono
le porle d'ingresso nel gran terrazzo che
circonda l'osservatorio, ch'èil ripiano del
bastione. Giace a ponente il bel telescopio
cato-diottrico d'8 piedi di fuoco, sul suo
ricco montante, tutto costruito in Roma
per munificenza del duca d. Alessandro
Torlonia, e da esso donato e destinato ad
uso de'Lincei e della studiosa gioventù ro-
mana. Vi fece anche erigere un gabinet-
to per custodirlo: e da questo facilmen-
te si trasporta nel terrazzo, onde per o-
gni parte si possa dirigere al cielo (nel t.
74) p. 1 del Giornale Arcadico èìatìlc-
moria sopra alcuni nuovi riflettori la-
vorati in Roma, letta dal prof. Scarpe 1-
UNI
lini nell'accademia de'Lincei nel i 83d,coI
disegno di essi, e la lapide marmorea die
l'accadèmia pose per gratitudine in det-
ta camera al duca pel donativo del te-
lescopio. Questa è la 2." edizione stam-
pata anche a parte nel 1 838, con un'ap-
pendice e varie notizie importanti, per cu-
ra del eh. Biolchini. 1 nominati rifletto-
ri il principe Torlonia alcun tempo li
tenne in detto osservatorio, e poi li por-
tò nella sua villa suburbana fuori di por-
ta Pia. Il telescopio è fatto con uno spec-
chio di marmo nero antico, colla stessa
materia cioè di cui sono anche i due ri-
flettori). L'esterna parte del muro occi-
dentale dell'ottagono viene fiancheggia-
ta dalla scala, per cui dalle sottoposte sa-
le si ascende al ripiano del bastione: e so-
pra questa scala ripiegasi l'altra, per cui
si va alla sommità dell' edilìzio, o sopra
la coperta dell'ottagono ede'due para-
lelli gabinetti. Tale copertura è formata
di laminedi piombo, e circondata da una
ringhiera di ferro, ove tutto si gode il bel
panorama di Roma. Sul muro orientale
dell'ottagono, ch'è il principio del bastio-
ne, essendo largo ben i 4 palmi, è basa-
to il gabinetto e i pilastri di marmo che
sostengono la lunetta meridiana: e su tal
fondamento, che sporge dal piano del Fo-
ro romano, riposa il pilastro prolungato
sopra la copertura per fissarvi l'islromen-
to a calotta ruotante, ch'è il punto più
elevato di tutto l'edifizio. Sopra le porte
poi al nord e al sud si formarono apertu-
re, onde per opportune fenditure intro-
durre i raggi della luce nelle lunette de-
gl'istromenti mobili ad esse dirette; e lo
stesso si praticò per quelle degl'istromen-
li fissi, e tutte munite e difese dai rispet-
tivi sportelli di ferro. Queste precauzioni
al doppio oggetto della pubblica istruzio-
ne: giacché, oltre all'esercizio nell'uso e
maneggio degl'istromenti astronomici, si
volle ancora su quest'osservatorio asso-
ciare gli usi e gli esercizi di quanto ap-
partiene alla parte sperimentale dell'ot-
tica istruzione, rami dell'umane coguizio-
UNI i4*
ni di stretto rapporto e legame tra loro,
secondo le idee di Rlepero ". Insomma
Leone XII fabbricò la specola astronomi-
ca sul Campidoglio, ad uso de'Lincei ed
a vantaggio della gioventù studiosa del-
l'università romana, e ne dichiarò diret-
tore lo stesso prof. Scarpellini, il quale
continuò ad esserlo finché vis<e. Laonde
dal i 826 in poi le Notizie di Roma pub-
blicarono , che all' accademia de' nuovi
Lincei era unita la specola e col nome di
detto direttore. Dice in proponto il prof.
Proja, nella ricordala Necrologia. Ben
avvisò la robusta mente di Leone XII di
rivendicare alCampidoglio l'antico splen-
dore, sebbene in modo più pacifico e me-
no abbagliante, col riunirvi le scienze, le
lettere, le arti belle, col darvi stanza nel-
la Protomoteca agli Arcadi(fra'quali ebbe
quel nome che registrai nel voi. XXX Vili,
p. 63), ed a' Lincei, per cui soggiunge di
voler lodare sempre come un documen-
to rivelatore de' vasti concetti di quella
mente, e ad un tempo del dignitoso stile
di quel suo ministro segretario di stato
cardinal Somaglia, la lettera, con cui que-
sti annunciava al marchese Funchal la
traslocazione de'Lincei dal collegio del-
l'Umbria al Campidoglio. » L'accademia
de'nuovi Lincei (così in un brano di det-
ta lettera) avrà per sua sede il Campido-
glio; il suo degno direttore e segretario
perpetuo vi lena conveniente abitazio-
ne; e la preziosa collezione delle sue mac-
chine avrà ivi un tempio più che un ser-
batoio. Così il santo Padre rivendica nel
miglior modo possibile l'onore di quella
rupe, alla quale le scienze, le lettere, le
belle arti, che vi hanno una reggia, dan-
no uno splendore meno abbagliante del-
l'antico, ma pacifico e tale che l'umani-
tà possa gioirne senza ribrezzo". II prof.
Proja ripiglia quindi il suo dire con di-
chiarare.» A così fatta sovrana munificen-
za il prof. Scarpellini corrispose col rad-
doppiare il suo zelo per l'istruzione, e le
sue premure per l'accademia; e fu allora
che si vide veramente sorgere come un
i4* U N I
tempio alla scienza sul punto più famo-
so del globo, tempio sempre aperto alla
gioventù studiosa dell'archiginnasio ro-
mano, agli allievi della scuola del genio
e dell'artiglieria, agli alunni de'collegi e
delle comunità religiose; tempio, di cui
egli era il custode e l'oracolo consultato
da'suci colleghi, ossequialo da 'dotti d'o-
gni nazione, visitato da' grandi, ec. ". E
per finirla colle glorie di Leone XII, ri-
corderò qui che nejla sua biografia dissi
pure di sue benemerenze per avere fab-
bricato a decoro e salubrità della città
lo stabilimento di mattazione o macello
pubblico, e ne riparlai a Università ar-
tistiche nel paragrafo Macellari, dietim-
randone direttore il dotto Luigi Metaxà
professore d'anatomia comparativa e i-
storia naturale degli animali nell'univer-
sità romana. Il medesimo celebre scien-
ziato, il Papa prepose ancora al suddet-
to stabilimento veterinario nella Filladi
Papa Giulio, nel modo che dirò in tale
articolo, come quello che di svegliato in •
gegno fin dal 1802 avea fatto conoscere
in Roma, con una memoria letta all'ac-
cademia de'Lincei, la necessità d'introdur-
re e coltivare lo studio della veterinaria
nello stato pontificio , per cui s'ebbe la
cattedra di veterinaria nel!' archiginna-
sio. Dettava la storia degli animali e da
se stesso e a sue spese preparava gli og-
getti per la scuola, gettando così nell'u-
niversità i fondamenti del museo zoologi-
co e zootomico. Roma deve a quest'illu-
stre dottore 3 facoltà dianzi quasi incogni-
te, la veterinaria, la zoologia e la noto-
mia comparativa: oltre il sostenere nel-
l'università l'esercizio faticoso e con plau-
so, a un tempo di tali 3 cattedre, eserci-
tò nella medesima anco la cattedra di me-
dicina legale e quella d'eloquenza, come
peritissimo delle lingue dell'antica Gre-
cia e del Lazio, alle quali regioni doppia-
mente appartenne perchè originano da'
conti Metaxà di Cefalouia e nato in Ro-
ma. JNon fece mai pompa di titoli , per-
suaso che le sole virtù de'mnggiori sono
U N I
poca cosa, dove non vengano confortate
col proprio merito. Fu egli che propose
una nuova teorica sulla genesi de'conta-
gi, alla quale già piegarono le celebrità
mediche d' Italia, come un Rufalini, un
Buccinotli, un Pellizzari, ec. Le molte o-
pere ch'egli dettò per le stampe, vanno
del pari celebrate per la sceltezza della
favella e per la profondità della dottri-
na, e diverse a'ioro luoghi le ricordai con
onore, anche per riconoscenza per aver-
mele donate e per avermi riguardato con
particolare benevolenza, e 1' ho a vanto
perchè non facilmente l'accordava, il che
è cosa notissima. Il genio , la celebrità
d'un uomo che ha consagrato tutta la vi-
ta alla scienza, posponendo ogni altro in-
teresse, e le stesse domestiche bisogna, al-
la pubblica istruzione , è un virtuoso e-
sempio da offrirsi al pubblico onde in-
fiammar gli animi a calcarne le vestigia.
Meglio è ammirarne il complesso de'pre-
gi che lo distinsero nella necrologia, che
rammentai nel voi. XX, p. 1 1, celebran-
do gli annali medico-chirurgici compi-
lati dal suo degno primogenito d.r Tele-
maco, che gli successe nella cattedra di
zoologia, poiché quelle di zootomia e di
veterinaria furono conferite a due altri
professori; e nella biografia con somi-
gliante ritrattocheilch. p. Giuseppe ttan-
ghiasci Rrancoleoni pubblicò neW Album
di Roma ,\.."ii, p. 1 48. Osservo nella Sc-
ric de'conii delle medaglie pontificie e-
sistenti nella zecca di Roma, che sem-
bra da Pio VII incominciata espressa-
mente l'incisione e coniazione de' numi-
smi per le premiazioni degli studenti del-
rarchiginnasio,coU'efligie delPapa che re-
gna (o per meglio dire, nella zecca tali so-
nni più antichi conii in argomento esisten-
ti), poiché trovo tra'delli conii del 1820
la 2g.masua Medaglia avente nel rove-
scio nel mezzo d'uua corona l'epigrafe:
Academiis Archigymnasii Romani. In-
di di Leone XII e dell'annoi.0 la 6.* sua
medaglia col suo ritratto in mozzelta e
stola, coli' epigrafe in mezzo ad una co-
UNI
rona d'alloro: Academiis Archigymna-
sii Romani. Nonché altra simile dell'an-
no 2.0 ed è la 7/ La 1 1* poi ha l'epigra •
fé circondata da una corona d'olivo: Au-
ditorihus Arehigymnasii Romani , so-
vrastata da una stella. Altri simili conii
esistono de'successori, talvolta colla loro
immagine vestita del manto e del trire-
gno pontificale. 1 1 benemerentissimo mg.r
Cristaldi, pubblicato cardinale a'i5 di-
cembre 1825, formò un nuovo ornamen-
to al sagro collegio; e nel rettorato ebbe
n successore l'avvocato concistoriale mg.r
Virgilio Pescelelli promotore della fede.
Che Leone XII volea istituire un collegio
provinciale in Roma,sotto la direzione de'
«ornaseli i, lo notai nel voi. LXVII,p.iC)i.
Leone XI 1 instancabile, energico, fermo,
giusto, magnanimo fautore delle lettere
e delle arti, rèse la sua bell'anima nel ba-
cio del Signore, e placidamente volò a ri-
ceverei! premio di sue virtù, a' io febbraio
1829. Le sue grandi azioni restano im-
mortali, e sempre risuoneranno gloriose,
llcardinnl Bertazzoli prefetto della s. con-
gregazione degli studi, con circolare de'
i4 febbraio diretta a'vescovi e riportata
nella Collectio, t. 2,p. 1 29, gl'invito a ce-
lebrare funerali in suffragio dell' anima
di Leone X 1 1, e dicendo loro : che gli sta-
bilinienli di pubblica educazione e istru-
zione hanno speciale debito di rendere
tale pietoso e grato uffizio ad un Ponte-
fice, che fra le altre grandi opere è stato
il loro restauratore e protettore benefi-
rentissimo. Perciò pregò i vescovi di or-
dinare che in tutti gli oratori] delle pub-
bliche scuole, nel giorno che destineran-
no , si celebri la messa e I' uffizio di re-
quie per l'anima di Leone XII. L'uni-
versità romana che tanto gli doveva, e le
altre dello stato solennemente e con ora-
zioni funebri lo suffragarono. La descri-
zione del celebrato dalle seconde si leg-
ge ne' Diari di Roma e nelle Notizie del
giorno, ma in tali fogli non fu pubblica^
to l'operato dell'università romana, e riu-
scirono inutili le mie ricerche nel suo ar-
UNI i43
eluvio e in quello della s. congregazione
degli sludi, nella biblioteca Alessandrina,
non che le falle presso i seniori avvocati
concistoriali.
Nella sede apostolica vacante notificò
il n.° 20 del Diario di Roma dell' 1 1 mar-
zo 1829. Fra gli stabilimenti che si ac-
crebbero in Roma a prò della pubblica
istruzione dopo l'organizzazione del nuo-
vo sistema degli studi, e della s. congre-
gazione destinata a presiederli, sullequa-
li cose le prime cure furono rivolte dal-
la felice memoria di Leone XII, doversi
ancora annunciare il così detto Studio
pratico di ottica e di astronomia costrui-
to recentemente sopra il bastione orien-
tale del gran palazzo senatoriale sul Cam-
pidoglio. Lo scopo di questo stabilimen-
toè diretto ad apprestare alla studiosa gio-
ventù, e specialmente agli allievi dell'u-
niversità dell'archiginnasio romano, tut-
ti i mezzi per istruirsi in questi due ra-
mi di scienze, e in particolare perappren-
dervi la parte pratica dell'astronomia e
geodesia; gli usi cioè, il maneggio e le ret-
tificazioni de' rispettivi istrumenti, i qua-
li condotti al presente alla più grande de-
licatezza e precisione, esigono non men
di quello delle teorie lo studio e l'atten-
zione di coloro , che sono destinati per
pubblico ufficio ad adoprarli. Porge Ro-
ma l'esempio di questo nuovo genere d'in-
segnamento per le provvide mire del car-
dinal Galleffi camerlengo dis. Chiesa, ar-
cicancelliere dell'università romana, e del
cardinal Cristaldi, già tesoriere generale
e rettore deputato dell'archiginnasio ro-
mano medesimo, i quali pieni di zelo pel
pubblico bene, e per l'amore e pe' pro-
gressi delle utili scienze e de' buoni studi
implorarono la costruzione di detto edi-
lìzio, dappoiché Leone XII volle sul Cam-
pidoglio stabilir l'accademia de' Lincei.
Pertanto si avvisava che nello stesso mese
di marzo si dava principio a tale istruzio-
ne, la quale in quell'anno 1 829 era diret-
ta all'astronomia pratica. Così isoliti pro-
fessori, che da più anni la porsero nella
144 uni
detfa accademia , e la studiosa gioventù
dovranno alla munificenza e alle provvi-
de cure del governo i maggiori comodi e
vantaggi che offre questo nuovo edifizio,
il quale per la celebrità del luogo, per la
sua bella posizione, e pe' migliori istru-
roenli che vi sono raccolti già riscuoteva
l'applauso de'dotti nazionali e stranieri.
La sede vacante ebbe termine a'3 1 mar-
co colla elezione di Pio Vili Casliglioni,
prudente, distinto teologo e canonista; il
quale tosto per Roma sede delle belle ar-
ti ordinò che si assegnasse un fondo d'an-
nui scudi 1 800, da erogarsi in pensioni a
favore di artisti più meritevoli, studenti
di pittura, di scultura e d'architettura,
col mezzo di concorso annuale, secondo
il giudizio degli accademici di s. Luca.
Tutte le riferite disposizioni del zelante
Leone XII a favoredell'archiginnasio sor-
tirono un effetto veramente felice; tan-
toché quello nel suo pontificalo fiorì as-
sai bene, e prosperò in guisa che il succes-
sore Pio Vili lo trovò in ottimo stato di
non abbisognare d'alcuna cura. Soltanto
sciolse, come narrai, lo stabilimento Ve-
terinario della Villa di Papa Giulio, e ne
riunì la cattedra al medesimo archigin-
nasio. 11 cardinal Bertazzoli in nome del-
la s. congregazione, con enciclica de'3i
ottobre, diretta agli arcicancellierie can-
cellieri dell'uni versi tà, presso la Collectic,
t.i,p. 287, rimise loro i 3 titoli della bol-
la Quod divina Sapientia, che più par-
ticolarmente riguardano la disciplina e i
doveri degli studenti, per affìggersi nelle
camere rettorati e in altri luoghi dell' u-
Diversità a pubblica vista. Inoltre incul-
cò a'reltori, a'eollegi, a 'professori di cia-
scuna, di corrispondere, per la parte che
li riguardava, alla sovrana fiducia per la
prosperità de'buoni e utili studile pel pro-
fìtto della gioventù congiunto colla pie-
tà e religione. A p. 291 della Collectio
citata, è il decreto della s. congregazione,
approvato da Pio VI 1 1 a'5 gennaio 1 83o,
sull'elezione de' professori alle cattedre
della clinica medica e chirurgica. Si Irò-
UNI
vò più opportuno che d'allora in poi non
per concorso, ma dalla s. congregazione
si scegliessero que' professori, che per
comune opinione fossero giudicati eccel-
lenti nella perizia e nell'esercizio dell'ar-
ti salutari, come fu fatto nella 1." istitu-
zione di tali cattedre, a proposta de'car-
dinali arcicancellieri di Roma e di Bo-
logna, di soggetti idonei. Intanto minac-
ciata terribilmente la società dalle tene-
brose trame delle Sette [V.) politiche e
segrete, alto alzò la voce apostolica Pio
Vili , sul progrediente spirito di fallaci
novità, avvertendone le funestissimecon-
seguenze. Afflitto pegli sforzi de' settari,
proclamanti libertà e unione nazionale,
tra' loro conati per operare nuova e ter-
ribile rivoluzione, morì a' 3o novembre
i83o con 20 mesi di pontificalo. La se-
de vacante fu agitata da' tentativi rivo-
luzionari in Roma e nelle provincie, e sot-
tosi infausti e pericolosi auspicii, a*2 feb-
braio 1 83 t fu innalzato alla cattedra a-
postolica i I dottissimo e virtuoso Gregorio
XVICappellari, che tanto eminentemen-
te avea contribuito al miglioramento de'
metodi del pubblico insegnamento, con
laboriose fatiche, comechè inlimissimo e
affettuoso amico del cardinal Berlazzoli, il
quale lo riguardava quale oracolo,e per a-
verloLeoueXII nominato visitatore del-
l'università diPerugia,Camefino,Macera-
ta e Fermo, insieme coll'avvocato conci-
storiale Teodoro Fusconi, per riordinarne
in meglio gli studi. Incolpevole e mentre
ignora vasi la sua esalta/ione, anzi ritenen-
dosi ancor vacare la Sede apostolica, a'4
dello stesso febbraio scoppiò la rivoluzio-
ne in Bologna, e rapidamente l'insurre-
zione si propagò e diffuse con tremenda
imponenza per gran parte dello stato pon-
tificio. Le sommosse e le inique sedizioni
turbarono fortemente anche altre parti
d'Italia. Gregorio XVI con magnanima
imperturbabilità, energia e saggio accor-
gimento, non solo ne impedì il deplora-
bile progresso, ma iu breve prontamen-
te la represse. Fra'provvedioiculi che e-
UNI
mano, vi fu quello di togliere i giovani
dal pericolo d'esser sedotti a commetter
nuove rivolte alla legittima podestà, per-
ciò ordinò la chiusura di tutte le univer-
sità dello stato. Per non privarli poi del
comodo d'attendere gli studi dell'arti li-
berali e delle scienze, per organo della s.
congregazione degli studi, con decreto del
i .° ottobre 1 83 i ordinò la riapertura del-
l' università pel nuovo anno scolastico
i83?., ed insieme stabilì che non si unis-
sero in troppo gran numero in un sol gin-
nasio ad apprenderle, dividendo i luoghi
destinati all'insegnamento de' vari rami
della letteratura e dell'arti. Questo siste-
ma stabilito in Roma, volle che si esten-
desse a tutte le provincie dello stato, da
eseguirsi dall' arcicancelliere di Bologna
e da'cance'.lieri dell'altre università, nel
modo che fosse loro sembrato il più op-
portuno, per destinar per ciascuna facol-
tà i luoghi separati in cui i professori do-
vessero dare le loro lezioni ne'giorni e ore
stabilite dal calendario scolastico. Ordi-
nò inoltre che tutti gli altri scolari si ri-
manessero nelle rispettive città e luoghi,
per istruirsi sotto maestri approvati, ri-
servando però sempre alle sole universi-
tà il diritto di conferir le lauree e i gra-
di; ingiungendo bensì che da per lutto si
eseguisse il prescritto dalla bolla Quod
divina S apienti a , specialmente per ri-
guardo •'requisiti degli studenti, all'an-
damento degli studi, ed a' meriti per le
graduazioni; come ancora per quanto si
apparteneva all' istituzioni di pietà da
praticarsi per positivo obbligo da' fre-
quentanti le scuole. Per riguardo all'uni-
versità romana , volle che le cattedre di
scienze sagre, di legge e di medicina, non
in essa ma provvisoriamente fossero a-
perte in luoghi fra loro separati; quelle
delle scienze sagre si aprirono nella casa
de' teatini contigua alla chiesa di s. An-
drea della Valle; della facoltà legale nel
convento della Minerva de' domenicani;
e della facoltà medica nell'ospedale di s.
Spirito. Nel t. 2 della Colleclio, a p. 1 35
vol. txxxv.
UNI i4?
ei 3g, si leggono: la Circolare del prefet;
to cardinal Zurla, de'2 1 loglio i83i, a
cancellieri dell'università sulla collazione
delle lauree durante la chiusura delle u-
niversità: V Istruzioni dello stesso, del f .°
ottobre 1 83 1, per provvedere agli stu-
denti durante la chiusura delle universi-
tà. Queste disposizioni vennero in segui-
to per benigna clemenza del Papa gra-
do a grado variate, col permettere nuo-
vamente l'ammissione agli studi dell' li-
ni versila de'giovani anche non provincia-
li. Quanto a\V Islruzione) essa fu conve-
nuta nella congregazione adunatasi a' 12
settembre innanzi il Papa. Nello stessoan-
no divenne rettore mg.r Girolamo Bon-
tadosi uditore del Papa, ritenendo que-
sta cospicua carica. Gregorio XVI, ama-
tore delle lettere, delle arti e de'loro cul-
tori, Io dimostrò pure con V Accademia
romana cV Archeologi a, àe\\a quale pure
in quest'articolo ragionai più volte, di-
cendo ch'ebbe stanza in Campidoglio. Al
ritorno di Pio VII in Romandi 8 i4iPar"
ve che seco recasse dall' esilio in trionfo
le arti eie scienze. L'accademia d'archeo-
logia allora, dopo aver fatto breve mostra
di se nel Campidoglio, ebbe stanza pri-
ma con le arti belle nel palazzo di s. A-
pollinare , e poi nel Palazzo Pio sopra
il Teatro di Pompeo (V.) condottavi per
mano del virtuosissimo Canova , padre
delle arti e degli artisti , di cui restò in
dubbio qual fosse maggiore o l'eccellen-
za della mente o quella del cuore. Aven-
do egli assegnata una provvisione all'ac-
cademia archeologica, cessando colla sua
pianta morte, il suo fido amico ed esecu-
tore testamentario mg.1 Nicola M." Nico-
lai, come presidente dell'accademia per
la conservazione di essa, domandò e ot-
tenne da Pio VII che si continuasse a ca-
rico dell'erario. Pio VII, LeoneXII ePio
Vili, che si ricreava collo studio della nu-
mismatica, benignamente riguardarono
e ne accolsero la dedica degli Alti, co-
minciati a pubblicarsi nel 1 82 1 ,come par-
landone rilevai nel voi. XX, p. 9 (le dot-
10
i46 UNI
le dissertazioni degli accademici si pub-
blicano talvolta anche a parte e s'inseri-
scono eziandio nell'utilissimo e pregevole
Giornale A rcadico, come da ultimo am-
mirai nel Discorso archeologico artisti-
( o in encomio del defunto commend.
Luigi Canina, letto nell'adunanza del-
l' accademia d'Archeologia inRoma,nel-
l' Università Romana, li 8 gennaio i 857,
dal commend. Clemente Folcili ec). Non
meno de'suoi predecessori, protettore de*
dotti studi e munifico Gregorio XVI, che
onorò i medesimi Atti, fra le lante e sì
gravi difficoltà de'primordi del suo glo-
rioso pontificato, rivolse la sua benevola
mente all'accademia archeologica, tutta
intenta ad illuminare i monumenti an-
tichi e correggere gli errori invalsi sopra
i più. conosciuti. Pertanto trasferì l'acea-
demi a da' privati lari sopra il teatro di
Pompeo, alla nobilissima pubblica aula
dell'archiginnasio romano,provvidissimo
divisamentoche riuscì a gloria e progres-
so del benemerito istituto. L'enoomiato
mg.r Nicolai presidente della pontificia
accademia romana d'archeologia, e Udi-
tore generale della Camera (f.),a'i2
gennaio 1 842 recitò: Per l'apertura del'
la pontificia accademia romana d'Ar-
cheologia nell' archiginnasio romano
della Sapienza, discorso sull'utilità de-
gli studi archeologici per le scienze sa-
gre e profane. Fu pubblicato nel t. 5 di
detti Atti, a p. 1, ed io me ne giovai nel
modo riferito. L'illustre prelato celebrò
Benedetto XIV, costruttore della sala ove
recitava V dotto discorso,anche quale fon-
datore della moderna archeologia roma-
na; dimostrò la convenienza della nuova
sua sede, perchè essendo l'archiginnasio
romano destinato agl'insegnamenti delle
civili e sagre dottrine, e dell'arti del di-
segno (essendovi ancora le scuole dell'ac-
cademia di s. Luca), accogliere ancor de-
ve l'archeologia, che presta sommo aiu-
to non meno alle civili, che alle sagre fa-
coltà, ed è madre dell'arti del disegno.
Termina il discorso, con esternare lab
ti NI
bondanza di sua gioia nel ravvisare l'eru-
dita società, non pure risorta a novella
vita, ma adulta e validamente stabilita,
e d'ogni maniera di sussidio e lustro de-
corala.» Un Canova la rialza; un l'io VII
la dota d'annua pensione, un Leone XII
e un Pio Vili accolgono le dediche de'
suoi Atti; un Gregorio XVI , che Iddio
lungamente conservi all'amore de'popo-
li e al progresso delle lettere, oltre esser-
si degnato accettar la dedica di altri Atti
(cioè di 7 tomi dal 4-° alio.0 inclusive, e
per sua munificenza impressi nella Stam-
peria Camerale col denaro del pontifi-
cio erario), la ripone in questa splendi-
dissima sede. Il decoro accresciuto all'ac-
cademia deve accrescere le ali dell'inge-
gno degli accademici a più sublimi voli.
Per noi non può aver luogo l'antica que-
rimonia de' letterati sul poco conto in
che tengono i governi le scienze e le ar-
ti. La mano pontificia ha seminato lar-
gamente nel vasto campo de' nobili stu-
dile non corrispondesse, ne rimarrebbe
intero il biasimo all'ingrato terreno. Ma
tale saggio sempre voi deste (gli accade-
mici archeologici) degl'ingegni e dell'a-
morevolezza vostra per la gloria patria,
che in me si raddoppia la letizia del pre-
sente decoro per l'espettazione del futu-
ro splendore dell'accademia". Nel 1. 1 del-
la Collectio,a p. 1 1, si riporta il decreto
della s. congregazione de'2 5 aprile 1 832,
confermato da Gregorio XVI, sulla pie»
cedenza inter doctores collegiatos , col
quale stabilì.»» Che un soggetto già nomi-
nato e aggregato al collegio conservi il
suo posto d'anzianità, ancorché dopo di
lui sia nominato nitro soggetto per una
vacanza accaduta anteriormente, e che i
soggetti nominali a'collegi sotto lo stesso
giorno debbano prendere il posto in es-
so collegio secondo I' ordine d' anzianità
della persona a cui succedono". 11 mede-
simo Gregorio XVI volendo in seguito
regolare ancor meglio la condizione del
primario romano studio , e quello pure
dell'altre università, in alcune parti d'in-
U N I
segnamen lo ed in alcune di disciplina,
con parecchie utilissime riforme e pru-
denziali deposizioni di savi regolamenti,
voluti dalla condizione de' tempi e con-
sigliati dall'esperienza, tenne innanzi di se
un' adunanza della s. conqre^a/.ione de-
ci o
gli studi a"2 settembre! 833, nella quale
fu emanalo un solenne decreto, e in cui
si ordinò quanto segue, il testo potendo-
si leggere nella Collectio, t. 2,p. i3. Pri-
mo: Che le cattedre di filosofia elemen-
tare, cioè logica, metafisica, etica, ed ele-
menti d'algebra e geometria, non fos>ero
più annoverate fra lecMtedre dell uni-
versità. S'ingiunse quindi che questi stu-
di si dovessero fare da ciascuno nella pro-
pria provincia sotto la direzione di mae-
stri, i quali siano approvati dalla s con-
gregazione. Secondo: Che le cattedre d'i-
stituzioni civili, canoniche e criminali do-
vessero continuare a far parte dell'uni-
versità. In tali scuole però dovessero so-
lamente ammettersi gii studenti nativi
della città e provincia , cui I' università
appartiene : gli altri dovessero fare questi
studi nella propria città o provincia sot-
to maestri approvati dalla stessa s. con-
gregazione. Terzo: Che l'altre cattedre
dell'università si dovessero frequentare
da tutti che aspirano alle lauree e a'gra-
di accademici, cornee prescritto nella bol-
la Quod divina Sapientiay e dalle ordi-
nazioni della s. congregazione degli studi.
Ma fino a nuova disposizione resteranno
le dette cattedre in luoghi separati, co-
me fu ordinalo ili. "ottobre 1 83 i. Nel §2
di detto decreto trattasi dell'ammissione
degli studenti nell'università, e si ordina
che niuno vi sia ammesso, qualunque sia
lo studio cui vuole applicarsi, se non ab-
bia compiuto l'annoi 8.°, se non giustifi-
chi legalmente avere 0 dall'asse paterno
o da altra parte tanto di rendita con che
possa mantenersi per compiere il corso
degli studi: se nell'università di Roma odi
Bulogna,dovrà aver almeno scudi 12 men-
sili, pegli studenti dell'altre università la
fìsseianno i rispettivi cancellieri; se non
UNI «47
abiti eoo persona di conosciuta probità,
la quale assuma l'obbligazione d'avvisa-
re l'arcicancelliere nel caso che il giova-
ne tenga una condotta riprovevole, o si
rechi altrove ad abitare; se col certifica-
to politico e colla fedina criminale non
provi d'esser scevero uon solo dal delit-
to di ribellione, ma eziandio di non aver
dato alcun motivo di sospetto, e di non
essere mai stato inquisito per delitto co-
mune : lo stesso certificato politico e fe-
dina criminale dovranno presentarsi o-
gni volta che si domandi alcun grado ac-
cademico; se finalmente non abbia conse-
guito il baccalaureato di filosofia in qual-
che università: quelli che avessero conse-
gui to questo grado accademico in forza
dell'art. 1 54 della bolla Quod divina Sa-
pientia, sono esenti dall'esame d'ammis-
sione. Nel § 3.° trattasi dell'ammissione
agli studi di filosofia elementare e dell' 1-
stiluzioni dell'una e dell'altra legge fuo-
ri dell'università, previa l'approvazione
del proprio vescovo o suo preside, e de'
deputati delle pubbliche scuole, sia sulla
probità di vita e costume, sia sull'istru-
zione della lingua latina e nelle belle let-
tere, al qual etietto saranno esaminati da
3 professori. Nel §4-°s' dispone delle lau-
ree e de'gradi accademici, prescrivendo-
si che niuna università possa conferir lau-
ree e matricole , uè altro grado accade-
mico, a quelli che siano di stato estero,
eccettuati i collegiali che vengono per ra-
gione degli studi ne'collegi di loro nazio-
ni. Ma le lauree ed i gradi accademici in
teologia e nelle scienze sagre potranno
conferirsi a tutti indistintamente, purché
si osservino le coudizioni prescritte dalla
bolla Quod divina Sapientia. Che in av-
venire non sia permesso ad alcuno l'e-
sercizio delle professioni e arti liberali nel-
lo stato pontificio, il quale abbia ricevu-
to la laurea e la matricola dell'universi-
tà di stato estero. Che a tutti que'giova-
ni, i quali nel tempo stabilito dalla leg^e
non domandassero d'essere insigniti de'
gradi accademici, o non li avessero con-
i48 U N I
seguiti, non verrà computato quell'anno
nel corso de'loro studi. Che non si avran-
no per valide le lauree e i gradi accade-
mici che siano stali conferiti senza osser-
vare pienamente tuttociòch'é prescritto
ne'titoli 17, 20 e2i della bolla Qnod di-
vina Sapientia, e nell'ordinazioni della
s. congregazione degli studi. Finalmente
nel § 5.° del decreto, il quale riguarda i
professori, ed i maestri pubblici e priva-
ti, si ordina che nell'elezione de'professo-
ri sia esattamente osservata la bolla Quod
divina Sapientia, ed appena sia vacata
una qualche cattedra gli arcicancellieri o
cancellieri non debbano tardare a intima-
re il concorso, eccettuato il caso dell'art.
70 della medesima; del che debbano ren-
der intesa la s. congregazione degli stu-
di, aspettandone le risoluzioni. Che i pro-
fessori dell'università, allorché siano im-
pediti dall'insegnare, debbano deputare
un soggetto laureato in quella facoltà, a-
bile e abbastanza cognito, acciocché fac-
cia le loro veci. Questo soggetto dev'es-
sere approvato dall'arcicancelliere o can-
celliere, e si ordina che in avvenire non
sianvi professori sostituti. I maestri comu-
nali non saranno confermati senza intel-
ligenza della s. congregazione. Chiunque
farà scuola privata senza la necessaria li-
cenza , sarà punito a forma del regola-
mento Super scho lanini privalaru/n,
de'26 settembre 182 5, Collectio,l.i, p.
169. Nel t. 2, p. 23 vi è il decreto della
s. congregazione Super scholis privati.?,
de'24 ottobre 1 833. In esso si dice, che
pel precedente non avendo più luogo nel-
l'università fra le cattedre quelle delle
scuole elementari di filosofia e d' istitu-
zioni legali, chiunque domanderà facoltà
di aprir scuola privata di logica, metafì-
sica, etica, elementi d' algebra e geome-
tria, e d'istituzioni legali dovrà esibire le
prove derequisiti nelle regole stabilite CUI
decreto. Le scuoledovianno cominciare a'
5 dicembre e terminare alla fine d'agosto,
oltre l'altre descritte vacanze. Ivi ancora
si prescrivono le norme per gli esami de'
UN I
gradi accademici. In conseguenza di che
nello stesso pontificato di Gregorio XVI
e nel 1 833 in Roma si aprì la scuola pri-
vata di filosofia elementare, nelle dette
facoltà, con autorizzazione della s. congre-
gazione degli studi, come si legge ne Dia-
ri di Roma, ed anche nel n.° 89 del Dia'
rio di Roma del 1 837, ed io ne ragionai
a Scuole di Roma, portando il nome di
Ginnasio Romano di filosofia , come è
annualmente annunciato nelle Notìzie di
Roma, fra'stabilimenti pubblici d' istru-
zione letteraria , co' nomi del direttore,
professori, scienze che insegnano, e segre-
tario. Nel n.° 201 del Giornale di Ro-
ma del i856 si descrive la solenne pre-
miazione eseguita a' 29 settembre con
gran pompa nella chiesa di s. Maria del-
la Pace, presso la quale esiste la scuola,
dal cardinal Brnnelli prefetto della s. con-
gregazione degli studi, rivolgendo gratu-
lazionia'giovani studenti, dopo il discor-
so letto dal professore di filosofia mora-
le d. Alessandro Biondi. Molti prelati e
un numero grandissimo di persone assi-
sterono a tale atto per eccitamento alla
studiosa gioventù. A suo luogo dirò inol-
tre dell'altra scuola più tardi aperta, non
che di quella eziandio d' agrimensura
teorico-pratica. Fu per tutto questo, che
naturalmente i chierici regolari mino-
ri cessarono di godere nell' università
l'insegnamento dell'etica, come cessaro-
no le altre cattedre di logica e metafisica,
di algebra e geometria neh 833 pel de-
creto de*2 settembre. Nel t. 8 della Rac-
colta delle leggi, a p. 33, sono riprodot-
ti i Regolamenti per V annuali accade-
mie scientifiche e letterarie istituite nel'
V università degli studi di Roma, dati
dalla sala grande dell'archiginnasio 10-
manoa'4 gennaioi834»dal cardinal Gal-
leffì camerlengo e arcicancelliere della me-
desima, e dal suo rettore deputato mg.'
Bontadosi. Riguardano precisamente le
annuali accademie de'professori nelle lo-
ro scuole, ordinandosi che non potevano
tenersi fuorché nell'archiginnasio, o nel
U NI
chiostro de'domenicaui del convento del-
la Minerva, secondo le rispettive classi, i
quali allora ivi davano le lezioni ordina-
rie, a seconda delle provvisorie disposi-
zioni summeutovate. Clic tali annui e-
sercizi duveano essere analoghi alle lezio-
ni ordinarie di ciascun professore, non
minori di i 5 all'anno e da tenersi o in gior-
ni di vacanza o in ore diverse da quelle
delle lezioni. Per l'accademie di ciascuua
si assegnarono 3 medaglie d'argento, da
distribuirsi in ragione di premio agli stu-
denti, che negli esercizi accademici si se-
gnalassero sugli altri nello studio; doven-
do ogni professore pel vice-rettore far
pervenire la nota de'premiati al rettore.
Gli slessi cardinale e rettore a'3 i dicem-
bre i835 pubblicarono la notificazione
sullo studio e per conseguire la matrico*-
la di bassa veterinaria, presso lixColleclio,
1. 1, p. 333. Represse le discordie ei ten-
tativi politici, ricomposta stabilmente la
pubblica lranquillità,dicuiGregorioXVI
fu fortissimo e benemerito propugnato-
re, si occupò ancora di migliorare e ab-
bellire l'edilìzio dell'archiginnasio; nel-
1' anno 1 835 restaurò, abbellì e nobili-
tò l'aula massima dell'università roma-
na, e avendo eziandio curato l'aumen-
to e ristora mento de' suoi musei, spe-
ci, dmeute del zoologico , aggiungendovi
tielle vaste camere, ricavate dal tramez-
zar per alto le sottoposte sale dell'acca-
demia teologica e di delta aula; e di quel-
lo pure d'anatomia comparata o zoolo-
gico fu munifico. Dirò pure che alla bi-
blioteca Alessaudriua fece douo di mol-
tissimi ottimi e necessari libri; a'musei e
gabinetti presentò oggetti rari , ed altre
beneficenze ancora largì all'istituto per
1' alletto che avea all'Ateneo e Arciliceo
romano, come andrò dicendo. Il n.° i5
del Diario di Roma del i836 riferisce,
the il Papa a't) febbraio onorò colla sua
augusta presenza l'uni versila romana per
visitante i musei splendidamente da lui
aumentali e arricchiti, specialmente quel-
lo di zoologia e d' anatomia comparata.
UN I
•49
Dappoiché divenendo di giorno in gior-
no maggiore la quantità degli oggetti ap-
partenenti alle due indicate facoltà di zoo -
lo"ia e zoolomia, la sala destinata a con
tenerli n' era divenuta incapace. Per la
ijiinl cosa mancando di buona custodia e
di luogo ov'essere diligentemente conser-
vati e disposti, ne sarebbe slata sicura la
perdita pe'guasli che vi avrebbero ope-
rati la polvere, l'umidità e gl'insetti. Ol-
tre a che essendosi al museo zoologico ag-
giunto il zootomico, l'ordine esigea, che
l'uno fosse distinto dall'altro. Per esten-
dere e far seguito all'antico museo biso-
gnoso di riparazione, non v'era alcun par-
tilo a prendersi se non quello di dimezza-
re la detta aula magna destiuata alla di-
stribuzione de' premi. Il Papa approva-
tone il progetto, quindi mg.r Tosti teso-
riere generale e poi cardinale, amorevole
e grato sempre verso l'università roma-
na sua iustitutrice , non esitò un istante
ad occuparsene cou tutto l'animo, e con
quella indefessa attività che lo distingue.
Magnifica e opportuna fu questa sovrana
sollecitudine, perchè olire all'essersi per
tal modo nobilitalo il piano inferiore, e
fallo servire il superiore alla continuazio-
ne de'mtisei, con aumento di solidità ad
entrambi pel concatenamento delle par-
li; si venne con ciò ancora a scoprire il
pericolo che minacciava quel lato dell'e-
dilìzio, e il pesantissimo sovrastante cam-
panile, e ad impedire (cingendo frattan-
to e fortificando di grosse catene l'ango-
lo minacciato) una non lontana rovina,
e con dispendio assai minore, una enor-
me spesa. Gli ulteriori risarcimenti poi,
a'quali già erasi posto mano, preverran-
no i progressi del cedimento già evidente
e considerabile di quel lato, e i danni ir-
reparabili, che diversamente ne sariano
seguiti. Né sfuggì alle provvide cure di
Gregorio XVI, oltre la sicurezza dell'e-
dilìzio, la preservazione dall' elettriche
meteore, laonde lo fece munire di condut-
tori elettrici in numero più che bastevo-
le a prevenirne e dissiparne gli effetti, ag-
i5o UKI
giungendosi all'altre aste metalliche una
spranga isolata nell'angolo corrisponden-
te al museo fisico, ad oggetto d'esplora-
re le vicende dell'elettricità atmosferica.
L'altezza totale sproporzionata della grau
sala dimezzala, ch'era di palmi 60, fu ri-
dotta a 4o, serbandone 20 pel piano su-
peiiore destinalo a' musei. A tal uopo il
nuovo solidissimo soffitto fu ripartito in
cassettoni quadrali con analoghe dipin-
ture a mezza tinta, e fra molti ornali è
l'arme di Gregorio XVI. Le pareti furo-
no similmente divise in riquadrature imi-
tanti l'alabastro orientale venato. Nell'in-
terno della porta d'ingresso fa di se bel-
la mostra un intercolunnio decorativo
d'ordine corintio, formato da due super-
be colonne del cosi dello occhio dì pa-
vonebruno-rossastro[\ar\a\a di calce car-
bonata conchigliare) con basi e capitelli
intagliati, di marmo statuario, cu'suoi pi-
lastri, architrave, fregio e cornice; bel-
l'ai chiteltura di Fabrizio Giorgi archi-
tetto dell'università, che tutti ne diresse
i lavori. Fra le due colonne, donate al-
l'archiginnasio, commeudatecome raris-
sime nell'onere dell'avv. Corsi, è scolpita
l'epigrafe : Dignitale loci doctrinarum
pi ae/nia nobilitata. Incontro la lapide o-
uoraria e il busto, già eretto dagli avvo*
cali concistoriali a Benedetto XIV, ad e-
lerua memoria di Gregorio XVI si legge
l'iscrizione di marmo riportata dal Dia'
rio. In fondo alla sala è una tribuna se-
micircolare, in cui sono i sedili di noce, in-
tagliala con garbo, e abbellita con dora-
ture. Il Papa dopo aver approvato il la-
voro e la decente maniera d'ornati, salì
a' nuovi musei. Nell'ingresso di essi tro-
vò collocato il proprio busto maestrevol-
mente scolpilo dal valentissimo prof, A-
damo Tadoliui. Le pareli vide adornate
dalle magnifiche tavole del grande no-
milo anatomico Mascagni, miniate a co-
lori con meravigliosa esallezza;ed è quan-
to di meglio eresi l'alto sino allora nel-
l'anatomia dell'uomo. II prof. Luigi Me-
luxà uaiorevolmcule vi avea aggiunto le
u n 1
proprie opere, dal suo figlio d.r Telema*
co date in luce (il quale poi celebrò que-
sta sovrana visita con ode stampala con
versi di plauso e augurio, con iscrizione
dedicatoria a Gregorio XVI, delle divi-
ne e delle naturali scienze dottissimo,
generoso sostenitore e vindice). Nella 1 ."
sala trovò il Papa le 4 classi del regno a-
nimale, cioè i mammiferi, gli uccelli , i
rettili, i pesci, custoditi entro comodi ar-
madi, co'loro tegumenti e nella loro na-
turale attitudine. Gli oggetti che quivi ri-
dondano, si doverono in parie sospende-
re, in parte sovrapporre agli armadi. A
questa nou mediocre raccolta spettano
vari animali donali nou ha gran tempo
dallo slesso Gregorio XVI, fra'quali l'a-
riete muffionc di Corsi ca, Capra musinon
mas (altro vocabolo Ialino lo riferirò in
appresso); uno struzzo d'Africa , Strulhio
camelusje il più grande fra gli uccelli ac-
quatici, ch'è la Diomedea exulans. 11 Pa-
pa visitò accuratamente le diverse classi,
ordini e famiglie d' animali, mostrando
cognizione profonda de* più rari ancora
e più interessanti. Fra le ilae porte, che
da questa i.a sala conducono alle due gal-
lerie, si legge in marmo: Gregorius A/I
P.M. - Museum Zoologicum - A Pio ì II
Juchoalum-Zooloinu oAdiecto- Amplia-
ri Oruarique lussi t. A. mdcccxxxv. Il
Papa si diresse dapprima verso la galle-
tia sinistra ov'è il museo zootomico. Era
in quesla collocali, olire gli scheletri di
tutti gli animali domestici per servire al-
la veterinaria , altri nou pochi di mam-
miferi, d' uccelli , di rettili, di pesci. La
collezione osleologica era quasi sufficiente
pel corso delle giornaliere lezioni. Né me-
no rilevanti e laboriose sono le prepara-
zioni delle viscere, fra le quali gli appa-
recchi digestivo e generativo , e vasi , e
muscoli, e nervi, colle analoghe prepara-
zioni per l'istruttivo confronto colla spe-
cie umana in islato sì uormale che pato-
logico. Vi si trovano anche i muscoli di
due estremità modellali iti cera , primo
lavoro iti Roma eseguito con felice sue-
U N I
cesso dal collaboratore zootomicod.' Giu-
seppe Ponzi (oggi professore d'anatomia
e fisiologia comparata). 11 Papa benigna-
mente vi s'intrattenne per qualche tem-
po, e ne mostrò evidentissimo gradimen-
to. Nella galleria destra trovatisi riuniti
gii animali seuza vertebre, cioè i mollu-
schi nudi e testacei, i conchiferi in gran
copia , gli articolali e radiati del Medi-
terraneo e dell'Adriatico, gran parte de'
quali in islato fresco conservati nell' al-
cool. Nel mezzo della galleria esisteva, ele-
gantemente disposta e ben custodita , la
ricchissima collezione delle fai falle, eh' è
forse fra le più pregevoli e più. copiose
d'Italia. Passò in seguilo Gregorio XVI
al museo fisico. Non meno profondissi-
mo teologo e canonista, che matematico,
alla semplice vista di quelle macchine ri-
sovveniasi agevolmente degli usi, de'pre-
gi e delle maniere di costruzioni, e con
rara freschezza di mente ne svolgeva la
storia, le origini, le invenzioni, i progres-
si, le correzióni, gli errori, attraverso de'
quali la fisica, come ogni umano sapere,
è slata fino a' dì nostri condotta all'at-
tuai grado di perfezionamento e di luce.
11 Papa con molto senno e filosofia si fe-
ce ad interloquire sopra vari punti delle
più moderne scoperte e teorie fisico-chi-
miche, e iu ispecie sulla lampada di sicu-
rezza inventata dall'illustre Davy. Nella
maggior sala di questo museo ov' era il
trono, il Papa si degnò ammettere gra-
ziosamente al bacio del piede il collegio
rettorale degli avvocati concistoriali.i pro-
fessori e gli addetti all'università. Quin-
di passò al museo mineralogico, del qua-
le commendò la ricche/za, l'esatta distri-
buzione e l'ordinamento, trattenendosi ad
esaminar la preziosa collezione di gemme,
ricco dono fatto all'università dalla mu-
nificenza di Leone XII. Recatosi per ul-
timo nel laboratorio chimico, nell' atto
eh' esegui vasi la combustione del potas-
siimi per mezzo dell'acqua, rammentò le
opinioni degli Bulichi sulla natura degli
alcali, riconosciuti io oggi come ossidi me-
UNI i5-i
fallici , ed eliminati dal novero delle so-
stanze semplici. I professori Melala, Sa-
verio Hai lucci di fìsica sperimentale, Pie-
tro Carpi di mineralogia e storia natura-
le, e Antonio Chimenti negli elementi di
chimica, ebbero l'onore d'accompagnare
il Papa nella visita de'musei e di racco-
glierne insieme col collegio rettorale e-
spressioni le più animatrici e benigne di
clemenza sovrana e di gradimento. Par-
tì in fine Gregorio XVI dalla romana u-
niversità festeggiato, siccome al suo in-
gresso , dalla banda musicale del corpo
de' Pompieri (nel qual articolo dissi che
aveauo il quartiere colle macchine per
l' estinzione degl' incendi nel i.° portone
dell'edilìzio verso la via che conduce al
teatro Valle, che nel 1849 temporanea-
mente cederono a'francesi della guarni-
gione di Pioma, che tuttora guardano il
magazzino delle sussistenze della mede-
sima, ch'è nel locale già occupato dalle
scuole dell'accademia di s. Luca, ove ne-
gli ultimi tempi turbolenti vi fu un quar-
tiere di civici e militi universitari: i pom-
pieri si trasferirono nel palazzo Caelaui
del duca loro comandante), lasciando di
se profonda memoria e desiderio, e le più
care speranze di continuazione dell'alto
suo patrocinio per un così nobile e pre-
diletto stabilimento; speranze clic non re-
starono deluse. A' 18 giugnoi837 morì
l'arcicaucelliere cardinal Galleflì camer-
lengo , amorevolissimo dell'archiginna-
sio. Sotto di lui assai opportunamente il
vasto edifizio, dalla parte di s. Eustachio,
ebbe il guardaportone. Questo è vestito
con montura giornaliera formata di so-
prabito e calzoni lunghi di panno di co-
lor verde bottiglia, gallonali d'oro e con
bottoni col triregno. La montura di gala
si compone d' un vestito di dello panno
cou falde tutto gallonato d' oro, calzoni
di panno bianco stretti alla coscia, con isti -
valelti, parimenti gallonati d'oro, cappel-
lo con pennacchio verde e bianco, con
grauouciui d' oro e coccarda pontificia,
spalliue grandi di grauoni d'oro, sopra-
i5* UNI
fascia di panno bianco gallonato ti' oro,
da cui pende lo spadino co'fìocchi d'oro.
Gregorio XVI dichiarò camerlengo e ar-
cicancelliere il cardinal Giacomo Giusti-
niani. A'27 settembre 1 838 emanò la no-
tifìcazione,riprodolta dalla Raccolta del'
le lcggi,co\[a quale richiamò all'osservan-
za la prescrizione a 'giovani che vogliono
esser ammessi all'università di presenta-
re nel tempo stabilito i necessari requi-
siti, a seconda del decretato a'2 settembre
i833 col § 2.° e di già discorso; aggiun-
gendo, che gli ecclesiastici per esser am-
messi nelT archiginnasio al corso delle
scienze sagre o degli studi legali, dovran-
no aggiungere agli altri documenti, il
permesso d'assenza dalla diocesi del pro-
prio ordinario. Gregorio XVI che da car-
dinale a'27 luglio 1829 era stalo fatto
membro d'onore dell'accademia de'Liu-
cei (ne conservo il diploma nella cui so-
scrizione lo Scalpellini si dice Restaura-
lore dell' accademia), mostrandosi esti-
matore singolare della medesima e del
suo benemerito restauratore prof. Scar-
pelimi, in più guise consolò gli ultimi pre-
ziosi giorni di quelgrand'uomo. Imperoc-
ché dichiarò l'accademia coll'onorevole
titolo di pontificia, e le die peli.0 in pro-
tettore il cardinale camerlengo prò tem-
pore, a di lui istanza per la perenne sus-
sistenza dell'accademia e cosi acquistas-
se un sostegno governativo. Tale divenu-
to il cardinal Giustiniani se ne mostrò be-
nignissimo, e le ottenne dallo stesso Gre-
gorio XVI l'acquisto dell' iusigue raccol-
ta di sii omenti iisico-astrouomici ch'era-
no presso l'osservatorio e l'accademia de'
Lincei, di proprietà del prof. Scalpellini,
molti de'quali lavoro delle mani di quel
sapiente instancabile (o costruiti sotto la
sua direzione), come rileva il Biolchiui a
p. 5 delle Notizie, di cui parlai, e aua-
logamente ne parla il prof. Proja a p. 9
della Necrologia. In tal modo , il prof.
Scalpellini che trepidava sulla sorte di ta-
le importantissima collezione, nel caso di
sua morte, ne rimase dolcemente anna-
li N I
gaio, anco per la condizione da lui espres-
samente voluta e accettata dal governo,
che delle macchine ne godessero l'uso i
Lincei. 11 Nibby descrivendo nel 1 838 Ro-
ma, dicendo pure dell'osservatorio astro-
nomico,dichiarò: Viene riguardato come
assai conveniente alle osservazioni degli
astri, ed è fornito di tutti i necessari stru-
menti a così fatto genere di studi. Quan-
to poi all'archiginnasio romano, disse reg-
gersi in tulio e per tulio a seconda della
bolla di Leone XII, meno i piccoli e ri-
portati cambiamenti fattivi da Gregorio
XVI. L'amministrazione procedere stret-
tamente a norma di detta bolla , e cosi
tutte le parti morali dell'istituto si reggo-
no colle leggi medesime in essa stabilile.
»Non si vuol tacere che dal ritorno di Fio
VII in Roma, finoal momentoincui scri-
viamo, l'università vennedi mano in ma-
no crescendo; ma che dopo la costituzio-
ne di Leone XII sembra aver preso mag-
gior vigore ed essersi basata più soli-
damente , per guisa da sperarne frutti
maggiori. In quello spazio di tempo che
passa dalla tornata di Pio VII sino a noi,
f università ha sempre avuto copia di
buoni professori in ogni ramo di scienze,
einispecie nelle facoltà medico-chirurgi-
ca e filosofico-matematica". Per la 1 ."volta
nelle Notizie di Roma del 1 83g l'accade-
mia de'Lincei meglio figurò tra le acca-
demie colla denominazione: Accademia
pontificia delle scienze detta de' nuovi
Lincei. In prova del narrato, si appren-
de poi dal u.° 67 del Diario di Roma del
1840, che a'26 luglio si aprì il corso del-
le pubbliche adunauze annuali della me-
desima, e indi è detto. »»In quest'occasio-
ne ci gode 1' animo di poter annunziare
che la Santità di N. S. Papa Gregorio
XVI, si è degnata di concedere a questa
famosa accademia il titolo di Pontificia,
e di metterla sotto il regime e la special
prolezione dell'E.mo sig.' cardinal Giu-
stiniani come camerlengo della s. Il . Chie-
sa, conoscitore e proteggitore esimio di
tutti i buoni studi e delle scienze soprani -
UNI
modo. Ne taceremo di quell'altro sapien-
tissimo provvedimento con cui per ordi-
ne della lodata Santità Sua veniva dispo-
sto, che la Specola di Campidoglio e l'a-
diacente gabinetto fisico de'Lincei passas-
se ad essere di proprietà del governo, a
fine di perpetuare ai l'accade mia stessa ed
alla pubblica istruzione [' indispensabile
uso dell'una e dell'altro. In colai guisa
Roma nou avrà più a temere di veder pe-
rire un sì utile e pregevole stabilimento,
di cui se godè finora, ciò fu per l'immen-
so zelo del sullodato sig.' prof. Scarpel-
lini, che Io fondò, e nel corso di 4o e più
anni il rese ornamento e decoro alla pa-
tria". FelicianoScarpelliui di 79 anni mo-
rì a'29 novembre 184», e fu sepolto nel
cimi lei io della patriarcale basilica subur-
bana di s. Lorenzo. Il senatore di Roma
volle che gli si restituisse la casa da lui
abitala. D'allora in poi l'università roma-
na pagò gli stipendi alle persone addette
all'osservatorio astronomico di Campido-
glio; ed inseguito all' astronomo del-
l' università fu concessa la casa, come la
gode anche il custode. Si deve dunque a
Gregorio XVI la duplice gloria , che le
macchine fisico-astronomiche restassero
in Roma, e che l'archiginnasio avesse sul
Campidoglio l'osservatorio astronomico
di cui mancava, e ne sono prova anco le
osservazioni ivi fatte dal professore d'a-
stronomia della medesima università ,
massime nel i843 e neli844>come P°»
dirò. Dopo la morte del prof. Scarpelli-
ni il carnei lengato pose i sigilli tanto al-
le macchine di fìsica, che a quelle astro-
nomiche. Insorte divergenze sulla elezio-
ne del presidente dell'accademia, il car-
dinal Lambruschini segretario di stato e
prefetto della s. congregazione degli studi,
trovò prudente per allora di sospendere
l'adunanze dell'accademia stessa. Perciò le
macchine fìsiche furono trasportate nel
gabinetto di fisica dell'università roma-
na, ove sono ancora; dipoi il Papa regnan-
te .ne concesse 1' uso a' Lincei, in uno a
quelle dell'archiginnasio, mentre le mac-
UNI i53
chine astronomiche rimasero presso l'os-
servatorio, e queste pure lasciate in uso
a'Lincei, sebbene l'osservatorio sia del-
l'università. Nel pontificato stesso di Gre-
gorio XVI si trattò di proposito a riatti-
vare l'adunanze dell'accademia de' Lin-
cei, con alcune savie provvidenze volute
dalle circostanze de'tempi, e n'è prova il
seguente dispaccio scritto dal cardinal
Lambruschini al cardinal Giustiniani ar-
cicancelliere dell'archiginnasio romano.
u Dalla segreteria della s. congregazione
degli studi li 20 luglioi84i- Essendo ri-
maste temporaneamente sospese le adu-
nanze dell'accademia de'Lincei per le cau-
se all'È. ma V.* ben note, la Santità di
Nostro Signore si è degnata di mostrare
la sua propensione e permetterne la riat-
tivazione, in guisa però che le riunioni
non abbiano più luogo al Campidoglio,
ma bensì entro l'archiginnasio romano,
in una di quelle sale, ove sogliono tenersi
anche altre accademie. E siccome la riat-
tivazione dev'essere preceduta dal riordi-
namento degli statuti, e dalla formazione
d' mi elenco di soggetti che per la loro
probità e per le loro scientifiche cogni-
zioni meritino di far parte del noverode-
gli accademici, non saprebbe il sottoscrit-
to cardinal prefetto della s. congregazio-
ne degli studi a chi meglio rivolgersi per
il duplice oggetto,che a V.'E.ma la qua-
le ha spiegato tanto impegno per la con-
servazione e per l' incremento di sì anti-
ca ed utile accademia , a cui come arci-
cancelliere dell'università romana spetta
d'assegnare la sala ed il giorno delle scien-
tifiche adunanze. A stabilire poi il rior-
dinamento degli statuti, lo scrivente pre-
ga l'È. ma V.a ad assumere fra gli attua-
li accademici quattro o cinque de'più sa-
vi e il lumina ti soggetti (mie noto che dal
cardinal Giustiniani all'uopo furono pre-
scelti i rispettabili duca d.. Mario-Massimo,
conte Giuseppe Alborgbetli, prof. Giu-
seppe Venturoli, prof. Michelangelo Pog-
gioli, prof. d. Salvatore Proja, prof. Sa-
verio liarlocci), i quali sotto la di Lei di-
i54 UNI
lezione si occupino della riforma degli
statuii, riportandoli al primiero ed uni-
co scopo dell'accademia de' Lincei, alla
coltura cioè delle sole scienze. Allorché
colai riforma sarà condotta al suo compir
mento, e si sarà formalo l'elenco degli ac-
cademici, che rimane stabilmente limi?
tato al numero di 4°3 V.a E.ma si degne-
rà eli farne al sottoscritto la trasmissione,
acciò, previo l'oracolo del santo Padre,
possa apporvi il consueto decreto d' ap-
provazione e conferma del pielodalo s.
Consesso. Nella ferma lusinga che TE). ma
V." vorrà di buon grado caricarsi di sì
delicato ed importante lavoro, lo scriven-
tecardinale consensi di profondoossequio
passa a baciarle umilissimamente le ma-
ni". Nel i 889 divenne rettore dell'archi-
ginnasio l'avvoca lo concistoriale mg.r An-
tonio M.a Cagiano de Azevedo segretario
di consulta, e continuò ad esserlo benché
promosso a uditore generale della came-
ra. Gregorio XVI avendo sempre in cuo-
re l'università romana, nari a il ^"78 del
Diario di Roma, del 1 83g, che a'i 7 set-
tembre fatto chiamare il prof.Metaxà.eb-
be la degnazione di consegnargli una bel-
la e ricca collezione di conchiglie del ma-
re Rosso, in aumento di quella, benché
nllora non ordinata, esistente nel museo
zoologico, cui lo stesso professore presie-
deva e dirigeva, Il Papa gl'ingiunse che
ne facesse collezione distinta. Molle bel-
le specie di Coni e di Cipree trovatisi io
questa; la più rara e più preziosa conchi-
glia è un grande e bello esemplare del-
la Rostcllaria rectirostris, reputata e-
sclusivamente indigena della Cina. Si ag-
giunge. 11 Papa non sa desistere dal dar
sempre nuovi argomenti di quell'arden-
tissimo zelo che nutre in favore delle
scienze naturali e della sua università; e
perchè egli fin quasi dalle fondamenta ne
erigesse i due musei zoologico ezoolomi-
co,d 'altro non fu d'uopo se non delle pre-
ci del professore, umiliate per mezzo del
cardinal Tosli pro-lesoriere,che n'espose
il bisogno e la pochezza delle suppeilelli-
UN I
li, da lui io 3o anni riunite, insuffìciento
però alle giornaliere lezioni. E a raggiun-
gere vieppiù le brame del professore, il
Papa in poco tempo gli fece prezioso do-
no d'un superbo Fenicolteso, d' un bel-
lissimo Struzzo, d'un freschissimo esem-
plare della Diomedeaexulans(g\ìxricoi'-
dala)del Capo di Buona Speranza, d'uno
smisurato pesce del genere degli squali,
SqttalusCarcharodon S/nilh,e d'uuMu •
flone o Muffol di Corsica, OvisMusìmou
Pallas, ceppo tuttor naturale e selvatico
delle nostre pecore domestiche. Raccon-
ta il n.° 98 del Diario di Roma del 1841,
che Gregorio XVI avendo donato all'ar-
chiginnasio una copiosa serie d'oggetli di
mineralogia, non che di volatili e d'ani-
mali de'tre regni (tra'quali campeggiano
uno struzzo, un coccodrillo, uno schele-
tro in parte vestilo di carne, ed un'inte-f
ra separata pelle d'ippopotamo, rarissi-
mo ne' gabinetti di storia naturale), che
ragguardevoli cattolici personaggi avea-
110 ùaW Egitto inviati coli' ultima spedi-
zione al Papa a significazione di divoto
e filiale omaggio; il collegio rettorale de-
gli avvocali concistoriali subito parte fe-
ce collocare nelle rispettive collezioni de-
gli appositi musei, e parte consegnò a'ri-
spettivi professori e preparatori. Indi vol-
le umiliarne i ringraziamenti al Papa a
mezzo d'una deputazione composta del
conte Tommaso G noli decano del collegio
e pro-rettore dell'università, e di mg. 'Ce-
sare Lippi pur esso avvocato concistoriale
e votante di segnatura, a nome ancora del-
l'archiginnasio e suoi professori; e furono
accolti cortesemente, con l'assicurazione
d'essere sempre ntento ad aumentare il
lustro e 1' importanza dell'ateneo di Ro-
ma, che di cuore protegge va. Nel t. ideila
Collectio leguni et ordinationuni de re-
età studiorum ratione>a p. 1 7 1 e segtien -
ti si leggouo del cardinal La m bruschini
prefetto della s. congregazione. Il dispac-
cio de'^g gennaio 1842 a mg/ Cagiauo
rettore dell'università romana, suH'esen-
tioue Ue'poveridal pagamento delle prò-
U N 1
pine, anche pei' le matricole di libero e-
servizio eziandio inferiori. II dispaccio de'
j5 aprile 1842 a'conservatori di Roma
sulla Protomoteca capitolina(di cui parlai
nel voi. XLVII, p. 82 e 86, riportando
i nomi degl'illustri italiani che in grado
sublime si distinsero nelle scienze, nelle
belle lettere e nell'arti, u'quali ivi a gran-
dissimo 01:01 e furono eretti busti o erme
marmorei sopra simili mensole), i quali a-
vendo implorato dal Papa la prescrizio-
ne del termine da trascuri eie dopo la
morte d'un italiano celebre negli studi
delle scienze, lettere e arti, pria che la di
lui memoria possa essere onorata con b li-
sto od erma nella Protomoteca, propose-
ro che rifiatai termine venga determina-
to d'anni 5o pegli scenziati e d'anni 100
pe'letlerati e artisti (dappoiché Pio VII
istituendo nel 1820 la Protomoteca a vea
ordinalo che in quel luogo dedicato a e-
ternarecol dovuto onore la memoria de-
gli eccellenti italiani, che per laude d'in-
gegno avessero incontrato sommo vanto,
escludendone i viventi, i conservatori di
Roma ne fossero i custodi e i curatori; e
the quando si proponeva loro qualche va-
lentuomo da ammettersi uella Protomo-
teca, coU'autorilà del principe, dopo rice
vuto il giudizio dell'accademie de' dotti
sulla realtà de'merili, e se d'altre scien-
ze o discipline aliene da tali accademie,
doversi consultare uomini esperti in quel-
le,scelli dal principe; tultavol la non avea
determinalo dopo quanti anni dalla mor-
te dell'illustre potessi procederea render-
gli un tanto onore). Gregorio XVI die ad
esaminare l'istanza alla s. congregazione
degli studi, la quale fattone rapporto al
medesimo, il Papa scorgendo essere espe-
diente che dalla morte degli uomini illu-
stri passi un congruo tempo, onde si possa
più imparzialmente formare il giudizio, se
sieno o no meritevoli del busto od erme,
decretò che nou sia in avvenire accetta-
ta alcuna istanza pel couseguimeuto d'u-
na tale onorificenza, se nou dopo trascor-
si anni quaranta dalla morte dell'uomo
U N I
i55
illustre, qualunque fosse Io studio in cui
il defunto si rese singolare e celebre. Di
più Gregorio XVI comandò, che compiu-
to l'esame a forma de'vigenli regolamen-
ti sul merito straordinario della persona,
di cui vogliasi onorare la memoria, se ne
presenti da'eonservatori di Roma il rap-
porto alla s. congregazione degli studi,
alla quale spetterà d'umiliarne corrispon-
dente relazione al sommo Poulefice, e di
consultarne il sovrano suo oracolo, come
accennai anche nel voi. LIX, p. y3. A p.
1 85 poi sono vi le Tkeses ex qualibet fa-
cilitale depromptae. Ricavo dal n.° 20
del Diario di Roma deli 843, che Gre-
gorio XVI per continuare i suoi doni a'
musei dell'archiginnasio, si privò d'una
copiosissima e rara serie di volatili della
Nuova Granala, sorprendente per singo-
larità e per varietà di specie, e per isplen-
didezzadi piume, volendo che ne fosse ab-
bellito il museo zoologico. A tal effetto fe-
ce chiamare il couteGnoli pro-reltore del-
l'università,e gli manifestò tale sua volon-
tà, e questi secondando le pontificie di-
sposizioni, commise che i detti oggetti, ac-
curatamente preparati, veuissero posti in
convenevole luogo nella sala della ricca
collezione zoologica, con memoria che ri-
cordasse il dono e il donatore. ludi il col-
legio retlorale, mediante deputazione, re-
se le dovute grazie al provvido principe
e padre. L' ottimo cardinal Giustiniani
morì a'24 febbraio 1 843, e Gregorio XVI
dichiarò camerlengo di s. Chiesa e arci-
cancelliere dell'università romana il car-
dinal Tommaso Riario-Sforza. Nel voi.
XXVIII, p. 62, descrissi il solenne fune-
rale celebrato al cardinal Giustiniani nel-
la chiesa dell'università, dopo il consue-
to della medesima, dall'accademia d'ar-
cheologia, che ivi ha la propria sede, sic-
come a suo amorevole protettore: cou più
dettaglio ne parla il n.° 26 del Diario di
Roma del 1 84-4- ' vl e U1 ta' anno fu stam-
pata: Orazione funebre detta nella c/ize-
sa delV Archiginnasio Roinano,dal con-
te Giuseppe Alborglwtli tesoriere della
1 56 UNI
pontificia accademia et ' Archeologia,in
occasione delle solenni esequie fa ite dal-
l' accademia medesima a' 9 febbraio
i844j '*U* eh. me. dell' E.mo sig.r car-
dinale Giacomo Giustiniani camerlen-
go di s. R. Chiesa e protettore dell'ac-
cademia. Promosso alla s. porpora mg.'
Cagiano a'23 gennaio 1 844> gli successe
nel rettorato il conte Tommaso Filippo-
in avvocalo concistoriale. Nel n.° 5i del
Diario di Romadd 1 844 Sl dice. Nell'ore
pomeridiane de' 17 giugno Gregorio XVI
onorò per lungo tempo il giardino bota-
nico (dell'università ronxana, ed al quale
donò la Flora Brasiliana), che deve al-
la munificenza sua e alle sue cure la fa-
tua acquistatasi non solo in Italia, ma nel-
le più remote regioni d'Europa. Fu rice-
vuto dal cardinal Tosti pio - tesoriere,
ch'ebbe grandissima parte alla sua pro-
sperità, e dal d. 'Carlo Dunarclli beneme-
rito direttore del medesimo (e professo-
re in botanica pratica nell'archiginnasio:
nel voi. LXV111 riparlando di quest'or-
to botanico, e de'migliorameuti recali da
Gregorio XVI, anche al Vivaio romano
delle piante e pubbliche piantagioni, di-
reno dal d.r Michelangelo Poggioli pro-
fessore nell'archiginnasio nella botanica
teorica e medico del Papa, ricordai 3 del-
le sue Enumeratio seminimi fiord bo~
fórncideld/Donarelli). 11 Papa visitò pri-
ma le piante esotiche,che per le caldissime
regioni da cui provennero sono costrette
a viverecostantemente rinchiuse uellestu-
fe dello stabilimento , riconoscendone il
buon lenimento, che dà alle varie specie
tulta quella rigogliosa appariscenza da
polersi nelle uosLreslufe ottenere. E do-
po aver osservala la vasta sala della scuo-
la di botanica pratica, magnificamente a-
dorna delle figure tipi a colori dell'an-
tico Iforlus lìomanus del Sabati (os>ia
la Synopsis plantarum: si può vedere il
vol.LVlll,p. i38 ei3c)), volle percorre-
re i vari ambulacri dell'orlo, non solo ne'
piani, tua auco ne'dolci acclivi del colle,
giusta i quali sono disposte le piante in
UNI
piana terra, trovando sempre nuovi sog-
getti di soddisfazione per le specie diver-
se de' vegetali, che sebbene quasi tutti
piantati da pochi anni nel nuovo impian-
to del giardino, per la perfetta coltivazio-
ne ch'ebbero, erano avanzali assai nel lo-
ro sviluppo, e bellissimi. Come pure per
quel gusto e intelligenza con cui Gre-
gorio XVI si distingueva nelle natura-
li scienze, e segnatamente neh' erbaria ,
di che forniscono amplissima prova i suoi
giardini anche botanici nel Palazzo a-
postolico Quirinale (fu benemerito pu-
re del giardino del Palazzo apostoli-
co Faticano, come raccontai ne' due
articoli), già soggetto di ben meritala
lode fattane per le stampe dal eh. auto-
re della Flora Napolitana. Avvertì il
giusto collocamento delle piante, secon-
do l'esposizione che ad esse conviene; ed
il modo con cui, giusta i comodi della
località, vennero disposte in famiglie na-
turali per una parte, per l'altra spettan-
te alle medicinali, col metodo di Linneo;
mentre poi un gruppo a parte si forma
delle piante economiche, ed un altro di
quelle dette da giardinaggio. Ricevette in
pari tempo, il Papa 1' elenco annuale a
stampa delle semenze,che da quest'orto si
spediscono ad altri giardini botanici per
Scambiarsi con quelle che più si deside-
rano, ad arricchire maggiormente questa
già cospicua collezione: ed ammirando-
ne il prodigioso numero di circa 3ooo,
restò piacevolmente sorpreso conoscen-
do che pochissimi stabilimenti di suini
genere ne forniscono un catalogo così u-
berloso. Passeggiò il grandioso anfitea-
tro delle piante che neh' inverno chieg-
gono ricovero, e che tutte vide fiorenti
e piene di vegetazione, come quelle che
altrove o in vasi o in vivaio erano in ser-
bo per rifondersi nelle classificazioni o
altrove. Vide con piacere la bella colti-
vazione delle Caltee. Si fermò lungo tem-
po ad ammirare, fra le piante acquati-
che, la fioritura e la fruttificazione delle
Ninfee. E senza più dire, restò il Papa fi-
UNI
nalmente meravigliato osservando dal-
l'alto (iella piazza ilei Lecino il grato in-
sieme e imponentiss'uno aspetto della sot-
toposta semina per la corrente stagione,
di non meno che circa 1600 vasi, frutto
in gran parte delle semenze mandate in
cambio dalle scelle corrispondenze pro-
curateal giardino dallo zelo del prof. Do-
narelli. Le replicale espressioni di lode e
la piena soddisfazione che dimostrò Gre-
gorio XVI con un'amabilità tutta pro-
pria verso il benemerito direttore, ri-
crearono l'animo suo, ricolmandolo d'u-
na sincera contentezza , vero e gradilo
compenso alle sue laboriose cure botani-
che. L'avv; concistoriale Gio. Battista de
Dominicis Tosti nelP eruditissima Dis-
sertatio de Operibus publicis , Romae
1842, ci diede l'interessantissima colle-
zione dii38 lapidi erette al niunificen-
tissimo Gregorio XVI pel da lui opera-
to fino a tal anno, inclusi vamenle a quel-
le de'narrati musei. La 108 riguarda l'or-
to botanico. Gregorius XV I P. M. An.
mdcccxxxvu Botamene Provehendae.
Queste iscrizioni sono collocatesolto il ba-
samento de'leoni di pietra che ne ornano
l'ingresso. Per analogia campestre e altro
ricorderò, che la precedente iscrizione ce-
lebra la restaurazione fatta dal Papa del
famoso Bosco Parrasio, che un tempo fu
in questo giardino botanico e ne riparlai
nel voi. LI V, p. 266, cioè dell' accade-
mia d'Arcadia, che la solennizzò con l'a-
dunanza de'4 settembrei 83g, consagra-
ta alle lodi di Gregorio XVI, e pubblicata
colle stampe. Il prof. De Matlheis, nella
citata Dissertazione sopra il bene e i fa-
vori compartiti da' Romani Pontefici al-
la medicina, a p. 1 3 parlando di Grego-
rio XVI, riferisce. » Che ha concorso an-
cor egli con alacrità e munificenza ad ar-
ricchire, ad amplia re, ad abbellire e l'Or-
to Botanico, e i gabinetti di Materia Me-
dica e d'Istoria Naturale, specialmente di
Zoologia ; e quest'ultimo anchea sue pro-
prie spese, avendo generosamente paga-
to di sua borsa l'acquisto degli smisurali
UNI i57
pesci, uno de'quali della classe de'Ceta-
cei o Balene, orna col suo scheletro so-
speso in alto il corridoio terreno di que-
st'Archiginnasio (il Nihby lo chiama gran
Cachalot, il cui corpo già morto, alquanti
anni indietro, fu giltato dal mare sulla
spiaggia presso Palo); e l'altro della clas-
se de'Cartilaginosi e del genere delle La-
mie o Squali, volgarmente detti Pesci Ca-
ni, arricchisce colla sua pelle impagliata
lesale del gabinetto Zoologico. Egli inol-
tre ha stabilito una nuova Commissione
Sanitaria (della quale riparlai ne' voi. L1I,
p. 3 24, LXXX, p. i65) coli' intervento
di molti e distinti medici, onde meglio
provvedere a'bisogni della pubblica in-
columilà". Si ha dal n.° 3i del Diario
di Roma del i84-5 , che Gregorio XVI
sempre intento a promuovere con ogni
maniera d' utili stabilimenti l'arti e le
scienze, si degnò fare speciale obbielto
dell'indefessa sua munificenza la scuola
e il gabinetto di zoologia, già dalle sue
generose largizioni splendidamente arric-
chito.Àd una copiosa interessante raccolta
di uccelli, a due grandi Ippopotami, non
ha guari da lui donali al gabinetto, volle
aggiungere un Coccodrillo del Nilo di
non ordinaria grandezza, e in pari tem-
po donare alla biblioteca della slessa u-
niversità varie opere d' illustri moderni
riguardanti la medicina e la storia natu-
rale. Chiamali perciò a se il rettore con-
te Filipponi e il prof. Telemaco Metaxà,
aflidò loro la cura di collocare il renile
in roedo che servisse meglio alla scien-
za e alla comune curiosità. Aggiunge il
Diario queste ei udizioni. Il Coccodrillo
del Nilo non è men celebre per la sua fi-
gura colossale, ferocia, arditezza e vora-
cità, che per la superstiziosa venerazio-
ne in che era tenuto dall'antico Egitto.
Nutrivasi con cibi consagrati; gli appen-
devano preziose gemme all'orecchie e gli
venne perfino consagrata una città. I ca-
da veri de' coccodrilli imbalsamali erano
deposti nelle famose piramidi d'appresso
le tombe de' re. Sotto l'imperatore Augii-
1 58 UNI
sto si videro in Roma sino a 36 coccodrilli
nel circo Flaminio, a tal uopo riempito
d'acqua, restar uccisi da un egual nume-
ro di uomini. Questo storico animale ven-
ne collocato e ben disposto nella maggior
sala del museo di storia naturale dell' ar-
chiginnasio, insieme a'due Ippopotami e
ad altri vari oggetti donati dal Papa. Me-
rita farsi onorevole menzione del Discor-
so recitato dal prof. Salvatore Betti se-
gretario perpetuo dell'insigne e ponti-
fìcia accademia romana di s. Luca,ac-
cademivo della Crusca tin occasione de'
premi scolastici distribuiti agli alunni
dall' Em.° principe sig.v cardinale Ria-
rio Sforza camerlengo ec, Roma 1 845.
Sì legge ancora nel 1. 1 2, p. 366 dell'^/-
bum di Roma, da cui fu estratto. Ivi fra
le altre belle cose delle con dotta eloquen-
za si celebra Gregorio XV I. » Certo,o gio-
vani, questo vostro vantaggiarvi nell'ar-
te è gran letizia dell'accademia : ma gran-
dissimo è il vedere dal ti ono del S.P.Gre-
gorio XVI, augusto signor nostro, spar-
gersi su voi tanta benignità di favori e
di benefìcii.Oh quali cose ancora non po-
tete promettervi, se lungamente Dio cel
conservi, da un Pontefice die sì gene-
roso sollecitudine ha sempre mostrato
a proteggere ogni gentil disciplina ! Da
un Pontefice, a cui non so qual allro,se
pur non fosse quel Giulio II, quel Leone
X, quel Pio VI , potrebbe agguagliarsi
nella munificenza d'avere non che restau-
rato e reso alla luce tanti importantissi-
mi monumenti della nostra o grandezza
o eleganza, ma di nuovi tesori arricchito
la città sua così nell'arti greche e roma-
ne, come nell'egiziane ed etruschel " A-
•vea il Papa concesso a'professori dell'ac-
cademia di s. Luca nel 1 834,ecome si leg-
ge nel n.° 58 del Diario di Roma , un
nuovo e decoroso abito civile, come pro-
tettore dell'accademia e dell'arti gran pa-
trimonio di Roma. Incoraggiati i profes-
sori dalla speciale benevolenza pontificia,
dimostrata anco negli altri modi riferiti
altrove, rappresentarono aGregorioX VI,
D N l
che le scuole dell'accademia di s. Luci
situate da Leone XII nel pianterreno di-
scorso dell'archiginnasio, oltreché non e-
rano molto decorose e doveano restar se-
parate da quelle di pittura , riuscivano
notabilmente nocive per l'umido. Reni-
gnamente rispose , che volontieri gli a-
vrebbe esauditi proponendogli altro più
conveniente locale, che contenesse anche
le scuole di pittura. Allora i professori do-
mandarono parte dell'edilizio (e non pa-
lazzo)cameraledalloste<ssoGregorio XVI
edificato nella via del Porto di Ripelta,
sull'amena ripa del Tevere, onde ne ri-
parlai a tale articolo o voi. LXXV , p.
142, incontro l'estremità posteriore della
fabbrica dell'ospedale di s. Giacomo. Non
solo prontamente li esaudì, ma ne ordi-
nò ancora la riduzione a scuole artisti-
che per l'accademia di s. Luca, ed a spese
dell' erario, come accennai nel voi. LII,
p. 279 ed altrove. Perciò notificò il n.°
Cj3 del Diario di Roma de'22 novembre
1845, che piena della più viva allegrez-
za e riconoscenza l'accademia verso l'a-
nimo munifìcentissimo di Gregorio XVI,
che con tanta generosità erasi degnato
trasferire le scuole romane delle belle arti,
affidate all' insegnamento della medesi-
ma, in un nuovo edificio più degno della
maestà pontificia e della civiltà di Roma,
commise in generale adunanza a' cava-
lieri Giovanni Sii vagrii presidente, Giu-
seppe de Fabris vice-presidente , e Cle-
mente Folchi ex presidente, d' umiliare
al Papa i sentimenti di altissima gratitu-
dine e divozione dell'intero corpo acca-
demico. Ammessa alla di lui udienza a'
1 7 di detto mese, la deputazione adempì
il doveroso incarico con quell'ossequiosis-
sime espressioni che il Papa si compiacque
accogliere con quella benignità a lui sì na-
turale, che tanto invincibilmente al tira va
i cuori alla di lui venerazione. In tal mo-
do I' edilìzio dell' archiginnasio riacqui-
stò l'ampio locale già occupato dalle scuo-
le artistiche, e queste furono stabilite più
assai degnamente, e vi sono fiorenti lui-
€ K I
torà. Che se propriamente il locale lascia
tuttavia qualche cosa a desiderare, non
è all'atto colpa dell'angusto donatore, il
quale volonteroso non feceche subitamen-
te esaudire le vive preghiere degli acca-
demici^ essendo egli tanto beu disposto
per essi, se allro ne avessero a lui richie-
sto potevano esser certi d'ottenerlo. In-
oltre perchè I* implorato locale da lui
concesso, più opportunamente riuscisse
alla sua destinazione, il Papa colla spesa
di più che cinquantamila scudi, vi fece
aggiungere e costruire la sala de'Gessi. e
la sala del Nudo unita all'accademia di s.
Luca e nuovamente rimossa dal Campi-
doglio colle scuole di pittura. L'accade-
mia peigratitudine perenne collocò sul-
la porla esterna una lapide monumen-
tale nello stesso 1 84^. Nel n .* 43 del Dia'
rio di Roma de' 3o roaggioi846 il ret-
tore conte Filipponi pubblicò la seguente
notizia. Alle tante e belle ossa fossili di
strani animali, che di quando in quando
si trovano lungo le vallate de'fiumi Te-
vere e Aniene, debbonsi aggiungere quel-
le rinvenute nello slesso anno nelle cave
di breccia esabbia fluviale di Monte Ver-
de, a un miglio circa dalla Porla Porte-
se, non meno celebri di quelle del Monte
•Sagro fuori della Porta Nomentana. Nel
fare la scoperta della ghiaia sulla collina
di Monte Rosato, che forma una fiancata
della spaziosa valle delle Tevere, si scuo-
prì la più grossa zanna elefantina. che siasi
fino ad ora rinvenuta , e della più desi-
derata integrità e conservazione. E' lun-
ga palmi i5 e torta a spirale. Rimesco-
late colle sabbie erano eziandio un'altra
difesa più piccola, ina di quella più cur-
va, frammenti d'altre grosse ossa elefan-
tine, delle mascelle d'ippopotami, che be-
nissimo conservano i denti molari, una
testa di cervo più grossa dell'ordinario,
diverse aitie ossa del bove primigenio, e
conchiglie d' acqua dolce. Una scoperta
di questa fatta è del più grande interesse
per le scienze anatomiche e geologiche;
ed è perciò che Gregorio XVI, sempre
UNI i I 9
disposto a beneficaregli sludi, alanti ilo-
nativi fatti a' musei dell'archiginnasio,
per organo di mg.r Anlonelli suo teso-
riere generale , ora cardinal segretario
di slato, volle aggiungere ancora que-
ste , onde servissero nel museo zooto-
ro ico o d'anatomia comparativa per co-
modo degli studiosi, e come uno de'tanii
testimoni della grandezza e onnipotenza
del Creatore. Quanto all'osservalorio a-
stronomico dell' archiginnasio, nel pon-
tificato di Gregorio XVI, abbiamoli ri-
ferito dipoi dal n.° 82 del Diario di Ro-
ma del 1 847. » NeW Osservatorio Astro-
nomico dell' Università Romana della
Sapienza situato in Campidoglio, seb-
bene non fornito di que' delicati istro-
menti che si richiedono dalla moderna
astronomia , pure da pochi anni a que-
sta parie non si è trascurato di fare quel-
l'osservazioni, dalle quali si poteva otte-
nere, con que' pochi mezzi , un qualche
soddisfacente risuliamenlo. Così dal di-
rettore prof.(d'ottica e astronomia di det-
to archiginnasio) d. Ignazio Calandrelli
(del quale abbiamo fra le altre opere, E-
lementi (V algebra e geometria, Roma
i836), e dal suo supplente e collabora-
tore d/ Ottaviano Astolfi , furono fatte
le osservazioni e il calcolo per la orbita
parabolica della gran cometa apparsa nel
marzo i843, ci ì che si pubblicò una me-
moria (le osservazioni della Specola del
collegio romano si ponno vedere ne' n.i
20 , 22 e 24 del Diario di Roma del
i843). JNeh845, appresso osservazioni
fatte nello stesso osservatorio, si pubbli-
cò un'altra memoria sul calcolo dell'or-
bita elittica della cometa scoperta a' 22
agosto 1 844 (l'osservazioni e scoperta del-
la cometa fatte nella specola del colle-
gio romano sono riportate nel n.°68del
Diario di Roma del i844: l'osservazioni
posteriori eseguite nella medesima spe-
cola, si riferiscono nel n.° 3^ delle No-
tizie del giorno del i844)"- La grande
anima di Gregorio XVI il i.° giugno 1846
passò a ricevere il premio di sue splen-
160 UNI
dide virtù. Col testamento olografo di-
spose di sua domestica libreria in favo-
vore di stabilimenti pubblici. Dice l'arti-
colo i 3.° Ietterai?. » Alla biblioteca della
Sapienza, oltre l'opere già da noi conse-
gnate di medicina, chirurgia, farmacia e
botanica, lasciamo tutte quelle altresì che
si troveranno alla nostra morte esistere
tra' nostri libri di simile argomento. C.
All'accademia di s. Luca lasciamo tutte
i volumi del Museo Pio -dementino, e
Chiararnonti". Si narra dal n.° 74 del
Diario di Roma del 1846. Solenne tri-
buto di riconoscenza e di lagrime si rese
a'2 settembre al Pontefice GregorioXVI
di sa. me. nella chiesa interna del roma-
no archiginnasio; e tale rendevasi quale
alla maestà di sì benemerito principe e
alla dignitàdell'archiginnasio pienamen-
te si addiceva. Poiché il tempio decen-
temente ornato a bruno faceva di se ma-
gnifica mostra. « Circuito da sontuosi
candelabri sorgeva nel mezzo il tumulo
ricco ed elegante pur esso , ne' lati del
quale venivano ricordati i molti tratti
di beneficenza, de'quali il defunto Pon-
tefice verso 1' università stessa era stato
dispensatore munifico. La biblioteca au-
mentata di libri anche per testamenta-
ria disposizione , i gabinetti di scienze
naturali parte nuovamente fondati, parte
arricchiti d'oggetti preziosi, V archigin-
nasio restituito alla sua interezza col tra-
sferire le scuole di belle arti di s. Luca
presso il Mausoleo d'Augusto, le varie
macchine donate, l'annuo censo di visto-
se somme accresciuto, e vari altri bene-
fìcii ivi rammentati facevano fede del ge-
neroso animo e della liberalità del Pon-
tefice a pio di questo scientifico prima-
rio stabilimento". Con iscelto accompa-
gnamento di musica,cantò la messa mg/
Andrea M." Frattini avvocato concisto-
storiali e promotore della fede. A rende-
re quindi un giusto tributo d'encomio e
di meritata lode all'estinto Gerarca, l'ab.
d. Gio. Battista Palma ( di cui nel voi.
LXIII, p. 274) professore di storia ec-
UNI
clesiastica nell'archiginnasio e segretario
del collegio teologico, con eloquente la-
tino sermone {In Funere Gregorii XVI
Oratio habila in Universitate Romana
etc. SS. D. N. Pio PP. IX dicala, Ro-
maei846), ricordò i tratti più. gloriosi
del suo lungo pontificato,descrivendone
l'illustri imprese riguardanti il bene dello
stato pontificio, e principalmente lo zelo
indefesso nell'apostolico governo della
Chiesa universale,al cui incremento e pro-
pagazione consagrò sì utilmente le fati-
che dell'intera sua vita. Intervennero alla
funebre pompa e flebili salmodie l'ar-
cicancelliere cardinal Riario-Sforza, i col-
legi delle diverse facoltà dell'università,
ed i professori della medesima, oltre alla
scolaresca numerosa e ad altri cospicui
e dotti personaggi , i quali atteggiati a
profondo raccoglimento ben mostrarono
quanto fossero penetrati di riconoscenza
e divozione verso un tanto Pontefice, che
fu mai sempre delle scienze e degli stu-
di costante e splendidissimo protettore.
Inoltre riporta il n.° 79 del citato Dia-
rio, che la pontificia accademia d'archeo-
logia, che ha sede nell'università roma-
na , per benigna disposizione di Grego-
rio XVI, fu sollecita di rendere anch'essa
alla memoria di tanto Pontefice quel tri-
buto che gli si doveva per ogni ragione
di gratitudine, di venerazione e d' osse-
quio. Per cura pertanto del conte Giu-
seppe Alborghetti pro-presidente, venne
ciò eseguito a' 12 del suddetto mese, nel
quale i soci d'ogni classe convennero con
istraordinaria frequenza nella chiesa del-
l'archiginnasio. Era questa con ogni mag-
gior pompa decorosamente adornata a
bruno, e al di sopra della porta d'ingres-
so vi si leggeva un'iscrizione analoga alla
circostanza, composta dal segretario per-
petuo coiti raend. Pietro Ercole Visconti.
La messa di requie,accompagnata da scel-
to canto, venne pontificata da mg. Ba-
luflì arcivescovo di Pirgi, segretario della
congregazione de' vescovi e regolari, ora
cardinale; e illodatocommendatore colla
V N I
nota facondia pronunziò in italiano il fu-
nebre elogio ilei supremo Gerarca.» Fat-
tosi dal ricordare le molle e gravissime
cose da Gregorio XVI operale con sapien-
te e con invillo animo, a sostegno, a di-
fesa, a incremento della cattolica religio-
ne , venne poi a schierare innanzi , con
quella rapidità che il breve spazio con-
cesso al suo dire gli consentiva , i som-
mi e perenni heneficii da lui resi alle an-
tichità co>ì cristiane come profane (mas-
simamente colla fondazione e compimen-
to de' Musei Etrusco, Egizio e La ter a-
ncnse, ed in questo oltre il museo profa-
no, anche l'iniziamento del musco Cri-
stiano, come rilevai nel voi. LX1V, p.
1 66, e celebrò con altre glorie di Grego-
rio XVI, l'aurea penna del can. d. Do-
menico Za nel li. a p. 5i del Giornale di
Roma del 1 85y, e riportando eziandio la
lapide posta a sua memoiia nel musco
Cristiano della Biblioteca Vaticana, dal
Papa di molto arricchito e abbellito. Di
sue benemerenze colla biblioteca riparlai
nel voi. L, p. 270 ed altrove,celebrando-
ne la munificenza usata colla medesima
in tante maniere. Di più le donò i co-
dici da lui acquistali dalle librerie di Fel-
ler e di Dtimont ; ed a' rarissimi codici
orientali, pur da lui donati, vi aggiunse
quello in foglie di palma, scritto in lin-
gua birmana, ed a lui offerto dal colon-
nello Luigi Bavari, contenuto in due pre-
ziosi volumi ) , agli studi dell' archeo-
logia e delle classiche lettere; alle belle
arti e a'cnltori di esse. E venendo al par-
ticolare dell'accademia, alla quale si era
dimostrato affettuoso socio, padre bene-
volo e magnanimo principe; detto de'pri-
vilegi e delle munificenze onde l'accreb-
be e favoreggiò; conchiuse il suo discor-
so mostrando quanto essa accademia n-
vesse giusta ragione d'innalzar 1' animo
a ricevere grandi speranze, potendo, per
clemenza di Pio IX, contare giàfra'suoi
soci il nome adorato e augusto di sapien-
tissimo Pontefice, che inteso a promuo-
vere ogni maniera di gloria del felice suo
voi. i/xxxv.
UNI 161
stato e dell'amata sua Roma, sarà al pon-
tifìcio istituto d'antichità padre benevo-
lo e magnifico principe ". Assisterono al-
la religiosa ceremonia gli Etnin.i Cardi-
nali Macchi, al presente decano del sa-
gro collegio, Polidori , Bianchi , Gazzoli
e Massimo, mg.r Pallavicino maggiordo-
mo, tutti soci d'onore; non che il conte
Broglia ministro del re di Sardegna , il
duca d. Marino Torlonia, il conte Filip-
poni rettore dell' università. Grande fu
poi il concorso d'altre ragguardevoli per-
sone, e molle se ne numerarono del cle-
ro secolare e regolare, fra le quali v'eb-
bero i dignitari dell'inclito ordine benedei-
tino-camaldolese, che ben a ragione van-
ta nel defunto Pontefice uno de'suoi più
segnalali ornamenti. Finalmente trovo
nel n.° 82 del Diario di Roma, del 1 846
la descrizione degli estremi ultimi onori
re^i a' 16 settembre dalla pontificia ac-
cademia di religione cattolica, che ha la
sua sede nell'archiginnasio romano, alla
grand'anima del Papa Gregorio XVI, il
quale dopo averla da privato somma-
mente onorala co'suoi pregiatissimi scrit-
ti polemici, ne fu poi da Pontefice pro-
tellore munificentissimo. A tal uopo la
chiesa dell'archiginnasio era decorata a
bruno con bellissima e religiosa pompa;
ed un'iscrizione collocata sulla porta d'in-
gresso ne indicava l'oggetto. Mg. r Fran-
cesco Pichi arcivescovo d' Eliopoli pon-
tificò la solenne messa di requie, che ven-
ne accompagnata da scelta analoga mu-
sica. L'orazione funebre fu recitata dal-
Peloquentissimo mg.r Gio. Battista Ro-
sani vescovo d'Eritrea, segretariodell'ac-
cademia (che il sagro collegio avea scelto a
pronuniiare l'O/vzz/onede'novendiali di
Gregorio XVI,con nitidissimo elegante la-
tinoj.Si fece a commendare precipuamen-
te i segnalali benefizi recati alla s. Chie-
sa dalla fortezza, dalla sapienza e dal ze-
lo del defunto e pianto Papa. Interven-
ne alla sagra funzione il cardinal A squi-
lli mentissimo presidente dell'accademia,
a cui fece corona una nobile schiera di
1 1
if>2 UNI
dotti e illustri accademici, tutti premu-
rosi di tributare questa pubblica testimo-
nianza di gratitudine e di divozione al lo-
ro augusto collega e benefattore.
Il regnante sommo Pontefice Pio IX
(V.) Mastai-Fei retti di Sinigaglia, dalle
sedi episcopali di Spoleto ed Imola ( T .),
ascese sull'apostolica a' 1 6 giugno 1846, e
vi siede quale descrissi nel suo articolo e
in altri numerosi , magnanimo e splen-
dido protettore delle scienze, delle lette-
re, delle arti, e dc'suoi cultori; e qu.de
di recente lo celebrò l'acclamata, nobile e
generosa opera, e di cui rende conterza
ed encomia l'eminenlemente benemerita
della religione, della società e delle let-
tere, la Civiltà Cattolica, originata efio-
rente nelT odierno pontificato, nella se-
rie 3.", t. 5 , p. 7i3 : le vittorie delle
Chiesa nel i.° decennio del Pontificato
di Pio IX, del sacerdote Giacomo Mar-
gotti, Torino i85y. In questo medesimo
anno il lodato cb. cari. d. Domenico Za-
nelli direttore del Giornale di Rorna,\\e\-
le p. 5g e 63 del medesimo, compendiò
le operedovuteal inuuificentissimoprin-
cipe. In Torino si va pubblicando : Sto-
ria di Papa Pio IX del teologo Mau-
rizio Marocco, Torino 1 856. Tutte le
lodate opere e periodici pongono in gran-
de evidenza i fasti del Pontificato ro-
mano, e lo difendono dagli attaccbi vio-
lenti dell'ignoranza, della malizia e della
incredulità. Questa è opera sommamen-
te lodevole, specialmente ne' tempi cor-
renti, in cui vediamo la stampa perio-
dica divenuta in mano di pochi fatale
stromentodi maldicenza, di calunnia, di
empietà e di sconvolgimento morale e
sociale, come replicatamele deplorai al-
trove. La causa del Papato, principal-
mente a' di nostri, è causa di Religione
e causa Sociale: onde chi la difende, as-
sume la difesa della Chiesa e della So-
cietà. E quanto al sacerdote Margotti,
egli felicemente difende la santa causa
del Papato non solo nell'eccellente gior-
nale politico-religioso l' armonia di To-
U V I
1 ino, che nomino a cagione di onore, mi
anche in separati volumi accolti con lo-
de ed ammirazione. Subito il Papa die
saggio di amore alle scienze e alle ar-
ti. Registrai nel suo articolo, che nel-
1' agosto 1846 donò al museo zoologi-
go dell'università, rara collezione d' uc-
celli della Nubia e di mammiferi del Se-
negal. E nell'ore pomeridiane dell'i r del
seguente mese di set tendile, come lesso
nel n. 74 c'e" Diario di Roma, si com-
piacque visitare l'esposizione delle belle
arti nelle scuole dell'accademia di s. Lu-
ca, osservando con fino gusto e d'incerili-
mento l'opere di ciascuna scuola, e del-
l'augusta sua approvazione onorarle pre-
miate. Visitò altresì gran parte del nuo-
vo edificiOjConceduto per esse scuole dal-
la munificenza di Gregorio XVI, la gran
sala de'gessi, e la scuo'a del nudo, dal pre-
decessore appositamente edificate. Dopo
di che ammise al bacio del piede i! pre-
sidente cav. Giovanni Silvagni,ed i pro-
fessori che l'aveano ricevuto e accompa-
gnato, e partendo lasciò tutti compresi di
venerazione e di riconoscenza per la sua
benigna affabilità, e per tale atto di so-
vrana protezione verso l'insigne accade-
mia e l'arti romane. Non meno propenso
si mostrò coli' accademia romana d' ar-
cheologia, poiché oltre di averle in quel-
l'anno fatto celebrare il Natale di Roma
nel giardino Vaticano, al modo ehe nar-
rai nel voi. XLVll, p. 57, riferisce il n." 34
del Diario di Roma del 1847, d'averle
assegnata nuovamente la sede in Campi-
doglio. Non ne profittarono gli accade-
mici, restando nell'università romana a
tener le loro adunanze, e tuttora ivi le ce-
lebrano, come luogo più comodo e centra-
le; bensì debbo pur dire,e lo ricavodallu
dedica del t.i 1 delle Dissertazioni del-
l' /accademia, e meglio dal n.°4del Gior-
nale di Roma de'7 gennaio 1 8 fo, Pio I X
essersi degnatogli concedere a nobile stan-
za della medesima una parte del detto e-
difìcio camerale, posto lungo la via di Ri-
petta, ponendola in tal modo a pari con
UN I
l'altra di s. Luca ; coti l'accademia ha o-
ra un suo proprio luogo, dove gli acca-
demici risiedono con conveniente ordine
e con utile degli sludi , avendovi collo-
cati i libri che possiede, e all' occasione
■vi tengono quell'adunanze per deliberar
d'accademici fatti o giudizi. Di più e se-
condo il pubblicalo nel Giornali' di Ro-
ma de'2 maggio 1857, nel descrivere il
festeggiato Natale di Roma dall'accade-
mia archeologica sul Monte Palatino ne-
gli Orli Farnesiani, si dice, che il Santo
Padre ha concesso ad essa un luogo adia-
cente, acciò possa in una sua propria e
sicura sede celebrare in progresso il gior-
no anniversario natalizio di Roma ; cioè
nel luogo appunto nel cjuale se ne cornili
ciò la fondazione, e dove durano in parte
le mura di Romolo. Debbo pur anco qui
notare, che il Papa Pio IX è munificen-
l issi tuo dell'archeologia sagra e profana
pe'fecondi scavi da lui intrapresi, che cele-
brai in tanti luoghi e a Strade di Roma,
avendo parlato della commissione d'ar-
cheologia sagra da lui istituita e del gran-
dioso aumento del museo sagro Lalera-
uense nel vol.LXIV.p. i65 e in altri luo-
ghi. Inoltre il Papa nello slesso edilìzio
presso Ripetta collocò ancora, come ri-
marcai altrove, eziandio l'altra pontifi-
cia congregazione e accademia de' mae-
stri e professori di Musica, sotto l'invo
cazione di s. Cecilia, della quale godo es
seme membro onorario, dopo averle con-
ferito il titolo di pontificia, come ripor-
ta il n.° 65 del Diario di Roma de' i4
agosto 1 847, onore che l'accademia eter-
rò colla medaglia monumentale descrit-
ta nel n.° 82 del Diario di Roma del
1 847 ; ed il n.° i55 del Giornale di Ro-
ma del 1 855 dice che il Papa con rescrit-
to de' 17 gennaio 1 852 , le concesse no-
bile e dignitoso locale nel 2.0 piano del
palazzo Camerale in via Ripetta. Al-
l' accademia poi de' Lincei, restata ino-
perosa per le surriferite cagioni, accor-
dò maggiori favori, come rilevai ripar-
landone ue'luoghi indicati nel vol.LYUI,
U N I iG3
p. i5i,e meglio descrive il n.°57 ùc\Dia-
rio di Roma de' 1 7 luglioi 847, ed il Sup-
puratalo al n.°c)i, però conviene tener
presente il rifinito disopra. La ristabili,
le diede un nuovo statuto , le restituì
l'anteriore locale ch'erasi ripreso il sena
tore di Roma, e le assegnò l'annuo dote
di scudi 1200. Ailìdò la direzione dell'os-
servatorio astronomico a un direttore so-
cio ordinario dell'accademia. da scegliersi
sopra una terna da proporsi dal corpo ac-
cademico, con l'abitazione contigua e la
cura delie macchine, di cui ragionai più
sopra, secondo il citalo n.° 57 del Dia-
rio. Gli Statuti per V Accademia Pon-
tificia de' Nuovi Lincei, furono pubbli-
cati colla stampa a'3 luglio 1847. Si leg-
ge nel tit. 3, §16. » \i sarà un direttore
della Specola astronomica , al quale ver-
rà assegnata un' abitazione attigua alla
Specola medesima, e che avrà cura delle
macchine già dal governo acquistate a tal
uopo". In seguilo e in occasione che do-
nò all'osservatorio dell'università il cir-
colo meridiano d'Erte), ampliò 1' osser-
vatorio medesimo , di che dovrò ripar-
lare a suo luogo. La s. congregazione de-
gli studi a'24 aprile 1847 emanò una cir-
colare a' vescovi dello stalo pontificio su-
gli asili infantili, scuole notturne (di que-
ste e di quelli ragionai nel voi. LXIII ,
p.i 19,125 e altrove), ed altri istituti d'i-
struzione popolare, e si legge con le al-
tre disposizioni che andrò ricorda ndo nel-
la Collectìo teguni et ordina tionum de
recta Sludiorum rottone, ab anno 1 84^
usque ad annum\85i, fussu Em.i ac
Rw.i principis Card. Rapimeli* For-
nari s. congregationis Studiis moderan-
dis prae fedi cura Hannìbalis Capalti e-
jusdem s. congregationis secretarli con-
tinuata toni. 3, Romaei 852. Intanto con
viene di narrare col n.° 34 delle Notizie
del giorno deli847,che il Papa Pio IX
a*23 agosto, mentre nell'archiginnasio si
faceva l'annua e solenne distribuzione de'
premi, vi giunse inatteso, prima che aves-
se cominciamento. Appena ciò annunzia-
iG4 USI
tosi, in frella In guardia ci vica'che nei suor
mentovato luogo avea stabilito un teropo-
raneo quartiere, si schierò nel corlile, e
tosto sovraggiunse il suo tenentecolonnel-
lo march. Patrizi. Il Papa venne incontra-
to dal cardinal Riario-Sforza arcicancel-
liere, dal conte Filipponi rettore dell'ar-
chiginnasio e dal collegio rettorale, non
che dagli altri collegi e dal corpo de'pro-
fessoli. In mezzo a questo riverente cor-
teggio, il Papa ascese all'aula massima ,
ove non solo volle con paterna bontà de-
corare e presiedere la funzione, ma con
soavità di modi conferire le lauree e d'o-
nore e di premio, e farsi altresì distribu-
tore delle medaglie. Aprì la solennità un
breve e dotto analogo ragionamento del
cardinal arcicancelliere; e la chiuse co-
me un prezioso suggello un discorso pro-
nunziato dal Santo Padre; discorso det-
tato dal cuore e che profondi! mente com-
mosse quanti erano presenti. Disse paro-
le di conforto e di lode alla studiosa gio-
ventù, di soddisfazione e di gradimento
a chi ivi presiede, e a chi si adopera alla
scientifica e morale educazione della me-
desima. Ricordò, e volle ben fermo fosse
nelle menti giovanili, che fra tanti titoli
di grandezza, de'quali Roma va glorio-
sa, massimo è certo quello d'esser centro
ilei cattolici sino, sede del Vicario di Cri-
sto : la necessità quindi che la romana
gioventù sia d' esempio e d'edificazione
al mondo. Terminata la premiazione, il
Papa visitò i gabinetti, ne'quali sempre
accompagnato dal cardinal arcicancellie-
re , dopo essersi trattenuto in iscienlifi-
clie osservazioni con quella perspicacia
che tanto lo dislingue; dopo aver in ispe-
cial modo esaminato varie macchine do-
vute alle recenti scoperte , ed altri pre-
ziosi oggetti appartenenti alle scienze na-
turali ; ed espressane perciò la sua sovra-
na soddisfazione, si compiacque ammet-
tere i rispellivi direttori, custodi e im-
piegali al bacio del piede; il quale ono-
re già avea impartito agli avvocati con-
cistoriali, a'membri degli altri collegi, ed
UNI
a'professori nell'aula magna. Partì final-
mente dall'archiginnasio tra le riverenti
dimostrazioni di tutti e della numero-
sa scolaresca. Pio IX col moto-proprio
Quando, de'ag dicembre 1 847, presso il
Supplimento del n.° io5 del Diario dì
Roma, sul Consiglio de'minislri e con 9
ministeri, dichiarò 3.° quello dell'istru-
zione pubblica, onde il cardinal Mezzo-
fante prefetto dalla s. congregazione de-
gli studi divenne ministro dell' istruzio-
ne pubblica. Le attribuzioni del suo mi-
nistero furono le seguenti statuite nel tit.
3.° Al ministro dell' istruzione pubblica
appartiene luttociò che si riferisce ad in-
segnamento pubblico, salvi i diritti del-
l'autorità ecclesiastica.ed a forma di quan-
to è prescritto nella bolla Qttod divina
Sapienti a. Dipendono quindi dal mede-
simo le università, i collegi, le scuole, le
biblioteche , le accademie ed istituzioni
scientifiche e letterarie. In genere tulli
gli stabilimenti dedicati o inservienti ad
istruzione pubblica sì scientifica, che in-
dustriale. Col terminare del dicembre eb-
be fine il rettorato del conte Filipponi,
e gli successe il collega avvocato conci-
storiale mg.r Andrea M.a Frattini roma-
no, promotore della fede, protonotario a-
postolico partecipante e canonico Vati-
cano. Per le deplorabili vicende de'tem-
pi, secolarizzati i ministeri , ecclesiastici
non rimasero che il presidente de'mini-
slri cardinal Segretario di stato, e il mi-
nistro dell' istruzione pubblica cardinal
Mezzofante. Questi avendo rinunziato, il
Papa a'i5 sellembrei848 gli sostituì il
cardinal Vizzardelli. A' 1 6 novembre la
fazione settaria proruppe in Roma con
disastrosa rivoluzione, che pose in mano
il potere a un ministero fallo da essa, e
lo enumerai nel voi. LI II, p. 202, dichia-
randosi presidente del consiglio de'mini-
slri e ministro dell' istruzione pubblica
d. Antonio Rosmini: avendo ricusato d'ac-
cettare, gli fu surrogato mg.' Emanuele
Muzzarelli decano della s. Rota. L'anar-
chia aumentando, Pio IX e il sagro col-
UN I
legio ripararono nel regno delle due Si-
cilie, prima in Gaeta e poi a Portici. Fu
creata da'sollevati una commissione prov-
visoria di governo,la quale dipoi l'8 gen-
naio 1849 approvò lo Statuto organico
riportato dal u.°io della Gazzella Ro-
mana, del battaglione civico università»
rio romano. Sue attribuzioni erano la
guarentigia e l'ordine de'regolamenti del-
l'università romana, il fornire i posti di
guardia della medesima. Si compose de'
membri de'collegi di tutte le sue facoltà,
de' professori e supplenti alle cattedre ,
degl'impiegati e degli studenti : uè fu di-
chiarato colonnello l'avv. Pasquale de
Rossi professore uel lesto ci vile, e già mi-
nistro di grazia e giustizia. Con decreto
de'g gennaio furono istituite le cattedre
di economia, e di diritto commerciale
tanto nell'università di Bologna che in
questa di Roma , alla quale inoltre fu
stabilita la cattedra di scienza agraria di
cui mancava. A ciascuno de'5 professo-
ri furono assegnati annui scudi 400 d'o-
norario. Sempre più itifelicemeute pro-
gredendo l'auarchica ribellione, ne'pri-
mi di febbraio 1849 il rettore deputato
mg/ Fratóni partì da Roma e si recò
a Gaeta presso il Saulo Padre. Lo sup-
plì colla qualifica di pro-rettore dell'u-
niversità romana il sullodato collega mg.r
Lippi lucchese, ma per poco tempo. Dap-
poiché la fellonia giunse a tanti eccessi,
che abrogata temerariamente la Sovra-
nità della s. Sede, per tutto il suo stato,
a'9 febbraio 1849 sul Campidoglio pro-
mulgò la Repubblica Romana, con quel
ministero riferito a p. 208 del citato voi.,
e per ministro dell' istruzione pubblica
nuovamente Emanuele Muzzarelli, pre-
sidente del consiglio de'ministri e già de-
cano della s. Rota. X'ij febbraio abolì
la giurisdizione de' vescovi sulle univer-
sità e le altre scuole , tranne quelle de'
seminari vescovili. Divenuto ministro del-
l'istruzione pubblica Fraucesco Sturbi*
netti, poi senatore di Roma, a'20 marzo
abolì i privilegi esercitali da'protouotari
UNI i65
apostolici partecipanti, pel conferimento
delle lauree, e la giurisdizione sull'uni»
versata degli avvocati concistoriali. Indi
decretò, che le funzioni di collegio lega-
le in essa, fossero provvisoriamente eser-
citale da' professori titolari, quiescenti e
giubilati della facoltà legale. Il perugino
rappresentante del popolo Luigi Tantini
fu dichiarato rettore dell' archiginnasio
romano nel declinar di detto mese. In se*
guito avendo il battaglione universita-
rio, composto di studenti dell'università
romana , richiesto di recarsi alla guerra
che si combatteva in Italia contro gli
austriaci, per l'indipendenza italiana, fu
posto a disposizione del ministro della
guerra. Lo Slurbiuetti ordinò al cittadi-
no Tantini rettore dell'università di Ro-
ma, ed a'rettori dell'università delle Pro-
vincie, d' aprire agli studenti 1' arrola-
mento al battaglione, spontaneo e libe-
ro. I professori ecclesiastici dell' archi-
ginnasio delle diverse facoltà interpel-
larono il collegio teologico del medesimo
se potevano dare l'adesione e il giura-
mento voluti dal governo repubblicano. A-
dunatosi il collegio innanzi mg/sagrisla,
per essere assente il presidente p. maestro
del s. palazzo,coosideraudo che l'archigin-
nasioé una università pontificia, conven-
nero di pieno accordo, non esser lecito, né
espediente; ed i professori ecclesiastici, co-
me molti de'secolari, adottarono tale sa-
via risoluzione. Tali professori, prima fu-
rono tollerati e poi licenziati per non a-
ver aderito, col pretesto che le facoltà teo-
logiche e canoniche sono più proprie de'
seminari, e perciò non necessarie all' u-
ni versila. A' 12 aprile furono quindi so-
spese le cattedre delle facoltà teologiche
e canoniche dell'archiginnasio romano,
e fu negato l'onorario a'professori delle
medesime, col pretesto di mancanza di
mezzi. Indi furono sospesi d* ordine del
rettore universitario del pubblico inse-
gnamento, i professori esercenti d. Gio.
Battista Frati jani prò - professore in s.
Scrittura ; il p. cu. Giuseppe Rosario Al-
i66 UNI
berli professore di teologia dogmatica ,
supplito dal p. r». Tommaso Bobone di
s. Bemo, ambedue domenicani; il p. m.
Gio. Battista Marrocu de' conventuali,
professore di teologia nella materia de'
«agratnenti (ex provinciale definitorege-
nerale, ed ora procuratore generale del
sito ordine)}i) p. m. Angelo VincenzoMo-
deua de'domenicani , professore ne'luo-
glii teologici (poi ed ora segretario della
s. congregazione dell'Indice); il p. m. A-
goslino M.a Ferrara priore generale de'
carmelitani calzati, professore di teologia
morale; e d. Filippo Cossa professore di
storia ecclesiastica. Perciò il collegio teo-
logico nell'adunanza straordinaria de* i4
oprile protestò solennemente, per mezzo
del suo segretario il detto rispettabile p.
Marrocu, contro l'atto tanto impolitico;
quanto irreligioso e ingiusto; e ciò sen-
za pregiudizio degli altri alti, che il col-
legio avrebbe creduto utili e opportuni
alla dichiarazione e difesa de'suoi diritti,
della religione cattolica e di tutto il mon-
do cristiano. Di più il p. Bobonedal n.°
48 del Costituzionale Romano del 1849
fece pubblicare un grave analogo arti-
colo e intitolalo: Soppressione delle cat-
tedre teologiche e canoniche nella ro-
mana università. Egli disse : per coscien-
za, per la voce della ragione, pel pubbli-
co heite, forte della libertà della parola,
confidalo nella massima di Platone: Non
è lecito adirarsi contro la verità; ne-
mico non degli uomini ma degli errori e
de'soprusi all'inviolabilità de'sagri studi.
Quindi imprese a svelare delle soppresse
facoltà i mali gravissimi. Pertanto,dichia-
rando il sacerdozio estraneo alla politica,
e solo intento ad esporre una dottrina ce-
leste, con animo franco impugnòeloquen-
temente e con dotti incontrastabili ar-
gomenti tale pubblica rimostranza. De-
plorò tanta enormità per volersi esclu-
dere dall' università romana, da coloro
che si proclamavano custodi e vindici del-
le cattoliche credenze, le teologiche e ca-
noniche facoltà di tanto lustro a Roma,
L Nì
cos'i necessarie a tutelare dall' intempe-
lanza del razionalismo i dogmi della fe-
de, e contro I' arbitrio de' magistrali i
.diritti della Chiesa, anziché trovare in-
coraggiamento; volendosi far credere
dal ministro della pubblica istruzione
di ristorarle in seguilo, e intanto voler
mettere le divine scienze sotto l'assolu-
ta direzione e tutela dell'episcopato, con
sottrarre al tempo stesso, pel sedicen-
te onore del sacerdozio, i professori ec-
clesiastici dal secolare potere. Dimostrò
che il togliere le sagrescietue dall'illustre
seggio dell'università romana,era una mi-
sura incompatibile colla dignità d' una
metropoli, e colla stima d'un cattolico go-
verno; sfratto di cattedre, che dichiarò e-
quivalente a ricusare la professione di fe-
de cattolica , la quale deve manifestarsi
non col distruggere, ma confortando col-
1' opera l' insegnamento religioso; deni-
grante l'invidiato nome della romana u-
niversità, e renderla acefala, profana, in-
definibile, non più cattolica. Quell'uni-
versità che la religione de'Papi eresse ap-
punto collo scopo precipuo di provvede-
re alla purità della dottrina, e al trionfo
della fede, offrendo un mezzo d'istruzio-
ne al chiericato. Poiché in essa co'sac;ri
studi in quell' anno infausto erano pur
cessati, con iscandalo enorme, gli eserci-
zi di cristiana pielà. Terminò l'intrepido
e facondo p. Bobone, con lamentare il
danno sommo che ne risentiva la studio-
sa gioventù, dovendo sospendere il corso
intrapreso, anco gli esteri chierici, e dopo
tante spese dovere ripatriare privi delle
lauree, senza le quali non si può aspirare
a'di versi gradi ecclesiastici.il go verno del-
la repubblica già come dissi avea prescrit-
to a tutti gl'impiegati la loro adesione ad
essa, sotto una forinola detenni nata: que-
sta dura legge sparse la costernazione in
tutto lo stato; molti se ne astennero, per-
dendo impiego e gradi, altri per bisogno
o per tendenza democratica accederono.
Altrettanto fecero i professori dell' uni-
versità, e que'pochi che aderirono, nel ri-
L JN i
pristinarsi il governo papale,restarono un
tempo sospesi dal consiglio di censura,
formato dalla s. congregazione degli slu-
di |>er lutto lo sialo. A'2 maggio il mi-
nistro dell' istruzione pubblica abolì la
percezione de'diritti pe'gradi accademici,
dal baccellierato sino alla lauiea inclu-
Mvuinentc, non cbe per le matricole. Vo-
lendosi la repubblica sostenere colle ar-
mi, indi chiuse le università in uno alla
romana. A comprimere la vergognosa ri-
bellione e liberare i sudditi fedeli dall'op-
pressione della demagogia, il Papa già a-
\ea invocato l'alto aiuto delle potenze
straniere, le quali nel maggio comincia-
rono a occupare lo sialo pontifìcio. Roma
divenuta il centro degli esaltali e più sfre-
nati stranieri faziosi, oppose prolungata
1 esistenza all'armata francete, ivi giunta
nel declinar d'aprile, che finalmente, dopo
•versato molto sangue d'ambo le parli, a
2 luglio occupate alcune porte della cit-
tà, nel d'i seguente entrò in Roma, ter-
minando l'epoca del delirio, della prepo-
tenza e dell'irreligione , dappertutto ri-
stabilendosi il governo pontificio. Fu al-
lora che il ricordato pianterreno e quar-
tiere de'pompieri, nell'edilìzio dell'archi-
ginnasio, fu occupalo dalla guarnigione
francese, e tuttora il ritiene. Fu indi pub-
blicato: Précìs historique et mi lì taire de
l'expédìlioii Francois en ltalie,Mi\ rseil •
le 1849- P'° '^ affidò il governo di tut-
to lo stato ad una commissione gover-
nativa di stato, composta degli E. mi car-
dinali Della Genga, Vannicelli e Altieri.
A'5.3 agosto la commissione municipale
di Roma invilo il generale Oudinot co-
mandante de'francesi e gli altri capi e uf
iiziali dell'esercito, ad una festa nel mu-
seo Capitolino, non che i corpi letterari,
scientifici e di belle arti, fra 'quali i collegi
e i professori dell'archiginnasio. Nel t. 3
della Colleclio, p. 9, è la notificazione de'
2 agosto 1849 della commissione gover-
nativa di slato, relativa a'pubblici impie-
gati , colla circolare del cardinal Vizzar-
delli prefetto della s. congregazione degli
U N I 167
fit udi, a' vescovi dello stato pontificio, sul-
l'applicazione degli articoli 4 e 5 di della
notificazione, agl'impieghi riguardanti e
relativi agli studi. 11 u.° 68 del Giorna
le di Roma del 1 849, e la Collectio nel
t. 3, p. 1 2, riportauo la circolare del car-
dittai Vizzardelli de'3 settembre iti data
di Gaeta, diretta a' vescovi dello stato pon-
tificio per le norme de'consigli di censu-
ra, per indagare ed esaminare la condot-
ta tenuta ne' passati sconvolgimenti da'
singoli maestri delle scuole pubbliche e
private, mentre pe' professori delle uni-
versità se ne occupava il consiglio di [io-
nia , ed anche nell' intendimento di ga
rantire la gioventù studiosa da' pernicio-
si esempi e dalle fallaci dottrine di niae
stri perversi. E nel n.°90 del Giornale
è la notificazione de' 1 7 ottobre del car-
dinal Patrizi vicario di Roma , sulla ria-
pertura a' 5 novembre delle scuole ele-
mentari e private, per autorizzarne i mae-
stri all'insegnamento. Nel n.°93 del me-
desimo Giornale, e nel t. 3, p. i5 della
Collectio, trovasi la circolare de' 16 ot-
tobre data iu Portici dal cardinal Vizzar-
delli, sul consiglio di censura per le uni-
versità e stabilimeuti di pubblica istru-
zione, delle quali la rivoluzione avea so-
prattutto abusato per sedurre e corrompe-
re la gioventù che li frequentava, sebbe-
ne i principali autori e promotori de gra-
vi disordini furono in grau parie estra
nei all'università medesime. Per tale ope-
razione notificò uou potersi riaprire le li-
ni versila a'5 no vembre,a oche per le prò v-
videnze da prendersi sull' ammissione e
direzione degli studi. Pertanto in nome
della s. cougregazionepartecipò. 1 .°E pro-
rogata l'apertura dell'archiginnasio ro-
mano, della pontificia università di Bo-
logna, e dell'altre università dello stato
pontificio, le quali dovranno rimanere
tutte chiuse sino a nuova disposizione. 2.0
I giovani, che vorranno intraprendere gli
studi delle facoltà superiori, per ottene-
rea suo tempo i gradi accademici, potran-
no farlo nella rispettiva patria o proviti
168 UNI
eia, siu nelle pubbliche scuole, che ivi si
trovassero erette, sia presso privali pro-
fessori approvati: e tali sludi potranno al-
lo slesso effetto proseguirsi presso i me-
desimi, dopo ancora che nel decorso del-
l'anno avesse avuto luogo la nuova aper-
tura dell'università. 3.° I professori pri-
vati potranno essere approvati, colle nor-
me del decreto della s. congregazione de'
24 ottobre 1 833. 4-° Nell'ammissione de'
giovani alle scuole pubbliche o private, si
seguiranno le norme stabilite nella circo-
lare del 1 ." ottobre 1 83 1 . 5.° Gli studi di
clinica medica e chirurgica dovranno far-
si negli spedali più accreditali, da desti-
narsi nelle provincie dello stato. 6.° Gli
studi di farmacia potranno farsi nelle pro-
prie palrie o provincie , sotto farmacisti
approvati di i.a classe. 7.0 Per la colla-
zione de'gradi accademici si osserveran-
no le regole stabilite. 8." Nondimeno, ad
eccezione delle lauree e delle matricole
di grado superiore, si potrà, quanto agli
altri gradi, autorizzare che i candidati so-
stengano l'analogo esperimento nelle pro-
prie diocesi innanzi al vescovo e ad esa-
minatori da destinarsi dalla s. congrega-
zione, a seconda dell'istanza del candida-
lo.Contieneil n.° 108 del Giornale un av-
viso de' 12 novembre, pel corso autoriz-
zalo dalla s. congregazione medico^chi-
rurgico- farmaceutico privato. Essendo
morto l'ottimo commend. Gaspare Salvi
membro del collegio filosofico, nella chie-
sa dell'archiginnasio la sua vedova gli fe-
ce celebrare solenni esequie a'22 dicem-
bre 1849, coli' intervento de' collegi del
medesimo, e dell'accademie di s. Luca e
d'archeologia, di questa socio e dell'altra
professore d'architettura teorica. Canio la
messa mg.r Ilosani vescovo d'Eritrea, e il
commend. Visconti con eloquente orazio-
ne ne lodò le virtù e il sapere , come e
meglio si legge nel u.°i43 del Giornale.
Ed a'3 1 dicembre il pio istituto di soc-
corso pc'medici, chirurghi e farmacisti di
Roma eContarca, tenue generale adunan-
za nell'aula della Sapicuza. La comiuis-
U N I
sione de* soci rese conto dell'operalo nel
3. "annoili sua istituzione. Indi l'adunan-
za passò alla surrogazione delle cariche a
forma dello statuto. A' 7 gennaio i 85o
da' gesuiti si riaprì nel collegio romano
il corso delle facoltà teologica e filosofi-
ca, e a'i 8 finalmente tornò a suonare la
campana del medesimo, che chiama alle
sue scuole i giovani che vi studiano 1' li-
mane lelleree le grammatiche, dopo tall-
ii mesi di silenzio. L'accademia d'Arca-
dia riprese i suoi letterari esercizi a'3 feb-
braio, egualmente dopo lungo silenzio di
ben oltre ad un anno, per le triste accen-
nate vicende. A tenore poi dell'ordina-
to dal cardinal Vizzardelli prefetto degli
sludi, mi pregio dire che fui destinato per
uno de* 100 arcadi a dare il volo nella
elezione del nuovo custode generale d'Ar-
cadia. Il bosco Parrasio, alle falde del Già -
nicolo , pacifica stanza delle Muse e che
replicatamele risuouò del cauto de' più
famosi poeti italiani , fu nella cessata a-
uarchia asilo e trinceramento a'ribelli. I
quali sconfitti, lo misero in partire a ru-
ba e a sacco, devastandolo nel modo più
barbaro. 11 Papa prolettore de'buoni stu-
di , ne ordinò il riparameulo , comechè
collocato fin dalla 1. "sua istituzione sotto
la tutela del Divio Infante, può riguardar-
si come sagro monumento. L'esegui l'e-
gregio architetto conte Virginio Yespi-
guani. Quindi gli Arcadi vi celebrarono le
glorie della B. Vergine, giudicando nou
poter meglio riparar alle bestemmie e a-
gli oltraggi ivi fatti alla religione e al tro-
no, se non cantandovi le lodi di Maria,
ed invocandola propizia a proteggere in-
sieme colla loro poetica adunanza la san-
ta città e il mondo intero, nel modo solen-
ne narrato dal n.° 2o3 del Giornale di
Roma. Da ultimo tornarono gli Arcadi
nel bosco Parrasio a celebrare le glorie
di Maria Assunta in cielo a' 17 agosto del
passalo anno, secondo l' annuo costume,
llcardiual Vizzardelli fece ritorno iu Ro-
ma l'i i marzo, ed il Papa Pio IX trion-
falmente vi si restituì a' 12 aprile. Nel t.
U K I
3, p. 20 della Collectio trovasi la circo-
lare del cardinal Vizzardelli de'io mag-
gio, a'vescovi dello sialo pontifìcio, colla
<|Uiile si richiede un prospetto delle pub-
bliche scuole esistenti in ciascuna città e
animile. Il ii.°j44 del Giornale di Ro-
ma riporta il solenne possesso preso a' i o
giugno nella grande aula dell'archiginna-
sio, come membro del collegio medico-
chirurgico, dal prof. cav. Ippolito Guidi
medico privatodi Sua Santità e onorario
de'ss. Palazzi apostolici; e la risposta da
lui fatta al dotto ed eloquente discorso prò»
nunzio to dal presidente d.' Giuseppe Ta-
gliiibò professore in medicina clinica (nel-
la sua morte il d.' Fedele Bedoni pubbli-
cò una bellissima necrologia col ritratto
e slemma del cav. Guidi, a p. i oo del t.
2 i dell' Album di Roma, ed a p. 1 06 del
t. 9.4, con elegante articolo, L. P. Febo
die ragguaglio dell'opuscolo poi stampa-
lo dallo stesso d.r Bedoni t'intitolato: Fio-
ri e lagrime sulla tomba del prof. cav.
Ippolito Guidi medico romano). A' i5
di detto mese si restituì in Roma l'arci-
cancelliere cardinal Riario-Sforza. A*25
agosloi85o il Papa emanò il moto-pro-
prio, Gli Ospedali, sulla commissione
degli ospedali di Roma; e dipoi alialo in
quello di s. Spirito in Sassia 1' assisten-
za spirituale de'malali «'zelanti cappuc-
cini, a'quali lo stabilimento edificò, col-
l'opera dell'architetto conte Virginio Ve-
spignani, apposi lo chiostro formato di due
piani e con sua cappella, in una parte del-
l'antica canonica. I cappuccini vi presero
possesso a' 12 ottobre 1 856, indi a*2 3 il
Papa si recò a visitare l'ospedale e tale
chiostro, tutto narrando i n.i 235 e 244
del Giornale di Roma di tale anno. Del
ristabilito ospizio ecclesiastico a ponte Si-
sto, pe' vecchi e infermi ecclesiastici, con-
tribuendovi il clero secolare e regolare ro-
mano, parlai nel voi. LXXVI II, p. 67, de-
scrivendone l'apertura nell'agosto 1 856 e
la visita che a'26 vi fece il Papa i n.i 1 83 e
1 96 (lelG/o/'Ma/e roedesinio.il n.°2iodel
Giornale deh 85o,e la Collectio nel t. 3,
UNI 169
p. 26, riprodussero il decreto de' 5 set-
tembre i85o della s. congregazione de-
gli studi, pubblicato dal cardinal Vizzar-
delli e approvato dal Papa , col quale si
dichiara. Il conferimento de'gradi, delle
lauree e delle matricole sarà immune pei*
l'avvenire da ogni propina e spesa, qua-
lunque possa essere la specie e il titolo.
A tali propine fu sostituita una tassa da
pagarsi al principio di ciascun anno del
corso scientifico nell'alto dell'ammissio-
ne, da chiunque vorrà attendere allo stu-
dio delle facoltà superiori, per domanda-
re a suo tempo i gradi, le lauree e le ma-
tricole. Di più la s. congregazione degli
studi si propose d'indennizzare, precipua-
mente colla tassa, i collegi universitari
e tutti coloro eh' ebbero finora il diritto
alla percezione delle propine; e di dare le
norme regolatrici della tassa. Infatti nel
n.° 2 1 3 del Giornale sono riportate 3 cir-
colari del cardinale stesso, de' io settem-
bre 18 "o, che si leggouo pure nella Col-
lectio, t. 3, p. 29 e seg. La 1 .''contiene le
norme per le nuove tasse, con l'esenzio-
ne a'pro vati e studiosi impotenti dal pa-
garle, per l'ammissione allo studio delle
facoltà superiori, e di 1 .°e 2.0 ordine. La 2/
torna a prescrivere, con altri salutevoli
provvedimenti, la cognizione di stillicidi-
ti studi preliminari per l'ammissione de-
gli studenti alle università, e il metodo da
seguirsi negli esami per l'ammissione allo
studio delle facoltà superiori. La 3.a no-
tifica che nel prossimo novembre avreb-
be luogo l'apertura dell'archiginnasio ro-
mano, della pontifìcia università di Bo-
logna , e dell'altre università dello stato
papale, a forma della bolla Quod divi-
na Sapientia, dovendo provare i giovani
d'ammettersi una condotta per ogni rap-
porto incensurabile; abilitandosi con pio-
ioga per l'auno scolastico i85o-5i, a sen-
so del riferito disposto a* 1 4 ottobre 1 84g>
a proseguire gli studi nelle facoltà supe-
riori pel futuro anno, quelli che gli avea-
no intrapresi in patria o provincia, non o-
slaule 1' apertura delle università. .Nella
j 7o UNI
Collectio vi è pure a p. 37: -Programma-
ta a s. Congregalione sludiorum propo-
sila ad e orimi perieli tandam doctrìnam
qui majoribus excolendis disciplìnis a-
dituin sibi patere cupiimt, regulae ge-
nerate*.A.' 1 o settembre col riordinamen-
to della pubblica amministrazione e del
consiglio de' minisi ri, fra questi non più
vi fu compreso il cardinal prefetto della
s. congregazione degli studi, restando col-
le antiche prerogative. Volandosi nel no-
vembre detto riprendere il sospeso inse-
gnamento delle belle arti nell'accademia
dis. Luca,pe'giovani d'ogni nazione, nel-
l'edifìzio camerale a Ripetta,a'3o settem-
bre ne pubblicò le disposizioni il ministe-
ro delie belle arti, commercio ec, e si
potino leggere nel n.° 227 del Giornali.
A'5 novembre) 85o si riaprironole scuo-
le de'gesuiti nel collegio romano, pel nuo-
vo anno scolastico, con numeroso stuolo
d'eletti giovani. E nel giorno preceden-
te in Bologna si riaprì l'università. A' 18
dello stesso mese cominciarono nella bi-
blioteca Alessandrina gli esami per l'am-
missione alle scuole deH'arcbiginnasio,co-
ine avvertì il n.° 265 del G ionia le, men-
tre il n.° 281 descrive nel seguente mo-
do la formale apertura degli studi, mer-
coledì 20 novembre. Il cardinal Riario-
Sforza camerlengo di s. Chiesa earcican-
celliere dell'università romana, con nobi-
le treno vi si condusse, ed assunta la cap-
pa alla porta della chiesa, ricevuto colle
solite formalità dal collegio rettorale de-
gli avvocati concistoriali, in un dossello
a tal uopo preparalo il cardinale assistè
alla solenne messa cantata, facendogli co-
rona i membri di tutti i collegi in abito di
formalità, con l'insegne a ciascuncollegio
competenti, e tutti i professori in abito di
costume. Compiuto il s. Sagrifizio,sican -
tò l'inno Feni Creator Spirita*. Il car-
dinale deposta quindi la cappa e riassun-
ta la mozzetta (poiché nell'archiginnasio
vi si recava senza manlelletli, cioè col roc-
chetto scoperto, in segno di superiorità;
altri cardinali ciò non praticarono, cordi-
li N 1
dcraudo essere l'università pontificia, e
per essere l'edifizio appartenente alla ca-
mera apostolica),asceséco'niembri di col-
legio e professori nell'aula massima, ove
in luogo ornato e distinto, coll'assisleuza
di mg.1 Andrea M.aFrattini avvocato con-
cistoriale e rettore deputato, ricevette la
professione di fede emessa da'professori,
presenti i collegi dell'università. Quindi il
d.r Carlo Maggiorani dotto membro del
collegio medico-chirurgico e professore di
medicina legale, pronunziò l'orazione la-
tina per la riapertura degli studi : nella
quale con soda eloquenza, dopo aver bre-
vemente accennalo come per ordine del
Santo Padre erasi al suo splendore resti-
tuita la fabbrica dell'archiginnasio, detur-
pata nelle passate vicende, indicò le cau-
se che impediscono a'giovani il profitto e
l'avanzamento nelle scienze e nell'arti.
Graudefu il concorso degli studenti ede-
gli esteri. Tutti si compiacquero di sì bel-
la ceremonia, che riuscì maestosa, gran-
de e con moltissimo ordine. À'26 si ri-
cominciarono da'professori le scuole, e si
vide che con alacrità e impegno ammira-
bile v'accorsero i giovani, com'era avve-
nuto ne'giorni precedenti, ne'quali si ten-
nero gli esami d'ammissione. Si appren-
de dalle Notizie di Roma del 1 85 1 , che
dopo il 1 847 non erano stale più pubbli -
cale, la dichiarazione che l'osservatorio
astronomico di Campidoglio forma par-
te dell'università romana, ed esserne di-
rettore d. Ignazio Calandrelli professore
di essa nell'ottica e astronomia, e custo-
de Erasmo Fabri-Scarpellini solerte di-
rettore e fondatore dell'utilissima e pre-
gevole Corrispondenza scientifica di
Roma per V avanzamento delle scienze,
Ballettino universale, che già conta 5
anni di esistenza, ed ora segretario ag-
giunto della commissione pontificia rela-
tiva all'Istmo di Suez (del quale riparlan-
done nel voi. LXXX1V, p. 22 e seg., feci
parola della commissione), ambedue con
abitazioneje che ivi l'accademia de'Lincei
ha specola, biblioteca e sale per le sue riu-
UN I
nioni. Il cardinal Vizzardelli con circo-
loie a'vescovi dello stalo pontificio, pres-
so la Collectio, t. 3, p. 4g, richiamò la
loro attenzione sui libri in uso nelle scuo-
le sì pubbliche come private. Narra il n.°
5 1 del Giornale di Roma del 1 85 1 , che
il Papa Più IX la mattina de'28 febbraio
si condusse all'ai chiginnasio,ove soltanto
venne ricevuto dagli avvocati concistoria-
li, mg.1 Fi attilli rettore deputato, e log.
Bonaventura Orfei bibliotecario dell'A-
lessandrina e avvocati de'poveri, avendo-
li prevenuti particolarmente in preceden-
za. Cominciò dal visitar la biblioteca, ove
da mg.' Orfei gli venne mostrato il brac-
cio nuovo della medesima, ultimamente
aperto e arricchito del medagliere ponti-
ficio per munificenza della slessa Santità
Sua. Vide le piante dell'università recen-
temente delineate, ove si conoscono i la-
vori eseguiti dopo I' ultime vicende per
l'ampliai ione de'giibincl ti e delle scuole,
ed approvò il progetto degli altri lavori
per accrescere i gabinetti di scienze ed ur-
ti. Uscito il Papa dalla biblioteca, enirò
nel gabinetto di zoologia e di storia na-
turale, ove il pro-direttore d.r Temisto-
cle Metaxà gli fece osservare le prepara-
zioni della collezione ornitologica , nella
quale fanno bella mostra molte specie di
rari volatili, di cui il Papa sin dal princi-
pio del pontificato si piace di continuo
arricchirla. La Santità Sua lodò eziandio
la preparazione d'alcune farfalle da lui
medesimo inviate non ha guari al gabi-
netto. Quindi s'interessò dell'altra parte
di esso , che comprende i quadrupedi, i
pesci, i rettili, le conchiglie, ec. Conti-
nuando l'incominciato giro, il Papa vi-
sitò primieramente il gabinetto zootomi-
co d'anatomia comparativa, ove osservò
tutte le preparazioni e schèletri d'anima-
li d'ogni sorte indicatigli dal direttore d.r
Giuseppe Ponzi professore d'anatomia
e fisiologia comparata. In quello di fisi-
ca ampliato e di fresco accresciuto di nuo-
ve macchine, si degnò permettere che dal
direttore cav. Paolo d.r Volpicelli profes-
UNI i7i
sore nella fisica sperimentale, si facesse-
ro alcune esperienze sulla luce colle det-
te nuove macchine, piacendosi eziandio
d'osservare quelle de'telegrafi elettrici e
delle strade ferrale a vapore. Nel gabinet-
to di mineralogia osservò le collezioni di
pietre, che gli venivano mostrate dal di-
rettore cav. Pietro d.r Carpi professore
nella mineralogia e storia naturale, ap-
palesandoilPapa ogni interessamento per
accrescere gli oggetti d' un gabinetto di
già sì ricco. In quello di chimica il diret-
tore d.r Francesco Ratti professore negli
elementi di chimica eseguì alla presenza
del Sauto Padre alcuni esperimenti, e fra
gli altri quelli della luce semi-artificiale,
che produce un chiarore vivo al doppio
del naturale. Si degnò pure di veder il
luogo per suo ordine preparato ad un ga-
binetto d' anatomia umana , il quale in
quell'anno medesimo venne corredato e
ornato di ciòch'è necessario per tale scien-
za: ne lasciò d'osservare quanto per cura
del direttore cav. Filippo Savelti profes-
sore d'ostetricia si era fatto nel gabinet-
to ostetrico, ove tra le altre vedonsi ta-
vole incera esattamente in Roma ese^ui-
te. Scese infine il Papa a'nuovi lavori del-
le scuole, avendo sempre al suo fianco il
rettore mg.r Frettisi, che s'attribuì ad o-
noie l'indicargli quelle cose che potevano
più meritare l'attenzione sua. Il Papa si
degnò mostrare in tutto la sovrana sua
soddisfazione e protezione, e dopo d'esser-
si trattenuto nell'archiginnasio perlo spa-
zio d'oltre due ore, e lodala in ispecial
modo la cura di mg.r Fraltini, per ave-
re nel suo rettorato contribuito non poco
al miglioramento degli studi.comparlìl'a-
postolica benedizione non solo al rettore
e al bibliotecario, ma ben anco a'diretto-
ri e custodi de'gabinetti, che grati per l'o-
nore ricevuto e per la gloria accresciu-
ta all' università da sì inattesa visita, do-
mandarono il permesso d'accompagnarlo
lino alla carrozza. In ulteriore ragguaglio
di questa poulificia visita, per quella tlel
gabiuetlofisico>pubblicòilii.°53delG/or-
i72 UNI
naie. Sua Santità degnossi di osservare i
modelli delle macchi uè a vapore e de'prin-
cipali congegni di meccanica, in ispecie
quelli per dividere con ogni precisione :
osservò altresì la cliostala, e si trattenne
ad alcune sperienze pi rod ina miche, ope-
rale coll'apparecchio del eh. prof. Mello-
ni, e vide in particolare la trascalesceuzu
o diatermasia del sul gemma. Ville inoltre
hi mobilila somma del barometro ane-
roide, ridotto a mussimi e minimi dui eh.
Dent in Londra , per suggerimento del
prof. Yolpicclli, e la costruzione delicata
e precisa del piroscopio destinalo a for-
mare i pendoli di compensazione. Passò
il Papa nell'ullima camera del gabinetto
di fisica, si piacque iulertenersi per osser-
vare il fenomeno del magnetismo di ro-
tazione scoperto dal eli. Arago; e quindi
esaminò le duemacchine.uua di compres-
sione, l'altra pneumatica a rotazione con-
tinuata; ed anche l'azione de'moloi i elet-
trodinamici. Questi congegni furono re-
centemente costrutti per l' archiginnasio
con molta perizia dal meccanico Breton
di Parigi. Osservò inoltre l'effetto di due
di verse specie di telegrafi elettrici, ed an-
cora il potere attraente d'una fortissima
temporanea maguete. Da ultimo si degnò
esaminare l'ingegnosissima lampada elet-
trodinamica, immaginata e costrutta dal
eh. Duboscq Soleil, celebre meccanico fi-
sico di Parigi, e l'applicazioni che di que-
sta copiosa, costante e immobile sorgen-
te di luce furono fatte dal nominalo a-
Lidissimo artefice, alla produzione de'fe-
nomeni d'interferenza, di diffrazione e di
polarizzazione luminosa. L'apparatoelet-
tro-motore che forniva la corrente per
tutte le indicate sperienze, consisteva in
un sistema di 5o elementi alla limiseli :
questo apparato, per evitare qualunque
iucomodo che derivar potesse dalla suaa-
zione, si trovava collocato lungi dalla ca-
mera ove si eseguivano le sperienze, e la
corrente veniva in essa mediante i ruolo-
ri, che traversavano il muro per due fori
praticali a bella posta iu esso.Nel n.°58 del
UNI
Giornale dell' 1 1 marzo 1 85 i , si dice che
il Papa nell'udienza de'i3 febbraio ma-
nifestò al cardinal Vizzardelli lu sua so-
vrana determinazione, che alle cattedre
dell' archiginnasio debba aggiungersene
una nuova per l'insegnamento dell' agra-
ria; onde il cardinale ne die comunicazio-
ned'uflicio al cardinal arcicancelliere, cui
spetta la pubblicazione degli avvisi di con-
corso. Ivi ancor si legge la suddetta cir-
colare del cardinal Vizzardelli a'vescovi
dello stato pontificio, per rimuovere e im-
pedire l'introduzione uelle scuole di libri
diretti all'istruzione religiosa, morale e
scientifica della studiosa gioventù, se con-
tenenti i germi d'iufelte dottrine die più o
meno artificiosamente uascoudonsi in non
pochi libri, per l'insegnamento si priva-
to delle scuole pubbliche, che superiore
e inferiore, perciò nocivi e pericolosi alla
sana istruzione. Quanto alla nuova catte-
dra d'agricoltura fu conferita al prof. Lui*
gì Clemente Jacobi ni. llii.°i 1 2 del Gior-
naie di Roma del 1 85 1 descrive la solen-
ne udunanza dell'insigne artistica congre-
gazione de' Virtuosi alPatitheon, alla qua-
le mi è di fregio l'appartenervi.qual Vir-
tuoso d' onore , per la dislribuzione de'
premi del grande concorso Gregoriano,
riunitavi quella de' concorsi d'esercizio.
Destinata all'effetto l'aula massima del
romano archiginnasio, ciò fu cagione che
laradunauzaslabilila pel giorno della fe-
sta di s. Pio V, scelto in ossequio al re-
gnante Pio IX fautore beuiguissimo del-
la della congregazione artistica, si antici-
passe al di innanzi 4 tnngg>°- '" CSS(J per-
tanto ebbe luogo la premiazione, essen-
do l'aula convenientemente decorata per
occasione di tanto riguardo, e fra nobili
ornati primeggiava la venerata effigie del
supremo Gerarca, al quale era la riunio-
ne dedicata. Prima d'ogni altra cosa il
commend. Giuseppe de Fabris, direttore
generale de'musei e gallerie pontifìcie, e
leggente perpetuo dell' insigne istituto
(che celebrai all'articolo Accademia e
altrove), pronunziò uu suo discorso ac«
UNI
comodato alla circostanza. Narrato bre-
vemente dell' origina, dalla morte cioè
del divino Raffaele, e già istituto im-
maginato da Ini, presso la propria cap-
pella ov' è sepolto (Gregorio XVI per-
mise la ricerca delle illustri sue ossa
nel i833, per onorarne la tomba trascu-
rata, e rinvenute conservatissime, furono
rinchiuse in un'urna di marmo da lui do-
nata, dopo essere state esposte 8 giorni,
con quelle solennità descritte dal princi-
pe d. Pietro Odescalchi: Istoria del ri~
travamento delle spoglie mortali di Raf-
faele Sanzio da Urbino, Roma 1 833. Si
ha pure dell'avv. Carlo Fea: Compendio
di storia e riflessioni per la invenzione
del sepolcro di Raffaele Sanzio, Roma
i833), nel sontuoso Tempio del Pan-
theon (F.)', de'progressi, dello scopo del-
la congregazione medesima, e del favore
mostrato da'Papi cominciando da Paolo
III, ed in ispecie da Gregorio XVI di glo-
riosae santa memoria. » Il quale nell'al-
ta sua mente avendo apprezzato lo sco-
po a cui mira l'istituto, non soltanto de-
gnò concedergli molti privilegi, approva-
re i rinnovati statuti, e stabilir dall'era-
rio un peculio onde sopperire alle spese
necessarie pe'concorsi bimestrali, ma vol-
le altresì lasciare del proprio denaro un
fondo stabile in perpetuo, onde aprire un
aringo a'giovani artisti, purché cattolici,
di qualunque nazione e'sieno, onde se-
gnalare si possano nell'arte loro sopra te-
mi sagri. £ questo si è quel grande con-
corso che appellasi Gregoriano dal no-
me del munifico largitore, e di cui oggi
rinnoviamo la biennale ricorrenza". In-
di si aprì il campo a ragionare del pre-
cipuo fine dell'istituzione de'concorsi bi-
mestrali,e biennali Gregoriani diesi pre-
miano. Scopo di tanta utilità è il richia-
mar le menti degli artisti dalle profane
cose alle sagre, dal produrre opere delle
quali possano un giorno aver pentimen-
to e rossore, a quelle che siano per esser
loro sempre di soddisfazione e decoro. I
cardinali Bui bcnni e Gazzoli. che deco-
UNl t73
lavano la riunione, distribuirono le me-
daglie d'oro ad uno scultore e ad un ar-
chitetto del concorso Gregoriano; e quel-
le d'argento pe'concorsi d'esercizio, alle
classi della pittura in disegno 8, della scul-
tura in bassorilievo 7, e dell'architettu-
ra 5, da'cardinali Ferretti e Serafini. Gli
Arcadi inviditi, colle loro nobili poesie die-
rono gentilmente risalto all'artistica so-
lennità. Al principio, come ad ogni pau-
sa e alla fine della riunione, armoniose
sinfonie allegrarono la ragguardevole u-
dienza di distinti personaggi. La relazio-
ne di tale accademia; i nomi de'premiati;
il ragionamento del commend. deFabris,
dell'utilità e della convenienza dell' isti-
tuto de'Virtuosi al Pantheon, onde pro-
muovere il più degno scopo dell'arti bel-
le , con ispirare negli uomini sentimenti
di virtù e di moralità, intento e fine de-
gno del la capi tale del cristianesimo;-! com-
ponimenti poetici degli Arcadi; il catalogo
splendido de'Virtuosi sì di merito ched'o-
nore dell'insigne artistica congregazione,
si legge nell'elegante libro dedicatosi Pa-
pa Pio IX, siccome peli. "fregiato dell'au-
gusto suo nome, e intitolato: La premia-
zione del grande concorso Gregoriano
solennizzata nelVaula massima del ro-
mano archiginnasio Udì ir maggio dal-
l'insigne artistica congregazione de* Vir-
tuosi al Pantheon, Roma 1 85 1. Nel n.°
235 del Giornale si trovano: la notifi-
cazione de'7 ottobre i85i del cardinal
Riario Sforza arcicancelliere, e di mg/
Fiat lini rettoredeputatOjColle norme pre-
scritte dalla s. congregazione degli studi,
per la regolare ammissione de'giovani al-
lo studio delle facoltà superiori, ove ab-
biano in mira di conseguire in qualunque
delle medesime i gradi, le lauree e le ma-
tricole, per l'anno scolastico i85i-52: la
notificazione di detto giorno co'program-
mi pubblicali nel decorso anno dalla no-
minata s. congregazione, e contenente le
regole generali, ed i programmi per gli
esperimenti da farsi a voce e in iscritto,
de re literaria, de philosophia ex logi-
174 UNI UNI
ca et metapliysica , ex etilica, ex alge- se, e se ne dà Iti furinola. Finalmente oel-
hra et geometria, exphysica. Nel t. 3, p. lo stesso t. 3, p. 79 della Collectio, e col-
52 della Collectio è il dispaccio del car- la quale termina, è riportata la circola-
dinal Fornari prefetto della s. congrega- re del cardinal Fot nari, de' io novembre
zione degli studi, al cardinal Riario-Sfor- 1 85 1, agli arcicancellieri e cancellieri del-
za camerlengo di s. Chiesa earcicnncellie- le uni versila dello stato, sulla prova di stu-
re dell'università romana, de'23 ottobre golare profitto richiesta in coloro che per
i85i, col quale s'inculca 1' esatta osser- titolo di povertà domandano l'esenzione
vanza dell'ordinazione de' 18 agosto 1826 dalla tassa di ammissione al corso degli
di delta s. congregazione, rapporto alle studi. In conseguenza della surriferita di -
scuole degl'ingegneri, e si partecipa che sposizionedi Gregorio XVI de'2 selteiu-
per comando sovrano la stessa scuola vie- brei833, che le cattedre di filosofia ele-
ne trasferita nello stabilimento delle scuo- meniate, cioè logica, metafisica, etica, ed
le dell'accademia di s. Luca, con analoga clementi d'algebra e geometria, non fosse-
partecipazione al ministro delle belle ar- ro più annoverate tra le cattedre dell'uni-
ti e commercio da cui dipendonojla qua- versitàj ma doversi fare tali studi da cia-
le diversità di luogo non dover portare scuno nella propria provincia sotto la di-
la menoma alterazione all'attuale rego- lezione de'tuaestri approvati dalla s. con-
lamento organico della stessa scuola teo- gregazione degli studi e de'rispettivi or-
rica ed alla immediata ed esclusiva dipen- dinari, con prescritte norme parimenti di
denza de' suoi professori e allievi dal ro- sopra riportate; non solamente ebbe ori-
mano archiginnasio, poiché le pagelle «ine in Roma il discorso Ginnasio Roma-
d'ammissionea questi ultimi debbono co- no di filosofìa, presso s. Maria della
me per ('innanzi spedirsi dalla cancelleria Pace e dal quale tempio prese il nome;
de! medesimo archiginnasio. A p.55 del- ma ancora le Scuole di Agrimensura e.
la slessa Collectio è la circolare del me- di misura di fabbriche o Liceo tecnico
desimo giorno 23 ottobre agli arcicancel- di Geodesia ed Icodoinelria, esistenti in
lieti e cancellieri delle università dello sta- via di Ricetta, n.° 60, nel locale con-
to, colla quale si partecipa le risposte da- cesso dal Papa Pio IX, di cui feci pa-
té dalla s. congregazione degli studi nel- rola nel voi. LXX1II, p. 85 e altrove,
la generale adunanza de' 25 settembre Riferisce il Giornale di Roma deh 855
i85i ad alcuni dubbi intorno agli esami a ». 720, che il sacerdote romano d. An-
prescrilti dalla bolla Quod divina Sa- ionio Marucchi professore di matemati-
pientia, per le lauree in forma comune, che, perito agrimensore e misuratore di
Quanto al dubbio sul premio delle meda- fabbriche, a'3o giugno 1 852 cousuperio-
glie d'oro annesse al conseguimento del- re permesso istituì ecolla sua direzionediè
le lauree privilegiate, può vedersi la cir- principio in Roma ad un pubblico corso
colare del cardinal Fornari de*2 1 novem- d'istruzione regolare uniforme e comple-
brei85i, nella Collectio,l. 3, p. 58. In tornei quale gli studenti agrimensoria(del-
questo a p. 60 è il Decretimi s. Congre- |a quale feci cenno nel voi. LXX, p. 1 19
gationisstudiorumdie'ii octobris\S5t , e in altri luoghi) e misura di fabbriche
quoUniversitatumCollegiis acqua assi- (dell'arte di edificare riparlai nel para-
gnatur prò suis laboribus remuneralio. grafo Muratori, nell'articolo Universi-
A p. 64 poi si legge la circolare agli ar- ta artistiche) potessero apprendere teo-
cicancellieri e cancellieri delle università ricarnenteepraticamenteluttociòcheap-
dello stato, dell'8 novembre 1 85 1, sulla partiene alle dette professioni j per quin-
sostiluzione d' un nuovo certificato agli di, previo esame, essere approvati dal col-
antichi diplomi di baccellierato di r.'clas- legio filosofico per esercitare le delicate
U NI
e importanti professioni di pubblico pe-
nto agrimensore, e perito misuratore ili
fabbriche, onde il benemerito istitutore
cura non meno l' istruzione scientifica,
che l'educazione morale, essendo essen-
ziale che tali periti debbano avere scien-
za e coscienza. Questa scuola è stata ap-
provata dalla sacra congregazione de-
gli sludi con decreto de' 3 luglio 1 855.
Si dispose, che sarebbe la scuola sem-
pre presieduta da un cardinale, coadiu-
vato da una commissione composta di
3 individui. Che un direttore e un vice-
direttore economo, ambedue sacerdoti,
ne hanno l'immediata direzione, e vi ap-
pai tengono altresì un segretario e 6 pro-
fessori , cioè un perito agrimensore , un
perito misuratore di fabbriche, un archi-
letto, due avvocati e un professore di fab-
briche. Le istruzioni teoriche e pratiche
sono: i. Misura e stima de'fondi rustici.
2. Misura ed analisi de'lavori di vari ar-
tisti.3. Agraria per quello che può riguar-
dare gli agrimensori. 4- Architettura e a-
grimensora legale. 5. Quesiti legali. 6.Ar-
chileltura ed ornalo. 7. Disegno topogra-
fico. Gl'individui che compongono la di-
rezione e istruzione delle scuole sono. Pre-
sidente cardinal Giuseppe Bofondi, pre-
sidente generale del Censo (di cui ripar-
lai a Tesoriere e Tributi). Commissione,
mg/ d. Francesco Costa, e professori Ni-
cola Cavalieri San-Bertolo e Carlo Sere-
ni. Direttore d. Antonio Ma ru echi, vice-
direttore ed economo, segretario. Profes-
sori: della misura e slima de'fondi urba-
ni; misura ed analisi de'lavori degli arti-
sti ; perito agrimensore e misuratore di
fabbriche; agraria; architettura e agri-
mensura legale; quesiti legali; architettu-
ra eornato; disegno topografico. Gli stu-
denti sono 5o; sono vacanze le feste di
precetto, e le ottave di Natale e Pasqua.
Per l'educazione religiosa si adunano in
apposito oratorio in tutte le feste della
B. Vergine per recitare il suo ufiizio, per
ascoltare un'istruzione religiosa, e per as-
sistere alla santa messa ; e nella settima-
li i\ I i75
na di Passione per 8 sere consecutive si
danno loro gli esercizi spirituali. Con no-
lificazionedel cardinal presidente si fa co-
noscere tultociò che si richiede per l'am-
missione alle scuole. Il n.° 17 del Gior-
naie di Roma dei i856 narra la pubbli-
ca premiazione degli esperimenti dati al-
la fine dell'anno scolastico 1 85^-55, dal-
li scuola tecnica degli agrimensori e mi-
suratori di fabbriche. Ebbe luogo a' 17
gennaio nella sala dell'accademia Tibe-
rina con atto solenne, alla presenza de*
cardinali Bofondi, D'Andrea e Gaude, ol-
tre altri personaggi elettissimi per digni-
tà e dottrina, per aggiunger lena a così
utili studi. Aprì la premiazione con di-
scorso d. Vincenzo Anivitti professore di
belle lettere nel collegio Urbano. Accen-
nando il perchè altra volta non esistevano
in Roma simili scuole, e perchè oggi, vol-
ti gl'ingegni di molti con più di proposi-
to alle matematiche, faccia d'uopo che ta-
li istituzioni sieno fatte comuni, e, come
lo sono, vengono riconosciute e patroci-
nate: molto più che gli uffizi di questa in-
genua professione tendono a mantenere
le ragioni della proprietà, delle mercedi
e del censo, e così a rispondere pratica-
mente anche a'morali bisogni del tempo;
che perciò finalmente fa d'uopo accorda-
re con sillatti studi anche quelli del cuo-
re. La bella prolusione si può leggere nel-
l' Àlbum di Roma, t. 22, p. 3gg. Furo-
no poscia distribuite ventisei medaglie.
Ora in Roma si va compiendo la stam-
pa del Manuale pratico per la misura
e stima de' terreni, che si propone dal-
l'abbate Antonio Marucchi. Pulorno al-
l'anno i852. Negli Annali delle scien-
ze religiose, serie 1.', t. 12, p. 4^3, si
riprodusse il pubblicato moto-proprio,
L'uniformità di regirne, de 28 dicembre
i852, del Papa Pio IX. In esso si dice.
L'uniformità di regime, che come anima
e fondamento d'ogni salutare istituzione,
nella chiesa di Gesù Cristo mirabilmen-
te risplende, è stata in ogni tempo a'ro-
niani Pontefici la norma per fissare da
i76 UNI
principio e venir progressi vnroen! e mi-
gliorando lui li quegli ordini, che al feli-
ce governo del temporale dominio della
s. Sede ponno contribuire. A questa rego-
la di sapientissima uniformità si attenne
Leone XII quando colla bolla Quoddivi-
na Sapientìa, dettò opportune leggi per
regolare ogni maniera di pubblici sludi, e
ordinò che il governo delle singole uni-
versità si rimanesse sotto la presidenza
de'cardinali arcicancellieri, e degli arcive-
scovi e vescovi cancellieri. Ma in lai co-
stituzione quel Papa eccettuò dalle leggi
comuni F archiginnasio della Sapienza ;
poiché volle che il collegio degli avvocali
concistoriali continuasse a provvedere al-
la disciplina de'giovani i quali ne frequen-
tano lescuole, come all'economia dell'ar-
chiginnasio slesso. Col qual alto confer-
mò le disposizioni di Sisto V , che avea
conceduto agli avvocati concistoriali di
poter eleggere nel seno loro un rettore
annuale, che alla disciplina e all'econo-
mia soprastasse colle norme loro ingiun-
te dall'autorità pontifìcia in diversi tem-
pi. Se non che con aver Leone XII rico-
stituito la congregazione degli studi, con
facoltàd'eseguire e interpretare e amplia-
re le leggi e ordinazioni di sua bolla; ne
venne che la congregazione si fece a cor-
reggere eziandio il sistema pratico dell'e-
conomia dell'archiginnasio, e abrogasse
particolari norme; talché, non poco meno»
mata restò l'indipendenza della giurisdi-
zione che aveano esercitato gli avvocati
concistoriali. Per ottenere l'uniformità di
regime, varie a lire cose rimanevano a fa-
re, perchè stabilito il cardinal camerlen-
go di s. Chiesa preside dell'università ro-
mana, allora solo vi avrà unità nell'am-
ministrazione dell'economia e della di-
sciplina, quando egli sarà come il centro
di essa, colla relativa responsabilità in fac-
cia alla s. congregazione degli studi. Il che
non poter mai accadere nell'archiginna-
sio, dove in virtù della bolla di Sisto V,
della bolla e chirografo diBenedetlo XIV,
oltre altre sovrane disposizioni, ogni rcg-
U NI
gimento trovasi concentrato nel collegio
degli avvocati concistoriali, che per l'at-
tuale amministrazione deputavano ogni
anno per rettore uno de' propri colleghi
con esclusiva dipendenza da loro. Da qui
nascerne, che la presidenza del cardina-
le arcicancelliere rimaneva passiva, e che
senza effetto, rapporto a lui, si rimanesse
altresì la responsabilità del rettore colle-
giale, che dovea rendere ragione de'snoi
atti non all'arcicancelliere, ma al collegio
reiterale. Da qui pur nasceva, che l'or-
dinanze emanate dalla suprema congre-
gazione degli studi non avessero quel cor-
so regolare e spedito, che aveano ed han-
no nel corrispondere colla centrale e im-
mediata presidenza dell'altre università.
Ritenutosi esistere una positiva necessità
di recare un provvedimento a tal difetto,
e per porre F archiginnasio nel comune
ordine d'altri simili stabilimenti del pon-
tificio dominio temporale, il Papa volle
in proposito consultare i pareri d'alcuni
de'cardinali della s. congregazione degli
studi per averneopportuni suggerimenti.
Dopo aver egli su tutto portato matura
considerazione, a vendo in vista i singoli ti-
toli da cui procedevano i privilegi, i di-
ritti e l'attribuzioni del snlloduto collegio
rettorale; non che espressamente in que-
sto particolare derogato con pienezza
d'autorità apostolica tulle le singole pon-
tificie costituzioni, chirografi e rescritti e-
m ana ti da'suoi gloriosi predecessori, de-
cretò e ordinò. » i.° Il collegio degli av-
vocati concistoriali cesserà dall'uffìzio sta-
bile del rettorato nell'archiginnasio ro-
mano della Sapienza, salvi rimanendo al
medesimo gli altri privilegi nel modo e
forma in cui ora ne fruiscono. i.° Niun
atto d'autorità o di giurisdizione potrà es-
sere esercitato collegialmente o indivi-
dualmente nell'archiginnasio dagli avvo-
cati concistoriali. Saran però conservate
loro le attribuzioni di collegio legale del-
la medesima università, colle stesse leggi,
oneri, emolumenti e privilegi comuni a-
gli altri collegi delle rispettive facoltà, co-
U N I
me pure rimane ai! essi conservalo quel-
lo della precedenza tle'collegi medesimi.
3." II regime disciplinale e amministrati-
vo dell'università risiederà presso il car-
dinal arcicancelliere della medesima ,e
verrà esercitato mediante l'opera del ret-
tore, secondo le norme prescritte dalla s.
congregazione degli studi. 4-° " rettore
dell'archiginnasio romano sarà nominato
da Noi e da'nostri successori, ed il mede-
simo verrà tratto dal seno del collegio
degli avvocati concistoriali , o da quello
di altro ragguardevole e idoneo ceto. L'e-
letto rimarrà in tal carica a nostro be-
neplacito, ed a beneplacito de' successori
nostri. L'onorario rispettivo verrà fissato
dal cardinal prefetto della «.congregazio-
ne degli studi, il quale lo desumerà dal-
la cassa dell'università. 5.° Sarà impian-
tato entro il palazzo dell'archiginnasio un
archivio generale , ove si raccoglieranno
tutte le carte e documenti relativi allo
scientifico stabilimento e sue dipendenze,
che presentemente esistono presso il col-
legio degli avvocati concistoriali e pres-
so gli uffizi del camerlengato , commet-
tendone la sistemazione e la custodia ad
un archivista responsabile. 6.° Rimango-
no fin da ora soppressi gli uffizi di minu-
tante e copista del rettorato, e la cancel-
leria universitaria soddisferà all'esigenze
di quest'uffizio nel modo che verrà sta-
bilito con analogo regolamento da ema-
narsi dalla congregazione degli studi. 7.0
Tutte le propine, regalie, gratificazioni,
che per abusiva consuetudine sogliono
pretendersi da'salariali dell' archiginna-
sio, saranno del tutto abolite, e la congre-
gazione degli studi resta incaricata della
formazione d'una pianta stabile di tutti
gì' impiegati, degli stipendi e loro rispet-
tive attribuzioni. 8.° L'uffizio di assesso-
recriminale dell'università romana si di-
chiara soppresso". Allora il Papa affidò
il governo e la direzione dell'archiginna-
sio ad una commissione universitaria, che
compose del cardinal Riario-Sforza arci-
cancelliere, del cardinal Raffaele Fuma-
vo!. LXXXV.
UNI 177
ri prefetto della s. congregazione degli slu-
di, e di mg.' Annibale Capalti segretario
della medesima e già professore del testo
canonico , dichiarando segretario della
commissione mg. r LorenzoValenzi. Com-
preso di profonda venerazione per l'en-
ciclica Tra le molteplici angosce , dal
Pontefice Pio IX emanata a' 2 r marzo
1 853, in favore degli Scrittori ecclesia-
stici (V.), massime laici , a incoraggia-
mento loro e ad onore del' Pontefice, qui
pure ne fo riverente menzione. Si legge,
co'motivi che provocarono l'aureo alto e
il felice successo, nella Civiltà Cattolica,
serie 2.*, t.i, p. 71 1 e seg., t. 2, p. 332
e seg. Questa licenza sarà condonata ad
un articolo consagrato alla scienza e alla
letteratura, non meno alla gloria ed al
possente e autorevole patrocinio de'som-
mi Pontefici. Perciò non del tutto estra-
neo all' argomento. Avea annunciato il
n."i 18 del Giornale di Roma deh 852,
essere nel maggio giunti in Roma gli stru-
menti astronomici commessi all' illustre
Giorgio Ertel di Monaco, direttore dello
stabilimento meccanico in Baviera. Che
tali macchine della più elaborata precisio-
ne, acquistateci privato pecnliodel Papa
Pio IX, venivano destinate al perfeziona-
mento dell'osservazioni celesti, che han-
no luogo nella pontifìcia Specola Capito-
lina, e delle terrestri che da vario tempo
erano in corso per la descrizione geome-
trica de'contorni di Roma ordinata dalla
stessaSantità Sua; opera diretta a illustra-
re la topografia del suolo romano, e che
dovrà completare ed estendere le ricer-
che istituite in proposito dagli astronomi
Conti e Ricchebach (col libro intitolato:
Posizione geografica de principali luO'
ghi di Roma e de' suoi contorni, Roma
1824), per la determinazione de' luoghi
principali di Roma (e contorni nella po-
sizione geografica). Un tale atto di so-
vrana munificenza arricchiva l'Osserva-
torio di Campidoglio d'un sontuoso cir-
colo meridiano, e corredava i nuovi stu-
di geografici dello stato pontificio co'più.
12
i78 UNI
recenti e accurati strumenti; dava a spe-
lare, che mercè la cura e lo zelo de' be-
nemeriti professori Calami relli e Pieri di-
rettori dell'osservazioni astronomiche e
geodetiche, si potrebbe fra non molto ap-
prezzare tutta l'importanza delle benefi-
che pontificie risoluzioni colla pubblica-
zione de' lavori a cui alacremente atten-
devano. Il circolo meridiano è V Argo
dai 100 occhi, il Briareo dalle 100 brac-
cia de' moderni osservatorii, è lo stru-
mento che di per sé solo vale tanto, e
si pregia quanto un osservatorio. Quin-
di trovo nel n.°y2 del Giornale di Ro-
ma deh853, che T encomiato professor
Calandrelli notificò con lettera data dal-
l' Osservatorio della romana universi-
la sul Campidoglio a' 3o marzo, sul
gran circolo meridiano dalla munificen-
za di Pio IX donato all'Osservatorio a-
slronomico di detta università. Che l'i-
stromento lavoro del celebre Ertel, do-
vendo collocarsi nell'osservatorio costrui-
to sulla torre orientale di Campidoglio,
••he perciò sebbene solidissimo avea biso-
gnod'esseranjplnito onde poter contene-
re tale gran circolo e gli altri stromenli
fìssi. Pertanto i cardinali Riario-Sforza
arcicancelliere dell'archiginnasio e For-
nari prefetto della s. congregazione de-
gli sludi, componenti la commissione u-
niversitaria, ordinarono al conte Virgi-
nio Vespignani architetto della slessa u-
niversità romana l'esecuzione d'un di
lui progetto, onde provvedere all'amplia-
zinne decorosa e ad una maggior solidi-
tà dello scientifico stabilimento. Perciò il
prof. Calandrelli tributò somme lodi a'
due porporati, che sempre intenti al
decoro della romana università non ri-
sparmiarono spesa acciò il luogo che do-
vea accogliere il prezioso dono riuscisse
proprio, comodo e decentemente ornato.
Laonde racconta, che contigua alla came-
ra dello strumento altra ne fu costruita
per gli strumenti mobili che possedeva
l'osservatorio. E siccome dal la parte del
sud e annessa all'osservatorio navi una
V N I
ampia terrazza che copriva i sottoposti
uffizi municipali, alle sue istanze la ma-
gistratura romana ordinò che porzione di
essa fòsse ricoperta di piombo cilindrato,
e sull'altra si costruisse una camera de-
stinata alle osservazioni meteorologiche,
che ponno contribuire al progresso del-
la fìsica e dell'agricoltura. Quindi passa
a raccontare l'arrivo in Roma del valen-
te artista Ertel, e a descrivere in breve il
collocato strumento, incoi l'autore in-
trodusse tutti i perfezionamenti già con
felice successo da lui introdotti nell'altro
grau circolo inviato all'osservatorio di
Washington; se il Capitolino la cede a
quello nelle dimensioni, non la cede pe-
rò nella perfezione: il semplice e ben i-
dealo meccanismo per rovesciarlo è sor-
prendente , ciò potendosi ottenere in i5
o 3o secondi di tempo. Tutti avere am-
mirato l'istrumento, ed encomiato i su-
periori dell'università per aver con zelo
corrisposto al dono sovrano. Così i gio-
vani studenti della romana università
ponno trovare nello scientifico stabili-
mento astronomico tutti i mezzi per ap-
prenderete scienza degli astri, scienza su-
blime che ha fatto tanti rapidi progres-
si, specialmente nella scoperta di tanti pia-
neti, i quali rendono sempre più manife-
sta I' onnipotenza del Creatore (diceva
Gregorio XVI non ponno essere atei gli
astronomi e gli anatomici). Dipoi il Pa-
pa con biglietto del cardinal segretario
di stalo nominò rettore dell' università
romana l'attuale rispettabile mg.r Am-
brogio Campodonico di Castel Gandol-
fo, già da Gregorio XVI successivamen-
te fatto incaricato d'affari di Torino, in-
lernunzio apostolico e inviato straordina-
rio di Rio-Gianeiro, prelato domestico e
canonico Liberiano. La s. congregazione
degli studi a'29 api ile 1 854 approvò la
nuova scuola di filosofia e matematica,
«olio la direzione del felice ingegno del
d.r Achille Aloisi romano, nella giovani-
le età diig anni, da cominciare a'5 no-
vembre nella sua abitazione in via de'Ma-
U N 1
ternssnri della del Divino A «noie, n.°! 4-
Trasferita la scuola ove ora esiste, fu poi
pubblicalo il seguente avviso, in parte ri-
petuto a p. ioo5 del Giornale di Roma
del i 856. » Avviso. Scuoia di Filosofia
e M < i tematica .kc\\'\\\e Aloisi ingegnere ed
nrcliiteito autorizzato dalla s. congrega-
zione degli studi a dar lezioni di Logica^
Metafìsica , Etica, Fisica, ed Elementi
di matematica a' giovani, che vorranno
quindi continuerei loro studi nell'univer-
sità romana, fa noto a tutti quelli, i quali
bramano dar opera alle predette scienze
sotto la sua direzione , con quell' equo
compenso, che la possibilità de' giovani
potrà comportare, che il giorno 5 del fu-
turo mese di novembre 1 856 comincerà
di nuovo il corso delle sue lezioni nella
propria abitazione posta in Roma , via
della Minerva entro l'Archetto n.°i6".
Il dotto professore Aloisi, allievo del ce-
lebre ab. Marco Mastrofini (di cui altro-
ve feci distinta menzione : qui dirò the
a p. oli della Gazzetta di Roma del
1848 si riporta l'iscrizione marmorea
posta sul suo sepolcro nella chiesa di s.
Silvestro di Monte Compatii sua patria,
da' suoi ammiratori) e del dotto p. Luigi
Marchetti (di questi parlai nel vol.LXVll,
p. '89, dell'altro in più luoghi), in una
parola egli solo insegna in tutte le facoltà
mentovate, precisamente quelle stesse che
s'insegnano da diversi professori nel sul-
lodato ginnasio romano di filosofia pres-
so s. Maria della Pace. Si ricava dal n.
120 del Giornale di Roma de 2J mag-
gioi854,che la mancanza d'apposito lo-
cale nell'università romana, era stata ca-
gione che i pezzi e le preparazioni anato-
miche inservienti alla scuola e alle pub-
bliche annuali dimostrazioni d'anatomia
umana, venissero depositali nel museo
di zoolomia. Postasi però mano ad una
bella galleria nello stesso edilìzio, e com-
pita per ordine del Papa che regna, cal-
do sostenitore de'buoni studi e mecenate
di chi li coltiva, vennero quelle prepara-
zioni raccolte e situate al posto loro, in
UNI . 7<,
guisa che unite a ben molte altre super
bamente modellate in cera, le (piali fino
dal i85i eranostatedall'università acqui-
stale, costituiscono oggi un elegante gabi-
netto anatomico da non invidiare per ric-
chezza, bellezza ed esattezza del lavoro,
quanti ora ornano altri stabilimenti. La
cura e direzione di questo gabinetto è af-
fidata al sullodato cav. Rudel, il quale si
proponeva di rendere pubhlica una det-
tagliata descrizione di que'pezzi e di quel *
le preparazioni anatomiche. In questo ga-
binetto, come appendice, sono state pur
anco collocate due intere mummie e una
testa formanti l'esempio delle 3 diverse
specie antiche d'imbalsamazioni ; simil-
mente vari oggetti spettanti alla tereolo-
già e alla anatomia patologica, e in fine
un buon numero di stromenti chirurgi-
ci, i quali formano un sufficiente arma-
mentario. Tulio questo essendo conse-
guenza delia commissione universitaria,
e in particolare del cardinal Fornari, si
aggiunge, possano aumentar negli alunni
dMppocrale della scuola romana quell' a-
more per la scienza dal quale animatigli
furono Eustachio e tanti illustri che det-
tando nell'archiginnasio anatomia uma-
na, colla vastità del sapere loro e molte-
plicità di loro scoperte, segnarono la via
agl'italiani e agli stranieri, onde condurre
I' anatomia a quella luce brillante della
quale oggi risplende. In occasione che per
la festa di s. Francesco d'Assisi, il Papa
o'4 ottobre i854 visitò la chiesa d'Ara-
celi, passò poi nell* osservatorio astrono-
mico dell' università romana. Si fermò
primamente nelle sale de'Lincei a osserva-
re i ritratti marmorei degli uomini gran-
di Lincei che le adornano, indi sali sulla
vetta ov'è locato l'osservatorio. Ebbero
l'alto onore d'accompagnarlo, oltre il di •
rettore del medesimo prof. Calandrelli e
il custode Fabri-Scarpellini, il prof. Voi-
picelli segretario dell'accademia de'Lin-
cei e la magistratura romana .che trova-
tasi nelle sue sale radunata. Osservato
nella sala in cui sono gli strumenti por-
180 UNI
Inlili, tntlociò che riguarda la scienza a-
stronomica, si recò a visitare il già di-
scorso grandioso circolo meridiano d'Er-
tel e figlio, celebri artefici di Monaco,
unico in Europa pe' perfezionamenti che
essi vi portarono, destinato alla mag-
gior vitalità delle quotidiane osserva-
zioni, e donato dalla pontifìcia sua mu-
nificenza. Dopo averlo esaminato, e in-
formatosi di lutti que' perfezionamen-
ti, per cui si rendeva superiore a quan-
ti circoli meridiani erano negli altri os-
servalorii d' Europa, si compiacque co-
noscerne anche il maneggio, e nel vede-
re la facilità e prestezza con che faceasi,
mostrossi soddisfatto d'aver con esso con-
tribuito a'progressi dell'astronomia. Eb-
be la degnazione ancora di salire sulla
cupola mobile, ove osservò con partico-
lare compiacenza la macchina Parallat-
tica recentemente fatta dal romano va-
lente macchinista Angelo Luswergh: in-
di montò sul grande ripiano per vedere
il maestoso panorama di Roma e de'colli
Tusculani e Albani. Scese indi nella stan-
za che la romana magistratura avea fatto
costruire per un osservatorio meteorolo-
gico, oltre l'aver donato all'osservatorio
alcuni strumenti meteorologici, e là il
Papa si compiacque di osservare i due
grandiosi globi, uno terrestre e l'altro ce-
leste, usciti dalla rinomata fabbrica in-
glese di Cary.già del cav.Scarpellini;ed
il telescopio donato all' osservatorio dal
principe Torlonia. E dopo d'a verdette pa-
role d'encomio e di soddisfazione al zelan-
te direttore dell'osservaiorio e alle altre
personeche vi appartengono, si compiac-
que accettar l'invilo di della magistra-
tura a visitar lesale municipali. Ora il
marchese Giuseppe Ferrajoli ha voltilo
donare a questo osservatorio un telesco-
pio acromatico di 4 pollici e mezzo di
apertura, e di metri due circa di lun-
ghezza locale, della tanto rinomata offi-
cina di Merz pur di Monaco in Baviera.
11 pregio di questo strumento consiste
nella forra e nella precisione del suo ob-
li N I
bieltivo ; testimonio di che sono gli og-
getti, che già si sono presi ad esame: è
corredato d'un eccellente micrometro cir-
colare di rara precisione meccanica : è
corredalo pure di molle oculari di va-
rio ingrandimento ; ed una particolar-
mente è destinala a ridurlo a cercatore
di Comete, che qualifica di certo la sua
rara perfezione ottica. L' egregio dona-
tore però esternando la sua soddisfazio-
ne e ammirazione per la precisione e for-
za con che questo strumento rappresen-
ta Dell'osservare diversi corpi celesti, ha
divisato, che venga a proprie spese mon-
talo parallatticamente a movimento d'o-
rologio: perchè in realtà la precisione
de'moti dell'orologio è tale, che per più
ore riesce agli astronomi di tener fissi o
stelle o pianeti solto i fili del reticolo con
qualunque ingrandimento che ivi si ap-
plichi ; e ciò commetteva allineile l'astro-
nomia fisica prendesse anche le mosse
sul Campidoglio per trar vantaggio di
quelle comunicazioni de' primi lumina-
ri di questa scienza, clie ambiscono di dar
la mano di fratellanza coti Roma scien-
tifica e invogliare al culto della medesi-
ma la studiosa gioventù. ; e dall' ultra a
posare le giuste vedute sulla estensione
di questa facoltà, che La Place chiama
il più bell'ornamento dello spirito uma-
no. Quanto all'applicazione del telegra-
fo elettrico alla meteorologia, a sistema
fisso, Roma pose mano per la prima di
qualunque altra città studiosissima, e la
Francia non tardò a seguirne l'esempio.
Roma perciò da 3 anni è il centro d'u-
na corrispondenza meteorologica telegra-
fica, e ad essa fauno capo le altre città
dello slato, come Ancona, Bologna, Fer-
rara, che hanno stazioni meteorologiche
telegrafiche : Urbino e Perugia soppe-
riscono coll'associazione. Tornerò a far-
ne cenno nella biografia di Zelada, ra-
gionando della specola del collegio ro-
mano. Dell'estensione delle linee telegra-
fiche dello stalo papale, riparlai pure nel
voi. LXXIV, p. i63 e poi anche altrove.
U H I
Come l'università romana festeggiò la
dogmatica definizione dell' Immacolata
Concezione ili Ma ria,decretata dalPapa,in
breve lo mi rai nel vol.LXXIII, p. 87, po-
tendosi leggerne il dettaglio a p. 286 del
Giornale del 1 854- H Papa Pio IX volle
estendere la scientifica e civile istruzione
anche a'cadelti della Truppa pontificia.
Prima però credo opportuno di rammen-
tare, che nel voi. X, p. 195, descrivendo
il Castel s. 'Angelo, e nel voi. XLV, p.
1 3 5, dicendo della /J7///-?a pontificia, par-
lai dell'antica scuola militate de'bombar-
dieri, pegli sludi teoretici d'artiglieria,
lavorila da'Papi e rinnovatane! 1 836 da
Gregorio XVI. Di più nel 2.° de' citati
voi., massime a p. 1 35 ei36, dissi de'ca-
detti ammessi nella medesima milizia, e
le disposizioni di tal Papa del 1 834 e del
1841. E mg/Fabi Montani, Della Pia
Linone ili s. Paolo, p. 39, tratta della
congregazione spirituale de'cadetti delia
truppa papale, cominciala nel 1 838 ad
ad unirsi nella cappella del Monte di pie-
tà di Roma, sotto la protezione di s. Mau-
rilio principe della legioue Tebea,di cui
anco nel voi. LXXIll , p. 7.55 , e delle
pratiche religiose da essa eseguite e sue
premiazioni. Si legge poi nel Giornale
di Roma de'4 gennaio 1 855, che il Pa-
pa Pio IX volendo provvedere all'edu-
cazione di que'giovani che nati di civili
famiglie si sentono inclinati ad abbrac-
ciare la carriera militare, ne scelse alcu-
ni e riunì in convivenza in apposito lo-
cale, per ricevervi la necessaria istruzio-
ne. A tal effetto il commeud. general Fa-
rina ministro dell'armi destinò il palaz-
zo Cenci e vi fece eseguire quanto era ne-
cessario, con decente cappella affinchè la
nuova sovrana istituzione avesse il suo
principio ila Dio. Quindi mg.1 Tizzani ar-
civescovo di Nisibi, professore dell'uni-
versità romana, quale cappellano mag-
giore delle truppe pontificie ne fece la so-
lenne benedizione a'3i dicembre 1 ^ ~> [ ,
assistito da'cappellani militari, e quindi
celebrala la messa prouuuziò un nualo-
UNI 181
go discorso, terminando col 7V Deuni la
funzione, a cui furono presenti il detto
zelante ministro dell'armi, il comandan-
te la divisione di Roma, lo slato maggio-
re generale di piazza, lutti i comandanti
de' corpi, compreso quello del genio, e
molti altri ufliciali di varie armi , oltre
la banda di linea. Raccontai a suo luo-
go che presso la Chiesa di s. Sisto iti
sulla via Appia che conduce alla porta
Latina, fino dal 1 85 1 si coltiva per cura
del multici pio romano un vasto semen-
tano di piante o vivaio delle pubbliche
piantagioni,piesiedutodalcav. Luigi Ve-
scovati consigliere municipale e deputato,
che ha abbellito e viemmeglio abbellirà
Roma , anche nel delizioso Monte L'in-
cioj enelPalborale di diversegrandistra-
de, come nuovamente nel Foro Romano,
distrutte da' repubblicani. Trovansi uel
vivaio floridissimo o piantinaio comuna-
le romano moltissime e svariate regio-
ni d'alberi da frutta, da foresta e da orna-
mento. Le piante (inora raccoltevi ascen-
devano iteli 856 al numero dii5o,ooo ,
di cui 5o,ooo entro vasi, e vi bau ben
200 qualità di viti. Ogni piaula è dispo-
sta secondo la sua specie e porla il pro-
prio nome, e l'indicazione del luogo da
citi proviene ; il che oltre a formare una
bellissima raccolta che desta meraviglia,
giova nello stesso tempo agli studiosi di
botanica, uno de' più. dilettevoli e gen-
tili sludi della natura, per far confronti
di propagini di terreni, e per molle al-
tre ricerche. Narra il n.° 127 del Gior-
nale di Roma, che a' 4 giuguo i856 il
Papa si recò a visitare lo stabilimento ,
accoltovi dal conservatore conte Anto-
nelli, e dal consigliere Vescovati alla cui
solerzia e intelligenza deve il florido suo
stato, che vi attira l'ammirazione de'fo-
reslieri sapienti, ed onora Roma come
si coki vano le naturali discipline. Nel
percorrerlo in ogni sua parte e cou gran-
de attenzione, s'arrestò ud esaminare
specialmente la Specie e la natura di
molle piante fruttifere e resinose. E pri»
i6a U K I
ma di parlile si piacque d' esprimere la
sua soddisfazione ed encomiare il mu-
nicipio, e chi con nobile disinteresse e
sollecitudine presiede all'incremento d'o-
pera così dilettevole e vantaggiosa, facen-
do pure ogni sforzo per tentare la colti-
vazione delle piante esotiche le più utili
e belle. Prima della suddetta epoca di-
rettore del vivaio delle piante era un pro-
fessore di botanica dell' archiginnasio.
Quello attuale di botanica teorica e pra-
tica prof. Pietro Sanguinetti nel i855
pubblicò in Roma la Florae Romanae
Pi odromus alter ec. (poiché nel 1837 a-
\ea pubblicato la descrizione di 3oo nuo-
ve specie da lui scoperte nel territorio 10-
nianojcoll'opuscolo: Cenluriae tresPro-
dromo Florae Romanae addendac), di
cui e con encomi dà contezza la Civiltà
Cattolica nella serie 3.a, t. 3,p. 89. Di-
ce che mancava agli studi botanici ed a
Roma, e grandemente desideravasi una
bella e compila Plora Romana, la qua-
le contenesse la descrizione scientifica di
tutte le piaule che crescono naturalmen-
te nel suolo romano, così venerato e fa-
moso per le sue memorie classiche, ed in
quello di sue proviucie; perciò facendo
voli ch'egli anche di esse conduca a buon
termine l'opera sì bene incominciata, in-
tanto avendo compreso nella Flora Ro'
mann,à\ sua Campagna co'mouli Alba-
ni e Sabini, le provincieCisapenuiue e l'an-
tico Piceno, ch'è l'ampio tratto che dal
pendio orientale dell'A pennino slendesi
lino alle sponde dell'Adriatico fra Ascoli
e Ancona. Riporta il nome di quelli che
scrissero intorno alle piante romane, ma
ninno come l'encomiato professore giun-
se a comprendere la descrizione d'oltre
Goo piaule, distribuite in classi, ordini,
geueii especie, secondo il metodo di Lin-
neo, e con profonda cognizione e dottri-
na magistrale. A M'articolo V ILLE ni Roma,
dicendo de' suoi antichi orti, e moderni
giardini e ville, parlo ancora della Socie-
tà Romana d' Orticoltura, e di sue espo-
sizioni, ucllequali figurano egregiamente
UN I
alcune scelte piaule dell'orlo botanico
dell' archiginnasio, e del vivaio munici-
pale romano.Sono membri della commis-
sione di tal società l'encomiato prof. San-
guinetti e il prof, d'agricoltura dell'uni-
versità stessa. Dall'eucomiala società pos-
siamo riprometterci moltissimi vantaggi
non solo all'arte di coltivare le piante or-
tensi, ma alla stessa agricoltura, mercè le
profonde cognizioni de' suoi eccellenti
membri fondatori. Sul finii e dell'ottobre
i856passòa vita migliore il prof. Nicola
Corsi della provincia di Ch'ioti, già medico
primario dell' Ospedale di s. Maria e Gal-
licano di Roma. Ricco di beui di fortuna,
dopo aver nel testamento provveduto a*
suoi parenti^ istituì sua erede l'universi-
tà romana, e precisamente il collegio de-
gli avvocali concistoriali, e volle che una
parte di sua eredità fosse erogata nella
fondazione d'una cattedra speciale per la
cura delle malattie cutanee, coll'onere al
professore di dare le lezioni di teorica nel-
la medesima università, e di fare il corso
di clinica nel detto ospedale di s. Gallica-
no. A questo professore da nominarsi, se-
condo le leggi generali, che regolano la
pubblica istruzione, preferito a pari con-
dizioni chi fra 'concorrenti fosse a lui cuti-
giunto per vincolo di parentela, assegnò
l'annuo compenso di scudi 5no. Lasciò
poi un legato modale ili 1 2 mila scudi al-
lo slesso spedale di s. Gallicano, perchè in
esso fosse stabilita una sala clinica termo-
metrica per una speciale cura de' poveri
nelle malattie cutanee. Volle finalmente,
che la rendita risultante da ciò che ri-
maneva disponibile del suo patrimonio,
fosse erogala in premi annuali da confe-
rirsi a que' giovani che avessero dato mi-
glior saggio di se neilo studio delle scien-
ze. Sì provvide disposizioni altamente o-
noiauo la memoria del il.' Corsi , nome
che sarà in perpetua benedizione, e che
dev' essere unito a quelli che a buon di-
ritto sono chiamati grandi beuefalloii
della scienza e dell'umanità. Tanto rica-
vai dal u.° 270 del Giornale di Roma,
UN 1
ove si descrive ancora il tributo di rico-
nosce ti za reso all' illustre defunto nella
chiesa di s. Gallicano, con solenne messa
di requie, dalla commissione degli ospe-
efelidi Roma, coll'intei ventodel presiden-
te, deputati, priori e primari di tutti gli
ospedali, colla famiglia sanitaria eamiiii-
uistrativa di s. Gallicano. A* i4 marzo
1857 passò a miglior vita il cardinalTom-
masoRiaiio-Sforza a rcicance 11 iere dell'u-
niversità romana , ed i suoi moderatori
nella chiesa della medesima gli fecero so-
lenni esequie, cantando la messa mg.r Ma-
rinelli vescovo di Porfirio e sagiista del
Papa, ed il commend. Visconti recitò l'o-
razione funebre. Furono presenti alla fu-
nebre ceremonia i professori ed i mem-
bri de' vari collegi scientifici e letterari. 11
Papa nel concistoro de' 19 marzo confe-
rì nelle solite forine la dignità e ufficio
di camerlengo di s. Chiesa al cardinal Lo-
dovico Altieri, il quale perciò divenne l'at-
tuale arcicaucellieredell'uuiversità roma-
na. Riportai di sopra gli onorari stabiliti
da Leone XII a'professori dell'archigin-
nasio, i quali ultimamente furono aumen-
tati per beneficenza di Papa Pio IX. Se-
condo tal munifica disposizione, restan-
do fermo il disposto sugli onorari de'pro-
fessori regolari, e conservali pure quelli
di 4°o scudi annui a' due professori se-
niori d'ogni facoltà, a tutti gli altri l'ono-
rario di scudi 200 fu aumentato di scudi
100, cioè fu portato a scudi 3oo. Pari-
menti pel recente decretalo dallo stesso
Papa, fu ordinato che ciascuno sostituto
avesse la successione ad una cattedra spe-
ciale; però per assenza o impotenza de'
professori che non hanno sostituti, volle
che il rettore dell' archiginnasio potes-
se chiamare a supplirli uno de' sostituti
delle altre cattedre della stessa facoltà.
L'ultima solenne e consueta premiazio-
ne de'giovani studeutiebbe luogo la mat-
tina di sabato ic) luglio 1 856, che descris-
se il u.° 166 del Giornale di Roma. In
assenza del cardinal lliario-Sforza, la pre-
siedè il cardinal Giacomo Autouelli, che
UN 1
i83
quale segretario di stato faceva le veci del
camerlengo di s. Chiesa arcicancelliere
dell'università, alla presenza di mg. rei-
loie, de'vari collegi e de' professori della
medesima , tutti vestiti degli abili loro
convenienti. Emessa prima la professione
di fede, fu fatta la collazione delle lauree
da '(àngoli collegi, e quindi la distribuzio-
ne delle medaglie nelle diverse facoltà.
Ciò compito, si passò nel proprio tempio,
ove dopo la messa di ringraziamento, ac-
compagnata da scelta musica , coli' assi-
sleuza del prefato cardinale, e de'collegi
e professori rispettivi, terminò la fun-
zione col canto del solenne Te Deui/i, col
quale si chiuse l'anno scolastico. L'aper-
tura dell'anuo scolastico, che un tempo
si faceva nella festa di s. Luca, e la cui for-
oralità fu poi trasferita in quella di s. Ca-
terina, nel modo ripetutamente riferito di
sopra, venne fermamente stabilita a'5 no-
velli bre,incl usi vamente all'orazione inau-
gurale e all'altre formalità descritte, e s"è
impedito dalla domenica nel dì seguente.
Delle vesti e insegne de' membri de^oolle-
gi già parlai; mi resta a dire del vestiario
de'professori. Tutti i professori insegnan-
do nella cattedra magistrale vestono di
zimarra di scoto uero, le cui partico-
larità consistono, di non avere abbotto-
natura, fermandola solo al collo un aoci-
nello. Nel resto ha la piccola mozzelta,
le sopramaniche corte aperte uel davan-
ti e arrivanti sino al cubito. Nella parte
posteriore delle quali, precisamente dal-
l'orto o spalle, pendono due strette e fin-
te maniche (che ricordauo l'antiche ma-
niche lunghe poi ristrette de' chierici e
monaci). Il capo lo cuoprono colla ber-
retta dottorale nera. 11 medesimo abito
i professori indossano ne 11' assistere alle
funzioni solen ni,sagre e scolastiche di pre-
miazioni e simili . Qualche anno addietro
i professori in tali solenni funzioni eccle-
siastiche o accademiche vestivano sem-
pre di soltana di seta nera esimile fer-
raioloue o mantello, cingendosi con fascia
e fiocchi egualmente di seta nera, e colla
j 84 UNI
della beerei la dottorale. I professori del-
In facoltà medica usavano pendente dal
collo anche I' ornamento foratalo da due
liste di mei letto increspale chiamalo col-
iate e vulvarmente bragiuole. 1 professo-
li regolari usano sempre l'abito del pro-
prio istituto e la bei reità dottorale. Sic-
come lutti appartengono al collegio teo-
logico, sovrappongono all'ubilo regolare
la mozzeìla collegiale, così mg/ sagrisla
o altro veseuvo. Il rettore odierno veste
da prelato nelle funzioni. Il vice-rettore
usa la zimarra ecclesiastica nell' esercì»
ziodciruliizio.il bidello puntatore indossa
in tempo delle scuole e nelle funzioni, so*
pia il sull'abito nero, il mantellone o so-
prana di panno o saia di color paonazzo,
e nelle funzioni porta la mazza d'argen-
to collo stemma del Papa al cui tempo
fu falla tale insegua d'onore e d'aulori-
lù. Il mantellone e la simile mazza, nelle
funzioni, l'usano pure i lìue bidelli vena-
li, così delti perchè i loro ufhzi derivano
ù& vacabili. Ora riporterò il ragguarde-
vole personale decomponenti l'Univer-
sità Romana della Sapienza , come lo
descrive le Notizie di Roma ufficiali del
1857. Eni," e Km." Cardinal Lodovico
Altieri camerlengo di 9. r. Chiesa, Arci-
cancelliere dell' universilàRomana. Ret-
tore, Illui/ e Ktu.° mg.r Ambrogio Cam-
padonico. Pice-rettore, mg/ Francesco
Costa. Collegio de' sig.ri avvocali conci-
storia li che fa le funzioni di collegio le-
gale. Sig.' Tommaso conte eav. Gnoli,z/e-
cano. Mg/ Cesare Lippi. Mg/ Bonaveu-
lura Orfei. Mg.r Andrea M." Piattini.
Sig/ Gio. Ballista cav. De Dominicis-To-
sti. Mg.r Angelo Giausauti. Sig/ d. Fran-
cesco IVIorsilli. Sig/ Carlo Gio. prof. Vil-
lani. Sig/ Ottavio Scaramucci. Mg/ Pie-
tro Miuelli. Sig/ Filippo Massani. Sig/
Nicola coinmeud. Aunibaldi, eletto suc-
cessole a mg/ Frullini. Sig/ Gio. Balli-
sta Ratti, segretario. Collegio Teologi-
co. Bui." p. ai. Domenico Buttaoni del-
l'ordine de'predicatori, maestro del s. Pa-
lazzo apostolico, presidente. Mg/ Viuceu-
UN l
70 Tizzaui de' canonici regolari Latera-
neusi, arcivescovo di Nisibi. Mg/ Fran-
cesco Marinelli dell' ordine romitano di
s. Agostino, vescovo di Porfirio, sagrista
di Sua Santità. Boi. p. Giacinto de Fer-
rari, dell'ordine de' predicatori, commis-
sario del s. Ollizio. B.m. p. o>. Gio. Bal-
lista Siciliani, procuratore generale del-
l'ordine de' minori conventuali. Rin. p.
in. Giuseppe M/Cajazza, procuratore ge-
nerale dell'ordine romilauo di s. Agosti-
no.Bm.p. in.MaroellinoMostacciojprocu-
ratore generale dell'ordine de'car meli ta-
lli c.dzati. Rin. p. il». Filippo Ceselli, pro-
curatore generale dell'ordine de'servi di
Maria. Km. |). in. Angelo Vincenzo Mode-
na dell'ordine de'predicatori. Bin. p. m.
Giacomo Ricca dell'ordine romilano di
s. Agostino. Rm. p.ni. Gio. Battista Mar-
ruca dell'ordine de' minori conventuali.
Sig.' d. Filippo can. Cossa. Riu. p. d. A-
gostino Theiner della congregazione del-
l'Oratorio di s. Filippo Neri. Rm. p. m.
Simone Spilotros dell'ordine de'earme-
lilani calzali, segretario. Rm. p. Giovan-
ni Perrone della compagnia di Gesù. Sig/
prof. d. Pio can. Delicati. Collegio Me-
dico-Chirurgico. Signori dottori: Giusep-
pe Ta»\\dbb,presidenlc. Giuseppe cav. de
Mullheis. Pietro cav. Carpi (medico pri-
vato di Sua Salitila). Camillo cav. Tra-
smoiido barone di Mirabello. Pietro M.'1
Celi. Antonio M/ Baccelli. Pietro Luigi
Yaìeiitini. Carlo Maggiorana Giuseppe
Falcioni. Benedetto cav. Viale. Giuseppe
cav. Costautim (chirurgo privato di Sua
Santità). Carlo Matteo /Antonini. Gaeta-
no Albiles. Gio. Battista Ghirelli. Stefa-
no Fratocchi. Pietro Brunelli. Vincenzo
cav. Sartori. Domenico cav. De Crollis,
segretario. Paolo Ranaldi soprannume-
ro. Collegio Filosofico. Uni. p. Antonio
Luigi Ferrarmi della compagnia di Ge-
sù, presidente. Bm. p. Gio. Ballista Pian-
ciani della compagnia di Gesù. Sig/ Ni-
cola Cavalieri San Berlolo. Sig/Carlo Se-
reni. Um.d. Tommaso can. Mazza ni. Si-
gnori d.lguazioCalandrelli. Giuliano Pie-
li K I
ri. D. Raffaele Pacelli. D. Barnaba Tor-
tolini. Paolo cav. Volpicelli. D. Antonio
Ruggieri, segretario. Aggregali ni col-
legio. Signori Clemente commend. Fol-
cili, ingegnere. Luigi commenti, Pulelti,
architetto. Giovanni cav. Azzurri, archi-
tetto. Collegio Filologico. Mg. r Gio. Bat-
tista Rosani delle scuole pie, vescovo d'E-
ritrea, preside ale onorario. Sig.r Pietro
Ercole commend. Visconti, presidente.
Rai. p. Giuseppe Marchi della compa-
gnia di Gesù. Signori d. Luigi Vincenzi.
Salvatore cav. Betti. D. Paolo Barola.
Gio. Battista cav. deRossi. Vincenzo coni-
mene!. Castellini. Giulio comineud. Bar-
Juzzi. Luigi Crisostomo cav. Ferrucci. D.
Paolo Scapaticci. D. Michelangelo Cae-
tani duca di Semionda, segretario. Pro-
fessori pubblici di detta università. Sa-
gra Teologia. Reverendissimi:!-1, m. Gia-
como Ricca dell'ordine romilano di s. A-
goslino, in sagra Teologia ... in sagra
Teologia dogmatica. P. m. Gio. Balli-
sta Marrocu dell'ordine de' minori con-
ventuali, in sagra Teologia in materia
de' Sagramenti. P. ni. Angelo Vincenzo
Modena dell' ordine de' predicatori, ne'
luoghi Teologici. P. m. Simone Spdotros
dell'ordine de'carmelitani calzati, in Teo-
logia morale. Mg.r Vincenzo Tizzanide'
canonici regolari Lateranensi, arci vesco-
vo di Nisibi, inls toria ecclesiastica. Leg-
ge civile e canonica. Signori professori;
Cau. d. Guglielmo Audisio, nell'Istitu-
zioni del gius di natura e delle genti.
D. Nicola avv. Borro, nell'Istituzioni del
diritto pubblico ecclesiastico. A ngelo A ri-
torno avv. Mangiatordi, nell'Istituzioni
canoniche. Giuseppe avv. Celioni, nel-
l'Istituzioni civili. D. Giovanni Perusiui,
nel Testo canonico. Carlo Gio. avv. Vil-
lani, nel Testo ch'ile. Filippo avv. Gioaz-
z\u\inel Testo ciVùe.Olimpiade avv. Dio-
nisi, nell' Istituzioni di gius criminale.
Medicina e Chirurgia. Signori professo-
ri: Fortunato d.r cav. Rudel, neW Istitu-
zioni anatomiche. Socrate d.' Cadet, mi
Fisiologia, Francesco d.r Balli, negli e-
UNI i85
lamenti di Chimica. Pietro Sanguinetli,
in Botanica teorica le pratica. Pietro M."
d.r Celi, nell'Istituzioni patologiche ge-
nerali e Semiotica. Francesco d.r Scalzi,
negli elementi (V Igiene, Terapeutica ge-
nerale e Materia medica. Luigi d.r Ga-
lassi, nella Medicina teorico-pratica. Car-
lo d.r Maggiorani, nella Medicina poli-
tico-legale. Francesco d.r Ratti , nella
Farmacia pratica. Carni llod. 'Trasmon-
do barone di Bri irabello, nell'Istituzioni
della Chiriatria teorica anco forense.
A ntoniod/Pa nunzi, nell'Ostetricia. Vin-
cenzo d.r D\or\o,nella Zoologia. Giusep-
pe d.r Ponzi, in Anatomia e Fisiologia
comparala. Roberto Fauvet, nella fre-
terinaria. A vicenda nella Medicina cli-
nica. Sig.r Benedetto cav. d.r Viale. Sig.r
Domenico cnv. d.r De Crollis. Nella Chi-
riatria clinica. Sig.r Giuseppe cav. d.r
Costantini. Filosofia e Matematica. Si-
gnori professori: Paolo cav. d.r Volpice-
li , nella Fisica sperimentale. Giuliano
Pieri, nell' Introduzione al calcolo. D.
Tommaso can. Mazzani, nella Meccani-
ca ed Idraulica. D. Ignazio Calandre!-
li, nell'Ottica ed Astronomia. Federico
Giorgi , nell' Architettura statica ed t-
draulica. Carlo Sereni, nella Geometria
descriltivae /r/rowie£riVz.D. Barnaba Tor-
lolini, del Calcolo sublime. Pietro cav.
d.r Carpi , nella Mineralogia e Storia
naturale. Luigi Clemente Jacobini, in A-
gricollura. Pietro Ercole commend. Vi-
sconti, nell' Archeologia. Francesco d.r
Massi, nell' Eloquenza latina, italiana,
e Storia romana. D. Luigi Vincenzi, in
Lingua ebraica e nelle Con troversie giu-
daiche. Giuseppe d.r Spezi, in Lingua e
Filologia greca. Vincenzo commend. Ca-
stellini, in Lingua araba e degli Assur-
di della setta maomettana. D.PaoloSca-
paticci, in Lingua siro-caldaica e nelle
liturgie orientali. Professori sostituti in
diverse classi con futura successione. Si-
gnori: D. Ottaviano Aslolfi, nell'Ottica e
Astronomia. Gaetano d.1 Tancioni, ncl-
V Istituzioni di Chiriatria teorica cfo-
i86 UNI
reitse. Emilio d.r Negri, nell'Istituzioni
patologiche (Aggiungerò col Giornale
di Roma tle' i 3 maggio 1 85j, aver il Pa-
pa con biglietto elei cardinal prefetto ì\<ì\*
la s. congregazione degli studi nomina-
to a professore sostituto con futura suc-
cessione, nella cattedra ili Medicina teo-
rico-pratica t\l sig.r (1/ Giuseppe Deros-
si, che l'ottenne mediante concorso). D,
Filippo De Angelis, ' nelV Istituzioni ca-
noniche. Ilario d.r Alibrondi, nelle cat-
tedre di Giurisprudenza civile, Mattia
d/ Azzarelli, nella cattedra di Mecca-
nica e Idraulica. Odoardo d/ R Uggeri,
nell'Istituzioni di gius criminale. Gui-
do d.r Baccelli, nella Medicina politico-
legale. A ndrèa d/ Toscani, ih Anatomia
e Fisiologia comparata. Tito d/ Ar-
mellini, nella. Fisica, sperimentale. Pro-
fossori emeriti onorari. Em," sig/ car-
dinal Nicola Wiscraan, nella Lingua e-
braica e nelle Controversie giudaiche,
Em.° sig/ cardinal Giovanni Drunelli,
nel Testo canonico. Eni." sig.r cardinal
FranceseoGaUdtv"// sagra Teologia dog-
malica. Mg/ Antonino De Lucaarcive'
scovo di Tarso, nella Fisica sagra. Mg.r
Aui)ibaleCapalli,He/7V.s7oc<7/;omVo.Sig/
ab. il. Luigi M." Rezzi, nell' Eloquenza
latina, italiana, e Storia romana, (di re-
cente defunto). Sig/ Alessandro d.r Bel-
locchi, in Architettura statica ed idrau-
lica. Professori emeriti. Signori; Giusep-
pe d.r Falcioni, nella Medicina politico-
legale, Francesco avv. Norcia, nell' Isti-
t tizio ni di gius di natura e delle genti.
PottoriGiuseppeTagliabò, Giuseppe cav,
Pe Matlheis, Pietro Luigi Valentini, in
Medicina clinica. Professore onorario,
Mg/ Leandro Ci uffa \netla Botanica. pra-
tica. Sig.' d. Raffaele cari. Bertinelli, vice-*
rettore giubilalo. Sig.' cav, Antonio Un-
gherini, direttore e minutante della can-
celleria giubilato. Sig.' Gio.Battista Rat-
l\,direttore minulante ed archivista del-
la cancelleria dell' università romana.
Sig.r Gabriele cav. Angelini, agente ge-
nerale dell'università romana, Cabinet-
UN I
ti esistenti nell' università romana. Chi-
mico. Signori: Prof. Francesco Ratti, di-
rettore, Vincenzo Latini, collaboratore.
Fisico. Signori: Prof. Paolo cav. Volpi •
ce\\\, direttore, AngeloLuswerg, macchi?
insta costruttore. Giacomo Luswerg.c»-
stode. Ottico. Sig.r prof. d. Ignazio Ca-
landrelli, direttore. Farmacia pratica,
Sig. r prof. Francesco Ratti, direi tore. Or
s letricia, Sig/prof. Antonio Panunti, di-
rettore. Zoologia. S'\gnor\; Prof. Vincen-
zo Dioiio, direttore. D.r Temistocle Ma-
tiìxh, preparatore. GiacoinoGambell\,cu-
stode. Anatomia umana. Signori: Prof,
Fortunato cav. Rixdel, direttore. Antonio
Berlini, preparatore. Anatomia compa-
rativa. Signori: Prof. Giuseppe Ponzi,<it%
rettore.D.rr£etia\$loc\eMeì.<ìx.atprepara-
iore. Materia medica .... direttore, Sig,r
Alessandro Mazzolti,r«sto</e. Mineralo~
già. Signori: Prof. Pietro cav. Carpi, di-
rettore. Vincenzo Sanguioeltt, custode.
Orto Botanico. Sig/ d.r Ettore Rolli, cu-
stode. Osservatorio astronomico dell'u-
niversità romana situato nel palazzo
senatorio di Campidoglio. Sig.1 prof. dr
Ignazio Calaudrelli, direttore. Sig/ Era-
smo Fabri, custode. Ora col eh. Nibby e
con altri passo a dire dell'edilizio in ge-
nere dell' Università Romana e poi del-
le sue parti, con brevità per lutto quanto
il già descritto, il quale in alcune cose di»
versifica col riferito da quel professore,
per avere pubblicato la sua opera nel
1 838, laonde a manna mano cronologi-
camente narrai le seguite variazioni, ag-
giunte e ristami, e dipoi dirò ove segui-
rono le variazioni e di quanto è io co-
struzione.
La maestosa e vasta fabbrica dell' uni-
versità degli studi di Roma ha forma d'un
quadrilungo: le due sue maggiori fàccie
guardano tramontana e mezzodì, le mi-
nori levante e ponente. Lo stesso Nibby
ci die il disegno inciso del prospetto dalla
parte di levante o s. Eustachio. Il Vinati
nella Roma mode ma riprodusse le faccio
di ponente e mezzodì, e quella di levatile.
UN 1
Altrettanto fece Renazzi, e di più le fac-
cie di levante intera, e la meridionale. Il
Cipriani ne\V Itinerario figuralo di Ro-
niii, riporta la pianta dell'edifìzio e il pro-
spetto di ponente: ancli'egli crede che il
primitivo sia di Buonarroti. Il Milizia, Le
vite ile piìi celebri ardii le Iti, in quella
del milanese Giacomo della Porla, sol-
tanto dice: Ebbe altresì la direzione della
fabbrica della Sapienza. Riguardo a' ga-
binetti e musei, si tenga presente quanto
sono andato narrando sulla loro fonda-
zione, incrementi, e sugli sperimenti fatti
in alcuni alla presenza de'Papi. Noterò
che dalla parte di mezzogiorno, per tutta
la lunghezza dell'edilizio corrispondente
alla via de'Caneslrari, alle due estremità
nella larghezza della strada vi sono due
catene di ferro attaccate ciascuna a due
colonne, le quali si tirano durante lescuo-
le per impedire il rumore che produco-
no il passaggio de'carri e carrozze. Dalla
parte di ponente rimane l'ingresso prin-
cipale, fatto erigere come dissi da Sisto
V. Dal Iato di levante o oriente sono due
altri ingressi, sopra ciascuno de' quali è
una gran loggia di travertino: quello di
questi due ingressi , che rimane più vi-
cino all'angolo meridionale dell'edilìzio,
già quartiere de'pompieri, oggi lo è della
guarnigione francese; l'altro che sta più
vicino all'angolo settentrionale o tramon-
tana è l'unico per cui al presente si ab-
bia entrata nell'archiginnasio, poiché la
gran porta principale, dal lato di s. Gia-
como degli Spaglinoli, da gran tempo ri-
mane chiusa, come notai a suo luogo, e
soltanto suole aprirsi nelle grandi solen-
nità, come per la festa di s. Ivo. Entran-
do per tale porta, si scorge il grati cor-
tile quadrilungo, in fondo al quale sor-
ge la già descritta Chiesa^ tranne la qua-
le parte, neh' altre tre vi sono de' por-
tici spaziosi retti da arcate sostenute da
solidi pilastri di travertino, d'ordine do-
rico. Su questi portici elevasi un online
di logge coperte, ricinte da balaustrate,
e gli archi delle quali vengono sorretti da
UNI «87
pilastri in travertino d'ordine ionico; nel-
l'alto rimangono terminale da una cor»
nice architra vaia abbellita da ornamenti
architettonici, la quale gira tutto all'in-
torno. Il prospetto della chiesa, che de-
scrive una curva , è diviso in due parti,
inferiore e superiore, e in ambedue l'ar-
chitettura conserva l'ordine del portico
e della loggia. Per di sopra al cornicio-
ne alzasi il tamburo della cupola su cui
ergesi la calotta e poi la lanterna , cui
sovrasta il cupolino sormontato dalla co-
rona e dalla palla da cui elevasi la Cro-
ce. L'interno della chiesa ha la forma d'u-
na croce greca, ed è convenevolmente de-
corata; nel fondo è il cappellone con l'al-
tare e il discorso quadro esprimente s. I-
vo iti allo di ricevere le suppliche dalle
mani de'poveri. Il Cipriani definisce l'in-
terno di questo edificio: E un misto di
figura sferica, curvilinea, triangolare, ret-
ta ec. Il citato Milizia biasima acremen-
te tanto l'architettura esterna, quanto
l'interna della chiesa, specialmente la biz-
zarra cupola che sente assai dello strava-
gante. Tuttavolta, quanto alla parte in-
teriore dell'edifìzio, se non vi è tutta quel-
la sodezza e regolarità che tanto servono
a render sublime I' arte , vi si rinviene
un bello scomparlo de' luoghi, incon-
trandosi non pochi comodi di Sagrestia
e di stanze,ricavate i:i uno spazio non di
soverchio grande. Quel braccio del por-
tico inferiore, che rimane dal lato di mez*
zodV, contiene le porte d'ingresso al Tea-
tro anatomico e a diversi laboratoriusot-
to questo braccio di portico si vede appeso
alla volta con gagliarde staffe di ferro lo
scheletro del suddetto gran Cachalot. SoU
to l'altro braccio verso tramontana ri»
spondono le grandi finestre munite d'in-
ferriate, le quali danno luce alle sale ove
erano le scuole del disegno di s. Luca,
separale affattodalf archiginnasio, quan-
tunque ne occupino una parie, e di pre-
sente vi è il magazzino delle sussistenze
della guarnigione francese. A'iati del brac»
ciò del portico volto a occidente incou--
188 UNI
ti ansi l'ampie scale per cui si ascen-
de, mercè due rampe, alle loggie supe-
riori, ossia al 1° piano. Anche quesla log-
gia è divisa in 3 braccia: quello d'occi-
dente «erve puramente d'ambulacro ed
ha le finestre che rispondono per la via
della Sapienza; quello dalla parte di set-
lenti ione comprende le porte che metto-
no alla sala dell' accademia teologica, e
alla Biblioteca Alessandrina imponen-
te e magnifica, il cui braccio nuovo con-
teneva uno degli ai chi vi degli Uditori di
Rota. Nella Sala dell'accademia teolo~
gica, bastantemente vasta e di forma qua-
dra, si vedono appesi alle pareti i ritratti
«ti Clemente XI , Benedetto XIII , Cle-
mente XIV, e Gregorio XVI sotto del
quale fu restaurata; ed anche quelli de'
cardinali Girclami e de Rossi, ili.0 fon-
datole e il i.° benefico protettore dell'ac-
cademia. In tale sala si adunano l'acca-
demia d'archeologia, ed il collegio de'pro-
curalori (si legge a p. /±6i del Giornale
di Roma del 1807: Il collegio de' procu-
ratori del s. Palazzo apostolico a termi-
ni delle sue costituzioni nella sessione te-
nuta nelP Archiginnasio della Sapienza
nella mattina de' i4 ,ni,gg',0i presieduta
dalsig.'PietroA mici decano, e da mg/An-
Ionio Pagnoncelli sotto-decano e commis-
ta rio generale della camera apostolica, in
sostituzione agli 8 posti vacanti ha eletto
i signori Pietro Proja, Luigi Minetti, Fi-
lippo Maria Salini, Giuseppe Vaselli, Fran-
cesco Lasagni, Filippo Corazziui , Poli-
ziano de Sanctis, e Francesco Boschetti-
Petti). Da questa sala per una porta a di-
ritta si ha ingresso neW'Aula magna va-
stissima, resa più splendida da Gregorio
XVI : in questa si aduna sempre l'acca-
demia di religione cattolica. Il braccio
meridionale della loggia in discorso ha
lungo di sé le porte che mettono alle scuo-
le, e nel fondo a diritta le Camere ret-
torali, e a sinistra il bestiario de'pro-
fessoli. Le Scuole sono sale pressoché tul-
le di forma quadra e molto ampie; in
esse non sono che panche pegli studeuti
U N I
col davanzale per scrivere, e la cattedra
su cui siede il professore. A lato a quella
scuola, in cui il professore di materia me-
dica suol dare le sue lezioni, è il Gabi-
netto di Materia medica) ove entro ar-
madi muniti di cristalli conservatisi tutte
quelle sostanze che ponno servire a tale
studio: questo gabinetto, fondato da Leo-
ne XII, contiene tutti i generi e le spe-
cie delle cose occorrenti, delle quali die
un' esalta descrizione il eh. prof. Giaco-
mo Folcili nel Trattato di materia me-
dica da lui pubblicato (di quest' illustre
defunto, tra le altre opere, abbiamo pu-
re : Descrizione degli esemplari del-
le Chine-chine conservati nel gabinetto
dell'Università di Roma, fatta per uso
de' farmacisti e droghieri, Romai83o.
Sono 3g di verse specie. Hygienis ctTcra-
piae generali s compcndium in usum au-
ditorum Archigymnasii romani. ,Ron»ae
i83o). In fondo del discorso piano è la
cancelleria e l'archivio dell'università.
Passando al piano superiore, ove sono i
gabinetti e i musei delle scienze natu-
rali, la porta che ad essi conduce rima-
ne in quel braccio della loggia coper-
ta che guarda ponente; ma con questa
descrizione è meglio ascendervi per la
già piccola ed ora beila scala che rima-
ne poco prima di giungere alle camere
rettorati , e ciò per poterli meglio indi-
care con ordine. Noterò che occorre te-
ner presente quanto disM di sopra sull'o-
rigine e progressivo incremento de'mu-
sei e gabinetti, egli altri dettagli ripor-
tati, sia prima che dopo dell'epoca in cui
Nibby stampò nel 1 838 la sua.1 pregevo-
le opera. Saliti pertanto 4 branchi delia
detta scala, trova vasi a destra la porta del-
la Scuola degl'ingegneri (poiché dissi più
sopra che nel 1 85 1 fu trasferita tra le scuo-
le dell'accademia di s. Luca), ed a sini-
stra é quella per cui si entra nel Teatro
per le dimostrazioni fisiche e elàmiche:
questa è una sala assai vasta, munita del-
l'occorrente all'uso a cui serve, e in u\\
lato di essa trovasi un piccolo Labora-
U N I
torio chimico eretto nel pontificato di
Gregorio XVI,a facilitare le preparazio-
ni che debbono servire nelle dimostra-
zioni. Da tale teatro si passa in un'altra
sala ov'è il Gabinetto Chimico. Questo è
situalo in una sala assai vasta, che in una
parte ha un terrazzo all'aria libera, che
serve d' oflicina per le preparazioni ciré
non si ponno fare in luogo chiuso. All'in-
torno delle pareti stanno collocati degli
armadi in cui si custodiscono marchine
d'ogni sorta da servire a'processi chimi-
ci. Fra le altre merita special ricordo una
macchina elettrica, un gazometro, un for-
nello di New man, le bilancie pe'pesi de-
cimali e una macchina pneumatica. Si
passa quiudi nel Gabinetto di Minera-
logia, istituito da Pio \I1, della cui re-
cente ampliazione dirò poi. Qui il pro-
fessore di questa scienza suol dar le sue
lezioni, tenendo a vista degli scolari gli
oggetti di cui ragiona. La sala amplis-
sima è circondata di puliti armadi mu-
niti di cristalli, ne' quali si custodisce
la collezione scientifica di tutte le classi
mineralogiche. Quivi si vedono molti og-
getti pregevoli in genere di mineralogia,
e fra gli altri due grossi tronchi d'albe-
ro di legno egiziano mutati io pietra si-
licina durissima. Nel mezzo poi della sala
su d'un tavolino si osserva un piccolo ar-
madio ornato, munito di cristalli e affor-
zato con graticcie di ferro, nel quale sta
racchiusa una preziosissima raccolta di
sostanze mineralogiche, tanto in gemme
quanto in fossili, e quelle e questi ridotti
dall'arte ad un pulimento squisito. Quasi
tutte le gemme sono legate in anelli d'o-
ro, e molte di esse hanno per di sopra
alcune, altre pietruzze gemmarie che nel-
la forma e nel colore imitano a puntino
diversi insetti. Tutti i ìimanenti pezzi sle-
gali sono tagliati a foggia ottagona e o-
vale, e un per uno ponno esser collocali
entro un anello di s'unii forma, accioc-
ché gli osservatori a miglior agio possa-
no osservarne le qualità. Una cosi ricca
e poco comune raccolta, come notai su-
UNI 189
periormenle, fu donata al gabinetto dal
munifico Leone XII: volendolo, può essa
racchiudersi tutta quanta in 3 piccole bu-
ste che presentano l'aspetto di 3 libri di
mezzana grandezza. Dal gabinetto di mi-
neralogia e ad esso spettante si entra in
un'altra sala ben grande in cui è il Ga-
binetto Geologico, sistemato secondo il
metodo geografico, e perciò sugli arma-
di che ricorrono all'intorno si legge e-
spresso il puntogeografìco a cui le sostan-
ze in essi custodite appartengono. Entro
questa sala si vedono de' grandi avanzi
d'ossami di elefanti delle specie primor-
diali, passati nello stato di fossili: questi
smisurati pezzi d'ossa furono raccolti dal
eh. Riccioli naturalista in 3 luoghi diffe-
renti nelle vicinanze di Roma. Oltre a ciò
in alcuni armadi osservasi riunita una se-
rie d'esemplari geologici de' colli di Ro-
ma, ordinati con buon metodo, e raccolti
cou diligenza e studio sommo dall'enco-
miato Riccioli. Vi fu aggiunta nel pon-
tificato di Gregorio XVI una rara rac-
colta di litologia antica, la quale con in-
defesse cure e gravi dispendi fu potuta
porre insieme dal eh. av v. Tommaso Belli
luogotenente criminale del Vicariato, e
falla acquistare dal detto Papa per sem-
pre più arricchire il museo mineralogico.
Questa raccolta, che si chiamò Collezio-
ne Belli, formasi di 600 saggi,diversi tulli
nella qualità, perfettamente eguali nelle
forme e nella dimensione d'oncie 7 e mez-
za di lunghezza, 4 e mezza di larghezza
e 2 di profondità. Essa presenta la serie
completa di (ulte le pietre adoperate da'
romani antichi per decorar le loro fab-
briche, incominciando da'marmi statua-
ri greci e luneusi, e terminando a'basal-
ti, porfidi, serpentini e granati egizi. Dal
museo mineralogico si perveniva uel Ga-
binetto di Fisica, dico perveniva perchè
poi dirò che fu trasportatone! nuovo pia-
no elevato sopra a quello che descrivo.
A'tempi del M ibby ecco come si trovava.
Si componeva di 4 stanze assai vaste.
Nella 1 ." stanza trovavansi riunite molti»-
1 9o U JN I
siine macchine pertinenti all'elettricismo,
fra le quali è osservabile la grandissima
macchina elettrica ch'era posta nel mez-
zo del luogo, a cui si die per compagna
una di quelle macchine fìsiche, falle com-
prare da Gregorio XVI dal cav. Scar-
pellini, e ivi colle allre trasferite dall'os-
servatorio di Campidoglio, a comodo de'
giovani studenti dell'archiginnasio, e per
quanto narrai a suo luogo. La 2.a stanza
conteneva all'intorno molte macchine di
differenti operazioni fisiche: fra queste so-
no osservabili , la bilancia delle gravità
specifiche; la macchina per osservare il
passaggio della scintilla elettrica lungo il
conduttore al cader d'un fulmine su di
questo; la macchina dell'inclinazione e
declinazione dell'ago del meridiano ma-
gnetico; la pila papiniana, e la macchi-
na per segnare le qualità del terremoto.
Entro la 3." stanza si custodivano le mac-
chine che servono a misurar la caduta
de'gravi. La 4-° stanza finalmente conte-
neva tulle le macchine e gli strumenti
che servono alla fìsica meccanica. Ivi si
\edeva la nuova macchina elettro-ma-
gnete , eseguila in grandi proporzioni ;
un modello delle macchine a vapore; e
dentro un armadio ch'era nel mezzo della
sala si conservava una vastissima macchi-
na pneumatica, la quale lira orizzontal-
mente cou forza prodigiosa. In fondo a
questa 4-* stanza, presso la porta per cui
s'entra al Gabinetto o Museo Zoologi-
co, osservasi (cioè descrivo il tutto come
era innanzi la riorganizzazione e amplia-
zione, che stando operandosi, non si può
affatto descrivere mentre pubblico que-
ste nozioni) il busto di Fio VII in mar-
mo su d'una mezza colonna di granilo,
per averlo cominciato. Appena entrali
nella sala del gabinetto di zoologia, veg-
gonsi lateralmente collocate lungo le pa-
reti le celebri tavole del famoso Masca-
gni, colorile con tutta esattezza. Si mi-
rano ancora smisurate ossa fossili rinve-
nute ne'luoghi propinqui a Roma dal no-
minalo Riccioli. Nel mezzo di questa i.*
U N I
stanza sta collocato un bel Cangrù,la cui
pelle è preparata assai bene: innanzi al-
le finestre sono un microscopio e una ca-
mera lucida, e fra mezzo ad essi è posto
sopra una colonna il busto in marmo di
Gregorio XVI, poiché se Pio VII lo co-
minciò, il successore lo rinnovò e aumen-
tò lanlo, siccome descrissi, che venne ri-
guardalo nuovo fondatore. Presso il Can-
grù si osserva una difesa di rinoceronte
di mole non comune. Si passa quindi iti
amplissima sala di forma quadra, attor-
no e nel centro della quale stanno disposti
degli armadi muniti di cristalli, ne'qualisi
custodiscono i volatili di quasi ogni sorta,
i quali costituiscono una serie ornitologi-
ca copiosissima: essi sono assai bene pre-
parati, e se ne vedono un bel numero pre-
gevolissimi per la rarità e per la bellez-
za. In una parte degli armadi stessi sono
racchiusi parecchi quadrupedi, fra'quali
sono osservabili moltissime scimmie di
specie diversa e non pochi rosicanti. Fra
le cose che meritano maggior attenzione
in questa sala sono un coccodrillo del Ni-
lo d'una prodigiosa grandezza , un boa,
uno sqnalo-gargadia d' una misura po-
co comune, due struzzi maschio e fem-
mina, un bel mufflone di Sardegna, una
Jena, un gran cane del s. Bernardo, un
coccodnlo dell'Amazzoni, due grandissi-
mi denti ossiano difese del narval, e un
raro ornitorinco paradoxus. Dalla sala
quadra per i\ue porte si passa in due al-
tre sale quadrilunghe di grande estensio-
ne. Quella delle due che rimane verso
mezzodì ha nel mezzo un armadio pro-
seguito,alto poco più di mezz'uomo e mu-
nito di cristalli, nella cui parte superio-
re si conserva una completa collezione di
farfalle, veramente mirabile, e nell'infe-
riore si vede una miscellanea d'insetti di
specie differenti. Entro il i.° armadio a
destra vedonsi molti zoofili ; nel i.° si os-
servano de'pesci conservati entro lo spi-
rito ; nel 3." sono collocati molti rèttili
in genere, pure conservati entro lo spi-
rito; nell'armadio di fronte all'ingresso
e n i
sfanno raccolte parecchie preziose con-
chiglie del mare Rosso clonale da Mehe-
met Ah viceré d'Egillo. Entro l'armadio
che occupa tutta intera la parte sinistra
si contengono degli elici terrestri, di Ho-
ma e suoi contorni , de' molluschi e de'
crostacei conservati nello spirito, de' te-
stacei fossili presi da'nionti dello stato pa-
pale, delle conchiglie nella maggior par-
ie viventi, spettanti a mari diversi, e un
numero non piccolo di pesci curiosi prepa-
rali a secco. L'altra sala quadrilunga ver-
so tramontana comprende in appositi ar-
madi delle ossa, degli scheletri e delle pre-
parazioni d'ogni genere in servigio del-
l'anatomia comparata (poiché egli è que-
sto propriamente il Gabinetto d'Anato-
mia comparativa o Museo Zootomico,
formato da Gregorio XVI, come narrai,
e separandolo dal Zoologico). Nel mezzo
poi sono osservabili due mummie egiziane
maschio e femmina, svolte da' panni che
le coprivano, e custodite con cautela sotto
un coperchio di cristalli; una testa d'un
alhino, preparata a foggia delle mum-
mie, e una smisurala difesa fossiled'ele-
fànle, trovata dal naturalista Riccioli in
uno scavo al Monte Sagro, mirabile per
esser lunga una canna e mezza e per la
proporzionale sua grossezza. Qui han ter-
mine i musei e gahinelti dell'università
romana, secondo il iNihby e il suo tem-
po, e perciò pose fine al parlare di es-
sa, aggiungendo solo che quantunque
1' edificio presenti all' esterno ed anche
nell' interno un aspello piacevole all' oc-
chio e solido, pure in molte sue parli è
debolissimo, e ciò a causa di essere stato
eretto a più ripreselo diversi tempi e col-
la direzionedidilferenti architeli!. ^[Ga-
binétto d'Anatomia umana, istituito nel
] 85 1 dal Papa Pio IX; e i\e\Gabinetto di
0.?fcf/icÙ7,ripetutamente parlai di sopra,
e quest'ultimo restava vicino a quello di
chimica. Nel gabinetto d'anatomia umana
•vi sono bellissime preparazioni in cera
acquistate dal Manfredi Napoli: tale ga-
binetto fu collocato nel nuovo braccio
UNI ipr
dalla parte di ponente. Il Gabinetto Ot-
tico è unito a quello di fisica, ed egual-
mente più. sopra dissi dello studio pra-
tico d'ottica e astronomia, istituito nel-
l'osservatorio astronomico. Finalmente
il Gabinetto di Farmacia pratica è an-
nesso alla sua scuola pianlerrena.
Conoscendo il Papa Pio IX la ristret-
tezza nella quale Irovavansi i gabinetti
dell'università romana, perii progredien-
ti notabilissimi aumentigli proposito vol-
se la mente all'ampliazione del locale; vo-
lendo ancora sistemare in quello minera-
logico il recente acquisto della preziosa
collezione del conte Lavinio de Medici
Spada (già prelato chierico di camera e
presidente dell'armi), per collocar la qua-
le si mancava di località ; ed anche siste-
mare il nobile e generoso donativo del
suo direttore e professore cav. Carpi , il
quale per rendere tal museo perfettamen-
te completo e uno de'più ricchi d'Euro-
pa , gli die la collezione delle roccie da
lui acquistata e di cui mancava. Deside-
rando inoltre provvidamente che nell'u-
niversità vi dimori qualche individuo per
la custodia di tanti preziosi oggetti . in
previsione saggia di qualsiasi eventuali-
tà; imperocché per dar luogo a'successi-
vi aumenti e formazione di nuovi gabi-
netti e musei, le abitazioni de'cuslodi del-
la bihlioteca e di altri individui erano
state impiegale pe'medesimi musei e ga-
binetti, laonde ninno allatto e neppure
il guardaportone abitava dentro si im-
portantissimo e ricco stabilimento. Per-
tanto il Papa commise al cav. Andrea Hu-
siri (che porta il nome del sullodato suo
avo cav. Vici, come nalo dalla virtuosa
di lui figlia Barbara, ora sposa in secon-
de nozze ilei pur lodato commend. Fol-
cili architetto particolare di Sua Santità)
architetto ingegnere e lenente ini.d del
genio pontificio, il progetto e quindi l'e-
secuzione d'ampliare i gabinetti e musei,
ricavando ancora qualche abitazione. A
tale ellelto quindi si è già sopraelevato il
braccio e lato di mezzogiorno, dalla parte
I93
U N I
rispondente olla via de'Canesfrari,ovesi
è costruito il nuovo gabinetto fisico con
suo teatro, ed un'aggiunta a quello anato-
mico,ricavando poi ad una estremità l'in-
dicata abitazione.il cardinalSantucci pre-
fetto della s. congregazione degli studi,
allogò al prof, di scultura Gio. M." cav.
Benzoni, il busto colossale in marmo del
sommo Pontefice, come apprendo daln.°
99 del Giornale di Roma del 1857 , il
quale verrà collocato nel centro d' una
galleria del detto gabinetto fisico. Di più
ordinò il Papa, che vengano sistemati an-
cora tutti gli attuali gabinetti, a motivo
del seguito traslocamelo di quello fisi-
co, che ha lasciato il posto alla suddetta
nuova collezione mineralogica.Nell'oppo-
sto lato di tramontana, rispondente ad
una delle vie Stadera ri, verrà eseguito il
medesimo lavoro pel museo zoologico,
parimenti divenuto troppo angusto alla
copia delle sue raccolte, e già le corri-
spondenti lavorazioni sono vicine ni lo-
ro fine, coli' altro sopraelevato braccio.
Quanto poi a) braccio e lato di ponente,già
l'avea edificato l'architetto conte Virgi-
nio Vespignani. L'ingresso e la scala a'
nuovi gabinetti resta in fondo al i.° pia-
no del loggiato dalla parte di mezzodì,
cioè presso le camere rettorati ov' era
la suddetta piccola scala, decorato dal-
l'arme di Pio IX e sua iscrizione, tut-
to di marmo. Non essendo terminata
la fabbrica, e perciò non potendosi an-
cora sistemare i gabinetti, non potei dar-
ne una precisa indicazione : pare che l'am-
pliazione del museo zoologico compren-
derà anche porzione d'uno de'nnovi brac-
ci. In fondo al 1 ."piano e sopra l' ingresso
della delta nuova scala che conduce a'ga-
binetti, i cardinoliSanlucci eRiario-Sfor-
za nello stesso 1 85y eressero al Papa l'ac-
cennala iscrizione marmorea con simile
arme gentilizia, in memoria del discorso
incrementodi fabbricati, e di musei e loro
ampliazioni. Eccone il tenore: Pius IX
Pont. Max. - Ad Academiac Lconianac
dignitalcm amplificandoli - Ad Anato-
UNI
miaet Zoologiae, Metallurgiae, Phisi-
ces, Chemiae- Suppelleclilem contee*
vandeun adhibendam-Scalis diaetisque
superstructis - Novam coiilignationem
aedibus impostili- P incendo Sanluccio,
Thoma Riario Patribb. Cardinali. - Al-
tero Studiis, altero Acadcmiac Praef. ■
Ann. Chr. mdccclv 11 sacri principa-
tus eius XI. Nel citato articolo Scuole
di Roma, che tanto si rannoda con questo,
ragionai delle nuove istituzioni educatri-
ci e insegnanti, e delle nuove scuole che
hanno aumentato i pregi scientifici di Ro-
ma nel pubblico insegnamento. Questo
vi fiorisce egregiamente al modo che di-
mostrano i Giornali di Roma deh 856,
di cui vado a tener proposito. Dice il n.
210. Tre sono in Roma gl'istituti scien-
tifici, ove la studiosa gioventù può con-
seguire gradi accademici nelle varie fa-
coltà: I Università Romana t il Collegio
Romano, e le Scuole del Seminario Ro-
mano all'Apollinare.' Veramente si deve
aggiungere anco il Collegio Urbano, nel-
le facoltà di filosofia e di teologia (avver-
to ancora che i laici studenti non vi ri-
cevono i premi, e le lauree e altri gradi
accademici essi devono prendere nell' u-
ni versi là romana); infatti dallo stesso
Giornale si rileverà da quanto vado a
riferire sulla premiazione del medesimo,
e dipoi nel n.° 227 nel riportare gì' insi-
gniti de' gradi accademici nel 1 856 nel-
l'altre Università dello slato pontificio,
nel quale articolo li riprodussi, dice espli-
citamente: Ne'eollegi Romano e Urbano
si ricevono soltanto i gradi accademici in
teologia e filosofia; nel seminario Roma-
no si ricevono i gradi accademici in teo-
logia, ed in legge civile e canonica (anco
criminale, cioè dopoché nello slesso edi-
lìzio vi fu istituito il seminario provin-
ciale Pio, i cui alunni hanno comuni gli
studi con quelli del seminario romano, a
cui il Papa fondatore aumentò i gradi ac-
cademici, come rilevai nel citato artico-
lo, e da fruirsi anche dagli alunni del se-
minario romano , e validi come quelli
U N I
dell' università romana). Sul seminario
Romano e Piano conviene che dia le se-
guenti più chiare analoghe nozioni. Leo-
ne XII col suddetto breve Recolenles, ac-
cordò al seminario romano di poter lau-
reate in teologia i frequentanti le scuole.
Poco dopo il seguito stabilimento di es-
so, oltreché abilitò a continuarvi gli stu-
di quelli che gli a veano cominciati nel col-
legio romano, ordinò che dovessero fre-
quentare le scuole del seminario roma-
no tutti i chierici romani, e che v'incedes-
sero però in abito talare. Indi con rescrit-
to de'i3 giugno 1828, Leone XII diede
al seminario stesso la facoltà di laureare
anche in filosofìa i frequentanti le sue
scuole. Con queste disposizioni sensibil-
mente si diminuirono gli studenti dell'u-
niversità romana , ed anco del collegio
romano, e invece notabilmente si aumen-
tarono gli scolari del seminario vomano.
Siccome molti per profittare delle scuole
del seminario romano, v'incedevano in
abito talare, benché non fossero chierici,
Pio IX per eliminare qualche insorto di-
sordine , nel novembre 1846 permise
ch'essivi si recassero col proprio abito se-
colare, continuando a godere il vantag-
gio d'esservi laureati in teologia e filoso-
fìa, con lutti i gradi accademici. Lo stesso
Pio IX Dell'istituire il seminario Pio, con-
fermò al seminario romano la facoltà di
laureare in teologia e filosofia, e aumen-
tandone le cattedre vi aggiunse pure la
laurea e gli altri gradi in gius civile, ca-
nonico e criminale; le quali lauree e gra-
di tutti dichiarò validi come quelli di qua-
lunque università , e comuni agli alunni
de' seminari Romano e Piano, non meno
che agli ecclesiastici tutti che ne frequen-
tano le scuole, nelle quali però abbiano
fatto il corso di altri studi. Per particola-
re rescritto pontificio poi si ammettono
ancoragli ecclesiastici estranei allo studio
delle scienze che conferiscono gradi acca-
demici, ancorché in altre scuole abbiano
fatto il corso di altri studi. Gli scolari se-
colari che frequentano le slesse scuole
VOL. LXXXV.
UNI 193
del seminario romano, anche dopo l'i-
stituzione del Piano, nello slesso Roma-
no vi continuano a laurearsi con lutti i
gradi in filosofia e in teologia; ponno al-
tresì studiarvi la giurisprudenza nelle no-
minate facoltà, ina le sue lauree e gradi
accademici debbono prenderli nell'uni-
versità romana. Inoltre Pio IX colle Lit-
terae apostolìcac quibus constituitur ra-
tio Studiorum in scholis Pontificii Se*
urinarii Romani ad s. Apolli naris, de' 3
ottobre 1 853, che cominciano colle paro-
le Ad Piani doctamque, richiamò e con-
fermò la bolla d' istituzione del semina-
rio Piano, dichiarandone meglio il conte-
nuto. Di più aggiungerò, che il Collegio
di s. Tommaso d' A qui no, di cui riparlai
nel voi. LV, p. 97 , conferisce la laurea
in teologia, oltre a'propri religiosi dome-
nicani, anche agli estranei. Inoltre a'pro-
pri religiosi conferiscono la slessa laurea
anco gli altri ordini Mendicanti , cioè A-
gostiniani, Carmelitani calzali, Servi di
Maria ec, i quali hanno i reggenti de-
gli studi. Altrettanto si deve dire del Col-
legio di s. Bonaventura de'minori con-
ventuali, e di altri Francescani. I gesui-
ti dopo 4 8DOÌ di perfetto compimento
degli studi filosofici e teologici, senza for-
malità si laureano, cioè con equivalente
abilitazione ricevono la facoltà d'insegna-
re. La suddescritta accademia teologica,
esistente nell'archiginnasio, conferisce o-
gni anno una laurea in teologia ad uno de'
suoi accademici. Lo stesso Giornale col
11. °2 1 1 descrive la solenne premiazione del
collegio Urbano alla fine dell'anno scola-
stico, e giustamente dice meritare prefe-
renza nel conoscersi per la somma impor-
tanza di così grande stabi I i mento, e perché
serve a rendere palesi al mondo cattolico
le belle speranze che danno alle Missioni
pontificie della Propagazione dellajède,
massime ne' Vicariali apostolici e nelle
Prefetture apostoliche (V.), i molti gio-
vani in esso educati. In tale pubblica pre-
miazione, fatta nella chiesa del collegio, il
cardinal Barnabò prefetto generale della
i3
j94 U H l
s. congregazione di propaganda fide, se
gueudo 1' esempio de' suoi predecessori,
esordi con ima elegante, erudita e affet-
tuosa orazione latina, mostrando agli a-
Iimiii ivi raccolti d'ugni parte de! mondo
dalla sapienza e munificenza de'Papi, il
bisogno che hanno d'attendere con impe-
gno agli studi, e specialmente a quelli da'
quali molto aspellano la fede e la civil-
tà, siccome destinati a esercitare il subii*
me ministero dell'apostolato cattolico. Fu
dichiaralodoltore in filosofia l'alunno ir-
landese Giacomo Rirwan, e furono letti
i nomi de'7 che duratile l'anno consegui-
rono lodevolmente la laurea dottorale in
teologia, ed anche ricordato l'altro alun-
no Giorgio Courey che per aver conse-
guito maggior numero di premi fu fatto
degno di medaglia d'oro. Fra'iSo e più
giovani, compresi gli alunni de'colkgi Ur-
bano, Greco-Ruteno e Irlandese, da 5o
furono premiati nelledi verse lingue e nel-
le varie facoltà scientifiche e letterarie.
Quautoa'3 nominali stabilimenti dell'u-
niversità romana, del collegio romano e
del seminario romano, col finir deli' an-
no scolastico i856 si conferirono 47
lauree in teologia, cioè 25 nelP univer-
sità, i5 al collegio, e 7 al seminario. Di
queste lauree una è slata ad honorem
ed una ad pretendimi : 8 sono stale con-
ferite a studenti francesi, 6 a tedeschi,
una ad un polacco, ed un' altra ad un
costantinopolitano; le restanti a giovani
italiani. Nel diritto canonico e civile so-
no slate conferite 74 lauree e tutte a gio-
vani dell'università; 26 furono consegui-
ti da studenti nati e domiciliati in Roma.
Nella facoltà medica sono stati laureali
25 giovani, di cui 9 romani; nella chi-
rurgia 1 3, di cui un solo romano; nel-
la filosofia e nelle matematiche 1 8, di cui
7 romani. I licenziati in teologia furono
21, in difillo canonico e civile 98, in me-
dicina 26, in chirurgia 18, in farmacia
12, ed in filosofìa morale 22. 1 baccellie-
ri in teologia sono stali 65, in diritto ca-
nonico e civile 106, in medicina 1 Concili-
li N I
1 tirgiai2, in farmacia g, in filosofia mo-
rale e matematica io5. Onde ne'3 ricor-
dati istituti scientifici vi sono stati 1 56 lau-
reati, 206 licenziati, e 276 baccellieri: in
tutto 638 giovani che hanno ricevuto un
grado accademico. Altre notizie analo-
ghe, sugli studenti e graduati dell'univer-
sità romana, del collegio romano e del
seminario romano, riportai a Universi-
tà', articolo che più volte citai perchè in
molte nozioni si compenetra con questo.
Si narra nel n.°22i del Giornale. Ope-
ra grande, a cui il Papa Pio IX, a mez-
zo le gravissime cure del supremo suo a-
postolato, consagra in modo speciale il
pensiero, si è quella della educazione ec-
clesiastica de' giovani che sono chiamati
a servire nel santuario. E ne sono prova
abbastanza evidente, fra le molte, il Se-
minario provinciale Pìotdn lui fondato
a beneficio di tutte le diocesi dello slato
pontificio, il nuovo Collegio ecclesiasti-
co Pio Inglese, ed il Seminario France-
se, de' quali poi dirò alquante parole. Il
Papa volendo mostrare quanto gli stiano
a cuore i giovani, appartenenti a'vari se-
minari e collegi ecclesiastici, diesi trova-
no uella capitale dell'Orbe Cattolico, e
quanto apprezzi gli avanzamenti che fan-
no negli studi e nella pietà, come ancora
eccitarli al meglio, a*25 settembre 1 856
qual padre amoroso non disdegnò di se-
dersi a mensa con loro nel braccio del mu-
seo Chiaramonti al Vaticano. Ivi volle be-
nignamente aver seco lutti gli alunni del
seminario Pio, opera degna della specia-
le sua predilezione, e altrettanti drappel-
li,formali co'rispettivi loro rettori, de'mi-
gliori giovani AcW Accademia Ecclesìa-
stica, del Seminario Romano, de' Colle-
gi Capranica, Urbano , Greco-Ruteno,
Germanico- Ungarico, Inglese,!/- lande-
se, Scozzese , Pamphilj , Pio-Inglese e
Belga, non che de' Seminari Vaticano
e Francese, e del collegio e seminario de'
monaci Cassinoti di s. Paolo e della pia
casa degli Orfani. In tal circostanza fe-
cero corona al Papa, oltre le persone del •
UN I
la sua camera segreta e vari distinti pre-
lati e vescovi, io cardinali. Dopo il pran-
zo il Papa si compiacque disporre vari
premi di valore, consistenti in bellissimi
oggetti di divozione, e la sorte decise chi
do vea conseguirli. I giovani penetrali del-
la più profonda riconoscenza per tanta
degnazione, l'espressero in versi, e gli a-
lunni di propaganda compirono quest'at-
to doveroso ini 5 lingue, fra cui la cine-
se e l'indiana; e con questa varietà d'i-
diomi espressero in certo modo I' unità
cattolica. Benedetti tutti dal Papa, se ne
tornarono a' loro rispettivi stabilimenti,
lieti di tanto ouore e consolazione reli-
giosa, cui ricorderanno come il più caro
giorno di loro vita , e come il migliore
eccitamento a sempre più avanzare nelle
scienze e nella pietà, doti indispensabili a
chiunque si ascrive al santuario. Convie-
ne che aggiunga al descritto sulle premia-
zioni e conferimenti de'gradi accademici
del collegio romano e del seminario ro-
mano, altre particolari notizie, che leg-
gonsine'n.n 2076208 del Giornale, che
chiariscono meglio il riferito; mentre
quanto all'università romana, e de' suoi
876 studenti, de'quali 238 romani, pe'
confronti coll'àltre Università dello sla-
to, in quell'articolo reputai più opportu-
no dire d'altre relative nozioni. Nel col-
legio romano fra' 1000 giovani che du-
rante l'anno 1 856 ne frequentarono le
scuole, 14 conseguirono il premio nella
facoltà di teologia, 18 in quella di filoso-
fìa, 33 nelle classi d'umanità e rettorica,
e 72 in quelle grammaticali. Durante
l'anno scolastico conseguirono la laurea
in teologia fra 210 giovani i5 di essi, e
4 in filosofia. Fra'laureati in teologia, 5
appartengono al collegio germanico-un-
garico, 2 al collegio Capranica , ed uno
al seminario francese. Nel seminario ro-
mano, 19 conseguirono il premio nella fa-
coltà di teologia, 7 nel diritto canonico
e civile, 1 8 nelle facoltà filosofiche, 26 nel-
le scuole d'umanità e retlorica,3o in quel-
le di grammatica. Duratile l'anno scola-
UNI .97
slieo conseguirono la laurea in teologia
7, di cui 3 alunni del seminario roma-
no, e 3 del collegio Cerasoli nel Io slesso
seminario; 6 in diritto canonico, e lutti
del nuovo seminario fraucese;ei3 in fi-
losofia, di cui 1 o alunni del seminario Pio.
Dissi di voler dire alquante parole sulle
recenti utilissime istituzioni già mentova-
te. Il Seminario Pio (/''.) fu istituito dal
Papa Pio IX nel 1 853, col denaro che la
pielàdel mondo cattolico in luttuosi gior-
ni gli a vea offerto, sotto la tutela della lì.
Vergine Immacolata e di s. Pio V, per
giovare anche all'incremento degli studi
del pontificio seminario romano, per es-
sere stalo presso il medesimo stabilito, per
vantaggio e beneficio grandissimo delle
diocesi esistenti nelle proviucie dello sta-
to pontificio. L' uno però è interamente
dall' altro diviso, ha particolare rettore,
inservienti ed ingresso: solo comuni ueso-
110 le scuole e gli esercizi di pietà nella
chiesa di s. Apollinare, essendosi aumen-
tata la fabbrica con ridurre ad uso alcu-
ni locali inservibili. Dissi la nuova e no-
bilissima istituzione falla anche per van-
taggiare gli sludi de'duestabilimenti, poi-
ché ivi per disposizione del generoso e ze-
lante Pontefice, con ben ordinato meto-
do d'alte scuole filosofiche, teologiche, le-
gali, '(storiche, fisiche, morali e linguisti-
che, più estesamente s'insegnano le scien-
ze e le lettere, con incremento pure de'
gradi accademici. L'articolo citalo lo pub-
blicai nello stesso 1 8 53, prima dell'aper-
tura del seminario, eh' ebbe luogo a' i5
ottobre, per cui non potei dirne abbastan-
za. Però di sua grande importanza, de'
prosperosi e felici successi che fondata-
mente se ne attendono, già assai fioren-
do, ampiamente vi supplì 1' cibimi di
Roma, nel l. 20, n.° 3q, con breve de-
scrizione, in un al prospetto della facciata
della chiesa e contiguo edifiziodi s. Apol-
linare, in cui si vedono i due piani innal-
zati sul cornicione, massime dal lato del-
la piazza, congiunti al piano sul medesi-
mo preesistente nel resto dell' edificio.
196 UNI
Soprattutto è ammirabile l'ampia aula,
the quasi unificando la religione e la scien-
za, tu appositamente costruita sopra la
chiesa, per esseie ad ambo i seminari co-
piosissima biblioteca , che dal nome del
munifico fondatore chiamasi Piana. Que-
sta venne poi descritta ed espressa con
altro disegno dallo stesso Album, t. i i ,
n.° 32 , in cui la sapiente eloquenza di
rag/ Stefano Fiossi die coutezza colla do-
vuta lode del dotto, erudito e completo
storico Ragionamento di mg.* France-
sco de' conti Fabi Montani: Il semina'
rio Pio aperto in Roma dalla munifi-
cenza della Santità di N. S. Papa Pio
IX, Roma 1 854- A p. 1 8 e 44 » 'ferisce il
eh. prelato Fabi-Montani, che il Papa con
lettere apostoliche de' 3 ottobre 1 853 ap-
provò il metodo degli studi, di cui dà un
breve e con veniente ragguaglio. Soggiun-
ge l'altro encomiato prelato Rossi. Anche
la biblioteca Piana è un nuovo monumen-
to alle scienze, un corredo preziosissimo
pe'due seminari il Piano e il Romano; è
un comodo sopraggiuuto a qualunque a-
mature dello studio, poiché in grazia del
provvido principe fu posta a pubblico uso
di lettura. Quivi sono accolti i numerosi
volumi che la vasta mente e l'animo gran-
de di Gregorio XIII avea collocati nel col-
legio Germanico- Ungarico da lui edifica-
to, e ora occupato da'due seminari, ornan-
doli di magnifiche legature e ornale de'
suoi stemmi. Vi risplendono le edizioni
degli Aldi, tutti i classici che si stamparo-
no per ogni luogo, e quanti Padri usci-
rono in luce nel secolo XVI: e vi si tro-
vano le opere de' filosofi greci e tutta la
serie de' commentatori d'Aristotile, del
quale non era vi allora sapiente che non
avesse succhialo il buon logicare. 1 pal-
chi sono quelli già falli costruire dal ma-
gnifico Pio VI. Quivi seno pure le reli-
quie della privata libreria di mg.' Gaspa-
re Gasperiui e del can. Giuseppe M.'1 Gra-
ziosi, insigni e dotti ecclesiastici tenerissi-
mi del rumano seminario, a cui lasciarono
in dono lu scella suppellettile di teolo-
U K I
già, di letteratura e di storia che con mol-
te cure a veano raccolta. L'ultima ricchez-
za della biblioteca di s. Apollinare è quel-
la venuta dal Papa Pio IX, che neh 854
vi fece trasportare dal già monastero de'
Girolamini (F.) de'ss. Bonifacio ed A-
lessio, ora óe'Somaschi(F.), la collezione
libraria che giù vi avea adunato l'eruditis-
simo p. ab. d. Felice Neriui. Questa vuol
esser principalmente celebrata perle bib-
bie poliglotte, per l'ottime ediziouidi tutti
i Padri, de'concilii, de'leologi, de'fìlosofl,
degli storici , degli archeologi precipua-
mente cristiani, e de'di zio nari d'ogni ma-
niera. Il Papa continuamente intende ad
aumentarla, non meno che i gabinetti. Ri-
ferisce il Giornale di Roma dell'i i gen-
naio 1 855, che continuando le sue inces-
santi benefiche cure per il florido progres-
so de' due seminari, donò due elegan-
tissime macchine, le quali aggiunte a una
3.' non mollo prima regalata , costitui-
ranno il nucleo, per dir così, del nuovo
gabinetio fisico-chimico, che avea già il
suo professore e direttore nella persona
del prof. d. Francesco Regnaci, e per sua
provvidenza viene sostituito a quello che
fu preda delle fiamme nell'infausto 1849-
Queste macchine racchiudono de' pregi
non comuni, rilevali dalla descrizione ivi
riportata, del prof. Reguani medesimo. li-
na di essa è la Wheatstouiana per rap-
presentare i moti vibratori dell'ondula-
zioni luminose. L'altra è un aritmome-
tro, pel quale si eseguiscono meccanica-
mente tutte l'operazioni d' aritmetica, e
si risolvono problemi complicatissimi, con
infallibile precisione e sollecitudine mera-
vigliosa. La 3." è un elettro-medicale di
Breton, la quale riunisce tutti i perfezio-
namenti di cui è capace quel, valente arte-
fice meccanico che l'offrì al Papa. Fece-
ro altrettanto il cav. Tommaso Colmar
col .suo anlimomelro da lui inventato; e
d. Francesco Paulini colla Weahtstonia-
na, il 1 ." in Italia a costruirla senza esem-
plare né figura, il quale venne destinato a
dirigere il laboratorio fisico istituito nel
UNI
seminario. Di più il Papa concesse al suo
seminario Pio due delle quattro pensio-
ni accordate da Pio VII agli studenti di
teologia nell'università romana, che si di-
stinguessero nel conseguimento de'psemi
ne'rispettivi concorsi; e per diporto la sua
villi» Santucci fuori di porta s. Pancrazio,
resa famosa nel 1 849 da'comhattimenti
sostenuti da'francesi contro i ribelli, e la-
sciatagli in morte da mg/ Giuseppe San-
tucci Fihbietti canonico della basilica La-
teranense, chierico di camera, presidente
dell'annona e grascia. I due seminari Ro-
mano e Pio festeggiarono la dogmatica
definizione dell'I uimacolatoConcepimen-
to di Maria Vergine nella loro chiesa, e
con solenne accademia letteraria e poe-
tica nell'aula massima, di che feci ricor-
do ne'miei Cenni storici intorno alla de-
finizione dogmatica ec.,nel vol.LXXIIT,
p. 99. Quindi e per essere il seminario Pio
sotto gli auspicii dell'Immacolata Conce-
zione, giustamente il Papa nel » 855 attri-
buì ad un alunno del seminario Pio la
prerogativa distinta di pronunziare un di-
scorso sul mistero, nella Cappella papa-
le per la festa dell' Immacolata Conce-
zione (J-), nella quale non soleva esser-
vi sermone; e siccome il Papa volle festeg-
giare il [."anniversario della sua solenne
dichiarazione dogmatica dell'Immacola-
to Concepimento della Vergine Madre di
Dio, nella proto-basilica Lateranense, in
quella [.''chiesa del mondo ebbe luogo la
i.' volta. Perciò si legge nel n.°28[ uel
Giornale di Roma del [855.» Dopo il
canto del Vangelo, il chierico Pauluccidi
Fano, alunno del seminario Pio, recitò
una latina orazione sul mistero , che in
quel giorno festeggiava la Chiesa , e op-
portunamente giovossi di quella circo-
stanza solenne per esprimere pubblica-
mente al sommo Pontefice Ja gioia e la
profonda riconoscenza, da cui erano pe-
netrati i moderatori e tutti gli alunni di
quel seminario, per essersi degnato di sta-
bilire che uno di loro avesse ogni anno
l'alto onore di favellare nella cappella pa-
li NI 197
pale del giorno 8 dicembre , della Gran
Vergine dichiarata concepita senza mac-
chia di peccato da Chi dava, a mezzo la
sollecitudine dj tutte cose, origine e vita
al Seminario Pio , destinato a maggior-
mente dilatare la scienza e la pietà nel
clero delle diocesi dello stato pontifìcio".
Indi nel n.° 284 dello stesso Giornale è
detto. »Nè volle astenersi dal festeggiare
la dogmatica definizione delConcepimen-
to Immacolatodi Maria (nello stesso gior-
no deli. "suo anniversario), l'inclito col-
legio Paolino eretto nella cappella Bor-
ghesiana di s. Maria Maggiore; conside-
randosi esso a ciò particolarmente tenu-
to per l'onore compartitogli dal Pontefi-
ce Paolo V, che presso di sé fosse tenu-
ta il dì 8 dicembre la cappella papale, o
che tenendosi altrove, il cardinal suo pro-
tettore pontificasse la messa solenne, ec."
Veramente ciò non apparisce dalla bol-
la Immensae bonitatis, de' 28 ottobre
16 [5. di Paolo V, Bull. Rom. t. 5, par.
4, p.i83: Erectio Capellae in Basilica
s. Mariae Majoris de Urbe, e te, et Car-
di nalis Protectorìs jurisdictione. Dissi
nel summenlovato articolo, che la cappel-
la papale l'istituì Benedetto XIV, da te-
nersi nella nominata basilica o nella cap-
pella pontificia, con detta prerogativa al
cardinal protettore della cappellaBorghe-
siana, e lo confermò coll'allociizione Pa-
terna animi nostri, pronunziata nel con-
cistoro segreto de' 26 novembre 1742,
Bull. Bened. XIV, t. \,Appendix n. 9 :
Celebralio Capellae Ponti fìciae in ba-
silica s. Mariae Majoris diefesto Con -
ceptionis B. MariaeVirginis decer ni tur.
Segue il decreto: Cum Sancii 'sszrnus, de'
3 dicembre 174^- Ed eccomi a parlare
del Collegio ecclesiastico Pio Inglese, di
cui già feci parola ne'vol. LVI, p. 171,
LXI1I, p.124, dicendo di sua istituzione
fatta neh 852 da Pio IX col nome di Col-
legio Ecclesiastico, e in parte dell'Ospi-
zio apostolico de Converlendi(V .), di cui
riparlai nel voi. LXXIII,p. 173 e altro
ye. Pei- la [ .ane die uotizia la Civiltà Cai-
i98 DVK.I
lolita, indi la ripelè prima il n.°28o del
Giornale di Roma del 1 852, e poi il eh.
prof. Arrighi negli Annali delle scienze
religiose, serie 2.a, Li i,p.i 2.5. Insostan-
za si dice. Non era infrequente l'interve-
nire che alcuni individui di varie nazioni
già adulti, massime de'convei fili dall'e-
resia, mossi d8 superno impulso a dedi-
carsi alle missioni ne' propri paesi , con-
venendo in Roma sede e centro della fe-
de, Iti amassero fissarvi per qualche anno
la dimora, a fine d'intender l'animo ad
apprendere in tutta la sua purezza la dot-
trina cattolica, ed acquistare il vero spi-
rito dell'uomo di chiesa. Nel numero no-
tevole de'collegi che sono fondali in Ro-
ma non eravene alcuno espressamente di
tale scopo che potesse esser apeito a lai
classe di persone, e avervi una conviven-
za adatta al loro stalo, per cui si trova-
vano costi etti allogarsi alla meglio in par-
ticolari ahita/ioni. Il Papa Pio IX ponen-
do la sua attenzione a questo speciale bi-
sogno, e supplicato caldamente eziandio
a provvedervi, benignamente dispose che
nel vasto ospizio apostolico de'converten-
di, posto in Borgo o Città Leonina nella
Piazza Scossa Cavallini .),da'superio-
ri dello stesso ospizio se ne riducesse con-
venientemente una piccola porzione a for-
ma di Collegio ecclesiastico, con sua pic-
cola cappella, in cui potessero esser accol-
ti princi palmeti le que'minist ri protestan-
ti inglesi, i quali abiurati gli errori della
sedicente chiesa Anglicana, volevano tor-
nare in grembo alla vera fede, e atten-
dere tranquillamente agli studi, pagando
tenue pensione, sotto una direzione a ben
formare la mente e il cuore alla loro vo-
cazione. Eseguite con ogni cura le ponti-
fìcie disposizioni, tosto si ebbe un nume-
ro di domande per 1' ammissione, suffi-
ciente a inaugurare il nuovo istituto, a cui
il Papa die il titolo di Collegio Ecclesia-
itico, e ne stabili P inaugurazione a' 2 i
novembre 1 852 sagro alla Presentazio-
ne al Tempio della D. Vergine, esegui-
ta dalla nascente comunità de' riuniti 6
UN I
inglesi convertiti. Questi la celebrarono
col cominciar dall' assistere nella matti-
na alla messa, e con commovente dispo-
sizione religiosa riconfortaronsi col cele-
ste pane di vila, qual è la ss. Eucaristia:
quindi ebbero P onore d'essere ammessi
alla presenza del Papa, a fine d'allentar-
gli i sensi di gratitudine da cui erano com-
presi per la sorte che loro faceva parteci-
pare. Incoraggiati da parole del più vivo
sentimento cattolico e di paterna bontà,
riceverono come pegno di prospero riu-
scimento all'opera la benedizione aposto-
lica. Nell'ore pomeridiane ebbe luogo nel
nuovo collegio una conferenza tutta pro-
pria dell'occasione, tenuta dal rev. retto-
re del collegio inglese, che co'suoi alun-
ni prese parie alla funzione; e salutala la
ss. Verginecollesue litanie, invocali i lu-
mi e i doni dello Spirito Santo, si die com-
pimento alla funzione colla benedizione
del di viri Sagramenlo, compartita ila mg.r
De Medici, ora cardinale, chequale Mag-
giordomo presiedeva all'ospizio aposto-
lico de'Convertendijin uno all'interven-
to de'deputati del medesimo. Lodata u-
niversalmente P importante istituzione,
convennero inoltre a festeggiarla noume-
no i più notabili ecclesiastici inglesi pre-
senti in Roma, ma ancora de' sinceri se-
colari cattolici diedi tutlocuore rallegra-
vansi cogli avventurosi loro connaziona-
li. Con tale dimostrazione vollero dire che
per essi sorgevano liete speranze alla re-
ligione, alla Chiesa, all'avvenire di tanti
fratelli infelicemente tuttora divisi dalla
loro propria madre la Chiesa cattolica,
fuori della quale non vi è l'eterna salute,
il che non cessando mai di ripetere, ancor
una volta lo dichiarai nel voi. LXX1X,
p. 73. La benedizione apostolica data al
nascente collegio fu feconda di copiosi
frutti di grazia; come lo è stato il ristabi-
limento della gerarchia ecclesiastica in In-
ghilterra,mediante il ri pristina menti) del-
la provincia ecclesiastica di IVestnunsler
(I7.). Ne fece cenno anche il lodato mg. r
Fabi-Moulani a p. 42» e dicendo pure :
UN I
» Di presente (2 1 giugno 1 8^4) >' collegio
viene per maggior comodila de' convit-
tori trasportato nella via di Tordinona
plesso il collegio Piceno". Ciò però non
si effettuò, come si rileverà dalla seguen-
te sicura narrazione, risultato di mie ri-
cerche. Il col!e"io rimase 3 anni nell'o-
0
spizio de'Convertendi, ma aumentandosi
il numero de'convittori, e trovandosi per-
ciò troppo ristretto il sito , fu deciso di
trasferire il collegio ecclesiastico nella
fibbrica del Collegio Inglese (/^.), di cui
riparlai ne'vol. XXXIV, p. 3c), XXX. V,
p. 47> e m auri luoghi, per ivi fare una
qualche unione tra le due comunità, che
già aveano molti punti d'affinità, oltre la
nazionalità. Adunque a' 2 1 novembre
i855, nello stesso giorno della festa del-
la Presentazione della ss. Vergine, in cui
3 anni prima avea avuto cominciamen-
to il collegio ecclesiastico, partì dall'o-
spizio de'Convertendi, e si recò nel nuo-
vo domicilio del collegio inglese, dove con
l'aiuto de'generosi cattolici d'Inghilterra,
ampia e comoda casa era stata disposta,
come mi fu concesso ammirare con piace-
re. D'allora in poi prese il nome di Col-
legio eeelesiastieo Pio Inglese, col qua-
le per la i.a volta figura nelle Notizie di
Roma del 1837, col nome del direttore
rev. d. Luigi English. Il collegio Pio re-
sta affatto diviso dall'antico collegio in-
glese, meno che si servono amhedue del-
la stessa chiesa e dell'istessa mensa Sem-
pre il precipuo scopo del collegio Pio è
di supplire al suddetto caso particolare
de' convertiti, o anche de'cattolici di na-
scita, i quali vogliono entrare nello stato
ecclesiastico, in età più matura dell'ordi-
naria, e perciò non vi si riceve nessuno
se non ha compito i 24 anm tu e,a- La
mancanza di siffatto genere di collegi in
Roma erasi fatta notabilmente sentire,
principalmente da io e circa ancora i5
anni avanti alla sua felice istituzione; im-
perocché, come in tanti articoli celebrai
con espansione d'animo, le conversioni
de'ministri protestanti, contribuendovi il
U X I li)]
Pwieismo (f^-ì, successivamente furono
in que'tempi e continuano mirabilmente
numerose udì1 ' Inghilterra; ed i fortuna-
ti illuminati dalla divina grazia lamen-
tavano, come notai di sopra, di non tro-
vare ne' copiosi stabilimenti ecclesiastici
e scientifici dell'alma città, propriamen-
te un istituto conveniente e adattato alla
loro speciale condizione, per ascendere al
sacerdozio. A questi si aggiungevano tan-
ti altri individui, i quali si sentono chia-
mati allo stato sacerdotale,dopo aver pas-
sato una parte di loro vita al secolo, laon •
de anco per tali persone i preesistenti col-
legi e seminari riuscivano poco acconci.
Il collegio Pio non ebbe al principio che
7 convittori, fra'quali i suramentovati (>
convertiti, e tra di essi 5 erano stati mini-
stri nella setta anglicana. Questo picco-
lo numero progressivamente si è aumen-
tato fino a 2i soletti , cioè metà con-
vertiti al cattolicismo e metà cattolici d'o-
rigine. Il collegio Pio serve ancora pe'
sacerdoti o studenti che vogliono prose-
guire un corso più esteso di teologia, ov-
vero di gius canonico, od altri studi eccle-
siastici ; perciò gli studenti frequentano
le prelezioni pubbliche in filosofia e teo-
logia nelle scuole del collegio romano, ed
anche in altri scientifici istituti con ap-
provazione de'loro superiori, a'quali col-
la nuova residenza sono vicini, prima ri-
manendo ad essi lontani e perciò di non
lieve incomodo. Per istruirsi negli alti slu-
di in Roma furono istituiti per le diver-
se nazioni i diversi Collegi di Roma(fr.),
ed og™i il collegio Pio non solamenteser-
ve a tal fine per gl'inglesi delle nomina-
te condizioni, ma ormai altresì per gli a-
mericani degli Stati Uniti che hanno vo-
luto profittare del nuovo utilissimo isti-
tuto, essendovi entrati diversi individui
di quella nazione. Si legge nel n.°2 5del
Giornale di Roma del 1 856, che il Pa^j »
Pio IX a'20 gennaio >» degnò d' una visi-
ta il collegio Inglese, ed il collegio Pio, che
fondato dal'a stessa Santità Sua, prima
che fosse unito quivi, stava nell'ospizio
aoo U N I
de'Convertendi. Il sommo Pontefice ven-
ne ricevuto dal sig.r d.r Morris rettore del
collegio Inglese, e dal sig.' d.r English ret-
tore del collegio Pio. Si compiacque di
visitare i due locali, lodandosi dell'ordine
e della proprietà che regna nell' uno e
nell'altro : e si trattenne a leggere l'epi-
grafe, che contiene i nomi de'4o missio-
nari, che successivamente usciti dal col-
legio Inglese •batterò il sangue per la fe-
de, quando fecero ritorno alla loro patria.
Indi ammise al bacio del piede i superio-
ri ed i giovani de' due collegi e con essi
vari signori inglesi, tra'quali taluni recen-
temente tornati in seno della Cliiesa cat-
tolica, e già appartenenti alla celebre u-
niversità d'Oxford. E lasciando in tutti
contento sommo per tanto onore loro
compartito colla sua inaspettata visita, il
Santo Padre verso un'ora pomeridiana
fece ritorno al Vaticano". Tra le princi-
pali Stamperie di Roma, in quell'artico-
lo pubblicato nel i854> noverai quella
dellaC?V//tò Catlolica,sper[a nel novem-
bre i85o, presso la chiesa di s. Andrea de'
Gesuiti, dicendo de' suoi singolari pregi
tipografici, precisamente nel voi. LXIX,
p. 25o, ed insieme celebrando riverente-
mente e affettuosamente di cuore, il che
feci pure di sopra e sempre ad occasio-
nem, lesornme benemerenze dell'incom-
parabile eccellentissimo periodico, emi-
nentemente e altamente ammiralo e ap-
plaudito da'saggi eda'veri cattolici; per la
profonda dottrina e per l'inimitabile ze-
loda cui è informato, nel propugnare con
imperturbabile valore la ss. Religione no-
stra, la pubblica moralità, ed i buoui stu-
di de' quali è fecondo ornamento, onde
floridamente prospera semper ad medio-
ra. Questo cenno era indispensabile per
dire, che la suddetta porzione dell'ospizio
de'Converlendi occupata dal collegioPio,
appena questo partito, il Papa dispose
con volere benigno, che vi si trasferisse lo
stabilimento della Civiltà Cattolica. I ri-
spettabili redattori vi si portaronocolla ti-
pografia dal ricordato locale,a cui aggiun-
ti N I
sero alcun altro ambiente, e ne fecero l'i-
na ugurazione Y 8 dicembre dello stesso
i855, giorno faustissimo per essere il i.°
glorioso anniversario della definizione
dogmatica dell'Immacolato Concepimen-
to di Maria, dalla medesima Civiltà tan-
to solennemente festeggiata e propagata,
prima e dopo I' immortale decreto , co'
suoi sapienti e vigorosi scritti. Onorato
10 stabilimento della Civiltà Cattolica
d'una beniguissima visita improvvisa del
Papa Pio IX, a'ig febbraio 1857, a glo-
ria del vero mi piace riprodurne il rac-
conto più fedele come seguì, e lo ricavo
dal n.° 5 1 del 1857 dell'eccellente e bene-
merito periodico di Torino: L'Armonia
dellaReligione colla Civiltà, il quale giu-
stamente con esso distrusse e confutò l'as-
serzioni false e maligne di 3 giornali ita-
hanissimi,i quali travisarono la verità del-
la storia contemporanea, sulla fede de'lo-
ro sedicenti corrispondenti di Roma.» Il
Santo Padre volle visitare la casa de' ge-
suiti a Scossa valli e la tipografìa della Ci-
viltà Cattolica, per mostrare cosi pub
blicaraente quanto gradisca quest'opera.
11 giovedì grasso (del Carnevale) alle 1 po-
meridiane fu chiusa quella tipografia pei'
lasciare che quegli operai se ne andasse-
ro a far carnevale pel Corso, non sapendo
che il sommo Pontefice si degnerebbe di
visitarla in quel giorno. La maggior par-
te de'gesuiti che stavano a Scossacavalli,
essi pureerano usciti a passeggio. Non re-
stavano in casa che due: i pp. Paria (pe-
rò infermo in letto) e Curci. Alle ore 4 '/4
andò a loro un cameriere di palazzo per
avvertirli, che il Papa si disponeva a vi-
sitare la tipografia della Civiltà Cattoli-
ca. Il p. Curci corse per le chiavi, si pro-
vò ad aprire le officine, ma non vi riuscì.
Allora voltasi (ad un famigliare pontifi-
cio, il quale si diresse ad uno de'carabi-
nieri) ad alcuni carabinieri , che aveano
preceduto il sauto Padre, li pregò di far
venire un fabbro-ferraio che aprisse; e
poi avviossi in tutta fretta al Vaticano.
Incontrò il Papa in Piazza Rustiouccit
UNI
a piedi, con una scorta d'onore, e col cor-
teggio ordinario. Gli si geltò in ginoc-
chio davanti, egli disse i Padri essere fuo-
ri, e le odici ne chiuse. 11 Papa sorrise e
lo rialzò scherzando. Poi se lo mise a'
fianchi, e andò di passo alla casa de' ge-
suiti. Salì nel loro appartamento, si ri-
posò alquanto, visitò la biblioteca, e poi
discese alla tipografia. In questo frattem-
po era giunto uno de'soprintendenti della
stamperia che l'uvea aperta, ben illumi-
nata e messo in ordine ogni cosa. II Pa-
pa vi si fermò buona pezza per vedere a-
gire la macchina, messa in moto da alcu-
ni operai chiamati in fretta; quindi rega-
lò di moneta qualche ragazzo, clonò limo-
sine, scherzò con molta amubilità secon-
do il solito, benedisse a'gesuili, all'opera
Ioro,e tornossenea piedi al palazzo com'e-
ra venuto". Ora mi resta a parlare del
nuovo Seminario Francese di Roma.
Quivi fu fondato neh 853 dalla congre-
gazione delle Missioni straniere del se-
minario di Parigi delle Colonie (^-),
che é sotto 1' invocazione dello Spirito
Santo e del Sagro Cuore di Maria, la
quale nella nobilissima metropoli della
florida Francia dirige il detto seminario,
e il di cui scopo principale è quello d'e-
vangelizzai e l'Africa occidentale ove pos-
siede missioni; mentre le prefetture apo-
stoliche della Reunion o Isola di Borbo-
ne ,d\ Guada lo ape e d'i Martinicca,&i§
settembre i 85o furono dal Papa Pio IX
elevate a vescovati. Come prefetture le
descrissi nel suddetto articolo; come ve-
scovati la sola i ."potei descrivere, non es-
sendo la sua lettera stampata nell'epoca
dell'erezione. Nel 1846 divenuto superio-
re generale della congregazione d. Maria
Francesco Libermann, sotto di lui essa
aggiunse al precedente titolo quello del-
l' adorabile Cuore di Maria. Morto nel
i852,gli successe l'attuale Rm.°d. Igna-
zio Schwindenhammer. Nel suo tempo
dunque mossa la benemerita congrega-
zione dal lodevole e pio desiderio di pro-
emiare grandissimi vantaggi spirituali,
UNI 30 1
scientifici e morali alla Chiesa di Dio ed
alla sua generosa nazione, con ottimo di-
visamente si propose a proprie spese di
fondare un seminario francese in Roma,
metropoli del cattolicismo, ove i veneran-
di vescovi della Francia potessero man-
dare con piena fiducia que' tra'loro chie-
rici e altri ecclesiastici destinati agli stu-
di superiori. Considerò saviamente la con-
gregazione, che mentre in Roma quasi
tutte quante le nazioni aveano simili sta-
bilimenti, la sola Francia n'era ancor
priva, e perciò de'preziosi e salutari van-
taggi che ampiamente ne derivano; seb-
bene la monarchia francese da antichis-
simo tempo vi possegga 6 illustri luoghi
pii, con altrettante chiese , che descrissi
nel voi. XXVI,p. 227, e ne riparlai altro-
ve. Adunque l'encomiata congregazione ,
prese opportunamente l'occasione d'ef-
fettuare il suo mirabile concetto, del fe-
lice ritorno dellaFrancia alla pratica della
Liturgia romana, all' TJffiziatura divina
romana,edel ravvivamento della divozio-
ne e attaccamento alla s.Sede,del rinvigo-
rito sentimento della cattolica unità, come
accennai con effusione d'ossequioso ani-
mo verso l'esemplarissimo, dotto e zelan-
te episcopato e clero francese, iu questi
due ricordati articoli e negli altri ctie vi
hanno relazione. Pertanto manifestato al
Pontefice Pio IX il geoeroso pensiero di
stabilire nella città eterna un seminario
francese, fu accolto benignissimamente e
incoraggiato con paterne benedizioni. Al-
lora i superiori della congregazione con
circolari notificarono il proponimento a
tutti i vescovi della Francia, informando-
li della nuova fondazione, ed insieme sup-
plicandoli a proteggerla e corroborarla
colla loro autorità, e prontamente vi cor-
risposero non pochi prelati. Si apri in
Roma lo stabilimento dal superiore d.
Luigi Lannurien, il giorno solenne d'O-
gnissanti deli 853, nel rione Monti, nella
via degli I bernesi, parrocchia de'ss. Qui-
rico e Giul'ilta ; denominazione che prese
dall' esservi stato un tempo nella via il
202 UNI
Collegio degl'Irlandesi. Aumentandosi
gli allievi e i convittori, e riuscendo il lo-
cale angusto, fu d'uopo cercarne altro più
grande e anche più vicino pegli studi al
centro di Roma, a"* suoi stabilimenti in-
segnanti e alle sue biblioteche. Fu dun-
que nel i854 dnll'encomiato ab. Lannu-
1 ien acquistato nel rione Trevi il bel mo-
nastero detto dell'Umiltà], già delle do-
menicane e allora delle monache salesia-
ne della Visitazione (/.), trasferite al-
trove per le ultime vicende repubblica-
ne; ma appunto per queste essendo oc-
cupato dalla guarnigione francese, non
fu possibile di ottenerne dalle autoi ita
militari la evacuazione, laonde conven-
ne abbandonare il contratto. Trascorsi
due anni, finalmente fu comprato l'an-
tico monastero di s. Chiara da' Poi vero-
si, ridotto da loro ad abitazioni, nel rio-
ne Pigna, luogo centrale comechè vicino
«dia chiesa di s. Eustachio , considerata
l'ombellico dell' abitato di Roma; chiesa
in cui si onora solennemente WSagroCuo-
re di Maria {V.) dall'omonima congre-
gazione primaria, coll'iutero mese d'ago-
sto ad esso consagrato, e dalla congrega-
zione francese peculiarmente venerato, la
quale da un altro lato non lontano ha la
pia unione del Sagro Cuore di Maria in s.
Venanzio (mi è di compiacenza religiosa
l'esser di questa priore e dell'altra depu-
talo). Conviene che io qui ricordi d'avere
riferito ne' voi. XXVI, p. 188, LXXV,
p. "x^i e altrove (come ne' voi. XXXI, p.
io8,XLIV,p.237,LXXI,p.i4o,LXXn,
p.189, LXXI1I, p. 197 e 199), che Pio
IV a istanza del nipote cardinal s. Carlo
Borromeo edificò la chiesa e il propin-
quo monastero di s. Chiara, e nel 1 563
vi collocò le donne che da vita licenzio-
Sii cimisi convertite e divenute penitenti,
e lo chiamò dal suo nome Casa Pia. Ur-
bano Vili nel 1628 trasferì le Conver
tite religiose al monastero agostiniano di
s. Giacomo alla Lungara , ed allora nel
monastero della Casa Pia vi furono po-
ste le monache Clarisse del 3.° ordine di
U | 1
s. Francesco d'Asisi, di cui celebri vano
la festa, oltre quella della loro s. Madre
Chiara vergine. Queste monache vi re-
starono fino alla soppressione degli ordi-
ni religiosi, effettuata dopo il 1810 d>tl
governo imperiale francese, che avea oc-
cupato i domimi delia s. Sede. Restituiti
questi nel 1 8 1 4 a Pio VII, in tal anno il
Papa die la chiesa di s. Chiara all' arci-
confraternita di s. Gregorio Taumatur-
go; ed il monastero da Camillo Polverosi
che l'avea acquistato, era stato conver-
tito in abitazioni e in lanificio. Minaccian-
do la chiesa di cadere, mentre si dava o-
pera alle riparazioni , improvvisamente
crollò il tetto e tutta la volta, la mattina
de'22 ottobre 1 855, senza che alcuno ne
rimanesse offeso per tratto della divina
Provvidenza, e ne fi testimonianza il n.°
24 1 del Giornale di Roma del 1 855. Al-
le notizie riportate ne' citati luoghi, ag-
giungerò con Venuti , Roma moderna.
Neil' altare maggiore eravi il quadro di
s. Chiara di buona mano. I due Profeti a
fresco a veali dipinlilìnIdiiSsareCroce. L'al-
tre pitture erano del Volterra, forse l'ar-
chitetto del suo interno, il quale oltre il
detto altare si formava di 6 cappelle sfon-
date laterali, semplice e senza ornati no-
tabili. 1 quadri degli altari di esse erano
per lo più copie, ricavate però da buoni
autori. Nella casa dunque a destra della
caduta chiesa, spaziosa ed altissima al suo
scopo, verso la metà di novembre i856
fu stabilito il Seminario Francese , con
interna cappella del sagro Cuore di Ma-
ria,tutto in bell'ordine econvenienza, che
mi fu dato con soddisfazione ammirare.
Il Papa avendo donato la caduta chiesa
e le sue macerie al seminario, questo è in-
tento alla sua riedificazione, e iteli' anti-
che fondamenta vi ritrovò le medaglie
di Pio IV suo edificatore, che presen-
tò al Papa regnante. La nuova chiesa
forse sarà dedicata alla Madonna delle
Vittorie, ma ancora non è stabilito il suo
titolo. Gli allievi del seminario già sono
giunti al numero di 32, di cui la maggior
I IMI
parie sono sacerdoti, e si applicano qua-
m tulli a proprie spese agli studi supe-
riori nelle pubbliche scuole di teologia
nel collegio romano, del diritto civile e
canonico nel seminario romano, per le
altre scienze e lingue nell'università ro-
mana, tulli luoghi vicinissimi al semina-
rio francese. In esso niuno vi può essere
{immesso, se none mandalo o almeno au-
torizzato dal proprio vescovo, e vi si fan-
no quotidiana mente le ri petizioni ed i cor-
si di supplimen lo per lutti i rami d'inse-
gnamento ecclesiastico. Il numero delle
tliocesi di Francia le quali hanno finora
fornito di alunni il seminario nascente so-
no più di 3o, e questo fa di conseguenza
ragionevolmente sperare,che tra pochi an-
ni perverrà ad essere uno de'più fiorenti
stabilimenti stranieri in Roma, tanto pel
numero digli studenti, quanto pel buono
spirito da cui è animata la congregazio-
ne e ihe infonde ne'suoi allievi, non meno
che per la forza e progresso negli studi.
Grande quindi e immenso sarà il bene
che ne deriverà alla religiosa Francia, tut-
ta intenta in is trincero i più intimi legu-
mi colla Cattedra apostolica, centro infìd-
libile di verità, della vera e pura scien-
za e del zelo apostolico. Si legge nelle No-
tizie di Roma, che il rettore del seminario
franceseèil Pun.° P. Freicle della congre-
gazione di s. Spirito. Mg.r Fabi-Montani
col suo Ragiona mento, 9 p. 48, impiegò nel
i854 alcune parole su questo stabilimen-
to: lo dice convitto aperto dalla congre-
ga/ione di Santo Spirito e dell'Immaco-
lato Cuore di Maria, per quegli ecclesia-
stici francesi che in Roma voglia no atten-
dere agli studi sagri o perfezionarvisi, a-
vendo primacompito ilcorso di belle let-
tere, e previo il permesso de'vescovi nel-
le cui diocesi devono fare ritorno. Che il
Santo Padre ha assai commendato l'isti-
tuzione, cui non lascia di porgei econtras-
segni di paternale benevolenza. Inoltre dei
nuovo seminario francese e con giusti en-
comi parlò ancora l'ottimo giornale cat-
tolico di Parigi YUnivers, il cui beneme-
U N I ao3
rito e illustre capo redattore il eh. Lui-
gi Vevillot, celebrato per sapere vasto,
potenza di stile ed elevatezza di pensie-
ri, anche nell'eucomiate recenti Mélan-
ge» religieux, historiques, poliliqucs
et litléraires, ossia raccolta degli artico-
li più rilevanti di s"i eccellente giornale,
partendo sempre dagli slessi principii,bat-
te allo stesso scopo di ristorare cioè i prin-
cipe religiosi e cattolici. A compensare
poi, il Papa Pio IX, I' arciconfrateruita
di s. Gregorio della perduta chiesa, le
concesse nel declinar del 18 56 la magni-
ci
fica Chiesa di s. Maria de' Miracoli
(f-), già del sodalizio omonimo, aven-
done riparlalo nel voi. XLIX, p. 271
e 276. L'eloquente e mirabile esempio
delle celebrate fondazioni del Collegio
Ecclesiastico Pio Inglese, e del Semi-
nario Francese, è stato ferace di pro-
spere conseguenze ed ha mosso gli ame-
ricani ad imitarlo, poiché viene riferi-
to a p. 8 1 7 del Giornale di Roma de'
4 settembre 1 856. » Leggiamo nel gior-
nale americano la Semana, che il sig/Ey-
zaguirre, uno de'più distinti ecclesiastici
dell'America, come lo dimostrano le sue
opere, tra le quali la Storia del Chili, e
la Storia del catolicismo a fronte del-
le sette dissidenti, era giunto nel Messico
incaricato della fondazione d' un Semi-
nario Ecclesiastico per V America Meri-
dionale, pe'giovani chierici della medesi-
ma. Il Correlo Mercant, intorno all'esi-
to di tale missione , contiene quanto se-
gue: Oggi è partito col vapore il Rio del-
la Piata il sig.r d. Ignazio Eyzaguirre,
il quale ha lasciato nel Brasile profonde
simpatie; e desideriamo che negli altri
luoghi in cui si reca la sua missione ab-
bia l'esito felice, che ha avuto qui nel Bra-
sile. Egli, com'è noto, è incaricato di sen-
tire l'opinione ed il voto de' vari vescovi
dell' America sopra l' importante fonda-
zione d'un Seminario Americano a Ro-
ma, da cui debba uscire un clero morige-
rato e dotto, degno e alto a compiere la
missione augusta del sacerdozio, li l'idea
2o4 UNI
di creare un seminano nella capitale del-
l'Orbe cattolico è poi una delle glorie del
regnante Pontefice, il quale ha preveda*
to il sommo vantaggio die ne va ad ave-
re l'America. E quest'incarico non pote-
va essere affidato a persona più degna del
sig.r Eyzagui ire sacerdote del Chili, pro-
fondo nelle scienze teologiche e nella let-
teratura, accademico di profonda erudi-
zione e diplomatico di grande urbanità.
iVel Brasile sappiamo eh' è stato ben ac-
colto e lodalo dagli arcivescovi e da've-
scovi il generoso progetto delSantoPadre,
e specialmente dall'illustre vescovo dio-
cesano di Rio Janeiro, il quale oltre a da-
re appoggio a tale idea d' un seminario
americano, promette di spedirvi alcuni sa-
cerdoti di sua diocesi, edi concorrervi con
qualche dono. Speriamo che il sig. Ey-
zaguirre abbia dovunque la bella acco-
glienza avuta da tutti i vescovi del Bra-
sile". Quanto al Seminario degli Slati-
Uniti, si apprende dalla Civiltà Cattoli-
ca, serie 3.", t. 6, p. 254- »> Nel n.° de' i o
gennaio ( 1807) del giornale cattolico a-
mericano New- York-Freemìans -Jour-
nal il sig.r Binsse, console generale degli
stati pontifìcii in America, pubblicò una
sua lettera in cui dimostra le utilità che
verrebbero alla causa cattolica negli Sta-
ti-Uniti quando si fondasse in Roma un
Seminario Americano pegli Stati- Uniti,
a similitudine di que'tanti che già vi pos-
seggono altre nazioni. Né questa fonda-
zione, dice il sig.r Binsse, può esser gra-
ve alla liberalità de'cattolici americani, i
quali mostrarono già in varie contingen-
ze come non badino a spese quando si
tratta della religione. Infatti i cattolici di
colà inviarono 200 mila franchi per l'u-
niversità cattolica di Dublino, decretata
nel memorabile' concilio di Thurles{V.},
ei 35 mila al Santo Padre Pio IX in Gae-
ta : e novellamente i cattolici della sola
città di Nuova York raunaronoi75 mi-
la franchi per allargare il loro spedale. Al
qual proposito è da sapere, che nel bre-
ve indirizzato dal Sauto Padre Pio IX a'
U N I
vescovi della provincia di Nuova York do-
po il loro concilio provinciale tenuto nel
i854, si contengono aperte e calde esor-
tazioni a que'vescovi perchè si sforzino di
dar presto principio ad un seminario a-
mericano in Roma. Il che bastò perchè
molti cattolici promettessero subito di vo-
ler contribuire all'opera per una somma
di 5 nula franchi ciascuno. Ora le prati-
che necessarie per una tal fondazione so-
no già molto innanzi, sì che non tarde-
ranno certamente i cattolici americani de-
gli Stati-Uniti ad avere qui in Roma un
seminario pe'loro chierici nazionali". Co-
sì co' celebrati nuovi presidii scientifici e
letterari, atti ancora a diffondere e propa-
gare colla vera dottrina la purità de'
dogmi in diverse parti del mondo,in uno
al migliore pubblico insegnamento, ulte-
riormente si aumenteranno la gloria e le
grandi benemerenze colla civiltà delle na-
zioni, della religione cattolica e dell' al-
ma Roma sua principale sede magistra-
le; non meno la secolare e illustre rino-
manza dell'università dell'archiginnasio
romano e dell'uni versila Gregoriana, non
che quella del seminario romano e di
tutti quanti i numerosissimi sussidii del
sapere che doviziosamente fanno conve-
niente e splendido decoro e ornamento
all'antica signora delle medesime nazio-
ni, e alla dottissima letteratura romana.
Per ultimo non voglio tralasciare di da-
re on cenno sid Convitto dell' Immaco-
lata Concezione, eretto da' benemeriti
fratelli delle Scuole Cristiane (A7.) alla
Madonna de' Monti in Roma, in via dei
Zingari n.°i3 e da'medesimi diretto. Il
cardinal Fornari prefetto della s. con-
gregazione degli studi, avendo come nun-
zio apostolico in Francia ammirato in
Parigi il gran bene pubblico che face-
vano gli encomiati religiosi delle scuole
cristiane, e specialmente ne' pensionati
ossia convitti, invitò i medesimi religiosi
della casa della Madonna de' Monti ad
ivi aprirne uno per la classe civile de' fi-
gli de' negozianti e de' mercanti, perchè
UN I
Leone XII colla bolla Quoti divina Sa-
pientia, aveva abilitato le corporazioni
religiose dedite per propria vocazione al
pubblico insegnamento, ad aprire altri
luoghi per esso. 1 religiosi delle scuole
cristiane, per corrispondere alle zelanti e
autorevoli premure del cardinal Forna-
i-i, ne' primi del 1 854 aprirono nel me-
desimo suddetto locale delle scuote pub-
bliche, il convitto che tosto divenne nu-
meroso, mediante gli studi che vi s' in-
segnano diretti tutti al commercio, alle
arti, alle professioni meccaniche; quin-
di e presto fu necessario ampliare di mol-
to il locale. E siccome l'area delle scuo-
le della Madonna de' Monti è di proprie-
tà della camera apostolica, il Papa Pio
IX, sempre premuroso per l'incremento
della pubblica istruzione in Roma e nel
resto dello stato pontificio, dopo di ave-
re per mezzo della s. congregazione de-
gli studi approvato il convittori suo pro-
gramma degli studi, l'abito di pramma-
tica de' convittori, con benigna munifi-
cenza concesse lo spazio di terreno oc-
corrente per l'ingrandimento del nuovo
istituto, il quale numera ioo convitto-
ri, con grande soddisfazione de' padri di
famiglia. Il programma degli studi è que-
sto. Per le scuole inferiori. Studio della
religione ossia dottrina cristiana (i fra*
telli delle scuole cristiane hanno per prin-
cipale regola dell' istituto loro, di fare
ogni giorno a' loro alunni per mezz' ora
la spiegazione della dottrina cristiana, e
le feste per un' ora e mezza). Leggere,
scrivere, aritmetica, geografia, storia sa-
cra e romana, grammatica italiana, com-
ponimento ossia stile epistolare. Nelle
scuole superiori vi si aggiunge poi. i .°Uno
studio più profondo, più ragionato della
dottrina cristiana. 2. "Studio più esteso,
più perfetto della lingua italiana. 3.° Prin-
cipii di rettorica. 4-° Matematiche, alge-
bra e geometria. 5.° Tenuta de'libri com-
merciali in partita semplice ed in par-
tila doppia. 6.° Scienze naturali, bota-
nica, fisico-chimica. 7.0 Diseguo lineare
U B I ao5
di acquarello e figura, architettura, ec.
8.° Lingua francese. 9.0 Lingua inglese.
io.° Lingua tedesca. 1 i.° La musica.
12.0 La ginnastica. Queste due ultimo
parti sono al libero piacimento delle fa-
miglie, pagandosi a parte. Pel suo com-
plesso, maucavasi in Roma di tale sta-
bilimento.
Al punto di stampare quest'articoIo,ri-
cevei onorevole biglietto dal nobile cav.
Paolo Renazzi, segretario generale della
presidenza di Roma e Comarca, d'inter-
venire all' inaugurazione dell' erma del
eh. giureconsulto romano e padre suo
Filippo M.", nella Protomoteca Capitoli-
uà, che descrissi nel succitato voi. XL VII,
p. 86, e ne riparlai superiormente dicen-
do del decreto di Gregorio XVI che pre-
scrive dovere essere trascorsi soltanto 4°
anni dalla morte di colui al quale vuo-
le rendersi tale onore. Con sommo pia-
cere mi vi recai. L'inaugurazione segui
dignitosamente, nel segueute modo riferi-
to dal n.° 1 o5 del Giornale di Roma.» La
mattina di giovedì 7 maggio 1857 nelle
sale della Protomoteca Capitolina veni-
va solennemente inaugurato il busto del-
l'illustre giureconsulto romano (Filippo
e non) Angelo Maria Renazzi. E ben de-
gno di tanto onore era egli, dappoiché
non solo Roma, sua patria, ma tutta I-
talia Ponora.Fornito di potente ingegno,
il Renazzi non avea ancor compiuto il
quinto lustro, che fu veduto insegnar di-
ritto criminale nell'archiginnasio roma-
no, e con quanto successo lo dimostra-
no chiaramente le opere che dipoi pub-
blicava colle slampe. Ricco di tutta la
scienza che su materie criminali erasi pro-
fessata fino allora, e con sana filosofia e
grandi idee sceverando il giusto e l'one-
sto da quell'ammasso di leggi e di sta-
tuti, che gli uni sugli altri accatastati for-
mavano regola di processura criminale,
e tutto portando al vero diritto, egli con
ammirabile accorgimento e con una gran-
de perseveranza giunse a ridurre a rego-
la ed a metodo gli elcmenlidel diritto cri-
ao6 U N I
minale, di cui nel i 773 pubblicò il i.° vo-
lume, indi a due anni il 2.0, ed in seguilo
il 3.° e il 4-° Quest'opera condotta a com-
pimento a mezzo inveterale consuetudi-
ni e antichi pregiudizi, che dovette ardi-
tamente combattere, sollevò grande gri-
do non solo iu Italia, ma anche oltremon-
te ; per cui l'autore ebbe parole di eneo-
mioedi ammira/ione da'più distinti giu-
reconsulti, da'legislatori e dalle accade-
mie. La Francia, la Germania, l'Inghil-
terra videro tradotta nella propria loro
lingua quest'opera del nuovo giurecon-
sulto romano, e le più celebri università
l'adottarono come testo nel corso del di*
rillo criminale. Onde nessuna meravi-
glia se Caterina II imperatrice delle Rus-
sie invitava a Pietroburgo il Renazzi, de-
siderosa di giovarsi di lui nella formazio-
ne d'un codice criminale: se la corte im-
periale di Vienna lo chiamava a legge-
re giurisprudenza ne! pavese ateneo, e se
Napoleone I gli offriva cattedre in rino-
mate università. Il valentegiureconsulto
non volle dipartirsi da Roma, ove con-
tinuando i suoi studi pubblicò altre ope-
re importanti finché veniva a morie nel
1808, onorato da tutti i sapienti. Un uo-
mo sì distinto ben era degno, che avesse
il suo busto nella Protomoteca Capito-
lina fra quelli di tanti italiani illustri nel-
l'arti, nelle lettere e nelle scienze. On-
de la Magistratura Romana assai di buon
grado e con piena soddisfazione accoglie-
va la domanda, che le venne fatta dal-
l'unico figlio superstite di questo gran-
de giureconsulto, il cav. Paolo Renazzi
(istanza, che dopo il volo favorevolissi-
mo emesso in proposito dal collegio de-
gli avvocati concistoriali, la magistratu-
ra rimise al cardinal Brunelli prefetto
della s. congregazione degli studi, perchè
la riferisse al Santo Padre. Il che esegui-
to a'6 marzo i856, il Papa pienamente
vi annuì, prendendo in benigna conside-
razione la celebrità meritamente acqui-
stata da un sì illustre e valente scrittore
di giurisprudenza, e la rettitudine de'
U N I
principii dal medesimo coslanlemenle se-
guiti nella pubblicazione delle sue opere).
E la solenne inaugurazione di questo bu-
sto, fatto eseguire in marmo dall'egregio
artista Luigi Roversi, ebbe luogo giovedì
mattina con un' orazione del commend.
Pietro Ercole Visconti (che giustamente
rese ancora particolari e alti encomi alla
Storia dell' Università degli sludi di
Roma, e la disse compita fino a Clemen-
te XIV), congiunto per vincolo di paren-
tela alla famiglia del Renazzi, che fu tutta
presente a quella cittadina solennità. Gli
Em.i e Rm.i signori cardinali Tosti, Al-
tieri (arcicancelliere dell'archiginnasio
romano ), Gazzoli, Marini, Roberti (pre-
sidente di Roma e Comarca ), Santucci
( prefetto della s. congregazione degli
studi) e Medici. S. E. il sig.r principe Or-
sini senatore di Pioma, il collegio de-
gli avvocati concistoriali, molli professo-
ri della romana università , il sig.r prof,
commend. Tenerani direttore (presiden-
te, anzi a nche del Museo Capitolino) del •
la Protomoteca , ed altri illustri perso-
naggi, onorarono quell'alto, che se per il
sig.r cav. Renazzi è un tributo di amore
al suo padre, per i romani è un giusto
tributo di ammirazione ad un distinto
concittadino, che accresce gloria alla pa-
tria". Adunque mi gode grandemente l'a-
nimo di fare in tempo per riportare in
quesl' articolo, e così porvi nel suo fine
quasi un suggello aureo, non solamente
al meritato concesso serto di perpetua glo-
ria,ma rimarcarne di più lo speciale splen-
dore , a quello che nel medesimo mi fu
principal maestro e duce, cioè nel perio-
do fecondissimo che comprende l'epoc;»
trascorsa da Innocenzo HI circa, e anco
al. pianto prima, sino in parte al 1806;
perciò arduo, studioso e lungo cammi-
no, che poi solo ma animoso tuttavia do-
vei proseguire sino a oggi, e perciò de-
scrivere altro notabile spazio di tempo
ferace di avvenimenti scientifici e lette-
rari, alternati ripetutamente da gravi vi-
cende politiche. Forse l' entusiasmo da
U N I
cui sono compreso per Filippo M." Re-
dazzi, tradisce e illude la mia pochezza.
Ingenuamente tultavolta confesso, che
nell'assistere all'inaugurazione della sua
erma, il tumulto degli alletti e di concen-
trate meditazioni (sempre innamorato e
veneratore di tutlociò che riguarda la
grandezza, la dignità e !a gloria di Ro-
ma, e de'.Sommi Pontefici suoi domina-
tori, per le quali eccelse prerogative e ad
mnjorem Dei glori a m precisamente in-
tra [Mesi questa laboriosissima e volumi-
nosa mia opera, che grazie a Dio ormai
definiti vameme tocca al suo termine), in
essa io ci vidi unito anche un atto di do-
verosa , di giusta e di troppo protratta
riparazione alla romana giurisprudenza,
e tolta cos'i finalmente dall'oblio, in quel
luogo augusto e Areopago di gloria, con-
sagrato all'immortalità del sapere, del-
l'ingegno, dell'arte e del valore. Per tutto
questo, per la mia riconoscenza al savio
filosofo, al profondo e benemerentissimo
giureconsulto, al franco e veritiero sto-
rico, che nella maggior parte mi fu pri-
maria guida nel grave e vasto argomen-
to già svolto (e nel quale eziandio ten-
tai fare rilevare il complesso di sua mol-
teplice dottrina ed erudizione, che con-
tribuì efficacemente a moderare e miglio-
rare il diritto criminale, a indicibile van-
taggio dell'umana società, e che oltre al-
tre opere diede alla celeberrima univer-
sità romana la completa storia sino agli
inizi circa del corrente secolo, in uno al
prezioso saggio storico della letteratura
romana), in quella lieta circostanza io
mi credeva di preferenza, dopo i «noi il-
lustri parenti, e dopo gì* illustri giure-
consolli che ivi facevano bella e onora-
ta corona, quasi a niuno secondo, e cer-
tamente tra' primi di quelli che più sen-
tivano l'importanza dell'avvenimen-
to compiuto, che più godevano sincera-
mente dell'atto, che gioivano altresì in
vedere reintegrata la magistrale e insi-
gne giurisprudenza del Romano Foro, la
quale ben a i agioneavea fin qui lamentato
V N I 207
di non esservi ancora rappresentata; men-
tre forse sopra tutte le scienze ne ha il di-
ritto, per la sua remola antichità, per la
sua dottrina, nobiltà , autorità, gloriosi
e innumerabili fasti; siccome astro bene-
fico e illuminatore della civiltà e delle
leggi delle nazioni , che signoreggia da
tanti secoli e maestosamente tuttora re-
gna, a pubblica utilità universale. Se tra
gli 82 busti ed erme de'i itratti degl' il-
lustri esistenti nella Protomoteca Capi-
tolina, oltre quello del glorioso fondato-
re della medesima Pio VI I,e oltre quello
pure del magnanimo Leone XII postovi
da'miei rispettabiliArcadi. principalmen-
te sono con essi onorale le belle arti del
disegno figlie ed alunne dell'ingegno, la
soave e armoniosa musica eh' esprime i
sentimenti di tutti gli affetti ed è il lin-
guaggio dell'animo, la poesia che istrui-
sce dilettando, quale emanazione nobi-
lissima dello spirilo umano; ma però vi-
vamente deploro, che in confronto lo so-
no assai meno le scienze sublimi , come
la sovrana filosofia e la erudita lettera-
tura. La giurisprudenza poi, scienza le-
gale, fonte di sapere e filosofìa che con-
siste nella scienza del giusto, finora non
era affatto figurata da veruno dell' im-
mensa schiera de' celebri giureconsulti,
e finche il romano giureconsulto Filip-
po M." Renazzi ne riempì il lin qui de-
plorato vuoto; e ciò ad onta che in Ro-
ma, cominciando da' remoti tempi, e iu
quelli altresì degli antichi suoi domina-
tori, perchè nata in Roma e scienza de'ro-
mani sempre rigogliosamente vi fiorì la
giurisprudenza , come dal suo principio
sono andato dicendo anche in quest'ar-
ticolo, e successivamente ben anco in più
parli del resto d'Italia, e nello stato pon-
tificio, come nella dotta Bologna e nel-
l'augusta Perugia. Forse ancora tale glo-
ria tanto desiderata, non sarebbe prove-
nuta a quella scienza, senza il virtuoso
amor figliale e la giusta ammirazioneche
un degno figlio procurò al migliore de'
padri;e senza il pronto esaudimento con-
2o8 UNI
seguito dalla saggezza e amor patrio della
magistratura, e confermato dal benepla-
cito pontificio costante rimuneratore del-
ia virtù.. Questo avventuroso figlio ha in-
oltre il raro vanto d'essere uno de' soli
4 figli ch'ebbero l'incomparabile conso-
lazione di veder decretato a'Ioro celebri
padri sì eminente lustro e sì segnalata
onorificenza, cheaveanocon ardore pro-
mossa. Veramente non deve poi del tutto
sorprendere, se tra'celebrali 83 busti ed
erme, ora compresa quella del Renazzi,
la scienza, la filosofìa e la letteratura po-
chi ne vantino. Conviene ricordarsi, co-
me riportai al luogo citato di sopra, che
fu il gran Canova ili.°a concepir Tele-
tata idea d'onorare nel Romano Cam-
pidoglio gli uomini illustri italiani con
busti ed erme marmorei. Poiché prima-
mente nella Protomoteca vi furono tra-
sportati i numerosi busti di marmo già
esistenti nel Tempio del Pantheon , ed
ivi eretti a tutti artisti (imperocché do-
po esservi stato tumulato Raffaello, pres-
so il suo busto marmoreo vi furono suc-
cessivamente collocati quelli di molti prin-
cipali artisti, e di qualche dotto, sebbe-
ne non ivi sepolti. Si narra che volevasi
fare il simile col busto d'un protestante
illustre. Sia per impedirlo, sia perché or-
mai la veneranda Chiesa di s. Maria ad
Martyrcs era quasi divenuta un museo
di ritratti, Pio VII nel 1820 dal Canova
li fece a un tratto nottetempo traspor-
tare in Campidoglio, e così ebbe prin-
cipio la Protomoteca ); indi altri 11 di
essi Io stesso generoso Canova a sue spe-
se fece scolpiree collocò nella Protomo-
teca , oltreché quelli di 5 poeti , e l'er-
ma eziandio del letterato Tiraboschi ge-
suita, storico dell'italiana letteratura (co-
me Renazzi Io è della romana : di G. M.
Cardella abbiamo il Compendio della
storia della bella letteratura italia-
na ec. Inoltre si dice, che Canova pro-
gettasse di far collocare sulle porte delle
scuole dell'università romana i busti mar-
morei de'più celebri professori della rae-
UN N
desima , come di Sisto V, di Gravina 0
di altri che ivi insegnarono. Di più che
egli volesse farli scolpire a proprie spese
da'suoi allievi. Ma considerandosi che nel-
la scelta de' personaggi potevano deri-
varne critiche pe'confronti, l'idea non fu
abbracciata). Si può vedere la bella In-
dicazione delle sculture ec. d! Alessan-
dro Tofanelli direttore della Protomo-
teca Capitolina ec, sulla quale ho fatto
le riferite mie deboli osservazioni, per de-
coro delle scienze e delle lettere, perché
vieppiù rifulgesse l'onore reso a Renaz-
zi , e finalmente per ulteriormente e in
modo non perituro prendere piena par-
te alla particolare compiacenza godu-
ta dal l'encomia lo figlio, circondato da-
gli egregi figli suoi e nipoti del celebra-
to, colla narrata e festevole inaugurazio-
ne. Formalità conveniente, che peli.0 fe-
ce eseguire nel 1 82 1 il eh. Filippo de Ro-
manis, quando a sue spese ottenne di col-
locare nella stessa Protomoteca l'erma
d'Aldo Pio Manuzio, già direttore della
famosa Stamperia Vaticana (f/.) , au-
tore di più opere classiche greche e lati-
ne. Le opere e le penne degli slorici,de-
gli oratori e de'poeli, sono più durevoli
de'bronzi e de'marmi, e tramandano a-
gli avvenire il nome e l'imprese de'lra-
passati, li fanno accorti a non degenerar
da loro, ma ad emularne le grandezze.
Colla mia , quantunque non proporzio-
nata, in questo mio Dizionario intendo
d'erigere un monumento a Renazzi.
UNNI, HUNJNI. Gente la più numero-
sa e rinomata fra tutti gli antichi popoli
barbari, durarono pel corso di ben due
mila anni, e senza dubbio hanno origine
comune cogli abitanti attuali della gran
Tartaria e la Scizia (V.)t come prova-
rono mg. 'Giuseppe Assemani,autore del-
la Biblioteca Orientale e degli Annali
d'Oriente; e Giuseppe deGuignes, nelle
opere intitolate; Memoria storica sopra
l'origine degli unni e de' tur ci ti, Parigi
1748. Storia generale degli unni , de'
turchi, de' mogoli e degli altri tartari
UN N
occidentali, prima e dopo Ccsu Cristo
fino al presente, Parigi iy58. Alcune del-
le loro colonie posseggono oggidì molti
regni nell'oriente, e nominatamente la Ci-
na, la Corea e il Giappone: altri sotto il
nome di tribìi turche regnano nella Per-
sia; quelli che furono delti turchi otto-
mani involarono il supremo potere a'ca-
lifli de'saraceni, uè altro lasciarono loro
che un potere assai limitato sulle materie
religiose del maomettismo, e fondarono
l'impero di Turchia {V.) sulle rovine del-
le monarchie della Siria, dell'Egittoe del-
la Grecia. Ci sono state altre emigrazio-
ni degli unni , i quali dopo i Goti (V.)
ebbero gran parte nella distruzione del-
l'impero romano in occidente. Gli antichi
unni si divisero in unni dell'Asia, e in un-
ni dell'Europa: questi secondi abitavano
sulle sponde del Volga e verso la palu-
de Meotide. L'odio implacabile ch'essi a-
veano a'goti, la differenza che correa tra
gli uni e gli altri, simile a quella tra'nor-
manni e gli antichi germani, per la com-
plessione e la forma de'loro corpi, pe've-
stiti,cóstumi e linguaggio, prova che que-
sti popoli non traevano la medesima ori-
gine. Gli unni vestivansi di pelli d' ani-
mali, col pelame di fuori, come portano
tuttavia gli ungheresi e i polacchi sui lo-
ro berretti; la bontà e la bellezza di que-
ste pelliccie servivano a distinguere le
condizioni, ed era soprattutto pregiata
quella della martora. La lingua degli un-
gheresi è un dialetto di quella degli unni,
e non ha alcuna somiglianza colla schia-
vona, né colla teutonica. Ammiano Mar-
cellino fa il più. schifoso e orribile ritrat-
to della nazione degli unni.» Sino dalla
poppa, gli unni frastagliano col ferro le
guancie de'loro figli per impedir che vi
crescano i peli, di guisa ch'essi invecchia-
no senza barba, quali eunuchi senz' ab-
bellì mento nel volto. Con una testa enor-
me, rasa di capelli e sepolta in mezzo a
larghe spalle , e sproporzionati in tutte
l'altre membra, e deformi nniversalmen-
te,si prenderebbero per tanti bruti a due
VOL. LXXXV.
DNN 9.09
piedi, ovvero per tipi di quo'piuoli che si
tagliano grossolamente in figure umane
per collocai li su'parapetti de'ponti".Qne-
sfa nazione era riparlila monte o tribù,
che vivevano tutte allo stessa foggia. Gli
unni,nemici deH'agricoltura,non conosce-
vano l'uso del pane. Dice DeGnignes." Le
radici e la carne mezzo cruda , appena
mortificata tra la sella e il dorso de' ca-
valli,formavano il loro alimento. Essi non
si tenevano sicuri in una casa o entro un
solido edilizio, ma vaganti per le pia-
nure e le foreste lasciavano le loro mogli
e figli sotto tende erette sopra carri che
trasportavano ove sembrava loro oppor-
tuno. Non aveano alcuna stabile dimora,
uè vestivano che di pelli jO di tela che la-
sciavano marcire sui loro corpi. Erano
sempre a cavallo, anche quando teneva-
no le loro assemblee, ed erano sì poco
avvezzi a starsene in piedi, che durante
la notte si sdraiavano sul dorso de'loro
destrieri, ma pocodormivano.Erano scal-
tri, incostanti , senza religione , avidi di
ricchezze, crudeli e senza umanità, orgo-
gliosi, rapaci, collerici, in una parola del
tutto simili a'calmucchi (de'quali anche
nel voi. LXXII , p. 2p3) di adesso, ed
a' tartari della Crimea". Che gli unni a
cavallo facevano gli uffizi loro, lo dice lo
stesso Ammiano Marcellino. Eqnis propc
qffixi, duris quidem, sed deformibits, et
mulicbriter iisdem non numquam insi-
dentes, fungunhir muneribus consuetis.
Essi non aveano re,ma soltanto capi, la cui
autorità era assai male determinata: chia-
mavano il capo Tanjù, cioè figlio del eie-
lo, che risiedeva ordinariamente sotto li-
na ramificazione del monte Altan. Usa-
vano molto nel combattere di dar le spal-
le al nemico, fìngendo fuggir per paura.
I nemici credutala vera fuga, «l'inseguì -
vano disuniti pieni di fidanza. Ma poi gli
unni voltando ad un segnale i cavalli , si
scagliavano di fronte sui nemici, il qua-
le improvviso mutamento tantosto li fa-
ceva sgomentare, ed allora ingrazia del-
la leggerezza de'loro cavalli con maggio-
*4
aio UNN
re furore gli unni con impelo piombava-
no su eli essi e ne faceva strage. Ancorché
venissero rotti e posti in vera fuga nelle
battaglie, erano bravissimi per raccozzar-
si prontamente. Un pezzo di pelle era il
loro stendardo. Combattevano senza ve-
i un ordine, alzando grida orribili. Le lo-
ro armi consistevano nella sci mi taira, nel-
l'arco e nelle frecce. Non pensavano che
a derubare e saccheggiare i loro vicini;
ma fra loro serbavansi fedeli a tutte pro-
ve. Sopportavano coraggiosi la fame, la
sete e le maggiori fatiche. Odiavano la pa -
ce, poiché nella vita pacifica non traeva-
no alcun mezzo di guadagno. Potevano
prendere quante mogli volevano, senza
riguardo a qualsiasi grado di parentela.
Ammiano scrive che abitavano tra la Pa-
Jude Meotide e l'Oceano Glaciale. Sic-
come si divisero in due partitiche vole-
vanodue diversi ufiìziali per Tanjù, si se-
pararono, ed una porzione di essi stabi-
litasi verso il mezzogiorno, nell'anno 48
di nostra era, venne sottomessa dall'im-
peratore della Cina verso il 216. Ma al
principio del secolo IV, stanchi del domi-
nio cinese, presero l'armi e s'impadroni-
rono di Loyam, allora capitale dell'im-
pero , cui ridussero in cenere; uccisero
l'imperatore, e soggiogarono parte del-
l'impero. Quelli rimasti al settentrione si
dispersero nella Tartaria , formandovi
molti piccoli stati; indi andando sempre
estendendosi passarono nella Sarmazia a-
siatica, e scacciandone gli alani si stabi-
lirono tra il Volga e la Palude Meotide,
e fino al Danubio. Di mano in mano si
resero padroni del paese abbandonato dai
visigoti, fissandosi sulle sponde del Danu-
bio, e non lardarono a far incursioni sul-
le terre dell' impero romano. Secondo
X Arie di verificare le date,%X\ unni pro-
priamente cominciarono a farsi conosce-
re all'impero romano sotto il regno del-
l'imperatore Valente nel 376.Questo no-
vello popolo, che Dio riserbava ad essere
lo slromenlo di sue vendette, ebbe a suo
primo domicilio i vasti deserti che confi -
UN N
nano colle provincie settentrionali della
Cina. Avendo la discordia suscitale tra
essi guerre civili, i vinti oppressi dalle lo-
ro sconfìtte e dalla tirannia deVi nei tori
abbandonarono la loro patria per recarsi
in traccia di nuova dimora verso l'Oc-
cidente. La Baskirie, vasta provincia si-
tuata alle radici del Caucaso, ove scatu-
risce la sorgente di Ja'ik, fu il luogo ove
vennero dapprima a stabilirsi. Ma nemi-
ci del riposo, questi barbari discacciando
da se le nazioni vicine, stesero la loro do-
minazione sino alle porte Caspie, donde
arrivarono alle Paludi Meotidi ossia al
mare di Zabache. Questi successi, lungi
di farli contenti , non servirono che ad
irritare vieppiù la sete delle conquiste dal-
la quale erano tormentati. Essi varcaro-
no il Tanai e impadronitisi delle contra-
de abitate da'goti daiSo anni, obbliga-
rono una parte di questa nazione ad ar-
rotarsi sotto le loro insegne, e l'altra a
ritirarsi nelle provincie romane situate
al di là del Danubio, cacciandone pure
gli alani e altri barbari, i quali perciò in-
festarono l'impero. Due anni dopo tra-
gittarono quel fiume per entrare nella
Palinodia, ove si stanziarono dopo aver-
la soggiogata; paese corrispondente ora
alla Bassa Austria, alla Bassa Ungheria,
alla Schiavonia, provincia romana, la cui
capitale era Sirmin {V.) , già occupata
da'goti. Balamir o Balember nel 376 era
capo degli unni, quando essi valicarono le
Paludi Meotidi, e si resero padroni di tut-
to il ricordato paese tra il Tanai e il Da-
nubio. Fu pur egli che dopo averli fatti
tragittare l'ultimo di que' fiumi, li con-
dusse nella Pannonia, della quale li rese
padroni mercé le vittorie da lui riporta-
le alla loro testa sopra i romani. Narra Bi-
naldi negli Annali ecclesiastici ,c\\t l'im-
pera toreGraziano vedendosi abbandona-
to dall'esercito di Bretagna e delle Gal-
lie, che avea acclamato imperatore il ti-
ranno Massimo duce del i.°, e temendo
che disleali pur fossero i soldati che avea
presso di se, nel 383 fece venirgli unni
UNN
con gli alani nelle Gallie contro Massimo
stabilitosi in Treveri, parte de'quali vol-
le che infestassero la Bretagna, per di-
storto dalla cominciata impresa. Ma mor-
to Graziano nello stesso anno, il fratello
Valentiniano Il,che gli successe, sperando
di pacificarsi con Massimo, li mandò via.
Morto nel 395 l'imperatore Teodosio I,
gli successero in tenera età i figli Ono-
rio nell'Occidente e Arcadio nell'Orien-
te sotto la protezione di Stilicone supre-
mo duce degli eserciti de'due imperi. Ma
Rnflino prefètto del pretorio, a cui Teo-
dosio I avea raccomandato Arcadio, per
tale preterizione montò in tanta ira e in-
vidia, comechè aspirava ad essere asso-
ciato all' impero, che tosto occultamente
si collegò co'goti e Alarico loro re, enei
395 stesso invitò nelle provincie orienta-
li Balaniti' co'suoi unni, il quale si gettò
sulle terre vicine alla Paunonia, e ne con-
segni ricco bollino, recandovi gravissimi
inali; avanzandosi anche ad assalire con
grande impelo l'Asia, cioè 1' Armenia e
la Soria; ma il traditore Ruffino, mentre
sognava di montare sul trono, d'ordine di
Stilicone fu fatto a pezzi. Nel 3g6 e suc-
cessivamente si convertirono al cristiane-
simo molti unni esciti, e da fieri, indo-
mili e crudeli ch'erano, i nuovi cristiani
divennero, per virtù della Croce, piacevo-
li, benigni e santi, Come e meglio può ve-
dersi nel Rinaldi all'anno 444>"-°36.Ba-
lamir mori al finir del secolo IV, e gli
successe LJIdes o Uldino qual capo degli
unni. Questi attaccò in diversi combatti-
menti il traditore Gairoas, goto di nazio-
ne e uccisore di Buffino, il quale cacciato
dalle terre dell'impero contro cui s'era
ribellato dopo a ver servito con reputazio-
ne nell'armate romane, voleva stabilirsi
nell'antico paese de'goli al di là del Da-
nubio; lo disfece, l'uccise e spedi la sua
testa ad Arcadio, onde fu portata in trion-
fo per Costantinopoli a' 5 gennaio 4OI>
Stilicone nel j.o5 mediante sagrifizi unì
alle sue truppe quelle di Uldes (con Sa-
ro capo d'una parte di goti equali ausilia-
DNN 2.1
ri), per marciare contro Radagaso o Ra-
dagasio,uno de'capi de'germani che avea
fatto un'irruzione nell'alta Italia, con una
moltitudine di svevi, vandali, borgogno-
ni, alani e goti. Stilicone piantò il suo
quartiere a Pavia e lasciò avanzare Rada-
gaso, che prese e saccheggiò parecchiecil-
tà, e pose l'assedio a Firenze, i cui abitan-
ti fermarono l'impeto de'barbari. Allora
Stilicone avanzandosi lo chiuse in una
circonvallazione , e lasciò distruggere il
suo esercito dalla penuria e dalle malat-
tie. Radagaso tentò fuggire, ma fatto pri-
gione gli fu mozzato il capo: per aver fat-
to alleanza co'goti alcuni storici lo disse-
ro loro re, ed altri con più improbabili-
tà lo chiamarono re degli unni. I pochi
germani risparmiati dal furore de'barba-
ri ausiliari, furono venduti come schiavi,
ma la differenza del clima e de'cibi li fe-
ce tutti perire. Fu questa la 2.a volta che
Stilicone meritò il titolo di liberatore d'I-
talia , e seppe egli finire d' allontanare i
barbari colla sua accortezza e attività. Per
altro gli avanzi dell'esercito di Radagaso
effettuarono due anni dopo l'invasione
dellaGallia progettata da Alarico. 11 trion-
fo su Radagaso fu riconosciuto evidente
miracolo di Dio. Dipoi Uldes divenne ne-
mico de'romani nel 4o8 sotto Teodosio
11, e non volle pacificarsi se non a condi-
zioni che non potevano essergli accorda-
te; ma alcuni romani introdottisi nel suo
campo eccitarono contro di lui una sol-
levazione. Uldes vedendosi abbandonato
da una parte de'suoi, prese il partito di
ritirarsi prontamente al di là del Danu-
bio. Nella sua ritirata fu però attaccato
da'roraani, che gli uccisero molta gente e
fecero un numero ancor maggiore di pri-
gionieri. Nel 4 1 2 circa Cara ton era il pri-
mario capo degli unni, e siccome Donat
altro capo della nazione venne assassina-
to da'romani, Caraton ne fu sdegnato e-
stremamente e risolse di trarne vendetta.
Ma Teodosio 11 imperatore trovò la via
di pacificarlo a furia di presenti. Fu for-
se sotto il regno di Caraton che Ezio o
2i2 DNN
Aezio,prode generale romano,ollenne nel
424 un rinforzo di 60,000 unni per so-
stenere le parti del segretario o primicc-
10 de'nolari Giovanni, che in quell'anno
per la morte d'Onorio imperatore in Ra -
venna avea usurpato la porpora e fattosi
gridare imperatore. Ad onta però della
pronta morte del tiranno e perciò resosi
inutile il suo soccorso, convenne sborsa-
re agli unni ragguardevole somma d'oro
per indurli a ritirarsi da Atjuileia. Roilas,
altro capo degli unni meridionali, pene-
trò nel 4^5 nella Tracia, e minacciò Co-
stantinopoli.Fu però ucciso con una por-
zione di sua armata da uno scoppio di fol-
gore, e l'altra porzione peti dalla peste.
11 rimanente, compreso di spavento, ripi-
gliò il cammino pel suo paese. Altro ca-
po fu Rouas o Rugulas, ziod' Attila se-
condo Giordano ossia Jornandes, nel 4^7
sotto il consolato di Jerioe di Ardaburio;
edi romani assistiti da'goli costrinsero gli
unni, giusta il detto scrittore, ad abban-
donar la Pannonia , di cui erano da 5o
anni in possesso. Non è detto però ove sien-
si ritirati dopo la loro espulsione. Pare che
non del tutto fossero cacciati da quella re-
gione, o che vi rientrassero almeno poco
dopo, poiché riferisce Ammiano Marcel-
lino, che Ezio malcontento dell'impera-
tore Valentiniano III, venne in Pannonia
nel 432 a chiedere asilo agli unni suoi
antichi nemici. Rouas g li forni alcuni soc-
corsi, che gli servirono a fare un trattato
più vantaggioso col suo padrone, il quale
di nuovo gli affidò il comando supremo
dell'armi. Rouas sembra che sia morto nel
433. In questo gli successe il nipote, cioè
il famoso Attila o Atuela cognominalo il
Flagello di Dìo e il Terrore degli uo-
mini, uno de' capi degli unni, insieme a
Bleda suo fratello. L'imperatore Teodo-
sio II inviò verso questi due nuovi capi
degli ambasciatori, i quali conclusero con
essi un trattato di pace, mercè un tribu-
to di 700 libbre d'oro, cui i romani oh-
Migaronsi di pagar loro. Teodosio II tu 1
far questo trattato pretendeva di non da-
ti NN
re a'eapi degli unni che il titolo di gene-
rali delle sue armate, e chiamava pegni
il tributo ch'egli era costretto di pagare
ad essi. Attila però pensava altrimenti, e
contava tra 'suoi sudditi de're e l'impera-
tore medesimo. Il mio padrone ed ilvo-
Predicevano i suoi ambasciatori, parlan-
do all'imperatore che non cessava inai di
far loro de'doni considerevoli; anzi notai
nel voi. XV III, p. 20, che il tributo l'au-
mentò sino alla suddetta cifra, poiché in
principio era la metà, e ciò avvenne ver-
so il 44' • Rinaldi dice che Teodosio II
promise ogni anno ad Attila 1000 libbre
d'oro, divenendo cosi vergognosamente
suo tributario. Quando Aitila voleva ar-
ricchire taluno de'suoi favoriti , gli spe-
di va-in ambasciata a Costantinopoli. Nel
444 ° 445 Attila fece uccidere il proprio
fratello Bleda, per regnar solo sugli un-
ni, i gepidi, i goti, rimasti nel paese loro,
gli svevi, gli alani, gli ertili ec. Mai nes-
sun principe fece conquisti così grandi,
né soggiogò tanti paesi quanto Attila. À-
vea al suo seguilo una schiera di re e
di principi che alla sua presenza trema-
vano. Essi erano Andarico re de'gepidi,
Valmire re de'goti, i principi de'marco-
manni, degli svevi, de'quadi, degli heu-
li,de'turcilingi,de'rugi,e altri regoli di na-
zioni barbare dimoranti nell'estremità a-
quilonari. A guisa di folgore atterrava e
rovinava tutte le cose e quanto si para-
va dinanzi a lui, con inaudite stragi. Si
faceva ascendere la sua armata a 5oo ed
anche a 700 mila uomini. Onoria sorel-
la di Valentiriiaoo III, da questo rilega-
ta sin dal 433 a Costantinopoli atlesa la
sua cattiva e licenziosa condotta, solleci-
tava per vendetta Attila a far la guerra
a'romaiii;ed il barbaro duce vi si dispose
nel 449* Teodosio II, informalo di que-
sto diseguo, tentò per consiglio dell'eunu-
co e suo ministro favorito Crisafio di far
assassinare Attila. Si scoprì la trama, e il
re degli unni ebbe la generosità di per-
donargli mediante la somma destinata al-
l'assassino. Nel 45o egli domandò a Va-
UN N
k-nlininno III Ouoria in isposa colla me-
tà dell'impero. L'imperatore ricusò Ta-
na e l'altra, allegandoci^ Onoriti era ma-
ritata, e che le donne non avevano alcu-
na parie nella divisione dell'impèro. At-
tila poi acconsentì alla pace per deludere
Valentiuiano III. Mei 4^i usando dello
stesso artifizio passò il Pieno, entrò nelle
Gallie come alleato de' romani, agendo
però realmente da nemico. Il generale E-
zio e Teodorico I re de'visigoti lo batte-
rono nella Sciampagna presso Orleans a'
i4 giugno 45 li ch'erasi portato ad asse-
diare. Attila se ne fuggì, e fu una 2.' vol-
ta sconfitto in una sanguinosa battaglia
combattuta a'20 del seguente settembre
nelle pianure di Meri sulla Senna, chia-
mate dagli antichi le pianure Catatoni-
che, 6 leghe al disotto di Troyes, ossia a
Chalous, per le orazioni di s. Amano ve-
scovo d'Orleans. Secondo Paolo Diacono,
rimasero sul campo di battaglia 180,000
morti, o 3oo,ooogiusta Jornandes e Ida-
cio. Ella era decisa per Attila, se il gene-
rale romano avesse voluto profittare di
quella vittoria. Ma il timore che l'intera
disfatta degli unni non aumentasse il pa-
tere del re de'visigoti ch'era se colui e vi
perde la vita, fece ch'egli impedì a quel
principe di sforzar il campo dc'barbari e
di tutti trucidarli. Per questo, e geloso del
suo merito, Valentiniauo 111 uccise poi
di propria mano Ezio, così terminan-
do forse il più gran capitano romano di
que'tempi. Attila avea rovinato Colonia,
T reveri, Spira, Strasburgo, Worms, Ma-
gonza, Toul, Langres, Metz, R.eims, Be-
sancon e tutte le migliori piazze delle Gal-
lie che incontrò nel suo passaggio fino
a Orleans, eccettuato Parigi , che fu di-
fesa per l'orazioni di s. Genovelìa, e Tro-
yes che fu salvata dal suo vescovo s. Lu-
po, il quale poscia per gratitudine facili-
tò la fuga di Attila. Fu l'intrepido s. Lu-
po che calmò il suo furore, al punto che
Troyes era vicina alla sua rovina totale,
col saugue e col fuoco con cui i feroci un-
ni segnalavano tutto il loro viaggio. Fra
U lN N 2.3
le stragi operate dal barbaro nelle Gallie
si deve ricordare il martirio «li s. Nemo-
rio e compagni. Ritornato Attila verso il
Reno, passò nella Pannonia perivi ran-
nodare le sue truppe e ristorare le patite
perdite; indi minacciando fieramente le
provincie d'occidente, Valentiuiano III ne
fu tanto spaventato che pensava d'abban-
donar il centro dell'impero, sapendo che
Aitila avea in mira di penetrare in Ita-
lia e niente meno di prendere Roma, per
seppellirla sotto lesue rovine. Di fatti dal-
la Pannonia Attila nel 4*1 tentò un'ir-
ruzione nell'llliria, ma essendone ribut-
tato, uel 452 entrò in Italia, cui devastò
quasi senza veruna opposizione, essendo-
si proposto co'suoi 3oo, 000 furiosi com-
battenti , composti delle diverse nazioni
da lui domate e assoggettate alla sua si-
gnoria, di disertarla in modo che sul luo-
go ove passerebbe il suo cavallo non sa-
rebbe più nata I' erba. L'antico valore
italiano nondimeno alquanto risorse a
tante minacce e devastazioni; e la città
d'Aquileia (della quale meglio a Udine ne
ragionai) oppose al barbaro sì forte resi-
stenza, che statovi due anni invano all'as-
sedio, stretto dalla fame e dalle dirada-
te schiere, già pensava a ritirarsi; se non
che, veduto le cicogne che nidificavano
nelle case portar fuori volando i loro ci-
cognini , togliendo ciò a buon augurio,
rinnovando ferocemente V assalto se ne
rese padrone nella primavera del 4^2> e
postala a ferro e fuoco totalmente o al-
meno quasi del tutto la sterminò, passan-
do avanti alla rovina di Aitino, Padova,
Grado, Este e Concordia ; saccheggiato
quindi e guastato crude! 1 nei) te Mi la no, Pa-
via, Bergamo e altre citta, lombarde, tut-
te provarono quanto può ispirare la fero-
cia d' un vincitore avido di bottino e di
stragi. Il superbo Attila vedendo in Mila-
no dipinti gl'imperatori romani in troni
d'oro e gli scili a'Ioro piedi, fece dipinge-
re se stesso nel soglio, e gl'imperatori por-
tanti sacchi sulle spalle e versanti oro a'
piedi di lui. Giunto alle sponde del Po slet-
2 i 4 U N N
le ilcli bei a rido se dovesse definitivamente
recarsi a far l'assedio della gran Roma.
Yalentinianolllclie vi si teneva rinchiu-
so, temendo non effettuasse tal partito,
volle prima tentare il mezzo delle tratta-
tive. Pertanto pregò il Papa s, Leone 1 il
Magno di mettersi alla testa dell'amba-
sceria composta di due senatori, per di-
stornarlo dal suo disegno, e riuscì oltre o-
gui speranza. Si è creduto che il feroce
conquistatore non avesse potuto essere
trattenuto in sì bella carriera che da qual-
che spaventoso prodigio. Ma la divina po-
tenza che tieue in mano i cuori come de'
re così de'tiranni, e la meravigliosa elo-
quenza ch'essa inspirò al gran s. Leone I,
non erano meno efficaci che le più terri-
bili visioni. Le truppe stesse di Attila ri-
guardavano Roma come una città santa,
«.•mitro cui era cosa funesta il combattere;
e gli unni dicevansi l'un l'altro, che Ala-
rico re de'goti, dopo d'averla saccheggia-
la, non avea lungamente vissuto. Nel ^5i
dunque s.Leoue I imperturbabile incoll-
ilo Aitila al confluente del Mincio e del
Po, giuria la più comune opinione, ovve-
ro non mollo lungi da Mantova, e secon-
do il Maffei ove oggi è Peschiera, Attila
si compiacque di veder un Papa, per tut-
tociò che la fama ne pubblicava, e forse
fu contento d'avere un onorevole pre-
testo per interrompere una pericolosa
j-pedizione. Si narra che nell'incontro di
s. Leone I con Attila, il Papa soltantoar-
malo dalla maestà pontificia e dalla divi-
na tutela, al suo aspetto e alla sua voce
ilre fu disarmalo, cangiò a un tratto pen-
siero, e retrocesse stupefatto da così re-
pentino suo mutamento. Si ha dall'au-
tore della Miscelici, avere il barbaro re
confessalo a'suoi amici, che vide al fian-
co di s. Leone I un uomo più di lui ve-
nerando, che con una spada sguainata lo
minacciava di morte, se non acconsentiva
alle sue richieste di ritirarsi coll'esercito
dall'Italia. Il divino Raffaele col suo ini-
mitabile pennello, uelle stanze del Palaz-
zo apostolico Valicano % meravigliosa -
UNN
mente espresse il memorabile incontroi
rappresentando librati in aria fra il Pa-
pa e il re, i santi Pietro e Paolo avvolti
in lunghi pallii. Si avanza s. Paolo con-
tro Attila abbassando con una mano la
spada minacciandolo, e con l'altra diste-
sa gì' ingiunge di retrocedere; vien dap-
presso s. Pietro che stringe colla sinistra
le chiavi celesti, e con l'altra distesa fa ba-
lenar al re sugli occhi il ferro ignudo pron-
to a ferirlo. E vero che la sloria ci dice
aver Attila veduto minacciarsi di morte
da un solo personaggio celeste, ma Raf-
faele ne immaginò due , ed in questi i
principi degli Apostoli, interessato uno a
difendere il suo successore, ed ambedue
a conservar illeso il loro Sepolcro e pro-
teggere Roma. Ciò fece l'incompaiabile
pittore per rendere più interessante l'a-
zione, ed esprimere, oltre al maggior or-
namento del quadro, la forza della divi-
na difesa. Nella scultura imitò la rappre-
sentazione di Raffaele, con sorprendente
bassorilievo di marmo pario, l'esimio A-
lessiindro Algardi, opera degna di som-
ma lode,per l'ampiezza ed esecuzione, nel-
l'altare di s. Leone I nella basilica Vati-
cana. Il Papa attribuì la felice riuscita di
sua impresa al patrocinio di s, Pietro, e
l'annalista Rarouio dice che per memo-
ria fu coniata una moneta, la quale al-
tri attribuiscono a s. Leone III, come no-
tai all'indicato luogo. Afferma Rinaldi,
coll'autorità di Cassiodoro, che s, Leone
I accompagnato da alcuni nobili romani
rese mansueto Attila, il quale gli promi-
se fermissima pace co' romani a sua in-
tercessione, e travalicato il Danubio più
non tornò in Italia, Aggiunge di più che
l'implacabile e infuriato barbaro cede al-
l'istanze del Papa e ubbidì, perchè nel
suo abboccamento, come narrò poi a'suoi,
vide a fianco di s. Leone I uno in abito
sacerdotale con aspetto quasi divino, il
quale gli minacciava la morte, se non fa-
ceva il piacere del Papa, Questo racconto
leggesi nell'antiche scritture della Chiesa
rotuima, solile di recitarsi pubblicamen-
UNN
te nelle chiese ogni anno. Altri testi dico-
no, che apparvero due, uno a destra, l'al-
tro a sinistra , ma del solo ». Pietro fii
menzione Paolo Diacono. Del resto, tut-
ti gli storici sono d'accordo in dire, che
Attila fece tosto cessargli atti di ostilità,
e si ritirò di là dal Danubio, nella Bassa
Austria, con promessa di concludere so-
lida pace co' romani, alcuni aggiungendo
mediante un tributo. Attila nel mese di
luglio ripigliò la strada pe' suoi stati di
Paunonia, carico d'immense spoglie, ma
con l'armata cousiderabilmeule diminui-
ta dij'morbi. Per l'intercessone di s. Ge-
miniano vescovo di Modena, fu liberata
la città dal furore di Attila, cosi Raven-
na per l'orazioni di Giovanni suo santo
vescovo. Dall'invasione d' Attila iti Italia
ebbe origine la nobilissima e singolare
città di Venezia. Fuggendo a rotta i po-
poli delle città e luoghi circostanti, come
di Padova, Vicenza, Verona ec. dall'in-
frenabile furore degli unni, dierono na-
scimento ad un potente e florido stato
ch'ebbe XIV secoli di gloriosa vita. Spe-
rando che Attila, mancantedi navigli, non
sarebbe ito a guerreggiarli nell'isolette iu
cui si rifugiarono poste nelle lagune del-
l' Adriatico, ivi superate difficoltà inau-
dite, costruirono presso Rialto alcune ca-
se e una chiesa ; e popolatesi le altre iso-
le formossi la celeberrima repubblica Ve-
neta, ne'suoi primordi elettosi da ogni iso-
la un tribuno a governarla, radunando-
si poi insieme a deliberare tutti i tribu-
ni ne'casi importanti e comuni. Attila mo-
rì nel 453 da una emorragia nasale che
lo soffocò la notte del suo matrimonio
con una giovane chiamata lldico o Hil-
dicone, benché avesse altre mogli, aven-
do nel convito delle nozze bevuto srego-
latameule. Tal fu la fine di questo uomo,
ch'era stalo il terrore e il flagello dell'u-
niverso. Jornaudescosì ne descrive la per-
sona.•> Egli era di piccola statura, largo di
petto, assai grossa la testa, piccoli gli oc-
chi e scintillanti, rara la barba , il naso
stiacciato, il colore straordinariamente
UNN 21.)
bruno , i capelli sparsi e incolli. Il suo
sguardo e il suo portamento annunciava-
no la ferocia del suo animo, che unito a'
moti convulsivi da cui era continuamen-
te agitato , bastava per ispirare terrore,
e giustificava il nome di Flagello di Dio,
che si compiaceva di prendere. Egli iu-
l imprendeva la guerra con ardore e la
combatteva con prudenza". Secondocer-
ta predizione d'un santissimo uomo, vol-
le Attila slesso esser cognominato Flagel-
limi Dei, perchè mandato da lui a punir
i peccati de'cattivi cristiani a guisa d'As-
sur detto a Virga furor is Domini. E
certamente al solo suo nome tremarono
non che le Gallie, Roma e tutto l'impero
occidentale. Attila disprezzava il faslo,era
giusto co'sudditi, e scaltro co'suoi nemi-
ci. Il suo impero fu con lui distrutto per
la mala intelligenza de'suoi figli, avuti da
più mogli; circostanza di cui profittaro-
no i principi sommessi per iscuoterne il
giogo. Irnak ricondusse in Asia gli avan-
zi della nazione degli unni verso il 4^5,
non però tutta, poiché gli uuui rimasti iu
Europa fecero ancora de'guasti uelle ter-
re dell'impero. La Pannonia restata agli
unni , poco appresso divenne preda de'
goti nomali gepidi.epassò in seguito sot-
toil dominiodcgli unniabari o avari, che
secondo Paolo Diacono furono cosi delti
da uno de'loro re. Nel 467 Ermida capo
d'un drappello della nazione unna fu di-
sfatto da Antemio, acclamato l'anno stes-
so per imperatore. Dengizic o Dingic o
Densice re degli unni e figlio d'Attila, in-
traprese guerra contro i romani d'orien-
te verso il 468. Col divino aiuto i capi-
tani dell'imperatore Leone I riportarono
su di lui gloriosa vittoria; il umile princi-
pe unno avanzava in fierezza e in inso-
lenza il padre, e la sua testa nel 469 so-
pra un' asta fu portata a Costantinopoli,
con grandeallegrezza di tutti. Dice Rinal-
di che nel 527 accostossi a'romani la ve-
dova Boazer con 100,000 degli unni sa-
ber o isabeni; nel qual tempo anche Cor-
da, re degli unni che abitavano a lato al
ai6 UNN
Bosforo» venne dall'imperatore Giuslinia-
no 1 e i>i fece cristiano, onde l'imperato-
re lo rimandò coti molti doni al paese
alla guardia dell'impero. Nel 539 ^'° vo*
leudo punire l'ingiurie e gli strazi fatti al
suo vicario Papa s. Silverio, permise die
immensi eserciti d'unni passando l'islro
entrassero senza rilegno in tutta Europa,
e fecero orribilissimi danni e maggiori di
quelli recali da qualunque altra nazione.
Misero a sacco tutto il paese dal seno jo-
oieo sino a* sobburglii di Costantinopo-
li ; abbatterono e fecero distruzioni liei*
l'illirico, massime due foltezze eia cillù
di Cassa nd rea, e con grandi ricchezze e
100,000 uomini ritornarono alle loro
contrade. Dipoi più volte inalili tempi
fecero a' contini dell' impero gravissimi
danni. Perciò Giustiniano 1 fu vergogno-
samente costretto a prometter loro tribu-
to, come anche a 'saraceni, perchè si aste-
nessero dalle correrie. Nel 552 glischia-
voni e gli unni li molarono l'impero con
altre invasioni, mentre i goti occuparono
la Corsica e la .Sardegna. Altri unni era-
no anche ausiliari de'rotnani, giacché leg-
go nel l. 2, p. 149, della bella Storia di
Mulini del eh. d.' Tonini, che due bau-
de di franchi scoi rendo e derubando i ter-
ritoiii di llimini e di Pesaro, gl'imperiali
che presiedevano l'ultima città, divisi iu
due corpi di romani e di unni, capitanali
gli uni da Artabaue, gli altri dall' unno
Cloache, unsero 1'agualo per dove lungo
il lido seppero dover coloro passare ^ indi
uscili dalla città e fattisi lor sopra di sor-
presa ne trucidarono i più. Sc\ 558 en-
tralo nell'impero Zegerbaduce degli mi-
ni, mandò parte dell'esercito nella Gre-
cia, perché scorresse e predasse i luoghi
(enuli senza guardie , e parte nel Cher-
soneso, incamminandosi egli con 6000
cavalli verso Costantinopoli e saccheg-
giando ogni cosa per la via percorsa. E
come i barbari non trovarono contrasto,
cosi leccio immensa preda e lecarouo in
servitù si (piantila grande di genie, eira
essi stuoie nobilissime e sax* e veriMuiul-
UN N
la cui purità non ebbero rispetto alcuno.
E partorendo qualche donna nel cammi-
no, era costretta lasciare i figli nella so-
litudine esposti alle fiere. Si biasimò la co-
dardia di Giustiniano I, che allontanava
coll'oio e non col ferro i barbari dall'ini-
peio, essendo loro abbandonali non pu-
re la Tracia, ma i luoghi vicini a Co-
stantinopoli, pei' cui grandi crudeltà vi
commisero gli unni. Mettendo sossopra
ogui cosa, l'imperatore mandò contro di
loro Belisario, che sebbene vecchio fece
meraviglie d'arine, e ili fine li cacciò non
senza gran pericolo dell'impero; e ritor-
narono alle loro contrade que'che infe-
ttavano la Grecia e la Tracia , dopo che
fu loro dala certa somma d'oro e pro-
messo annuo tributo. Nel 568 Alboino re
de'longobardi, dalla Scandinavia si recò
nella Pauuonia ed entrò in Italia, conce-
dendo la Pauuonia agli unni abari suoi
collega li, che l'abitavano. Nel 788 Carlo
Magno avendo vinto Tassilone duca di
baviera, questi invitò gli unni a formare
due eserciti per assalire con uno il Priuh
e coll'altro la baviera; ma iu ambedue i
paesi restarono vinti e fugati, riparando
nella Pannouia con notabili perdite. La
guerra unnica, dopo quella co' sassoni,
fu la maggiore e più crudele che sosten-
ne Carlo Magno animosamente per 8 an-
ni : una spedizione contro gli unni, delti
anche avari, la lece egli stesso, ed altra
commise al figlio Pipino, non chea'pre-
fetti e conti delle pi ovincie. Molte furo-
no le battaglie combattute e molto il san-
gue versato; la reggia di Cagano fu tut-
ta disti ulta. In tale guerra perì tutta la
nobiltà nona, e furono tolti alla nazione
tulli i denari e lesoli che aveano in mol-
to tempo cumulati , argento e preziose
spoglie predati a'f'i anelli; così venne pre-
so agli unni (pianto essi alla loro volta a-
veano rubato ad altre genti. In tal modo
gli unni, già terrore del mondo, furono
vinlie distrutti, venendo smantellale tut-
te le loro fortezze. Nel 795 Carlo Magno
ricevè gli ambasciatori di Teodoue o
UNN
Tlicudone o Tiuluino re ti egli unni o a-
\;iii, il quale si sotlomise co'suoi a lui,
promettendo clic tutti avrebbero abbrac-
ciatola fede cristiana; onde Carlo Magno
dopo d battesimo ilei re, lo fece tornare
nel regno con ricebi regali. Si vuole die
poi apostatò. Già nel voi. LXXXII , p.
100, parlando de'duchi del Friuli, dissi
che Ilunrok in detto anno fu mandalo
da Carlo Magno contro gli unni di Pan-
uonio, che li vinse e asportò il famoso te-
soro accresciuto da Attila colle spoglie de'
i\ue imperi, e inviatolo a Carlo Magno,
questi uè fece recare parte a Papa Adria-
no I, e il rimanente distribuì a'suoi mi-
liti. Il duca ritornò due volle a guerreg-
giare gli unni con felice successo, e per es-
sersi poi ribellato il re Teodone, fu deca-
pitato, e con ini ebbe fine la monarchia
degli unni, dopo essersi conservala per
quasi «lue secoli e mezzo. Nana Rinaldi
all' anno 902, che gli unni detti volgar-
mente ungheri', venuti dalla Panuonia
nell'Italia, fecero grandissime rovine nel-
le città situate oltre il Po, guastando le
chiese, predando e ardendo ogni cosa. As-
salili da Berengario I imperatore e re d'I-
talia, lo vinsero e poi partirono (piando
riceverono da lui grandissima somma di
deuaro. Indi Berengario I mosso a pietà
delle nobilissime città rovinate, le aiutò
con som ministrar loro più cose, e donando
a'sagri templi molli beni. Fu allora dato
alle Camme, oltre altri, il celebre uioiia-
sterodt Nouantola. Dipoi nel 924 abbru-
ciaronoPa via, e spietata olente consti ma li-
do col fuoco 43 cinese con moltissime vit-
time umane, ed i superstiti cittadini dic-
rono a' barbari, orinai chiamati anche
ungheri, 8 moggia d'argento, ricompran-
do in tal guisa la vita e le mura della cit-
tà. Ma nelle stretture dell'Alpi, tornando
nella Golia , furono in parte tagliati a
pezzi da Rodolfo re d'Italia e da Ugo del
Viennese. Col divino aiuto, 36,ooo unni
o ungheri nel c)33 furono distrutti da En-
rico 1 1' Uccellatoreta\ivì annegandosi nel
fiume. Si legge nel Colucci, Antichità pi*
vnv 217
cene, t. 27, p. 90.» Si ripete da'secoli I X
e X l'epoca dell'erezione de' castelli, del-
le torri e delle rocche. Posta allora 1' I-
talia in convulsione, parte per l'invasio-
ne de' Saraceni , parte per quelle degli
Unni o l ngari, parte per l'intestine dis-
sensioni de'piiucipi di Spoleto, che con-
tendevano co'Berengarii il regno d'Italia,
moltissimi nòbili co' loro servi e coloni
procuravano di salvarsi rifugiandosi ne'
luoghi più forti e più segregati dalle scor-
rerie e dalle militari licenze de' barbari
soldati, e specialmente ne'propri poderi,
che possedevano circondali da'mouti. Al-
lora dunque si fabbricarono tanti castel-
li, tante rocche, tante torri e altri simili
fortezzini, che situati in mezzo a scogli,
sulle cime d'inaccessibili monti, in parte
alpestri e difficili, sono stati per lungo
trailo di tempo posseduti da persone no-
bili con titolo ereditario, o come dicono
allodiale, sebbene appena in oggi ne esi-
stano più gli avanzi". Fin dalla morte
d'Aitila le discordie aveano indebolito gli
unni , e disperdendosi si confusero cogli
ungheri e altri barbari, finché il loro no-
me andò in. dimenticanza. Gli unni aba-
ri erano stati sottomessi agi' imperatori
francesi o alemanni , sino all' invasione
della Pannonia degli unni iguri o unno-
guri o ungheri, i quali vennero dalle con-
trade vicine al Tanai e alla Palude Meo-
tide nella Scizia, ch'era il paese degli an-
tichi unni.L'Assemanie Stilling provano
ad evidenza, che gli ungheri o ungheresi
non erano popoli differenti dagli unni, e
che furono così delti o da Ogor loro ca-
po, o dall'Iguria loro contrada, conosciu-
ta oggidì sotto il nome di Juhra , come
dimostra Herbersteinio, per la somiglian-
za della lingua, de'costumi e degli usi del*
le due nazioui. Quesla provincia è al di
là da' monti Iperborei, molte miglia lun-
gi da Mosca, presso alle coste del mar Ge-
lato verso la Siberia. Gli ungheri furono
cacciali dall'Iguria verso l'anno 888 da
uno sciame di palzitiaci venuti da'eonfì-
ui dell'Asia, i quali dopo esser per qual-
B
U N T
che anno anelali vagando ne Mescili vici-
ni al Danubio, dove vi veanodi selvaggio-
me, di pesce e di ruba , entrarono nella
Pannonia nell' 38q , disfecero I' annata
dell' impero, sottomisero gli unni abari,
e si stabilirono nel paese loro dell' Un-
gheria, nei quale articolo riportai le di-
verse opinioni sulle origini deMiscorsi po-
poli, e moltissime notizie degli unni , di
Attila e degli scrittori di sua vita e di sua
nazione. Gli unsheri alcune volte furono
chiamati turchi; ne'secoli di mezzo furo-
no detti unni e poi turchi gli antichi sci-
ti e gli antichi sarmati, a' quali nomi in
seguito furono sostituiti quelli di tartari,
di moscoviti e d' altri popoli di Russia
(/'.). Gli antichi schiavoni erano stabiliti
in certe provincie di quella parte della
Sci-zia e Sai mnzia, ni presente conosciuta
sotto il nome di gran liussia o Moscovia;
popolo all'atto differente 'dagli altri sciti
appellati unni, come anco da' goti , ma
nondimeno talvolta furono confusi cogli
unni. Uno de'3 popoli della Transilva-
w'a (/'•), delti szekleri o siculi, deriva
dagli unni che Aitila pollò in Pannonia
Dell'invaderla.
UNTI. Setta d'eretici Calvinisti, cW eb-
be origine a Banstède , nel comitato di
Sulheiland in Inghilterra verso ih £70,
essendone il capo Writ. Questi fanati-
ci sostenevano : i.°Che quelli deila lo-
ro selta non potevano peccare egual-
mente che tulli quelli cui i peccali e-
rano stati perdonati una volta. 2.0 Che
tutlo il Testamento Nuovo non era che
una predizione di ciò che dovea suc-
cedere, e che Gesù Cristo sarebbe ve-
nuto sulla terra prima del giudizio uni-
versale per adempire a tulle le pro-
messe.
UNURICOPOLI.Sede vescovile del-
l' Africa occidentale, nella provincia Bi-
zacena, da altri chiamata U aurica pò le,
Millo la metropoli d' Had ramilo. Il suo
vescovo Servizio fu mandato in esilio da
Uunerico re de' vandali, gran fautore de'
donatisti, contro i cattolici, nella conte -
UNZ
lenza di Cartagine del 484- Porcelli, A-
frica chr. t. i.
UNUZIBIRA oUNTSIBIRA. Sede ve-
scovile dell'Africa occidentale, nella pro-
vincia Bizacena, della metropoli d' Ha-
dramito. Ne furono vescovi: Massimino
donatista, che trovossi nel 4' 1 alla con-
ferenza di Cartagine; Cipriano, esilialo
dal re de' vandali Unnerico, per non aver
aderito agli errori de'donatisti nella con-
ferenza di Cartagine tenuta nel 4^4-5 Do-
nato, che sottoscrisse l'epistola che i pa-
dri del concilio Bizaceuo nel 64' dires»
sero a Costantino Eraclio contro i mo-
noteliti. Moreelli, Africa chr. t. 1.
UNZIONE, Unctio. L'ungere o ugne-
re, l'impiastrare con grasso, olio o altra
cosa untuosa. In termine di religione di-
cesi del carattere delle cose sagre che fu
loro impresso ungendole d'Olio {P.). E
in questo significato che dicesi l'unzione
del Battesimo, della Con fcr inazione ,(\e\-
V Estrema Unzione (F.), I' unzione da'
Profeti, del Sacerdozio, de' Vescovi, de-
gl' Imperatori, de Re, delle Regine (I7.)
ec, accompagnata dalle divine benedizio-
ni e perciò utilissima a'sovrani, reuden-
doli più rispettabili nella persona. Dopo
l'unzione del re Saule, furono unti pure
gli altri re di Giuda e Israele. Nelle al-
tre nazioni non si conoscono unzioni re-
gie a va 11 ti Gi usti noli imperatore del ili 7;
alcuni credono che lo fosse anche Teo-
dosio II del 4o8 : il primoiinperalore co-
ronalo dal Papa fu Giustino I nel 5i5.
Pipino I re de'fianchi tra questi fu III.*
a esser unto da Papa Stefano III uel y1)^.
Gl'imperatori franchi e i germani pre-
sero da quelli d' oriente la costumanza.
Di quanto praticasi nella Sconsagrazio-
ne, per togliere l'olio santo, lo dissi in
quell' articolo. Unzione dicesi altresì fi-
guratamente de'movimenli della grazia,
delle consolazioni dello Spirilo Sauto, di
tutte le cose che invitano alla pielite alla
divozione. Nel cristianesimo noi ricono-
sciamo l'unzione spirituale da Gesù Cri-
sto, il vero unto del Padre, dieci hauuti
■UN Z
per sua grazia, e ci diede il pegno dello
Spirilo Salilo, che abita ne'nostri cuori,
noi vi riconosciamo altresì l'unzione na-
turale. Il nome di Cristo (in tale artico-
lo parlando delle unzioni comuni degli
orientali, citando l'articolo Bagno, per
fallo tipografo si legge Cagno, e qui lo
correggo), significa Unto o Messia; poi-
ché nella s. Scrittura la voce l nzìonc é
sinonima di quella di Consagrazionc{J .)
per cui P unto del Signore dee riguar-
darsi come un uomo a cui Dio conferì una
dignità peculiare, e destinò a venerabile
ministero. Imperocché nel Testamento
Nuovo unzione significa un dono di Dio,
una grazia particolare, che ne solleva ad
una eminente dignità e ne impone de'
grandi doveri, per cui s. Paolo disse, che
Dio ci ha unti, ci ha contrassegnali col
suo suggello, e infuso ne' nostri cuori il
pegno del suo spirito. Quando nella s.
Scrittura si parla dell'unzione che Gesù
Cristo ricevette da Dio, questo termine
racchiude tulli i precedenti significati, ed
esprime il carattere di re, di sacerdote,
di profeta, la pienezza de'iloni dello Spi-
rito Sanlo, la destinazione al più augu-
sto di lutti i misteri. Non deve meravi-
gliare il nome di unto dato a Ciro re pa-
gano, poiché in questo caso l'unzione non
indica né una ceremonia, né una grazia
soprannaturale, ma una semplice desti'
nazione a rappresentare un personaggio
luminoso e celebre del mondo, per esser
egli un gran conquistatore e liberatore
degli ebrei. Insegna s. Marco che gli A-
postoli mandati dal Salvatore a predica-
re in tutta la Giudea, facevano ivi molte
meraviglie, che ungevano i inalati e li gua-
rivano nel nome del Signore, pel potere
di far miracoli loroconcesso da Gesù Cri-
sto. Vuole s. Giacomo apostolo che si ag-
giunga l'unzione alle preghiere de'sacer-
doti per gl'infermi Moribondi (I7 •), af-
finché la preghiera accompagnata dalla
lede sia loro di sollievo, e perché se tro-
vatisi essi in peccato, sia loro rimesso. Ve-
desi nella s. Scrittura, che l'unzione si-
li N Z 2 I (J
gnifica qualche volta l'azione di conso-
lare, confortare un afflitto e sollevare i
di lui patimenti. L'Olio Santo (F.) è di
3 specie e serve a' ^.Sagra/aeriti (ì ' .) del
battesimo, della cresima,dell'esliema un-
zione, e dell'ordine. Egli é uno nell' es-
senza, ma differente ne'suoi doni. Lai/
specie è l'olio pel Crisma (?".), che serve
pe'sagramenti della Confermazione e del-
V Ordine (I .), per ungere i battezzati,
gli adulti, i sacerdoti, i vescovi, gli Agnus
Dei ( di cui riparlai nel voi. LXXI , p.
67), i Fonti sagri, i Templi sagri, gli Al-
tari, i Calici e altri Fasi sagri (F,). La
2.a è l'olio de' Catecumeni (F.J. La 3."
specie é l'olio per l'ultima Unzione E~
strema (F.) degl'infermi prossimi a mo-
rire. A Gesù Cristo più volte furono unti
i piedi con prezioso balsamo da s. Maria
Maddalena, la quale avendo inteso mor-
morare dall'avaro e perfido Giuda, co-
me cosa inusitata per gli uomini, e mas-
sime coli' eccellente unguento nardo pi-
stico da essa adoperato; indi due giorni
avanti la Pasqua, gli unse ancora i Ca-
pelli (U), cosa molto usata ne' conviti.
Per tuttociò, oltre il nominato traditore,
tutti i discepoli presenti si sdegnarono ;
laonde il di viri Maestro li corresse, pre-
dicando che quell'azione si sarebbe per
tutto il mondo celebrala. Rinaldi riferisce
con Suida,che il vaso d'alabastro dell'un-
guento adoperato in tali unzioni dalla
Maddalena, fu collocato con molte altre
reliquie da Costantino I Magno nel foro
di Costantinopoli, e quindi da Teodosio I
il Grande fu levato e riposto in luogo
assai più decente. Si può vedere il p. Me*
nocino, Stuore, t. 3, cent. 6.",cap. 86:
Del vaso d'alabastro, e dell'unguento
pistico col quale la Maddalena unse il
capo di Nostro Signore. Il patriarcaGia-
cobbe andando nella Mesopotamia unse
coll'olio la Pietra, su cui avea riposato il
suo capo, e dove Dio lo avea fitto gioire
d'una visione: la destinò poscia per alta-
re, e la chiamò Bethel, cioè Casa di Dio.
Quindi l'unzione d'una pietra fu tenuta
220 UNZ
per una specie di Dedicazione (F-)- A-
i oline e i di lui figli ricevettero l'unzione
del sacerdozio, e Mosè fece parimenti uso
dell'unzione sugli Altari esu^W L tensili
del Tabernacolo, per consagrarli al ser-
viziodel Signore. Ne'paesiorientali.incui
comuni sono, massime gli aromi e le so-
stanze odorifere,si fece sempre grandissi-
mo uso dell'essenze e de'profumi, ne si
oimnelleva giammai di spargerne su co-
loro, a'quali dar volevasi segni di rispetto
e di divozione. Quindi l'unzione fatta con
l'olio profumato, venne giudicata un alto
santo, e si applicò alla' consagrazione de'
sacerdoti, de'profeli, de're, de'luoghi e di
tutti gli utensili destinati al culto divino.
LaChiesa cattolica saggiamente conservò
l'uso dell'unzioni nelle sue ceremonie,co-
me nell'amministrazione de'ricordati sa-
grameli! i, nelle consagrazioni e nell'ordi-
nazioni. I protestanti levarono l'unzione
del battesimo e tutte quelle degli altri sa-
gramenti, col pretesto ch'essa è una cere*
moniti giudaica, pretendendo a torto die
non se ne parlò nel Nuovo Testamento,
uè negli scrittori de'primi secoli della
Chiesa. Gli antichi solevano profumarsi
nelle ceremonie più solenni, e Davide do-
po molli giorni di digiuno e di penitenza
prese un bagno e si profumò; Giuditta
lece lo stesso innanzi di presentarsi ad O-
loferne.Si usavano altresì unzioni e pro-
fumi ne'banchelti, e si onoravano i con-
vitati col far spargere sulla loro testa del-
l' essenze odorifere. Quest' essenze sono
chiamate nella s. Scrittura l'olio o il pro-
fumo dell'allegrezza, e siffatta espressio-
ne, considerata figuratamente , significa
l'abbondanza di tutti i doni. Le unzioni
erano assai frequenti fra gli ebrei: unge-
vausieprofutnavansiper principio di sa-
nità e per proprietà i capelli, la lesta e
la barba. Ne'banchelti e nelle ceremouie
d' allegrezza ungevansi tutto il corpo, e
talvolta solamente la testa ed i piedi, do-
po la Lavanda de'piedi (^r.). In Atene
si ungevano i piedi con preziosi unguenti
alcuui deliziosi e le vergini. Ungevansi il
UOM
corpo dopo il Bagno nelle Terme (Tr.).
L'unzione pratica vasi pure sui Cadave-
ri, per guarentirli dalla corruzione e dal
fetore , onde non incomodassero nelle
ceremonie che precedevano la Sepol-
tura (/"'".).
UNZIONE ESTREMA. V. Unzione
e Estrkma Unzione, Sagramenti.
UOMINI BUONI, r. Buoni Uomini,
Toscana, Roma, Valdesi.
UOMINI INTELLIGENTI. Eretici i
quali insorti nell'anno 14.11 infestarono
le Fiandre e specialmente Biusselles colla
loro perversa dottrina. Essi riconosceva-
no per capo Guglielmo d' Hildernissen
carmelitano tedesco, ed Egidio il Can-
tore secolare e ignorante. Pretendevano
questi due settari d'esser onorati di visio-
ni celesti e di un soccorso particolare di
Dio per intendere la s. Scrittura, ed an-
nunziavano una nuova rivelazione più
completa e più perfetta che quella di Ge-
sù Cristo. La legge antica, dicevano essi,
fu il regno del Padre, l'Evangelo il re-
gno del Piglio, una nuova legge sarà l'o-
pera e il regno dello Spirito Santo, sotto
cui gli uomini godranno della libertà. As-
serivauoche la risurrezioneera stata com-
piuta nella persona di Gesù, e che non ve
n'era alcun'altra; che \'Uomo( ^interio-
re non era macchiato dalle sue azioni e-
slerne, di qualunque natura si fossero;
che un giorno termineranno le pene del-
l'inferno, e non solo tutti gli uomini, ma
anco i demonii sarebbero salvati. Si con-
gettura che questa setta fosse un ramo
di quella de Beguardi (fr.),i (\i\a\\ qual-
che tempo prima aveano fatto dello stre-
pilo. Mosbeiuijche ne parla nella Storia
ecclesiastica, si mostra grato a questi uo-
mini pretesi intelligenti, d'aver insegna-
to: i.° Che non si può ottenere la vita e-
terna se non pe'meriti di Gesù Cristo, e
che tutte le buone opere sole non basta-
no per salvarsi. 2.0 Che Gesùdislo solo,
e non i sacerdoti, ha la podestà d'assolve-
re da'peccati.3.°Che le penitenze e le mor-
tificazioni volontarie non souo necessarie
UOM
olla salute. Trova egli cosa mollo strana
che il cardinal d'AylIi vescovo eli Cani-
bray abbia condannato queste proposi*
fioni come eretiche. Ma il proteslanteMo-
sheim, seguendo il metodo de'suoi settari,
vuole equivocamente imporre con alcuni
errori. D'AylIi, né alcun dottore cattolico
insegna rouo mai che le buone opere sole,
e indipendentemente da'meriti di Gesù
Cristo, bastino per salvarsi, tutti sempre
insegnarono, contro i pelagiani, che nes-
suna opera buona può esser meritoria
per la salute , se non in quanto è fatta
per la grazia, e che la grazia è il fruito
de'merili di Gesù Cristo. In secondo luo-
go, che la podestà d'assolvere da'peccali
è la podestà di Gesù Cristo, ed egli solo
l'esercita pél mi nisterode'sactrdoli ; dun-
que eziandio è assurdo voler separare la
podestà de' sacerdoti da quella di Gesù
Cristo. Quanto al terzo capo condannato
dal cardinal d'AylIi, anche il Bergier nel
Dizionario della teologia, sostiene che
questa è un'eresia formale. Basta confron-
tare queste proposizioni circa le peniten-
ze volontarie e le buone operexon ciò che
dicevano i sedicenti intelligenti^ che Vno-
mo interiore non è macchialo dagli atti
esterni di qualunque natura si sieno, per
comprendere a qual eccesso di deprava-
zione questa morale poteva spingere i suoi
seguaci. E poiché nel secolo XV vi furo-
no degli nomini lauto corrotti per inse-
gnarla, non ci deve parere strano che ve
sieno stati anche ne' primi secoli, e che i
Padri della Chiesa abbiano rimprovera-
to a gnostici le slesse massime. A scorno
de'protestanli, una delle sette sortite dal
loro seno sostiene ancora questa perni-
ciosa dottrina. Il carmelitano Guglielmo
fu obbligato a ritrattarsi a Brusselles, a
Cambray ed a s. Quintino, dove avea
sparso i suoi errori, e la di lui setta si dis-
sipò.
UOMINÌCOLI. Nome che gli eretici
Apollinaristi un tempo dierono agli Or-
lodo ssi. Siccome questi giustamente so-
stenevano che Gesù Cristo seconda per-
ii O M 22 1
sona della ss. Trinità (F.) è Uomo-Dio >
mende i seguaci di Apollinare ripetendo
il suo errore pretendevano che il Verbo
divino non avesse preso un corpo ed un'a-
nima simile alle nostre, questi accusava-
no i primi d'adorare un uomo, e li chia-
mavano perciò noniinicoliD\ce il Conlin,
che Apollinei e credeva che Gesù Cristo
si fosse incarnato e avesse preso un corpo
umano, ma non l'anima umana, o che
almeno l'anima umana, cui s'era uni-
to il Verbo, non fosse un'intelligenza,
ma un'anima sensitiva, incapace di razio-
cinio o intelligenza. Gli apollinaristi si dif-
fusero tanto, the poco mancò che i loro
errori si adottassero da tutte le provincie
d'oriente, cioè dalla Cilicia fino alla Fe-
ìiic'ra. Ad onta di tullociò, non può non
sorprendere la franchezza di molti Etero-
dossi, che pretendono di scusare e difen-
dere Apollinare e i di lui seguaci.
UOMINI DELLA QU1NTAMONAR-
CHIA. Sotto la dominazione di Cromwel
in Inghilterra si vide comparire in quel re-
gno una setta di fanatici turbolenti, i qua-
li pretendevano che Gesù Cristo fosse per
discendere sulla lerra,e stabilirvi un nuo-
vo regno, e in conseguenza di questa vi-
sione s'affaticavano a rovesciare il gover-
no e mettere ogni cosa in confusione. Si
appoggiavano sulla profezia di Daniele, il
quale annunzia che dopo la distruzione
di 4 Monarchie, succederà il regno del-
l'Altissimo e de'suoi Santi. Per cui questi
sciocchi furono appellati Uomini della
quinta Monarchia.
UOMO, Homo, Vir, Mortalis. Ani-
male ragionevole, ossia un essere che vi-
ve, sente e ragiona ; creatura umana, l'es-
sere più nobile della creazione, il più per-
fetto degli esseri animati, il re della natu-
ra per cui furono fatte tutte le cose. Con-
siderato fisiologicamente è un animale
vertebrato, mammifero,bimaneebipedej
avente il cervello materialmente il più
perfetto di quello di tutti gli altri, che
manifesta il pensiero colla voce, co'gesli,
colla potenza di sua penna. La filosofìa
222 U O M
ragionò male sulla natura dell' uomo,
quando non fu illuminala dalla Rivela-
zione'yin falli l'uomo fu credulo dagli an-
tichi composto d'anima, di corpo e d'om-
bra. Che 1' uomo nasce alla ragione, de'
suoi doveri verso Dio. verso di se, verso
la società, è l'argomento che svolse l'AI-
mici nel Saggio sopra la ragione terna-
na ossia la legge naturale, presso il p.
Calogeri), Opuscoli, t. 44> P* I4I- Qsw'
uomo vale lutti, comprese anche le Doti-
ne {V .).-!! sacerdote per invitare il popo-
lo alla Preghiera nella Messa ad esso ri-
volto dice, Orate Fratres (T'.y Antichi
decreti vietavano il dirsi se non eranvi al-
meno due persone, così il saluto Domi-
nili vobiscum (I7.), che lo stesso sacerdote
fa al popolo nella medesima. Nondimeno
lo dice pure l'anacoreta rinchiuso, che
senza ministro sia facoltizzato celebrare,
perchè tali parole riguardano tutta la
Chiesa, e con essesi comprendono uomini
e donne, perchè giusta la sentenza di s.
Paolo, non vi è distinzione d'uomo e eli
donna, ma tutti sono una cosa in Gesù
Cristo. Il sacerdote nell'aspergere il capo
de'fedeli colle Ceneri (Fr.) benedette, per
eccitarli alla considerazione di nostra
mortalità, dice Memento homo,guiapul-
vis es,et in pulvere reverteris j e colla
slessa parola di homo l'impone sui capelli
delle donne . Perchè al Papa nel darsi le
ceneri dal cardinal penitenziere, questi
lo fa senza mitra, senza guanti e senza
anello pontificale, e tralasciando la riferita
formola, lo dissi nel citato articolo. Al Papa
però si ricorda la sua mortai condizione
anche nella sua Coronazione, col triplice
bruciamento della Stoppa (V-)- Ogni es-
sere dell' umana specie, tanto sapiente-
mente nominalo Microcosmo, Microco-
srnus, cioè piccolo mondo,compendio del-
l'uni verso, per sua analogia col gran mon-
do, .semina costituito sopra due opposti
poli morali fra' (piali l'animo oscilla in-
cessantemente.L'uno di essi,che può dirsi
positivo, si è la compiacenza, o soddisfa-
zione d'alcune cose,che possiede in grado
L O M
più eminente, e l'altro quasi negativo è il
desiderio, e dispiacimento di altre cose di
cui è privo. Così taluno è superbo, e con-
tento della propria salute e bellezza; un
2.° de' talenti eclelle dottrine; un 3.° (Iel-
la riputazione e credito pubblico; un 4-°
dell'antichità e nobiltà dell'origine; un
5.° della virtù e dell'integrila de'costumi.
Viceversa però il i .° si duole di mancare
di spirilo e di talenti; il 2.° d'essere infer-
mo ed oppresso da mali fisici e da patemi;
il 3.° d'una nascita ignobile e abbietta;
il 4-° dell'angustie e miserie'di beni di for-
tuna; il 5.° della noncuranza e ingrati-
tudine degli uomini. Fu dato il nome di
Microcosmo da alcuni antichi filosofi al-
l'uomo in genere, perchè osserva s. Gre-
gorio 1 ch'egli ha qualche cosa di conni-
necon lutti gli enti creati ; cioè, con gl'in-
sensibili l'esistenza, la vita colle pianle,
la sensibilità cogli animali, e con gli An-
geli la spiritualità e l'esistenza. In tutte le
creature anche più piccole sta impressa
l'idea della divinità, perchè la natura sen-
za Dio è un nome vuoto-di senso. L'uomo
da Dio ti atto dal nulla, è creato e formalo
a sua somiglianza e immagine, ed inoltre
la stessa sapienza pagana, per bocca di Ci-
cerone, attestò ravvisar gli antichi filoso-
fi nell'animo nostro qualche cosa di cele-
ste e di divino. Dichiara il p. Menochio,
Stuore, 1. 1 , cent. 2,cap. i oo: Li guai sen-
so si dica nella sagra Genesi che. Dio
fece l'uomo ad immagine e similitudi-
ne sua. Molte som» le cause per le quali
dell'uomo solamente fra tutte le creature
si dice nella Genesi ch'ei sia fatto a imma-
gine e similitudine di Dio. Pare però che
Mosè particolarmente volesse intendere
ciò della podestà e dominio che Dio gli
die sopra tutta quanta la terra, sopra tutti
gli animali, e sopra le altre creature sen-
sibili, facendolo con questa amplissima e
universalissima autorità, percosì dire,un
Dio in terra, cioè simile a Dio,perchè sic-
come Dio è fine di tutto il creato , così il
medesimo Dio ha voluto che l'uomo sia
fine di tutte queste cose sensibili diquag-
UOM
giù, le quali per uso ilell'istesso uomo so-
no siale create. E questo pare che voles-
se accennare Mosè, esprimendo partico-
larmente il dominio sopra gli animali, e
sopra l'altre creature sensibili, delle quali
si serve pel mantenimento della vita. Ol-
tre di questa sonoalti'e similitudini molto
principali che ha l'uomo con Dio. Tale è
quellad'aver lina natura dotata d'intellet-
to,volontà e memoria, potenze nobilissime
dell'anima immortale, con il libero arbi-
trio, ond'è in suo potere d'eleggere o ri-
fiutare le cose proposte, e l'esser capace
tli virtù, di sapienza, della divina grazia,
e della felicità eterna de'beati. La parola
Anima, Animus, Genius, si assume oper
indicare il principio intellettivo e volen-
te, onde han vita gli animali; o per quel -
l'esser semplice e spirituale che in noi pen-
sa. L'anima in quest'ultimo senso è una
sostanza immateriale, spirituale, ragione-
vole, immortale, atta ad attivare e dirige-
re il corpo. E questa una verità così co-
stante e sì chiara, da non lasciarci mai
troppo meravigliati e indignati , nello
scorgere a'nostri dì tanti uomini che ar-
discono audacemente dubitarne e com-
batterla. Anzi risplende nell'anima uma-
na una particolare similitudine della ss.
Trinità, poiché l'intelletto è come il Pa-
dre; la notizia prodotta, verbo della men-
te, è come il Figlio; e l'amore della men-
te per la notizia prodotta, è in certo mo-
do come lo Spirito Santo. Un'altra simi-
litudine ha l'uomo con Dio, ed è che sic-
come in Dio si contiene eminentemente o-
gni essere, così l'uomo partecipa di tutti i
gradi d'essere che in diverse creature so-
no sparsi. Delle creature, alcune hanno
l'essere, ma non hanno vita, come gli ele-
menti ; alti e, come le piante e l'erbe, han-
no vita, ma non senso: altre hanno senso,
ma non intelletto e uso di ragione, come
sono tutti gli animali e bestie irragione-
voli, detti anche bruti. Or nell'uomo so-
no adunati tutti questi gradi. USalvatore
comandò agli Apostoli: Euntes in mun-
duvi universum, praedicateEvangelium
• UOM »a3
ovini crea turar. Per queste ultime paro-
le s'intende l'uomo, giacché se creatura
si dice d'ogni cosa ci eata,piùspecialmen!e
s'intende dell' uomo, e ogni uomo, come
già rilevai, vale tutti e compresele fem-
mine. In un'altra cosa ha l'anima uma-
na similitudine con Dio, ed è che siccome
in questo mondo maggiore Dio è in tutti i
luoghi presenle,per essenza, presenza e po-
tenza; così l'anima dell'uomo è nel suo cor-
po, comedicono i filosofi, tutta in tutto, e
tutta in qualsivoglia parte; e l'uomo colla
sua immaginazione può trasferirsi in qua-
lunque parte più gli piace in un momen-
to. Si aggiunge, che siccome Dio concor-
re a tutte l'operazioni dell' uomo, così
l'anima il tutto opera ne'membri del suo
corpo. Che se consideriamo gli nitri «flètti
dell'anima, potremo notare qualche altra
similitudine, imperocché la facoltà di co-
noscere e d'intendere dell'uomo ha una
certa infinità di capacità, che si estende
ad intendere ogni sorte d' oggetto , non
solo le cose terrestri e basse di questo
mondo, ma le sublimi ancora e celesti,
e col desiderio di sapere tuttocomprende
e abbraccia, l'annienti il desiderio della
volontà ha una grandissima e come infi-
nita ampiezza, perchè ninna cosa lo può
contenere e saziare appieno, se non con
l'istesso Dio. lldesiderioancora di perpe-
tuarsi, se non in altra maniera, almeno
nella memoria de'posteri, con opere vir-
tuose, è una certa immagine dell'eternità
di Dio. Si dice ancora dell'istesso Dio,
ch'egii é retto e senza obliquità alcuna ;
così l'uomo fu creato nel corpo dritto e
e non piegato verso la terra come gli
animali quadrupedi. Questi hanno la le-
sta curvata verso la terra, l'uomo ha la
faccia rivolta verso il cielo; e pare che
contempli anticipatamente il soggiorno
che gli è destinato, se farà buone opere.
E nell'anima molto particolarmente si
scorgeva questa rettitudiueprima del pec-
cato, perchè il corpo non l'aggravava in
quello stato, e non ritardava le opera-
zioni di lei, e le potenze inferiori erano
224 0 O M UOM
soggette e subordinale alle snperiori,con- felli che producevano. Insieme colla col-
tro delle quali non si ribellavano, e alle j>a, i nostri proto-genitori andarono sot-
qnali non facevano ripugnanza, ma con triposti a molle pene nell'anima e nel cor-
mera tiglioso concerto erano insieme uni- pò, fra le quali si distingue una potente
te, l'ime aiutavano l'altre, e finalmente inclinazione al male, e una grande dilli-
la niente e l'anima umana erano compi- colta a operaie il bene. La disubbidienza
tameutein tutto soggette a Dio e alle sue del primo uomo non ha nociuto a lui soia-
sante leggi. Dopo gli Angeli sono gli no- mente. Il suo peccato insieme colle sue
mini le creature diDio più ragguardevoli, conseguenze si trasfuse in tutti i suoi di-
L'uomo è creato per conoscere Dio, ser- scendenti. Siccome per un sol uomo en-
virlo, amarlo sulla terra, e goderlo eter- trò il peccato nel mondo, e pel peccato la
namente in cielo. La natura dell'anima, morte; così ancora in tulli gli uomini si
le sue facoltà, le sue inclinazioni, mani- estese la morte per quell'uomo, in cui
feslano abbastanza questo nobilissimo lì- lutti peccarono. Vedasi il p. Menochio,
ne.Le creature terrestri sono fatte per lui, t. 2, cent. 7, cap. s5: Se Vuotilo nello
ma egli è il solo che può e deve farle ser- stato dell' innocenza sarebbe stalo ini-
vire alla gloria del divin Creatore, e col mortale. Dichiara che per grazia e fa-
buon uso meritarsi la vita eterna. Iddio vote particolare di Dio, sarebbe restalo
formò colla terra il corpo del i.°uomo, immortale, ma d'una immortalità molto
gl'ispirò la vita, e gli die un'anima intel- inferiore a quella che nel cielo godono i
ligente e immortale, chiamandolo col no» beati; cioè se avesse voluto,perchè quando
me d'Adamo, cioè fatto di terra rossa, si fosse regolalo male, e avesse trascurato
Indi da una sua costa formò Eva, nome i rimedi ordinali da Dio per la conserva-
delia 1." donna che significa vivente orna- zinne della vita, usando come medica-
r/re de'vivcnti, vivificante latita, egliela mento del fruito dell'albero della vita,
concesse per sposa e aiuto. Li benedì e avrebbe potuto morire. Che però ben di-
disse loro: Crescete, moltiplicate, riempi- ce s. Agostino, che l'uomo nel Paradiso
te la lena colla vostra posterità, assog- (fr.) terrestre o giardino delizioso di E-
gettate alle vostre leggi tultociò che re- den, ove Dio l'avea posto e poi cacciò ilo-
spira, tuttociò ch'è fatto per voi. A vendo pò il peccato, e nello slato dell'innocenza
Dio cavato dal nulla il cielo e gli astri, la avrebbe potuto non morire, ma che in
terra, le piante e gli animali, fece l'uomo cielo non avrebbe potuto morire. Di più
affinchè presiedesse all'universo,e padro- riporta le opinioni de'leologi, che alcuni
ne delle divine opere. La creazione del- accordano, con l'aiuto di tali frutti,alcu-
l'uomo e della donna è il doppio capola- ne migliaia d'anni di vita, altri credendo
voro della mano del Divino artefice. Id- che invecchiandosi la pianta dell'albero
dioavea arricchita la natura de'primiuo- della vita e sminuita la sua virtù, man-
mini Adamo ed Eva, colla giustizia ori- cando all' uomo di lai rimedio avrebbe
ginale,che rendevali santi, retti e immor- cessato di vivere. Ma il p. Menochio non
tali anche quanto al corpo. Ma avendo conviene che 1' albero non potesse pro-
essi volontariamente trasgredito il più gin- pagarsi con altri e così produrre sempre
sto e il più facile comando, che Dio avea frutti vigorosi ed efiìcaci. Iddio pe'snoi a-
lorfatto: Del fruito dell'albero della scien- dorabili giudizi, volle riguardare tutti
za del bene e del male non mangiarne, im- gli uomini come un solo uomo in quello
perocché in qualunque giorno tu ne man- da cui tutti dovevamo aver l'origine; e
gerai, indubitatamente morrai; essi subilo come avea risoluto di ricompensare l'ub-
perderono la santità e la giustizia incili bidienza di lui in tutta la sua posterità,
erano stali costituiti, e tutti i preziosi ef- così appena ribellatosi, lo percosse nella
UOM
sua persona e in tutti i suoi figli. Quindi
noi siamo concepiti in peccalo, nasciamo
soggetti a tante spirituali e corporali mi-
serie, alla morie temporale ed eterna ; la
nostra nascita è contaminata nella sua
sorgente. Questa verità resa incoutrasta-
bile dalla s. Scrittura e dalla Tradizione
di tutti i secoli, è fondamentale nella re-
ligione cristiana cattolica, ed è necessaria
all'uomo per intendere se stesso. Gli uo-
mini non sono statij come gli Angeli ri-
belli, irreparabilmente riprovati da Dio.
Dopo aver egli esercitata con l'uman ge-
nere una giustizia irriprensibile, gli ma-
nifesta una misericordia, di cui gli effetti
non sono meno incomprensibili. Nel pa-
radiso terrestre a Adamo peccatore pro-
mettedi mandare unRedentore,nella divi-
na persona dell'Unigenito suoFiglio,cbe a-
v rebbe riparati tutti i mali cagionati dalla
sua disubbidienza, come uomo nascendo
da una Vergine,la quale nel suo Imniaco-
IatoConcepimentofu preservata dal pecca-
to originale. Questa promessa non fu ese-
guila immediatamente, perchè era neces-
sario che il genere umano conoscesse con
una lunga esperienza il bisogno grande
cbeavead'un tal Redentore. Intanto nella
fede in Lui, e per l'infinito valore de'suoi
meriti futuri , si giustificarono e si sal-
varono gli uomini fino alla -sua venuta,
la quale accadde 4ooo anni circa dopo
la creazione del mondo. Tutte le antiche
nazioni riguardavano con una specie di
orrore la donna, questa creatura nobi-
lissima , destinata a formare la felicità
dell' uomo , la sua dolce e cara compa-
gnia, per una misteriosa tradizione, che
addilavala qual causa fatale della rovina
di tutto il genere umano perla malaugu-
rata parie che rappresentò nel dramma
del peccato. Divenuta Maria Vergine
Madre di Dio, per la i.a volta fu in lei
chiamata Beata una donna, e venerata ri-
storatrice de'mali dell'umanità ; e però a
misura de'progressi che fece col cristia-
nesimo il culto di Lei, e pel sagramento
magno del matrimonio, si smorzarono le
VOL. LXXXV.
U O M i*5
naturali ire contro il sesso femmineo, fin-
ché fu del lutto affrancato, e riposto nel-
l'amore e nella stima degli uomini. Il Re-
dentore, che mentre era aspettato si chia-
mò Alessia, pel mistero dell'Incarnazio-
ne abbassandosi sino a farsi uomo, pren-
dendo un corpo e un' anima , nascendo
dal grembo purissimo di Maria Vergine,
comparve sopra la terra e portò il nome
di Gesù Cristo. ha suaanima è stata crea-
ta da Dio, come la nostra, nel momento
della sua unione col corpo ; e fin dal pri-
mo istante di vita godè della maggior pie-
nezza delle grazie e de'doui celesti. Si fe-
ce uomo, prendendo un corpo ed un'a-
nima, e tranne il peccalo, in tulto simile
a noi, passibile, mortale, e quel ch'è som-
mamente rimarcabile, per noi e per la
nostra eterna salute. Nel farsi uomo l'U-
nigenito Figlio dell'eterno Padre, egli ha
unito la sua natura all'umana così inti-
mamente , che senza mescolanza , senza
confusione ambedue le nature distinte ,
insieme unite, non sussistono che nella
Persona divina , in un sol Gesù Cristo.
Di questa unione perfeltissima,che si chia-
ma Unione Ipostatica {V.), ne abbiamo
una similitudine, sebbene imperfetta, nel-
l'unione dell'anima e del corpo umano in
un solo individuo. Mediante l'incarnazio-
ne del Figlio di Dio la natura umana è
stata sostanzialmente unita alla Divinità ;
l'uomo redento divenne per grazia figlio
di Dio più perfettamente che non era in
virtù della creazione.Così mg.r Bronzuoli
nelle Istituzioni cattoliche. Eva lascia-
tasi sedurre dalle tentazioni del Demo-
nio, nemico celato sotto la forma di ser-
pe, per la prima ruppe il precetto di-
vino , colse il frutto proibito, ne man-
giò e indusse Adamo a gustarne 5 e cagio-
nò a se stessa e al genere umano, che u-
scir dovea dal suo seno, la miseria e la
morte. Adamo, benché fosse commos-
so di gratitudine verso il benefico Auto-
re di sua felice esistenza, porse ascolto e
si unì alla debole compagna per appa-
gare i suoi desideri]. Ecco infranto il di-
!5
2cjG . U O M
vino comaudamento, perchè Adamo non
seppe nella prosperila che lo circondava
moderare se slesso ; perchè volle secon-
dare l' immoderato amor proprio , che
metteva allora le prime radici, fatali co-
tanto sin dal principio del mondo all'u-
mana generazione. Una siffatta trasgres-
sione trasse su di essi e su tutta la loro
posterità quel cumulo di mali d' ogni
maniera ond'è tuttora bersaglio l'uomo.
Commesso il peccalo, i loro occhi incon-
tanente si aprirono, s'accorsero d'essere
ignudi e ne vergognarono, ciò che non
era loro avvenuto mai prima che peccas-
sero, onde si coprirouo i corpi e da tali
coperture ebbero origine le Vesti j dap-
poiché sebbene il corpo umano sia l'og-
gello il più prezioso e maestoso che la
natura presenti alla nostra contempla-
zione, pure il pudore, la decenza e la con-
venienza non permettono che venga pre-
sentato a' nostri sguardi in tutte le sue
nude proporzioni. Adamo ed Eva furo-
no tosto spogliati della giustizia originale
e divennero soggetti all' ignoranza, alla
ribellione della carne, ad ogni sorta di
passioni, al dolore, a'travagli, alla morte.
Iddio li bandì dall'Eden e vi pose a guar-
dia un Cherubino rotante una spada di
fuoco. I nostri progenitori, esuli dal Pa-
radiso terrestre, si sparsero per la terra.
Adamo fu costretto, onde vivere, a pro-
cacciarsi il pane col sudore del suo volto,
lavorando il terreno ; poiché questo non
produceva che bronchi espine: Eva do-
vette soggiacere al dolore del partorire ,
ed a cui soggiacquero pure tutte le don-
ne. Tali condizioni furono decretate da
Dio in pena del loro fallo. Ambedue per-
duto il delizioso soggiorno, furono sotto-
posti a fatiche, ad allumi, a miserie. Eb-
be Adamo più figli, la s. Scrittura però
ne nomina tre, Caino, Abele e Seth. Il lo-
ro figlio maggiore, l'orgoglioso e invidio-
so Caino, uccide l'innocente e virtuoso
fratello Abele, consolazione de'genitori ,
che onorava e amava Dio. Ostinato Cai-
no nel suo grave fallo, non si volle peli-
li O M
tire, errò vagabondo in odio aDioeatut-
la la terra; i suoi discendenti lo somi-
gliarono. Si moltiplicò quindi 1' umana
generazione, la quale innalzò città e vi
si raccolse, coltivò l'agricoltura, la pasto-
rizia; indi s' inventarono la forma delle
\estimenta, le arti lavoratrici del legno,
del ferro e de'metalli, ed altre pe'bisogni
degli uomini. Le arti degli inizi del mon-
do sogliono essere partite in due graudi
categorie: le une servono di fondamento
alla vita umana ; e queste gli uomini le
conobbero appena comparsi nel mon-
do, avendole apprese dal Creatore; le al-
tre furono inventate dagli uomini stessila
processo di tempo aumentate, migliorate
e perfezionale. Il dolore d'Adamo ed Eva
restò consolalo colla nascita di Seth, che
camminò nelle vie del Signore,fu probo e
dolce conforto a'genitori; ma i suoi di-
scendenti commisti a que'di Caino non
seppero preservarsi dal contagio di loro
iniquità, mutarono cuore, e così la ter-
ra venne deturpata di fellonie e violenze,
che accesero Diodi giusto sdegno, il qua-
le per punizione sterminò poi 1' umana
generazione col diluvio. Ecco il principio
del mondo, ecco la memoria dell'origine
nostra , la quale era nobile e fortunata.
Nobile , per essere ili. "padre fatto da
Dio, fornito di belle doli, d'un aperto in-
telletto a conoscimento della verità, d'ar-
bitrio libero, dominatore assoluto di lut-
taquanta la terra. Fortunata, poiché tro-
va vasi Adamo nello stalo della primiera
innocenza circondato dalle delizie della
giovine natura, lavoro splendido, mera-
viglioso, uscito allora di mano dalla su-
perna Sapienza. Morì in eia di g3o anni,
che il p. Menochio crede eguali a'nostri
pel riferito nel cap.97 della cent.i." Vuoi-
si che Adamo sia stalo sepolto sul monte
Calvario-, già fuori di Gerusalemme^.)
e poi racchiuso nella città nuova. Gli e-
retici Encratici o Ieratici (V.) lo asse-
riscono dannato, ma i Padri unitamente
alla Chiesa lo credono salvo, dicendosi a-
perlamente nella s. Scrittura che Dio lo
U O M
li-asse da! suo peccalo. Vengono a Itti at-
tribuite alcune opere, come il salmo 91 ,
l'Apocalisse d'Adamo, un libro intorno
alla Creazione; ina senza vermi fonda-
mento. I greci onorano Adamo ed Eva
con tutti i giusti del Testamento antico
la domenica precedente alla festa di Na-
tale u a'in dicembre. Anche presso i Ia-
lini trovasi in alcuni martirologi fatta
menzione d'Adamo sotto il 24aPr''e- P'e'
tro Natale Ita posto Adamo ed Eva alla
testa de'sanli della i/elàdel mondo, nella
settimana di Setluagesimadopoil 11 gen-
naio, nella sua Storia de Santi. La cre-
denza eh» Adamo sia stato sepolto sulCal-
vario, fu motivo che vi si erigesse sotto
il suo nome una cappella, la quale com-
prende anche il luogo ove fu crocefis-
so Gesù Cristo. E uftiziata da'greci, ma
non viene nelle pubbliche processioni ono-
rata d'incensazioni o di particolar cullo,
siccome suol farsi degli altri altari ; e ciò
per indicare che non si ripone Adamo nel
novero de' santi di 1 .° ordine, ossia gene-
ralmente nella Chiesa riconosciuti. Può
vedersi il Badici, Vies des Saiiils, t. 1,
a'2 3 gennaio. Vi furono gli eretici Ada-
miti (P.), i quali pretendendo d'aver l'in-
nocenza d'Adamo, ne imitavano la nudità,
condannavano il matrimonio e ammet-
tevano la comunanza delle mogli. Si chia-
marono Prcadamili [V.) gli abitanti
della terra, che alcuni hanno con para-
dosso assurdo supposto avessero esistito
avanti Adamo. Si suppone che Eva sia
morta verso Io stesso tempo e perciò cir-
ca 1' anno g3o del mondo. I greci cele-
brano la festa o la memoria d' Eva nel
suddetto giorno. Dice s. Epifanio che gli
eretici gnostici aveano composto uno
scritto sotto il nome d'Evangelo d'Eva,
nel quale leggevasi molte cose disoneste,
e I' usavano. La morte dunque fu costi-
tuita da Dio a tutti gli uomini in pena
del peccato, e cominciarono a subirla i no-
stri progenitori, i soli due non nati,men-
tre due soli nati non sono ancora morti,
cioè Enoch ed Elia. Enoch 7.0 patriarca
V O M 227
dopo Adamo e padre di Matusalemme,
che fu l'uomo vissuto più di tutti, si rese
colla sua santità grato a Dio, il quale per-
ciò lo tolse dal consorzio degli uomini e
vivente lo trasporlo nel paradiso terre-
stre, secondo la comune opinione. Dipoi
altrettanto fece col profeta Elia , ambe-
due riserbandoli a predicare alla fine del
mondo la penitenza, Enoch a' gentili ed
Elia agli ebrei, durante il regno dell'An-
ticristo che li farà morire. Perciò anch'essi
dovranno subire l'umana condizione,alla
quale e come uomo si volle sottoporre
Gesù Cristo medesimo per espiare la col-
pa d'Adamo e de'suoi discendenti. Scrisse
il p. Menochio nella cent.i/il cap. 70:
Se Enoch ed Elia siano vivi, se abbia'
no bisogno di nutrimento corporale, e se
siano in istato di morire. Gesù Cristo
\enuto al mondo per l'umana redenzio-
ne, patì realmente e sensibilmente; patì
come uomo, e come Dio die a' suoi pa-
timenti un valore infinito. Egli ha real-
mente patito nel corpo e nell'anima. Nel-
l'anima ha patito avvilimenti, tristezza,
tedio, timore, agonia. Nel corpo stanchez-
za, fame, sete, strazi d'ogni maniera. Ge-
sù Cristo accusalo presso Ponzio Pilato,
governatore romano della Giudea, il qua-
le quantunque altamente e pubblicamen-
te ne dichiarasse l'innocenza, pure per vii
timore acconsenti che si facesse morire
sulla Croce sul monte Calvario, dopo es-
ser slato flagellato e coronalo di spine,
spargendo il suo preziosissimo Sangue
( V.) per la salvazione dal genere umano,
dopo 3 ore d' agonìa morì sulla Croce.
La sua morte fu realmente separazione
della sua anima dal corpo. La Divinità,
peto restò unita tanto all'anima quanto
al corpo. Per quanto accadde di porten-
toso e terribile dopo la sua morte, raa-
uifestandosi la sua Divinità, il centurio-
ne e i soldati che sul Calvario guardava-
no Gesù, si commossero, si pentirono del
loro misfatto,ed esclamarono: fieramen-
te Egli era Uomo giusto, Egli era vero
Figlio di Dio. Crollò la terra per spaven-
228 U O M
toso terremoto, per 3 ore tutto l'universo
si cuopiì di dense tenebre al suo spirare.
Si dice che s. Dionisio Areopagita, il qua-
le convertito fu poii.0 vescovo d'Alene ,
osservando Dell' Egitto quelle tenebre
straordinarie, prorompesse in queste pa-
role : O V Autore della natura patisce, o
la natura si scioglie. Cominciata la mor-
te per gelosia del demonio e costituita a
tutti gli uomini in pena del peccato del
nostro primo padre Adamo, molli credo-
no che perciò si ponga la testa di morto a
pie del Crocefisso (V.), simboleggiando la
sua, deposta nello stesso Calvario, comesi
crede; e per ricordare che il Salvatore per
espiare le nostre colpe volle morire nel 6.°
giorno della Settimana e nell'ora C'essere
affisso in Croce,nel qual giorno appuntoA-
damo fu creato e in quella stessa ora peccò.
L'anima di Gesù. Cristo discese aW'Itifer-
«o(/^.),cioè in quel luogo dove l'anime de'
patriarchi, de'profeti, de'giusti lutti del-
l'antica alleanza, morii nella IxAe del fu-
turo Salvatore e nella carila, sicure del-
la loro liberazionee della beata gloria ce-
leste, riposavano quietamente e senza do-
lore , aspettando il compimento dell' ri-
mana Redenzione, e che non potevano
e ni rare nel cielo, prima che Gesù Cristo
con la sua Risurrezione e Ascensione ne
aprisse le porte. Questo luogo chiamasi
anche Limbo (f'.J e seuo d' Abramo; e
questo è propriamente quell'inferno, do-
ve 1' anima di Gesù Cristo discese , e si
trattenne fino alla sua Risurrezione, per
cousolare que'Santi, per annunziare il fi-
ne della loro schiavitù, e assicurarli che
gli avrebbe condotti seco in trionfo nel
cielo. Secondo l'opinione di s. Agostino,
Gesù Cristo in questa sua discesa liberò
da' tormenti del Purgatorio (V.) anco
quell'anime, che secondo la sua sapienza
e giustizia giudicò degne d'esser liberate.
Gesù Cristo il 3.° giorno dopo la sua mor-
te, riunita l'anima sua al proprio corpo,
risuscitò di propria virtù, e uscì dal se-
polcro immortale , glorioso , trionfatore
della morie e del demonio. Egli è risu-
UOM
scitalo , anche per confortare la nostra
speranza, e per renderci sicuri della fu-
tura risurrezione nel giudizio universale.
Gesù Cristo il 4o-° giorno dopo la sua
Risurrezione, dopo aver beuedelti i suoi
discepoli, salì al cielo di propria virtù.
Salì al cielo quanto all'Umanità, quanto
cioè al corpo e all'anima, e la forza con cui
salì fu quella delta slessa sua Divinità u-
ni ta iposlaticamenle all' Umanità. Gesù
Cristo in cielo siede alla destra del Pa-
dre. E questa un'immagine sensibile pre-
sa dalle cose umane, colla quale vuoisi
significare ch'Egli è in possesso tranquillo
di quell'eccelsa gloria, che gli è stata da-
ta in premio delle sue umiliazioni pro-
fonde ; e che essendo come Dio eguale
perfettamente al Padre suo, come uomo
è esaltato sopra tulle le creature del cie-
lo e della terra, ed ha ricevuto una pode-
stà assoluta e pienissima di giudicarle. In
cielo Gesù Cristo esercita di continuo
presso de 1 Padre slesso l'ufficio di nostro
Mediatore, e sempre gli presenta le mem-
bra del Corpo suo, che hanno sostenuta
la Passione, per implorare misericordia
a favore degli uomini, pe'quali ha patito.
Gesù Cristo alla fine del mondo verrà dal
cielo accompagnato dagli Angeli suoi, con
gran potenza e maestà, per giudicare lutti
gli uomini vivi e morti, riuniti in un me-
desimo luogo, che indicai nel voi. XXX,
p. 4^. Dice s. Matteo: Vedranno il Fi-
glio dell' Uomo scendere sulle nubi del
cielo, cou podestà e maestà grande. Per
la parola vivi s'intendono i giusti, e per
quella morti i peccatori; i quali quanto
alla vita naturale, pur troppo saranno vivi
essi ancora, per non morire mai più. E
certo eh e ciascuno comparirà al giudizio
universale nel proprio suo corpo , affin-
chè ciascuno ne riporti quel ch'è dovuto
al corpo, secondochè ha fatto il bene 0 il
male; e che tutti per l'onnipotenza divi-
na si aduneranno in un medesimo luo-
go dinanzi al divin Giudice, senza alcu-
na distinzione fra loro, tranne quella di
eletti o di reprobi, venendo separati gli
DOM
uni clngli altri, dopo la sentenza del di-
vin Giudice di ratifica solenne di quella
già pronunziata nel giudizio particolare
che avviene alla morte di ciascun uomo,
e di cui l'anime già ne avranno provate
le conseguenze.
11 carattere che vale assai a distingue"
re l'uomo, come essere corporeo, da tulli
gli altri animali, sta nell'avere il pollice
del piede alquanto più grosso e un po' più
lungo di tutti gli altri diti, paralello ad
essi, inetto ad essere loro opposto e ad al-
lontanarsene. Tale carattere, che sembra
una minuzia, è oltre ogni credere impor-
tante. Esso scevera l'uomo dalla sci-
mia, genere tra'bruti il più vicino a lui.
Dice il Buffon, parlando dell'Orang-Ou-
tang. Lo confesso, se non dovesse giudi-
carsi che dalla forma, la specie della sci -
mia potrebbe essere presa per una varie-
tà della specie umana. Una scimia infat-
ti, oltre il non aver coda, oltre la somi-
glianza della sua faccia piatta, delle sue
braccia, delle sue mani, de'dili suoi, col-
la faccia, colle braccia , colle mani e co'
diti deb'uomo, olire alla sua maniera di
camminar diritto come l'uomo, ha pure
una specie di volto, ha lineamenti che si
accostano a'Iineamenti umani, ha orec-
chie simili alle nostre, ha capelli sul ca-
po, ha barba al mento. Eppure, malgra-
do tutte quesle somiglianze o analogie,
l'Uomo e rOrang-Oulang sono separali
da un abisso di distanza. Di recente sulla
costa occidentale dell'Africa fu scoperta
una nuova specie di scimie, e fors'anche
d'un genere nuovo. Questa scimia chia-
mata (iorillo è rimarchevole per la sua
espressione, e soprattutto per la sua gran-
de corporatura: essa appartiene al grup-
po delle scimie delle specie che più somi-
gliano nella forma all'uomo. Se ne può
vedere l'incisione e la descrizione a p. 2y3
del t. rg de\\' Album di Roma. Il Goril-
lo, di dimensioni straordinarie e più con-
siderabili dell' uomo, sebbene la sua al-
tezza non superi tuttavia quella d'uu uo-
mo di mezzana statura, è dunque la più
U O II 329
grande delle scimie conosciute. Alcuni
fra'caratteri che hanno potuto essere os-
servati, in particolare la conformazione
delle mani anteriori, indurrebbero a sta-
bilire, che il Gorillo si avvicina fisicamen-
te all' uomo anche più dell' Orang-Ou-
lang. il p. Menoehio, t. 3, cent.' 12.*, ra-
giona nel cap. 71: Di certi uomini mo-
struosi, de quali fa menzione s. Agosti-
no. Sono pure a vedersi il cap. 49: Che
nelle bestie si scorge una certa appa-
renza d'uso di ragione e di discorso. E
il cap. 57: Degli animali irragionevoli ',
che hanno avuto grande amore ad al-
cuni uomini. Dissi che il pollice del pie-
de umano separa 1' uomo dalla scimia,
poiché per esso l'uomo non è quadruma-
ne, onde appare destinalo a starsene ritto
sulla persona. E di falli , sebbene molti
altri animali possano per poco star cosi,
egli solo non può che per poco e a gran
disagio stare altrimenti. L'esame di tut-
te le parti del corpo umano somministra
un cumulo di prove fisiche e matemati-
che concomitanti di questa grande verità;
tra queste parti primeggia ad evidenza la
testa, ch'è la più bella parte del corpo e
la sede degli organi de'sensi. Eppure al-
cuni pretesero far dell'uomo, se non uà
quadrupede, almeno un discendente da
qualche quadrumano perfezionato !!! U-
na conseguenza eminente della connes-
sione del dito grosso dell'uomo agli altri
diti pel vici,è questa che, polendo egli star-
si sempre sopra gli arti posteriori , può
usare dell'altre due estremità con immen-
so vantaggio sopra gli altri animali. Ar-
roge che la disposizione del braccio del-
l' uomo, e più ancora la struttura della
sua Ulano (in quest'articolo dissi parole
sull'uso della destra a preferenza della si-
nistra), racchiude tutte le meraviglie del-
la meccanica: fu colla mano e coll'inge-
gno che l'uomo fece quelle opere che di
consi le Meraviglie del mondo, e l'enu-
merai nel voi. LXV11I, p. 127. In breve,
l'uomo, anche sotto l'aspetto puramen-
te meccanico degli organi del movimeli
a3o U O M
to, é il più perfetto di lutti gli animali,
il meglio organizzalo per l'industria. E-
gli scapita nella forza, ma tal suo scapi-
lo appunto,oltrechè compensato da gran-
de vantaggio nella destrezza, vale a sol-
levarlo sopra gli altri animali, perchè lo
costringe a far uso de'mezzi impartitigli
dalla natura con tutta la perfezione del-
l'organo interno delle sensazioni il cervel-
lo, organo nobilissimo , centro non solo
di tulle le nostre sensazioni, ma anche de'
movimenti volontari mediante i nervi che
in esso affluiscono, o che da esso dirama-
no. L'uomo ha il cervello più grande di
lutti gli altri animali, proporzionatamen-
te al peso e volume di tutto il corpo. La
piccolezza della faccia dell' uomo dimo-
stra quanto poco predominio abbia in lui
la parte del sistema nervoso spettante a'
sensi esterni; e in questo veramente noi
abbiamo molte differenze svantaggiose in
paragone degli animali irragionevoli; ma
questi svantaggi ridondano a nostro gran
bene perchè richiedono il maggior com-
penso nel maggior sviluppo delle facoltà
intellettuali, che alla fin fine è la nostra
qualità più manifestamentedistintiva. In
ordine a late sviluppo particolare sia l'al-
tro gran dono speciale dell'uomo, la pa-
rola, con suoni distinti mediante la Lin-
gua (P.), e le altre parti dell'organo del-
la voce. Inoltre l'uomo è capace d'espri-
mere le proprie idee con altri segni d'isti-
tuzione, al qual genere di linguaggio si
riferisce la mima o mimica, di cui a Tea-
tro e Sokdo-Muto. Il cuore è quel no-
bilissimo viscere muscoloso, centro della
circolazione del sangue, che incomincia a
muoversi sino da'primi istanti di nostra
vita, né cessa di pulsare mai più sino al
totale eslinguimento di questa. Dal pol-
so e mediante il tatto, si sente il moto del
cuore e dell' arterie, che sono i vasi che
conducono il sangue dal cuore a tutte le
parti del corpo. Quanto alla nutrizione
l'uomo tiene il mezzo fra 'carnivori e gli
erbivori; lo dimostrano gli organi della
masticazione e della digestione. Si può ve-
li O M
dere Pranzo. Gli animali anche i più pros-
simi all'uomo, giungono rapidamente al-
l'ultimo grado del proprio sviluppo , né
hanno altra educazione che la fisica, per-
chè in loro l'istinto supplisce all'educa-
zione intellettuale: l'uomo ha lunghissima
l'infanzia e la giovinezza, ha d'uopo subi-
to e per molto tempo de'soccorsi altrui,
e quindi palesa una tendenza inerente al-
la sua stessa natura , la sociabilità. Egli
non ha istinto né industria costante che
dipenda dal suo modo particolare d' or-
ganizzazione; quanto conosce gli provie-
ne da' suoi predecessori o dalle sue pro-
prie sensazioni esterne ed interne, e queste
sue cognizioni, conservate dalla parola e
dalla Scrittura {V.), danno a divedere in
lui una perfettibilità forse indefinita. La
specie umana è unica; tuttavia vi sono tra
gli uomini certe conformazioni eredita-
rie, certe differenze nella statura , nella
forma generale o particolare, massime del
cranio e della faccia, nel colore della pel-
le, nella disposizione e colore de' Ca-
pelli e della Barba, (F.), e sopra Unito
nel grado di perfettibilità. Queste diffe-
renze costituiscono le razze o varietà. Le
due razze più diverse sono la Caucasica,
mal detta europea o bianca, e l'Etiopica,
le quali non sono altrimenti caratterizza-
te dal colore, mentre i Mori (^-), • bar-
bareschi, gli arabi e alcune nazioni quasi
nere dell' Africa e Indie orientali appar-
tengono alla razza caucasica. Ella è cos'i
detta perchè la tradizione e la figliazione
de'popoli s'accordano nel farla provenire
peroriginecomune dagli abitatori di quel
gruppo di montagne che stendesi fra il
mar Nero e il Caspio ; e difatti anche og-
gidì i popoli del Caucaso sono riputati i
più belli della terra, e ponno considerar-
si come tipo della specie umana, massi-
me quelli della Giorgia, Mingrelia(lr.)
ec.Àquesta razza appartengono tutti ipo-
poli dell'Europa, dell'Asia minore, della
Siria, della Persia, dell'Arabia, molte na-
zioni della penisola di quadal Gange, tut-
te quelle delle coste settentrionali dell'A-
fi ita, e molte dell'interne loro vicine, fi-
nalmente gran parie della popolazione
d'America. La razza negra o etiopica po-
pola tulle le parti meridionali dell'Afri-
ca, dal monte Aliante, fino al Capo di
Buona Speranza; né da per tutto è nera
egualmente: essa pure fu trasportata in
America , principalmente cogli Schiavi
(T '.), e vi è didima assai. Molte qualità fi-
siche tratte dallo scheletro , dalle parti
molli del corpo e dagli organi de'seusi, la
scevrano affatto dalla caucasica: le più,
principali sono Io schiacciamento del na-
so, la fronte arretrala, i labbri e le mascel-
le sporgenti, i denti superiori formanti
angolo cogli inferiori, i capelli lanuti ar-
ricciati finissimi elastici lucenti nei issimi,
e soprattutto la minore capacità interna
del cranio, e quindi il minor sviluppo del
cervello, per cui non è caso che la razza
etiopica sia sempre stala ristretta in bre-
vi limiti di civilizzazione, e la caucasica
abbia sempre toccato un grado più o me-
no elevato di civiltà; le più barbare fra le
nazioni caucasichesono men barbare del-
le più itici vili te di quelle àe\YEliopia(P.).
Dopo le due grandi razze, Caucasica ed
Etiopica , notasi la Mongolica detta an-
che Tartara, Calmucca, Gialla o Oliva-
stra, la quale si estende dal mar Caspio
all'Oceano orientale, occupando la Tar-
tarici, tutta la Cina, la massima parte
della Siberia, tutta la Tarlarla Cinese,
il Giappone (/".) ec. Questa razza ha per
caratteri colore olivastro, o giallo verdic-
cio, capelli neri forti diritti lisci cadenti
e poco grossi; barba poco folta e solo sul
mento e sul labbro superiore; testa larga
e tale che veduta dall'alto pare più lar-
ga che lunga, schiacciata nel davanti; go-
te assai prominenti , occhi stretti e con-
vergenti dall'alto al basso verso il naso.
1 malesi e gli americani formano pure due
razze intermedie tra la bianca e la ne-
gra. I malesi abitano il mezzodì della pe-
nisola di là del Gange, tutte l'isole del-
l'Arcipelago Indiano, e quasi tutte quel-
le del mare del Sud. Vuoisi che sieuo prò •
UOM 23 1
dotti dal meseuglio degl'indiani co'cine-
*i, cioè della razza mongolica e Caucasi-
ca. Gli americani non hanno caratteri tan-
to precisi e costanti, ina differiscono dal-
le razze dell'antico continente: noti è pe-
rò da tacere che l'opinione storica più
probabile fa popolare l'America a poco a
poco da una colonia tartara che siasi pro-
pagala dal settentrione al mezzogiorno.
Queste 5 razze degli uomini ammesse da'
naturalisti, sono concatenate insieme da
infinito numero di gradazioni; l'ultimo
grado è occupato da'papou o papus, po-
poli che abitano la nuova Guinea, e par-
ticolarmente le parti settentrionale e oc-
cidentale. Sono di colore nero-giallogno-
lo, usano di screziarsi, tranne il viso e il
ventre, e dispongono i capelli in guisa af-
fatto caratteristica. Appunto da tale coti
ca lena mento sorge la questione massi ina,
se il genere umano formi una sola spe-
cie, o se ne abbracci molte. Si definisce
comunemente la specie per unione d'in-
dividui simili o di pari natura, esistenti
simultaneamente, di cui per altro nou si
pub mai osservare in un sol tempo la in-
tera raccolta. E siccome esprime ancora
un' astrazione e non una realtà, così la
questione indetti termini torna insolubi-
le. Fisiologicamente vorrebbesi ricercare
soltanto se fra'ili versi popoli della terra
sienvi notevoli differenze d'organizzazio-
ne; e questo è un fatto indubitabile: hav-
vi analogia ma non identità di struttura
fra le diverse razze. Naturalmente parlan-
do, pretendono alcuni, non essere affitto
impossibile che tutto il genere umano
provenga da una sola coppia; ma si dà ra-
gione a Rudolphi quando dice che fu ne-
cessaria una luuga serie di miracoli per
produrre questo gran fenomeno. Opina-
no alcuni, che le migrazioni de'popoli non
bastano ne fisicamente, ne storicainente
a spiegare la distribuzione del genere u-
mano sulla superficie della terra. Noi pe-
rò dobbiamo credere quanto leggesi ne-
gli Act. Apost.if, la verità dogmatica:
Facitque (Deus) ex uno omnegenus hu-
a3a UOM
manwn. Ammessa l'unità d'origine de-
gli uomini , forza è di ricorrere all' in-
fluenza de'climiead altre analoghe per
rendere ragione delle razze degli uomini,
ossia dell'insuperabile distanza che corre
tra la perfettibilità d'un europeo e quel-
la d'un negro. Eppure gli Ebrei ed i Zin-
gari (V.), che non si mescolano mai con
altri popoli, ritengono i loro caratteri na-
zionali dovunque si propagarono; eppu-
re gl'inglesi stabiliti da molle generazio-
ni all'Indie orientali non divennero pun-
to indiani. Dunque? L'anatomia filoso-
fica risponde così: E oggidì dimostrato
che gli uomini non differiscono molto gli
uni dagli altri quanto al grado di perfe-
zione dell'organo spettante all'intelletto,
di quell'organo che fa distinguere emi-
nentemente l'uomo, del cervello; al qual
grado di perfezione se ne riferiscono di
corrispondenti in lutti gli apparati orga-
nici. Ora, è indubitabile che l'uomo può
perfezionarsi con l'esercizio, il lavoro, gli
slromenli impartitigli dalla natura; e
quindi l'uomo che coltiva il proprio cer-
vello con detrimento degli altri organi,
giunge nello sviluppo intellettuale ad un
grado assai più eminente del selvaggio, il
quale, costituito come lui, adoprando in-
vece i muscoli ed i sensi principalmente,
iosupera d'assai nello sviluppo fisico. Ma
è parimente indubitabile che uè 1' abi-
tudine né il clima uè qualsivoglia al-
tra differenza non ponno mai giungere
ad eguagliare un papou od un negro ad
un europeo, e viceversa. Qui sta il miste-
ro: i fisiologi concludono, che la specie
umana è composta di molti gradi d'orga-
nizzazione, tra il primo e l'uhimo de'qua-
li, sebbene vi sia qualche distanza, pur
l'ultimo è molto superiore al grado d'or-
ganizzazione che si rinviene nell'animale
più prossimo a noi, nella scinda, nell'O-
rang-Outang. Così concludendo non e-
scono dal mondo de'fatti. Discorre il p.
Meuochio nella cent, y.'^cap. 3cj: Se sia-
no ragionevoli le querele di quelli che
deplorano la miseria dell' uomo t che
U OM
non nasce provvisto a" armi , come la
gran parte degli animali. Plinio si que-
rela della malignità della natura che al-
l'uomo non è stata madre, ma madrigna,
perchè avendo provvisto gli altri animali
fin dalla loro nascita di vestimenta, l'uo-
mo nasce allatto nudo, e bisognevole d'es-
ser raccolto e fasciato, senza potersi aiu-
tare con altro che colle lagrime; inabile
al moto progressivo, del quale altri ani-
mali godono appena venuti alla luce; sog-
getto all'infermità, all'ignoranza, ad al-
tre miserie. Dice pure della debolezza del-
l'uomo, in confronto degli altri animali,
e che nulla sa fare se non con molto tem-
po, cura diligente e lungo ammaestra-
mento. Perciò alcuni stimarono meglio
non nascer maijOalmenocampar poco nel-
le dette miserie, che aver lunga vita tra
tanti travagli che li circondano. Altri si
querelarono perchè l'uomo non riunì in
se la fortezza, la velocità e la leggerezza
degli altri animali. A queste stravaganti e
ingrate pretensioni, altri saviamente ri-
sposero facendo rilevare gl'immensi be-
nefizi da Dio fatti all'uomo, concedendo-
gli il dominio di tutte le cose della terra,
l'industria di domare e dominar gli ani-
mali più feroci, l'uso prezioso della ragio-
ne. Che se le fiere e altri bruti sono mu-
nite di loro armi naturali, non ponno pa-
ragonarsi all'ingegno dell'uomo, col qua-
le assoggetta al suo impero i più potenti
e grandi animali, usando armi olfensive
e difensive, che può deporre. In 5 parti
si divide il mondo conosciuto: Europa,
Asia, Africa, America e Oceania. In
tali articoli e meglio ne'speciali delle parti
che compongono ciascuna, nel descrivere
le principali nazioni, ne rilevai le razze, la
struttura, i colori, le costumanze e quan-
to altro è relativo alle discorse cose. Il
barone di Reden pubblicò un manuale
statistico, di cui die ragguaglio il n.°i53
del Giornale di Roma del 1 855, onde pel
mio scopo ne riprodurrò un brano.» I diati
del sig.r Engelharl: La superficie della
terra, Berlino 1 853, e quelli delsig/ Re-
UOM
den sulla popolazione,supposti esatti ^'Eu-
ropa intiera conterrebbe sopra un'esten-
sione di i ( i, o (')(,() m chilometri quadrati,
266,543,199 abitanti, ovvero una me-
dia di 25,48 abitanti per chilometro qua»
drato.Secondo le medesimesorgenti,Ia su-
perfìcie della terra intiera si stenderebbea
1 34,373,628chilometri quadrati esareb-
be popolata da un miliardo, 1 35,488,ooo
abitanti, divisi nel modo seguente: in Asia
763.000,000 abit., sparsi in una super-
ficie di 43,832, 1 5 2 chilometri quadrati ;
in Europa 266,543,000 in una super-
fìcie di 10,064,591 chilometri quadra-
ti; in Africa 46,000,000 in una super-
fìcie di 30,019,393 chilometri; in A-
mei ica 56,ooo,ooo in una superficie di
4 1 ,4' 4:4' ^ chilometri ; in Australia o
Oceania 3, 945, 000 in una superficie di
9,042,731 chilometri. Onde 1' Europa
non comprende neppure la 1 2. 'parte del-
la superfìcie della terra ed un quarto ap-
pena della intera popolazione ". Nasce
l'uomo piangendo nell'entrare in questa
terra di lagrime, e muore parimenti la-
grimando. Di sue diverse età parlai a Spo-
salizio. 1 diversi stati dell'uomo sono: il
Sacerdozio, con tutti i suoi gradi, il Re-
ligioso, il Matrimonio nello stato di Lai'
co (/ -'.), In quello coniugale l'uomo di-
viene Marito, Padre, Vedovo ( V.). con-
traendo diversi gradi di Parente. L'Eu*
lineo (V.) o castrato, si suole chiamare
Mezzo- L omo, Semi-Maschio, Tronco
Seccoj rimane Terrae pondus inutile.
Gli eretici Va lesianifV.), che facevano
eunuchi di consenso o per forza, furono
condannali dalla Chiesa. Dicesi erma-
frodito o ermafrodita quello 0 quella che
ha o che partecipa de' due sessi, cioè che
in se rinchiude gli organi de' due ses-
si ; ed ermafrodismo dicesi la riunione
de' due sessi nello stesso individuo. Ap-
partengono al genere de' mostri, i qua-
li partecipano della specie umana e della
bruta. Ma gli ermafroditi propriamen-
te si riguardano come puri enti immagi-
nari, e niuno può dire d'avere co'propri
UOM a33
occhi veduti esseri aventi gli organi del-
la generazione di entrambi i sessi ; né si
ha alcun fatto provato, che sanzioni si
ingannatrici apparenze. Scrissero sugli
ermafroditi o androgeni, Bacchino, Li-
ceto, De Corn e altri. Credevano gli an-
tichi idolatri d'onorare i loro numi col-
l'altribuir loro i due sessi e farli erma-
froditi, onde esprimere la generativa e
feconda loro virtù, come si può leggere
nella Mitologia. In questa finsero i poeti
la favola, che Ermafrodito figlio del dio
Mercurio e della dea Venere, per essere
stato insensibile all'amante JNajade, alle
preghiere di questa gli Dei unirono i lo-
ro corpi in tal guisa che per lo innanzi
non formassero più. che un corpo solo,
il quale conservasse ambo i sessi. Ed Er-
mafrodito pare ottenne dagli Dei, che
tutti coloro che si lavassero nel suo fon-
te incontrassero la medesima sorte. Mil-
lin è d'opinione che quest'essere della Mi-
tologia, in cui trovansi uniti i due sessi,
fosse un'allegoria della natura; ma che
cosa voglia significare quest'allegoria nò
Millin lo dice, ne si può indagare. E in-
contrastabile la massima, potersi in ogni
slato e condizione giungere all'apice del-
le cristiane virtù per la divina grazia col-
1' esalta osservanza de' propri doveri in
mezzo alle molteplici cure, che porta se-
co l'individuale posizione, ed in mezzo a'
complicati rapporti del secolo. Siccome
l'estratto il più puro de'corpi del padre
e della madre entra in tutti gli organi
dell'embrione per Dirlo crescere e svilup-
pare, non è da meravigliarsi, eh' egli na-
scendo rassembri ordinariamente a quel-
li che l'hanno generato, e ch'egli erediti
qualche volta le loro maialile e i loro di-
fetti. Meraviglioso però si è, che \\ figlia
in luogo d'aver la somiglianza del padre
e della madre, abbia esso bene spesso o
quella degli avi} o affratelli e sorelle
de'genitori od' altri collaterali. Il Oour-
get pensa, che ciò non può da altro de-
rivare, senonchè essendo la disposizione
a'moti capaci di tali effetti di già iu quel-
a34 V ° M
li che gli lianno dato la vita, vi siano pe-
rò d'una maniera meno sensibile di quel-
la che comparisca , con quanto altro si
può leggere nelle Notizie letterarie pub-
blicale in Roma nel 1 744» a P< 2I- Ag-
giunge , che la somiglianza si manifesta
più facilmente nella faccia, che in tutte
le altre parti del corpo, che non sono co-
sì proprie a ricevere de' contrassegni sì di-
stinti del più o del meno di rassomiglian-
za. E' indubitato, che o gobbo, o zoppo, o
guercio che sia il padre o la padre, non
per questo ne segue, che generino de'fì-
gli i quali abbiano i medesimi difetti. £
vero che da'eiechi nati alle volte deriva-
no figli ciechi, come da persone che han-
no occhi perfetti, si generano qualche voi-
ta de' figli ciechi. Se alcune volte si ve-
douode'fìgli di poco senno nascere da pa-
dri sapientissimi, o perversi da buoni (e
ciò avviene perchè la probità umana non
sempre risorge pe'rami, così volendo Co-
lui che la dà); sovente s'incontra ezian-
dio che i figli nascono imitatori dell'ope-
razioni paterne; onde comunemente da'
costumi e dall'ingegno de'genitori si suo-
le argomentare quale dovrà riuscire la
prole. Non è raro che la scienza e l'arte
abbiano da padre in figlio o nipoti un'e-
reditaria successione di lode. Come i frut-
ti sono il più sicuro indizio a giudicar
della pianta, così sono sovente i figli per
rispetto de' loro padri e avi. Ragionò il
p. Menochio nella cent. 3.a,cap. 35: Per
qual causa Giacobbe amasse più Giu-
seppe, che gli altri suoi figli, e general-
mente se i padri amino più i primoge-
niti, o quelli che hanno generalo in vec-
chiezza. Si suol dire che il volto è quel
cristallo in cui traluce il cuore, ma non
sempre si verifica , sia in bene e sia in
male. Per quanto l'uomo s'infinga, il no-
stro volto è un libro su cui a grandi mar-
che si legge lo stato dell' animo e si ap-
palesa. Il p. Menochio nella cent. g.a, tie-
ne proposito nel cap. gì: Della provvi-
denza divina, in fare gli uomini tutti dif-
ferenti di faccia , di voce, di carattere.
V O M
Nella cent. 7.", cap. 4-5 '- Se la bellezza
corporale sia segno della bontà de' co-
stumi. Riferisce che s. Ambrogio scrisse,
la bellezza del corpo essere una viva ed
espressa rappresentazione della mente,
un'immagine esterioreche mostrala bon-
!à inferiore. E sebbene riporti esempi di
deformi di corpo e di animo, saviamente
dichiara che l'esteriore del corpo è falla-
ce a voler giudicare delle qualità interio-
ri, molti brutti essendo virtuosi, e spesso
in molli belli si accoppiano non pochi vi-
zi e in particolare la disonestà. Nel corpo
male organizzato del virtuoso e sapiente
Socrate abitava una grande anima e un
vasto ingegno. Nella cent. 7.*, cap. 5o :
Se dalla presenza si possa far giudizio
dJ alcuno, eli egli sia nobilmente nato.
Risolve questo dubbio colle parole del
Salvatore: Nolitc secundum faciem ju-
dicarej e ripete l'apparenza esteriore es-
sere molte volte fallace. Tutlavolta in
molti da'lineamenti del volto, da' porta-
menti della persona, dal tratto signorile,
si scorge la chiarezza del sangue e de'na-
tali;sebbene talvolta ciò si ostenti con ar-
tificio e finzione. Nella cent. g.a, cap. 3o;
Se la bellezza corporale e la presenza
maestosa faccia l'uomo degno d' impe-
ro. Si ricerca la bellezza nel principe, per-
chè dessa lo rende venerabile e amabile
a'sudditi; ed anco perchè la faccia nobi-
lee ingenua suol essere argomento di buo-
na inente. Nella cent. 1 o.a, cap. 67: Che
dalla fìsonomia e lineamenti della fac-
cia, dal vestito e dal portamento del cor-
po , si può venire in qualche probabile
cognizione delle naturali inclinazioni e
costumi delle persone. Scrisse Aristotile
nel libro Della Fìsonomia, die la com-
plessione, 1' indole naturale , le passioni,
gli all'etti si scuoprono principalmente nel
volto, negli occhi, nel naso, nella fronte.
Dal vestito poi si apprende se alcuno è
dissoluto o modesto, leggiero o grave, di
buona o cattiva mente. Dal ridere immo-
derato e scomposto, eccessi con! rari alla
gravità e modestia. Nella cent. io.',cop.
U O AI
70 : Che le passioni del? animo ridon-
dano nel corpo. Talvolta cagionano ef-
fetti gravi e pericolosi, la pazzia, la mor-
te. Alcuni per eccesso d'allegrezza e di do-
lore morirono. Altri e scenziati moriro-
no di vergogna , di confusione e malin-
conia, per non aver compreso alcuni pun-
ti e cause, fra' quali Omero e Aristoti-
le. Lo splendore della bellezza, siccome
orna il corpo, così è molle volte segna-
le delle bellezze dell' animo. Il Sarnel-
li discorre nelle Lettere ecclesiastiche e
nel t. 2, let. 38. Se la brevità della sta-
tura sia compresa ne'difetli, che induco-
no l'Irregolarità (V.)? Risponde che la
breve statura non osta al ricevimento de-
gli ordini sagri, purché non sia ridicola
e deforme, come i nani. La virtù non ri-
chiede la statura del corpo, ma dell'ani-
mo. Osserva che per l'ordinario si trova
più graudezza d' animo negli uomini di
bassa statura,! quali per lo più sono più
forti e nerboruti degli alti, poiché la gran-
dezza del corpo ha più di maestà che di
vigore, generalmente parlando. Volgare
è il detto: l'altezza fa bellezza. La breve
statura non impedisce d'esser virtuoso e
grande, e di questi il Sarnelli ne riporta
un bel numero, come d'Alessandro Ria-
gno e Augusto, ed i ss. Paolo e Giovanni
apostoli, Papa s. Gregorio VII, s. Anto-
nino arcivescovo di Firenze , il cardinal
De Vio, e tanti altri santi e illustri perso-
naggi. Nel t. 3, let. 7. Sesia lecito, dipin-
gendosi figure di Santi (^.), far ue'loro
volli comparire i Ritratti (V.) di perso-
ne particolari? Risponde che nelle ligure
principali che si espongono sugli altari
per pascere la divozione de'fedeli, non si
debba riprodurre l'immagine di persone
conosciute e viventi , il che sarebbe un
imitare la vanità degli ambiziosi impe-
ratori gentili. Nelle figure però meno
principali, non disapprova Sarnelli il rap-
presentarsi l'effigie di qualche personag-
gio a memoria de'posterij massimese be-
nefici e virtuosi. Per grand* uomo s' in-
V O AI a35
tra gli altri della «uà sfera, perchè in un
sol uomo viene manco il complesso d'o-
gni perfezione; e disse sapientemente Ba-
cone, che niuno ha toccato l'apice della
gran piramide della scienza e. arte cui
professa. La fortuna e il merito dietro
se tira l'ignobile invidia. La capricciosa
fortuna, che domina tutto, anco nella glo-
ria tiene grandissima parte, e molte vol-
te commette alla fama uomini ch'esser
dovrebbero oscuri, e pone in oblio quelli
che in alcun modo meriterebbero d'es-
ser celebrati. Quando poi si voglionocol-
locare gli uomini in linea colle celebrità,
che punto non meritano, é un volerli sol-
levare sopra un troppo alto piedistallo;
per cui quando si pretende metter gli uo-
mini così fuori delle loro proporzioni, si
finisce a far adessi più male che bene. Il
^latri/nonio è il gran perno sul quale si
raggira tutta l'economia della società,
e da esso il ben essere di lei principal-
mente dipende. Dopo la promulgazione
del Vangelo e in virtù del nominato sa-
cramento la donna fu nobilitata, quindi
la moglie non è più la schiava dell'uomo,
ma é tornata ad esserne la compagna, co-
me lo fu quando Dio la trasse dal fianco
di lui. Pure descrivendo l'Artaud il a."
matrimonio di Napoleone I, nella cere-
mouia degli sponsali narra chedisse a mg/
De Piaci l: » Ho dato un anello alla mia
moglie; essa non mene ha dato: perchè
ciò?" Dopo qualche spiegazione del prela-
to, riprese l'imperatore a dire: » Ho dato
un anello all'imperatrice, perchè la doli-
na è la schiava dell'uomo. Osservate pres-
so gli antichi romani, gli schiavi porta-
vano tutti un anello". Tutto considerato
e rigorosamente parlando, pur troppo in
generale le mogli sono quasi schiave de*
mariti. Imperocché eroica è l'abnegazio-
ne della donna in ordine al marito, ed
anco a'fìgli e al buon governo della ca-
sa. Una delle glorie della religione cat-
tolica è la vera ed esemplare madre di
famiglia, Gravissima obbligazione de'co-
tende quello che tiene il posto eminente niugi, e per le conseguenze sue forse la
s36 U O M
più importante, è quella di ben educare
i figli. I germi delle ree passioni dell'uo-
mo si potino assomigliare alle cattive er-
be che nascono e si sviluppano da se stes-
se, ond'è necessario tutlo l'impegno del
Padre e àe\\a Madre, per sradicarle nel
principio loro: al contrario le virtù di ra-
tio crescono senza un'assidua e diligente
cultura. Un amore disordinato verso i fi-
gli per lo più suol esser la causa di loro
i ovina. I genitori devono amarli, e mol-
lo, perchè la natura potentemente l'esi-
ge ; ma l'amor loro deve essere regolato
•dalla fede e dalla carità cristiana, a Dio
deve riferirsi, e procurare a'figli stessi il
vero bene. Principali doveri de'genitori
verso i figli sono: Nutrirli , custodire la
loro corporale salute, provvedere al loro
onesto vivere. Istruirli sulle vere massi-
me della religione, sulle virtù, sulla di-
vozione, e non bisogna limitarsi solamen-
te ad insegnare a'figli tali cose, è d'uopo
anche sollecitarli a praticarle. Si deve lo-
ro insegnare a temere eatnare Dio,e guar-
darsi da ogni peccato. La scelta degli e-
ducatori e de'maestri è cosa di gravissi-
mo rilievo pe'genitori, e devesi in ciò con-
sultare la religione e la prudenza. Secon-
do la condizione, per tempo si deve far
apprender l'arte o la professione a'figli,
a tenore dell'inclinazione del loro animo
e alla condizione della famiglia, affinchè
non si avvezzino all'ozio, e perchè a suo
tempo siano utili a se e agli altri. Devo-
no i genitori al bisogno correggere i figli.
L'uomo inclinalo al male, a cagione del
peccalo originale, senza che sia fin dalla
i .aelà corretto, segue i moti di sua pas-
sione^ procede talvolta come gli animali
irragionevoli. Mala correzione dev'esse-
re come un medicamento, proporziona-
ta cioè alla natura del male e al tempe-
ramento dell'infermo, perchè produca ef-
fetto favorevole. Edificarli col proprio e-
Kempio. Questo è il massimo de'doveri de'
genitori configli, perchè senza questo po-
trebbe riuscire allatto inutile l'adempi-
mento di tutti gli altri. L'imitazione è la
UOM
i." cosa che apparisce ne' fanciulli, ed è
per questa via che s'incomincia con essi
qualunque sorte d'insegnamento. E' pro-
vato che più assai delle parole e degli av-
vertimenti valgono gli esempi. Tristi que'
genitori che danno cattivi esempi e scan-
dali : oltre le funeste conseguenze che de-
ploreranno ne'propri figli, dovranno ren-
derne rigoroso conio a Dio. Affinchè i ge-
nitori sentano l'importanza di questi do-
veri e gli adempino, rifiettino seriamente
che i figli non son di loro, ma di Dio e di
Gesù Cristo, che gli ha comprati creden-
ti a prezzo del Sangue suo; che sono un
deposito prezioso che Dio ha consegnato
nelle loro mani, perchè lo custodiscano,
e del quale severamente ne chiederà ra-
gione. Prima educatrice dell'uomo è la
donna, perciò e persi importante desti-
nazione essa deve compiere nobili, pre-
videnti e utilissimi uffizi nell'umana fa-
miglia. La donna quindi esercita un im-
pero reale sulla umanità. La missione da-
tale da Dio è quella dell' amore e della
benevolenza. E' essa lai." a dirigere quel
raggio d'intelligenza, che quasi impercet-
tibile comincia a spuntare nella piccola
mente del fanciullo; è essa iar.*a piega-
re il tenero arbusto; essa che tempera le
passioni focose coli' affezione, e diffonde
nella società la mutua condiscendenzajca-
ratlere esternoe precipuo della civiltà ve-
ra. Benefica è l'influenza delle madri sul-
l'infanzia, sull'adolescenza, sulla gioven-
tù della loro prole. Grandi e meritorie
sono le loro incessanti cure, le molestie,
gli affanni, i sagrifizi ch'esse patiscono iu
detti tre stadi della vita comune. Moltissi-
me sono state assai feconde, ed il p. Me-
nochio nella cent. 12.", ragiona nel cap.
34: De' privilegi conceduti a quelli, che
avcaiw molti figli j e d' alenile donne,
che. ne partorirono molli in un solo par-
to. Sono meno rari i gemelli o binati, na-
ti cioè in un medesimo parto uno dopo
l'altro. La donna deve educare i figli al-
la pietà e all' amore della famiglia , e a
quella riverenza amorevole verso di se e
U O M
verso il padre, die una più molle educa-
zione deplorabilmente ha cangialo n'iem-
pi nostri con una confidenza eccessiva; il
che si lamenta da'savi anco in cpie'padi i,
che si degradano con l'eccessiva confi-
denza che danno a'figli, senza nemmeno
riguardo a'sessi. Chi vuol essere rispetta-
to rispetti; il marito deve rispettare la mo-
glie e i figli, questi e qitella devono farà
altrettanto con esso. Tutte le più affet-
tuose sollecitudini e cure scambievoli de-
vono essere regolate e temperate da'de-
Liti reciproci riguardi. L'amore paterno
e materno dev'esser guidato dalla saggez-
za ; a' figli conviene ispirare amore e ti-
more. Su questo delicato, vasto e grave
argomento abbiamo molti preziosi e ma-
gistrali trattali. Fra questi e fra' più re-
centi, a cogion d'onore mi limiterò solo
a qui ricordarne due sapienti, utilissimi e
dilettevoli. Dell' educazione dell'uomo e
della donna, CìviltàCattolica,ier.i*,l. 7
e 8 (ne feci già parola nel voi. LXXXIII,
p. 276 e 277, ove ne dissi pure sulla
pedagogia). La donna nobilitata dal
Vangelo e considerata sotto il triplice
aspetto dì vergine, di sposa, di madre,
del teologo Maurizio Marocco (il quale
dolio ecclesiastico ora è intento all'emen-
dala riproduzione e continuazione del
Bullarium Romanorum Ponlificum j
grande servigio che renderà alla religio-
ne, alle scienze, alla storia, e con sì labo-
rioso lavoro immortalerà il già suo chia-
ro nome), voi. i.°, Torino i855; voi. 2 °,
Asti 1 856. La doverosa brevità, con di-
spiacere m'impedisce di farne cenno con
poche parole, alte a far valutare il com-
plesso de'pregi che ambedue racchiudo-
no. 11 compendiarli ne scemerebbe il va-
lore, l'eflicacia, l'importanza delle mate-
rie lucidamente trattate. Tali dotti lavo-
ri appena potei gustare e ammirare , e
questo stesso mi persuase di nou osare
darne un'idea, per la loro ampiezza, pro-
porzionata a quest'articolo o riunione di
fugaci e generici ceuni sull' Uomo. Se si
leggeranno, le mie riverenti e doverose
UOM 237
Jodi degli encomiati trattati certamente
si troveranno d'assai minori del reale lo-
ro melilo, il quale ha diritto alla pubbli-
ca riconoscenza. La donna non solamen-
te nell.i sfera di sua naturale condizione
in vari tempi fiorì, oltreché nella santità
della vita, nel governo de'popoli,ec<»n ri-
putazione e gloria si esercita nella scien-
za, nella letteratura, nelle arti belle, in
tutti gli ornamenti propri del suo gentil
sessouna imbrandì eziandio valorosamen-
te la spada, e tuttora fra'corpi il cui in-
sieme costituisce loslaloinilitaredelSiam,
sopra tulli attira l'attenzione il battaglio-
ne che forma la guardia particolare del
re, e per la sua singolarità non riuscirà
discaro un cenno di queste nuove Amaz-
zoni. Questo battaglione si compone di
4oo femmine scelte con grande cura e
prese fra le giovani più belle e più robu-
ste del paese. Esse godono d'un eccellen-
te soldo e sono perfettamente disciplina-
te. Ammesse a servire sin dall'età di i3
anni, entrano nella riserva a i5; a que-
st'epoca lasciano il servizio personale del
sovrano e vengono attaccale, sino alla lo-
ro morie, alla guardia de'castelli reali e
delle proprietà della corona. Entrando
nell'armata giurano di non maritarsi, a
menochè il re stesso non le sposi legil-
timamcnle.com'è avvenuto non di rado;
ma allora il principe, obbedendo più al-
la sua ragioneche a'suoi sentimenti, non
fa cadere la sua scella sulle più belle, ma
su quelle che si distinguono nella supe-
riorità delle manovre e negli esercizi mi-
litari. La speranza di tale ricompensa nu-
tre un'emulazione straordinaria nel bat-
taglione, che sorprende gli europei per
l'apparenza marziale, l'abilità agli eserci-
zi e per la mirabile disciplina. Ricchissi-
mo è l'abbigliamento di queste donne.
Loro armi sono la lancia, la sciabola, la
pistola, il fucile, la carabina. I duelli so-
no comuni fra loro. 11 battaglione com-
prende 4 compagnie compostedi 1 00 fem-
mine ciascuna e comandate da una di es-
se col grado di capitano. Altra donila co-
238 U O M
mancia tulio il battaglione, ha il tratta-
mento eguale a' membri della famiglia
reale, e io elefanti sono a disposizioue
del suo personale servizio, elefanti da bat-
taglia elie sono i migliori dell'estremo o-
vicute. Ciascuna femmina ha 5 negre al
suo servizio, e così può seni* altre cure
dedicami esclusivamente alla nobile sua
professione. li re non va mai alla guerra
o alla caccia o al passeggio senza essere
accompagnato dalla sua guardia pertico*
lare, la quale ba per lui un illimitato ze-
lo.La buona organizzazione di questo cor-
po, unico nel suo genere, serve d'esempio
al resto dell'esercito siamese, che ne co-
nosce la superiorità, ne ammira il corag-
gio e cerca d' imitarlo. L' Europa può
vantare molte donne bellicose, che si di-
stinsero con eroico coraggio e militari
imprese, e di molle ne ragionai a 'luoghi
loro: cosìdialtredi differenti nazioni. Ag-
giungerò, che i giornali di Madrid del lu-
glio del corrente anno 1 857, descrivono
le pompe funebri in onore della celebre
ti. Augusliua di Saragozza, morta testé a
Ceuta. Il generale governatore della piaz-
za presiedeva al corteo mortuario, e gli
nfliziali della guarnigione in gran tenu-
ta marciavano accanto alla bara. Al ce-
meterio di s. Caterina, dove fu sepolta,
un picchetto di fanteria rese alla sua sal-
ma gli onori solili ad accordarsi ad un
ulfiziale dell'esercito. Dopo il famoso as-
sedio di Saragozza, nel quale l'illustre
trapassata dirigeva le artiglierie, donna
Angustia* da tutti onorata e insignita di
ordini cavallereschi, fu ricevuta come
vuTiziale nell'esercito, e alla sua morte fa-
ceva parte dello stato maggiore del reggi-
mento di fanteria di Ceuta. Il p. Menoehio
nella cent, i 2.",discorrene'cap. 12 ei 3: Se
le donne siano atte a governare stali.
E nel cap. i4: Delle occupazioni dome-
stiche delle donne. Forse fu disegno del-
la divina provvidenza che la donna si su-
blimasse e distinguesse nelle narrate pre-
rogative, per ricordareall'uomola nobil-
tà del minor sesso, e affinchè ad onta del-
C O M
l'inferiorità ordiuaria di sua condizione
non l'abbia iti conto di serva ina di com-
pagna. Altre donne rinunziando agli uf-
fizi e dolci affetti di sposa e di madre, re-
starono Vergini (P.) sequestrandosi ne'
chiostri per cautela dalla debolezza del
loro stato, per l'esercizio delle virtù edi-
veutare simili alle pure intelligenze. Tan-
to delle prerogative della donna, quanto
delle virtù e santità della vita dell'uomo,
colle quali illustrò la società , non meno
che del suo ingegno, delle mirabili opere
uscite dal suo intelletto e dalle sue mani,
nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, com -
presa la militare iti conquisti e valorose
imprese, massime di manifestamente pri-
vilegiali da Dio donatore di tali e altre
virtù, per cui siamo strettamente obbliga-
ti riferire al medesimo Dio sì preziosi e
meravigliosi doni e adoperarli perla mag-
giore sua gloria, è impossibile che io qui
anco in tenui proporzioni svolga sì im-
menso argomento, che contiene pure gli
uffizi e ministeri dell'uomo e della donna
nella società. Per quanto colla mia po-
chezza tentassi di volerne dire, riuscireb-
be affatto un nulla, sarebbe un racchiu-
dere il mare in una conchiglia, un rimpic-
colire la varietà e smisurata grandezza di
questo piccolo mondo, mentre e quali di
tultociò, almeno nella più essenziale per-
le, ne ho ragionato in quasi tutta questa
mia voluminosa opera, e persino scrissi
sul Saluto e sullo Starnuto (/ .). Solo
dirò, che 1' uomo e la donna dividousi
l'impero della famiglia, ne portano il ca-
rico e ne fruiscono le dolcezze con armo-
niosa diversità, temperate eallernate dal-
l'umane vicende. All'uomo appartengo-
no tutti gli attributi della forza, la tutela
e difesa della famiglia, il formarle l'a-
bilazione, il domare gli animali domesti-
ci, l'agricoltura, la pesca, la caccia; il traf-
fico, il commercio, l'industria, gli acqui-
sti, l'incremento delle sostanze; la prero-
gativa della signoria del comando,! pre-
mi, i castighi, le disposizioni sui maritag-
gi, quelle testamentarie per la sistema-
L O M
zione della famiglia: insomma l'uomo nel-
la società è il capo della famiglia e gli al-
tri ne sono le membra; è la mente che
dirige, è la volontà che governa. Nondi-
meno tutte queste prerogative dell'uomo
non sarebbero sufficienti pel beu essere
della famiglia, se non fossero eflìcacemen •
te coadiuvate dalle qualità più modeste
della compagna nell'interno della dome-
stica casa, nelle malattie del corpo e nel-
l'angosce dello spirito. La donna qual an-
gelo tutelare veglia attenta al letto de-
gl'infermi, raddolcisce colle sue grazie le
amarezze e disinganni della vita, calma
gli animi esacerbati, riconcilia i padri co'
figli, e i fratelli co'fralelli. Cura la dome-
stica economia, prepara il cibo, ec. ec. E
sollecita de' teneri figli con incessante e
continua amorevole assistenza. L'uomo
domina coli' autorità, e la donna signo-
reggia coll'amoreud predominiodella for-
za dell'uomo, risponde nella donna il pre-
dominio della soavità. L' una regna ne'
cuori, l'altro governa l'intelligenza: l'u-
na ebbe in sorte la persuasione, l'altro
la forza. Il buon andamento della fami-
glia procede dall'amichevole composizio-
ne dell'uomo e della donna. La differen-
za che corre fra il temperamento fisico e
moralede'due sessi è cagione della diver-
sità de' loro pregi e ministeri. Cosi ha
provveduto la benefica natura, per dispo-
sizione sapiente del Creatore, al viver no-
stro; che l'uomo attenda alacremente ad
ogni faccenda virile, e lasci all'operosità
industriosa della donna il governo della
casa e delle cose minori. Gemeva gran
parte della società nella schiavitù, quan-
do comparve sulla terra Colui che dovea
rinnovarne la civilizzazionecolla promul-
gazione del Vangelo, nel quale il divin le-
gislatore Gesù Cristo preparò gli spiriti
a sentire che essa feriva la legge dell'u-
manità. E' alla Chiesa, a'suoi ministri e
al cristianesimo, che i popoli vanno debi-
tori prima della mitigazione e in seguito
dell'abolita condizione dello Schiavo, nel
quale articolo parlai della diguità dell'uo-
1011 239
ino e della donna, benefizio operato dal-
la Religione (nel cui articolo riportai uà
saggio di classificazione numerica degli a-
bitanti della terra , giusta la differenza
delle religioni) cattolica, e degno della ri-
conoscenza dell'intera società umana. Di
quanto tuttora opera per la cessazione e
redenzione degli schiavi la religione cat-
tolica , ne tenni proposito pure nel voi.
LXXX, p. 323. Ad essa pure deve la so-
cietà la cessazione de' crudeli Sagri/izi
(P.) di vittime umane, e la civilizzazioue
de'selvaggi antropofago de' quali ripar-
lai nel voi. LXIV, p. 128.
Sul decantato patto sociale e origine
della società, ragionai a Setta ed a Re-
pubblica, nel quale ultimo articolo dissi
dell'antiche e moderne repubbliche/) sta-
li ci vili e liberi governati da'principali del
popolo.Del governo monarchico degl'7/rt-
peri, Regni, Ducati, Principati e loro
diverse denominazioni, in tali articoli
ne trattai, e individualmente negli stati
monarchici medesimi, rilevando se mo-
derati con governi costituzionali rappre-
sentativi e loro diverse forme. Del gover-
no teocratico , ossia del governo di Dio
nell'ordine temporale, usato cogli israe-
liti, egregiamente ragiona la Civiltà Cat-
tolica nella serie 2.'1, t. cj, p. 129: Del-
l'elemento Divino nella Società. Finché
l'uomo è isolategli è nullo, benché po-
sto in alto stato; perciò furono e sonoen-
comiate l' Università A rtistichefU.), non
però quelle turbolenti associazioni che
anco ivi riprovai, né le tenebrose società
segrete chiamate Sette, così quelle recen-
ti e deplorabili del Socialismo e Comu-
nismo {V.). Il Romagnosi tanto nell'/rt-
troduzionc alla storia del diritto pub-
blico universale ragionò della società, che
nel riprodursi le sue opere scrisse il suo
discepoloMarzucchi \\e\Y Antologia diFi-
renze del settembre 1 832.» L'uomo com-
posto di anima e di corpo, onde provve-
dere alla sua felice conservazione soddi-
sfacendo a'suoi bisogni di duplice natura
ha d'uopo di perfezionamento. Ma que-
a4o UOM
sto non può conseguirsi che nella convi-
venza sociale.Duuque l'associazione è uno
stato di diritto e di dovere naturale per
l'uomo: dunque lo stato di società e non
10 stato di selvaggia indipendenza è lo
stato di natura dell'uomo, perchè quel-
lo è lo stato naturale di un essere dove
quest'essere, considerata la sua propria
uà l lira, può giungere a compiere il suo fi-
ne. Ma quali sono questi bisogni dell'uo-
mo che soddisfa nella società? A tre, dice
il Romagnosi, possono ridursi: alla sussi-
stenza, all'educazione, alla tutela. Quin-
di nella società il perfezionamento inorar-
le con che si provvede al bisogno della
sussistenza, il perfezionamento morale con
che si provvede al bisogno dell'educazio-
ne, il perfezionamento politico con che si
provvede, mediante l'aiuto del governo,
al bisogno dell'equa libertà e della sicu-
rezza comune". Mg.r Nicolai, Memorie,
t. 3, p. 4> ecco come parla de' mezzi di
sussistenza della società. «Ogni civile so-
cietà ha bisogno di molte cose necessa-
rie per la sussistenza sì de'suoi individui,
che di tutta la società. Queste cose neces-
sarie sono il cibo, la bevanda, l'abitazio-
ne, la materia pel fuoco, le paste de'me-
talli per le monete, e i mezzi della difesa.
11 vitto, le vesti, la casa, e tutlociò che vi
si comprende, sono oggetti di necessità,
§e si ricercano per sostentar l'uomo, e per
ripararlo dall'oltraggio delle stagioni; so-
no oggetti di comodo, se si voglia far uso
di ciò che la benigna natura somministra
non solo come assolutamente necessario
per vivere, ma ancora per vivere agiata-
mente, e con piaceri e comodi onesti: so-
no oggetti di Lusso (P.), se l'uomo am-
plificando soverchiamente il desiderio di
godere di quelle cose, che la natura de-
stinò ad un uso limitato, vada in traccia
di nuovi e maggiori comodi e diletti , e
per una certa svogliatezza si diparta dal-
l'uso comune, sfoggiando sempre più nel-
le mense, negli abiti, ne'palazzi, ne' coc-
chi, nelle ville. Non essendovi poi società,
non che individuo, che avesse tutte que-
ir O M
ste cose, anco per quanto sono necessaj
rie, convenne acquistar le mancanti col
cambio dell'altre cose superflue; ma riu-
scendo molto disagevole la permutazio-1
ne, s'introdusse la compra e vendita, col-
la merce universale chiamata moneta,
onde si rese necessaria la materia, che di-
cesi pasta de'metalli i più preziosi di oro
e argento , ed anche in rame in piccola
quantità per comodo delle minute com-
pre de'generi. Per difendere poi dall'in-
giurie e dagli assalti interni o esterni le
persone, e le proprietà delle cose appar-
tenenti ad esse o a tutta la società, è ne-
cessaria la forza pubblica e l'armi, e l'ap-
parecchio delle munizioni guerriere". La
Civiltà Cattolica, serie 2/, t. 4> P- '9>
dottamente tratta l'argomento; L 'Auto-
rità Sociale, E nella serie 3.", t. 6 , p.
434: Dell' iiifluenza religiosa nella so-
cietà. Nella società umana l'amicizia ve-
ra, sincera, costante, virtuosa è rara. Si
definisce l'amicizia, quell'amore di mu-
tua benevolenza fondata sulla stima e sim-
patia, sulla conformità de' voleri e lunga
conversazione di due persone, che l'Ec-
clesiastico e. 6, v. 1 6, chiama inedicanieii-
tum vitae et immortalitatis. Ma lo Spi-
rito Santo dice; Chi trova un amico, tro-
va un tesoro. Sì perchè difficilissimo è il
rinvenirlo, sì ancora pel suo pregio ine*
stimabile. La cattiva natura dell'uomo
fa sì che i più beneficati divengono facil-
mente e sovente nemici del benefattore
amico. Sono sentenze veridiche e morali
le seguenti. L'amicizia vera non inlìevo-
lisce per volger d' anni e per cangiar di
pelo. Il trovare chi ci ami davvero per
principio di schietta e inalterabile amici-
zia, è cosa sommamente difficile. L'inte-
resse, i rapporti, le speranze, ed altre mi-
re consimili di bassa speculazione, che
ponno concepirsi su d'una data persona,
la fanno circondare da tanti falsi amici, i
quali non si souo mai sognali d'amarli,
né di volerle quel bene, che con labbro
mendace e con tanti atti di viltà e di bas-
sezza le manifestano. Guardatevi da lort
UO M
son tutti inganni. Mancano ili probità e
di coscienza. La coscienza è un effetto (Iel-
la ragione per la quale conosciamo il le-
cito e I illecito; cosa sia da farsi, cosa da
non fare, ed è però la vera e immedia-
ta norma dell' umana volontà. U unico
ben ma grande, Che r 'iman fra 'disastri
agl'infelici, E' l distinguer da' finti i veri
amici. L'amicizia è un vincolo che tron-
cato una volta è difficile a rannodarlo; ed
è terribile la sentenza della sapiente an-
tichità: Cave ab amico reconciliato j nul'
lum crudelius vulnus quarti decipi ab a-
mico. Nella repubblica romana si chiama-
vano Uomini nuovi coloro i quali, i primi
di loro famiglia, cominciavano ad entra-
re nelle cariche per mezzo di loro virtù
e non pel lustro de' loro antenati. Di que-
sti non ne aveano le immagini, come i no-
bili, bensì le sole proprie. Gli uomini
ignobili erano quelli, che non avevano
né i ritratti de' loro antenati, ne i loro
propri. Uomo vecchio è l' espressione
frequente negli scritti di s. Paolo, nel-
1' esortare i fedeli a spogliarsi del vec-
chio uomo, vale a dire di rinunziare
agli errori e a' vizi cui erano soggetti a-
vanti la loro conversione, e rivestirsi del-
Vuomo nuovo, ovvero della virtù di cui
Gesù Cristo ci die i precetti e l'esempio.
Uomo libero una volta si chiamava quel-
lo il quale da una parte non avea né be-
nefizi, né feudi, e dall'altra non era sog-
getto alla servitù della gleba: le terre loro
eia no allodiali. Gli uomini liberi romani,
franchi e galli erano condotti alla guerra
da'loro conti, da'vicari di questi e da uf-
ficiali detti centenari. I diritti che il prin-
cipe imponeva sopra gli uomini liberi,non
consistevano se non in certe vetture, e-
satte in alcune pubbliche occasioni, e in
certe imposizioni sur i fiumi. In ap-
presso gli uomini liberi divennero capaci
di posseder de* feudi , e siffatto cambia-
mento avvenne tra il regno di Gontrano
e quello di Carlo Magno. Dopo che i bar-
bari portarono in Italia il feudalismo, il
nome di Uomo valse a significare una
VOL. LXXXV.
UOM 241
propria specie di servitù, con sommi-
nistrazione di Tributo (V.) di diver-
se specie, che si disse omaggio; e quin-
di uomo si fece sinonimo di suddito, di-
pendente, soggetto in tutto, Servo (P.).
Questo lo chiamano anche uomo no-
stro. Uomini buoni (T7.) nel medio evo
si disse un magistrato municipale, per-
ché si compose in principio di uomini
dabbene: in Roma pel primo li nominò
ed elesse Alessandro IV neli26r, com-
mosso dalle rapine e disordini che vi si
commettevano, affidandone loro il gover-
no, e con essi ottenne la cessazione del fu-
rore popolare e il ristabilimento della
pubblica quiete. I primitivi eretici Val-
desi (V.) pretesero chiamare se stessi
Buoni Uomini. Uomo d' armi o Milite
(Z7.), dicevasi il gentiluomo che combat-
teva a cavallo, tutto coperto di ferro, ar-
mato di lutto punto, cataphractus eques,
anco ne' Tornei (V.) : esso cooduceva se-
co 5 persone, cioè 3 arcieri, un porta stoc-
co o scudiere, ed un paggio o servo; ov-
vero portava per lo più due scudieri che
portavano la lancia e lo scudo, ed aveano
un famiglio per loro servigio. In Francia
Carlo VII degli uomini d'arme compose
1 5 compagnie di 1 00 uomini d'armi,chia-
male compagnie d'ordinanza, che forma-
rono un corpodi 9000 cavalli, oltre i vo-
lontari ch'erano in gran numero, perchè
animati dalla speranza d'ottenere un col-
locamento. Sotto Luigi XII l'uomo d'ar-
mi conduceva seco 7 uomini; sotto Fran-
cesco I ne abbisognavano 8 per compor-
re ciò che in allora si chiamava una lan-
cia fornita. Inoltre Uomo d' arme o di
guerra, dicesi quello che attende alla Mi-
Vizia, al mestiere dell'armi, ed anche Sol-
dato (P.) a cavallo armato d'armatura
greve, o semplicemente soldato; il quale
pure è denominato uomo di Spada (V.),
che cinge la spada, che sta sull'armi. Uo'
mo di spada e cappa è detto il non to-
gato, il secolare, il laico , come i Came-
rieridel Papa (V.)d\ tal condizione. Uo-
mo di Toga (F.), vuol dir persona toga-
16
?42 U ° ftI
ta. Uomo di Penna (F.), ch'esercita la
penna per professione dell'arte deWaScrit-
tura (/ .), ° quale Scrittore letterato.
Uomo di Corte. chiamasi V addetto alla
Corle(F.),c anticamente gli uomini pia-
cevoli o bulloni, detti anco giuocolieri e
giullari che frequentavano le coiti, ed un
tempo erano pure in quelle de' vescovi.
Uomo nobile èchi procede nobilmente,
virtuosamente, o quello che gode per di-
scendenza il titolo di Nobile (F.J, o gli
è provenuto per decorazioni equestri di
Cavaliere (F.) e simili, ovvero per esse-
re aggregato alla nobiltà d' una città, e
diconsi pure Patrizi (F.). Dicesi Terraz-
zano Y Uomo di Terra( 1 '.), Uomo difil-
la odi Contado il contadino, Uomo bor-
ghigiano quello di Borgo (F.), Uomo cit-
tadino quello di Città (F.), ma quanto
all'ordine bisogna esservi ascritto ne'libri
municipali. Uomo Povero (U.) quello che
scarseggia delle cose che gli bisognano,
conlrariodi ricco che possiede beni di for-
tuna. Uomo fatto è 1' uomo che ha pas-
sato l'adolescenza, ma non è giunto alla
vecchiezza. Nestore, famoso eroe assai Io-
dato per valore e virtù, si dice vissuto 3oo
unni, perciò da' greci chiamato tre volte
vecchio , per cui chiamatisi nestori i più.
vecchi e nestorea la loro età. L'età lun-
ghissima del celebre medico Galeno, che
visse i/fO anni, andò quasi in proverbio;
ordinariamente i Medici hanno lunga vi-
ta, prolungata da loro dalla temperanza,
virtù morale per cui l'animo raffrena o-
gni disordinato appetito, sinonimo di ino-
derazione. Il p. Menochio nellacent. io.",
scrisse il cap. S'j : Che il vivere tempe-
ratamente prolunga la vita. Si prova
con vari esempi antichi e moderni. Nella
cent. 12. *, cap. 35: Dell'affetto natura-
le di conservarsi fn vita, e in fino a aual
termine si possa arrivare per non per-
derla. Cap. 36: Che li travagli e pati-
menti accelerano la vecchiaia. Cap. 37:
Quanto gran bene sia la sanità del cor-
po. Nella cent. 7/, cap. 55: Della vita so-
litaria lodevole} se non sia oziosa. Ve-
li O M
10 è pero che all'uomo di lettere l'ozio è
un nome vano, perchè l'ozio d'un sapien-
te è sempre una grande contemplazione
eh 'è feconda di frutti. Cap. 67: Della vi-
ta lunga se debba desiderarsi. E nella
cent. 8.a,cap. 1 : Che la vita umana è una
commedia. Tale la qualificò Augusto in
punto di morte, al modo riferito nel voi.
LXXIII, p.i52, con gravi riflessi morali
sulle miserie della vita umana. Cap. 2 :
Che la vita dell' uomo e simile ad un fio-
ree adunombra. Finalmente nellacent.
3.", cap. 5g: La vita umana perche si-di-
ca Pellegrinaggio. La felicità è conse-
guenza della legge morale adempiuta, la
quale non si trova ne'godimenti di que-
sta seducente e lagrimevole terra, ma in
quelle speranze immortali che ci sorreg-
gono di una futura felicità ch'è risei baia
al virtuoso nella vera sua vita; poiché noi
siamo pellegrini nel mondo, nostro tem-
poraneo albergo, e come disse Dante, ver-
mi nati a formar l'angelica farfalla. I
monumenti della forza, le opere dell'in-
gegno dell'uomo vengono abbattute dal-
l'urlo de'secoli; dormono nella polvere il
sonno dell'eternità. Una sola immagine
sorge gigante fra mezzo alle rovine, quel-
la della morte 1 La terra che ci alimenta
vivi, ci riceve morti: da essa uscimmo e
ad essa facciamo ritorno. Nudi entriamo
nel mondo e nudi nel sepolcro ci conver-
tiamo in terra. Cessa la vita dell' uomo
colla ftlorle(F.), ossia la separaziouedel-
l'anima dal corpo. Lai.'1 l'attende il Pa-
radiso^ Purgatorio, V Inferno, secondo
le sue opere buone o cattive; ed i bambi-
ni morti senza il battesimo vanno nel Lini-
ho. Il 2. "di venuto Cadavere, dopo il Fu-
nerale, l'aspetta la Sepoltura (F.). Sia-
mo aiutali fino al punto estremo coll'as-
sistenza delle preghiere della buona no-
stra madre la Chiesa, che come ci riceve
quasi in consegna al nascer nostro dalle
mani del Creatore, così nelle stesse mani
pietosamente ci raccomanda al nostro ul-
timo respiro,, per mezzo de'suoi sagri mi-
nistri.Lamentano isavi la prodigalità del-
UOM
le necrologie anche per chi non ebbe al
ti o titolo ii pubblica commemorazione,
che l'esser cessato di vivere. Tutte quan
te le testimonianze d'onore più si rendo-
no comuni, facili, frequenti, più. perdono
di loro efficacia. Meglio dunque con equa
sobrietà limitarle, se vogliamo che la-
scino un po' di buona impressione nel-
l'animo de'Iellori e nella memoria de'po-
steri. Se tanto si moltiplicano, il severo
pubblico, invece di piangere, la Unirà col
ridere; massime di certi panegirici dove
abbondano le menzogne, gli assurdi, per
non dir altro. Taluno legge e sogghigna,
tal altro mastica fra'denti qualche giacu-
latoria, luti' altro che pia, né mancano
di quelli che mandano alla malora il po-
vero defunto, la necrologia e anche il gior-
nalista che la pubblicò. D'altronde muo-
iono di frequente zelanti e dotti ministri
di Dio, benemeriti scenziatì e letterati,
eccellenti artisti , amatori e benefattori
della società, esemplari padri di famiglia,
e altri meritevoli d'encomio e di propor-
si ad esempio , raramente si rende loro
un tributo di riconoscenza o d'ammira-
zione! Non è rado il vedere con ingrati-
tudine e stupida trascuranza obliata la fa-
ma de'più illustri e benemeriti della so-
cietà, a'quali né un' iscrizione o piccolo
monumento si alza, intanto che di fre-
quente all'oziosa opulenza e al fasto or-
goglioso si profondono gli encomi e i mar-
mi. Non senza indignazione, si leggono o-
norevoli Epitaffi, eretti a famosi e ingor-
di usurai, e ad altri immeritevoli di me-
inoi ial Però non mancano e vi sono alcuni
virtuosi, religiosi e saggi, che col Testa-
mento (V.) fanno da per se il loro elo-
gio, e lasciano esempi da imitare. A cagio-
ne d'onore ricorderò qui quanto leggo nel
Giornale di Roma del 1 852. In tale an-
no morì il conte Giuseppe cav. Alber-
ghetti romano. « Uomo eminentemente
cristiano, di alto senno, di vasta erudizio-
ne,amoroso padre, affettuoso marito, sin-
cero amico. Il suo cadavere, per adempie-
re 1' ultima volontà di colant'uomo, fu
UOM 243
portalo all'esequie nella chiesa di s. Lo-
renzo in Damaso, senza la nobile pompa
che sembrava al suo grado richiedersi,
mentre precetti va mente ordinò nel suo
testamento fosse accompagnato soltanto
dalla confraternita del Suffragio, con 1 9
sacerdoti e 8 cerei, esprimendosi non es-
ser quello il momento di spiegar Lusso
(F".), quando appunto si conosce la va-
nità dell'uomo e la caducità delle cose
della terra, e non volendo minimamen-
te, sotto il pretesto d'onorare il morto,
pascere V orgoglio e la vanità de' vivi.
Dalla suddetta chiesa fu traslatato e se-
polto in quella di s. Maria in Yallicella,
ove nella tomba gentilizia hanno requie
leceueri de'suoi paréuti". Al vero merito
viene reso onore anche trascorso notabile
lasso di tempo, come di Tasso e Meli nar-
rai in questo voi. a p. 34 e seg. ; e di al-
tri in moltissimi luoghi. Viene ancora re-
sa giustizia e ammirazione , oltreché in
vita, anche innanzi della supposta sua ces-
sazione, credendosi talvolta defunto chi
n 'è argomento. Non è raro il caso di pian-
gere, deplorare, suffragare, encomiare
persone che per loro virtù si amano e si
stimano, credute morte e invece essendo
vive: ciò a me avvenne per ben 3 volle, e
di una sono in sagro dovere, capta occa-
sione, qui dichiararlo, ed ancora per e-
mendare l'asserto nel voi. LII, p. 171 e
175, pubblicato nel dicembre 1 85 1 . Che
altrettanto molte volte avvenne ad altri,
ampiamente si apprende dalla Lettera
importante, morale, eruditissima, di cui
e del suo mortale argomento, nella par-
te cioè che mi riguarda, riferirò un estrat-
to, e reputo conveniente di farlo prece-
dere alla correzione propostami, per ob-
bligo e per gioia di celebrare ancora vi-
vo quello che pur lodai senza reale dan-
no anticipatameute nel crederlo morto.
Lettera filosofico-morale di Francesco
Cancellieri sopra la voce sparsa del-
l'improvvisa sua morte agli 1 1 di gcn-
naio del 1 8 1 2 , al eh. sig. cav.AlbinoLui-
gi fllillin presidente del gabinetto delle
244 u o m
medaglie di S.M. I. R. Napoleone /,ec,
Roma 181 ?.. In dello giorno e per tutta
il mi) a sua Patria (l .), da lui eminente-
mente amata e illustrata, si sparse la vo-
ce che fosse morto il grande erudito, clic
invece fiorì sino a'29 gennaio 1826, do-
po averci arricchito con altre utilissime
e dilettevoli opere: per onore distinto, tu-
mulato nella basilica Lateranense con e-
pitaffio; questo poi rimosso, colla potenza
della penna reintegrai imperituramente
nel vol.LXX V,p. 35; che se,almeno lulto-
ra,nou più si legge nella i .^chiesa del mon-
do, dappertutto più. leggersi per la mia ve-
nerazione e grato animo a tanto uomo.
Amato e rispettato dall' universale, qual
savio e prudeutissimo scrittore, fu deplo-
rata l'inaspettata falsa morie di Cancel-
lieri; si corse in folla alla sua abitazione
amorosamente, e con meraviglia tenera-
mente venne con sua consolazione e con-
forto, tra gli affettuosi rallegramenti, ab-
bracciato sano e vivo; quasi morto risu-
scitato, non ombra pallida, non vampiro
di Superstizione ( J7.), la quale in alcuni
luoghi fece ridicolosamente credere che
i vampiri, corpi chimerici o cadaveri, suc-
chiassero il sangue del cuor de'vivi. Co-
sì Cancellieri entrò nel numero di quelli,
della di cui mortesi è sparsa una falsa vo-
ce, e de' quali hanno specialmente trat-
tato Gio. Lodovico Marci, De Eruditi,?,
de quorum morte falso rumor Schedia-
svia, Servestrae. Cristiano Pilio, Obser-
vatio de Eruditisìde quorum morte fal-
sus rumor, in t. 5 Miscel., Lipsiae. Qua-
lunque ne fosse la cagione vera della fal-
lace notizia, non produsse allo spirito del
savio Cancellieri la minima alterazione,
poiché qualunque uomo che abbia fiordi
senno, dev'esser preparato di lasciar que-
si' ospizio temporaneo, ad ogni divina
chiamata. Gio. Eurico Fuchsio nel 1694
stampò a Francfort una dissertazione so-
pra il desiderio della morte altrui e in-
titolata : De voto captandae mortis. A
molti il tempo di loro morte fu indicato
il agli sciillorijO prima 0 dopo che sia real-
UO II
mente a-venuta; come pure molti critici
ne fissarono la giusta epoca. Altri si pre-
sagirono la morte, de'quali specialmente
trattò Dan. Federico Giani, Observatio
de Eriulitìs morlem sibi praesagienli-
bus, Lipsiae, Miscel. I. 2 e 1. 10. Altri si
predissero il fine, poi non verificalo. Mol-
le persone si crederono morte con tanta
certezza,che furono loro celebratiiS,»//rrf-
gi(F.)ed Esequie. Altri da vivi strana-
mente si posero sul feretro, e vollero ce-
lebrato il funerale, come di Carlo V im-
peratore narrai nel voi. LXVI1I, p.i25.
Alcuni de' più famosi esempi della facilità
con cui, fin da'tempi i più rimoti, si sono
sparse false voci dell' altrui morte, sono
i seguenti. Giacobbe nel veder la tonaca
insanguinata del diletto figlio Giuseppe,
lo pianse morto, e poi ebbe il contento
di rivederlo salito al più alto grado di
potenza e di onore. Quando Assalonne,
figlio di Davide, fece uccidere in un con-
vito dato a' fratelli uno di questi, cioè
Amnone, al padre fu portala la notizia
della morte di tutti; dolore attenuato da
opportuni riflessi del nipote, sull'impro-
babilità di tanta carneficina fraterna,!
quali tosto si verificarono. Alessaudro.l/rf-
gno essendosi gillatoda un alto muro nel-
1' assedio degli oxidraci, da tutti fu cre-
duto morto; però onde avvilire la baldan-
za de' nemici, che già cominciavano a
trionfare, e per incoraggiare le sue trup-
pe, si fece collocare in allo per esser ve-
duto da tutti fuor di pericolo dalla feri-
ta riportata. Mentre Cicerone , oracolo
della sapienza romana,era proconsole nel-
la Ciiicia, si sparse voce ch'era slato uc-
ciso da Q. Pompeo. Quando in Roma fal-
samente si propalò l'uccisione dell'impe-
ratore Tiberio iu Ostia, il popolo che l'a-
mava per sospetto voleva trucidare i se-
natori, e per placarlo e assicurarlo che vi-
vea, fu d'uopo a'magistrati salir sui rostri
e notificargli che a momenti l'avrebbe ri-
veduto in Roma. Ivi appena si disse uc-
ciso nella guerra di Persia l'impelato»-
Yaleriauo, fu generalmente compianto e
U O M
onorato col titolo di Divo (V.); invece
ciò avvenne assai più tardi. Nel concilio
di Tiro, il gran s. Atanasio fu anco ac-
cusato d' aver ucciso il vescovo Arsenio,
mostrando gli audaci calunniatori uà
bràccio del suo cadavere: il santo confu-
se tutti, con far venire Arsenio perfetta-
mente sano. Dell'infame calunnia ripar-
lai nel voi. XLIV, p.iSo. Giulio Pompo-
nio Leto, celebre professore dm\V Univer-
sità romana (J'.), fu supposto morto, on-
de Girolamo Dologni poeta laureato da
Treviso, lo descrisse con epigrammaa gui-
sa d'epitaffio a Bartolomeo Partenio: con-
trastata l'epoca vera del suo decesso, pa-
re che sia avvenuto a'9 giugno 1498, e per
miseria all'ospedale, come vuole Pierio
Valeriano, DeinfelicitaleLitleratorum;
bensì gli amici dierono al suo corpo ono-
revole sepoltura nella Chiesa di s. Sal-
vatore in Lauro. L'astronomo Tileman-
no Stella, essendosi portato in Olanda, fu
compianto per morto dalla sua sposa Ele-
na Rotremunda, e ne fu tanto inconso-
labile che poco dopo mancò di dolore.
Grato il marito a ȓ sviscerato amore, vol-
le esprimere la sua afflizione con luttuo-
so epitaffio posto nel principal tempio di
Schwerin, terminando colle parole uwr-
luiuìi falso rumore credidisset. A Luca
Lossio rettore del liceo diLuncburg, Gior-
gio Fabrizio nel 1 566 fece un tetastrico
sulla falsa voce di sua morte, la quale non
seguì che nel i5$2. Di molti sovrani si
sparse ch'erano morti, mentre erano ap-
pena malati e anche sani; altrettanto av-
venne a diversi Papi , sino a farsi i pre-
parativi pel conclave, de'quali ricorderò
sole» Giulio li, Gregorio XIV, Innocenzo
X. Moltissimi prodi generali e ulliziali si
tennero per morti nel letto della gloria, e
poi ricomparvero alla testa di loro arma-
te ; similmente avvenne a moltissimi sol-
dati, ed i reduci romani dalle famose bat-
taglie vinte da Annibale, a Canne preci-
puamente, cagionarono la morte a' loro
parenti per la sorpresa e inatteso immen-
so piacere. Molti per la lunga asseuza l'u-
UOM 245
rono creduli estinti, e persino se ne an-
nunziò la morte ne'pubblici fogli, smen-
tita dal loro inaspettato ritorno, o con di-
chiarazioni de'fogli stessi. Ne scrissero:R.
Fet\ev\coSaUa\e,De praesumptione nior-
tis , Regicmonti 1713. Jo. Fior. Rivino,
De termino mortis abscntiiini determi-
nando, Lipsiae 1 7 5 1 . Va gran numero
d'invidiati per le loro ricchezze e pe'loro
posti I unii uosijsi spacciarono per morti, da
chi ne aspettava l'eredità o aspirava a'Ioro
impieghi. Della bassa invidia, come notai,
ne parlai in molti luoghi anco con G. Mar-
tinetti, L'invidia, opuscolo etico mora-
le, Roma 1829 (ogni modesta felicità non
può evitare i morsi del livore e dell'invi-
dia; per esserne salvo conviene non aver
agi e ricchezze , e nulla aver operato di
glorioso e d'eccelso). Molti riputati mor-
ti civilmente, riabilitati poi ad agire, in
certo modo si richiamarono in vita. Ab-
biamo di G. Stranss, Disputatio de ci-
viliter nwrtuis, Vittembergae 1691. C.
Federico Wischleri, Dissertalo de nwr-
tuis ajure in vitam revocatis, Kil 1 760.
Di quelli che si sono creduti morti, e per-
ciò quasi morti due volte, eruditamente
ne trattarono: G. Camarino, Disputatio
de bis nwrtuis, Ultrajecti 1 6 r g. B. Bebe-
lio, Dissertatio de bis nwrtuis, Argento-
rati 1672. G. F. Kober, De nwrtuis re-
divivis, Lipsiae 1732. G. A. Gioachimo,
De nwrtuis redivivis, Gerae 1 669. P. P.
Tommaso di s. Barbara, Dissertazione
sopra i Santi risuscitaticon Cristo, pres-
so il Mazzucchelli, t. 2, par. 1 \ Rarissima è
la raccolta di quelli che hanno trattato di
quest'argomento morlale,e intitolata: Fa-
sciculus variorum, ac curiosorum seri'
plorimi Calixti,Bebelii, BerneriyCella'
rii, et aliorum de anitnae postsolutio-
ne a corpore, staiti, loco, culla, immor-
talitate,bis nwrtuis, resurrectione nior-
tuoruni, peccatis nwrtuoruni in extre-
mo judicio non publicandis, Francofur-
ti 1G92. Degli eruditi e letterati longevi,
tra 'quali fo fervidi voti a Dio che vi com-
prenda prosperosamente, all'amore della
246 U O M
famiglia, al piacere dc'suoi ammiratoli,
ad onore della patria, a vantaggio e lu-
stro delle lettere, l'illustre già indicato di
sopra e di cui vado a ragionare, fra gli
altri scrissero. G. Augusto Jenichen, Spe-
cimen Bibliotheca Erudi tornai longae-
t'orHW,Lipsiaei73o.EnricoMeibomio,£'-
pistola de longaevis, Helmestadii i664«
Gio, C. Kochio, Schediasma continens
decadem virorum, qui semìsaeculum fe-
re laboribus scholasticisvacarunt}M\se-
naeiy io. Giorgio WolfioVedelio, De vi-
ta longa erudilorum , Jenae 1707. Cri-
stoforo Altmauno , Dissertalo hislori-
co -philosophica de senio erudilorum,
Lipsiae 1 7 1 1. Reinardo E. Rollio, De e-
rudilis hiortuis climaterico maximoae-
tatisy Rostochi'11707. Ora dunque ven-
go chiaramente a parlare di chi involon-
tariamente nel suddetto luogo citato dis-
si morto, e per queste ulteriori e più e-
stese dichiarazioni vivrà sempre in que-
sta mia opera, come tuttora vive onora-
lo nel!' augusta Perugia. Neil' indica-
to articolo, con parole di affetto, grato
animo e riverenza, dissi defunto ileav.
Antonio Mezzanotte, professore della ce-
lebre università perugina delle cattedre
di lingua greca e di eloquenza sublime.
Nel 1 85o patì grave e lunga malattia che
l'indussero a domandare la giubilazione
da lui ottenuta, ed appunto da tale pie-
no riposo di sge letterarie fatiche nel pub-
blico insegnamento, migliorò la sua sani-
tà e potè applicare il suo bell'ingegno ad
altre opere. Un egregio amico comune e
suo concittadino, con afflizione mi annun-
ziò la sua morte, senza poi avvertirmi del-
la falsa notizia. Ne fui dolentissimo, lo suf-
fragai a seconda de'doveri dell' amicizia
cristiana, e poscia nel più volte rammen-
tato articolo dissi l'accennate parole in
suo onore. Il eh. letterato alla sua pub-
blicazione ne venne istruito, ed a' i3 feb-
braio 1 852 mi scrisse urbanamente ch'e-
ra vivo e non cavaliere! Non posso ri-
dire il contrasto di affetti che ne provai
per la sua esistenza , misto a profondo
U O A|
dispiacere sì per la notificata supposta
morte, sì per sentire che non era cava-
liere. Su quest'ultimo punto, ecco come
ingenuamente mi giustifico. Il professore
recatosi in Roma ne' primi del 1 843, fu
accolto dal Papa Gregorio XVI con ma-
nifeste dimostrazioni di particolare beni-
gnità, perchè da lungo tempo lo stimava
per le sue opere, e per la sua divozione
al governo pontificio, per la quale si sot-
tomise al volere del cardinal segretario
di stato, di non accettare la cattedra di
lingua greca nell'insigne universiadi Pa-
via con scudi 1000 d'onorario, offertagli
dall'imperatore Francesco I. Di più si de-
gnò farlo seco ascendere nelle sue priva-
te camere Vaticane, e gli mostrò la sua
domestica libreria, e la raccolta di quadri
e altri oggetti d' arte ivi da Ini formala.
Partito il prof.Mezzauotte dalle pontificie
stanze, il lodatoPonlefice si compiacque
dirmi: Lo farò cavaliere di s.Gregorio Ma-
gno. Con viene credere, che eguale propo-
nimento abbia significato ad altri, poiché
ho saputo poi che il professore tornato a
Perugia ricevè da Roma alcune lettere
col titolo di cavaliere. Ma, o che il Pa-
pa dimenticò ordinare la spedizione del
corrispondente breve, ovvero dimenticò
di eseguirla chi n'ebbe l'ingiunzione, sol-
tanto nella discorsa circostanza venni a
sapere che il professore di fatto non era
insignito di tal grado. Io avea asserito il
fregio equestre per concesso, nell'appren-
derlo dall'autorevole oracolo pontificio.
Se il professore non è cavaliere, assai lo
merita: è detto antico, che la croce di de-
corazione non fa il cavaliere, ed esserne
propriamente degno chi è virtuoso. Cer-
tamente tal è il prof. Mezzanotte. Dirò
quindi col rispettabile p. d. Benedetto
Monti camaldolese, con quanto pubblicò
sul medesimo nell' Album di Roma de'
3 e maggio 1 856. Fra gli uomini che con-
sagrarono la loro vita a decoro e vantag-
gio della patria nel culto delle lettere, e-
gli tiene luogo distinto. Imperocché, do-
po avei arricchito il Parnaso italiano del-
U O M
l,i traduzione celebra fissi ma di Pindaro
(cioè Tulle le opere , le O^/' olimpiche,
Perugia i S3 T: ne dierono ragguaglio con
«•logio piìi volumi -del Giornale freddi-
co di Roma, ed in altri periodici lettera-
ri); dopoaver canlato i Filiti della Gre-
ria rigenerata, e i casi dell'infelice E-
Uo fi la di Parigi; nel 1 85 r egli produsse
un lavoro in i 3 canti, tutto ispirato dal
genio, tutto poetico, tutto religioso, il sa-
gro poema che porta per titolo: Il Cri-
sto Redentore glorificato nella sua Re-
ligione dall' eroismo de' Martiri e da'
trionfi di Costantino. Intorno a ciò va-
lenti letterati , compreso il cav. Cesure
Cantù, e per le stampe e per private cor-
rispondenze coli' autore pronunciarono
giudizio d'alta commendazione; e l'Em.°
cardinal Girolamo d'Andrea prefetto del-
la s. congregazione dell'Indice, cui l'ope-
ra era dedicata, non che il regnante Pa-
pa Pio IX, vollero significare al eh. pro-
fessore la loro verace soddisfazione con
medaglie auree. Amando non pertanto
il eh. autore condurre a miglior perfezio-
ne il suo poema, henchè ottimo, vi fece
importanti addizioni e varianti. Così ri-
forbito, soggiunge il rispettabile monaco,
rivedrà la luce, per le cure dello stesso
professore , il quale nelle sue venerande
canizie, d'un'epica corona adorna Italia,
già bella per altre famose. »Che se causa
principale onde i poemi di Dante e Tor-
quato durano e dureranno quanto il mo-
to lontani, si deve ripetere dall'impor-
tanza de' temi eletti a destare interessa-
mento negli uomini; e perchè non potrà
farsi il medesimo augurio per simile mo-
tivo al poema del prof. Mezzanotte, che
celebra la gloria solenne di nostra Reli-
gione, universale, eterna; che con soave
e sublime versocanla ... Del Cristo la di-
vina Fede ... dal magnoCostantin locata
inSoglio?" Ad accennare altre produzio-
ni del prof.Mezzanotte,mentre è notissimo
com'egli abbia dato a luce un gran nume-
ro di traduzioni dal greco di poesie origi-
nali e prose, rammentate in parte dal ri-
u o ai 247
cordato e pregevole Giornale Arcadi-
co, sempre con parole di commendazio-
ne, farò menzione della fila e opere di
Pietro Vantateci detto Perugino, Peru-
gia 1 836; e della Lettera del pittore Pin-
turicchio, Perugia 1887. Nel dichiarato
modo e nel cominciato anno 18 57, io qui
intendo solennemente e con effusione d'a-
nimo verso il prof. Mezzanotte, riparare
al duplice involontario abbaglio ed equi*
voco, reintegrare con distinzione e resti-
tuire vivo in questo mio Dizionario l'e-
simio letterato, a cui auguro nuovamen-
te vita nestorea circondata di consolazio-
ni e accompagnata dall'inestimabile te-
soro di perfetta sanità, benché d'imperi-
tura «loria vivrà immortale nelle sue o-
o
pere. Ma ecco un nuovo esempio della
fallacia de' calcoli umani. Dopo aver qui
eruditamente reintegrato vivo il prof.
Mezzanotte, come gli avevo promesso, per
singolare caso, devo qui stesso dichiarar-
lo e piangerlo morto veramente. Così,
quando altrove io Io diceva estinto egli
viveva, ed ora che aveva voluto ridargli
la vita in questa mia opera, debbo ag-
giungere il suo decesso sugli stamponi.
Imperocché all'arrivo di questi, annuncia
il n.° 3 1 2 il Giornale di Roma del 1 837.
«InPerugia è morto l'i 1 settembre il prof.
Antonio Mezzanotte, autore di varie ope-
re letterarie, valente grecista". Requiem
aeternam all' anima, ed onore al suo no-
me. A quanto brevemente dissi ed a quan-
t' altro dovrei" aggiungere sul vastissi-
mo e gravissimo argomento riguardan-
te l'uomo, potranno supplire tutti i nu-
merosissimi articoli che in questo mio Di-
zionario vi hanno piena relazione,e quan-
to alla parte filosofica, morale e fisiologi-
ca le seguenti erudizioni bibliografiche.
Tale ripetizione di protesta e di rimaudo
agli analoghi articoli non è per que'cor-
tesi che trovano quasi superflua la rinno-
vazione di siffatte dichiarazioni, le quali
esprimo qua e là ; ma per que'gentili che
nella benigna simpatia verso l'opera bra-
mando talvolta maggiore diffusione, di-
248 U O M
ntenticano per avventura essere un dizio-
nario quasi enciclopedico, ed avere lo spa-
zio limitato. Hisloire de V Ilomme con-
siderò dans ses lois,da.ns ses arts,dans ses
sciences ,dans ses moeurs,dans ses usages,
et dans sa vie privée, Yverdon 1781. De
Microcosmi cimi Macrocosmo analogia,
or alio Caroli Ridia 1 7 1 8, presso il p. Ca-
logero, Opuscoli, t. 22, p. 1 89. Nel t. g, p.
269, vi è la Disserlatio de formulis Do-
nae Memorine, Piae Memoriae et simili'
bus ad personas viventes quandoque ap-
plicatisjene\ t.4o,p. i,si legge: DeHomi-
ne invulnerabili disserlalio comitis Ron-
calli Parolino. L. Muratori, Forze del-
l' intendimento umano, Venezia 174^ e
1756. Flogel, Istoria dell' intendimento
umano, Modena e Pialo i835. Cardinal
Paleotti, Del bene della vecchiezza, Ro-
ma 1609. Mandini, Trattato della vec-
chiezza, Bologna 1800. Cristiano Toma-
si, De homicidio linguae, Hulae 1729.
Michele Ranft, De maslìcatione mortilo-
rum intumulis,seu Vampirismo, Lipsiae
j 728. Gio. Cristiano Pohlius, De Homi-
nibus post morlem sanguisugis, vulgo sic
diclis 1 ampiren, X'j'òi. Girolamo Sehe-
ver, De contempla Prophelae in Patria,
1668. Giuseppe Lanzoni, Sopra l'intrin-
seca ragione del proverbio: Nessun pro-
feta alla sua patria è caro , Ragiona-
mento con una prolusione latina sopra il
medesimo argomento di Francesco Col-
Irini, De Viris sapienlibus Patriae invi-
sis, Ferrara 1729. G. Grataroli, De hit-
leralorum et eorum , qui Magislralum
gerunt, conservando valetudine, Liber,
Francofurti 1596. Michele Alherti, Dis-
.sertalio de mente sana in corpore sano,
llaiae 1728. De Pazzi (F.) riparlai ove
sono i principali manicomi. Lasagni, Sur
la Raison humaine, Parisi 854. Passeri,
Della natura umana socievole, Napoli
1 8 1 5. Pi tra rea, De' rimedi dell' una e del-
l'altra fortuna tradotto da Remigio Fio-
rentino, Venezia 1 589. Cardinal Gerdil,
Ragionamenti filosofici siili 'uomo, Roma
1828. Ah. Masti ofini, Paternità e Filia-
li O M
z./one,R.oma 1 834- C. U. Grupen, De Hu-
xore romana, Honeveraei727. Educa-
zione dell'uomo e del cittadino, Venezia,
Gondoliere 1841. Segur, Les Femmes et
leur injluence dans l'ordre social, Paris
r825. D. Dai Ioli, L'uomo al punto, Ve-
nezia 1669. Cav. Cannetti, Gli ammo-
gliati operai dimentichi de' loro vecchi in-
fermi genitori, Macerata 1 838. Spedalie-
ri, Diritti dell'uomo, Assisi 1 79 1 . Tama-
gna, Lettere sui Diritti dell'uomo di Spe-
dalieri, Roma 1792. Celiati, Obbligazio-
ni d'un marito cristiano verso la moglie,
Bologna 1 758. Toderini, L'onesto uomo,
Venezia 1780. Mons.r Mario Felice Pe-
raldi, Della dignità dell' uomo , Roma
1829. A. Pope, L'Uomo, saggi di filoso-
fìa morale volgarizzati da G. M. Fer-
rerò, Torino 1 768. Can. Domenico Dane-
si, Ragionamenti sulla istruzione elemen-
tare: Sull'Eden: Sull'origine dell'uomo,
Prato 1842. F. Zucchini, Il Matrimonio
consideralo ne' suoi rapporti naturali, ci-
vili e religiosi, Roma 1 82 1 . D.' Morison,
La storia religiosa dell' uomo, Londra
1 838. Vero rapporto del fisico edel mo-
rale dell'uomo diN.N. in risposta a Ca-
banis, Padova 1 8 1 4- P- Angelo Bigoni,
Vero rapporto del fisico e morale del-
l'uomo, Jesi 1820. Francesco Valori, Ef-
fetti delle passioni secondo la diversa co-
stituzione fìsica dell' KOMOjBologna 1 833,
nel t. 9 degli Opuscoli della società me-
dico-chirurgìcadi Bologna. Buffon, Sto-
ria naturale, Livorno 1829. Antonio Plu-
che, Lo Spettacolo della natura, Vene-
zia 1 83o. Senac, Traile de la stritoline da
coeur et de ses maladies, Paris 1 749: in
italiano Brescia 1773. Enrico Feder, Ri-
cerche analitiche sul cuore umano, Bre-
scia 1821. Martini, Scienza del cuore, Mi-
lano 1 829. G. Haney , Delle dottrine sul-
la struttura e sulle funzioni del cuore e
dell'arterie e circolazione del sangue, Pa-
dova 1 838. Gio.M.:'Zecchmelli,I><-//e dot-
trine sul cuore, arterie e circolazione del
sangue, Padova 1 838.Usiglio, Delta mac-
china dell'uomo, Firenze 182G. Somme-
UOM
ring, Strutluradelcorpo umano, Cremo-
na 1818. Piateti, Structura lumicini cor-
poris, Basileae 1 ^S3.tìa\\ei,Fabrica cor-
poris Immani, Bernae 1 7 78 : Elementa
physiologiae corporis Immani, Yenetiis
1 7G8. Grillo , Storia della fabrica del
corpo umano, Napoli 1 826. Caudini, Ar-
te dtl polso, Genova 1769. Btlnionle,
Istituzione della sposa, l'ionia l 587. Bay-
le, Manuale d'anatomia descrittiva del
corpo umano, Firenze i83g. G. B. Por-
la, Della fìsonomia dell' uomo } Napoli
i5q8: Aggiuntavi la fìsonomia natura-
le degl'ingegneri, Padova \0>i^.. Di Cu-
neo, Notizie conducenti alla salvezza de'
bambini nonnati, Venezia 1 760. Etichi-
ridion de curandis pneri, alidore P. A-
loysio f'alenlini, Bomae 1807. Doveri
dell'uomo sulla sua salute, Roma 1795.
Pascoli, 1 1 corpo umano, Venezia 1750.
Negriér, Recherete* sur Ics ovaìres dans
r espece burnitine, Paris 1840. Wiuslon,
Esposizione anatomica del corpo uma-
no , Venezia 1767. Caldani, Iconum a-
nalomicarum cum explicatio, Veneliis
1802. Sene, Traile sur l'art de restali-
rer les dfformilés de la face, Montpel-
lier 1842. Tulade- La foncl , lìecherches
praliquessur les difformi lés ducorps hu-
mani, Pari» 1828. Cai bona) , Prospetto
delle pi ii \ipali deformità del corpo u-
tnano, Firenze 1 842. D. Al. P. Scoutelten,
lìJémoire sur la cure radicale des pieds-
£>ofr,PnrUclLondresi838,Cowper,^/ia-
tomia corporiun humanorum cur. Dun-
dast et Sdtamberg, Ultrcijecti 1 y5o. Al-
bini, De scheletro limitano, Leidaei 762.
Vacca, Principali malattie del corpo u-
mano,\y\sa 1 787. Fattori, Guida allo sta-
dio dell'anatomia umana, Pavia 1807.
Liceto, De monstrorum natura, Patavii
1634. HWduu, Anatomia corporis Imma-
ni, Amstelodamii 1 685.CesareCerri, Del-
l'educazione fìsica de' fanciulli, Milano
1845. Angelo Comi, A pneologia ovvero
morte apparente dell'uòmo, per ricono-
scerla ed evitarne le tristi conseguenze,
Ilo ma 1 85 1 .Theodoro Kit china jerus, De
UPS 249
homìnibus apparenter mortuis, Wittem-
bergae 1670. A. Giuseppe Testa, Della
morte apparente degli annegali, Fireuze
1780. De Gardanne, Catechismo delle
morti apparenti, Venezia 1 787. Di que-
ste riparlai nel voi. LXIV, p. !2oei68.
Clemente Susini, Gabinetto d'anatomia
umana e comparata, Firenze 181 3. J.
Maurilio Triller, De ' gemelli s in familiis
magnatimi, Erfurtii697. Chr. Wilduo-
gelii, Disputano de Jure gemellorum, Je-
naei7o3 ej 741. Jo. Joach. Schoepfferi,
Dispulatio de gemellis concrelis, Rosto-
chili 709. Balt. Tilesii, Disserlatio cui-
narn ex gemellis, quorum primogenitu-
ra dubia est, jus succedendi in imperiis
individuis competal? Regiomouti 1716.
Renai. Paul. Jos. Pin, Qui inler fratres
gt tnellos prò primogenito habendus sit?
Argenlorati 1 726. De gemellis, disserta-
vo philologico-legalis per S. J. C., Nea-
poli 1763.
UPSAL, Upsala, Upsalia. Città ar-
civescovile di Svezia e antica, un tempo
sua metropoli anche civile, ed ora capi-
tale o capoluogo della provincia o pre-
fettura a cui essa dà il nome, nella Sve-
zia propria, ricca di parecchi grandi sla-
biliraenlijcioè importanti fucine,per l'ab-
bondanti miniere di ferro che possiede.
Upsal, piccola e vaga città nell'haerad o
distretto di Vaxala, è distante 14 leghe
nord-ovest da Stockholm odierna capi-
tale del regno. Giace in vasta pianura, in
riva al piccolo fiumicellò Firisa o Fyris-a,
che la divide in due parti, la città pro-
priamente detta all'est, ed il Fierding al-
l'ovest, e va un po' al sud a gettarsi nel-
l'Ekolm, baia del gran lago di Maelaro
Malar, che agevola i suoi commerci colla
capitale. Ma questo lago è talmente basso
e cosi fuor di veduta che non entra in al-
cuno de'prospetti di Upsal o de'suoi con-
torni. Parecchi battelli a vapore naviga-
no sulle sue acque. Dentro la città le sputi-
de di detto fiume, che scorre per mezzo,
sono piantate di alberi, e siccome gene-
ralmente parlandole case sorgono ad iso-
25o U P S
la, fabbricate l'una a parte deli'altra^on
circondamento di giardini e di boschetti,
così l'effetto della scena, nella bella stagio-
ne dell'anno, riesce piacevolissimo. Fab-
bricata regolarmente, occupa uno spa-
zioassai considerabile, molle case sono di
legno e ricoperte di vernice rossa, ma le
altre e specialmente gli edilìzi pubblici so-
no di pietra o di mattoni : le strade so-
no ampie e ben lastricate. Rimarchevole
è il palazzo arcivescovile. Fra' pubblici
ornamenti è notevole no grande obelisco
in granilo, eretto ad onore del re Gusta-
vo li Adolfo il Grande in nome del po-
polo svedese dal re Carlo Giovanni (par-
lando del quale nel voi. LXXI, p. 285,
dissi con altri die apostatò il catlolicismo
e abbiacelo il protestantismo professato
dal popolo svedese ; ma qui rettifico la
proposizione, dichiarando che Carlo Gio-
vanni Bernadotte era calvinista quando
divenne re di Svezia, perciò non si può
dire che apostatò pel trono). La cattedra-
le di Upsal è il piùbeltempiodella Svezia,
anzi di tuttala Scandinavia, e siede riin-
petto alla vecchia biblioteca dell'univer-
sità. E di buono gusto gotico, e fa ricor-
dare l'abbazia di Westminster a Londra
e Nostra Donna di Parigi. Si dice che i
moderni restauri tolsero le belle opere
d'intaglio dalle finestre, e malamente sfi-
gurarono le mura col solito intonaco di
calce imbiancata che ha degradato tanti
nobili edilìzi religiosi del medio e vo.Sin dal
primo convertirsi degli svedesi al cristia-
nesimo una chiesa venne quivi innalzata,
ma la presente cattedrale è opera del se-
colo XIV o XV ( forse quella che alcu-
ni dicono averne gittate le fondamenta
Birger 1 padre di Valdemaro 1, a mezzo
d'architetti francesi, ovvero die principio
all'odierna: birger 1 morì nel 1266). Es-
sa è lunga circa 260 piedi inglesi e lar-
gai io. Contiene i sepolcri di molti per-
sonaggi de'più ragguardevoli della storia
svedese. In una cappella dietro l'altare
maggiore sta la tomba di Gustavo I Wa-
sa, le ceneri del quale ivi riposano unite
U P S
e quelledella sua moglie.Questa cappella
venne ultimamente dipinta a buon fre-
sco da un valente pittore svedese, chestu-
diando in Roina,siformòlostilesui mae-
stri classici della scuola italiana. Gli ar-
gomenti da lui trattati son tolti con molto
giudizio dall'istoria del soggetto di cui ivi
è il sepolcro, e dalle sue avventure tra'
montanari della Dalecarlia, i quali dalla
condizione di misero e disperato fuggia-
sco ridotto ad appiattarsi ed a lavorar nel-
le miniere, nel i5i3 lo sollevarono alla
dignità di re della Svezia^ come narrai
in quell'articolo, articolo in cui ragionai
de'principali avvenimenti civili ed eccle-
siastici di Upsal, per cui qui sono dispen-
sato di riferirli. In un'altra cappella della
cattedrale, stanno gli avelli delle illustri
famiglie Oxenstiern e Stenbock; e sparsi
per la chiesa sono i mausolei di diversi
sovrani che vi fecero residenza. Fra le
tombe, troppo numerose a descrivere, ve
ne sono parecchie ornate di sculture, o-
pere d'artisti nativi , poiché gli svedesi
per molti anni coltivarono la scultura con
ottimo successo. L'opere di Sergel, man-
dato a studiare in Roma ed a Firenze dal-
lo sventurato Gustavo III, furono lodate
anche nel secolo di Canova. Insigni par-
vero tra le altre la statua di Diomede, ed
il gruppo d'Amore e Psiche. Linneo, van-
to ed orgoglio d'Upsal, giace sepolto sotto
una pietra presso la porta maggiore del-
la cattedrale. Il sasso funereo non porta
iscrizione, nemmeno il suo nome ; ma po-
co discosto si eleva un busto di Linneo,
scolpito in marmo nero , colle seguenti
parole incise in una tavola di bel porfi-
do svedese: Botanìcorum Principi Ami-
cietDiscipuliMDCCXCVinMo\lo espres-
sive sono le sembianze di questo busto ,
che dagli amici a lui sopravvissuti è detto
il piùsoinigliante che siavi di questo gran-
de naturalista. In una specie di grotta an -
nessa alla cattedrale si conserva una roz-
za figura in legno di Thor, deità scandi
nava , la qual figura era uno degl' idoli
del tempio pagano della vecchia Upsal.
UPS
A breve distanza dalla cattedrale trovasi
una vecchia chiesa, veneranda per esser
stala il luogo del martirio di s. Erico o
Enrico IX, i.°re cristiano di Svezia, che
ivi fu trucidato da'suoi sudditi per aver
tentato di rovesciare i loro idoli, e cam-
biare il feroce culto che professavano. Vi
è anche un'altra chiesa, il concistoro pro-
testante, e una cavallerizza. La presente
popolazione di Upsal non oltrepassa 6000
anime, al qual ninnerò debbonsi aggiun-
gere gli studenti che frequentano la cele-
bre università e che in generale ammon-
tano a circa 800. Questo essere la sede
al sapere conferisce un placido aspetto
accademico all'intera città, molta parte
della quale è occupata da'diversi edilizi
consagrati alle scienze e alle lettere. Tra'
quali il più cospicuo è la nuova biblio-
teca, fabbricata isolata niente. Semplice ed
elegante n'è 1' architettura, e vistosa la
situazione, poiché s'erge sopra una gen-
tile eminenza che fa riscontro ad una del-
le strade principali^ che spicca allo sguar-
do da quasi tutte le parti della città. La
pietra fondamentale di questo palazzo fu
posta dal re Carlo Giovanni, tosto dopo
il suo avvenimento al tronodi Svezia. Vi
si trasportarono i libri, i mss. e gli altri
tesori deila vecchia biblioteca dell' uni-
versità. I vecchi casamenti dell'università
»' attirano gli sguardi più pel numero
loro e per la varietà degli utili fini a cui
sono dedicati, che non per alcuna ester-
na mostra d'architettura. Essi danno al-
loggiamento a' diversi professori, i quali
sono molti. E i professori dell'università
d' Upsal, presi in corpo, godono di gran
nome, sì pel loro sapere che per la co-
scienziosa accuratezza con che adempio-
no a'Ioro doveri. Sono celebrati i nomi
di Linneo, Ihre, Celsio astronomo, Berg-
man, ed altri professori d'altissimo me-
rito. Tenui ne sono gli stipendi e quasi
nulle le loro propine, le quali si pagano
solo per l'ammissione degli studenti. An-
ticamente le dilfereuli nazioni (come le
diiamauo), le quali compongono la mo-
li L» S 25l
narchia svedese, e sono gli ostrogoti, i we-
st cogoli, gli svedesi, i fiimi e i vandali, li-
sa vano ciascuna un ve.slimentoaccademi-
co diverso da quello dell' alice , e tutto
suo proprio. Ma questa costumanza fu a*
Indila, perchè genera- 1 risse ed emula-
zioni animose. La delta solenne nomen-
clatura, ridestante la memoria delle ter-
ribili invasioni e rivoluzioni de' Goti e de'
Panatili (?■), che fecero cadere l'impe-
ro romano, principalmente d'occidente,
sotto la spada de'barbaci (inoltre la Sve-
zia e la Norvegia, chele èuuita, furono
anche culla di que' Normanni, che dal
VI secolo fino al XII riempirono l'Eu-
ropa colla fama di loro molteplici scor-
rerie, e furono in sostanza una delle più
rimarchevoli schiatte donde uscirono le
due grandi nazionalità di Francia e di
Inghilterra), viene per altro tuttor con-
servata , ed ogni nazione ha i suoi capi
e le sue prerogative particolari nell'uni-
versità d'Upsal. Se ne celebra primitivo
fondatore il re Erico I morto ueli25o.
L' istruzione nella monarchia svedese si
dàesi regola nelle due universi là d'Upsal
e di Lumi , assistite da parecchi istituti
speciali d' istruzione. Nel regno di Nor-
vegia vi è la pur celebre università a Cri-
stiania sua capitale , e floride scuole. Il
Balbi chiama l'università d'Upsal: La
più rinomata e la più fiorente di tutta
la parte setlentrionale del continente eu-
ropeo. Il suo ingrandimento e nuova fon-
dazione però la ripete dal Papa Sisto IV
mediante bolla de'28 febbraio 1476, e il
suo fondatore Stenon Sture I, ammini-
stratore del regno, prese a modello 1' u-
ni versila di Bologna , allor celeberrima.
Nel corso dell'anno seguente il governo
ed i senatori largirono alla scientifica i-
sliluzione gli «lessi privilegi di cui gode-
va l'universitàdi Parigi, e si aprì nell'ot-
tobre 1 47 7 -Dipoi nel 1624 Gustavo II A-
dolfo riordinò L'uoi Tersità d' Upsal, e le
donò alcune possessioni, che venuero af-
fidate al reggimento de'professori uniti in
concistoro. Uu' aulica legge ordiuava che
252 UPS
niuno potesse esercitare l'importante uf-
ficio di magistrato civile nella Svezia, sen-
z'aver prima sostenuto un pubblico esa-
me in una delle 3 università d'Upsal, d'A-
bo nella Finlandia, e di Lund nella Sca-
nia. Però Abo nei appartiene più colla
Finlandia alla Svezia, ma alla Russia. La
biblioteca vecchia dell'università d'Upsal
riconosce per suo fondatore Gustavo li
Adolfo, e contiene più. d'8o,ooo volumi,
oltre molti mss. rari ed altri curiosi og-
getti. Un palazzotto edificato da Gusta-
vo IH verso il fine dello scorso secolo, e
contenente una vasta cedraia ed un mu-
seo, è un nobile edifizio con un portico
dorico, ragguardevole per buone propor-
zioni e per bellezza. Questo palazzotto è
posto nel mezzo dell' orlo botanico, eli' è
molto vasto ed uno de' più ricchi d' Eu-
ropa. Poco oltre, siili' altra riva della
Firisa , ewi la sala isolata in cui Lin-
neo insegnava i principii del suo sistema.
Da Linneo in poi, il quale visse molli
anni in Upsal, si sono mai sempre segna-
lati gli svedesi pel loro amore alla bota-
nica. Il gabinetto botanico dell'universi-
tà, al quale per qualche tempo presiedè
Thumberg, insigne viaggiatore e natura-
lista, che vi depose tutte le piante da lui
raccolte nell'Africa meridionale,uel Giap-
pone e in altre contrade, è dovizioso ed
alti attivo oltre il dire: esso, insieme col
giardino e il conservatorio che gli sono
uniti, e co'valenti professori che gli sono
addetti, rende Upsal un'eccellente scuola
per questo piacevole e pregevole ramo di
j>cienza. 11 gabinetto zoologico, arricchito
esso pure de'doni di Thumberg, ed il su-
perbo gabinetto mineralogico, fumilo d'u-
na collezione di saggi d'ogni paese, e com-
piuto in ciò che s'appartiene a' minerali
di Svezia, paese abbondantissimo di mi-
niere, sono, si l'uno che l'altro, raccolte
mollo preziose. Non manca d'osservato-
rio astronomico, nel quale si fauno dili-
genti e numerose osservazioni meteoro-
logiche, onde è il luogo iu cui la tempe-
ratura più esattamente si conosce; uou
UPS
che d'anfiteatro anatomico, di laborato-
rio chimico. Apprendo da una statistica
del 1827 che gli studenti erano allora
1426, de'quali 3 i4atteudevanoalla teo-
logia, -29 alla legge, 102 alla medicina,
397 alla filosofia. Questi calcoli parziali
sommando 8 \?., e perciò mancandone
584 a' totale, conviene supporre che que-
sti ultimi studenti appartenessero ad altre
diseipline,ovvero sia grave errore nume-
rico nel complesso. Inoltre possiede Upsal
una scuola, detta della catledrale,frequen-
tala da circa 200 scolari ; una società del-
le scienze che possiede un gabinetto di sto-
ria naturale, ed una società cosmografi-
ca. Celebre è la reale accademia delle
scienze d'Upsal, fondata nel 1 728, ed è la
piìi antica della Svezia. Neil 854 m Upsal
si fece un'esposizione industriale, pe'pro-
dolli naturali e agricoli di tutta la sua
provincia, la quale formasi dalla parte oc-
cidentale dell'aulica Uplandia, e dividesi
ini 3 distretti. Parecchi oggetti dentro e
intorno Upsal rammentano la ferrea età
della runica mitologia, ed i costumi d'un
popolo guerriero e dato alla rapina. Le
rovine del tempio pagano, dove Thor fi-
gliod'Odiuocol formidabile suo martello
stava in minaccevole atto (ch'è l'imma-
gine ora conservata nella cattedrale) sus-
sistono tuttora a Gamlà-Upsal, ossia la
vecchia Upsal, e contengono la spezzala
immagine d' un altro nume. Ivi presso
s' ergono alcuni tumuli o poggerelli di
pietre coperti di terra, i quali, secondo la
tradizione, coprono gli avanzi d'antichi
re e guerrieri, che una volta dominaro-
no in terra e in mare, e portarono le vit-
toriose Idr armi a'distanti lidi dell'Ocea-
no, donde tornarouo con ricco bottiuo a
gozzovigliare tracannando idromele, ed
a godere un'anlicipazione de'diletti pro-
messi loro nel Walhalla, quel fiero pa-
radiso e palazzo d'Odino, in cui essi do-
veano ubbriacarsi ne'crani de' nemici da
loro spenti in battaglia. In certi giorni
festivi il popolo, ora pacifico e gentile
d' Upsal , si riduce in questo sito e con
UPS
larghe libazioni d' ottima birra sembra
commemorare la festività de' loro ante-
nati pagani. Sulle rive del lago Malar, al-
cune pietre runiche ed alcuni frammen-
ti d'edifizi contrassegnano, a quanto ere-
desi, il sito di Sigtuna capitale de'domi-
nii d' Odino-suo fondatore, che fu il Gio-
ve degli scandinavi. In un altro luogo di
pianura, circa un miglio da Upsal, vedesi
una piccola casa, che ha per fondamento
le grandi pietre sulle quali i prischi re di
questa contrada solevano essere coronati
a cielo scoperto, ed in esse sono scolpiti
i loro nomi e l'epoca dell'avvenimento di
ciascuno al trono.Odino era la principale
divinità degli antichi popoli del Nord, e
precipuamente degli scandinavi , ed il
maggiore de'suoi templi e il più famoso
era quello d'Optai. Da tutte le parti vi
brillava l'oro; ed una catena dello stesso
metallo faceva il giro del tetto, quantun-
que la sua circonferenza fosse di circa goo
aune. Nel tempio d'Upsal Odino era rap-
presentato colla spada in mano, alla sua
sinistra stava Thor, e Frigga sua sposa
la Venere del Nord. I più solenni sagri-
fìzi erano i praticati ogni 9 anni in Upsal,
anche con vittime umane. Presso il tem-
pio eravi un bosco sagro, detto la fore-
sta d'Odino, di cui ogni albero e foglia
erano riguardali come la più santa cosa:
era pieno di corpi umani e d'animali sa-
grifìcati. II terrazzo del castello d'Upsal
porge una graziosa veduta della città e
del circostante paese, che per bellezza ras-
somiglia ad alcune delle più vaghe parti
dell'Inghilterra. Quest'anticae vasta roc-
ca levasi sopra un poggio vicino alla bi-
blioteca, ed ha il pregio d'istoriche remi-
niscenze, pe'memorabili avvenimenti del-
la nazione svedese. Vi si ammira uncu-
rioso monumento in bronzo, innalzato in
t onore di Gustavo Erikson ossia Gustavo
1. Quanto ad Upsal Pecchia o Gamlà-
Upsal, è ora una parrocchia a settentrio-
ne e distante circa una lega e mezza da
Upsal , già antico capoluogo della pro-
vinciad'CJplandia. £ molto decaduta dal-
la sua importanza, e solo ha una chiesa
UPS 253
e alquanti tugurii. La chiesa ha voce d'es-
ser stala tempio pagano, e dagli antiqua-
ri del paese viene considerata come il più
importante monumento della Scandina-
via. Se ne indicano all'intorno diversi al-
tri che servirono al culto sanguinario de-
gl'idoli che già menzionai.
Questa città, un tempo chiamata Oe-
ster-Aros, nelle remote epoche fu il cen-
tro del culto religioso pagano, per cui i
sovrani svedesi vi fecero l'ordinaria re-
sidenza, e s'intitolavano He d'Upsal si-
no ad Olao II o III il Fanciullo de' pri-
mi anni del secolo XI, il quale peli. "as-
sunse il titolo di Re di Svezia j e sino a-
gli ultimi tempi si coronavano nella cat-
ted io le, solennità che ora ha luogo in quel-
la di Slockholm. Fu di sovente rovinata
dagl'incendi violenti, ed ebbe una delle
principali parti nelle vicende e negli av-
venimenti politici e religiosi di Svezia.
La sede vescovile fu eretta verso 1*820,
dichiarata suffraganea dell' arcivescovo
d' Amburgo e di Brema, secondo Com-
manville. Urbano II nel declinar del se-
colo XI la sottrasse da tale giurisdizione
e l'attribuì a quella de! metropolitano di
Lund o Lunden. Avendo Papa Eugenio
III inviato l'inglese cardinal Brekspeare
nella Svezia, Danimarca e Norvegia qua-
le legato apostolico , poi Papa Adriano
IV, nel 1148 consagrò in arcivescovo
d'Upsal s.Enrico suo concittadino e com-
pagno: questi si meritò il titolo d'Apo-
stolo della Finlandia , morì martire e
lapidato neh i5i, secondo il Boiler, ma
neh iSf come emendano gli autori del-
l'arte di verificar le date, e se ne cele-
bra la festa a' 19 gennaio. Il popolo ne
restò commosso di profondo dolore, e lo
venerò teneramente nella cattedrale, ove
venne deposto, fino al secolo XVI e al-
l' epoca funesta dell' introduzione nella
Svezia dell'infelice prelesa riforma reli-
giosa, per conseguenza della quale i fanati-
ci eretici sacrilegamente ne dispersero le
sante sue ceneri. Ne pubblicò la vita il
celebre Giovanni Magno arcivescovo cat-
tolico d' Upsal, nelle Vitac Pontificum
254 UPS
Upsalensis; ed Erico Benzclio arcivesco-
vo acattolico d'Upsal (figlio d'Erico e fra-
tello d'Enrico,parimenli arcivescovi acat-
tolici d'Upsal: il i .° morto nel 1 709 e au-
tore d'alcune opere, come d'un Compen-
dio della storia ecclesiastica; il 2.0 e-
gualmente autore di diverse opere , fra
le quali Sintagma dissertationum in a-
cademiaLundensishabi tarum Compen-
dio di teologia, Descrizione della Pa-
lestina; successo nel 1747 a' fratello Ja-
copo, morì nel 1 758), ne'suoi Monumen-
ta Sveco-Gothica , di lui avendosi pure
altri dotti scritti. Papa Alessandro III nel
1 160 confermò l'erezione dell'arcivesco-
vato d'Upsal e di sua provincia ecclesia-
stica; e siccome neh 164 comparii il pal-
lio a Stefano, alcuni dissero questo i.° ar-
ci vescovo d'Upsal. Cos'i il regno di Sve-
zia ebbe il suo metropolita indipenden-
te, il quale pare ebe fin d'allora fu sot-
tratto dalla giurisdizione dell'arcivescovo
di Lunden ; venne dichiarato l'arcivesco-
vo d'Upsal primate della Svezia, col di-
ritto di consagrare nella metropolitana
d'Upsal il re. In tal modo ciascuno de'3
regni Scandinavi e del Nord ebbe il suo
proprio metropolita, la Danimarca aven-
do Lunden, e la Norvegia Dronlbeim o
JVidrosia (f7.). Ma l'arcivescovo di Lun-
den sostenne le sue pretensioni, le quali
poi nel finire del secolo XIV cessarono
interamente: gli era riuscito d'ottenere
neh ic)g circa , che Papa Innocenzo III
rinnovasse la concessione fatta da'prede-
cessori all'arcivescovo di Lunden mede-
simo, d'istituire per la Svezia un arcive-
scovato ad Upsal, con diritto a lui , co-
me a suo primate, di consagrarlo e far-
gli giurare ubbidienza. Impadronitisi più
tardi gli svedesi di Lunden, nel 1675 il re
di Danimarca ne trasferì il grado metro-
politico nella sua capitale di Copenaghen
(J7.). Si compose di mano in mano la pro-
vincia ecclesiastica di Upsal, colle sedi ve-
scovili e amplissime diocesi sulliaganee
di Linroping,Seara} Stregnes, Feste-ras
o FFesteras, IVexsio, Lunden (de' 'quali
scrissi arUcoli),Goetheboig,Cuhnar,Carl-
TI PS
stadt, Hernoesand, Wisby o Goltland ,
e di questi ne parlo a Svezia, il qual ar-
ticolo, lo ripelo, si compenetra con que-
sto, perchè in esso narrai le vicende sto-
riche d'Upsal e de'suoi arcivescovi, laon-
de qui solamente ne ricorderò alcuni. Dis-
si pure che presiedevano all'elezione de'
re, di loro grande influenza e potenza, si-
gnoria temporale e ricchezze, immunità
e prerogative godute dagli altri vescovi e
dal clero secolare e regolare, fino al ge-
nerale spog'iamento della sedicente rifor-
ma. Dopo l'arcivescovo d'Upsal, il vesco-
vo di Lincoping era il più ricco,possente
e indipendente ne'dominii temporali. Pro-
priamente nel regno di Carlo I o VII co-
me dicesi comunemente, asceso al trono
nel 1 162, gli stali di Gozia e di Svezia
convennero che il nuovo arcivescovo pri-
mate avesse stabile residenza in Upsal.
Gli antichi vescovati diByrke fondalo nel-
l'836, di Nordlanden nel 1 o55 istituito, e
di.Sigliina eretto nel 1 064 furono soppres-
si. Commanville registra tra' vescovati
d'Upsal, anche Abo, e Viborg nella Fin-
landia, e dice che gli arcivescovi faceva-
no residenza pure in Stregnes. L'arcive-
scovo d'Upsal Olao nel 1220 divenne tu-
tore del re Giovanni I , perchè giovine
montò sul trono. L' arcivescovo Jadero
col re Erico XI intervenne al concilio di
Scheltingen, presieduto dal cardinal Gu-
glielmo legato della s. Sede nella Svezia.
Di questo concilio non mi riuscì conosce-
re l'anno; bensì trovo che nel 1235 fu te-
nuto un concilio a Scherung nella Dani-
marca sopra la disciplina ecclesiastica ,
«Iella quale si occupò quello di Scheltin-
gen. Nel 1274 8*17 agosto Papa Grego-
rio X in Lione elesse arcivescovo d'Upsal
Fulco arcidiacono di questa chiesa, e de-
legò il vescovo Arussieilse per la di lui
consagrazione, inviando il pallio al nuo-
vo pastore. Neli3o6 vivea l'arcivescovo
Magno. L'ordine (\e' Serafini (F.)è\ì più
antico e il più distinto degli ordini ca-
vallereschi svedesi. Fondato nel 128 5 da
Magno I re di Svezia, dipoi Magno II lo
rese più illustre nel 1 334 >Q memoria del
UPS
famoso assedio sostenuto da Upsal, la cui
noce arcivescovile a foggia della patriar-
cale servì per ornamento alla decorazio-
ue.Indi fu ristabilito neh 748 dal re Fede-
rico I. Si compone d'una classe e non vie-
ne conferito che a* principi ed a'più alti
funzionari civili e militari. Lo scudo d'o-
gni cavaliere svedese e straniero resta a
perpetuità appeso nella chiesa di Riddar*
1 lui men di Stockholm, ove stanno le tom-
be de're di Svezia posteriori a Gustavo l,
e la cui campana maggiore ne annunzia
la morte. Il regnante Oscar I nel i855
insignì dell'ordine de'Serafini Napoleone
111 imperatore de'francesi, il di cui pri-
mogenito principe imperiale venne tenu-
to al s. fonte dalla regina consorte, pel
narralo ne' voi. LXX1X, p. 281 e seg.,
LXXXI j p. 4^4« La potenza del clero
svedese toccò il suo apice allorquando fu
interamente sottratta dall'oppressiva do-
minazione dell' arcivescovo di Lunden ,
primate di tutta la Chiesa scandinava.
La questione di tal primato, rinnovatasi
nel principio del XlVsecolo, ebbe gran-
de sviluppo pel dotto e pioBirgero, il qua-
le nel 1 367 ricevè in Viterbo la consagra-
zione e il pallio dalle mani del Papa Ur-
bano V, tornando in patria primate del-
la Chiesa di Svezia. Laonde la primazia
sostenuta daLunden cessò poi pienamente
neh 397 pel famoso trattato di Calmar,
che per un tempo alla Svezia unì la Da-
nimarcae\a Norvegia. Il clero svedese
liberato dall'influenza de' danesi, diven-
ne un forte e potente mediatore fra il po-
polo e il trono,ebene spesso fu scudo al
1 .° contro l'esorbitanze del 2.°,unitamen-
te alla nobiltà. L'arcivescovo d'Upsal Be-
nedetto d'Oxenstiern fu così potente, che
nel 14^7 mosse guerra al rediSveziaCar-
lo VII Ingiunse a farlo deporre due volte.
Papa Innocenzo VIII neh 485 scrisse al-
l'arcivescovo Giacomo Ulfson,ed a' ve-
scovi di Svezia, sulla rigorosa procedura
delle Canonizzazioni de Santi. Quel be-
nemerito prelato, dopo un felice arcive-
scovato di quasi 5o anni , dimise la sua
U V S a55
dignità in tempo dell'amministratore del
regno Swante-Nilsou-Sture neh5o3 , e
gli successe Gustavo Troll. Tale turbo-
lento prelato ebbe gravissime vertenze
coll'amminislratore Stenon II, fu troppo
tenero della grandezza di sua cospicua fa-
miglia , e venne deposto. Ultimi arcive-
scovi cattolici e celebri d' Upsal furono
due fratelli. Il i.°è Giovanni Magno di
Lincoping, nunzio nella Svezia deJ Papi
Adriano VI, Clemente VII e Paolo UT,
dotto, virtuoso e imperturbabile difenso-
re delle verità cattoliche e della religio-
ne ortodossa, contro l'eresia luterana dis-
seminata nella Svezia. L'annalista Rinal-
di descrivendogli sforzi di Giovanni Ma-
cno in difesa del catolicismo, narra i vi-
tuperii cui soggiacque e come si tentò la
sua costanza con lusinghe nella roccaHol-
roense ovverà stato rilegato, di Lorenzo
seduttore di Gustavo I,e soggiunge la se-
guente risposta del virtuoso arcivescovo.
» Sé non aver inai avuto la sua vita e la
sua patria in tanto pregio, che per que-
sta o quella esser volesse abbandonatole
della vera religione: imperocché, che gio-
verebbe far acquisto di tutto il mondo e
perder l'anima ? Pur nondimeno se è in
piacere del re dannarmi in perpetuo e-
si'io, mi condanni; Domini est terra, et
pieni ludo ej'us. Se egli mi vuole segare
per mezzo mi seghi, avrò l'esempio d'I-
saia.Se comanda che io sia gettato in ma-
re, mi rammento di Giona. Se mi vuol
lapidare, mi lapidi, meco è Stefano pro-
tomartire. Se mozzarmi la testa, ho Gio.
Battista decapitato con violenza somi-
gliante.Se vuol rapire le facoltà, le rapisca,
nudo io sono entrato nel mondo, e nudo
mi convertirò in terra." Udita da Gusta-
vo I tale risposta, eguale a quella che s.
Basilio Magno avea fatto al prefetto Mo-
desto, non tornò a ravvedersi, ma cacciò
via il santo arci vescovo, chiamandolo em-
pio papista. Di lui abbiamo la storia di
sua chiesa. Jo. Magnus Gothus, Hislo-
riae Metropolitanae Eccle^iae Upsalen-
sis in regnis Svelhiae et Gothiae, Romac
a56 UPS
1 557- 1 56o. Gothorum Sveonumqve 7ri-
storia ex probalissimis antiquorum mo'
numenlis collecla, Rornae 1 554- Colicela
opera Olai Magni gothi ej'us fratris in
lucetti edita, Roma e i55o. Il 2.0 è O-
lao Magno, per morte del fratello, succe-
duta in Roma nel i544>'' quale del pari
zelatore de'dogmi caltolici,anch'esso mol-
to soffri per sostenerli contro gl'innova-
tori die, preoccupatolo spirito di Gusta-
vo I, sparsero impunemente il luterani-
smo in tutta la monarchia. Non potendo
recarsi al possesso di sua chiesa, passò gli
ultimi anni di sua vita nel monastero di
s. Brigida di Roma, sussistendo con una
pensione assegnatagli dal Papa. Interven-
ne al concilio di Trento, e morendo in
Roma neh 568 fu sepolto nella basilica
Vaticana presso il fratello. Scrisse sulle
costumanze e sulle guerre de' popoli del
Settentrione, onde di lui si ha: Hisloria
de gentibus Septentrionalibus, earumque
diversis statibus, conditionibus , ntoribus,
itidem superstilionibus s disciplinis, Ro-
maei 555. Tabula terrarum Seplenlrio-
nalium et rerum mirabilium in eis ac in
Oceano vicino^ Venetiisi639. Messenio
gli attribuisce, Epitome revelationum s.
Birgittae. Il re Gustavo I, caldo fauto-
re della pretesa riforma religiosa, peli."
intruse nella sede arcivescovile d' Upsal
il luterano Lorenzo Peterson ; usurpò i
beni ecclesiastici, e dichiarò religione del-
lo stato l'erronea luterana. Ora l'ordine
del clero della pretesa religione Lutera-
no-Evangelica della confessione Alt gu-
stano, dominantenella Svezia, compren-
de l'arcivescovo d' Upsal, 12 vescovi del
reame, e 5o delegati del clero e dell'u-
niversità. La Norvegia è divisa dal la-
to religioso in 5 diocesi, sedi d'altrettanti
vescovati, cioè di Cristiania, di Cristian-
sad, di Rerghen,di Trontheim, e di Nord-
laudai. Perciò la monarchia della Sve-
zia e Norvegia ha un arcivescovato e 17
vescovati o diocesi luterane ; essendo il
cullo cattolico sotto la direzione del Vi-
cario apostolico di Svezia e delle mis-
UPS
sìoni settentrionali , accordato con dure
condizioni nel 1785. Sono poco nutrie-
rosi i cattolici, ed anni addietro in Upsal
eravi una sola famiglia cattolica, e ciò pe'
rigori del governo. L'intolleranza de'cat-
tolici s'inasprì finora nella Svezia di quan-
do in quando, al modo riferito e deplo-
rato in quell'articolo. Aggiungerò l'avve-
nuto dopo la sua pubblicazione, comechè
forse aurora di giorni più lieti per laChie-
sa cattolica nelle regioni settentrionali ,
mentre le speranze per la Russia spun-
tate sotto più fausti auspicai l'accennai nel
voi. LXXXI, p. 438, 45 1 e seg., 468 e
seg. Si legge nella Civiltà cattolica de'
2 5 ottobre 1 856, serie 3.*,t. 4i p- 476." Il
dì 24 agosto erano coronati del più giu-
livo trionfo i generosi e costanti sforzi de'
cattolici, che pervennero ad aprire a Cri-
stiania, capitale della Norvegia, una bella
chiesa dedicata a s. Olaf. La benedizio-
ne di essa con tutta la pompa e la solen-
nità de' sagri riti fu fitta da mg.r Sin-
daci], cappellano di S. al. la regina Giu-
seppina cattolica, e vicario apostolico per
la Scandinavia, che in tale occasione re-
citò una eloquente e caldissima orazione.
La nuova chiesa, in istile gotico a 3 na-
vate sorrettedacolonnedigranito, è bella
assai, e fregiata di bei quadri, tra' quali
una copia della ss. Vergine di Raffaele
condotta da mano maestra e donata da
S. M. la regina. Erano 3oo anni che il
cattolicismo,proscritto da quelle terre de-
solate dall'eresia, non poteva mostrarsi
a viso scoperto ; e un giornale protestan-
te di colà, mal dissimulando il suo ram-
marico della vittoria ottenuta dalla Chie-
sa romana, si duole che il Papismo ab-
bia ripigliato tanta forza da poter aprire
una pubblica chiesa ! Lo sgomento de'ne-
micièla miglior guarentigia che possa de-
siderarsi dell'essere ben fondate le nostre
speranze.Un dispaccio telegrafico di Stoc-
colma sotto il 2 3 ottobre annunziando l'a-
pertura della dieta,ei precipui capi del di-
scorso della corona, ha pure accennato
tra questi la libertà de' culli. La Chiesa
UPS
cattolica custode e depositaria delle ve-
rità rivelate, non può certamente volere,
come dicono, per se e in massima gene-
rale la libertà de' culti là dove la veri-
tà è conosciuta e confessata : ma dee pur
rallegrarsi di vederle aperto un adito là
donde una falsa politica o la prevalenza
dell'errore sorretto da passioni sfrenate
I' aveano sbandita. Se non è lecito per-
mettere che si opponga la Chiesa, è giu-
sto desiderare che almeno essa possa sceu-
dereincampo a difendersi, e vantaggiarsi
de' diritti eh' ella ebbe dalla sua divina
missione."! I Giornale di Roma del 1 856,
dopo avere riportato a p. iot.5 il testo
del discorso della corona pronunziato dal
re Oscar 1, a p. 1029 notò il seguente pa-
ragrafo,confermativo e più specificato dei
surriferito. » Una illuminata tolleranza
perla fede altrui, fondala sull'amore del
prossimo ed ispirata da una convinzio-
ne divenuta incrollabile, forma l'essenza
della nostra Chiesa. Le antiche leggi, che
tuttavia impediscono la libertà de'culti,
deggiono quindi sparire, affinchè la leg-
ge comune sia posta in armonia col §16.
della costituzione." Si legge nel medesimo
Giornale di Roma a p. go. Tanto nel-
la Svezia quanto in Norvegia la monar-
chia è ereditaria. La legge Salica, trasgre-
dita più d'una volta sotto l'antiche co-
stituzioni, è una delle basi della nuova.
Nel caso che si venisse ad estinguere la
dinastia di Bernadolte, gli stati dovreb-
bero eleggerne una nuova. I diritti della
nazione e del trono furono regolati con
4 alti fondamentali dal 1809 al 181 5. Il
re nella persona è inviolabile, gli è allìda-
lo il potere esecutivo, e gode duplice li-
sta civile, ch'è di 780,000 scudi per la
Svezia e diioo,ooo perla Norvegia, ol-
treché percepisce la rendita vistosissima
de'beni della corona. Nella Svezia la co-
stituzione de' 6 giugno 1809 ha conser-
vato alcun che degli antichi principii ari-
stocratici della monarchia. In Norvegia
all'opposto la costituzione de'4 dicembre
18 1 4 partecipa maggiormente della de-
vot. LXXXV.
Ul'S i~-j
mocrazia, con sistema costituzionale me-
no complicato. Il re regna senza divisio-
ni di poteri, e non governa che col con-
corso dell'assemblee deliberanti, che rap-
presentano sia il popolo come in Norve-
gia, sia i 4 ordini dello stato come in I-
svezia. Nella memoi abile recente guerra
della Russia contro la Titrehia, che de-
scrissi in quest'articolo, il re di Svezia e
di Norvegia, come ivi notai , si unì alle
potenze occidentali alleate della Porta ,
mercè una dimostrazione di significato
ed importanza tanto maggiore, in quan-
to che fondata sopra interessi più veraci,
simpatie più profonde, tradizioni più an-
tiche e più costanti, e senza interamente
rompere la sua neutralità armata, come
la Danimarca. Il previdente trattato di
Stockholm de'2 1 novembre 1 855 di lega
difensiva, assicurò l'integrità de'regni u-
nili di Svezia e Norvegia ed oppose una
barriera insuperabile all' invasioni della
Russia sul Baltico e ne' mari del Nord ;
di quella Russia che sotto il regno del-
l'eroe cavalleresco Carlo XII cominciò la
sua preponderanza nel settentrione, col
decadimento progrediente della Svezia,
che in seguito perde la franchigia de'dazi
del Sund, Stettino colla Pomerania,l'ln-
gria, I' Estonia, la Livonia, la Finlandia.
Al cenno dato sulle strade ferrate di iSVe-
zia in tale articolo, posso qui inoltre di-
re che i popoli del Nord essendosi decisi
intraprendere su vasta scala il loro incre-
mento, la Russia concesse parecchiegran-
di strade di comunicazione, e il governo
svedese nell'ultima dieta propose i seguen-
ti progetti, per la costruzione d'un siste-
ma generale di ferrovie. Essi consistono
principalmente nel fare utia linea fra Sto-
ckholm eGothemburg, per congiungere
le due città, ed il mare del Nord col Rai-
tico; eil a mezza via staccare un tronco
verso nord-ovest, che passando per Chri-
stineham e Carlstadt, raggiunga la fer-
rovia norvegese, in parte già terminata,
per unire Cristiania colla frontiera svede-
se presso la fortezza di Rongsvinger. Una
l7
258 UPS
3." strada dovrebbe partire da Joenkoe-
ping o Liucoping e prolungarsi sino a
Maìmoe sulla costa di. Scania i impello a
Copenaghen. E mediante un tronco tra-
sversale fra Joenkoeping eFalkoeping, si
verrebbe a compiere la rete principale
dellaSvezia e si avrebbe la comunicazione
colle 3 capitali della Scandinavia in me-
no di 20 ore e in>6 con Gothemburg.
Fu pure proposto di costruire una ferro-
via fra StóckholtUj Upsal eia piazza di
Geffedi i8o*chilouietri,anco per conginn-
sere Fai un nella Dalecai lia, occorrendo
j 00,000 franchi per chilometro. Si va-
luta a 100 milioni di franchi la somma
indispensabile pel compiuto termine del
le ferrovie di Svezia e Norvegia. La Da-
nimarca esigeva un diritto di transito dal-
le navi che per recarsi nel Baltico passa-
vano il Sund, stretto di mare tra l'isola
di Seeland e la spiaggia svedese di Maì-
moe, quindi le navi erano sottoposte anco
a visite e indugi. Neh 856 non volendo
più gli Stati Uniti d'America sottostare
a tal peso, furono tenute conferenze di-
plomatiche Ira la Danimarca e le altre
potenze europee, per rendere libero il pas-
saggio del Sund, mediante una quota d'in
denuizzoalla .stessa Danimarca e ripartito
proporzionatamente tra le potenze me-
desime per una sol volta, in luogo del pe-
daggio sin allora sborsalo dalle singole na-
vi. Pertanto si pubblicò nel maggioiS^
il trattato concluso in tali basi per l'abo-
lizione de'dazi del Sund fra la Svezia e
la Norvegia, la Russia, la Prussia, l'OI-
denburgo , il Meklenburgo-Schwerin ,
I' Olanda, I' Annover, 1' Inghilterra , la
Francia, il Belgio, l'Austria, le città an-
seatiche di Lubecca, Brema e Amburgo
da una parte, e la Danimarca dall'altra.
In virtù di tal trattato anche i bastimenti
degli stati che non vi hanno preso parte,
valicando lo stretto, sia all'entrata, sia al-
l'uscita, non saranno più visitati uè trat-
tenuti, vantaggio notabile cominciato il
i."di detto mese. De'dirilti del Sund, che
sono stati per sì lungo tempo pagali dal
UPS
commercio del mondo , dopo negoziali
durati 1 5 mesi co'delegali delle potenze,
lilialmente se ne concluse la compensa-
zione col detto trattato. Le difficoltà ine-
renti alla soluzione di questa questione,
in cui tutte le nazioni commercianti so-
no interessale, erano grandi e per qual-
che tempo anco insormonlabili, il valo-
re capitalizzato de'diritti del Sund ri-
comprati in 2.5 anni, rappresentava una
somma da'i5o a'170 milioni di fianchi,
e che in conseguenza della rapida esten-
sione del commercio aumentavano im-
mensamente. In vece si convenne al pa-
gamento d'87 milioni di franchi. La Da-
nimarca così rinunciò alla percezione ile'
diritti sulle navidelle potenze contrattan-
ti. La Spagna non vi prese parte, e gli
Stali Uniti con particolare trattalo s'im-
pegnarono a pagar la loro quota. La Sve-
zia cattolica possedeva in Roma la chiesa
e il contiguo monastero di s. Brigida, che
descrissi in detto articolo. Dopo la sua
stampa e nel 1 856 il Papa Pio IX ha con-
cesso l'una e l'altro alta congregazione re-
ligiosa de'Salvatoristi e Giuseppiti di 9.
Croce, che dirigono pure le suore ospi-
taliere Marianite. Così per mirabile coin-
cidenza , nel monastero già dell'ordine
del ss. Salvatore, fondato dall'eroina «li
Svezia s. Brigida per gli uomini e per le
donne, le quali doveano ricevere l'assi-
slenza spirituale da' religiosi, con chie-
sa comune e monasteri doppi separa-
ti dalla clausura; ora vi è stata colloca-
la la nominata congregazione, la quale
non solo porta il nome di Salvatorisli,
ma nella sua origine ebbe anch'essa uni-
te le religiose Marianite, delle quali però
al presente soltanto uè ha la cura spiri-
tuale, e non con case religiose doppie. Di
questa nuova congregazione ragionai nel
voi. LXXXIV, p. 62. Leggo nella Civil-
tà cattolica , serie 3.",t. 7, p. 253, che il
re di Svezia, fedele alle sue promesse di
voler almeno temperare il rigore dell'in-
tolleranza protestante che pesa sopra ì
cattolici ed altri dissidenti dalla religio-
ti PS
ne luterana dello stato, fece presentare al-
le 4 camere o stati che formano la dieta,
alcune proposte di legge a questo scopo ,
delle quali il giornale ufficiale di Stock -
liolm reca il testo nel n.° de' 17 giugno
1837, e Io trovo riprodotto a p. 608 del
Giornale di Roma, ov'è detto che il ti-
tolo della proposta intorno alla questio-
ne religiosa è concepito così : Legge ri-
guardatile una Libertà di Religione più
estesa e certe materie, relative. Secondo
esse proposte, si potrà d'ora innanzi ab-
bandonare la religione dello stato ; nuove
comunioni si potranno radunare colla li-
cenza del re; ne vi sarà ostacolo al ra-
duno de' membri d'una religione qua-
lunque j pegli esercizi del loro culto. Si
abroga poi la pena dell'esilio per qualsi-
voglia delitto: Di questa pena erano stati
colpiti parecchi svedesi per aver abbrac-
ciato il cattolicismo. Il nuovo testo della
proposta di legge è molto più largo e li-
berale che non fosse quello già prima
pubblicato sopra i giornali. Questa mag-
giore sua larghezza si deve appunto alla
meraviglia che il rigore di quella legge
aveva eccitato in tutta Europa,stupita a
buon diritto che in uno stato protestante
e perciò difensore della libertà di coscien-
za, ci fosse tanto eccesso di tirannia e di
vessazione contro chi non seguiva il lu-
teranismo. Nel [«resentare alla dieta que-
sti disegni di legge, il ministro della giu-
stizia dichiarò che essi avevano per isco-
pò di porre in armonia il fatto col diritto,
il quale prescrive nell'articolo 16 della co-
stituzione la libertà religiosa. Questa sa-
rà però molto lungi ancora dall'essere as-
sicurata anche dopo l'approvazione della
legge, come osserva la medesima Civiltà
Cattolica. Inoltre questa a p. 378 col-
l'arlicolo: La Svezia e la libertà di co-
scienza , rende contezza delle due classi
di contraddittori che trovò la nuova leg-
ge svedese che temperava alcun poco i ri-
gori dell'intolleranza protestantica nel re-
gno unito; i cittadini e i foraslieri. Questi
si meravigliano delle strettezze che quella
UPS 259
legge ancor lasciava alla libertà religiosa;
quelli si spaventano della nuova larghez-
za che avrebbero d'ora innanzi i dissiden-
ti dalla relicione officiale. Fatto è che tutti
gli oratori della nobiltà, del clero e della
borghesia, i quali parlarono nella dieta,
contraddissero alla legge, e l'opposizione
crebbe di giorno in giorno. Sembra che
unica cagione dell'opposizione sia sta-
ta la paura che gli svedesi hanno de'
missionari cattolici : il che fa grande ono-
re alla religione cattolica, la quale così
viene riconosciuta come la sola, quando
sia liberamente predicata, che può atti-
rare a se gli animi e i cuori. La Svezia
è dunque in timore di dover essere pre-
sto o tardi nuovamente cattolica, se non
si pongono nella legge restrizioni precise
contro i missionari della Chiesa romana.
Finalmente la Civiltà Cattolica de' 5 set-
tembre 1857 osserva , che nella Svezia
poca speranza rimane a'eattoliei di ve-
der approvato anco quel poco di libertà
che loro prometteva il disegno di legge.
1 protestanti svedesi abitanti, com'essi di-
cono, la terra classica della libertà, vo-
gliono che si continui,come per l'innanzi,
a bandire dal regno chi esce dalla chiesa
ufficiale , ed a carcerare e far digiunare
a pane ed acqua coloro che, pregando in
comune, usano altro rituale che l'appro-
vato. Il tribunale supremo ha già votato
che si mantenga questa legislazione. Ora
il comitato di legislazione della dieta ha
aderito a quel voto, e colla maggioranza
di 5 voti chiese che la legge sia rigetta-
ta. De'4 ordini di persone componenti la
dieta, si può credere che quello solo de'
borghesi sia favorevole alla legge, e gli
altri 3 del clero, della nobiltà che lo se-
gue, e de'contadiui che segue ambedue,
voleranno contro, e così proveranno an-
cora una volta non esservi gente più in-
tollerante di quella che ha sempre in boc-
ca la tolleranza, perchè la vuole unica-
mente per se e pe'suoi simili. Il re Oscar
1 ad onta di sua fresca età caduto in de-
bole stato di salute, l'i 1 settembre 1857
26o URA
emanò il proclama riportato dal Gior-
nale diRomaap. 8q6, riguardante l'am-
ministrazione del regno unito durante la
sua malattia, che affidò in suo nome ad
un consiglio di stato composto d' egual
numero di membri svedesi e norvegiani,
col nome di Governo interino della Sve-,
ziae Norvegia.Cou temporanea men te in-
dirizzò analogo messaggio agli stati del re-
gno unito, proponendo loro d'invitare il
suo primogenito principe ereditario Car-
lo duca di Scandinavia (che vuoisi dichia-
rato partigiano dell'unione Scandinava),
ad assumere nel suo reale nomee confor-
me alle leggi il governo, finché sarà in
istato di riprendere le funzioni del sovra-
no potere. Indi il re con ordinanza de'^nì
settembre conferì la reggenza al prefitta
principe reale suo figlio, il quale prestalo
il giuramento al consiglio di slato, assun-
se il governo de'due regni riuniti,con tutta
la potenza e autorità reale.
URACH Coiyone, Cardinale. Tede-
sco e già eremita, poscia canonico rego-
lare di s. Nicola d'Arvasia, e uno de'fon-
datori di quella congregazione, siccome
di santa vita, e fumilo di dottrina e chia-
ro per eccellenti qualità, verso il i 107,
mentre Pasquale II stava in Francia, lo
creò cardinale vescovo di Palestrina,e nel
1 1 1 1 lo mandò legalo in Palestina. Ivi
avendo appreso, che Enrico V imperato-
re, persecutore della s. Sede, avea in Ro-
ma con empia violenza imprigionato il
Papa e i cardinali e strascinati in Sabina,
irritati i vescovi celebrarono contro il fe-
difrago principe i concilii di Gerusalem-
me, e poi di Grecia, d'Ungheria, di Sasso-
nia, di Lorena, di Francia e diColonia,che
presieduti dal Cardinale, Enrico V fu con-
dannato a sempiterna ignominia. Torna-
to in Roma, intervenne al concilio di Lu-
terano, e nel r 1 17 consagròe dedicò nella
catledraledi Galestrina eryptam et alta-
re, in cui riposavano i corpi di s. Agapito,
e de'ss. Gordiano e Abundio, e le reliquie
di s. M diano e di s. Ninfu, e per memoria
v\ fu posta una marmorea iscrizione che ri-
UR A
portano Ughelli nelP Italia sarra, eCec-
coni nella Storia di Palesfrina. Man-
dato nuovamente legato in Francia, rin-
novò le scomuniche contro Enrico V nei
concilii di Beanvais, di Chalonse di Colo-
nia. Restituitosi in Roma, nel concilio di
Lalerano vigorosamenteparlòcontro l'in-
degno imperatore, con ammirazione e ap-
provazione de' padri. Fu quindi inviato
in Germania a confermare que' popoli
nella divozione della Chiesa romana, mal-
grado le opposizioni e gli sforzi d' Enrico
V, che dichiarò di nuovo scomunicalonei
concilii di Colonia e di Frizlar. Fu assen-
te all'elezione di Gelasio II, ma passato
questi in Cingili si recò a ossequiarlo, e
venuto il Papa a morte, per la somma e-
stimazione che faceva dello zelo e della
capacità del cardinale, lo designò per
Sueres.wre (Ir.) a'cardinali ivi presenti.
Egli però nella sua profonda umiltà, ea-
lieno d'ambire il pontificato, esclamò: Dio
mi guardi, che io indegno e infelice abbia
a sostenere un peso sì grave. Passato il
Papa all'altra vita,egli persuase i cardinali
e si adoprò perchè in sua vece fosse eletto
Calisto II. Con questi fu a'concilii di To-
losa , di Rebus ed altri tenuti in Fran-
cia. Morì circa il fine deli 122, ma Pe-
trini lo dice ancor vivo neh 1-23, Yielle
Memorie.' Pre ne siine , altamente lodato
per le sue grandi benemerenze colla Se-
de apostolica. Baronio lo chiama O.ldo-
ne; Novaes, Conone e Ottone; altri Co-
rione; Ughelli, Conus sive Canon. Non
essendo stato conosciuto da Cardella, co-
me notai a Palestrin*, a Conone non ne
feci biografia. Avendo poi trovato le sue
notizie e cognome, qui vi ho supplito me-
glio, altre nozioni potendosi leggere ne'
ricordati autori.
URACH o URRACR Corrado, Car-
dinale. De'signori di Schwitz , svevo di
nazione, e canonico di s. Lambertodi Lie-
gi , dato in ostaggio da suo zio duca di
Lorena, insieme con Bertoldo suo fratello,
a Filippo duca di Svevia , si obbligò a
Dio con voto, che se liberato l'avesse da
UR A
quella servila, avrebbe vestilo l'ubilo mo-
nastico cistcrciense, nel monastero ili Vii*
lai io nel Dia bau te, come fedelmente e-
seguì. In progresso ili tempo (u eletto
priore e abbate ili detto monastero, die
per tua industria, diligenza e buona con-
dotta, crebbe di molto nello spirituale e
uel temporale. Chiamato quindi a leg-
gere il celebre monastero di Chiaravalle,
Io governò con saviezza, prudenza e di-
screzione mirabile, onde d'unanime con-
senso de'monaci, per le sue eccellenti pie-
rogati ve,congiunle ad esimia santità ili »l«
ta,fu sollevalo alla generale prefettura del-
l'ordine cislerciense. Dopo due anni e nel
dicembre 12 iGOuorio III lo creò cardina-
le e poi vescovo di l'orto e s. Rumna, che
altri ritardano al 12 19. Si narra di lui,
che l'estremità delle dita, colle quali nel
celebrare i tremendi misteri maneggia-
va il sagrosanto corpo di Cristo, traman-
davano ogni nulle, come fossero scintil-
lanti facelle,lale prodigiosa luce colla qua-
le eragli agevole leggere le divine Scrii*
ture, e che la B. Vergi uè lo degnò di sue
frequenti visite. Venne impiegalo nella
legazione di Liuguadoca contro gli albi*
gesi, la quale culla direzione di s. Dome-
nico ebbe felicissimo successo, l'ero do-
vette il cai dittale sostenere immeuse fa-
tiche e molto pali, fino a correre rischio
di vita. Fra le altre cose celebrò uu cou-
cilio iu Seta, alla cui apertura interven-
ne Filippo li re di Fraucia,quautunque
cagionevole e gravalo di febbre, che poi
lo trasse alla tomba neh 223, ed il car-
dinale cou molti vescovi assistè all' ese-
quie. Uu altro sinodo fu da lui Iconio iu
l'uy, per punire Cosone abbate d'Alet,
che soppresso il suo monastero vi avea
introdotto alcuni canonici secolari, incor-
porando i fondi al capitolo di iNarboua.
Collo stesso carattere di legatosi trasferì
in Ispagua e Germania, per trovar aiuti
e soccorsi di gelile e di denaro , per la
spedizione di Terra santa. Ad iusinuazio-
ne del Papa, diedi lui intonile va valersi
iu vaulaggio ddluChiesa universale, e che
U R A
261
protestò non doversi un lume cosi sfol-
goreggiaule rinchiudersi tra le mura d'u-
na provincia o d'un regno ancora, ricusò
generosamente i vescovati di Liegi e di
lievi neon. Dopo la morte d'Onorio IH,
divisi i cardinali per l'elezione del suc-
cessore,fecero uu compromesso nella per-
sona di 3 cardinali. Fu compreso in que-
sto numero Corrado, in favore del quale
si dichiararono gli altri 2 compromissari
per farlo Papa; egli però si oppose cou
generosa e intrepida gagliardia a silfalto
disegno, distogliendoli ellicacemeute dal-
la meditata elezione, e si adoperò ili ve-
ce per quella di Gregorio IXt come ri-
levai nella sua biografia. Terminato il
conclave, restituitosi alla legazione, con-
vocò un concilio in Colonia, nel quale ful-
minò sentenza di scomunica conilo gli uc-
cisori dell'arcivescovo e martire s.Eugel-
berìo, che ascrisse nel numero de'santi,
e promulgò utilissimi decreti riguardanti
la disciplina di quel clero. Dopo di che
rivolse le sue cure al buon regolamento
dell'uni versila di Montpellier, che resti-
tuì all'antico luslrj e splendore, da cui
era de< ulula. Convocò due altri, sinodi,
uuoin Mugnaia, in cui furono pubblicali
14 canoni , i quali nella maggior parte
condannarono il già vissimoabuso di que-
gli ecclesiastici, che con illeciti commerci
macchiavano la salitila del loro caratte-
re, e la simonia de'Iaiei nella collazione
de'benelizi di giuspadi oualo. Fu iu que-
sto smodo, che ascrisse al numero de'san-
ti Engelbei lo, dopo uu anno che avea ri-
cevuto la corona del martirio. L'altro fu
celebrato in Liegi, per la riforma del cle-
ro e per ricevervi le giustificazioni de've-
scovi di Munsler e d' Osnabruch, accu-
sati complici dell' uccisione di s. Engel-
bei lo, le quali uon essendo reputale suf-
ficienti, furono i due prelati sospesi e tra-
smessi a Roma , allineile dal Papa fosse
definita la loro causa. Questo deguo car-
dinale impiegò utilmente l'opera sua iu
sopire gli scismi e quietare le discordie ,
ad oula delle calamità a cui si trovò e*
a6a URA
sposto.. Ebbegraude impegno di promuo-
vere la diffusione del nascente ordine di
s. Domenico, al che fu eccitato dalTap-
parizione della B. Vergine, di cui era di-
volissimo, confortandolo a proseguir l'o*
pera cominciala, come riporta il Matrac-
ci nella Porpora Mariana, p.io3. Gre-
gorio IX l'inviò legato in Oriente contro
i saraceni per la sagra guerra, e vi si con-
dusse co'crocesignati; compila la quale.,
passò alla visita de'santi luoghi, dove u-
u itoti a un santo romito visse con esso al-
cun tempo. Ma per la debolezza di sua
complessione , non poteudo più lunga-
mente perseverare nel tenore di vita a-
spia e austera, determinò di tornare in
patria. Ivi oppresso dall'immense soste-
nule fatiche, riposò nel Signore circa il
12 29, eh e l'epoca scolpita sulla sua tom-
ba, chiaro per viriti e miracoli. Trasfe-
rito nel monastero di Chiaravalle, fu tu-
mulato presso il sepolcro di s. Bernardo,
in un avello di marmo fregialo di magni-
fico epitaffio in versi leonini, che risente
la barbarie de' suoi tempi, li suo nome
trovasi registrato nel calendario cistcr-
ciense col titolo di sauto, come ancora nel
Martirologio Gallicano d'Andrea Suus-
say.
URANOPOLI. Sede vescovile di Ga-
lazia nell'Asia minore. Uranopoli, Ura-
nopolitan, è un titolo vescovile in parli-
bus, sotto l'arcivescovato simile d' And-
ra, che conferisce la s. Sede. Per morie
di Giuseppe Olechowski essendo vacante
il titolo, Leone XII nel concistoro dc'23
giuguo 1828 lo conferì a mg.r Gio. Ba-
guasco palermitano, dottore in teologia,
predicatore e parroco, esaminatore pro-
sinodale della diocesi di Catania e di Pal-
li, con quell'elogio che si legge nella pro-
posizione concistoriale, nella quale questo
titolo èdello: Ecclesiae Uranopolilanae.
Dipoi fu latto vescovo d'Urauopoli mg."
Giuseppe Ileudreu de'miuori, che il Pa-
pa Pio IX a'20 settembre i85o fece i.°
vescovo di Cliflou e amministratore apo-
stolico di Plymouth (K). Io temo che sia
U R A
invalso un errore di nomeuejatura, con
Beri no poli (F.) e l'etinopoU, mentre so-
no con Uranopoli una stessa città e un
medesimo titolo vescovile; poiché sebbe-
ne non trovo Uranopoli uè' geografi sa-
gri, ed in soli due di que'profaui, dagli ad-
dotti esempi la s. Sede lo chiama Uranopo-
li'.IIBaudt and i\t\LeoQiconGeographicuni
parla di Iranopolis oppidum erat Ma-
cedoniae sub monte Alho, ab Alexandre
Cassandri regisfralre conditum. Fuil ti
\irbs episcopale Pamphyliae a pud Piolo-
inaeum, et alia Galaliae exlibris Conci-
liorum. Intatti leggo inTolomeo, Geogra-
fìa universale della terra, par. i.a, lib.
5, p. 4° : Franonopoli di Carbalia nel-
la Panfilia, e nell'indice Uranopoli. Ma
uè Tolomeo, uè Baudraud registrano uè
Beriuopoli, uè Veriuopoli. Che Berillo-
poli e p'erinopoli sono una stessa se-
de vescovile io dichiarai neh. "di tali ar-
ticoli ; ma con una Notizia la dissi nella
provincia ecclesiastica d' Iconio , avver-
tendo però che Commanville aeW'Histoi-
re de lous les Archeveschez et Eveschez,
laqualifica suffragauea ò'Ancira (di que-
sta riparlai nel voi. LI , p. 324, 'v' l)U'
landò cht Beri nopoli sua suthaganea, al-
tri chiamano A erinopoli o Uranopoli),
nella i.aGa!azia, esarcato di Ponto, e del-
la pure Sanctae Crucis. 11 Mireo, Not'uiii
Episcopatuum, a p. io4> il vescovato lo
registra sotto Andra, dicendolo Verino-
politanus, sive Crucis. Il p. ab. Carlo da
s. Paolo, Geographia sacra , riferisce u
p. .';■.>, 7, descrivendo la provincia della Ga-
lazia 1/ con Andra per metropoli, che
tra le sufiiagauee è Berino polis civitas li-
bro Conciliorum et Noliliac antiquac: sed
hujus episcopum non inveni ante Slepha-
no, qui Synodo Conslantinopolilano ge-
nerali FI subscripsit. Finalmente trovo
nel p. Le Quieu, Oriens Christianus , t.
1 , p. 48 1 : Ecclesia Ferinopolis seu Bc-
rinopolist sive Staarus in Nolitia Leonis-
quod postremo ejus nomea Crucem signi-
ficai. Ferinopolim appcllalum palo a I e-
linaZcnouìs imperaloris sociu,Ariaducs
ORA
n imi rum uxoris illius genitrice. Priscum
cj'its nomea incomperlum est. Di più an-
ch'egli la dice diocesi dell'esarcato di Poa-
lo, della metropoli d'Ancira, e ch'ebbe a
vescovi; Stefano, che sottoscrisse nel G8o
al 6." concilio generale ed a' canoni in
Trullo, Sle phanus misericordia Deiepi-
scopus F ermo politanorum Galatiaepri-
mae; A.iiliiiìotepiscopus f èr ino polis, che
irovossi nel 692 al 7.°conciIiogenerale;Si-
sinnio, misericordia Dei episcopus f eri-
nopolis, intervenne all'8.° uell' 869 , ed
ali' altro di Costantinopoli uell' 879 pel
ristabilimento dell'iniquo Fozio,dopo la
morte di s. Ignazio. Adunque sono sino-
nimi Uranopoli , Berinopoli, Verinopo-
li, ma la s. Sade usa la i." denomina-
ziooe.
URATISLAVIA. F. Whatislavia.
URBANI A (Lrbanien). Città con re»
sidehza vescovile, e sede di governo del
distretto d'Urbino, nella legazioue delle
Marche, già d'Uibino e Pesaro, distante
da s. Angelo in Vado circa o più di 6 mi-
glia, 7 da Urbino, e da Roma poste 27. E
bene costrutta in un piano circondalo da
culline, che la restringono, e in mezzo vi
passa il fiume Melauro; per la quale ri-
strettezza e corso del fiume nouè vero che
l'aria vi sia poco salubre, come dice il Re-
posati, meutre invece prima di lui il Ci-
marelli ne avea lodala la bontà dell'aria,
ed eziandio altri, e il moderno Caliudri
all'erma che l'aria è buona. Altrove il Re^
posali aggiunge che il Melauro scorre in-
torno ad Urbania, per cui sembra un' i-
sola; e perciò erra il Castellano che la vuo-
le posta sulla destra riva del fiume. Cer-
io è che il Melauro circonda Urbania per
modo che la rende penisola. Quasi tutta
la città è abbellita nelle sue principali vie
da sufficienti portici, alla foggia di quelli
di Bologna, che rendono più grata la co-
modità del passeggio, ed ha buone piaz-
ze. Maggiormente però la rende vaga il
sontuoso palazzo che vi si ammira costrui-
to da Federico Feltra 2.0 duca d'Urbino,
una delle più belle e magnifiche fabbri -
U R B *G3
che dello sialo omonimo, ed ove a dipor-
to solevasi egli condurre, ed in seguito i
suoi successori, fra' quali Francesco Ma-
ria II che vi soggiornò per molli anni e
vi fini i suoi giorni. Questo 6.° e ultimo
duca d'Urbino per suo sollievo, presso la
città che soleva chiamare elicilo luogo,
vi formò un delizioso parco murato, e ucl
vicino colle Ber ticchio un'amena villa con
giardino e cacce riservate, di gran copia
di cervi , capri e daini. 11 palazzo ducale
passò in proprietà della virtuosa princi-
pessa d. Antonietta Lilla Albani di Ca-
slelbarco di Milano. Tuttora ha bellissi-
mi pavimenti di quadri di maiolica du-
rali lina, dipinti a diseguo con figure gran-
di e ben intese. Decorosa è la resilienza
del governatore, ampio e comodo V epi-
scopio prossimo alla cattedrale. Quest'an-
tica chiesa, la cui nuova esterna facciala
è in costruzione , è sagra a Dio e sotto
l'invocazione di s. Cristoforo martire pro-
tettore della città. Ha il batlisterio e la
cura d'auime affidata a 4 curati e parrò-
chi, eletti per coucorso e approvali dal
vescovo, l'uno e l'altra essendo gli unici
d' Urbania, la quale è divisa in 4 l'ioni.
In essa è in gran venerazione la prodi-
giosa immagine della Madre delle mise-
ricordie ossia la B. Vergine Immacolata
delta de'Portici, nella sua nobile e orna-
ta cappella, situata a cortili Evangelia in
capo alla chiesa, e che a suo luogo dovrò
celebrare. Il capitolo si compone di 4 di-
gnità, la 1 /delle quali è il preposto, le al-
tre l'arcidiacono, 1' arciprete, il primice-
rio; di 1 o canonici, comprese le prebende
del teologo e del peniteuziere, di 8 man-
sionari e di altri preti e chierici addetti
all'uffiziatura divina. L'insegne corali del-
le diguità e de' canonici sono il rocchet-
to e la mozzelta di color paonazzo, quel-
le de'mausionari la cotta e la mozzelta ne-
ra. Vi sono altre chiese, nonché quelle
co'convenli de'minori osservanti riforma-
ti nel parco (nel quale convento fu tenu-
to capitolo nel 1 5o8, e la comunità di Du-
rante fece tutte le spese), e de'cappucci-
264 u R B
ni, quelle co'monasleri delle benedettine
e delle Clarisse. 11 p. Ci valli nella Fisita
In enfiale della provincia de' minori con-
ventuali della Marca a" Ancona, presso
il Colucci, Antichità picene, t. 25, descri-
vendo la Custodia iV Urbino , n p. 201,
parla di Castel Durante, precedente no-
me d'Urbania, e dice ebe il suburbano
parco ducale, al suo tempo era pieno di
varie sorte d'animali, nel cui mezzo sor-
ge la cbiesa e il convento de' minori os-
servatili riformali, die dice mollo belli,
delizioso luogoebe il Bellucci celebrò con
questi versi : Durantis posilo* fluviali
margine inuros- Vidimus, et lacunt qui
moenibus undique cinctus- Gerla feris
semper slatto venantibus apla est. Ag
giunge, che in questo luogo i minori con-
ventuali e un miglio distante ebbero sul
Aiutile s. Pietro, un convento ritenuto fon-
dato sin da'tempi di s. Francesco, il qua-
le poi fu trasportato dentro l'abitato nel
silo comprato dall'ordine nel 1286 vici-
no alla corte del duca, col nome di detto
santo (pare die la cbiesa sia sotto l'invo-
cazione della Natività della Beala Vergi-
ne); convento comodo, cbiesa grande con
molle cappelle e pitture assai belle, par-
ticolarmente T esprimente l'adorazione
de'Magi. Che la chiesa fu consagrata nel
]33y da'vescovi di Camerino e di Cagli
(leggo neirUghelli deli. "Francesco Beau*
caleoui, del 2." fi. Alberto de Sicardisde'
minori), e arricchita di ss. Reliquie; e nel
convento vissero i padri molto onorati, e
nel i352 e i5o6 vi si tennero capitoli.
Anche Ueposati dice che prima 4 d'ano i
conventi religiosi d'Urbania, oltre i 2 mo-
nasteri di monache tuttora esistenti. L'al-
tra casa religiosa era quella de' chierici
regolari minori del ss. Crocefisso, fuori
della porla del Parco, nella cui chiesa ri-
posano le spoglie mortali dell' amato
Francesco M.* Il prelodato, tìella tomba
da lui vivente fabbricata , il quale dopo
(i vervi introdotti tali religiosi e assegnate
rendile pel mantenimento di 1 2, e collo-
catavi la sua famosa libreria che loro af-
U R B
fi In, sovente con essi s'io tratteneva in e-
roditi ragionamenti. Il seminario Barbe-
rino, cos'i detto per essere stato eretto sot-
ti» Orbano Vili, fiorisce pel numero de-
gli alunni, e negli studi per l'ottimo in-
Si'guamenlo di riputati professori, e lo ri-
levo ancora dal prospetto della premia-
zione dell'anno scolastico 1 856, ove si di -
ce, che presiede agli studili preposto del-
la cattedrale m™/ Gaetano de'conti Leo-
nardi cameriere segreto soprannumera-
rio di Sua Santità, oi;n amento di sua no-
bilissima famiglia. Altri due seminari mi -
nori sono in Mercatello ed in Sasso Cor •
baro, luoghi della diocesi, anch'essi deno-
minali Barberino pel detto molivo. Inol-
tre nella città vi sono le maestre pie, i ric-
chi ospedale e molile di pietà, due monti
frumenlari, e diversi sodalizi. Quanto al-
l'ospedali?, leggo nel Giornale di Roma,
che ora va ad ingrandirsi, coli' erezione
d'una casa di ricovero pe'poveri abban-
donati, per la quale vi ha concorso con
cospicuo dono il Papa Pio IX, il (piale
dopo a ver onorato di sua presenza nel fi-
ne di maggio 1 8J7 la provincia d'Urbi-
no e Pesaro, il magistrato urbaniese de-
putò il concittadino a vv. GaetanoRossi vi -
ce-presidente al tribunale forlivese , ad
umiliargli in Bologna le più vive azioni di
grazie. La pietà degli urbaniesi, già du-
rantini, si esercita anco in altre opere vir-
tuose, fra le quali l'opera pia della Pro-
pag'izione della fede (JT.) fa gl'infedeli,
che stampa gli annui sui rendiconti , e
quella della s. Infanzia, di cui riparlai nel
voi. LXVII, p. 288; opere sante ed emi-
nentemente cattoliche, delle quali è del-
la i." zelante chiliarca e della 2.* diligen-
te tesoriere il conte Pietro Leonardi pa-
trizio urbaniese, lodato per pietà e singo-
lare amor patrio, la cui pianta e virtuosa
moglie era parente del glorioso Pio VII.
Rilevano Reposati e Cilindri, che le ma-
nifatture particolari d' Urbauia erano le
sue maioliche ben lavorate, leggere, me-
glio verniciale e colorite di molle altre.
Antica è la celebrità e rinomanza dello
UH B
inai. lidie duranline e urbaniesi, dipinte
elegantemente ne' vasi, ne' piatii e altre
stoviglie, con bellissimi disegni di storie,
con isleintni,emblemi e altro. Le lodai an-
cbe celebrando quelle di Petti' «( ^.)j* nel
voi. LXXXIV,p. 219 e seg. Le fabbri-
cbedi maiolica fiorirono molto in Urba-
nia per il favore de'duchi d'Urbino, spe-
cialmente di Francesco Maria II. 1 fran-
cesi gli diedero il vanto dopo quelle di
Faenza; di versi scrittori fecero altrettan-
to. Si può vedere Gio. Battista Passeri :
Discorso, che conlienc la storia delle pit-
ture in maiolica d' Urbania, cioè a p. 3 1 5
Dell'istoria de' Fossili del Pesa rese ed al-
tri luoghi vicini, Bologna 1 775. E del eh.
G. Ignazio Montanari la Lettera intor-
no è Ile maioliche dipinte raccolte dalca v,
Domenico Mazza, Pesaro 1 836. Il quale
cavaliere uou contento di aver lasciata la
sua pingue eredità per l'erezione d'un 0-
spedale, volle anco che la sui raccolta, ad
onore della patria, si conservasse in per-
petuo; ed in essa si ammirano pure le bel-
lezze delle maioliche eugubiue. Il eh. ur-
bauiese Giuseppe Raffaelli, professore di
belle lettere, scrittore delle patrie memo-
rie, è perito conoscitore delle maioliche
lavorate in Urbania , come ricavasi dal
suo opuscolo impresso nel 1 846 in Fer-
mo dal Paccasassi, Memorie i storiche del-
le maioliche lavorate in Castel Durante
o sia Urbania compilate ec. Degnamen-
te le intitolò a quel fiore di letteratura
eh' è l'avv. Raffaele de Minicis di Fermo,
il quale insieme col non meno dotto suo
fratello avv. Gaetano , indefessamente è
intento a raccogliere nel prezioso dome-
stico museo le maioliche dipinte, special-
mente in Castel Durante; e di lui si bau-
no, Cinque Lettere sulla raccolta delle
maioliche dipinte delle fabbriche di Pesa-
ro e della provincia Metaurense di Gere-
mia Delsetle esistente in Bologna. L'au-
tore delle dette Memorie, giustamente do-
lente di veder decimate da 3 secoli le fa-
migerate maioliche durantiue-urbaniesi,
per la celebrila cui erano salite iu tutta
U R B 265
Europa, da tanti accorti raccoglitori, per
cui ormai poco restava di sì leggiadri la-
vori, con lodevolissimo intendimento si
dedicò a riunire quante mai memorie gli
riuscì trovare su queste patrie manifat-
ture, almeno perchè ne restasse imperi-
tura ricordanza, deplorando l'obbrobrio
di far mercato dell'avite opere per basso
guadagno. Il magistero di queste mera-
vigliose maioliche o vogliaui dire dell'ar-
te plastica, ceramica, fittilia, figuliuaria,
del vasaio e del boccalaro, pare che s'in-
troducesse quando intorno all'abbazia di
s. Cristoforo mg.r Durante edificò per e-
ternare ilsuo nome il ben architettato Ca-
stel Durante, laddove fra'selvosi Àpeuni-
ni il veloce M etauro co'suoi bruni gorghi
e il torrente Maltempo co'dirupati bur-
roni rendeano il Cerreto inaccessibile pe-
nisola. Il che risale al 1 28 \, quando cioè
Papa Martino IV ordinava al prelatoche
colle macerie del due volte arso Castel del-
le Ripe rialzasse agli sbandati Guelfi (P.)
più sicura stanza. La gran (piantila di
ceni ed abeli allenati per disboscar la pe-
nisola, la creta del circonfluente Melau-
10, a giudizio di Vasari gentilissima so-
pra l'altre d'Italia, il fiero abbonimen-
to d'aver commercio cogl'iutet delti Ghi-
bellini ( /'*.) distruttori di loro patria, da'
quali erano per ogni dove circondali, è
ben naturale che per tutti gli accennati
motivi consigliassero que'profughi disgra-
ziali a chiamare nella costruzione del nuo-
vo paese, insieme cogli altri artisti,aucorai
vasari. L'imperiosa brevità che mi è leg-
ge, impedisce che io segua il dotto scrit-
tore, il (piale veramente nou pure alla pa-
tria sua ina all'Italia ha donato un eru-
ditissimo trattato sull'arte delie maioli-
che lavorate, principalmente delle duran-
tine, e se a vessi spazio ne ornerei con bre-
vi cenni quest'articolo. Con pena dunque
soltanto mi limiterò a ripetere i capi del
suo ini poi tantissimo libro, da'quali si può
prendere un'idea del bellissimo studioso
lavoro. Epoca dello. stabilimento delle ma-
ioliche iu CaslelDuraute.Peifeziouanieu-
266 IRB
lo delle dottatine maioliche. Auge tlelle
pitture iu queste maioliche dui i5a5 al
i 58o. Cartoni eseguiti su queste maioli-
che. Pittori durantini io maiolica. Delle
tene. Delle varie sorte di vasi. De'colori.
De'mol'mi. Delle fornaci. Celebrità delle
dui alitine maioliche.Decadeuza delle du-
ìanlinemaioliche. Vaserie durauline. Ar-
tisti durantini, Siccome poi questi e i pit-
tori appartengono agli uomini illustri du-
rantini,de'principali ile'quali mi propon-
go fare ricordo,così conùncierò da essi. A v-
verle il eh. Raflaelli, prima di parlare di
que'maestri pittori durantini in maiolica,
i quali eternarono co'loro pennelli que-
sta patria manifattura, non dover mera-
vigliare se fra essi figurano taluno delle
principali famiglie, perchè 1' arte antica-
mente era tenuta nobilissima e in gran
pregio, altrettanto praticandosi in Gub-
bio, Urbino e altrove; opportunamente
ricordando che Agatocle re (tiranno di Si-
racusa, figlio d'un vasaio di cui in gioven-
tù esercitò la professione, gloriandosi di
t>ua oscura origine, col dire ch'ei non ces-
sava d'esser vasaio quantunque cingesse
il diadema, per cui ostentava d'aver sul-
le sue mense i vasi di terra misti co'vasi
d'oro) ogni anno presentava i senatori
d'un vaso tornilo di sua mano; e che Al-
fonso 1 duca di Ferrara inventò il vaghis-
simo bianco ferrarese. Bernardino Dolci
in fiore sul i/±5o, buon pittore e assai a-
bile negli stucchi, non dipinse piatterie,
ma fornì belle bozze di nobili plastiche.
Sebastiano Sabatini detto Martori, il più
antico valente pittore duranlino, la vivez-
za de'suoi colori non fu vinta mai da nes
suno;sul nascer del secolo XVI fiorì. Gior-
gio Picchi il Vecchio^ già compagno del
precedente, lasciò a'figli una fabbrica fio-
ritissima. Cecco o Francesco del Vasaro.
Guido Beruacchia dipinse 3oo vasi per
la spezieria di Palermo. Orazio Fontana
non ebbe pari in ritrattar bozze, idear
miste, distribuire i colori, calcolategli ef-
fetti del fuoco nelle maioliche; fu princi-
pal campione uell' arte, e suoi cupi d'o»
un
pera e delle maioliche si vogliono i più
bei vasi della spezieria di Loreto, stima-
ta da Cristina regina di Svezia sopra tut-
to quel tesoro: venue lodato a cielo da
quanti scrissero delle maiuliche.il suo fra-
tello Camillo a lui solo cedeva in valor
di pittura. 11 Cav. Cipriano Piccol Passo
di famiglia oriunda di Bologna, dotto rid-
i'arte figulinaria, in creare stupendi di-
segni a niuno secondo riuscì. Scrisse 3 li-
bri dell' Arte del Vasaio e de suoi se,-'
greti j ed un libro su\V Architettura e
fortificazioni di tutte le città e terre del-
l' Umbria j oltre un' opera Astrologica
de Partibus. Ubaldo Scaonavino dalla
Morcia, antico villaggio di Castel delle Ri-
pe, da gessarolo vinse tutti nel grido di
maneggiar lo slecco. Luca e Angelo Pic-
chi, figli di Giorgio il più commerciante
fra'duraulini vasai; pel decantato loro no-
me ricevettero da'genovesi ordinazioni di
piatterie e d'ogni altra specie di vasi in
Tari modi dipinti, per portarli fino a Pa-
lei ino. Simone da Colonelio eseguì una
piatteria per Sicilia , e 202 vasi da spe-
ziale. Pier Francesco Calze pittore di sto-
viglie. Luzio Dolci figlio delf encomiato
Otlaviano,egregiameute dipinse anche in
tela, Probabilmente fu suo fratello Pier
Francesco valente pittore nel 1 558, al cui
tempo fiorivano in Castel Durante i3
fabbriche di maioliche da due e tre for-
naci: ebbe a nipote Agostino. Maestro A ^
gostino Apolloni fu grande in pittura e ri-
lievi,a detto del d.r Flaminio Tei zi, auto^
re degli Annali Durantini, mss. esisten-
te in originale nel municipale archivio
d' Urbania, os-<ia la Cronaca di cui poi
profitterò, la quale vuoisi dal suo anno-
tatore scritta poco dopo il 16 16; moren-
do nel 1 602 adottò in figli i poveri, legan-
do al s. Monte i vistosi suoi beni. Il cri-
tico annotatore di tal Cronaca dice che
deve rendersi il suo a chi si deve. L' A-
polloni nacque di madre durautiua , ma
per padre fu di s. Angelo in Vado, tut-
toché la maggior parte di sua vita la pas-
sasse in Castel Durante presso lo zio ma-
URB
terno. Giorgio Picchi il Giovane, figlio
età Angelo già lodalo, rifulse fi 'a'prinii di-
scepoli del famoso mimiate Barocci, nel
disegnare ebbe pochi eguali, niuno nel-
la velocità del dipingere. Lasciando di di-
pingere nella patema vaseria, eseguì va-
ri dipinti altrove: in lìonia la Scala San-
ta, la sala ove si faceva il Papa (ina l'e-
lezione allora procedeva nella cappella Si-
stina), tutta la cappella di s. Gio. a Porta
Latina, non poco uella libreria Valicaua:
iti patria il chiostro di s. Francesco, nel-
la chiesa la Concezione e il Paradiso , la
Cena nella fraternità del ss. Corpo di Cri-
sto, e la chiesuola del Carmine. Giustino
Episcopi o Lavolini, lasciala per tempo
la paterna vaseria, si recò in Roma a im-
parare la pittura, e tornato in patria con
gloria vi lasciò belleopere magnifiche, fra
le quali il quadro grande all'aitar mag-
giore di s. Caterina, di s. Maria della Mi-
sericordia , e lo Spirito Santo oggi nel-
1' episcopio. Perla vaseria Episcopi ese-
guì stupende bozze e cartoni , allorché
mancava di lavori in tele o a muro, o pet-
ti astullo.FrancescoSal vi dipinse alla con-
fraternita di s. Giovanni la candela bene-
detta da presentarsi alla duchessa. Ac-
curzio Magmi accurato pittore nella de-
cadenza dell'arie. Gio. Baltisia e Gio. Lu-
ca Carli, padre e figlio, ma meu che me-
diocri. Francesco Barlocciui deli636, il
miglior pittore del suo tempo, e siccome
le maioliche ogni dì più scemavano di cre-
dito, d'ordinario dipingeva in tela. Tom-
maso Amantiui estremo fra' pittori del-
l'antiche maioliche, indi scultore eccellen-
te e buon plastico ; sepolto nella chiesa di
S. Biagio della Fossa di Roma, essa non
più esiste. Degli artisti durantiuio vasai,
1' autore riporta uu lungo catalogo, così
delle 32 vaserie durauliue. Dice che le
varie sorte de' vasi ordinari erano di 3
classi, a torno, a forma, ed a slecca. Ra-
gionando poi della celebrità delle durau-
liue maioliche o urbaniesi, avverte op-
portunamente, come a quelle di Pesaro
e Gubbio, mia sinistra couibiuazioue iti-
li R B 267
volò il meglio di quella fama che s'era-
no meritata colla loro perfezione. Essen-
do trasportate in lontani regni e paesi,
dov'era ignoto iuqual luogo precisamen-
te fossero state dipinte , di necessità le
dovettero appellare col uotue generico
della provincia, vale adire tu binati odi
Urbino. E siccome se ne lavoravano del-
le sottendenti pure nello stesso Urbino,
i meo pratici quindi credettero eseguite
propriamente in quella famigerata città
quante maioliche d' Urbino o urbinati
sentirono nominare. La morte di Frati*
casco AI.1 1 1 liei 1 63 1 annunziò l'ora estre-
ma a'fasli de'metaurensi, e alleistrultive
pitture delle maioliche durantine. Sicché
dopo la metà del secolo X VII in Li baino.
non rimasero che innominati artisti,! qua
li a Ilio fuori d'alcune bambocciate, picco-
le storie e immagini di santi in biauco so-
pra uu pallidissimo azzurro o viceversa,
ovvero a solo giallo e turchino, non s'oc-
cupavano che di fiorami, trofei e minuti
grotteschi ranci, gialli e celesti, malgra-
do un'ombra di crudo, incarnati e gra-
ziosi. Da quell' epoca andarono sempre
più iu decadenza, tranne qualche tempo-
raneo tratto, al modo pur narralo dal eh,
Rall'aelli. Altro si attende dalie sue ela-
borate ed erudite osservazioni in che ver-
sa fra il magistero pubblico letterario, ad
utile aucora della storia artistica, a lustro
e decoro maggiore della sua Urbania. Il
eh. Gio. Battista Baudana-Vaccolini ra-
vennate, attuale governatore d'Urbania,
in una recente erudita stampa, di cui par-
lerò a suo luogo, celebra il durantino no-
me specialmente nel meraviglioso magi-
stero delia plastica, di tanti valenti in ce-
ramica, in disegui, in pittura e per copia
di prestanti lavori chiamati taluni deno-
minati duraiUiui all'isole Jonie, in Anver-
sa, a Roma, Veuezia, Firenze , Urbino,
Ferrara; li dice ricercati d' oltremonli e
oltremarea direttori di fabbriche, del che
fanno testimonianza in vedendo di tanto
bello artistico molti capolavori, de'quaii
egli all'erma souo ancora ili Libatila e
268 IRB
prato i conti Materozzi-Brancaleoni, i
conti rng.r Gaetano e Pietro Leonardi, e
i nobili Antonio Alberlucci Boscarini me-
ntissimo gonfaloniere, fratelli Marfori-
Savini, il prof. Ralfaelli Iodato (princi-
palmente e in buon numero), e in altre
case. Fra queste il d.' Baudana compren-
de la sua raccolta di quadri , di maioli-
die e anticaglie , ed aggiunge, ora me-
glio che inalili luoghi ad ornamento col-
locata nella sala della bella residenza go-
vernativa, Vi sono alcuni oggetti e an-
che frammenti di lavori, che dimostrano
in quale magnificenza e perfezionamento
fosse giuuta in Libatila l'arte ceramica,
sia che si miri la dolcezza e grazia del
disegno , sia che si contempli la morbi-
dezza delle tinte co'chiaroscuri, e loro in-
dustriosi passaggi; onde alla conoscenza
d'altri originali da lui veduti, ritiene per
fermissimo, come opinarono diversi in-
tendenti, che questi artisti nell'esser for-
niti dalle stampe e dà'coutorui d'un Bat-
tista Franco di Venezia, del Viti urbina-
te e de! Tiziano di Cadore, avessero e-
ziandio delle bozze del priucipe defitto-
li l'urbinate Rallàele, con quelle di Giu-
lio Romano o Pippi,di Raffaellino del Col-
le della scuola chiarissima di lui per mez-
zo dell'allora domiuanle Guid'Ubaldo II
tinca d'Urbino, che promosse e protesse
le belle arti; anzi si sa che dopo la morte
di Rall'aele, accaduta nel 1 520, fece rac-
colta di quanti disegui e invenzioni potè
avere di quel sommo, e ne commise l'e-
secuzione sui vasi e sui piatti. Con que-
sti classici modelli non potevano non sor-
tite maioliche o porcellane di eccellenza
inarrivabile, operate da uomini abilissi-
mi, già fino tla que'giorni avute per am-
bito e caro dono da' grandi e da'reguau-
ti, ed oggi pure desideratissime, cercale
a lull'uomo, e avidamente commerciate
con prezzi alti e di piena affezione, sì pel
bello artistico, che per il lusso e la moda,
n. udirne dell'epoca presente. Perciò mol-
tissime maioliche durantine urbauiesi fu-
rono portati; in Francia, Spugna, lughil-
URB
terra, Firenze, Roma, Bologna, Perugia,
Fermo, Loreto e Pesaro, ad abbellire son-
tuose e rinomatissime gallerie. Nominai
le maioliche di Gubbio j^ev analogia del-
la pregevolissima arte, ed anco per sup-
plire al non riferito in quell'articolo, non
voglio qui passare sotto silenzio, che ne'
I. 23 e 2.4 deW'sllbum di Roma si ripor-
ta l'eruditissima e assai interessante: Let-
tera del marchese Francesco Ranghia-
sci Brrtncaleoni, al chiarissimo signor
marchese Giovanni Eroli di Narni, da-
ta in Gubbio a '6 gennaio 1 857. Di Mae-
stro Giorgio da Gubbio e di alcuni suoi
lavori in maiolica. Non essendo propria-
mente questo il luogo di ragionarne, mi
limiterò a qualche generico e fugace cen-
no. Il finalismo il' alcun tempo risve-
gliatosi intorno a' lavori dell'arte pla-
stica, ceramica, Attilia o figulinaria, vol-
garmente maiolica; i prezzi quasi favolo-
si a cui sono salili, singolarmente quelli
diMaslroGiorgioAndreoli fiorito in Gub-
bio sul cadere del XV e nella prima metà
del XVI secolo, indussero il eh. marche-
se a riferirne le notizie per contentare l'ot-
timo amico suo, com'esso cultore della
dotta ed amena letteratura e conoscito-
re profondo dell'arti belle, il quale n'era
bramoso. Dichiarato il desiderio che an-
co dell'eugubine maioliche si scrivesse la
storia , come fecero i benemeriti Passeri
delle pesaresi e RaiTaelli delle durantine,
passa a dire della famiglia di Giorgio o-
riginaria dei territorio di Pavia, della qua-
le il di lui illustre genitore uel 1778 ne
pubblicò le Notizie genealogiche. Reeos-
si Giorgio a Gubbio co' fratelli Salini -
bene e Giovanni per essere in grido la per-
fezione in cui ivi erano salite le arti del
disegno per la protezione de'magmfioi du-
chi d'Urbino, massime la pittura, l'archi-
tettura, la scultura, l'intarsiatura. Dipoi
i 3 fratelli neli498 ottennero l'eugubi-
na cittadinanza cull'obbligo di mantener-
vi l'arte che da molli anni vi esercitava-
no, anzi Giorgio ne conseguì pure la no-
biltà e fu sì uccello a' duchi Federico e
URP.
Francesco I, clic lo fecero castellano del-
la fortezza di Gubbio. Giorgio divenne
celebre come pittore di maioliche, e qua-
le scultore e modellatore in creta, sia per
l'eccellenza e per la varietà delle vernici
in argento, in oro, a sm eraldo, a rubino,
sia in line per altre ti nte sempre rilnrrn-
ti d'uno smalto trasparente a iride d'un
effetto meraviglioso. Egli introdusse nel-
le sue maioliche quello siile rhe lo con-
dusse 8 sì alto grado di rinomanza. Il
tutto è riferito egregiamente con interes-
santi particolari, e prove indubitate me-
diante descrizione artistica di diverse o-
pere, nella Lettera che vado spigolando.
I superbi dipinti che per tutta Europa si
ricercano con tutto studio e dispendio,
con ist ile più purgalo s'inlrodusseio nelle
maioliche eugubine circa il i5i5da Gior-
gio, vale a dire vari anni prima che lo
fosse nell'altre fabbriche italiane, poiché
l'auge delle maioliche durantine il Raf-
faella la stabilisce ali 525, e la perfezio-
ne delle maioliche pesaresi il Passeri la
riferisce intorno ali 54o. Egli creava, di-
segnava, modellava, coloriva, perfeziona-
va; laonde nelle sue opere si ammira quel-
l'unità di stile che comunemente non
s'incontra inalile; poiché ordinariamen-
te i lavori figolinari degli altri doveano
passare per molte mani prima d' esser
compiti. Descrivesi ancora nella Lettera
alcune di quelle molle maiolitheche nel-
lo scorso secolo adornavano i palazzi, le
private abitazioni e perfino i tugurii eu-
gubini, non meno 1e poche esistenti, an-
che dal marchese possedute nel suo pa-
lazzo, con altri copiosi oggetti di bellear-
ti, i cui disegni incisi pubblicò nello stes-
so Album. Giorgio vi vea ancora neh 552;
i! suo figlio Vincenzo fu erede eziandio
di sua abilità, come apparisce dalle sue
opere similmente descriile nella Lettera.
Colla sua morte, avvenuta neliSyfi, eb-
bero fine P eugubine maioliche ed i lu-
stri a iride, dopo una vita di poco meno
cheioo annidacchèMastro Giorgiov'in-
tradusse il suo segreto. Anche le altre fab-
(IRB 269
bri(he di maioliche contemporaneamen-
te in Gubbio decaddero, o sopravvisse-
ro poco, e ciò per le ragioni che narra
il marchese, deplorando anch'esso la bia-
simevole esportazione altrove di tante
meravigliose opere. Con altra JLetteraAe
27 aprile, con patria gioia manifesta il
marchese, d'esser giunto l'eugubino Lui-
gi Carocci, giovane d'ingegno atto a gran-
di cose, ad avere ritrovato dopo ripetuti
sperimenti il tanto desiderato segreto per
fai e rivivere i lustri a iride, metallico-can-
gianti, perfettamente simili agli antichi
(leggo nel n.°220 del Giornale di Roma
del 1857, che mg. r ministro del com-
mercio e lavori pubblici ha premiato con
medaglia d'argento Annibale Cellini pit-
tore di Frosinone, per avere ritrovato
dopo*molle investigazioni il modo d'ap-
plicare l'oro in libretto sulla carta e sul-
la pergamena, onde farne fregi dorati
ne' libri alla foggia de' codici antichi);
il quale inoltre operosamente si sta occu-
pando di riprodurre le stoviglie sul co-
stume di quel le del i5oo; essendo sem pie
ricchissimo e ferace il territorio eugubi-
no delle terre e materie mineralogiche
per le vernici, usale in tali manifatture
figulinarie. Dipoi il eh. V. Prinzivalli di-
rettore del roma no giornale VEptac ordo,
nel n.° 14 dell'anno 3.° die bella contez-
za del libro: Di Mastro Giorgio da Gub-
bio e di alcuni suoi lavori in maiolica.
Lettera del march. Ranghiasci Bran-
caleoni , nuova edizione riveduta dal-
l'autore ,cd arricchita di note ed Appen-
dice, Pesaro 1857. L' encomiato autore
parlò nell'interessante libroanchediLuca
della Robbia ingegnoso scultore fioren-
tino, e meglio delle prime terre cotte di-
pinte a smalto, di che si ha un segno nel-
la storia dell'arte. 11 suddetto lodato ma-
gistrato d'Uibania celebra gli nomini pre-
rlarissimi in ogni genere di scienze, lette-
re, belle arti, in toga, in armi, e nelle pub-
bliche sagre e civili magistrature e ge-
stioni dello stato, e precipuamente con
lui ,che preferisco per l'indispensabilebi e-
270 DRB
vilìi, ne vado a riferire gì' illusili nomi;
di altri parlerò in progresso dell'articolo
colla Cronaca e altri. Oltre i già memo-
rati in tante rinomatissime opere di pla-
stica o ceramica, in tele o in tavole, e in
architettura, conviene cominciare dal ri-
Cordare con gloria di venerazione quelli
che fiorirono in santità di vita, ed a'quali
fu concesso il culto degli altari. Tra essi
le diocesane e del circondario urbaniese:
b. Margherita nata alla Metola neh 287,
indi terziaria domenicana, morta a' 1 3 a-
prile 1 320} s. Veronica Giuliani^.) na-
ta in Mei-catello nel 1660, poi cappucci-
na, morta nel 1727 e canonizzata da Gre-
gorio XVI neli83gj il b. Filippo Betti-
ni dell'ordine de'gesuali, defunto inFiren*
ze nel 1 5 00. Fra 'servi di Dio: la vcn. suor
Francesca d'Ugolino agostiniana, moria
a'2 febbraio 1484 uel monastero di Gub-
bio delle rocchettine del ss. Salvatore, e
suor Paola di Bartolomeo Papa o Papi,
egualmente morta in Gubbio nel 1496*
ambedue colà mandate da Federico 1 du-
ca d' Urbino ad erigervi il monastero di
s. Spirito, ed ove fecero grandi e belle co-
se; fr. Francesco minore osservante mor-
to nel 1 49^ m Casliglion Aretino; ed An-
tonio M." Ubaldini de'conli di Monte Vi-
cino, per tacere di altri che in ogni ge-
nere dierono perfetti esempi di virtù cri-
sliane, Nelle dignità ecclesiastiche pri-
meggia il Papa Clemente XIF Ganga-
nelli diocesano, conforme egli si appella
nel breve diretto al magistrato urhanie-
se a' 12 agosto 1 769, anno t.°del suo pon-
tificalo, con esprimersi, ld nobis neque
novum, neque inexpectatum fuit, cum,
quo animo ergo Dioecesanum vestrum,
silis}palam jampridem feceritis> nostra
scilicel in civitalem veslram coaptatiO'
ne etc. Leggo nel p. Povyard, Disserta.'
zione sul bacio de' piedi de' Pontefici, che
Urbania gli eresse in dello anno una sta-
tua colla seguente iscrizione.. Clementi
XIV P. O. M. - ExDioecesi Urbanie.ns.-
Principi amantissimo - Civitas Urba-
niae-Provinciae Massae Trabariae Ca-
li R B
put-Suì Olim Ch'is- Nomini- Majestali-
que Principis'-Hoc Publicum Monumen-
tum Posuit. Todi descrive le scarpe colle
quali venne espresso nella statua, con to-
maio la cui cima è semicircolare , e nel
suo mezzo la croce greca ornala di raggi
negli angoli, la cui forma riprodusse con
tavola. Vanta quindi il cardinal Latino
Brancaleone (con questo nome non lo co-
nosco: co'biografi de'cardinali bensì dissi
del cardinal Leone Brancalrone nobile
romano) di Ermanno, i due Brancaleo-
ni vescovid'lmola edi Camerino, Costan-
zo Felici vescovo di Città di Castello, co-1
gli altri vescovi dì Epiro Giacomo Venan-
7.i,di Scutari Bartolomeo Barbadori , di
Bitonto Sebastiano Delio, di Minori Ora-
zio Basilischi, d'Amelia (della quale me-
gli aSpoi.ETo)Gio. Antonio Lazzari proni-
pote del celeberrimo Bramante e morto
in buon odore di santità, il vescovo Ven-
turi, mg/ Alessandro Angeloni odierno
arcivescovo d'Urbino, mg.r Guerr'Anto-
nio Boscarini Gatti attuale vescovo d'Ur-
bania e s. Angelo in Vado. Altri illustri
ecclesiastici sono principalmentejPierAn-
tonio Pelruzi, mg/ Orazio Basoja, Ubal-
dini, Paolo Scirro, p. Onofrio conventua-
le, p.M. Ubaldini gesuita, Federico U-
baldini, can. Gio. Battista Santi uno de'
deputati alla riforma del Calendario ro-
mano, e tra altri dotti e cospicui prelati
mg/ Nicola preposto Boscarini Gatti. In
guerra e in pace si distinsero valentissimi
durantini e urbaniesi, specialmente i se-
guenti: Bernardino Benedetti, d/ Felice
Costanzo, il Solitario durantino, France-
sco Luzzi, Sebastiano Macci, fr. Stanislao
Rossi francescano riformato, Gio. Balli-
sta Bellini, d.r Flaminio Terzi, Ugolini
ec. In armi e iu Ioga divennero famosi :
nel 1296 Brancaleone di Ermanno, nel
1 356 Brancaleone brancaleoni, nel 1 364
rilecchino Leon, u di Hentivegni contesta-
bile della repubblica fìorenlina.Gioacchi-
110 di Sercecchi, Francesco di Gorio Ni-
coluzzi ambo contestabili, Pier Francesco
Brancaleoni senatore di Roma dal 1 4° f
une
ni 1 4o6 e conte di Monteverde, Paceo Po-
li'inoiie condottiero di eserciti, Giovanni
Uhaldini capitano, Scirro Scirri architet-
to e ingegnere militare, benemerito e ce-
lebre per l'espugnazione d'Otranto con-
tro i turchi, Francesco Gugni ingegnere,
bernardino L'balditii aiutante e consiglie-
re in s. Leo del giovinetto Sigismondo
Varano, Bernardino Ubaldini , Curzio
Scirri prode colonnello della repubblica
di Venezia; i capitani Antonio e Curzio
Scirri , Paolo Allegrini, e Gio. Battista
Papi; ingegneri e architetti militari Bel-
lo e Girolamo de Medici; Flaminio e Be-
nedetto Uhaldini ; cav. Ostilio, oY Gio.
Pietro,avv. Pompeo nobile e cittadino ro-
mano della famiglia Lazzari, sempre fe-
conda d' ingegni egregi, già Severucci e
ab aulico oriunda di Città di Castello, se-
condo il Papi, però confutalo. In essa con
gloria patria rispleude Francesco Lazza-
ri detto Bramatile, celebre e famoso in-
gegnere e architetto (anche poeta e pit-
tore), a cui l'elevata mente e magnificen-
za di Giulio 11 commise neli5o6 la rie-
dificazione d'una delle meraviglie del
mondo, la Chiesa di s. Pietro in fatica-
no , il più sontuoso tempio del medesi-
mo, e divenne il mecenate del divino Raf-
faele. Cosi quando il Brunelleschi avea
già operato in Firenze i primi saggi del
bello, Castel Durante contribuì al risor-
gimento dell'architettura, ed è celebrato
divino restauratore della romana il suo
Bramante. Pregiandosi gli urbinati di
vantare anche Bramante fra 'grandi con-
cittadini, contrastandolo ad Urbania, a-
vendone persino fallo dipingere il ritrat-
to nel sipario del teatro nuovo, perchè
si ammiri quasi una di quelle fulgide e
preziose gemme che adornano la glorio-
sa corona della città ducale, mosse il vir-
tuoso amor patrio del eh. Raffaele Rossi
urbaniese di conservarlo a Urbania sua,
a gloria della verità, e volle provarlo col-
la storia desunta piecipuameute dagli
scritti del suo avo Guido Luzi, delle pa-
trie cose erudito e tenero conoscitore, ae-
u b n 97 1
crescendoli e ricucendoli a miglior lezio-
ne,inedi a nte l'interessa ole opuscolo : Od-
ia patria di Bramante Lazzari per Raf-
faello Rossi socio corr. dell'accademia
di scienze , lettere ed arti de' Quiriti in
Roma, precettore di umane lettere in Sa-
l'ignano, Urbania dalla tipografia Rossi
i852. Anche il Ciinarelli , dicendo che
Castel Durante per la bontà dell'aria pro-
dusse uomini d' ingegni sublimi in ogni
tempo, più d'ogni altro si vanta di Bra-
mante, il quale siccome alle meccaniche
e alla visuale architettura die lo spirito,
cosi di esso il nome alzò fino alle stelle*
Nella Cronaca di Castel delle Ripe e del-
la Terra di -Durante, sebbene l'annota-
tore propenda più in favore per Durante
che per Urbino, vi sono riflessi opportu-
ni alla buona critica. Tuttavolta per slo-
rica imparzialità riferirò le opinioni di
nitri scrittori parlando di Fermi guano e
di Urbino in quest'articolo, sia nel dire
di tal comune e della villa del Monte A-
sdrualdo, sia nel celebrare gl'illustri ur-
binati, anche per farlo suo Urbino. Inol-
tre neila giurisprudenza fiorirono gli ur-
baniesi, Giuseppe Raffaeli! pretore di li na-
ca e morto in Genova uditore del senato
rotale, Pucci avvocato concistoriale e bi-
bliotecario del laChigiana, Otta vianoLeo-
nardi avvocalo e uditore in Pesaro. Ur-
bania ancora si pregia d'altri giurisperiti
e magistrati viventi i come pure di altri
che onorano la patria nelle lettere, nel-
l'arti liberali, nell'armi. Nel 1846 morì
in INapoli, direttore della scuola di canto
di quel reale collegio, l'urbaniese cav. Gi-
rolamo Crescentini celebre musico, già
maestro dell'imperiai famiglia di Vien-
na e dell'imperatrice M.a Luigia, onde il
marito Napoleone 1 lo fece direttore del-
la musica di Parigi; è altresì lodato qual
sommo restauratore del canto italiano
(con queste parole e il suo nome, nella ca-
sa in via dello Spirilo Santo si ricorda
nell'esterno prospetto che vi nacque fra
queste mura l'anno 1 762 oli febbraio),
e autore del Metodo elementare, ricono-
272 URB
scinto vero codice del canto italiano e a-
dottato quasi in tutta l'Europa. Si può
considerare mbaniese il sapiente* inte-
gerrimo can. Saverio Pierpaoli di Fano,
come lo qualifica l'urbaniese suo biogra-
fo, con quanto altro vado ad accennare
di lui; poiché amò riamato Urbania qual
2." sua patria, vi fece lunga dimora e ivi
terminò la sua onorevole carriera mor-
tale. Dotto in varie discipline, esercitan-
do la medicina,per la sua fama la città ver-
so il i 8 14 il volle a suo medico, nel qua-
le rilevante uffizio si ammirarono gareg-
giare in lui la perizia, le virtù, la pietà,
l'amore del prossimo. Ottenne in degna
consorte Virginia de' conti Leonardi, la
quale dopo aver formatocolle distinte do-
ti che l'ornavano la sua felicità, nel dar-
gli ilio.0 pegnodell'aflettoconiugale, mo-
rì nel bacio del Signore col neonato. In-
consolabile e colpito da profondo dolore,
si consagrò al santuario, ed asceso al sa-
cerdozio fu onorato d'un canonicato nel-
la cattedrale. Nel nuovo stato si fece ve-
nerare per zelo ecclesiastico , dottrina e
qual decoro del capitolo. Morì fra il ge-
nerale compianto e meritò; L'Elogio del
can. Saverio Pierpaoli letto da Raffael-
lo Rossi professore di belle lettere in Ve-
nicchio e socio di varie accademie, nel-
la chiesa delle rr. inni, di s. Chiara in
Urbania il 23 settembre i&5i, giorno tri-
gesimo del pubblico lutto. Rimini i853.
La città ha un cardinale per protettore,
e nel i 847 il Papa che regna dichiarò ta-
le il cardinal Benedetto Barberini, la cui
nobilissima casa fu sempre aflezionatissi-
maaUrbania,dopochèUrbanoVlll ^al**
belisi fu tanto munifico colla medesima,
con quanlocelebrerò poi. La città, il borgo,
co'suoi annessi, conta quasi 4ooo abitan-
ti. L'ultima proposizione concistoriale
dice d'Uibania in planitit condita in suo
unius milliarii ambitu una cum suburbi is
5oodomos, et 4ooo circiter continet in-
colas. Il suo governo comprende i comu-
ni diBorgopace, Mercatello, Peglio, Pio-
bico e loro appod iati. Di più dipende dal-
DRB
la sua municipale amministrazione l'ap-
podiato Orsaiola. L'avv. Castellano, Lo
Stato ponti fido, r^xona ndo d'Urbani a, ri-
ferisce che un'ampia novella strada con-
giunge Urbania ad Urbino, compita cir-
ca il 1 83o mercè le cure indefesse del ma-
gnanimo cittadino urbinate Fulvio Cor-
boli. Grandioso monumento nella stessa
pubblica via innalzato, ha reso eterna la
memoria della parte che prese a tant'o-
pera il benemerito cardinal Cristalli ,
mentre le pubbliche rendite sagacemen-
te amministrava. Venne dipoi la via con-
tinuata per Borgo s. Sepolcro a secondar
le viste di Leopoldo 11 granduca di To-
scana, e divenendo essa il mezzo più ra-
pido di comunicazione fra il Mediterra-
neo e l'Adriatico, contribuì a ravvivare
fra'due popoli confinanti il commercio e
l'amichevoli relazioni. Di sua grandissi-
ma importanza e lavorazioni eseguite di-
scorre l'opuscolo : Nuova strada dell' A-
pennino per Urbania alla Toscana che
compie il progetto della comunicazione
de' due mari Mediterraneo ed Adriatico,
Rapporto dell' ingegnere vice-ispettore
Pompeo Mancini cav. del r. ordine del
Merito di s. Giuseppe, direttore de'prìmi
4 tronchi della strada suddetta ec, Pesa-
ro 1840. Il Calindri, Saggio del Ponti-
ficio stato, dice che nel territorio sono le
vestigia della città d'Urbino Metaurense,
città degli umbri, della tribù Stellatimi,
ch'ebbe i suoi vescovi , e fu città della
Pentapoli. Però il p. Brandi marte, Pi-
ceno Annonario ossia Gallia Senonia,
dichiara che vi furono l' Urbino Metauren-
se e I' Urbino Ortense, questo nelle vici-
nanze ó'Asisi, l'altro è l'esistente Urbinoi
per quanto riferirò in tale articolo. Non-
dimeno non voglio occultare, che si ap-
prende dal n.° 1 3 del Diario di Roma del
1824, chel'inclila città d' Urbania è l'£/r-
binum Metaurense,[)o\ capitale della pro-
vincia Massa Trabaria di s. Pietro, che
pare fosse uno de' Presidali dello slato
ponlificio(V.). Gli urbaniesi ritengono che
l'Ughelli m\\' Italia sacra, t. 2, p. 882>
URB
riportando un'antica iscrizione, bene at-
tribuì ad Urbaniu la condizione d' Urbi-
no Metaurense, ripugnando di riconosce-
re per tale il presente Urbino. L'iscrizio-
ne la riporterò poi. Vedasi Annibale de-
gli Abati Olivieri , Ragioni del titolo di
Provincia Metaurense dato alla lega'
zione detta volgarmente di Urbino, Napo-
li 177 1. Ebbe Castel Durante, al pari di
Corfù, Genova e Pesaro, cave d'ottima
creta; e tuttora possiede terre argillose
per stoviglie comuni e di lusso, oltre le
filande di seta. 11 tacito Metauro produ-
ce nel suo letto gentilissima terra, la qua-
le in esso si depone allorché l'escrescen-
ze tirano più che al fulvo al biancastro ;
indubitabile indizio che fra le terre stac-
cate dalle marnose sue ripe la predomi-
nante in allora è l'argilla. Da tale terra
i 1! tira 11 tini traevano la materia per for-
mare le narrate maioliche lavorate. Il Me-
tauro è anche famoso per la rotta del car-
taginese Asdrubale, operata dal console
romano.
Urbania sorge ove e ne'suoi dintorni
abitavano anticamentegli Urbinates Me-
(aurenses, e tutta la parte innaffiata dal
fiume Metauro compose la provincia ap-
pellata Massa Trabaria o Trebaria. Ri-
cavo da fr. Vincenzo M.a Cimarelli, Isto-
rie dello stalo d'Urbino, da' senon ideila
Umbria Senonia, che la provincia di Mas-
sa Trabaria è nella regione a'Iati del Me-
tauro, ove dalla Toscana dividesi l'Urbi-
nato. Chiamasi con tal nome per la mol-
titudine d' abeti che in quegli Apennini
più che in altra parte d'Italia vegetano,
i quali in molta copia si usano per gli e-
difizi, massime pe'lravi delle grandi fab-
briche, a motivo di loro lunghezza e gros-
sezza, e servirono all'antica Roma ezian-
dio per le basiliche, i templi, i palazzi e
altri edifizi,dovesi trasportavano col mez-
zo del Tevere per 1* opposto versante.
Quindi da tale abbondanza di travi, voglio-
no Flavio Biondo néV Italia illustrata, e
Pamphilio nel Pìcenum, che la provincia
abbia preso il nome di Massa Trabaria.
VOL. LXXXV.
URB 273
Notai altrove, parlando dell'antiche Mas-
se, che il vocabolo significa complesso di
più possessioni unite insieme.o per la vi-
cinanza, o sotto una stessa denominazio-
ne principale, e I' etimologia deriva dal
greco; cioè un'unione di più fondi ristret-
ta da un solo recinto, un corpo di molti
poderi. Giuseppe Colucci, che ne riporta
le spiegazioni eie testimonianze degli scrit-
tori, conclude che la vasta estensione di
territorio in discorso fu delta Massa, a
cui si aggiunse il vocabolo Trabaria per
le riferite ragioni. Il Reposati nel t. 2,p.
4og , descrive la provincia della Massa
Trabaria. Di questa si crede che antica-
mente ne fosse metropoli la città d' Aleria,
i cui vestigi vedutisi nella pianura,che dal
suo nome Aleria s'appella, situata sulle
rive del Candiano, alle radici del vicino
monte Rocella. E siccome i suoi ruderi
apparivano meravigliosi , si congetturò
che fosse nobile, popolata e grande. Si
ha dalla tradizione,ch'ella volendosi man-
tenere in fede, da'barbari, probabilmen-
te i goti, come l'altre che tentarono resi-
stere alle loro violenze, venne saccheggia-
ta e arsa; e che dalle sue rovine in un col-
le sfaldalo da' superstiti abitanti venisse
rifabbricata, e dalle ripe del medesùnocol-
le, che invece di mura lo circondavano,
non più Aleria, ma Castel delle Ripe ven-
ne indi denominalo. Il Colucci, Dell' An-
tichità picene, t. 9, p. 1 9 1 , tratta: Del Ca-
stello detto delle Ripe, dell'origine e del-
le rivoluzioni di Castel Durante, come e
aitando fosse detto Urbania, condizioni
di questa città. Con taleguida, e con quan-
to altro pubblicò il Colucci , il quale di-
chiara essersi profittato d'alcune notizie
ricevute dall'arcipreteLazzari d'Ui bania,
principalmente m'accingo a dare de cen-
ni sulla medesima. Insorsero dubbiezze
se I' odierna Urbania fosse uno de* due
Urbini succennati, ed il Colucci col pre-
cedente trattato: Dedite Urbini Metau-
rense e Orten se, stabilì pel Metaurense il
presente Urbino, dell'altro ignorarsene il
sito. Anzi aggiunge, che a togliere alfat-
18
274 ORB
to Popinioneclie Urbania fossestata l'Ur-
bino Melaurense, nulla volendo l'analo-
gia del nome Urbania con Urbino, trovò
necessario ragionarne e mostrarne l'ori-
gine. Dunque l'iscrizione cbe l'Ughelli at-
tribuisce ad Urbania appartiene a Urbi-
no: la ricavò da Cluverio, che credette Ur-
bino F Urbinati Hortensem, e Durante
F Urbinati Melaurense. Eccola": Reipub.
Mediolanensium - Reipub. Nolanorum -
Reip. Urbinatium Metaurensium.Ma sic-
come Colucci nel citato tomo comincia la
sua narrazione coll'ultima distruzione del
Castel delle Ripe, e colle ricerche di sua
origine; avendo poi nel t. 27 delle stesse
Antichità picene riprodotto a p. 1 la Cro-
naca di Castel delie Ripe e della Terra
di Durante, con Appendice Diplomatica
de' documenti esistenti nell'archivio se-
greto d Urbania, prima con essa procede-
rò a chiarire diversi punti storici, indi pro-
seguirò di conserva per le notizie di mag-
gior interesse. L'antico Castello delle Ri-
pe, come dicesi in molti istromenti esi-
stenti nell' archivio municipale d' Urba-
nia, rogati nel i3o8 enei i3og, è posto
nella Marca d'Ancona (V.), dirò pure
nel Piceno {F.) Annonario chiamato an-
co Gallia Senonia , provincia di Massa
Trabaria, lungi dal Metauro e ora da Ur-
bania un tiro di lucile, era in piedi nel
i2o5, nel 1224 e neh 277, cioè in quelle
coste nel luogo detto il Castellato , nel
quale ora sono vigne, alboreti, terre e
sassi. Si deve credere che il castello fosse
slato forte per sito e altro , per resistere
alle continue guerre contro i vicini urhi-
nali di parte ghibellina , mentre gli abi-
tanti erano guelfi, sempre di voti e fedeli
al principato temporale de'Papi e della
s. Sede. E qui fo avvertenza, che l'Esar-
cato di Ravenna (A.) datosi spontanea-
mente alla sovranità de'Papi, compren-
deva anche la Massa Trabaria, per cui il
dominio sulla medesima e sull'Urhinato
risale al secolo Vili; e nel voi. LV, p.
180, ricontai che nel 12 25 n'era lettore
spirituale Nicolò suddiacono e cappella-
U II B
no pontifìcio. Che della Massa Trabiiria
ne prese premura e impegno anche l'im-
peratore Ottone IV, prendendola sotto
la sua protezione, con diploma de'7 otto-
bre 1 208, riferito dal Colucci.il quale ser-
ve per conoscere quali fossero gli antichi
termini della Massam B. Pelriquae Tre-
baria voeatur, e se differiscono da' pre-
senti, se pure si può ravvisarlo da'voca-
holi delle contrade, de' luoghi, de' fiumi
variati e corrotti in processo di tempo.
Leggo inoltre nel Cohellio, Nolitia Car-
dinalati^, p. 1 4 ' » il diploma dell'impe-
ratore Rodolfo I de' 19 marzo 1277, di
conferma a Papa Nicolò 111 de' domimi
temporali della Chiesa romana, ratificato
dagli elettori dell'impero, in cui si con-
ferma anco la signoria sulla Massa Tra-
baria, Urbino, Monte Feretro, Pentapo-
li , Massa Trabaria cum adiacentibus
Terris suis , et omnibus aliis ad praedi-
ciani Ecclesiam pertinentibui, cum omni-
bus fìnibus, terriloriis etc. Nel 1224 Ca-
stel delle Ripe era ragguardevole, si go-
vernava e reggeva da se in nome della
Chiesa romana, senza essere soggetto riè
ad Urbino, né ad altro luogo, ed a vea giu-
sto circuito, per cui Città di Castello fe-
ce seco comunanza con alto del 1225, con
obbligarsi alla sua restaurazione e in ca-
so di guerra sommi lustrargli 5o cavalli e
200 fanti, prendendolo sotto la sua pro-
tezione per sempre. Era assai popolato e
n'opro va che dipoi nel principio della sua
ultima riedificazione, che fu sollecita far
eseguire la s. Sede pel conto che ne fa-
ceva, il consiglio si formò di 100 uomini,
quello de'giurati di 60, e F altro de' sa-
pienti di 1 o.Avea l'istesso tei ritorioch'eb-
be poi Durante, nel quale eraviil Castel-
lo della Torre della Badia dove sorgeva
una fortezza guardata da uomini d'arme,
e uè restano alcuni ruderi. Nel dello 122 5
o poco prima per l'accennale guerre in
parte era restato distrutto, onde per aiu-
to si collegò con Ciltà di Castello, ed a-
ver in comune la pace e la guerra, obbli
gandosiil Castello di ricevere sempre da
U li B
essa un suo console o rettore, accordando
l'esenzione agli uomini di tal comune nel
passaggio del Castello dalla gabella e gui-
da, e corrispondergli ogni anno un tanto
per fumo, ossia per cani mino o casale con-
tentandosi che la città vi potesse edifica-
re una fortezza. L'atto con Città di Ca-
stello per la ricostruzione della notabile
parte abbattuta di Castel delle Ripe, ri-
portato dall' 'Appendice Diplomatica, fu
stipolato per questo da Ildebrando abba-
te di s. Cristoforo de Ponte, rappresen-
tato dall'arciprete Martino di s. Alessan-
dro in qualità di sindaco e procuratore
del monastero e suo capitolo, dichiaran-
do il camerlengo di Città di Castello d'ob-
biigarsi e di procurare i necessari aiuti
per quella restaurazione prò maxima u-
tiliiale saepedictae Ecclesiae. Siccome
non v'intervenne alcuno autorizzato dal
comune Ripano, e confrontato ancora il
laudo del i io5 di Guido di Mantello po-
destà d'Urbino per vertenze, presso VAp-
pendice, in cui Ramone faceva istanza al-
l'abbate, che mandasse fuori gli uomini
di Ramone da 1 Castel delle Ripe, avendo
l'abbate Ildebrando distrutto a Ramone
il castello di Montevecchio o Castel Vec-
chio con gente armata in detto anno, si
può credere che la somma del governo
Ripano o l'autorità del principato della
s. Sti\e risiedesse nell'abbate e monaci di
s. Cristoforo , almeno in quel tempo. Il
cardinal Gai ampi ne\\e Memorie ecclesia-
stiche dice d'aver letto nel registro de-
gPistromenti di Città di Castello, che ad
essa a' i 6 agosto 1 22^ l'abbate Ildebran-
do sottomise Castrimi Riparimi , auod
mine des trite t uni est, et in proposilo ha-
bemus reaedificare. Dice inoltre la Cro-
naca,che la pieve di s. Giovanni del Ca-
stello era chiesa collegiata con preposto o
arciprete e 3 canonici. Vi era l'abbazia
di s. Cristoforo nelle Selve, antica e fra le
prime che furono erette, a quel tempo
detta del Cerreto, con l'abbate e alcuni
monaci benedettini neri; badia insigne,
ricca di rendite, con molti benefìzi uieu-
URB 277
sali, godendo l'abbate il privilegio della
mitra concessa da Ronifacio IX. Tutto
quasi il territorio di Castel delle Ripe era
enfiteusi dell'abbazia, come ancora tutto
il territorio di Talucchio, Colbordolo,
un numero infinito nel territorio di s.
Angelo in Vado, Sasso Corba ro e alcuni
nel territorio di Rimini. Da tuttociò si
può argomentare non meno 1' antichità
del Castel delle Ripe, che della famiglia
Brancaleoni del medesimo, riconosciu-
ta fondatrice del monastero, e di esso
protettrice e difendi trice, come si ha da
un documento elei i 3q3 rogato nel pos-
sesso che prese dell'abbazia il cardinal di
Padova Bartolomeo Oleario, i.° abbate
commendatario di essa. Nel territorio, la
villa di Monte s. Pietro avea il convento
de'conventuali, eretto con parte de* ma-
teriali del distrutto tempio di Giove. La
villa del Ponte avea i monasteri di s. Ma-
ria del Ponte colle monache di s. Chiara,
e di s. Maria Maddalena dell' ordine di
s. Benedetto dirette da'benedettini di s.
Cristoforo, ambo sussistenti in Urbania,
ed allora abitati da molte religiose: eta-
vi ancora il monastero delle monache be-
nedettine di s. Maria della Neve, egual-
mente governate da'benedettini del luo-
go, con circa 7 monache; mancando tut-
te neli474> i beni furono uniti all'abba-
zia, e la casa e chiesa fu ridotta in quel-
la del ss. Crocefisso. Perciò la villa del
Ponte, che comprendeva l'abbazia e i 3
monasteri di religiose, nell'edificazionedi
Castel Durante vi fu compresa. 1 Bran-
caleoni furono antichissimi e nobili di Ca-
stel delle Ripe, e di loro si couoscono due
sigilli gentilizi, uno col leone rampante
avente in una branca il giglio di Francia
o la punta d'uno scettro odi dardo, con
l'epigi rafe S. Monaldi deCas'roRi parimi ;
l'altro ha il solo leone rampante, coll'e-
pigrafe S. Monaldi d. Oddonis d. Ripe.
Il Castel delle Ripe dunque fu quasi di-
strutto nel 1224, ma secondo la Crona-
ca, ignorandosi propriamente da chi e la
causa. Si può però ben giudicare dagli
27G UEB
avvenimenti successivi, che venne rovina-
to per la costante fedeltà ed ossequio ohe
avea per s. Chiesa e sua sovranità tem-
porale, per essere stati i popoli suoi e del
territorio sempre guelfi , e che fosse di-
strutto dagli urbinati di fazione ghibelli-
na imperiale. Che se gli urbinati fossero
stati amici de' ripani, a questi conveniva
meglio d'invocare il loro vicino aiuto, in-
vece di domandarlo alla più lontana Cit-
tà di Castello. Se Castel delle Ripe e suo
territorio fosse certamente compreso nel-
la Massa Traballa, ovvero fra le terre a
questa aggiunte e smembrate dal conta-
do d'Urbino, qua e fuerunt quondam Co-
mitatus Urbini, si ponno esaminaceli di-
ploma d'Ottone IV, e le bolle posteriori
di Nicolò IV e Bonifacio Vili, nelle quali
è menzione del rettorato di Massa; non
che la pergamena del n.° 3 Ae\V Appen-
dice, e i titoli che si davano i rettori del-
la s. Sede , cioè : Rect. Provinciae Mas-
scie Trabariae, terra rum s. dgalhae, et
pertinenti arum tandem Comitatus quon-
dam Urbinì prò s. Romanae. Ecclesiae.
Notai nel luogo citato, che nel 1272 sot-
to Gregorio X fu divisa la rettoria della
provincia in più giudici, ch'erano desti-
nati chi al governo politico, chi all'eco-
nomico , chi allo spirituale. Innanzi dì
progredire, debbo far cenno di quanto il
Colucciavea pubblicato sull'antichità del
Castel delle Ripe. Secondo il durantino
Sebastiano Macci, nel suo dotto mss. De
Porto Pisaurensi , e per l'iscrizione che in
esso si legge e ripetuta da Colucci, non
si può dubitare che Castel delle Ripe e-
sistesse ne'secoli romani, e di sua remo-
tissima antichità, echiamato Municipiuni
Costrutti Ripensem. Tuttavolta Colurci
crede incerto, e coli' Olivieri dubita, se
veramentegli si possa attribuire tanta an-
tichità, per avere tale scrittore tenuta fra
le spurie l' iscrizione, sulla quale si ap-
poggia la supposta antichità del Castello
Ripense. Questa e altre difficoltà che tro-
\<"> l'Olivieri sulla sincerità della lapide,
si ponno leggere nel Colucci. L'annalista
URB
Terzi, la Cronaca, il Colucci e altri scrit-
tori sono inesatti nel narrare I' estremo
eccidio di Castel delle Ripe , dicendolo
neli^.yy avvenuto nel governo del fran-
cese Guglielmo Durando (fy-)o Durante
domenicano, celebre in giurisprudenza
e nella liturgia, poi vescovo di Mende e
rettore o conte di Romagna, perciò ne
parlai in molti luoghi. Ne corresse gli er-
rori l'ab. Pietro Paolo Torelli di Copra
Montana colle dotte e critiche: Lettere
all'ab. d. Francesco Miniateci di Ca-
pra Montana sulle antiche Memorie
di Castel Durante oggi Urbania, pub-
blicate dal Colucci nel t.i3, p. 1 53 Del-
l'Antichità picene. Egli ammette chela
distruzione del Castel delle Ripe seguì in
tempo delle guerre de'ghibellini urbinati
con Guglielmo Durante,allora decano del-
la cattedrale di Chartres, preside e retto-
re generale nello spirituale e temporale
per la Chiesa romana nella provincia di
Romagna (lo Spreti nelle Memorie, i do-
mimi e governi della città di Ravenna,
registra nella serie de'conti e rettori di
Romagna negli anni 1287 e I2g5 Gu-
glielmo Durante per Onorio IV e Boni-
facio Vili), e della città d'Urbino e suo
contado, diretta da Galasso conte di Mon-
te Feltro e d' Urbino, non mai qual vi-
cario o capitano di Barba rossa ossia Fe-
derico I, niente meno che morto nel 1 igo
(ancorché si volesse dire del nipote Fede-
rico II, tutti sanno che morì nel i25o),
quindi dichiara. » Or questa guerra e que-
sto rettorato di Gugliemo non può an-
teporsi all'epoca di Papa Martirio IV, cioè
non prima de'2 3 (o 21) febbraio 1281",
giorno di sua assunzione al pontificato.
Dunque quella rovina al Castel delle Ri-
pe non puòanteporsi al 1281, né per con-
seguenza ritrarsi al 127 7. Non esser vero
che Guglielmosostenneil pi-esulato diRo-
magna anco nel 1276, essendone testi-
monio irrefragabile la tavola marmorea
posta in s. Maria sopra Minerva di Ro-
ma, chiesa del suo ordine, sotto il nobile
deposito di quell'illustre prelato, col suo
li R B
ritrailo in musaico e lo stemma, ove in-
ciso il suo epitaffio in versi, dopo ram-
mentati altri pregi si legge: Paridi Ro-
magna ( Romania ) scettro j Belligeri
comitis Martini tempore Quarti, Edi-
ditinjure librimi ". Neil' Ughelli si leg-
ge per intero l'epitaffio posto sul sepol-
cro, e il canneti scolpito iti marino presso
di esso; ed un brano della vita che ne
scrisse Simone Maiolo vescovo VullorO'
nensisy ove tixc&ixCastrumRiparuniMas-
sae Trabariae f undi tus. Laonde sembra
contrastato il 1277, comunemente asse-
gnato alla distruzione del Castel delle Ri-
pe, e piuttosto doversi rilardare nel pon-
tificato di .Martino IV, perciò non pri-
ma del 1281 (sebbene alcuni 1' anticipa-
rono ali 280, come dissi nel voi. LY1, p.
221 col citalo Spreti). Deve tenersi pre-
sente il citato Gara m pi, che riferisce al
dicembrei283 la destiuazioue di Duran-
te al rettorato della contrada; e dice Ca-
stel Durante nella diocesi d' Li bino. Nar-
rando Culacci il motivo della distruzio-
ne di Castel delle Ripe, lo dice paese ben
furie e d'una grandezza non ordiuaria ,
collocato sulle vette d'un monte poi dila-
niato il Castellaro. Seguendo il riferito
dal Reposati, aucb' egli crede che gli a-
bitauti non solo non fossero molto amici
degli urbinati, ma per la diversità di lo-
ro fazioni di lauto in tanto andassero a
inquietarli nel territorio. Offesi gli urbi-
nati da'frequeuti insulti, e allidali al po-
tere del loro signore di gran coraggio, si
mossero contro i ripani, e fatto copioso
bottino nel territorio se ne tornavano lieti
a casa. Ma i ripaiii in buon numero falla
un'imboscata viciuo a Monte Solilo, nella
selva detta del Mal Consiglio, sorpresero
gli urbinati e fece loro restituire il predalo,
non senza l'uccisione e la prigionia di mol-
ti. Arsero di vendetta gli urbinati, e con-
doni dal loro ammuso conte Galeasso,
marciarono con forte armala all'assedio
formale di Castel delle Ripe. In breve
Galeasso se uè impadronì, e per non aver
più da temere da questo luogo, lo fece Io-
li R B 277
talmente distruggere. A punire i torti ri-
cevuti, fece inoltre parte de'ripani passa-
re a iil di spada, parie li condusse seco
prigioui,ed il resto si disperse per procac-
ciarsi salvezza. L'ero il Ci ma rei li racconta
diversamente la distruzione di Castel del-
le Ripe. Dichiara pertanto, die esseudo i
cittadini d' affezione guelfa, mentre un
giorno n'orano partili per recarsi per ne-
gozi ad una fiera, benché forte, fu sorpre-
so dagli urbinati ghibellini, saccheggiato
e arso. Penetrato Martino IV al vivo per
l'infortunio estremo solferto dagli abitanti
di Castel delle Ripe, che lo teuevauo per
la s. Sede, iu odio d'esser guelfi e perciò
divoli e propugnatori delle ragioni de'
Papi, volle che se uè fabbricasse uno nuo-
vo, e ne die ingerenza al rettore Durante.
Datosi questi premurosamente a racco-
gliere gli sbandati cittadini, riedificò da'
fondamenti il distrutto luogo in piccolis-
sima distanza dall'abbattuto, precisamen-
te in una pianura circondata da colline
e dalla selva di Cerreto, la quale fu acqui-
stata da'beuedeltiui di s. Cristoforo cui
apparteneva. Premendo al rettore d'e-
tentare la memoria dell'eseguita commis-
sione, iu vece dell'antico impose al nuo-
vo luogo il nome di Castel Durante,Ca-
strani Durantis,ìì che avvenne nel 1284,
secondo il Sansovino, riferito da Coluc-
ci. Questi credeudo seguito l'eccidio 7 an-
ni prima, iu parte con anacronismo, sep-
pure non è errore tipografico, soggiunge
che ciò ripugnerebbe al poter dire che
Martino IV fu l'autore della riedificazio-
ne, poiché s'egli fu creato Papa a'2 2 feb-
braio 1 285 e se morì a'29 marzo 1 285, è
vano cercare altra epoca della riedifica-
zione fuorché uel suo pontificato. llCima-
relli riferisce chern»/ Duraute teneva in
protezione speciale i caslelripeggiaui, per
cui piegalo da'loro ambasciatori a prov-
vedere alle loro sciagure, a sue spese, es-
seudo ricchissimo, intorno alla sua ab-
bazia ove dimorava, con miglior condi-
zione fece fabbricare il nuovo paese e lo
chiamò col proprio nome. A. udì e il Ca-
278 URB
stellano dice che il prelato somministrò
larghi mezzi per la costruzione del nuo-
vo castello. Altri assegnano l'anno 1282
alla fabbricazione di Castel Durante; ma
la Cronaca registra il 1284» e nell' Ap-
pendice è l'atto die prima mensis julii
1 284, col quale Oddone abbate di s. Cri-
stoforo consente, che una parte del ter-
reno appartenente all'abbazia e con essa
confinante, sia ceduta per potersi edifi-
care il nuovo paese, e che la quantità di
quel terreno e l'annuo censo da pagarsi
dal novello comune, siano fissali da Bran-
caleone e Monaldo de Brancaleonij sicut
in arbilros arbitratores et amicos comu-
nes super dando et concedendo jure en-
phyteutico, TJniversitalis hominum Ca~
stri Durantis. Actum in Castro Duran-
tis in platea guae estante dictumMona-
slerium. Dunque già in detto giorno al
nuovo luogo era stato assegnato il no-
me, e fors' anche già cominciato a fab-
bricare, qual penisola del Metauro, pre-
cisameule intorno all'abbazia del mona-
stero di s. Cristoforo. Analoghe nozioni
si ponno vedere nel documento deli 3o8
di Clemente V,ch'è l'ultimo della Crona-
ca.Fu cii ^ condato d'assai bella e fòrte mu-
raglia, con terrapieno e alcune casemat-
te, e nella piccola parte non bagnata dal
fiume si fecero i fossi colla controscar-
pa e acqua all'intorno con giusta misura
di lunghezza e altezza ; ed in questa parte
più debole vi fu edificala una bella for-
tezza, con alta e conveniente muraglia di
cinta, munendola di fossa assai giaude
con acqua e controscarpa, e dipoi vi furo-
no collocati alcuni pezzi d'artiglieria gros-
sa e piccola; la grossa consisteva in 5 bom-
bai de e due spingarde, la piccola era in
maggior numero. Era voccu con custo-
dia di pi. chi soldati e il castellano, pagati
dal comune per privilegio. JNel circuito
del castello vi fu inclusa la suddetta \ii!<i
del Ponte e il monastero di s. Chiara,
già appartenenti a Castel delle Ripe. Al
monastero di s. Ctisloforo, in compenso
del terreno ceduto, fu dato il podere nel
URB
territorio di Durante nel luogo detto la
Pozza, e un lenimento di terre arative ,
vignale e sassose nel Castellalo delle Ri-
pe, dov'era già il castello omonimo. Nella
costruzione di Castel Durante fu tolto il
materiale dal rovinato Castel delle Ripe,
dal Castello di Proverzo e dalCaslel Vec-
chio,parimeuti diruti, il quale Castel Vec-
chio pare diverso dal sunnominato Mon-
tevecchio già signoria di Ramone. Gli a-
bi latori del nuovo Castel Durante furono
quelli medesimi del Castel delle Ripe, di-
cendosi il nuovo paese circondato di vi-
gne e alberi fruttiferi , particolarmente
producendo in abbbondanza vini buonis-
simi, massime il moscatello; e in tutto il
territorio esservi lepri in buona quantità,
e in alcune montagne selvose cervi in no-
tabile numero, già di grandissima soddi-
sfazione per le cacce degli antichi signori.
La Cronaca qui aggiunge la descrizione
delle chiese e monasteri di Castel Duran-
te, con altre notizie, che compendici ò :
siccome la Cronaca arriva circa ali 604,
naturalmente seguirono poi diverse va-
riazioni, e ciò servi d'avvertenza, sebbe-
ue giovandomi delle note e per quanto
allrojdovrò riferire, in buona parte si ri-
leveranno. Di tali note fu autore 1' ab.
Pier Paolo Torelli. La chiesa di s. Cri-
stoforo dell'abbazia essere antica e d'as-
sai bella forma, sufficientemente grande;
venerarsi l'osso della spalla di tal santo
patrono, dono di Sisto IV e ivi portato iu
bel tabernacolo dal celebre cardinal tes-
sanone. Era allora ufficiata dall'abbate
e da' monaci. Il vescovo di Bayeux Lo-
dovico Canossa abbate commendatario
deh 52 1, costruì il palazzo abba/iale d'as-
sai bella forma. Dopo 1' edificazione di
Durante vi fu trasferita la collegiata di
s. Alessandro, il cui capitolo iu seguito si
ridusse col solo preposto: da detta pie-
ve di s. Alessandro nel 1480 fu trasporta-
to il foute battesimale nella chiesa di s.
Lucia per comodità del popolo. La chie-
sa e il bel ceni vento de'minori conventuali,
fubbiicuto nel 1297, possedere uu copio-
URB
so numero il' insigni ss. Reliquie, delle
quali si riporta l'elenco, donate neh 437
da Margarita de'Malatesti di Rimini: pe-
rò va tenuto presente il riferito di sopra
col p. Ci vai li. Bello essere il monastero
delle religiose di s. Chiara e assai spazio-
so; e quello delle benedettine di s. Ma-
ria Maddalena, bello e grande, trovarsi
nel borgo fuori delle muri. Altre chiese
di Durante essere quelle delle confrater-
nite denominate di s. Maria della Miseri-
cordia, poi soppressa neh 638 per appli-
carne i beni all' eiezione del seminario
de'chierici d'Urbania; del Corpo di Cri-
sto; di Sauto Spirito ; di s. Giovanni, la
quale colla precedente furouo soppresse
neh 782; di s. Cateriua; di s. Gio. De-
collato per seppellire i morti; del Buon
Gesù; chiese qualificate belle assai e cou
belle pitture. La chiesa di s. Antonio a-
ver beneficio semplice cou buona rendita,
propinqua al palazzo de Brancaleoni e poi
tutta annessa al ducale. Chiesa antica era
la cappella di Cola. Fuori della porta che
va ad Urbino esistere uua piccola chiesa
col/immagine della B. Vergine, e ne'pri-
inordi di Durante eranvi contigue celle
de'fratigesuati. Altra piccola chiesa della
ss. Yergiue del Carmine esistere fuori del-
la porla che conduce al Parco, cou im-
magine già venerata nella rocca. Nel ter-
ritorio di Durante nella suddetta epoca
coutavansi da 3o chiese, tra le quali 1 8 e-
ranopievie benefici 1 curati. Neh 58g po-
co lungi da Durante fu fabbricato il con-
vento de'ciippucciui. Nel Parco ducale es-
sere l'antico e nobile convento de'minori
osservanti riformati , detti anticamente
bechiguani, edificato da' Brancaleoni e in-
grandito uotabilmeute da Francesco M.1
11, cou assai bella libreria, e nella chiesa
esservi in alcuni tempi dell'anno le sagre
stazioni per soddisfare la divozione di tal
duca. Si rimarca la moltitudine degli a-
bilatori in proporzione del circuito, la de-
cenza di molli palazzi,ollre il ducale, bel-
le strade interne ed esterne ; predurre il
fiume pesci di più specie, esservi fuuli e
URB 279
pozzi di buon' acqua , l'aria buonissima
onde viveano vecchi ottuagenari e nona-
genari. Fatta generica menzione de'mol-
lissimi illustri durantini, la Cronaca del
Terzi riprende il filo della storia crono-
logicamente a forma di Annali Duran-
tini, com'è anco chiamata; ed io la se-
guitò, procedendo insieme coli' Appen-
dice Diplomatica, e col Col ucci. Questi
osserva, che forse il Terzi colla Crona-
ca si propose fare un abbozzo d'opera più
completa, vedendosi accennati documenti
non riferiti. Appartenendo il dominio u-
tile e diretto di Castel delle Ripe alla s. Se-
de, perciò fu molto a cuore del Papa Mar-
tino IV che venisse rifabbricato, e quin-
di come signore supremo anche del nuo-
vo Castel Durante nel 1 284 lo concesse
in vicaria perpetua a Brancaleoue figlio
d'Armauno e uou d'Arimauo di Alberi-
go, e per suo ordine ne fu investito dal
preside Durante. In seguito di tale inve-
stitura i signori di tal famiglia presero oc-
casione del loro ingrandimento, facendo-
si padroni anco de' luoghi cou vicini, se-
condo il costume de'tempi. II Colucci col
Sansoviuo così ragiona de' Brancaleoni.
Varie sono l' opinioni di loro origine, la
tradizione dicendoli venuti di Germania
cou un imperatore tedesco. Altri rimar
caudoli sempre guelfi e difensori di s. Chie-
sa, li dissero venuti iu Italia con alcun Pa-
pa oltramontano, 0 mandati da loro iu
capitani d'Avignone, il che è falso per es-
sere cominciata la residenza pontificia iu
Francia da Clemente V neli3o5ein A-
viguone neh 3og, mentre i Brancaleoni
fino dal 1284 fungevano il governo del
vicariato di Durante. Devo avvertire, che
i Brancaleoni furono sempre vicari di Ca-
stel Durante, ma non sempre rettori, il
che importa singolare dilferenza, come si
può rilevare da uu documento esistente
nell'archivio municipale d'Urbania, ap-
partenente alle Ri l'or manze de' l5 feb-
braio^ 1 1, assai interessante per questa
parie di storia patria. Neh 3 1 5 avendo i
popoli di Cagli e Gubbio guerreggiato iu-
28o U R B
sieme, elessero per giudice di loro diffe-
renze Monaldo d'Oddone de'Brancaleo-
nidi Castel Durante. Altri inoltre preten-
dono che li condusse seco Martino IV da
Bologna , confondendoli col senatore di
Roma Bartolomeo Brancaleone (il sena-
tore bolognese fu Bartolomeo d' Andalò
e fiorilo nel 1252),' contro il vero pel sur-
riferito della precedente antica loro esi-
stenza, ovvero Urbano IV, Innocenzo V
e persino Clemente V, tutti assai poste-
riori alla loro assai anteriore ragguarde-
vole esistenza. I Brancaleoni talvolta fu-
rono ghibellini ossia di fazione imperia-
le, secondo i propri interessi e i tempi; in
seguito si divisero in più rami, e la divi-
sione de'beni e delle ricchezze diminuì e
poi annientò la loro potenza. Quindi va-
riarono perciò d'armi e d'insegne, per di-
stinguere i rami. Que'di Castel Durante
ne'molteplici monumenti esistenti in es-
so, in s. Angelo in Vado particolarmente,
in Mercatello e altrove, hanno il leone
rampante, fermalo didietro con una
zampa e colPaltra un poco elevata, delle
quali una è quasi tutta coperta da una
sbarra che passa dall'alto in basso; ma
que'della Rocca e parte que'di Piobbico,
non portarono altro che la branca con
una croce bianca di sopra; que'di Mer-
catello usarono per lo più il leone inte-
ro senza la sbarra, colla croce sopra; e
que'di Piobbico costumarono ordinaria-
mente il leone intero senza la sbarra,
colla croce di sopra, quantunque abbia fra
loro la sbarra. Fanuzio Campano pone i
Brancaleoni in Cagli, nobile e antica città.
De'Draucaleoni dovrò riparlare,e mi riu-
scirà opportuno per la descrizione della
legazione d' Urbino (V.) e Pesaro, nel
dire in breve de' principali suoi luoghi,
alcuni de' quali furono signoreggiali da'
Brancaleoni, senza ripetere le notizie di sì
possente casa; mentre di que'della Rocca
Leonella e del Piobbico a tal articolo di-
cendo di questi le riferirò. Governando
questi quali vicari pontificii Castel Duran-
te, col l'incremento di questo in popolo e
U R B
reputazione,del pari si aumentò il loro po-
tere, i titoli d'onore e il numero degl' il-
lustri Ira essi fiorili. Allaigandoi loiodo-
minti divennero tanto grandi che compe-
terono e guerreggiarotio, non che s'im-
parentarono più volte, colla famiglia di
Monte Feltro signora d'Urbino e altre
molte terre e castella. 1 Brancaleoni, ol-
treCastel Durante, furono signori di Mei-
catello, Castel Lunaro , Sasso Corbaro ;
distendendo la loro signoria fino a s. A.-
gata, alla Selva piana, alla Bilia di Rai-
niero, a Monte Oriolo, Pignatta , Mace-
rala Fellria, Gattaia, Timilbitona e Sa-
vina , come si legge in una declaratoria
della Massa Trabaria, fatta nel 1288 da
Nicolò IV. Ebbero ancora in signoria Ca-
stel Pecoraro, il Piobbico dove si vedo-
no vestigia di castelli e fortezze disfalle,
Rocca di Leonello col contado , Monte
Guerrino., Secchiano, la Carda e altri che
lungo sarebbe a ricordare: il più antico fu
Piobbico sul Catidigliauo che nasce so-
pra Scaloixhio. Mg.r Durante dopo tan-
te dimostrazioni di grazie e favori verso
il popolo durantino, a'i5 maggio 1295
o 1296, con diploma riportato nt\Y Ap-
pendice, dopo aver fatta testimonianza di
sua invariabile fedeltà verso s. Chiesa, gli
concesse molti privilegiedeseuzioui;e nel-
lo stesso vi sono gli accordati a Sasso Cor-
baio. Ivi si legge ancora la convenzione
fatta fra la comunità di Durante nel 1 3o8,
e il monastero di s. Cristoforo sulla im-
munità da ogni canone del suolo, in cui
erasi fabbricalo il Castello; seguita da al-
tro prolisso documento riguardante Io
stesso oggetto; e dalla deliberazione del
capitolo del monastero sulla conferma
della transazione, in dalai 9 aprile! 3o(j,
come pure da altre due deliberazioni e
nuova dettagliata conferma e laudo. Seb-
bene a Durante fu concesso il magi-
strato, confermalo quello che avea avu-
to il Castel delle Ripe, da mg.r Durante;
circa i danni ciati, le fortezze e alito, tut-
tavia a suo favore fu sentenziato su cioè
sopra molte altre cose, nel i3i3 da Ja-
u i\ b
copo de Bombassi*. 11 i.° od aver la vi-
caria di Castel Dui ante, che si conosca, è
Giovanni della Matrice neh 343 giudice
e vicario in Castel Durante e suo vica-
riato per s. Chiesa; indi mg." Geutile da
Camerino. Dopo il i /investito Brancaleo-
ne lo fu Branca, uou di lui figlio, ma di Mo-
naldo detto anco Broncone da Castel Du-
ratile, accorto e capace negli all'ari; alla
naturale destrezza riunì straordinario va-
lore militare, a seguo che si faceva rispet-
tare e temere. Il perchè volle ingrandir-
si, ma questo gli cagionò le maggiori dis-
avventure. La s. Sede dopo f edificazio-
ne di Durante ogni anno vi deputava un
podestà o vicario quasi sempre dottore
di leggi. Veramente nel i 355 non Branca
era vicario, ma il figlio maggiore Nicolò
Filippo, anzi per la i /volta unito colla ret-
toria di Massa Trabalia e della terra di
s. Agata. Brauca divenuto signore di tnol -
lo dominio, il quale si estendeva fin dal
fiume Marecclna di Himiui, fece acquisto
di Mercatello, chiamatovi da'suoi uomi-
ni, mentre trovavasi colle sue genti a soc-
correre s. Angelo iti Vado, e recatovisi ne
cacciò Nicolòe Francesco della Faggiuo-
la che l'aveauo tolto alla signoria de'Ca-
stellarli ossia Città di Castello; onde nac-
que guerra tra'Castellaui e i Brancaleoni,
ma interpostisi i perugini si pacificarono.
Ma il Torelli dice che Brauca pagò per
Mercatello 5ooo scudi d'oro. Continuan-
do la residenza pontificia in Avignone,
molti signorotti dello stalo pontificio ne
profittarono con usurpare i domimi di s.
Chiesa. ImiocenzoVI a reprimerne le vio-
lenze e ricuperare il lollOj nel 1 353 in-
viò in Italia per legato il celeberrimo car-
dinal Alboruoz, con esercito e ampie fa-
coltà , ed ottenne il pieno intento. Avea
Galeotto Malatesta di Rimini con Bran-
ca lungamente guerreggialo col conte
d'Urbino Nicolò I o IN' oliò 1 neh j u); pe-
rò in esso Brauca fece la pace con lui e
die al suo figlio Gentile per moglie la fi-
glia del conte d'Urbino, ed altra rima-
sta vedova del signore di Monte Lupone,
L II B 281
la tolse Pier Francesco altro suo figlio.
Tale accordo e parentado dispiacendo
molto al cardinal Albornoz, come nemi-
co de' regoli e lirannelti, mandò per Bran-
ca, e insieme inviò genti per togliergli s.
Angelo in Vado, ma Branca le ruppe. Al-
lora Nolfo 1 fu costretto a dare iu mano
al legato il Peglio, castello sopra il Parco,
perlai- la guerra di Castel Durante; il car-
dinale vi pose l'assedio e durò molto tem-
po. Il Colucci, Montecchio illustrata, a.
p. 1 3 3 e lxvi illustra e riporta il docu-
mento, col quale il cardinal Albornoz a'
iq novembre 1 366 ordinò a'monteccliie-
si che contribuissero^ ducali mensili per
lo stipendio eli 1 j soldati destinati insie-
me con molti altri alla bastia che avea
fatto costruire sopra il Castel Durante, per
espugnare l'ostinazione colla quale resi-
steva e si difendeva, non volendosi arren-
dere a'piacevoli invili per fargli la più be-
nigna accoglienza. Quesla resistenza cer-
tamente la fecero i durautini obbligati da'
dominanti Drancaleoui. Il sagace Branca
tutta volta si accordò col cardinal Albor-
noz, gli lasciò il suo dominio; nondime-
no ed essendo i Brancaleoni divenuti in
Durante uomini privati, Bianca neh 366
recatosi da lui in Ancona venne impri-
gionato e mandato a'eonfini col figlio Pier
Francesco, cioè a Bologna: Gentile fu con-
finalo a Verona, e l'altro figlio Nicolò Fi-
lippo ebbe il bando dalle terre della Chie-
sa, spogliandoli della vicaria di Durante
che talvolta esercitavano. E poiché il le-
gato occupò ogni cosa, tolse anche a'Fel-
treschi tostalo, ma non andò mollo che
i Brancaleoni e i Feltreschi ricuperarono
tutte le loro signorie. Neh362 si trova:
Venerabili* vir daminus Paulus Cora-
clutii de Durante auditor gcncralis su-
per spiritualibus (per le cause apparte-
nenti al foro ecclesiastico) in provincia
Massae Trabariae prò s. Romana Ec-
clesia. La residenza de'supremi giudici di
Massa Trabaria ordinariamente fu sem-
pre iu Durante, riconosciuta qual capita-
le della provincia. Neil' Appendice è il
9.82 V R B
documento col quale nel 1367 In comu-
nità di Castel Durante costituì suo pro-
curatore e ambasciatore Antonio Brad*
caleoui, per portarsi al parlamentogene-
rale da tenersi in s. Angelo in Vado, e for-
vi le necessarie proteste. Allora il rettore
di Massa Trabaria, nobile e potente uo-
mo Giacomo Aguselli di Cesena , faceva
la sua resilienza in s. Angelo in Vado col-
la curia. Ivi pure risiedeva a'5 febbraio
1372 Dominila Tornasi us quondam Bo-
ti/ de Pedemonlis , Vicaria* generalis
Domini Rectoris 3Iassae,\n casa di Pie-
truccio Blancutii, dove il camerlengo di
Castel Durante pagò al vice-tesoriere di
Massa Matteo de Incisa 100 ducati della
tangente del sussidio, e lo slesso pagamen-
to fecero que'di Mercatello per lire 2o3,
e di Lamoli per lire 65. Nel 1367 il car-
dinal Alboruoz fece la seguente testimo-
nianza della fedeltà del popolo di Duran-
te verso s. Chiesa. Dilectis in Cliristo Re-
giminibus Universitatis nec non liomini-
biis Castri Duranti s et ejns districtus ad
Romanam Ecclesiam pieno j'ure imme-
diate spectan salutati in Domino, Devo •
tionem etfidelitatem quam adRomanam
Ecclesiam > Ecclesiam Matrem veslrani
antiquitus habuisse noscimus recensen-
les etc. Con tal diploma confermò an-
cora tulli i privilegi concessi da mg/ Du-
rante. Della medesima testimonianza di
fedeltà ne fece fede colle medesime paro-
le Adimaro d' Agrifoglio di Limoges ma-
resciallo della curia ecorte romana e del-
la Marca d'Ancona per s, Chiesa, rettore
generaledella provincia di Massa Traba-
ria pel cardinal Anglico Grimoardi lega-
to e fratello d' Urbano V, confermando
lutti i privilegi concessi al popolo durati-
ti no da mg/ Durante e dal cardinal Al-
boino/. , circa i danni dati e altre cose,
<:on privilegio del i368. Di altri rettori
della Massa Trabaria, anche de'Branca-
leoni, parlai nel voi. LV, p. 180, se non
che dicendo della succennata unione del
vicariato colla rettoria, dopo cioè man-
cano queste parole Nicolò Filippo figlio
u a b
di. E siccome li ricavai da Torelli , con
esso qui ne compirò la serie da lui ripor-
tata, tanto de* vicari che de' rettori. Nel
1 362 Giovanni de Babuellis di Bologna,
che pare lo stesso di Giovanni de Coccha,
vicario in Terra Durantis prò s, Roma-
uaZscr/ej/'a.DelreltoreRodei'ici nel 1 363
era vicario in Durante .Nicolò diFossom-
brone,e poi ser Giovanni di Pietro da Sas
soferrato.Nel 1 364 l'ettoreBonifazio d'Or-
\ieto,vicarioBonfigliolodaForb.Nel i365
rettore Nicolò Angelino de Siuibaldis pe-
rugino, e vicario Giovanni di Pietro ro-
mano. Nel marzo 1 366 rettore Cicco di
Penna s.Giovanni, vicario Bartolino Gio-
vameli d'Imola: nel maggio rettore Pie-
tro Locti de Magalotti d'Orvieto, e suo
vicario in Durante Brancazio Luzi; nel
dicembre rettore Giacomo de Agusellis
di Cesena e continuava a'i5 aprile 1 367,
In questo vicario in DuranteTobaldo Pa-
ruli di Fano. Neh 368 vice rettore Ber-
to de Baccialeris di Bologna, e vicario Gio-
vanni de Grazioli d'Imola. Nel 1 36g ret-
tore Tassino de Donatis fiorentino, udi-
tore Pietro Lumeri di Monte Santo, giu-
dice o vicario Nicolò deDoctisdi Borgo
s. Sepolcro. Ne'rogili del 1 374s' cnce: Ser
Giovachinus Ser Cecchi de Durante
Conestabulus peditum s, Romanae Ec-
clesiae. Franciscus Gorii Nicolutii de
Durante Conestabulus s, Romanae Ec-
clesiae. Non senza causa la s. Sede nel
principio dell'edificazione di Durante si
contentò che avesse i mentovati privile-
gi ed esenzioni, e la giurisdizione, e sopra
ciò facendo le grazie alle persoue , che
commettevano delitti in tali casi in detto
territorio, avendo ancora il dominio as-
soluto sulle fortezze. Nel qual principio
avea la metà delle condanne per qualsi-
voglia delitto che si commettesse nel suo
territorio; privilegi che si concedono a'
luoghi iusigni, e che nel principio erano
liberi, e ancora pe'gran benefizi ricevu-
ti. Nel 1377 era uditore generale super
spiritualibus nella provincia di Massa
Trabaria per s. Chiesa , e risiedeva uel
URB
monastero di s. Cristoforo, un Brancaleo-
ne forse figlio di Nello, avanti a cui com-
parve citato a istanza dell'abbate di s.
Vincenzo de Petra per t usa, il durantino
Ciccolo Cucciai. Trovo nell'Anziani, Me-
morie di Fano, 1. 1 , p. 3oo, che nel i 377
quel pubblico inviò 3 compagnie di fan-
ti e 60 lancie con 20 balestrieri inutil-
mente contro Brancaleone, per sloggiar-
lo da CastelDurantee da s. Angelo iu Va-
do, e ciò per mancanza di soccorso. In
detto anno Gregorio XI ristabilìiu Pioma
la papale residenza; tua alla sua morte,
per l'elezione d'Urbano VI, insorse il
grande Scisma d'occidente sostenuto in
Avignone dagli autipapi. Dirò col Torel-
li che messer Branca al tempo del suo e-
silio dalla patria anche ne'beni allodiali
soffri qualche uotabile diminuzione, per
alienazioni fatte in suo nome nel 1369 e
nel 1375 dal proprio agente. Quanto al-
la ricupera delle signorie,ciò avvenne tra'
i5 ottobre i375 e il luglio 1376, in cui
8*29 giù si trova rettore di s. Chiesa del-
la Massa Traballa e annessi, e suo vica-
rio in Durante il sapiente uomo Ranal-
do di Artendisda Forlì; e nel 1377 a' 12
settembre si legge parimenti vicario pel
rettore Branca ser Giovanni Zucchi di
Mei-catello, e nel 1 378 vicario per lui ter
Francesco Guidonis di Gubbio. Avverto-
no il Terzi nella Cronaca e il Torelli nelle
Lettere,che il Sansovino fu male informa-
to nel descrivere la famiglia Brancaleoni
di Durante, eglino però procedere cogli
antichi documenti de' patrii archivi. Nel
riprodurre ilColucci,che seguì Sansovino,
fui oculato, rischiarai alcuni punti oscuri,
riservandone altri allorché poi furò paro-
la della genealogia pubblicata dal ricor-
dato Torelli per mezzo dello stesso Co-
lucci. Non è dubbio che la famiglia Brau-
culeoni è antichissima del già Castel del-
le Ripe, e dopo la sua distruzione abitò
sempre in Durante fiuo al \J\.2^.. Messer
Branca o Brancaleone magnificus et po-
lens miles, figlio di Monaldo de'Brauea-
leoui di Duratile, vicario di dello Castel-
URB 283
lo per s. Chiesa nel 1378, era ancora ret-
tore di Massa Trabaria e di s. Agata, e lo-
ro pertinenze, e visse sino al i38o. La-
sciò 3 figli, cioè i sunnominati Nicolò Fi-
lippo, Pier Francesco e Gentile, de'quali
il i.°nel 1 38o era vicario di Durante, ret-
tore della Massa Trabaria e delle terre
di s. Agata , nec non Comitatus Urbi ni
per s. Chiesa. Inoltre Nicolò Filippo con-
tinuava il rettorato nel 1387, essendo i
delti suoi fratelli governatori e difensori
di Castel Durante ed annessi castelli, ed
aveano parte del pedaggio o gabella del
passo di Durante per un 3.°; erano an-
cora luogotenenti del fratello maggiore.
Nicolò Filippo morì nel 1393, e delle sue
due mogli lasciò Venanza celebrata per
bellissima, nata da Elisabetta de' inarche-
si del Monte s. Maria, e maritala a Pino
degli OrdelafTì;e Galeotto, Armanno, Al-
berigo o Almerigo, e Rengarda marita-
ta a Giovanni Cima de'signori di Cingo-
li, tutti nati da Caterina di Pietramala,
perciò parente del cardinal Tarlati de'si-
gnori d'Arezzo. 11 fratello del defunto,
Pier Francesco, fu molto amico e fami-
gliare di Bonifacio IX, e senatore di Ro-
ma nel 1 4o 1 , 1 402, 1 4o6, detto il conle
di Monte Verde: per la moglie ebbe la si-
gnoria diMonleLupoue, toltagli nel 1 3ip
da Paudolfo Malatesla. Bonifacio IX nel
1 3g3 concesse a Pier Francesco e Gen-
tile Brancaleoni, ed a Galeotto figlio del
fratello loro Nicolò Filippo , domicellis
Castrorum Durantis cum Castro Tur*
ris, Abbaliae Castri Sascorbarii, Ca-
stri Montis Coculi, Castri Pierilis, Ca-
stri s. Crucis, Castri s. Angeli in Va->
do, Mcrcatellis,Plebis, Tigiani sive Fi-
giani, Leoneni sive Leonani, Desis, Ra*
spa gatti sive Raspagnani, nec non alio-
rum Castrorum infrascriptorum et eo-
rumComitatuum acDistrictuum ad Non
et Romanam Ecclesiam immediate spe-
ctantium Urbinaten. Fere tran. Civita-
tis Castelli dioecesum ad Nos et S. R,
E. iu temporalibus Vicariis Generali-
bus. Nel corpo dell'investitura si nomi-
284 URB
nano altre castella, e Mon li sLocc hi, Tulli'
he s. Crucis, Sorheloli, MontisMaij ,Ar-
sicioli sive Astizoli... s. Martini, Lere~
sti et Palaricum , Petrellae Massano-
rum. Sicché il paese compreso solto il
commissarialo di Massa, quale da Boni-
facio IX fu concesso in vicariato eredita-
rio a'Brancaleoni, cassai ristretto in pro-
porzione di quella prefettura che antica-
mente si disse il rettorato di Massa Tra-
balla, per cui il vicarialo di Durante in-
vestito allora a' Braucaleoni non fu che
una parte ossia alcuni ritagli della Mas-
sa slessa, come disse il Zucchi nella Sto-
ri// di Monte Feltro. Però va notalo, che
nel 1 388, mentre Nicolò Filippo era ret-
tori: ili tutta laMassa Trabaria,i delti suoi
fratelli , oltre il chiamarsi rispetto alla
medesima luogotenenti del rettore, si da-
vauo ancora i UloUGubertialores, Defen-
sore.set Vicarii pio S. R. Ecclesia Ca-
stri Durantis et nonnulloruni aliorum
Caslrorum provinciae Massae Traba-
riae, et comitat. quondam Urinili. .Nel
1397 la repubblica di Firenze concesse
ni comune di Durante per una sol volta,
che potesse eleggere 4 de'suoi notali, e
di essi sin dalla sua edificazione sempre
abbondò, i quali doveano servire iti certi
tribunali di delta città. Neil' Appendice
w sono due documenti del i jo3. Uno ri-
guarda la compiila della comunità di Ca-
stel Durauted'alcuue possidenze di s. An-
gelo in Vado, di Sorbelolo, Mutile Majo,
SassoCoi baro eMouteLocco. L'allro con-
tiene più. itilioinenti di coiuprita di ter-
reni a favore del comune di Durante, e ri-
spettivamente del possesso presone dal
monastero di s. Cristoforo in compenso
dell' enfiteusi da cui era slato liberalo
quasi lutto il territorio di Castel Durati-
le al medesimo appartenente, in vigore
della transazione fatta tra esso pubblico
e la della comunità coniooo ducati d'o-
ro. .Nello stesso i4o3 Bonifacio IX, come
dirò alla sua volta, sottrasse l'abbazia di
s. Cristoforo , che avea dichiarata com-
uicudu, dulia diocesi d'Urbino, e la sotto-
URB
pose immediatamente alla s. Sede, come
nullius dioecesis. Mori Pier Fratesco
verso il 1 4 i i e seguì la divisione de'beni
rimasti fino a quel tempo in comune tra'
figli di Nicolò Filippo, Galeotto e Albe-
rico, e gli altri di Gentile, essendo a que-
sti toccato in parte de'beni giurisdiziona-
li il dominio di s. Angelo in Vado, Mer-
catelio e altri castelli minori; a Galeotto
e ad Almerico Castel Durante, Sasso Cor-
baro, Monte Locco , Pirli e s. Croce ec.
a'confiui degli urbinati, pe' quali confini
nata con essi contesa neli4i2 si fece com-
promesso in Carlo Malatesta signore di
Biasini. Essendo vicari di Castel Duran-
te Almerico e Gentile, o Galeotto come
▼ uole l'annotatore della Cronaca > cioè
figli il i .° di Gentile nato da Branca, il 2.°
di Nicolò Filippo, che Reposati e Coluc-
ci chiamano Almerico e Monaldo, dando-
si ogni gioì no ad aggravare eccessivamen-
te il popolo cou angarie, invece di farsi
amare, dice Reposati, idurautini nel \^iZ
per ambasciatori odrirono il dominio del
castello con alcune condizioni a Guid'An-
Ionio conte di Monte Feltro e d'Urbino
esignoredi Gubbio; sebbene altri voglio-
no che Cinici" Antonio pigliasse Durante
per la s. Sede, sotto la quale restato per
circa 3 anni nel diretto e utile dominio,
ne fu poi investilo da Martino V per se e
suoi successori. L'Amimi invece raccon-
ta, che nell'universale sconvolgimento
della provincia, trovandosi solamente il
conle Guid'Antonio fuori d'ogni perico-
lo d'esser molestato nelle sue terre, cre-
dè di non dover trascurare la congiun-
tura di dilatarne i confini invadendo im-
provvisamente quelle de' Malatesta, do-
po aver tolto Castel Durante a'Branca-
leoni. Ecco come la Cronaca narra lo
spoglia mento di Castel Durante a'Bran-
caleoni , e il passaggio del dominio ne'
Felli esclu. A' 17 febbraio 1 4^4 dal teso-
riere generale della Marca d'Ancona (A-
gnensi poi cardiuale), furono citati Al-
merico e Gentile o Galeotto de'Branca-
Icoui di Duiautc, fra 12 giorni presentar-
UR B
si nello curia d'Ancona a scusarsi e di-
fendersi da cerla inquisizione falla contro
di loro, anche per negligenza sul paga-
mento dell'annuo censo dovuto pel vica-
riato alla camera apostolica. Tale moni-
torio o citatoria del tesoriere si legge in
fine della Cronaca tra' documenti , ove
propriamente leggo citati Magnifìcis Do-
minio Domino Galeotto et Alberico, nec
non Bartholomeo de Branca leonibns as-
serti s Vicarìis Merco felli, s. Angeli in
Vado, etCastriDuranlis. Quanto al cen-
so annuo che i Brancaleoni pagavano al*
la camera apostolica per Durante, era al-
meno di dieci ducati, e se ne ha monu-
mento del i3g7. Quindi d'ordine di Mar-
tino V il conle Guid' Antonio di Monte
Feltre e d' Urbino, come generale di s.
Chiesa, tolse Durante a'Brancoleoni, ed
a'3 settembre ne fu egli dichiaralo vica-
rio, il che riuscì gratissimo all'università
e popolo di Durante in aver per padrone
un tanto signore sì nobile e dotato di
tutte le virtù. Guid' Antonio die subito
segni al popolo di giustizia e liberalità,
poiché recatosi in Durante confermò le
sue esenzioni e privilegi antichi, altri ne
concesse e promise difendere mediante
allo pubblico. Che Almerico e Galeotto
governassero tirannicamente, oltreché
viene comprovalo da'versiche si scolpi-
rono in una pietra del palazzo municipa-
le di Durante; è dimostralo pure dall'e-
migrazioni d'intere famiglie dnranline in
altri luoghi, per cui a'i5 roarzoi422 il
podestà di Durante Giovanni d'Imola or-
dinò con suo bando che se nel termine
d' un mese tulli i parliti da Durante e
suo territorio non vi ritornavano colle
famiglie sarebbero tenuti per ribelli, e i
loto beni confiscali e applicali alla came-
ra del comune di Durante, come risulta
da'libri delle Rifoi manze. Osserva Coluc-
ci, che in seguito di tale spoglio, da'Bran-
caleoni contro i Fellreschi rolla ogni a-
micizia, si dovea anche covare odio e ran-
core, che dierono manifestamente a vede-
re coli' incursioni che i primi andarono
URB 285
facendo sulle giurisdizioni di casaFeltria,
prevalendosi di quella poca forza che po-
tevano disporre nel rimastogli possesso
di Sasso Corbaro, Limano e Monte Loc-
co loro feudi. Trovo nella Cronaca un
bando emanato nel 1 426 da Gnid'Anlo-
nio e diretto a Giacomo de Giraldi di
Trevisi podestà della Terrae Dura/itis,
a chiunque parlava o faceva conversazio-
ni (forse lagnanze e complotti de'fautori
de'Brancaleoni), sotto pena di cento du-
cali d'oro da applicarsi alla camera sua,
e di due tratti di corda. Con tutlociò si
riunirono gli animi de' Brancaleoni co'
FVltreschi pel matrimonio che Guid'An-
toniosi studiò di concludere tra il suo na-
turale Federico d' 8 anni e legittimato
da Martino V, con Gentile figlia di Bar-
tolomeo Brancaleoni e di Giovanna di
Beltrano Alidosi signore d'Imola, unica
erede de' luoghi restati al padre, cioès.
Angelo in Vado, Mercalelloe altri 20 ca-
stelli. Federico divenne poi valorosissimo
guerriero e 2.0 duca d'Urbino, erigendo
in Durante l'esistente suddescritto palaz-
zo ducale.
Innanzi di proseguire, conviene che di-
ca alcuna cosa delle già mentovate Lei'
ter e sull'antiche memorie di Castel Du-
rante e della genealogia de'Brancaleoni
durantini, ricavate l'une e l'altra da'mo-
numenti urbaniesi di Pietro Paolo Torel-
li, anche per correggere il Sansovino nel
riferito nell'opera, Della origine e fatti
delle famiglie illustri d'Italia, e mi di-
spenserà dal rendere ragione de'Branca-
leoni ne'luoghi da lorosignoreggiati nella
provincia e ducato d' Urbino, in qnest' ar-
ticolo. Dirò pure meglio ove mi propongo
parlare de' Documenti che riguardano
il dominio dell' antichissima famiglia
Brancaleoni della Rocca e del Piobico,
illustrati con note da Pietro Paolo To-
relli, inseriti dal Colucci nel t. 27, p. 61
Dell'Antichità picene. La genealogia de*
Brancaleoni di Piobbico si vuole deriva-
ta da un Brancaleone vecchio, che sino
dal 1 107 pagava pensione pel castello del-
286
U II B
laRocca de' Branca leoni, detti inoggiRoc-
ca Leonella, a' confini del territorio di
Piobbico, sua frazione soggetta al comu-
ne e nel governo d' Urbania , legazione
d' Urbino j perciò in quest'articolo, dicen-
do di Rocca Leonella e di Piobico, ragio-
nerò de'suddetti documenti, insieme alle
derivazioni e origini de'Brancaleoni. Non
mancano scrittori che vogliono i Branca-
leoni un ramo della celebre romana fa-
miglia Anicia consolare, ed imperiale per
la linea de'Pierleoni Frangipani. Comin-
ciando l'albero genealogico, formato dal
Torelli, con Rambei lo o Alberto del XII
secolo,secondo le scritture durantine, cre-
de non diverso d'Alberico o Almerico de-
gli scritti cagliesi; anzi poi sene persua-
se credendo identici l'Alberto oRamberto
delle carte durantine, coli' Alberigo de'
monumenti cagliesi e piobichesi. Manca-
no documenti sicuri per fissare il comune
stipile de'Brancaleoui durari tini, con que'
dellaRocca e deiPiobico,pe'quali si hanno
tracce fino al principio del XII secolo, in-
dubitatamente sembra comune la deriva-
zione da uno stipite medesimo : egual-
mente è certo che verso il principio del
XIII fiorirono in Castel delle Ripe e coe-
tanei dueBrancaleoni, Armanno e Oddo-
ne, dali.° nacque Brancaleone de Bran-
calconihus, dal 2.0 Monaldo. Questi due
cugini furono eletti nel 1284 arbitri tra
il comune del nuovo Castel Durante e
Y abbate di s. Cristoforo, sul concedersi
il terreno del monastero in enfiteusi per
la costruzione del castello. Riuscì poscia
a Torelli di trovare un 3.° fratello in Rai-
niero , la cui discendenza finì in Castel
Durante dopo ili4i4 m un ser Giovan-
ni di Oddo di Branca di Ranuccio di Ra-
niero, il quale ser Giovanni lasciò eredi
i figli di Nicolò Filippo allora vicari di
Durante. Brancaleone dunque d* Arman-
no nello stesso anno ebbe il governo e
vicaria della novella colonia. A quel tem-
po Di bino era stato privato di tulio il
suo contado, in cui nel 1 269 era compre-
so Castel delle Ripe. Di Brancaleone non
U R B
si trova che la fì»lia Bianca maritata a
Nicolò Guelfucci di Città di Castello, for-
se la madre di quel Branca o Brancaleone
Guelfucci che nel 1 358 s'insignorì della
patria, ed anche di Borgo s. Sepolcro :
morto nel i3o,8 Pier Francesco Branca-
leoni, il comune di Durante elesse il pro-
prio podestà Bartolomeo di Colle amba-
sciatore , per andare a Città di Castello
ad onorar l'esequie del defunto, e far gli
uffizi di condoglianza al comune Tifer-
nate ed a'figli di detto Branca de Guel-
fucci. Di Brancaleone sembra fratello ger-
mano Capoleone padre di Francesco e
Brancuccio. Francesco neh 338 era uno
de'consiglieri della patria e capitano con
giurisdizione; con Francesco terminò la
li nead' Armanno. Passando a quella d'Od-
done del Castel delle Ripe, fu padre di
Monaldo, il cui sigillo sud descritto passò
nelsecoloscorsoin poteredel conte delPio-
bico AntonioMaitarazzi(sic)Brancaleoni;
e del giglio si congettura averlo aggiunto
per la venula in Sicilia de'guelfi Angioi-
ni, essendo i Brancaleoni in patria capi-
parte de'guelfi. Monaldo avea in Duran-
te la sua casa munita a guisa di fortili-
zio a peso del pubblico: nel 1 3 1 1 fu po-
destà di Firenze, e nel 1 3i3 di Perugia,
marciando contro Todi per la ricupera
di Spoleto; nel 1 3 1 5 podestà di Cagli che
pacificò con Gubbio. Suo figlio France-
sco da Giovanni XXII fu fatto vescovo
di Camerino nel 1 328; altro figlio fu mes-
ser Branca o Brancone, diverso da altro
Bianca che vivea in Castel Durante nel
principio del XIV secolo, la cui successio-
ne terminò in ser Giovanni suo nipote e
figlio d'un Oddone dopo il 1 4 < 4- Questo
Branca non fu della linea di Castel delle
Ripe e di Durante, ma figlio di Ranuc-
cio di Raniero da'Pecorari, il quale Ra-
niero era nato d' Alberico li di Branca-
leone II della linea di que'della Rocca e
del Piobico. La 1." memoria di inesser
Branca è del 1 336, da cui si apprende la
maggioranza che i Brancaleoni aveano
in patria e nel partito guelfo; nel 1 338
U R I
era capitano insieme col consanguineoCa-
poleone. Di lui parlai abbastanza; morto
prima ile' 22 dicembre i 38o, lasciò i 3
Bgli Nicolò Filippo, Pier Francesco, Gen-
tile, ed anco un Antonio naturale resta-
to in patria non ostante I' esilio del pa-
dre e fratelli, ed ebbe un Angelo per fi-
glio. Nicolò Filippo fu rettore della Mas-
sa Traballa nuovamente, ed i fratelli suoi
luogotenenti; morì prima del i 3c)4> 'a'
sciando i memorati figli Venanza, Galeot-
to, ArmantiOjA Iberigo o Alm erigo, e Ren-
garda. Galeotto neh3g3 venne investi-
to insieme co'zii Pier Francesco e Genti-
le del vicariato di Durante e di altri luo-
ghi. Morto Pier Francesco nel 1 4 ' ' > Pei*
la involta sucresse tra'Rrancaleoni la di-
visione de'beni. e quanto toccò a Genlde
già lo dissi, cioè s. Angelo in Vado e al-
tri luoghi; cos'i a'di lui nipoti Galeotto e
Alberico, cioè Durante e altri luoghi. Ga-
leotto qualificato come messer Branca suo
avo magni ficus et potensmiles, nel r 4 ' 8
podestà de'fiorentini, indi cominciò a sof-
frire travagli in uno al fratello, e non sen-
za loro colpa; angustie che terminarono
colla narrata totale umiliazione ed anni-
chilimento di loro grandezza e potenza.
Secondo il Torelli ciò avvenne per la ci-
tazione di comparire innanzi i ministri
di Mai tino V, per difendersi dalle incol-
pazioni lorodate,e pel non soddisfatto an-
nuo censo in ricognizione del sopì emodo-
minio dovuto alla camera apostolica pel
vicariato di cui erano investiti, venendo
preso tale ritardo per un attentato di
spogliare la s. Sede de'diritti di sovrani-
tà e giurisdizionesulle terre del vicariato.
La citatoria fu spedita a' 17 febbraio 1424
e presentata nelle forme il 21 a'prion e
ufìjziali di Durante; siccome pare che i
fratelli Brancaleoni non ubbidirono alla
citatoria, d'ordine del Papa furono cac-
ciati dal vicariato a mano armata da
Guid'Antonio di Monte Feltro generale
di s. Chiesa, il quale entrò in Castel Du-
rante a'5 settembre. Di Galeotto non si sa
altro. Albei igo ritiratosi inRimini presso i
U R B 287
Malafcsta,amici antichi di sua casa e nemi-
ci quasi perpetui de'Fellreschijfece qual-
che tentativo, ma indarno, per ricupera-
re il perduto dominio, e morì in Riinini
neli444> dove gli furono celebrate solen-
ni esequie e data onorevole sepoltura in
s. Francesco da Sigismondo Malatesta. E-
gli erasi sposalo con Caterina Bianca ni-
pote ex /ilio di Bernabò Visconti duca
di Milano; questa parentela co'Visconti,
giurati capiparte ghibellini, degenerò in
lui la venerazione e avito rispetto verso
la s. Sede, di cui ne avea avuto luminosi
esempi da'suoi maggiori. Di essa moglie
lasciò òue figlie, una maritata ad Ange-
lo d'Anghiari famoso condottiere di gen-
te d'armi; l'altra chiamata Imperia spo-
sò Giovanni Malatesta conte di Sogliano,
dotata da Sigismondo di Rimini co' ca-
stelli di Pondo e di s. Martino in Cou-
verseto. Aimannoo Ermanne,aliro figlio
di Nicolò Filippo, era abbate commenda-
tario di s. Cristoforo in patria fin dal 1 4° t
benché minore: fu a suo tempo che Bo-
nifacio IX a petizione del zio Pier Fran-
cesco liberò l'abbazia dalla soggezione del
vescovo d'Urbino. Pier Francesco dopo la
morte del fratello Nicolò Filippo sotten-
trò nella rettoria generale della Massa
Trabaria,e la tenne sino allamortejgoden-
do cornei Malatesta la confidenza di Boni-
faciolX,qnandogli conferì la dignità di se-
natore di Roma, marciò a questa città al-
la testa d'8oo cavalli, in Durante facen-
dosi fuochi di gioia. Resta Torelli mera-
vigliato come gli fu tolto Mónte Lupone
da Malatesta, suoi stretti e intimi amici.
Sostenne molte cure per le scorrerie che
nel territorio durantino e luoghi circo-
stanti fecero varie compagnie di genti
d'armi, che si movevano da Sigillo, Fos-
sato, Gualdo e Sassoferrato sotto la con-
dotta di diversi capi, e da altre parti an-
cora, come quella del conte di Carrara,
che sul fine di luglioi 3c)7 stanziò nel vi-
cino territorio di Peglio, e liberatosi da
tale incomodo l'allontanò dal territorio
du ranliuo a forza di donativi. Morendo
288 U I* B
dopo il i4 io non lasciò successione. Gen-
tile ultimo figlio di messer Branca si vuo-
lenaloda una Varana «1 ì Camerino, for-
se figlia di Gentile II, pel quale le fu im-
posto il nome, ovvero de' Vai ani di Ro-
vellone. Da Agnese figlia di Federico con-
te di Monte Feltro , ebbe Capoleone o
Gaproleone, Luigi e Bartolomeo, moren-
do nel 1 3cj7. Capoleone non più vivea nel
i4'o, armo in cui il fratello Luigi insie-
me col zio e cugino era vicario di Duran-
te; cessò nel i4i 3 per la seguita divisione
de'beni, essendone alloro vicari i cugini
Galeotto e Alberigo. Toccarono a Luigi
s. Angelo in Vado, Mercatello e altri ca-
stelli minori, al qual tempo pocosoprav-
visse. Bartolomeo suo fratello restò uni-
co signore di detti domimi, ma si rese an-
eli* egli fellone, negando di pagare alla
Chiesa romana il solito censo in ricogni-
zione della sovranità di quelle terre, che
dalla medesima godeva in feudo e per in-
vestitura, perciò compreso nel «424 "ella
citatoria del tesoriere della Marca Agnen-
si, diretta purea'cugini di Castel Duran-
te. Bartolomeo però o ubbidì o morì in
quel frattempo, certamente non era più
in vita a'3 ottobre 1 4^6, o che fosse fra-
stornata l'esecuzione della pena per ma-
neggi di Guid'Antonio Feltrio, allora in
molta grazia e riputazione di Martino V
zio della sua 2." moglie Caterina Colon-
na , colla mira riuscita di metter nella
sua casa l'ultima erede di Bartolomeo, o
in fine qualunque altra ne fosse la cagio-
ne, non subì come i cugini lo spoglio de*
suoi dominii , e così seguitò nella figlia
Gentile la signoria. Morì Bartolomeo in
Mercatello e fu sepolto in s. Francesco
de' conventuali, in nobile mausoleo di
Diarmo bianco ottimamente intagliato
sul gusto de'bassi secoli, con lapide che lo
dice eretto dalla vedova Giovanna Ali-
dosi. Dotata questa d'accorgimento,pru-
denza, valore e d'alto intelletto, governò
lo stato per l'unica figlia, la quale, come
già notai, fu fidanzata a Federico natu-
rale di Guid'Antonio, il quale di circa 9
U R D
anni lo die ad allevare a Giovanna fu-
tura suocera , che poi sposò di i5 e di-
venne celebrato signore d'Urbino nel
1 444- Gentde, in assenza «lei marito, tal-
volta governò lo stato, e non avendo figli
per soverchia grassezza, si ritirò nel mo-
nastero di s. Chiara d'Urbino, e Tenuta a
morte, lasciò luogo al consorte di passa-
re a seconde nozze neh 4^9 con Battista
Sforza ,ornaniento del suo secolo. ConGen-
tile finì la nobilissima stirpe de'Branca-
leoni di Castel Durante. Quanto a'docu-
menti raccolti dal Torelli, riguardanti il
dominio degli antichissimi Brancaleoni
della Rocca e del Piobico, che si vogliono
derivati dallo stesso stipite de'Brancaleo-
ni di Castel delle Ripe e di Castel Duran-
te , ed esistenti nell' archivio del conte
Mal erozzi Brancaleoni di Piobico, erede
de'Brancaleonidi Piobico, già dissi il luo-
go nel quale ne terrò proposito, e convie-
ne tenerne presente il contenuto quale
argomento che si compenetra in quello
discorso; poiché dall'albero de' Branca-
leoni riprodotto dal Colucci, neW'Osser-
vazione che segue a 'documenti, è mani-
festa la comune derivazione da un me-
desimo ceppo. Noterò, che nella preziosa
Bibliografia storica dello stalo pontifi-
cio , del benemerito p. ab. Luigi Ran-
ghiasci-Brancaleoni diGubbio, registran-
do le Lettere del Torelli dichiara: » nelle
quali si pone assai in chiaro la storia del-
l'antichissima famiglia Brancaleoni un dì
signora d'Urbania, e poscia nostra stretta
congiunta". Aggiungerò che l'eugubina
nobile stirpe de' Ranghiasci Brancaleoni
viene proseguita dal sullodato suo degno
nipote marchese Francesco in Gubbio,
letterato e virtuoso, amatore delle bel-
le arti.
Castel Durante passato nella casa Fel-
tresca signora A'Urbiito, di questo stato
seguì i destini e le vicende, descritte in
quell'articolo. Martino V non solo investì
Guid'Antonio di Castel Durante, ma per
l'affetto che gli portava e pe'suoi meriti,
con bolla de' 1 3 marzo 1 4^9 eresse in con-
U 11 B
tea Castel Durante , in Gomitatimi eri-
eimus , ci Comitalus litulo dccordmns,
deinccpt Coinitatus Castri Duranti* per-
petuo nomine tur f confermandolo indi*
pendente rt Comi tatù et Dheeesi Urbi'
natcn. A Guid'Antonio confermò tulle le
città, tene e luoghi ch'egli possedeva con
titolo di vicario, spettanti alla s. Sede, e
10 costituì insieme feudatario di s. Chie-
sa, colla conferma insieme di tutti i pri-
vilegi e grazie altre volte da lui e dagli
altri antecessori al medesimo concesse.
Nel febbraio i442 morto il conte, gli suc-
cesse il figlio legittimo Odd'Autonio, on-
de la comunità di Durante gl'invio am-
basciatori per condolersi della morte del
padre, ed a questo celebrò funerali nelle
chiese di s. Cristoforo e di s. Francesco.
11 nuovo conte lasciato erede dal padre
de'suoi stati, ne assunse il governo, tran-
ne s. Angelo in Vado, Mercatello eallii
castelli che restarono al suo fratello na-
turale Federico per ragione della dote di
Gentile Branca leoni sua consorte. Nel-
l'aprile Odd'Autonio si recò a Siena per
inchinare Papa Eugenio IV, il quale l'ac-
colse con grandissimo onore e l'insignì del
titolo di duca d'Urbino; ma a suggestio-
ne altrui abbandonandosi a vita turpe,
per congiura fu ucciso in Urbino nel lu-
glio 1 444- IQ seguito di tal morte e in vi-
gore del testamento paterno, ricaddero
tutte le signorie, compreso Castel Duran-
te, all'altro figlio naturale Federico le-
gittimato, conte di Monte Feltro, signore
di s. Angelo in Vado e di Mercatello. To-
j>to il comune di Castel Durante mandò
a lui ambasciatoli per le condoglianze del
defunto duca, a cui celebrò esecpiie nel-
l'abbazia, ed a giurargli fedeltà. 11 nuo-
vo conte a'ao settembre confermò tutti
i capitoli falli tra il genitore e il comu-
ne, ed a questo concesse altre cose. Fe-
derico ornò Durante con edilizi , e bel
palazzo con giardino e grandissime co-
modità da ospitare qualunque principe.
Lungi da Durante più di due terzi di mi-
glio vi formò il delizioso parco con mez-
VOL. LXXXV.
un 189
7.0 miglio di circuito, bagnato in gran par-
te dal Metauro, e lo riempì di daini, pa-
voni ed altri animali, con bella selva di
ceni, comprendendovi l'antico convento
di s. Francesco. Per tutto questo Fede-
rico, come afferma Cimarelli, in Duran-
te passava a diporto alcuni mesi dell'an-
no, come fecero più o meno i successori,
n'Iettati dalla buon'aria, dal sontuoso pa-
lazzo e dell'ameno parco, insieme alla lo-
ro splendida corte. Grandi vantaggi ne
derivarono al luogo e agli abitanti, a'qua-
li affezionandosi i loro signori, di frequen-
te agli altri erano preferiti nel conferi-
mento delle cariche. Federico fece con-
dottiero del suo esercito Pace o Palmone
durantino valoroso. II comune nel i4^7
in occasione della guerra somministrò
soldati balestrieri 74 e guastatoli 4^, da
esso pagati a ragione di 4bolognini al gior-
no e doppia paga a'capilani, sotto il co-
mando di Lodovico Frazovauni de Se-
veri, dalla cui casa uscì poi quel Maria-
no ottimo umanista, versato nelle lette-
re greche e buon poeta latino, a cui Du-
rante deve l' istituzione del registro de'
battezzati , 4 an'd e mesi anteriore al-
la prescrizione del concilio di Trento.
La somministrazione de'soldali colle vet-
tovaglie e munizioni fu fatta da Durante a
tutte le occorrenze registrate dalla Cro-
naca del Terzi, o per guarnire la fortez-
za di Carpegna e altre rocche, come in
quella di Sasso Corbaro, e diversi duran-
ti ni furono deputati in castellani di esse.
Morta in Gubbio nel i472 Battista Sfor-
za moglie di Federico, il suo cadavere fu
portato a Urbino, e pe' solenni funerali
la comunità di Durante inviò 5i cittadi-
ni con vesti lunghe nere di lutto, onde
dopo le città dello stato Feltresco ten-
nero il i.° luogo. Prima di questo tempo
trovo il cardinal Latino Orsini legato di
Massa Trabaria, di Bologna e presiden-
te del presidato di Farfa. Neli474 Papa
Sisto IV dichiarò Federico duca d' Ur-
bino, gonfaloniere di s. Chiesa e genera-
le della legn; così il di lui stato divenne
•9
290 L R C
ducuto. Per !e guerre sostenute da'Fel-
li eschi e poi da'liovei eschi, molli duran-
tiui si distinsero nel comando di corpi e
per prodezze, i nomi de' quali valorosi
capitimi sono onoratamente registrati
nella Cronaca in uno alle loro belle im-
prese, non meno che quelli de'loro figli,
colle cariche esercitale e iti che si distin-
sero: si potrebbe formare un lungo ca-
talogo di moltissimi valentuomini in ar-
mi e in toga, nelle scienze e nelle lette-
re, fiorili nella corte veramente regia de'
duchi, ed inalilo, con copiose notizie bio-
grafiche delle persone e delle famiglie,
inclusivamenle ad ecclesiastici illustri se-
colari e regolari; imperocché la maggior
parte della Cronaca è consagrala in ce-
lebrare gl'illustri durantiui. Nel 1482 mo-
ri il «luca Federico, e gli successe il figlio
Guid'Ubaldo I, che ritenne colla ciucia la
vicaria di Durante. Il comune mandò al
nuovo siguore ambasciatori per deplora-
re la morte dell'invitto genitore, e giu-
rargli fedeltà; uon che 43 cittadini ve-
stili a lutto di negro e vesti lunghe ad as-
sistere in Urbino all'esequie, celebrando
ne esso nella badia e in s. Francesco.
Guid'Ubaldo 1 volle distinguere ed esal
lare Durante, ordinando che tulli i solda-
ti della Massa Trabaria visi recassero a
far mostra di loro nelle rassegne, e stabilì
che in Durante risiedesse un magistrato
col titolo di cancelliere e poi di commis-
sario, per soprintendere a tutta la pro-
vincia di Massa Trabaria, così facendo si
può dire Durante capo di lulla la mede-
sima, e dove in seguito fecero residenza
i supremi giudici e ufiiziali della Massa.
Perciò al governo di Durante soggiaceva-
no s. Angeloin Vado,Mercalello, e gli al-
tri castelli e ville. Nel piano di spoglia-
mento de' vicari feudatari della s. Seile,
concepito dall' ambizioso Cesare Borgia
duca Valentino (già arcivescovo di I a-
lenza e cardinale, poi duca del Valenti -
nois,di cui era capitole J alenzaò'x Fran-
cia, onde ne' due articoli non poco ripar-
lai di lui), vi comprese la casa Feltresca
U R D
e il florido stalo d'Urbino, facendosi forte
colla parentela e protezione di Luigi XII
re di Francia, e della benevolenza di Ales-
sandro VI suo padreche lo secondava. Per-
tanto nel giugno i5o2, dopo essersi im-
padronito di Cagli, sottomise circa a' 2 1
Urbino e in breve tutti gli altri luoghi del
ducato, facendosi riconoscere per signore.
Anche Durante vi soggiacque con tutte
le conseguenze, e dovè dare in ostaggio
alcuni durantiui. Dopo alternale vicende
diperdileericupere di luoghi, colla tour*
ted' Alessandro VI a' 1 8 agosto 1 5o3, pre-
sto si dileguò l'apparente prosperità del
Borgia, e tosto il duca d'Urbino ricuperò
il suo stato. Nello slesso anno il i.° no-
vembre fu eletto Papa il magnanimo Giu-
lio II, zio di Francesco M." I della Rove-
re [V.) signore di Sinigaglia e di Moti-
davio, il quale nato dalla sorella di Gui-
d'Ubaldo I, questi per mancanza di pro-
le l'avea adottato per successore, e lo fu
a' 3 o 1 1 aprile 1 5o8 per morte del du-
ca. Già la comune di Durante a' i5 del
precedente settembre 1 5o4 avea spedi-
to suoi ambasciatori a Francesco M." I,
come disegnato successore dal duca zio,
per giurargli fedeltà. Alla morte poi di
Guid' Ubaldo 1 mandò ambasciatori per
secoli ii condolersi , ed alcuni cittadini
con vesti nere per intervenire a' fune-
rali del defunto in Urbino, facendogli
celebrare esequie nell'abbazia) Così si
estinse la nobilissima e antichissima ca-
sa de' conti di Monte Fcltre, e Fran-
cesco M." I divenne pur siguore di Castel
Durante e sue pertinenze. E ad esempio
de'suoi predecessori, confermò al comu-
ne e università di Durante tutti i capi-
toli stipulali tra esso e il duca Federico,
e ve ne aggiunse molti alici a' 12 settem-
bre. Durante è grata alla duchessa Eli-
sabetta Gonzaga vedova del defunto du-
ra, per aver donato una sua possessione
del valore di 3ooo scudi in aumento del
monte di pietà, pe'bisognosi durantiui. Il
cronista dice che il monte impiegava 8000
scudi in prestiti a servitù) de'poveri. Il co-
URB
mune anche a Francesco M.* I in oc-
casione di guerra più. volte die soldati
pagati , ed egli teneva in Durante molti
uomini d'arme. A Giulio II, successo Leo-
ne X Medici, mal disposto contro Fran-
cesco M." I, che dallo zio avea ricevuto
l'investitura di Pesaro, tolto agli Sforza,
con incremento di potenza al ducato, nel
l5i6 di questo lo spogliò e scomunicò; e
di tulle le signorie Roveresche, in un a
Durante, ne investì il proprio nipote Lo-
renzo de Medici e discendenti. Il Papa
spedì un'armata a occupare il ducato, e
Nicolò Vitelli di Città di Castello nel mag-
gio i 5 16 prese Durante e volle ostaggi.
Francesco M.* I da Mantova, ov'erasi ri-
tirato, provocava i suoi aderenti e invia-
va milizie per riprendere vari luoghi; in-
di con piccolo ma valoroso esercito vi si
recò, e nel gennaioi5i7 potè ricuperare
Urbino. Perciò nello stesso mese Duran-
te elesse 3 cittadini per ambasciatori al
duca a farne le congratulazioni, aveudo-
lo aiutato nel conquisto in ogni possibi-
le maniera. L'ullimodi detto meseiuDu-
rante il popolo gridò Feltro, Feltro: di
ciò fu causa il piobichese Diomede milite
•valoroso del duca e da esso mandato, e
partirono da Durante 3oo fanti castella-
ni del presidio della Bastia, pare medi-
cei, i quali furono svaligiati da'soldati di
Durante. Qui la Cronaca è oscura, co-
me in altri luoghi. Uno è questo: «Quan-
do Lorenzo de Medici prese lo stalo dJUr-
bino fece gettare a terra tutte le muraglie,
che circondavano Durante, e fece spia-
nare sino a Ili fondamenti la Rocca, e tut-
te l'artiglierie fece portare alla Città di
Castello ,dove al presente ancora si trova-
no, l'ultimo di noverobrei5i8, ed a que-
sto effètto mandò uu commissario da Mei-
dola ,J. Dunque Durante fu ripresa nella
guerra che i Rovereschi ei Medicei si fa-
cevano? Trovo nella Cronaca che il Vi-
telli tornò a Durante nel 1 5 1 7 e vi fu
alloggiato e ben trattato co' suoi dal co-
mune. Dice la storia : Lorenzo de Medi-
ci morì senza figli a'28 aprile i5i9, Leo-
URB 29 1
ne X riunì il ducato d'Urbino alla Chie-
sa, tranne Pesaro e Siuigaglia che die a
Varani peropporlo al duca, il quale ce-
dendo alle circostanze con accordi nuo-
vamente si ritirò. Morto il Papa a'2 di-
cembre 1 52 1 , fu agevole a Fi ancesco M.*
I cori piccola squadra di ricuperare lo
stato che avea riperduto, allorché mar-
ciò contro di lui l'esercito pontificio. Ne*
primi di febbraio morta in Urbino Eli-
sabetta duchessa vedova, nel marzo Du-
rante mandò 9 cittadini in vesti lunghe
nere per assistere alle sue esequie. Mor-
to poi nel 1 538 in Pesaro Francesco M.a [,
portato il corpo in Urbino, ivi nell'otto-
bre Durante inviò gli ambasciatori per
condolersi col figlio e successore Guid'CJ-
baldo II e giurargli fedeltà, celebrando
le consuete esequie al defunto. Narra Co-
lucci che dopo detta morte nacquero de'
torbidi sulla successione al ducato d'Or-
bino per conto di quello di Camerino, su
cui avea pretensioni il duca come mari-
to di Giulia Varani erede di quello sta-
lo (e non di Francesco M." I come dice
Colucci); tuttavia il duca temendo di re-
star senza l'uno e senza l'altro, venne ad
un accordo con Paolo III, e restituitoli
ducato di Camerino alla Chiesa (oude il
Papa ne investì il proprio figlio Pier Lui-
gi Farnese, la cui figlia Vittoria sposò in
seconde nozze Guid'Ubaldo II), restò du-
ca d'Urbino e rispettivamente vicario di
Castel Durante. Qui la Cronaca rimar-
ca, che per la bontà dell' aria, la como-
dità dell'abitazione, per il bel parco, per
la quautità di cacce di più. sorte d' ani-
mali e per altre delizie, non solamente i
duchi e duchesse d'Urbino con altri prin-
cipi abitavano buona parte dell'anno in
Durante, ma ancora vi si recavano i car-
dinali Farnese e s. Angelo colle loro no-
bilissime famiglie; e dopo di loro vi abi-
tò per molti anni il celebre cardinal Fran-
cesco Tournon, ed eziandio Ersilia del
Monte moglie di Gio. Battista nipote di
Giulio III, donna di grande autorità in
Roma , anche dopo la morte del Papa.
2 cp U R lì
Nel 1.^74 per motte di Guid'Ubaldo II,
che eoa replicate lettere aven lottalo hi
fedeltà e bontà ilei popolo di Durante,
questo nell'ottobre inviò 4 ambasciatori
al figlio e successore Francesco AI.'' II,
per esprimere il suo cordoglio, e gli giu-
rarono ubbidienza e fedeltà. Questo du-
ca d' LJrbiuo, signore di Pesaro e conte
di Castel Durante, come i suoi maggiori
Prefetto di Roma (P •), ebbe a suo resi-
dente in Roma e Venezia Giuliano U-
goccioui di famiglia antica di Castel deb
le Ripe; ed altro suo residente presso la
s. Sede fu il duranti no Filippo Fila retti
de'Calfarelli, uno della qual [«miglia, A-
goslino, era stalo capitano prodenlec va-
loroso di tulle le fanterie di Massa Tra-
balla di Francesco M. I, composte di
i5oo soldati circa, non die capitano di
quelle di Monte Feltrò; perciò lai duca
gli douò l'area dell' abbattuta Rocca di
Durante, ch'egli ridusse ad abitazione, al-
la comunità cedendo il duca i materiali.
Si crede che la famiglia Calfarelli durati*
lina , poi estinta, derivasse da un ramo
della nullissima romana. Altro residen-
te ducale in Roma fu Pirro Nuli patri-
zio di Gubbio. Per la penuria del i njo
in poi, Francesco M.a Memorevole eo'du-
rantiui, imprestò alla comunità gratuita-
mente molte migliaia di scudi per I' ac-
quisto de'graui a sostentamento del po-
polo. Il duca restato vedovo di Lucrezia
d'Este, iu seconde nozze nel i 5gg fu spo-
salo dall'abbate di s. Cristoforo a Livia
figlia del suo cugino marchese della Ro-
vere. Morta la madre Vittoria Farnese
nel dicembre 1602, Durante le fece no-
bili esequie nel seguente mese. Indi a'
23 maggio 1 60 j il comune per mezzodì
4 ambasciatori si rallegrò col duca per
la nascita del principe sospiralo creile Fe-
derico-Ubaldo , e fece in Durante pub-
bliche dimostrazioni di gioia, come quel-
lo che per tal prole a sue spese col po-
polo avea fatto un voto a s. Ubaldo di
Gubbio qual patrono della casa ducale.
Per la solennità del battesimo deputò \
U R P>
ambasciatori, oltre quello unito ad altri
delle terre della provincia in rappresen-
tanza della Massa Tra ba ria, che tenne il
i.° luogo. Allorché Francesco M." Il si
recò dopo tale avvenimento in Durante,
furono fitti solenni segni di giubilo. In
piazza fu esposta la statua del duca Fe-
derico, le cui imprese vennero espresse
in un arco trionfale. Si vestirono 8 "io-
vani di drappi bianchi per servire il sere-
nissimo signore, e molte altre cose. Ogni
anno poi si fecero allegrezze nel giorno
del suo natale. Termina la Cronaca di
Durante con dichiarare. Quanto utile poi
e onore abbia recalo a Durante l'abita-
zione e presenza per buona parte dell'an-
no del serenissimo duca, non si può ab*
bastanza esprimere. Fu aumentatoli cul-
to divino , anche colla celebrazione di
maggior numero di messe, e con quella
de'divini ullizi che prima non si faceva-
no. Il duca largamente soccorse i poveri
duranliui , i religiosi e le religiose biso-
gnose , onde non più si conobbe al suo
tempo la povertà. Abbellì colle sue largi-
zioni molti templi di Dio, accrebbe e me-
glio decorò il palazzo ducale, in molti luo-
ghi di Durante eresse fabbriche, oltre la
già ricordata del parco, per suo uso e di-
vozione. Ad evitare il molto caldo dell'e-
state, nel prossimo monte Berlichio, di-
stante da Durante due tiri di lucile , co-
struì un bel palazzo rurale ma comodis-
simo. A benefizio del popolo ilnraiitino,
co' propri denari eresse un con veniente
ponte di legno sul Metauro. Francesco M."
Il siccome duca d'Urbino, in quest'arti-
colo ne farò in buona parte la biografia,
laonde qui solo aggiungerò il risto e sin-
golarmente quanto ha particolare rap-
porto coti Castel Durante, pel lungo pre-
diletto soggiorno che vi fece, e come af-
fclluosissimo de'duraulini, i quali tutto-
ra per lui ne conservano vivi l'amore e
la gratitudine; virtù rare che servono di
pubblico e nobile esempio, ed a me edi-
ficarono assai con sensi di ammirazione.
Sempre ue'durantini urbaniesi resterà cu-
URB
ra la dolce memoria ilei virtuoso Fran-
cesco RI.' Il, poiché dimorandovi colla
corte, più de'suoi antecessori, oltre quan •
to lodai del suo operato, vi fece fiorire le
scienze, le belle arti , il commercio, e in
modo particolare la religione. Anche la
duchessa Livia si mostrò molto amorevo-
le co'duianlini. Dopo la nascita del prin-
cipe ereditario, il duca si ritirò a Pesaro,
e vedendosi inoltrato nell'eia, con previ-
denza saggia volle provvedere al caso ili
sua morte, nella tenera età del figlio. Per-
ciò creò un consiglio di 8 idonei per go-
vernare lo stato con residenza in Urbino,
e lo compose di persone fatte scegliere dal-
le nrovincìe stesse, e Massa Trabaria e-
lesse messer Stefano M ilici. Cominciò ad
agile nel gennaio 1607, e come narra Re-
posati e ripetè Colucci , il duca si ritirò
in Castel Dui ante, colla moglie e il figlio,
oltre parte della corte e funiglia , senza
mancare d'accudire al governo dello sta-
to; anzi nel 161 3 soppresso il consiglio ne
riprese interamente le redini. Queste poi
neliG2i «flidò al figlio Federico- Ubal-
do, che spo>ò a Claudia de Medici figlia
del granduca di Toscana Cosimo 11, con
3oo,ooo scudi d'oro di dote. La princi-
pessa giunse a Durante a'27 maggio, e si
ti attenne nel palazzo col duca suocero si-
no al ih seguente, tra le molte feste de'
durati tini Da questo matrimonio a' 7
gennaio] 622 nacque la principessa Vit-
toria. Il duca nel cedere l'amniiuistrazio-
ne al figlio, si riservò un 3.° delle rendi-
te di tutte le cose, che ascendevano ad
annui 3oo,ooo scudi; ma i popoli passa-
rono dal governo d'un vecchio prudente,
virtuoso e pio, a quello d'un giovane dis-
soluto, d'animo feroce, affatto degenere
da'suoi avi, per cui si alienò il paterno
animo e venne in odio a'sudditi. La se-
ra de'28 giugno 1623 Federico Ubaldo
recitava nel pubblico teatro cogl'istrioni,
e la mattina seguente fu trovato morto
nel suo letto d'anni 1 8. Di Francesco Sa-
verio Passeri si hanno stampate alla sel-
va: Memorie del principe Federico U'
URB 293
baldo. Nel palazzo di Durante , con in-
trepidezza ne ricevè l' infausta nuova
Francesco M." II. Rassegnato a' voleri di-
vini solo disse. Mi si toglie per giustizia,
quello che mi si concesse per grazia! Do-
minili di'dit, Dorninus abstulit, sit No-
mea Domini benedir tum. Il duca parte-
cipò la morte del figlio al sagro collegio,
essendo sede vacante, il quale inviò a Du-
rante mg.r Pavoni a visitar'o, condoler-
si e consolarlo. Indi nel significarla a'sud-
diti a'3 luglio, insieme gl'invito a sceglie-
re 8 consiglieri per formare una congre-
gazione governativa ad aiutarlo nel rias-
sunto potere e corte in Durante, doven-
do risiedere in Urbino il ristabilito con-
siglio e colla slessa autorità del preceden-
te. Eguale partecipazione fece con lette-
ra a Dorante, invitando i magnifici ma-
gistrati del comune ad eleggere un cit-
tadino per consigliere della provincia di
Massa Trabaria idoneo al buon governo
dello stato. Risposero il gonfaloniere e
priori di Castel Durante a Sua Altezza
Serenissima, con ossequiosa e affettuosa
lettera de'q luglio, nominando per con-
sigliere degli 8 per la provincia di Mas-
sa, il d.r Ottaviano Leonardi, persona in-
tegra e fedele, pieno d'esperienza pera-
ver esercitato 7 oflizi nello stato d'Urbi-
no con quello di s. Marino, non che il
servizio prestato al duca di Parma in ca-
rica principalissima; esprimendo la fon-
data speranza , che fosse per corrispon-
dere alla benigna e ottima volontà du-
cale, ed a benefizio di tutto lo stato. Inol-
tre il duca mandò ad Urbino a confor-
tare la vedova, e offrirle ogni servizio e
onore ; e volendo sistemare la condizione
futura della bambina nipote, riuscì al
conte Mamiani di Pesaro , suo intimo
favorito, d' indurlo a prometter la sua
erede e consegnarla per tale, in isposa
al giovinetto Ferdinando II granduca di
Toscana, ove il conte celeremente la por-
tò;con biasimode'saggi e dispiacere d'Ur-
bano VIII Barberini, eletto pochi giorni
dopo, senza aspettarsi di consultarlo in
294 u R B
affare di lardo rilievo. Cosi Vittoria si
trovò collocala nello casa materna , cre-
scere col fidanzato (del quale parlando
nel voi. LU, p. 202, per mancanza del-
le parole Vittoria figlia di, sembra che
fosse sposo di Claudia, ommissione tipo-
grafica che rilevasi dal contesto), senza
aver conosciuta la propria di Monte Fel-
tro-Delia Rovere. Si precipitò troppo, per
favorire i Medici, e ingerir loro preten-
sioni a danno della s. Sede suprema si-
gnora del ducato, ed intrigare il nuovo
Papa forse in gravi complicazioni e guer-
re. Queste evitò l'alto intendimento d'Ur-
bano VII!, colle varie negoziazioni saga-
cemente maneggiate col savio duca, ea'3o
aprile 1624 W stipulò la devoluzione del
ducato d'Urbino e altre signorie alla s.
Sede, tranne Poggio di Berni facente par-
ie de'beni allodiali de'Rovereschi, come
diretta padrona di tali domimi, da ese-
guirsidopo la morte di Francesco M.8 II,
dichiarandosi tra'beni spellanti all' ere-
de il palazzo di Castel Durante. Dipoi il
duca, amando la quiete, con atto ema-
nato in Durante a'20 dicembre 1624, ce-
de l'esercizio del governo dello stato al
prelato BeiTiughiero Gessi deputalo dal
Papa ad amministrarlo pel resto di sua
vita nel nome durale, licenziando il con-
siglio di stato degli 8. Laonde col 1. "gen-
naio 1 625 la s. Sede ebbe governatori nel-
lo stato d' Urbino nominati dal Papa, e
il duca fissò stabilmente la sua favorita
residenza in Durante, die soleva chiama-
re diletto luogo. Pretende l'annalista Mu-
ratori , che di tutti gli accennati atti di
abnegazione generosa del duca, questi poi
se ne pentì, ma dal complesso della sto-
ria sembra ricavarsi tuli' altro, Invece
nell'esercizio delle virtù, nella conversa-
zione pia ed erudita de'cbierici regolari
minori e de'francescani riformali, nell'in-
cessanti beneficenze verso iduranlini, e-
gli alternò gl'incomodi e dolori della got-
ta di cui pativa; finché volendo domare
i suoi mali con rigorosa dieta, sino a ri-
cusare talvolta il necessario alimento.s'in-
U R B
deboli talmente che i rimedi non pote-
rono essere efficaci, morendo insensibil-
mente per mancanza di calore naturale
d'83 anni in Durante, dopo 56 e più di
regno, a'28 aprile 1 63 1, da giusto com'e-
ra vissuto. Vedendosi avvicinare il pun-
to estremo, disse al p. d. Stefano chieri-
co minore suo confessore: Spariscono gli
onori , finiscono le grandezze. Così ter-
minò la potentissima casa de'Feltreschi
e Rovereschi. Così terminò il feudale du-
calo d'Urbinoe la vicaria di Durante, che
tornati all'immediato dominio tempora-
le de' Papi , seguirono le vicende politi-
che dello Stato Pontificio. Lasciò Fran-
cesco M.a II una vita 0 Diario mss. da
se medesimo in compendio, la quale ar-
riva sino al 1621 circa, mentre avverte
Reposati che il resto fu tolto da altro
mss. di Antonio Donato nobile venezia-
no suo famigliare e confidente, e da al-
tri autori contemporanei. Mi è noto, che
un eh. letterato d' Urbania ora sta scri-
vendo le vite de'6 duchi d'Urbino, signo-
ri di Pesaro e conti di Castel Durante.
Riusciranno interessantissime sì per Ur«
bino, che vi figurerà la famosa capitale
del nobilissimo ducato, di cui pure si a-
vianno notizie assai importanti, e sì per
Durante qual già capo della Massa Tra-
balla e considerata 2." città residenziale.
Inoltre il duca lasciò mss. un trattato di
educazione pel principe suo figlio, il qua-
le colla detta vita sono monumenti del
suo ingegno, di sua lunga sperienza, di
sue virtù e di sua erudizione. Uomo, non
fu Francesco M.a I! senza difetti, i quali
però non poterono oscurare 1' eccellenti
qualità che risplenderono in lui, le quali
in buona parte si compendiarono nel te-
slamento che lasciò, di cui, comechè ro-
gato nella biblioteca del convento de'
francescani riformati di Durante, oltre
quanto riguarda il luogo, in questo ar-
ticolo preferisco ragionarne. Cinque di
detti religiosi ne furono testimoni, eildu-
rantino notaio Francesco M." Rainaldi
lo rogò a'3o gennaio 1628, sebbeue il Re-
U fi B
posati ed il Colueci.che ne riportano al-
coiti traiti, scrivano il i ."aj marzo 1624,
e il 2.°a'i2 agosto 1627. Premesse le
solite forinole, l'i ri vocazione di Dio, del-
la B. Vergine, de' ss. Raffaele e France-
sco suoi avvocali, dispose. Di esser sepol-
to nella chiesa del ss. Crocefisso sotto la
pila dell'acqua santa di finissimo alaba-
stro, con pietra nera di paragone roton-
da sulla sepoltura (edificata nel 1 62 3),seu-
za verno ornamento, ma solo coll'iscri-
zione già ordinata (cioè l'Oremus: Incli-
na Dòmine aurem tuam ... famuli lui
Francisci Marine Urhini ducis sexlir
{jucm eie.), coli' obbligo della celebra-
zioue quotidiana d'una messa per un an-
no in suffragio di sua anima. Per la sles-
sa dopo la morte doversi tosto celebrare
1000 messe negli altari privilegiali. La-
sciò scudi 5ooallaCompagnia della Grot-
ta d'Urbino, altrettanti a s. Ubaldo di
Gubbio, e s'unii somma alla sagrestia,con-
vento e spezieria de'francescani del Par-
co di Durante. Alla chiesa e frali del s.
Sepolcro in Gerusalemme scudi 1 000, ac-
ciò si preghi per lui. A'poveri dello sta-
to scudi 12,000. Alias. Casa di Loreto
in perpetuo annui scudi 1 00, affinchè sem-
pre avanti la B. Vergine arili il lume del-
la lampada d'oro donata, si celebri mes-
sa quotidiana, e la festa della ss. Annun-
ziata nella cappella gentilizia, della qua-
le parlo anco ad Urbino. A' chierici re-
golari minori del ss. Crocefisso di Duran-
te donò tutta la libreria de'libri stampa-
ti che avea nello stesso Durante colle
scanzie, ordinando loro di mandare alla
libreria d'Urbino tutti i libri mss. e di di-
segni a spese dell' erede; e prescrivendo
che la libreria d'Urbino, che donava a
quella ciltà,non dovesse mai muoversi dal
luogo sotto pena d'applicarla in proprie-
tà alia suddetta Compagnia della Grotta.
D'indennizzate i proprietari degli stabili
pe'danni patiti nelle cave. Alla duchessa
moglie la pittura con indulgenza donata-
gli da Urbano Vili, 5o,oooscudiper una
sol volta , ed annui 4000 vita durante.
U R B ac,?
Alla marchesa del Vasto Livia sua sorel-
la la casa e giardino di Montebello , ed
al suo figlio una gioia di scudi 1000. Al
re di Spagna d ss. Crocefisso spirante di
Baroocio. Al granduca «li Toscana quello
di Znccari. Al duca di Modena una gioia
di scudi 1 000 Al duca di Parma eal prin-
cipe di Mis-sa altre simili. Al marchese
di Pesaro (?) una gioia di scudi 2000. Al
cardinal de Medici un orologio da tavo-
lino. Alla comunità di Castel Duratile
scudi iooo, coll'obbiigo di far celebrare
in ogni anniversario di sua morte iti per-
petuo una messa cantata e 12 basse nella
chiesa del ss. Crocefisso. Alla comunità
d'Urbino la libreria di mss. e di disegui,
che avea in lai città, con quelli esistenti
nella libreria di Castel Durante , e pel
mantenimento de'cuUodi il catnpoacqui-
statoda'Galli e posto nella medesiuia,co'
terreni contigui. Alla propria famiglia di
corte scudi 1 2, 000. Tutori e curatori lem •
porti nei di sua erede i cardinali Medici e
Gessi,el'ambasciator di Spagna in Roma,
colla proiezione del re di Spagna e arbi-
traggio nelle questioni, pel patronato e-
sercitalosui R.overeschi. Eredeuniversa-
le de'mobili, stabili e ragioni d. Vittoria
di Monte Feltro della Rovere sua nipote,
grauduchessa di Toscana; e morendo sen-
za figli, sostituì per eredi i duchi di Mo-
dena, ili Parma, il marchese del Vasto,
il principe di Massa. L'eredità toccata a
Ferdinando II granduca di Toscana si va-
lutò due milioni di scudi d'oro , e non
diede nulla a nessuno, neppure a'della Ro-
vere di Genova da cui discendeva il de-
funto. Spirato il duca, tutte le campane
con mesto suono ne dierono il fatale an-
nunzio a'durantini, che ne restarono pro-
fondamente addolorati. Tutto il ducato
d'Urbino affettuosamente lo pianse, l'Ita-
lia ne restò dolente, e molti luoghi d'ol-
tremonte lo deplorarono. La sua memo-
ria è in benedizione. Untosi il cadavere
con prezioso unguento per preservarlo
dalla corruzione, fu indi vestito alla du-
cale con veste di fiuissirna lama d'argen-
a9f> u n D
lo, a (ale effetto già preparala dui defun-
to, foderata di tubi con onda di color pao-
nazzo. In lesta gli fu posto un berretto
ducale allodi velluto nero, circondalo d'o-
ro massiccio, e ol collo il Toson d'oro da
vari colori smaltalo, ricevuto da Filippo
li re di Spagna. Così vestito, col Croce-
fisso d'argento nelle mani (leggo in Ci-
marelli, collo scettro in mano, la corona
in capo ecopei lo del munto ducale), dal-
la sua camera fu portalo nella sala mag-
giore del palazzo ducale, le cui pareti e-
rano coperte di panni lugubri, e colloca-
to sul gran catafalco ornato e circonda-
to d'8 gradini, sopra nobile strato di vel-
luto con croce ricamata d'oro e argento,
ed a' 4 lai' altrettante grandi armi geu.
lilizie del medesimo ricamo. Contornato
da 5o lorcie ardenti, con 6 paggi a'Iati
vestili di coruccio con banderuole di taf-
fetlano nero ondeggiante, le quali anda-
vano muovendo sul corpo. Il catafalco era
sovrastato da gran baldacchino di vellu-
to nero con 48 bandinelle. Così rimase
per due giorni il ducale cadavere deco-
rosamente esposto agli affiliti e piangen-
ti sudditi. Nella prima ora della sera del
dì seguente, seguì la pompa del traspor-
to nella chiesa del ss. Crocefisso, i cui re-
ligiosi «/conventuali, riformati e cappuc-
cini principiarono nella sala l'uffizio con
buona musica in più cori. I confrati du-
1 ati Lini gareggiarono nell'associare il ca-
davere dell' ottimo principe, giusto con
tulli. Precedeva la compagnia della Mor-
te, seguita da'sodalizi del Booti Gesù, di
s. Caterina, di s. Giovanni, dello Spirito
Santo, del Corpus Do mini , con circa più
di 200 confrati con torcie e fìaccole.Ginn-
ti nella chiesa esponente e tumulante, tut-
ta quanta addobbata a bruno, fu il ca-
davere deposto sul catafalco circondato
da 12 lorcie. L'altare maggiore avea il
paliollo di raso nero, colla croce in mez-
zo e lateralmente gli stemmi ducali, tut-
to in ricamo d'oro e argento: altri simili
paliolli decoravano i i\ue altari laterali.
Eseguile tutte le ceremonie della Chiesa,
une
proprie de'principi, fu il cadavere posto
nella cassa ili piombo coperta d'incenso,
con sua iscrizione, e indi portata nel sot-
terraneo del suddetto sepolcro e colloca-
ta su due verghe di ferro distatiti dal pia-
no. I durantini urbaniesi fedelmente ce-
lebrarono l'annuo funerale, sempre con
niTelto verso il padre e il benefattore, col-
I' assistenza della magistratura e di ogni
ordine di persone. L'ultimo e 226.0 an-
niversario de'28 aprile 1857, fu illustra-
lo dal sullodato attuale governatore d'Ur-
bania il ch.d.r l'audana- Vaccolini, il qua-
le eo'lipi di Filippo Rossi della stamperia
esistente in Urbania, pubblicò un opusco-
lo di sole 12 pagine e intitolalo: RiiinO'
vazione di solenni pubbliche esequie ni'
la serenissima memoria di Francesco
Maria li della Rovere F I e ultimo du-
ca d'Urbino, dalla pietà e gratitudine
degli urbaniesi celebrate in tributo di
osservanza e di amore perenne. In così
breve spazio, l'egregio magistrato seri Mo-
re riunì un complesso di erudizioni sto-
riche, le quali illustrano le glorie di Du-
rante e Urbania, i durantini e gli urba-
niesi, tulli quelli che vi fiorirono e fiori-
scono; terminando con 8 epigrafi, a tut-
to facendo suggello la biografia di Fran-
cesco AI." 1 1. Tale è il suo complesso, che
io ne profittai con piacere. Amante ma-
gislraloriainalo,nobilmenle l'illustre ma-
gistratura municipale d' Urbania, pene-
trala di riconoscenza per tale patrio mo-
numento, all'eccellentissimo governante
con foglio stampato in dello opuscolo, la
dimostrò pubblicamente con solenne at-
testalo, per aver unito all'elogio del pian-
to principe, quello della citlà e de' suoi
v;mti antichi e moderni; ed in quest' in-
contro la magistratura fece un magnifico
encomio de'pregi letterari e governativi
che singolarmente lo distinguono, e gli di-
chiarò ancora la sua doverosa estimazio-
ne; protestando che tali pure sono i sen-
si da cui è penetrata eziandio l'intera po-
polazione urbaniese. Apprendo da Co-
lucci che i durantini temperarono il do-
URB ORB 297
(ore pei" la grava perdita da loro fatta, grandezza e maggior di quello che si cre-
deva. Avvenne poi in quel tempo, che i
cittadini di s. Angelo in Vado, dove fu
già l'antico Tife.rno Melaurcnsc , cliie-
con ritornare volonterosi sotto il placido
governo del supremo e antichissimo loro
(ignote il Sommo Pontefice. Eletti quindi
ambasciatori gl'irivinrono a Urbano Vili
per rassegnare n lui la loro ubbidienza,
e raccomandargli la loro terra: gli amba-
sciatori furono Giulia Cesare Scirri e
Francesco M." Minio, come leggo in U-
ghelli. Quest'atto di sommissione fu mol-
tUsimo accetto al Papa, il q naie seppe »u-
com luminosamente premiarlo, lui peroc-
ché gii ambasciatori avendolo supplicato
a degnarsi illustrare In loro terra sempre
fedele alla s. Sede, come dichiararono
Bonifacio IX, Martino V e altri Papi, an-
che in tempi turbolènti, ed innalzarla al
grado onorevole di città, per le preroga-
tive che in essa si riunivano; pieno Ur-
bano Vili di nobili sentimenti, d'amore-
«-olezza, di clemenza, di gratitudine, con-
discese alla ragionevole inchiesta , e per
un tratto più chiaro del suo «detto e del cxcellcnti praeminentia Sedi.? Aposto-
buon animo con cui lo faceva, volle che licae, presso il Bull. Rom. I, 6, par. 2,p.
la nuova città non più Castel Durante 49- Oppi da Castri Duranti.?, et s. An-
venisse chiamata, ma Urbania dal prò- geli in Ch'itates , et eorum Collegiatae
prio suo nume (a quali stabilimenti 0 al- ih Catliedrale? eriguntur sub tilulu? K-
tro Urbano flit comparti eguale ono- piseopatus Urbaniae,ets. Angeli in Va-
re, nella sua biografia lo riporto). Sicco- do. BensìUrbano Vili nell'assegnareMer-
sero allo stesso Papa d'essere reintegra-
ti all'onor di città e di riavere la catte-
dra vescovile. Condiscese anche con que-
sti il Papa. Eresse il vescovato, e formò
la diocesi a parte, ma alle due chiese de-
stinò un vescovo solo insieme con Urba-
nia , colla residenza del vescovo 6 mesi
per ciascuna città, siccome le due chiese
cattedrali le dichiarò aeque principali-
ter. La bolla poi per tali erezioni , con
varie grazie e privilegi, Urbano Vili l'e-
manò da Castel Gandolfo a' 20 ottobre
i636, dice Colucci. Ma nel Bullarium
leggo : Datimi Roniae anno millesimo
se.irrntesimo trigesimo quinto, xil Ka-
lendas martii. Da un Iato poi è forse er-
roneamente detto: Dal. die 18 februar.
1 636. La bolla comincia colle parole: Pro
me il suo territorio formava nullius dioe-
cesi.?, si pensò ancora di sublimarla a se-
de vescovile , destinando a cattedrale la
rhie«a di s. Cristoforo. A formare la men-
sa vescovile concorse la magnanima ge-
nerosità del celebre cardinal Francesco
l)ii bei ini nipote del Papa , il quale con
nobile disinteresse e in grazia del popo-
lo dnranliuo, essendo abbate commen-
datario ili », Cristoforo, nel 1 635 rasse-
gnò P abbazia. Tutta volta sarebbe stata
assai ristretta la diocesi della nuova cat-
tedrale d'Uibania, se si fosse limitata al
solo territorio diCastel Durante. Fu dun-
que ottimo provvedimento del saggio
Pontefice d'ampliarla con unirvi Sasso
Corderò e Mercalello, ne'quali luoghi vi
sono «tue cospicue collegiate, e così ven-
ne stabilita una diocesi di competente
catello a Urbania e Lamola a s. Angelo
in Vado, ambedue castelli nullius dioe-
cesis, da Castel Gandolfo spedì il breve
Cu in nuper Notì de' 20 ottobre 1 636,
Bull, cil., p. 81 : Oppidum Mercalellì
L rbauiae Epi 'scopatili ', Lamolae autem
Oppidum Ecclesia* s. Angeli quoadju-
risdiclionem ecclesiasticam addicuntur.
NelPUghelli meglio si trovano non sola-
mente i riferiti breve e bolla, questa de'
18 febbraio i635 e non 1 636, quello col-
la data de'20 ottobre 1 636, ma ancora la
bolla speciale per s. Angelo in Vado, da-
ta nello stesso giorno! 8 febbraio i635,
principiando colle stesse parole dell'altra:
Pro excellenti praeminentia Sedi? Apo-
stolicaetco\\e particolarità che la riguar-
dano. Di più Urbano Vili volle che Ur-
bania alzasse per arme municipale la prò*
298 U R B
pria formata ila 3 Api, che unita alle al-
tredue, cinèdi Castel delleRipe il Giglio,
di Castel Durante il Gonfalone o Padi-
glione colle chiavi incrocia te, forma un
solo stemma in 3, come si vede nell'U-
glie Ili. Questi riprodusse pure quello di
s. Angelo in Vado, formato d;dl' imma-
gine óe\\' Arcangelo s. Michele che tie-
ne colla destra le bitancie e la spada , e
colla sinistrala lancia: da un lato vi è uno
scudo con croce. In altro stemma, pure
presso l'UglteMi, l'Arcangelo senza la lan-
cia è in alto di calpestare e minacciare il
demonio colla spada.. Ma di queste due
diocesi, secondo il mio metodo riparlerò
in fine. Nella citata bolla Urbano Vili
riconobbe inCastel Durante: ac in quo itti
inter catterà dueatus olitn LJrhini pri-
mario ,et capite provinciae Massac Tra-
l ariae resicleanl commissarius fisca lìst
et offìciales dictac provinciae. Già quel
Papa a\ea conservalo a Castel Durante
lo stesso diritto di capo di governo. Fal-
lo col suo nome Durante città, conservò
o il giudice, o il commissario, o il gover-
natore a seconda de'tempi, avendo sem-
pre soggetti s. Angelo in Vado, Mercatel-
lo ed altri castelli e ville. Si legge nel Ile-
posati: In Urbani? vi risiede pel cardinal
legato o presidente un giudice dottore
con titolo cUCommissario di tutta laprO'
vinata di Massa Trabaria> ed un pode-
stà giudice ordinario di tulle le cause ci-
vili e criminali. Ha sotto di se il solo ca-
stello di Torre nel suo territorio. Per le
onorificenze ricevute dagli urbaniesi, per
celebrare Urbano Vili, si fecero in Ur-
bania molte allegrezze e feste di gioia, e
per imperituro monumento di gratitudi-
ne al gran Pontefice collocò il magistra-
to una corrispondente lapide marmorea
nel palazzo pubblico, riportata dal Coluc-
ci nel t. 9, p. 228. Mentre egli scrivea
nel r 790, dicendo Urbania capitale della
provincia diMassaTrebaria, parte del du-
calo d'Urbino, e che n'era commissario
il degnissimo Antonio Ligi Vannini, sog-
giunge che esercitava la giurisdizioue sui
L li C
luoghi della stessa Massa, i quali riporta
col seguente ordine alfabetico." Urbania
già capitale. S. Angelo in Vado città con-
ealtedrale con Urbania, ed inoltre: A pec-
chio, Delfcrte, Horgopace, Castel du'Fab-
lui , Castel della Pieve , Dese, Figiano,
Frontino, Lamoli , Limano, Mercalello,
Metola, Montedale , Palazzo de* Mocci,
l'arehiule, Peglio , Quinza, S. Martino,
.Sompiano, Torriola, Valbonna, Viano".
Le contentezze degli urbaniesi dopo po-
chi anni furono alterate, per la perdita
d'uno stabilimento che decorava la città,
e formava un efficace aiuto alle scienze
e alle lettere. Ad onta della disposizione
di Francesco M.'1 II , che la sua libreria
esistente in Durante e composta di circa
16,000 volumi, restasse sempre a bene-
ficio de'durantini in custodia de' chierici
regolari minori nella casa del ss. Croce-
fisso, qualche invidioso persuase Alessan-
dro VII essere più proficuo agli studiosi
il trasferimento in Roma, e con essa au-
mentarvi la Biblioteca Ale ssciiìdrina del-
l' Università Romana (f.), per quanto
ivi narrai col Renazzi. A Jal effetto da Ro-
ma si recò in Urbania il prelato Buratto
con ordine al p. d. Francesco Mini pre-
posilo de' chierici minori, che si conse-
gnasse la libreria pel detto uso, e ciò ven-
ne eseguito a' 19 gennaio 1667, con quel
compenso areligiosi riferito ne'ricorduti
articoli, cioè un consnllorato e una cat-
tedra la quale cessò anni addietro. Dirò
io: nella biblioteca Alessandrina però non
vi è l'intera libreria del ss. Crocefisso; par-
te de' libri si trasportarono allora nella
Biblioteca Chigiana (P-), parte allora e
poi altri si presero. Tale privazione di la-
scito ducale così prezioso, la perdila d'u-
na memoria tanto cara e importante, riu-
scì di grave dispiacere agli urbaniesi, ed
a molte città e luoghi della provincia
d'Urbino, che vi si recavano a studiare,
oltre l'essere visitata da' colti forastici 1,
venendo riguardata la biblioteca Rove-
resca-Urbaniese, la 3." dello stalo pon-
tificio dopo la Vaticana, ove poco dopo
URB
si riunì quella d' Urbino. Gli urbaniesi
fecero ti i tulio per impedire la deplora-
ta perdita , ma riuscirono inutili anche
le premurose rappresentanze deli, ve-
scovo mg/ Onorati, il quale penetrato del
tolto senza compenso agli urbaniesi , a
questi donò la sua libreria, alla quale fu
poi unita quella lasciata alla città dal no-
bile urbaniese coute Ubaldini, che inol-
tre legò al municipio un capitale col di
cui fruttato annuo si dovessero acquista-
re opere moderne. Ripelo, che Urbani*
seguì la sorte della legazione d'Urbino,
perciò soltanto ricorderò il tanto soffer-
to pel Terre/nolo (U.) tei libile del 1781,
e I' incomparabile M01 celli nelle sue In-
scriptiones a p. 3o, immortalò Urbania
con iscrizione, riprodotta da Novaes nella
Storia di Pio V I,\. 1 6, p. 64, descrivendo
la desolazione de'popoli nel disastro e la
divina misericordia placata a intercessio-
ne di s. Cristoforo. Le scosse si alterna-
rono dall' 1 1 di giugno a*a5 luglio, e l'al-
iare eretto nella pianura vi restò 35 gior-
ni. Nel libro di mg.r Marchetti: De pro-
digi avvenuti in molte ss. Immagini, os-
sia apertura e chiusura d' occhi e altro,
a p. 287, delle diocesi d'Urbania e s. An-
gelo in Vado, si legge il ricavato da'pro-
cessi autentici fatti nella curia vescovile.
Che a* io luglio 1796, in Urbania, una
piccola immagine della B. Vergine del
Carmine dipinta in tela, nel fondaco del
cuoiaio Donino Mariani, prodigiosamen-
te aprì gli occhi e continuò per più gior-
ni ; onde pel gran concorso di popolo fu
stabilmente collocata nella chiesa di s.
Chiara. Che lo stesso prodigio non molti
giorni dopo si operò in altra immagine
della B. Vergine dipinta in tela, esistente
in una camera del monastero di s. Cate-
rina d' Urbania, nella cui chiesa venne
trasferita. In essa, dopo fatta la novena di
s. Anna, essendovi nel suo quadro espres-
sa anco la figlia Maria ss., gli occhi di
questa replicatamele si aprirono. Nel-
l'oratorio del monastero di s. Bernardino
dell'ordine della penitenza dis. Angelo in
U 11 B 299
Vado , nel quadro della Madonna della
Stella col divin Bambino, gli occhi d'am-
bo le ligure volsero prodigiosamente le
pupille in giro. I n Mercatello, come di-
co pure a Urbino descrivendolo, con re-
lazione impressa in Urbania nella stam-
peria di Gio. Buratti, e ricavata da'pro-
cessi vescovili autentici, rilevasi il prodi-
gioso aprimenLo d'occhi e volger di pu-
pille, apparso nella collegiata la !.* volta
a'^4 luglio 1 796,6 continuato interrotta-
mente a tutto ili 5 agosto, in un'imma-
gine di Maria Assunta in cielo dipinta
sulla tela, che serve a coprire l'antichis-
sima immagine di s. Maria delle Grazie.
In questa poi con nuovo prodigio appar-
vero con vivido colore nel volto e occhi
risplendenti quelle fattezze che l'antichi-
tà di più secoli avea reso appena discer-
nibili. Il divino Infante, che la Madonna
tiene in braccio, fu dal numeroso popo-
lo veduto cambiarsi di colore nel volto,
e presa un'aria di paradiso inchinarsi più
volte verso il cristallo che lo copre, e dar
quasi segno di gradimento della divozio-
ne e tenerezza popolare. Tanti prodigi fu-
rono forieri dell' iliade dolorosa delle vi-
cende politiche che successivamente de-
solarono lo stato papale. I repubblicani
francesi neh 796-97 occuparono il duca-
to d'Urbino e lo democratizzarono; indi
cederono pel trattato di Tolentino, ces-
sando di far parte della repubblica Cisal-
pina alla quale era stalo unito. Ma il go-
verno imperiale francese tornò a occupa-
re il ducalo nel 1808, lo dichiarò dipar-
timento del Metauro e riunì al regno I-
talico. S. Angelo in Vado ebbe il giudice
di pace, a preferenza d'Urbania, per er-
rore coni messo nella formazione della sta-
tistica, per cui nel 181 3 Napoleone I a-
vendo ciò dichiarato, fece ritornare Ur-
bania nell'antico diritto, ripristinandovi
la sede del governo; la quale tosto con-
fermò Pio VII ritornando nel 181 4 uel
possesso di sua sovranità, cogli antichi
luoghi da esso dipendenti e già ripetuta-
mente descritti, e ratificò nel riparto ter-
3oo URB
liloriale pubblicalo nel 1 8 1 7. Il governo
«ili lumia così si mantenne sino all'an-
no j 848, in cui la città di s. Angelo in
Vado ottenne per se e suo territorio, a
proprie spese, un vice-governatore dal
cardinal Fieschi legalo d'Urbino e Pe-
.saro, il che confermò il governo repub-
blicano del 1849, uou senza intralcio
al governo d'Urbania, costituendosi coù
due piccoli governi. In quell'infausta e-
poca la fedeltà al Papa degli urbanicsi
i.on venne meno. Nella proclamazione
«Iella costituente, comecbè riprovata dal
Papa Pio IX, per non volare la magislra-
lura fu destituita, edella popolazione d'ol-
ire 4>ooo anime, a stento si raccolsero
da'faziosi un 4° voti, e questi, come al-
trove, nella più. parte estolti per denaro,
inganni e minacce. JNou solo Urhnuia in
tale infelice periodo sortii non poco, ma
si guardò bene di commettere quegli at-
ti che deturparono moltissime altre cit-
tà e innumerabili luoghi, che inveirono
contro i pontificii stemmi e innalzarono
l'albero dulia sedicente libertà. Appena
d'istruita la repubblica e ricomposto l'or-
diue, la coni missione municipale urbanie-
se rassegnò al Papa la sua invariabile ve-
nerazione e fedeltà, riferendogli l'accen-
nalo contegno tenuto dalla popolazione
nella dcploranda epoca di ribellione; e
n'ebbe onorifica e confortante risposta di
elogio e di benedizioni, seguala dalla sa-
gra mano che le compartiva con singo-
iar benignità. Ora conviene che esauri-
sca il promesso sulla Madonna de'Porti-
ci, per intercessione della quale e di s. Cri-
stoforo riconoscono gli urbaniesi la ces
sazione del tremendo cholera nel (855.
Abbiamo le Memorie della prodigiosa
immagine di Maria ss. intitolata Ma-
donna de' Portici di Castel Durante og-
gi venerata nella cattedrale d' Urbania.
Dalla tipografia di Filippo Rossi, Urba-
nia 1 853. S'ignora chi prima della metà
del secolo XV la fece dipingere a fresco
sotto i portici di casa Basoja e Ugolino,
piclu.su e ben condotta per accender il po-
li U B
polo a divozione verso la gran Madre di
Dio , sorreggendo il s. Bambino in atto
di benedire. La grazia dell' esecuzione e
la vivezza delle tinte la fecero attribuire
al gii lodalo durantino Bernardino Dol-
ci. lN'oii pochi del popolo venerandola, si
aumentò la divozione per le grazie che
operò; e si narra, che invocata da un mi-
sero tratto ingiustamente al [latibolo, gri-
dasse a viva voce: Lasciatelo, egli è in-
nocente. Desiderandonegl'infernii lonta-
ni l'immagine, il municipio la fece inci-
dere, e col diffondersi si estese il cullo e
moltiplicò i prodigi. Una copia di essa
miracolosamente pervenuta nel 1 5oii per
l'acque del lago formalo da un fonte a s.
Donnino in Solio,diocesi di Certinoro (no-
terò che il Papa L'io IX, colla bolla Super
oeeumenica agri Dominici, tle'20 mar-
zo! 853, dismembrò il vescovato di Ber»
linoro da quello di Sarsinat e qual se-
parata sede vescovile, essendo morto mg/
Guerra vescovo d' ambedue, nel conci-
sloro di Bologna de' 3 agosto 1 8 T7, no-
minò l'attuale vescovo di Dei linoro mg.r
Pietro Buffetti di Bologna, già rettore par-
roco del la chiesa della ss. Trinità di sua pa-
tria), colà si venera sotto il titolo della
prodigiosa immagine della Madonna
del Fonte, di cui pubblicò nel 1849 le
Memorie in Forlì d. Luigi Pucci, e col
patrocinio della quale il paese nel 1 G3o
restò liberato dalla pesle della di Milano.
Prima di questo tempo e nel 1 5Sc) il ma-
gistrato durantino si propose rimuovere
la ss. Immagine dal portico divenuto an-
gusto pe'fedeli accorrenti, e per decenza
collocarla nella cappella Cola della chie-
sa abbaziale, il che per allora non fu ese-
guito. Intanto i durantini afflitti di non
veder successione a Francesco M.n II, nel
] Go 1 il consiglio de' 60 fece voto alla
Madonna de'Porlici, che se lo avesse fat-
to lieto d'un figlio, avrebbe elletluala la
traslazione in delta chiesa, con edificarle
una cappella nell'altare di s. Barbai a,ch e-
ra il più decoroso. A,' 1 G maggio 1 6o5 col-
la nascita di Federico Ubaldo, esaudito
URB
il voto, i (tarantini si dierono a scioglier-
lo, e a'i8 dicèmbre già la Madonna de'
Portici con solenne processione era stata
collocata nella cappella. IV allora in poi
il popolo riguardò la Madonna de'Poi li-
ei cpial sua comprotetlrice. Fra le offer-
te die successivamente le si fecero, nel
1646 la magistratura formalmente le
presentò in oblazione i rul>oni di seta pao-
nazza con mostre di tocca d'oro, che nel-
le solennità indossava coll'abito di spada,
come oggidì. Dipoi nel ridursi tutti gli al-
tari della cattedrale ad uno stesso disegno,
fu rimossa la ss. Immagine, ma il luogo
ove fu depositata essendo umido ne fece
sparire i colori, e non senza miracolo so-
lo vi restarono i volti della D. Vergine e
del Bambino. Riportata nella sua cappel-
la, ad onta dell'acconciature operate per
coprirne le deformità, s'intiepidì il fervo-
re de'fedeli. Intanto nig.r Gregorio Pe«
ranzani nel i84gda Ci vitella, governo del
distretto di Forlì e diocesi di Bertinoro,
chiedendone le più minute notizie pel sur-
riferito lavoro dell'ab. Pucci, ridesiò ne-
gli urbaniesi la pietà degli avi versola Ma-
donna de' Portici; e giunto poscia il li-
bretto da s. Donnino colla s. Elfigie, nel
momento in cui le popolazioni per l'av-
vicinarsi degli sperperati repubblicani, re-
duci da Roma, sognando una nuova ca-
lata d'unni, erano nella massima coster-
nazione e fuggenti, serù non poco a farne
invocare il patrocinio. Fu allora che l'o-
dierno zelante vescovo, pieno di fede, pro-
ponendosi di restituire alla ss. Immagi-
ne la precedente venerazione, in sul par-
tire raccomandò ad essa la città e il ere;*-
gè affidatole. In quel trambusto si ripre-
se la disusata di vozione, e non rimasero
delusi i voli comuni. Mentre si trepidava
di veder giungere in Urbania le genti di
Garibaldi, a'28 luglio improvvisamente
comparve dalla porta Nuova sulla piaz-
za l'.i vanguardia dell'armi liberatrici del-
o
l'arciduca Ernesto d'Austria, la quale in-
dusse le Ipgioui repubblicane a dirigersi
per altra via; poiché inseguiti dall'arci*
U R D 3o r
duca stesso e dal general Sladion, si ri-
fugiarono nella repubblica di s. Marino,
altri venendo disfatti. Pel quale evento,
la divozione della Madonna de' Portici si
raddoppiò, stabilendosi celebrarne l'ufli-
zio e messa sotto il titolo delle Miseri-
cordie, nella domenica fra l'8.a della fe-
sta del s. Protettore, con decreto de'ss. Ri-
ti, ed in apparecchio a tale festeggiamen-
to si compose il divoto triduo che legge-
si in fine delle Memorie. Nel dedicarsi poi
a'a5 luglio 1 85^, per antecedente decre-
to della commissione municipale, l'alta-
re marmoreo a s. Cristoforo , in rendi-
mento di grazie pe'pericoli evitati nelle
passate luttuose vicende, quello incontro
fu destinalo alla 13. Vergine delle Mise-
ricordie, che tale ulteriormente si mani*
festò nel più terribile flagello divino. Sde-
gnato e giustamente iralo Iddio pe' pec-
cali degli uomini sensuali, orgogliosi, di-
scordi,guerreggiantijci va castigando col-
la stravaganza delle stagioni, co'poco u-
bertosi raccolti, colla malattia ingenera-
ta nelle uve e ne' bachi , di quando iit
quando ci ha visitali col morbo asiatico.
Quello del 1 855 dalla primavera in poi
desolò anche l' Urbinato, con Urbino, s.
Angelo in Vado, e per mollo tempo Ur-
bania e suo territorio ne restò preserva-
ta, e penetratovi in sull'incominciar del-
l'autunno, nel suo lento procedere dura-
to circa tìue mesi, solo ebbe a compian-
gere la perdila di pochi in confronto del-
le vittime de' limitrofi e lontani luoghi
dello stato; in sostanza appena vi appar-
ve, vi serpeggiò per poco tempo e cessò,
per l'intercessione della Madonna de'Por-
tici e di s. Cristoforo. Interprete il gon-
faloniere Antonio A {bertucci Boscarini e
la magistratura municipale della comu-
ne gratitudine verso la divina protettrice
e il glorioso patrono, a'quali con fidenti
suppliche la città erasi rivolta, a' 12 lu-
glio 1 855 si propose pubblica e solenne
manifestazione per mezzo d'un voto , si
per la città che pel territorio, formato ne'
seguenti 3 articoli. i.° Da detto giorno a
3o2 URB
tutto l'intero annoi 856, rigoroso divie-
to da qualunque pubblico e privato di-
vertimento teatrale e spettacoloso, n." Un
dono pubblico da determinarsi, median-
te spontanee oblazioni di colletta pecu-
niaria, alla B. Vergine ed a s. Cristoforo.
3.° Dal corrente anno a lutto il 1860 da
premettersi alla festa di s. Cristoforo la vi-
gilia,ed a quella dellaMadonna de'Portici
il digiuno,però per consiglio; e che ambe-
due le feste si solennizzeranno colla mag-
gior pompa possibile, escluso qualunque
profano divertimento.Tutlo fu conferma-
lo dalla delegazione apostolica, e da mg.'
Guerr'AntonioBoscarini zelantissimo ve-
scovo, il quale prolungò le vigilie al 1 86 1
inclusive. Quanto al donofustabilito,due
corone d'oro per fregiarne le venerate ef-
fìgie della B. Vergine e suo diviu Figlio,
e due chiavi d'argento da offrirsi a s. Cri-
stoforo; ed aggiunse la magistratura, che
nelle loro feste farebbe celebrare per io
anni 5 inesse per ciascuna, di più promet-
tendo d'intervenire in perpetuo alla mes-
sa solenne in cattedrale nella festa della
Madonna de'Portici. Il 1. "novembre 1 855
fu destinato per celebrarsi con pompi» ec-
clesiastica la solenne offerta del munici-
pio nella cattedrale, e della benedizione
episcopale delle corone e delle chiavi, qua-
le attestalo di pubblica gratitudine di tut-
ti gli abitanti; le corone simbolo della tu-
tela , le chiavi segno del dominio. Tulio
procedette decorosamente, e mg.r vesco-
vo dopo aver benedetto le corone auree
e le chiavi argentee, impose le prime sul-
le sagre immagini del s. Bambino e della
Madonna, ed appesele seconde al simula-
cro di S.Cristoforo. La Civiltà Cattolica,
che nella serie 3.a, t. 1, p. 582, in parte
tultociò narra, termina condire: Quasi a
significazione di aggradimento, piacquesi
laOivina Maestà da quel giorno medesimo
troncare meravigliosamente i nervi alla
malattia che, senza mietere altre vittime,
oltre alcune decine già colte, rapidamen-
te scomparve. Essendosi nobilmente or-
nata con dorature e fregi, e con iscrizio-
URB
ne a lettere d'oro, la cappella della Ma-
donna de'Portici, la prodigiosa immagi-
ne con solennità e processione vi fu col-
locata a*25 dicembre 1 856.
Innanzi di ragionare del vescovato
ò'Urbania e del vescovato di s. Angelo
in Fado, in perpetuo uniti, di quest'ul-
tima città debbo riparlare. Siccome l'ar-
ticolo di s. Angelo iti Vado lo pubblicai
nel 1840 col voi. II, e colle proporzioni
più compendiose da quelle che adottai in
seguito, per le ragioni più volte ripetute
in diversi articoli, e per essermi propo-
sto di tornare nell'argomento suo in que-
sto, riferendo meglio 1' istituzione delle
due sedi e riportando la serie de'vescovi
che governarono le due diocesi, ora vi a-
dempio. In tale articolo fui indotto in er-
rore da un libro che dice s. Angelo in Va-
do dato in feudo a'conti Mamiani, con-
fondendolo con s. Angelo comune di Pe-
saro, il quale propriamente fu il feudo
dato a tale illustre famiglia, come nar-
ro nel descriverlo nell'articolo Urbino.
Dopo avere nel decorso del presente ar-
ticolo discorso di s. Angelo in Vado, ove
la storia me ne apriva l'adito, vuole quin-
di la storica imparzialità che io qui ag-
giunga altre speciali notizie sulla mede-
sima città, come una delle due diocesi u-
nite, il che precisamente è a seconda del
tante volte praticalo con altre concatte-
drali, in occasione di descrivere la secon-
da di esse per ordine alfabetico; uè in fi-
ne potrei dispensarmene dopo il sin qui
narrato, per la posteriore pubblicazione
dell'opuscolo che porta per titolo: A Sua
Eccellenza il Ministro dell'Interno umi-
lia preghiere e raccomandazioni il Mu-
nicipio di s. Angelo in Vado patria di s.
Clemente XIV per rivendicare antichi
di ri iti e. sposti in questo ProMemoria. Ur-
bino 1848. Però non intendo aderire a
tutte le proposizioni contenute nell'intro-
duzione alla Pro-Memoria, anche quan-
to a'confronti con Urbania, ed all'asser-
zioni sull'antichità del governo per la già
descritta storia. Alieno di fomentar d i ile -
U R D
lenze e rispettando tutti, della pro-me
moria non darò che un semplice raggua-
glio del contenuto, tranne qualche giun-
tarella tra parentesi per non ritornare
Miti' argomento; e poi riporterò alcune
altre notizie di s. Angelo in Vado, do-
po le quali per imparzialità storica farò
rcniio dell' Osservazioni del municipio
Vrbaniese. Principia col dire: La cit-
ta di s. Angelo in Vado dimanda d'esser
smembrata dalla giurisdizione del gover-
no d'Urbania e d' avere un giusdicente
distinto e suo proprio, come l'ebbe sem-
pre avanti la riforma del riparto terri-
toriale pubblicata nel 1817. A lai uopo
si premettono alcuni cenni statistici ge-
nerali di lutto il governo d'Urbania, co-
me si trova ripartito a! presente, per di-
lucidazione e schiarimento alla carta to-
pografica e relative tavole. Si descrive la
situazione topografica di tal governo e la
divisione del medesimo , cioè 6 comuni
principali, 3 a levante verso Urbino, e 3
n ponente verso la Toscana. Perciò si cre-
de potersi dividere in due sezioni, l'ima
orientale, l'ultra occidentale, e con esse
l'ormare due governi. I comuni principali
della parte orientale sono Urbania, Pe-
glio, Piobbico, cogli appodiali Orsajola,
Montegrino, Offredi , Pecora ri. Quelli
della parte occidentale verso Toscana so-
no s. Angelo in Vado, Mercatello, Bor-
gopace con altri 1 1 appodiati e annessi :
questi, ad eccezione di Lamoli e Par-
chiulle, non sono al presente che parroc-
chie di poche anime, avanzi «l'antichi ca-
stelli diruti. In base di tal divisione, se-
condo la statistica del 1 84-3 , il governo
di s. Angelo avrebbe maggior popolazio-
ne dell'altro. La statistica deh 847 m "•
Angelo e suo contado, compresi gli ap-
pndialiMonte Majóe Bacciuccaro, ascen-
dere a 3547 animejcompro vario nel 1848
l'attestato del vescovo. Se si aggiungesse
Pappodiato Metola, che dicesi spettargli,
aumenterebbe di 229.ll circondario d'Ur-
bania, con l'appodiatoOrsajola, nella det-
ta ipotesi, ascenderebbe a 3997 auirue.
U R B 3o3
Questo in quanto al circondano delle due
città, senza contare gli altri comuni prin-
cipali delle due sezioni. Segue l'estimo ru-
stico e urbano , ed apparisce maggiore
quello di s. Angelo. Quanto al commer-
cio eall'industr'. a, si dico Urbania un tem-
po famosa per la fabbrica delle stoviglie,
ed essere considerabile la fiera di s. Lu-
ca. In s. Angelo agli antichi ricchi nego-
zi d' oreficeria esser succedute le molte
fabbriche di cappeUari, calzolari, caliga-
ri, bigioltieri, i quali commerciano nel-
l'Umbria, nelle Bomagne e nella Marca.
A'suoi mercati settimanali accorrere i cir-
costanti comuni, eque' della prossima To-
scana e Monte Feltro: dal riportato nu-
mero delle famiglie, si deduce la neces-
sità della presenza d'un giusdicente. Nel
§ Antichità, sì dice. Sotto il regime Ita-
lico molti comuni, fra'quali Urbania nel
diparliinentodel Melauro,distretlo d'Ur-
bino, dipendevano da s. Angelo in Vado,
ove risiedeva il giudice di pace, la dogana
di riscossione, la soprintendenza de'sali e
tabacchi , l' amministrazione demaniale
(questa non più esiste, in vece è la distri-
buzione delle lettere). Avanti tal regime,
in ogni de'principali comuni risiedeva d.i
tempo immemorabile un podestà con
giurisdizione illimitata in i.a istanza. Ne'
tempi di mezzo detti comuni, e special-
mente s. Angelo, formavano parte della
provincia governata dal prelato rettore
di Massa Trabaria, i cui confini sono in-
dicati nel diploma d'Ottone IV: i paesi
più rispettabili di essa essere stati s. An-
gelo in Vado e Mercatello, secondo leco-
stituzioni Egidiane del cardinal Albor-
noz. Nel diploma leggersi plebem s. An-
geli in Vado cura stu's populis ec (non
lo trovo nominato nel Col ucci, che lo ri-
produsse per intero, neppure ivi è nomi-
nato Castel delle Bipe); e nelle costitu-
zioni dirsi : De. Massa Trabaria duo ca-
stra sunt mediocria, videliccl castrimi s.
Angeli in Vado et castrimi ]\Ic r catelli :
alia castra et villae sunt minores. Si ag-
giunge non essere allora compreso nella
3o4
U R B
Massa Trabaria, poiché è detto nelle co-
stituzioni Egidiane: De comi tatù Urbini
duo suut mediocria, vidtUcel Castrimi
Duranlis, et Castrum Sascorbariae. Sot-
to 1' impero romano apparteneva s. An-
gelo in Vado, col nome di Tiferno Me-
taurense, alla regione degli Umbri Seno-
ni} fra' quali era città considerabile con
flamine e diritti municipali. JNel § Uo-
mini illustri, ad Urbania soltanto dicesi
il più noto Bramante, che da taluni di-
cesi Asdruvaldino, da altri Duranti no (di
tali nomi rendono ragione la Cronaca di
Durante e il Bossi). Fra'molti di s. An-
gelo in Vado basta ricordare Clemente
XIV, i due Zuccari, e mg.r Prospero Fa-
gnani. III.0 nato a s. Arcangelo da padre
medico (di s. Angelo dice Novaes nella
Storia di Clemente XIF, e aggiunge o-
riundo di Borgopace, luogo di s. Angelo
come rilevò Cancellieri ne' Possessi, ove
riporta le composizioni pubblicate per
quella funzione e per l'esaltazione) ripete
fuor di dubbio l'origine e patriziato da
s. Angelo, come attestano i suoi brevi e
una sua bolla (si legge nel breve spedito
a'16 luglio! 769 al gonfaloniere e priori
della ciltàdi s. Angelo in Vado. » SeNoi
accogliessimo con grato e volonteroso a-
nimo le espressioni di tanto amore e ri-
verenza per Noi, ben lo potete compren-
dere dall'aulica Nostra benevolenza per
»oi e la città vostra, onde avemmo ori-
gine, e che perciò chiamiamo a buon di-
ritto Nostra patria, ed a cui ora, come
a carissima figliuola, siamo stretti di spe-
ciale benevolenza. Ma questa Nostra pa-
terna predilezione meglio conoscerete in
seguito , ove Ci si porga opportunità di
mostrarvi anche col l'atto la propensione
Nostra per voi e per le cose vostre. lJerò
l'animo Nostro sarà sempre tutto per voi,
allineile possiate conoscere a prova di non
esservi indarno rallegrati per Noi), lesue
medaglie (in falli tra'conii esistenti nella
zecca pontificia, vi è quello coH'edigiedel
J'apa con camauro, stola e niozzettsi, e in-
torno l'iscrizione: Clcmens XI F Ganga-
V li B
neUut Vaden Pont. M. Nel rovescio si c-
sprime il Redentore che porla la croce al
Calvario), la sua statua marmorea in piaz-
za, f illustre casa e famiglia tuttora esi-
stente (i nobili Runini-GanganelliJ.eiede
del suo nome immortale. I secondi si con-
tano fra'più famosi pittori, e l'uno di e>si
Federico Zuccari fondò l'illustre Accade-
mia di s. Luca (di cui riparlai in tanti luo-
ghi). II 3.° è quel classico canonista, le cui
opere e dottrine fanno anch'oggi autorità
ne'tribunali e nelle», congregazioni cardi-
nalizie (già della famiglia boni, il (piale
assunse il cognome Fagliati! per l'eredità
omonima entrata in sua casa : il nipote
Gio. Francesco fu surrogato al padre nel-
l'avvocatura concistoriale, e divenne lo-
dalo rettore dell' Università Romana). Il
catalogo degli uomini illustri di s. Angelo
in Vado si ha nella Raccolta de' poetici
componimenti per F esaltazione di Cle-
menle XlVt Roma 1769 pel Barbielhui.
Nel § Regime Ecclesiastico, dicesi esser
nel governo due diocesi e curie vescovili
distinte, l'una in s. Angelo in Vado, l'al-
tra in Urbania, senza che l'una città o
chiesa possa vantar preminenza sull'altra,
e con perfetta alternativa di preuoui'ma,
di funzioni episcopali, di residenza. Co>ì
fu decretalo dalla bolla d'Urbano Vili,
aequo jure et pari dignità te praesit; e di-
chiaralo dalla Rotale decisione corani E-
meiix 765 del aogiugno 1 687, ove si ad-
duce per ragione di siffatta disposizione,
ne. inter pares oriantur discordiae. In ta-
le decisione si legge, che proposto il dub-
bio: An competat praeiiommatio Ui ba-
lline, \'el po'ius sii serranda alternativa
in omnibus aclis: dopo allegali vari titoli,
fra 'quali ex tradì tione plurium hisiori-
corum consta t Terra m s. Angeli fuisse
olmi antiquissimam Civitatem Tfcrnum
Melaurensem nuucupalam ; fu risoluto:
Re matura discussa servandam esse al-
ter nativ ani fundatam in dai a, et li nera li
disposinone bullae Urbani FUI. Di que-
sta eguaglianza del governo spirituale. ri-
levasi uon potersi sperar concordia fin-
die quello civile debba star soggetto al-
l'altra città. Nel §9 Istruzione pubblica,
si. dichiara ni ambo le città esserti flori-
dissimi seminari, con iscuole unite alle
comunali. Esservi maestri in più facoltà,
comprese l'istituzioni civili e canoniche,
la teologia morale e dogmatica. In s. An-
gelo poi esservi ancora scuole d'archilei-
tura, prospettiva, ornato, algebra, geome-
tria, storia e geografia, di cauto e suono;
oltre le conferenze ecclesiastiche pel clero,
le società filodrammatica e filarmonica,
e la società agraria per migliorare la col-
tura del territorio. Quanto a'pii istituti,
detti i già riferiti d'Orba aia, essere quelli
di s. Angelo f\ monasteri di monache (be-
nedettine, Clarisse, servite e terziarie fran-
cescane) con molte educande e probande
delle provincie circostanti, scuola pia fre-
quentala da oltreioofanciulIe,3 conven-
ti di frati (servili, minori osservanti ecap-
puccini); 2 monti di pietà pecuniario e
frumentario, e 2 ospedali pegPinfermi e
pe'poveri, 6 confraternite, e florida cassa
■li risparmio. Il capitolo della cattedrale
t'ormarsi di 4 dignità (arcidiacono, pre-
posto, arciprete e priore), di 12 canonici
(ro dice l'ultima proposizione concisto-
riale,nou comprese le prebende teologale
e penitenziale, perciò 12) e 8 mansionari
(6 dice la delta proposizione, ma sarà fallo
di stampa. Le dignità e i canonici han-
no l'insegne corali del rocchetto e moz-
zetta paonazza, i mansionari il rocchetto
e la mozzetta nera con asole e bottoni ros-
si; di questi mansionari 4 hanno la cura
dell'anime di tutta la città, essendo nella
cattedrale 1' unico battisterio, ed un 5.°
quella d'una parrocchia suburbana). Le
parrocchie del circondario sono 20, Nel
§ 1 1 Deduzioni, si conclude che da'cen-
ni generali rilevasi, che s. Angelo in Va-
do se non è superiore ad Urbauia in po-
polazione, commercio, istituti pii, coltu-
ra, antichità, uomini illustri, non è cer-
tamente inferiore, né meritava per con-
seguenza d'essere a quella posposta. econ-
fusa col volgo de'couiuni riuniti. Segue
VOL. LXXXV.
U II D 365
il § 1 2 Posizione topografica d' Urbauia
e s. Angelo, distanze, dicendosi 7 miglia
quella fra le due città. Dimostrare la carta
topografica dell'attuai governo d' Urba-
nia,che s.Angelo è nel mezzo,oride ne'lem-
pi antichi dicevasi CorMassacTrabariae,
pei ciò aver più florido commercio. Vice-
versa Urbauia trovarsi nell'estremità del-
la periferia , nella situazione più eccen-
trica, talché dista assai più di s. Angelo
dal maggior numero de'sotloposti 20 co-
muni, di cui si riferisce il confronto tra
le due città, e ne risulta che 4 sono più
vicini a Urbania e 1 6 a s. Angelo. Ne'sue-
cessivi §§ si tratta. Dispendio e incomo-
do per gli accessi ad Urbania con danno
dell'agricoltura. Danni notabili del clero
e de' beni della chiesa per la mancanza
d'un giusdicente a s. Angelo. Passaporti
e ordine di polizia. Paralello fra s. An-
gelo in Vado ed altri paesi che hanno la
residenza governativa. Confronto con
Nepi e Monte Rotondo ( nel distretto di
Tivoli) Squali sic. accordalo un vice-go-
vernatore, perciò s. Angelo in Vado con
Nepi furono le sole due città vescovili la -
sciate senza governatore nel liparto ilei
1817.- Come l'attuale governo d' Urba-
nia potrebbe dividersi in due governi che
risulterebbero maggiori di molti altri del-
lo stato. Come dovrebbero unirsi a s. A ri-
gelo i comuni diMetola, Apecchio, Pian
di Meleto e Belforte. Conclusione di s.
Angelo in Vado: Senza toglier niente ad
alcuno de'litnitrofi governi, co'prospelti
che esibì, dice potersi ben dividere in due
l'attuai governo d' Urbania e collocarsi
un governatore in s. Angelo, per tulio
quanto l'espósto. A me non spetta inda-
gare se esso sia in tutto preciso, essendo
semplice riferente per dare un' idea del
contenuto della Pro- Memoria e dello sla-
tti <7«o.Eccomi in breve, coU'intendiuieu-
dimeuto di sopra espresso, a dar contezza
dell'opuscolo intitolato: Sopranna slam-
pa pubblicata dalla Magistratura di s.
Angelo in Fado tendente a provare la
necessità di dividere in due l' attuai go-
3otf u r. p»
verno d' Urbania, Osservazioni del Mu-
nicipio Urbaniesc^ll' Eccellenza delsig.1
Ministro dell' Interno, Urbino i 848. So-
no divise in 1 3 §§ collo stesso metodo del-
l'altro e con note,precedute da lettera de'
7.5 luglio del magistrato al nominalo mi-
nistro, successore di quello a cui ricorse
il municipio di s. Angelo in Vado per pro-
vaie la necessità di dimezzare I' attuale
governo d'Urbania ; protestando di non
voler discutere la questione primaria, per
le ragioni esposte nel medesimo opuscolo,
ma solamente rettificare »> certe asserzio-
ni, certe inesattezze e paragoni, non pe-
sali con giuste bilancie . . . indotti non di
buon animo, ma per necessità di difesa ,
perchè il silenzio nostro non fosse preso
a couferma di tutto quanto nell'indirizzo
Vadese venne asserito"; rimettendosi al
ministro di bilanciare l'esposto nelle due
stampe.Nel § 1 si lamenta la miseria e inop-
portunità delle gare municipali, in tem-
pi di politica effervescenza, come prema-
ture perchè i rettori dello sialo aveano
promesso piti volte di voler occuparsi d'u-
na nuova legge sui municipii , la quale
per necessità trae seco una nuova distret-
t nazione; non che si deplora l'essere co-
stretti a discutere una miserabile questio-
ne, mentre si combatteva la guerra d' I-
tciiia . Nel § 1 si discorre della necessità di
rispondere alle allegazioni che tengono
dietro alla lettera della magistratura Va-
dese al ministro dell'interno; protestan-
dosi di non voler entrare nella discussio-
ne dell'indirizzo Vadese al ministro me-
desimo , sul dimezzamento del governo
d'Urbani», e dell'istituzione d'uuo nuo-
vo ; nondimeno l'allegazioneche tienedie-
tro alla lettera, senza entrare nella que-
stione sulla divisione del governo d'Ur-
bania, costringere a rompere il propostosi
silenzio; allegazione, che amplificando le
cose proprie deprime le altrui, con dan-
no della slorica verità, perciò intendere
solamente fare alcune necessarie rettifi-
cazioni, mediante osservazioni, seguendo
passo passo la Pro-Memoria Vadese. Nel
U R B
§ 3 si disamina, da quale delle due cititi
si promovono le gare municipali; e si par-
la d'un articolo inserito nel foglio roma-
no denominato la Speranza^ di un di-
scorso dell'arcidiaconoMengacci sulla cas-
sa di risparmio di s.ÀngeloinVado, stam-
pato nel 1 848 in Pesaro, in cui fra le al-
tre cose si celebrano 8 grandi cittadini
va desi , compresi Clemente XIV , Drec-
cioli, Massoni e B rozzi. Nel § 4 ragionasi
del nuovo incaricato straordinario am-
ministrativo e politico, posto dal gover-
no in s. Angelo in Vado indipendente dal
governo d'Urbania; cioè del destinato a'
4 aprile 1848 dal cardinal Fieschi legato
della provincia, per calmare l'agitazione
de vadesi impazienti di riacquistare un
governatore residente e indipendente.
Tuttavolta , allorché a' 28 aprile passò
per Urbania una sezione di civici volon*
tari santangiolesi, per trasferirsi alla guer-
ra italiana, dalla città furono ricevuti con
ogni pubblica dimostrazione d'onore di
buon vicinato, per cui il gonfaloniere Va-
dese ringrazimi municipio Ui banicse.Nel
§ 5 si dimostra, che la Pro-Memoria nel
numerare la popolazione delle due città
si prese per guida la statistica del 1 843
del cardinal Della Genga legato della pro-
vincia, e non quella del 1 847 ; e rilevate
le inesattezze sul conto delle due popo-
lazioni, si riporta la cifra di 4?-4° abitanti
d'Urbania cogli appodiati, e perciò supe-
rare d'806 anime quelle di s. Angelo in
Vado. Nel § 6 dimostrasi come dalla Pro-
Memoria si fece il confronto dell' estimo
urbano, non dell'estimo rustico, a danno
d'Urbania, e perchè; vale adire per vo-
lersi da'santangiolesi la cifra maggiore, e
di questa comporsi il loro nuovo gover-
no, mentre si calcola sui due catasli su-
perare quello d'Urbania l'altro con un e-
stimo di scudi 4T»o43- Nel § 7 si ra-
giona dell'industria in Urbania e in s. An-
gelo in Vado , e dichiarasi che nella 1 .
vi è una fabbrica di stovigliechiusa prov-
visoriamente per cagione di lite, ma che
per patto deve riaprirsi, e vi sono 4 f'd>
URB
briche di maiolica rossa, né si manca d'al-
Ire ai li e mestieri. Si osserva che il con-
froiilo fallo fra le due città dalla Pro-Me-
moria, fu inutile e dannoso in generale.
Si dice non esser vero, che la città di s.
AngeloinVado siasoggettaa quella d'Ur-
bania. Nel § 8 si riportano t\ rettificazio-
ni. i.° Sulla residenza del giudice di pace
sotto il regno Italico in s. Angelo in Vado,
dal quale dipendeva Urbania,ma nel 1 8i3
il governo decretò istituirsi anche in Ur-
biinia una giudicatura, riconoscendo con
ciò il fallo antecedente, e facendone ono-
revole ammenda, quantunque pe'soprav-
venuti casi rimase impedita l'esecuzione
del decreto. 2.° Sul diploma d'Ottone IV
esuidubbidell'autenticitàdel medesimo,
da cui rilevasi essere*. Angelo in Vado
eMercatello nel 1209 i paesi più ragguar-
devoli della Massa Ti abaria , conforme
si raccoglie dalle costituzioni Egidiane.
Si risponde con dimostrare apocrifa la
caria imperiale per la diversità che corre
tra la copia pubblica e la nota, nella r. "di-
cendosi che il diploma è d'Ottone V, nella
2.a ch'è d'Ottone IV, il quale fu l'ultimo
imperatore di tal nome; e considerandosi
che in altre copie del documento non si
legge plebem s. angeli in Fa do, crescono
gli argomenti sull'illegittimità del diplo-
ma. 3.° Quanto a'dubbi sulla costituzio-
ne Egidiana, in cui descrivendosi Massa
Trabaria nonsi nominaCaslelDurante,dal
che si vuol dedurre che non era compreso
verso il 1 36o in questa provinciali ricor-
da però essere stato osservalo altre volte,
che ciò fu un'ommissione del cardinal E-
gidio Albornoz, o un errore di chi stam-
pò le sue costituzioni; il quale errore pro-
vasi chiaramente nella descrizione mede-
sima che trovasi nell'archivio Vaticano,
in cui nell'enumerazione de' luoghi di
Massa Trabaria si pone ini.° la terra di
Castel Durante, e fva'ca slrum Mercatello
e s. Angelo inVado. 4-°Con un documen-
to ulteriormente si emenda l'erroneità
dell'Egidiana, dal quale si trae che nel
1 36y Castel Durante faceva parte della
URB 3o7
Massa Trabaria, ciò che negasi dall'alle-
gazione della Pro-Memoria ; e si nota che
i parlamenti generali provinciali si tene-
vano or in un Iuogo,orain altro della pro-
vincia^ come neh 235 in Mercatello, nel
1367 in s. Angelo iu Vado, ed anche nel
Monte Feltro, come riporta Marini, Sag-
gio di ragioni, p. 1 8 (il quale ivi enumera
le persone di cui si componeva no,cioè i ve-
scovi, i prelati, i chierici, i religiosi ; i ma-
gistrati delle città, università e luoghi;
i podestà o rettori, i nobili, qui vocali per
Rectorem, The.iaurarium, vel efus Vica-
r/«m).Nel§9SÌ tratta degli antichi privile-
gi e pregi della città d'Urbania, i quali so»
no andato descrivendo in quest'articolo.
Solo ripeterò co\Y Osservazioni, che se per
la sua giacitura s. Angelo in Vado fu chia-
mato il cuore o centro della provincia di
Massa Trabaria , Urbania ne fu sempre
riconosciuta per capo, preminenza di cui
abbondano i documenti , chiamandosi
commissario di Massa il giudice che vi ri-
siedè da tempo antico sino agli ultimi an-
ni dello scorso secolo. Tale giudice era
d'appello sino a determinata somma, a-
•vea giurisdizione in cause economiche in
1 ." istanza, rivedeva i conti a'ministri del-
l'abbondanza, e in tempi stabiliti faceva
la visita della provincia; ed avanti di lui
e in Castel Durante si celebrarono più
tardi i parlamenti provinciali, nel 1607
reintegrati da Francesco M.J II. Col coin-
missario di Massa, risiedevano in Castel
Durante il cancelliere, il fiscale e gli altri
uffiziali della provincia, oltre il podestà
per le cause civili, il qua! magistrato a-
vea pure s. Angelo in Vado. Allorché
nel i424 Castel Durante fece la sua de-
dizione al conte Guid'Antonio di Monte
Feltro, i suoi Cittadini furono pareggiati a
que d'Urbino; e al magistrato fu già dato
il diritto di giudicare cumulativamente
col commissario le cause di polizia muni-
cipale, per sentenza del i3 i3 di Bombassi
giudice di s. Chiesa; mentre fin dal 1291)
il rettore di Durante avea concesso, che
il giudice di danno dato sia eletto dal co-
3o8 U R D
mime. All'antichissima abbazia di s. Cri*
sloforo soggiaceva l'arci predirà di s. An-
gelo in Vado, il che si prova col disposto
di Bonifacio IX nel renderla esente, e dal
4-° sinodo tenuto B*a5 luglio 1 6 1 4 '" Ca-
stel Durante, dal leggente dell'abbazia d.
Gio. BattistaMatniani,uel quale interven-
nero tutti i parrochi e il clero di s. An-
gelo in Vado, e soltanto per cagione di
salute non potè assistervi l'arciprete. § 1 o
si discorre sull' origine della famiglia di
Papa Ganganelli, rimarcandosi cheili.0
che fece di s. Angelo in Vado Clemente
XI V Ganganelli, fu il Caracciolo editore
delle pretese sue Lettere, in ciò copiato
da altri scrittori e dal Bomba, De Ponti-
fìcibus I\ledicis> ani mcdicoritm {ìliis.
L'autore delle Osservazioni co' docu-
menti dell'archivio urbaniese Volle da-
re gli schiarimenti che vado a riferire sul-
f illustre famiglia Ganganelli e sulla ve-
ra patria di Clemente XI V. Gio. Giaco-
mo Ganganelli viveva prima del 1600,
e ignorasi il luogo della nascila. Ebbe a
figlio Alessandro nato da d. Caterina Ma-
gnani, battezzalo in s. Angelo in Vado
nel 161 3, il quale sposò Anna Porzia
Franceschi di Borgopace, morta in Mon-
te Gridolfo nel 169? presso il figlio parro-
co di quel castello. Alessandro andò ad a-
bilare inBorgopace nella casa della moglie
Anna,edebbeun figlio che chiamò Loren-
zo (che poi l\\ padre a Clemente XIV), il
quale dev'essere nato in quel luogo (co-
me si ha da Filippo Timoteo Salvetti ,
De Patria ClemenlisXfP7, Romaei772.
Che Alessandro abitasse in Borgopace è
provalo anche da un suo attestato del
|665), giacché si ha un documento ch'e-
gli facevasi di Borgopace (Lettera al capi-
tano G. B. Papi d'Urbino de' 1 3 ago-to
1769. Note al Componimento dramma-
tico per le feste celebrale in Urbania per
V esaltazione al pontificato di Clemente
Xlf '', Fanoi 769, in cui a p. ix trovanti
queste parole. » Si allude a Borgopace si-
tualo nella provincia di Massa Trabari»,
e quasi alla sorgente del Melauro, castello
DRB
antico e illustre por uomini di scienze,luo-
go una volta destinato per la pace tra'
guelfi e. ghibellini, dove quivi esiste l'.-in-
tica e paterna abitazione Ganganelli e-
redilata sino dall'avo di jN. S.,che quivi
fu sempre del grado de'priori in quella co-
munità, e si chiamò sempre da Borgopa-
ce, come da istrurnenli; e quivi nacque
tra gli altri Ganganelli lo stesso eccellen-
tissimo genitore della Santità di N. S., co-
me da'libri battesimali". Nelle note stori-
che ad un sonetto, che accompagna il sud-
detto Componimento drammatico,^ leg-
ge che i maggiori di Clemente XIV furo-
no battezzali nella matrice dell' insigne
collegiata di Mercalello), dove da un se-
colo era stabilita la sua famiglia. Da Lo-
ci
ronzo (che trovasi ascritto alla nobiltà
d'Urbania nel 1 709) e da Anna Serafina
Mazza di patrizia famiglia pesarese nac-
que Gian Vincenzo in s. Arcangelo, do-
ve il padre esercitava la professione di
medico ; e Gian Vincenzo nel vestir I' a-
bito di s. Francesco proso il nome del pa-
dre, cioè di Lorenzo, che quando fu as-
sunto al pontificato cambiò con quello
di Clemente XIV. Da ciò si rileva, che se
l'origine di questa famiglia è in s. Angolo
in Vado, lo stabile suo domicilio però fu
in Borgopace; e n'è prova il breve dà Cle-
mente XIV a'12 agosto 1769 diretto al
magistrato urbaniese, nel quale il Papa
si dichiarò diocesanum vestrum; e ciò per
l'evidente ragione, che la sua famiglia a-
vea domicilio antico inBorgopace che ap-
parteneva e tutl'ora appartiene alla ilio-
cesi urbaniese, essendo stato ascritto alla
nobiltà d'Urbania nel 1 7 5t). § r 1 si parla
delle scuole che ha pure Urbania, tranne
quella del disegno, e si osserva che il se-
minario di s. Angolo in Vado provviso-
riamente era stato chiuso da vari anni ;
che la biblioteca ducale trasferita in Lio-
ma, si compose di 1 6,000 volumi, e quel-
la che pel legaloUbaldiniogniannosi au-
menta contava 2, 4oo volumi. §i2sidi-
cede'luoghi di pubblica beneficenza, ri-
levandosi avere Urbania 4 confraternite,
u n iì
due monti l'i umentari, uno nella città e
l'altro nella parrocchia di Torre; che la
diocesi di s. Angelo in Vado enumera 1 5
parrocchie, e quella d'Urbauia 4'» c'0^
18 di Ui banici, ig di Mercatello,4di Sas-
socorbaro ; ciie la giurisdizione ecclesia-
stica Vadese non contava più di 3769 in-
dividui^ laUrbauiese euunierariiey3-74>
vji3 si ragiona sui pretesi danni cagionali
dalla dittatila a'comuni soggetti al gover-
no d'Urbauia, rimarcata da' sanlangio-
lesi, senza mostrare l'adesione di tali co-
muni e ueppure di Mercalello, terra insi-
gne e la più popolosa e notevole del go-
verno dopo le due città, distante sole 4
miglia da s. Angelo in Vado,e 1 1 da Ur-
bania ma di strada tutta piana. Termi-
nano le Osservazioni, colla conclusione.
» ì\'è tutto questo c'impedisce dal dichia-
rarci lealmente amici della rispettabile
magistratura Vadese e del suo popolo ,
i quali abbracciamo come fratelli, e la cui
carila del loco natio, come dicemmo un'
altra volta, pubblicamente e sinceramen-
te onoriamo". Mio scopo precipuo , nel
dare un laconico ragguaglio della Pro-
Mtmoria Vadese,e dell' OsservazioniUv-
baniesi, fu di ricavarne parlilo per le no-
tizie che contengono sulle due illuslricit-
tù e di quanto le riguarda. Pei' singolare
coincidenza, al giungermi precisamente
queste colonne, come prove di slampa,
vengo a conoscere la circolare appena
stampata dal Ministero dell' Interno, in
data de'io agosto 1857. Essa dice.» Il
comune di s. Angelo in Vailo, provincia
d' Libino, rassegnò istanza alla Santità
di i\. S., implorando che i comuni di
Mercalello eBorgopace co'loro appodia-
ti (per cui non deve fare contraddizione
il riferito in principio, che non sono in
tempo di rettificare), dismembrandosi dal
governo d'Urbauia, fossero sottoposti al-
la giurisdizione del vice-governo di s. An-
gelo in Vado, il quale venisse innalzato
ul grado di Go ver uo. Convenendo le det-
te due comuni a tale dismembrazione,
asauute le opport uneiuformazioui,e pie
U il lì 3m9
si i dovuti concerti colla presidenza ge-
nerale del Censo, si è rilevato, che avu-
tosi a calcolo la migliore divisione terri-
toriale, è neli' interesse de" comuni di
Mercatello, lìorgopace e loro appodiali
ili essere sottoposti a s. Angelo in Vado,
piuttosto che ad Urbania. In questa cir-
costanza si ebbe ail apprendere, che il
comune di Apecchiu co' suoi appodiali,
fin qui soggetto al governo di Cagli, più
utilmente, per la maggior vicinanza, po-
trebbe assoggettarsi al governo di Urba-
nia, cui in tal modo ritornerebbe l'ani-
mato tolto per la sunnominata dismein-
brazione, mentre che Cagli, per la so-
prabboudante popolazione, rimarrebbe
sempre nel suo rango ui\ governo im-
portante. Udito il parete del Consiglio di
Stato e ilei Consiglio de'ministi i; nell'u-
dienza de' 29 luglio decorso, 1 iporlala-
«eue l'approvazione dell'Eni, e Rai.
sig/ Cardinale segretario di stato, in as-
senza della Sautilà di Nostro Signore da
Roma, si dispone. 1 .° 1 cornimi di Mer-
calello e lìorgopace co' loro appodiali,
ora soggetti al governo d'Urbauia, sono
uniti al vice-governo di s. Angelo in Va-
do, che assume il nome di Governo.
2." Nulla però è innovalo in quanto alla
misura ed al modo di corrispondere la
provvisione sia al governatore, aia al can-
celliere e ad altri impiegati di quest'ul-
timo governo (cioè il pagamento degli
stipendi d.i somministrarsi dal nuovo go-
verno). 3.° 11 comune di Apecchio co'suoi
appodiali, ora soggetto al governo di Ca-
gli, è sottoposto al governo d' Urbania.
4.'Talidismembrazioni ed unioni avran-
no il loro elicilo nel i.° gennaio i858.
Nondimeno le cause civili e criminali in-
trodottesi fino a lutto il corrente anno
innanzi i governatori d'Urbania e di Ca-
gli, quantunque appartenenti a' comuni
sopra notali, saranno dagli stessi giusdi-
centi conosciute e giudicale. Il ministro
dell' iuteruo T. Merlel ". Ora alle noti-
zie riferite all'articolo di s. Angelo in Va-
do, albe vado ad aggiungerne sull'antica
3io
U II B
Tiplieruuni JMetaurinse, poi ed ora citlà
con residenza vescovile di s. Angelo in
Vado, che ilCalindri dice distatile daRo-
ina poste 29, in aria buona co'suoi bor-
ghi, succeduta a Tiferno Metaureuse e-
difìcata da' siculi, colonia romana della
tribù Siellalina, e disti ulta da' goti, uè'
loro tempi e sul sito dell'antica surse l'o-
dierna. Narra i'Ugbelli, Italia sacra, t.2,
p. 8t)4: •& Angeli in Vado Episcopi, es-
ser posta in riva al Melauro nella Massa
Trabaria, succeduta a Tiferno Melaureu-
se antica città dell' Umbria Senonia. Ne
attcstano la remota origine le medaglie,
le pietre, l'iscrizioni, che tutte riporta, tro-
vate presso la presente città o ne'suoi din-
torni, sia d'una cisterna, sia d'un gran-
dioso acquedotto eretto al tempo d'Adria-
no, sia delle basi delle statue di Traiano e
Comodo,siadel fi amineMelaurense,il qua-
le non si concedeva che alle nobili città ,
per cui in esse s. Pietro vi faceva costi-
tuire i vescovi. Vuoisi che s. Brizio apo-
stolo dell'Umbria vi propagò la fede cri-
sliana, già da allri introdotta, e poi vi fu
fondata la sede vescovile. Non pare che
ivi fosse martirizzato s. Cresceuliuo, che
venerasi nella metropolitana d' Urbi-
no, poiché riportò la! palma nel Tifcr-
iiuin Tbcrinum, ossia a Citlà di Castello.
L'Ughelli riporta 3 vescovi della sede ve-
scovile. Eubodio Tifernasfuil Episcopus,
che intervenne nel .'\i)5 al concilio roma-
no tenuto da Papa s. Ilaro. Std hic Ti-
fcrnates Tibcrinoruni situili Episcopum
adstruere conanlur : tamencuin simplici
Tiferai di gnilale denominelur, volani Ti-
ferai Melaurensis fuisse Episccpuni.Ma-
1 io Tifcrninus Episcopus fu al sinodo ro-
mano celebrato da Papa s. Simmaco nel
499, e lo sottoscrisse. Hic eli ani Ti fé ma-
les Tiberinorum contendimi suiim fuisse
Praesulcmj lanini eadem ralione sibi
adslrucre conanlur Melauienses; maxi-
me cimi Luminosus Tiferni Tiberino/uni,
atti sub Martino I Papa inleifuit conci-
lio romano an. G49 TiJ ci niTibei •inorimi
òiibsiripliis iuvenitur. lnuocenzo Tifa-
lo B B
nas Episcopus, successore di Mario, fu al
3.° e 4-° de'sinodi tenuti dallo stesso s.
Simmaco in Pioma, et Tferlinus solus E-
piscopus nolatur.ls\».r Gio. Muzi arci-
vescovo vescovo di Città di Castello nel
1 842 pubblicò lepregievolissime Memo-
rie ecclesiastiche e civili di Città di Ca-
stello. Nel t.i, p. 162 di esse, ragiona di
di Eubodio e lo dimostrai.0 vescovo di
Città di Castello. Dice che lo Stefani arci-
prete di s. Angelo in Vado nelle Memo-
rie T adensi inviale a Cesare Orlandi (pa-
trizio fermano, di cui e dell'opera meglio
poi), che cominciò a descrivere le citlà
dello stato pontifìcio , ma poi non ebbe
seguito, sostiene, che Eubodio fosse ve-
scovo di Tiferno Melanrense; ma se egli
avesse consultalo le collezioni de'concilii,
avrebbe trovato insieme con Eubodio,
l'altro per nome Lucifero, che presso la
collezione de'concilii del p. Arduino si sot-
toscrisse Lucifer Tifernis Metauris. Anzi
v'intervenne ancora l'altro Lucifero ve-
scovo delle TreTaberne, Lucifer Trinili
Tabernar uni. Così mg.r Muzi colla dotta
sua critica, non solo riconobbe il vero ve-
scovo IMelaurense di Tiferuo,ma corresse
quegli scrittori che l'avcano confuso per
la comunanza del nome con quello diTi e
Taberne; e I'Ugbelli che già tra'vescovi
di Città di Castello avea registralo Eubo-
dio, e poi riprodotto nel vescovato d' I-
sernia con Mario e Innocenzo. Quanto a
Mario, mg.r Muzi confuta pure 1' Olsle-
uio che uelle note della Geographia sa-
cra del p. Carlo di s. Paolo, l'atea detto
vescovo Mclauiense odi Triferni in Sani'
aio, e lo fa Tiberinum. Dimostra poi che
Innocenzo fu a'sinodi di Papa s. Simma-
co nel 5oi, nel 5o2, nel 5o3, nel 5oj, e
si sottoscrisse Trferninus o Trifernatis.
Tibeiiuoiuin secondo i codici de'concilii,
anche Trìfenialius, TrifernalisTiberino,
Tfernorum Tiberinorum. Dunque se i
3 vescovi dall'Ughelli dati anche a Tifer-
110 IMelaurense, li tolse mg, 'Muzi, perì» gli
die il vero suo vescovo Lucifero, che a-
via avuto successori di cui si è perduta
U R B
la memoria, e venne a stabilire con si-
curezza l'antico vescovato Metaurense,
che alcuni ponevano in dubbio. Dopo la
distruzione di Tifertio Metaurense, del
qual vocabolo parla anche Riposati nel
t. 2, p. 60, per opera de'goti, i suoi abi-
tanti erigendovi sopra un castello, vi fab-
bricarono una magnifica chiesa in ono-
re di s. Michele Arcangelo, che preso a
loro patrono , lo chiamarono s. Angelo.
Questa in seguito divenne collegiata , e
siccome soletta all'abbazia di s. Cristo-
Toro di Castel Durante, quando fu dessa
fatta nulllus dioecesis da Bonifacio IX, Io
diveuneancora s. Angelo in Vado col suo
territorio, e chiesa arcipretale pel cardi-
nal Antonio del Monte zio di Giulio III.
Allorché poi,come narrai e tornerò a di-
re, nel 1 635 Urbano Vili elevò s. An-
gelo in Vado al grado di città vescovile,
eia collegiata in cattedrale,soppressa far-
cipietura, per allora fu eretta la sola di-
gnità dell'arcidiacono e padronato della
gente Fagnani. Grati i santangiolesi a Ur-
bano Vili, ne perpetuarono la memoria
con lapide marmorea che posero sull'e-
sterna facciata della porta della città col
seguente epigramma, //aite Urbem quon-
dam vetcresdixere Tiphernum-Nuncest
Aligerum nomine dura Ducis- Extinse-
re Collii, Urbanus pielale decorus - Re-
stituii Scythicae quod rapuere matms.
Passa quindi l'Ughelli ad enumerare gli
uomini illustri santangiolesi e pel 1 .° Mat-
teo Gridoni belli ftdmen, nel secolo XIV
supremo duce principalmente delle mi-
lizie lio renti ne e venete, celebre per glo-
riose imprese, riportando l'epitaffio scol-
pito nel nobile sepolcro della chiesa di s.
Domenico di Crema ove giace, ed in cui
essendosi stabilito colla famiglia questa vi
fiorì. ConsalvoDurante vescovo di Monte
Fellre, Vincenzo Candiotto vescovo di
Bagnorea(a' quali aggiungerò io il vesco-
vo di Civita Castellana, Orle e Gallese
mg.1 Mattia Agostino Mengacci, per non
dire d'altri illustri viventi ; come pure ag-
giungerò il beato Girolamo Ranuzzi dei
URB 3n
servi di Maria, il cui culto immemorabile
riconobbe Pio VI nel 1775), Federico e
Taddeo Zuccari sommi pittori, Guelfuc-
cio Guelfucci insigne matematico imita-
tore d'Archimede, i due nominali pre-
lati Fagnani de'quali fa splendido elogio
biografico. Che il celebre cardinal Bem-
bo nobilitò il luogo colla sua presenza, et
musasfeliciori, amoeniorique in loco co-
lere possetj e che il cardinal Cristoforo del
Monte cugino diGiulio III, ch'era stato ar-
ciprete della collegiata, con piacere vi pas-
sava parte dell'anuo,vi morì e fu sepolto iti
tale chiesa, come notai nella biografia, ove
dissi della magnifica cappella da lui fonda-
ta, e della risarcita casa e campanile. Disse
l'Ughelli che in s. Angelo in Vado eranvi
4 conventi, mentre ora sono 3. L'altro era
quello de' minori conventuali soppresso
nelle vicende politiche de' primi anni del
corrente secolo. Ne tratta il suuimento-
vato p. Ci valli nella frisila triennale a p.
206. Lo chiama bello e vago di fabbrica,
ridotto in lai forma dal p. F. Giacomo
Silvestri; leggersi nel clauslro in pietra ,
Ser Jdcobi de Salvis iiyS : la chiesa fu
consagrata l'ultima domenica di settem-
bre deli3o8, con indulgenza concessa da
j vescovi. Nel 1 56 1 vi fu teuuto uu ca-
pitolo generale, ludi riferisce alcune noti-
zie di s. Angiolo in Vado, da Federico
Bovario chiamala: Tifernum Metaaren-
se oli m civitas Epìscopalis ad Melauntni
amnem perfluenlem in valle amoena moti-
tibus ac collibus sepia , mine oppidum
praeclarum nrbibus mullis conferendutn.
Egli poi dice: La terra di s. Angiolo, seb-
bene è fra'monli, nondimeno il sito è in
piano vago e delizioso ; vi sono conti, ca-
valieri, capitani, dottori eccellenti, ed è
molto mercantile. Riporta diversi illustri
santangiolesi, fra'quali Anastasio nell'ar-
mi molto celebre, e Castora moglie d'Od-
do morta in buon odore di santità, il cui
corpo integro e bello si conservava nella
sagrestia del convento. Il Cimarelli, Isto-
rie dello stato di Urbino, a p. 1 43 chiama
li città di s. Angelo in Vado, già terra fa-
$r* DRB
musa per l'industria degli abitatiti,' e ginn
concorso di merci, e di cui scrisse Pamfi-
lio: Angelus lune quintum lapidali cir-
cnuispicil Alvus-Limina tncrcalor pluri-
miLS ista petit. Quindi descrive cose già
riferite di sua antichità, importanza, uo-
mini illustri, e che probabilmente il sac-
cheggio e distruzione di Tiferuo fu ope-
rato da'harhari goti che arsero e disti us-
sero Pilino (V.), da lui creduto il Pisau-
rense, invece del Mergenle come voglio-
no alili. Che sotto la protezione di s. Mi-
chele Arcangelo la rifabbricarono gli a-
) nienti, indi divenne signoria degli Ubai-
dini, poi de' Fel treschi e de' Rovereschi
fino alla devoluzione clellostato alla s. Se-
de sua antica suprema signora. Nel do-
minio Pioveresco molto si nobilitò e ac-
crebbe, in modo da pareggiare l'altre cit-
tà più granili della regione; e pel con-
corso de'foraslicri. e pel valore de'propri
cittadini assai divenne per tutta Italia in
ogni più lodata professione famosa, per
cui Urbano VII} insieme con Urbani a la
dichiarò città vescovile con vescovo nd
ambedue comune; e per impedire tra'
i\ue popoli liti di maggioranza, volleche
il vescovo in ciascuna vi facesse residen-
za la metà dell'anno. Che s. Angelo in
Vado fu sempre madre gloriosa di cit-
tadini che si distinsero nell'armi, nelle
lettere, nelle prelature, nella pittura e in
altre onorevoli professioni, nominando i
più celebri e le loro cospicue azioni. Fi-
nalmente dirò con Ileposati, Della zec-
ca di Gubbio e delle gesta de" con ti edu-
chi d'Urbino, 1. 1, p. 17 1 ,t. 2,p. 4o5, che
la città è posta in una lunga pianura di
sufiiciente e capace larghezza, attraver-
sata dal Metauro che bagna le mura della
città e la divide dal borgo. Il terreno è
fertile di vino, grano e d'ogni genere di
prodotti, e di frutti d'ogni specie; e col-
tivale e fruttifere colline l'adornano, in
eminenza delle quali giacevano una volta
i seguenti castelli: Palazzi, Careslo, Val-
diatele, Basciuccari , Sorbelolo, Monte
Majo (verameute questi 3 ultimi esislo-
U li B
no y ; e benché questi fossero di domi-
nio di vari signori furono poi soggettati
al governo economico e politico del ma-
gistrato, e nei civile al podestà della città.
Il commercio sunicienlemente vi fiorisce
(stampò l'opera nel 1 y 7 3), ed in ispecie
nelle manifatture d' oro e d'argento, in
lavori minuti però e dozzinali, numeran-
dovisi fino a 24 botteghe d'orefici. Non
può negarsi che prima della devastazio-
ne fatta da'goti nell'antico Tiferno Me-
taurense, questo non fosse città, e non a-
vesse la sua chiesa vescovile, ritrovandosi
i suoi vescovi sottoscritti negli atti de'con-
cilii e sino de'celebrali in Roma e in Co-
stantinopoli sotto diversi Papi ; quindi
Urbano Vili alle preghiere de'citladini,
fitte maturamente esaminare le loro vi-
ve istanze e conosciute ragionevoli, nel
] 635 decretò che le si restituissero gli o-
nori di città e ritornasse alla chiesa di s.
Michele il proprio vescovo di cui era ve-
dova da tanti anni. E siccome eguale o-
nore compartì a Urbania, volle che un
sol vescovo governasse le due diocesi se-
parale colla residenza di 6 mesi per dio-
cesi. Essere allora la città divisa in 4 par-
rocchie, e governala nel temporale da un
podestà mandato dal cardinal legato o
presidente della legazione. I castelli del
non mollo vasto territorio essere Bare-
sto, oggi Cà Resto, Palazzi, Monte Mag-
giore, oggi Monte Majo, Sorbetolo e Ba-
schiccali (alcuni de'quali prima avea det-
to non più esistenti). Nel 1 442Pe1' 'a guer-
ra d'Eugenio IV contro il duca di IVI Ma-
no , pel valore del conte Federico Fel-
trio, in e»sa dimostrato a favore del Pa-
pa, essendo egli come dissi superiormente
signore di s. Angelo in Vado e di altre
terree castella derivategli dalla dote della
Brancaleoni di Durante, gli conferì il ti-
tolo di contea, e nel 1 443 con onorevole
privilegio pontificio ne investì il mede-
simo Federico. Agli autori citati nella
Pro- Memoria, che scrissero di s. Angelo
in Vado, aggiungerò Francesco Slefanio;
Della città di s. Angelo in Vado, presso
il t. 2 dell'Orlandi già rammentato: Coni-
ora di Ose notizie sagre e profane delle cit
tà d'Italia e sue isole adiacenti, Perugia
1770. Awerle il p. ab. Ranghiesci, che
l'Orlandi si propose con tal collezione di
Ini inai e un dizionario di (otte le cititi ti " I -
tatui, ina non tulli gli articoli Milo d'e-
ditai inerito, per negligenza di chi non cor-
1 i-pose agl'inviti dell'Orlandi, per hi cui
morte l'opera restò alla metà della let-
tila C. Se ne dà ragguaglio uell' Effe-
meridi letterarie' di Rotnd del J773, a
p. 268.
Dell'antichissima insigne badia e mona-
stero di s. Cristoforo nella villa di Ponte
dell'ordine di s. Benedetto, di Castel del-
le Ripe, poi compresa nel Castel Durante,
nella diocesi d'Urbino, fondala da'Bran-
caleoni,con estesa possidenza in (piasi tutto
il Castel delle Ripe, e ne'lerrilorii di Ta-
Incchio e Colbordolo , e moltissimi in
quello di s. Angelo in Vado e Sasso Cor-
baro, parlai abbastanza di sopra. Ne avea
ancora nel territorio di Rimini, e in falli
nelle Memorie ecclesiastiche della b. Chia-
ra di Rimino del cardinal Garattini, |i.
529, si apprende che l'antichissimo mo-
nastero delle monache di s. Maria o de
g i Angeli in Muro o Torremura di Ri-
mini, di cui egli scrisse la dissertazione
XlY, perchè ivi si conserva il corpo della
b. Chiara, nel secolo XI appai teneva im-
mediatamente alias. Seile, ma nel 1 1 5 5
■prvsbyler Marlinus reclor et gubemator
ecclesia* B. Mariae in Muro, de obedien-
tia s. Christophori de Ponte, concesse in
enfiteusi Turrim unam suora murimi ci-
vilalis,ubi ecclesia antiqua fuit, cuius vo-
cabulum est Firgo Maria j poiché for-
se per pontificia donazione la chiesa e il
monastero erano passati in dominio del
monastero abbattale di s. Cristoforo del
Tonte, dal quale tenevalo ad annuo censo
il convento e fratelli dell'ospedale di s.
Spirito di Rimini. Però prima di tal ces-
sione si trova che nel 1 164 a' 26 loglio
Ranieri abbate di s. Cristoforo concesse
unum tenimentuin,cutncasa}el volta imi-
URB 3i3
rata, et curtejuris ecclesiae s. Mariae in
Turrismuro in civitate Aritnirii.Ntìi 190
a'2 dicembre Rustico abbate del mede-
simo monastero die in enfiteusi priori ba-
silicale s. Salvatori*, tenimentum in rivi-
tate Ariminijet regione B. Mariae in Tur'
rismuro, a pud diclam ecclesiarn.A' 1 2 ot-
tobre 1207 Rolando suddiacono aposto-
lico e rettore di Massa Trabaria confer-
mò un contratto stipulato fra Bartolomeo
rettore dell'ospedale di s. Spirito di R.i-
niini, e Aldobrando abbate di s. Cristo-
foro del Ponte. Ma essendo da Costanti-
nopoli venuta l'abbadessa e monache ci-
stereiensi di s. Maria di Perzejo per fer-
marsi in Rimiui, fr. Ambrogio vescovo
della città, d'ordine di Papa Gregorio X,
a'i4 dicembre 1 273 assegnò loro il luo-
go ili s. Mani in Muro, cedendo in ve-
ce all'ospedale la chiesa di s. Bartolomeo
appartenente alla sua mensa ; con che pe-
lò si seguitasse a soddisfare il monastero
di s. Cristoforo dell'annuo solilo canone,
ed il Gai ampi ne riprodusse l'islromen-
to a p. 365. Il d.r Tonini, Storia di Ri-
min;,[. 2, ragiona del monastero di s. Ma-
ria in Tane Muro, de'suoi abbati e di
sua parrocchia. Neil' Appendice Diplo-
matica delle Me/norie sloriche diDuran-
te, vi è la procura di Taddeo abbate di
s. Cristoforo , e di altri sacerdoti rettori
delle chiese, per intervenire nel i38o al
sinodo del vescovo d'Uibino. L'abbate
ivi è detto Reverendus vir Dominus Tad-
deus de Monlefoleo Dei et Apostolica^
Sedis gratia abbas monaslerii s. Cristo-
pkori deCastro Durantis. A'q luglio 1 3g3
Papa Bonifacio IX, essendo morto nel
precedente mese il suddetto abbate Tad-
deo di Montalfoglio, die in commenda al
cardinal Bartolomeo Oleario (f.) l'ab-
bazia ili s. Cristoforo di Durante, il quale
ne fu il 1 .° abbate commendatario, e per
lui qual suo procuratore ne prese possesso
l'abbate de Ferali, col consenso di Nicolò
Filippo , Pier Francesco e Gentile de'
Braucaleoni di Durante, come padroni e
antichi feudatari, e edificatori di tal ino-
34 URB
naslero, come leggo nella Cronaca, colla
quale riporterò i successori che registra
e vi aggiungerò qualche schiarimento. Il
suddettoPierFrancesco senatore di Roma,
essendo in favore di Bonifacio IX, come
già narrai, ottenne che il Papa colla bolla
Et si cundis, dell' 8 marzo 1402 e non
«4o3, presso l'Ughelli, Italia sacra, t. 2,
p. 788, e il XIV documento àeW Appen-
dice Diplomatica, distaccò e liberò dalla
giurisdizione della diocesi d'Urbino (n'e-
ra allora vescovo Oddone, non pare
però il Colonna poi Martino V come si
pretende), l'abbazia di s. Cristoforo, co-
gli abitanti e i castelli di Durante, Sasso
Corbaro, Monte Locco, s. Angelo in Va-
do., Monte Majo e Sorbetolo diete dioe-
cesis Castrorum, luoghi lutti che asse-
gnò per suo distretto e diocesi; la pose
sotto la protezione di s. Pietro e della s.
Sede, la dichiarò nitllius dioecesis, con-
ferendo all'abbate commendatario l'au-
torità di poter conferire alquanti di que'
benefizi ecclesiastici ch'ella avea sotto la
sua ubbidienza, posti ne'territorii di Du-
rante, s. Angelo in Vado, Sasso Corba-
io, loro castelli e pertinenze, i quali be-
nefìci ascendevano circa aa5e alcuni di
bulina rendita; facendo l'abbate mitra-
to, quasi congiurisdizione e dignità epi^
scopale , capace di tutte le commissioni
pontificie. L'abbate avea buone rendite,
dipendenti 3 terre co'loro castelli e ville,
molti beni enfileutici, numeroso clero se-
colare e regolare, oltre le monache, on-
de n'erano stati commendatari i princi-
pali prelati di s, Chiesa. Fino dal i4oi
11' era abbate commendatario Ermanno
Brancaleoni di Durante, figlio di Nicolò
Fdippo,onde fu il 1 .° abbate nullàis dioe-
cesis, anzi a'i3 agosto dello stesso 1402
Bonifacio IX lo fece vescovo d' Imola ,
nel quale articolo con Ughelli lo dissi
preposto di quella cattedrale, benché ri-
tenuto minore neli4o3 sebbene d'anni
a5, come trovo nel Torelli che riporta
analogo documento, e la Cronaca vuole
che in tuie anno divenisse abbate, magia
URB
lo era; errò pure il Sansovino dicendolo
figlio del senatore Pier Francesco. Os-
serva Torelli, che il bisoguo d'affidare la
chiesa d'Imola a persona potente, deter-
minò l'accorgimento del Papa a confidar-
la alBrancaleoni giovinetto, mentre ne si-
gnoreggiava la città l'Alidosio di granile
autorità. Fa inoltre osservare, che pel di-
scorso diploma di Bonifacio IXl'agroDu-
rantino, quasi tutto per l' innanzi enfi-
teutico all'abbazia, fu liberato da tal peso
col compenso dato dal comune di Dar
panie alla mensa abbaziale in tanti beni
slabili acquistati pel valore di 1000 dur
cali d'oro, il che si elfettuò con atto de'
26 febbraio i4q3, in cui tuttavia Etma-
no è chiamato; R. in Christo Pattern Do-
minimi Hcrmannum de Brancaleonibus
Dei et A postolicaeSedis grafia Redo rem
s. Christophori de diclo Castro. Di più ri-
leva, che essendovi nominati due mona-
ci, ad onta che da 1 o anni il monastero
era stato dato in commenda, seguitarono
ad aver ingerenza nel monastero, e du-
rarono ancora quasi per un altro secolo,
trovandosene un avanzo Deli 494* Morto
neh 412 Ermanno, nello stesso divenne
abbatecomrnendalarioGiovanni de Ver-
ruculo, poi nel i420 vescovo di Fos-
sombrone. Gli successero; neh 42 5 il catv
dinal Lucido Con'i (V.); neh 437 il car-
dinal Angelotto Fondu {f^.) ; neh44^ il
celebre cardinal Bessarione (^.), che re-
catosi in Durante gli furono apparate le
vie donde passò, fatti donativi e grandis-
simi applausi; nel 1468 e per rinunzia
del cardinale nel solo titolo, il suo fami-
gliare Gio. Francesco Beutivoglio di Sas-
soferrato,e morendoli cardinale neh 472
assunse 1' autorità e il godimento delle
rendite; neh48o Ottaviano Ben ti voglio
di Sassoferrato, vescovo di Melfi; nel 1488
Paolo diMiddelburgo diZelanda, nel 1 |g i
vescovo di Fossombrone, celebre mate-
matico, che scrisse De recta Paschae ce-
lebra l'ione et die Passionisi. Cyneh494
Bartolomeo Florido arcivescovo di Co-
senza e segretario apostolico, falsificalo-
u u e
re ile' Brevi (I~.)t perciò condannato a
inoi le, sculenza commutala col carcere
perpetuo; ueli494 '' cardinal Giovanni
Lopez (F.) vescovo di Perugia , modo
nel 1 5o i ; indi fr. Gaspare Golfi della Per-
gola vescovo di Cagli e segretario aposto-
lico; nel i 52 i Lodovico de'conli Canos-
sa vescovo di Bayeux, che edificò il bel
palazzo abbuiale , nunzio di Leone X ,
col mirabile suo ingegno pacificò i re Lui-
gi Xll di Francia ed Enrico Vili d'In-
ghilterra ; neh 532 il celebre cardinal A-
Icssaudro Farnese (/7.) nipote di Paolo
111; nel 1 538 il cardinal Ercole Gonza'
ga (V.); nel i 567 il cardinal Ferdinan-
do de JÌJedici (ì '.) poi granduca di To-
scana; nel 1075 il cardinal Giulio Felino
della Rovere [f .) d'Urbino. Altri abbati
commendatari nullius furono Pandolfo
Pelrucci sanese; Teofilo di s. Angelo in
Vado; Virgilio da Urbino; chiudendo il
Terzi la Cronaca con Gio. Callista Ma-
iri iani, e aggiunge l'annotatore dah6t>4
«11627. In questo probabilmente lo di-
venne il cardinal Fraucesco Barberini
(F.),il quale colla rinunzia che celebrai,
pi ecipuamenle contribuì all'erezionedel-
le diocesi vescovili d'Urbania e s. Angelo
in Vado, e delle loro collegiata e arcipre-
lale all'onore di cattedrali, colle rendite
abbattali formandosi la mensa vescovile,
che all'epoca del contemporaneo Ughelli
ascendeva a scudi 2000, con 200 fiorini
di tassa ad ogni nuovo vescovo. Pertanto
e nel modo che descrissi, Urbano Vili
in un medesimo giorno a' 18 febbraio
i635 istituì idue vescovati separatamen-
te e governali da un sol vescovo, assog-
gettandoli quali suffragane! all'arcivesco-
vo d'Urbino e lo sono tuttora. Alle due
diocesi aggiunse i due castelli pur nullius
dioecesis, di Mei calcilo e di Lamoli, as-
segnò ili. "alla diocesi d'Urbania, il 2.0 a
quella di s. Angelo in Vado, il vescovo in-
titolandosi alternativamente vescovo di
Vrbania e di s. angelo in Vado, e il suc-
cessore vescovo di s. Angelo in Vado e di
Vrbania, e cosi sono registrali ueile au-
U R B 3i5
uuali Notizie di Roma. Come i sanlangio-
lesi, grati gli urbaniesi a Urbano Vili, ne
fecero scolpire la memoria in un mai ino
del pubblico palazzo nel i636, in cui si
legge: Duranlis oppidum Massae Traba-
riae Caput, assumplo Urbaniae nomine.
L'iscrizione è riportata da Ughelli e da
Coluccicon poca diligenza. Urbano Vili
elesse Onorato degli Honorati patrizio di
Jesi per 1 ."vescovo d'Urbania e s. Angelo
in Vado a' 19 settembre 1 636, a'22 il Pa-
pa gl'indirizzo il breve Apostolati^ offì-
ciuni, proso l'Ughelli, ov'è detto eleclo
Urbaniae et s. Angeli in Vado, ed a'28
fu consagrato in Roma. A*20 ottobre il
Papa fece la della ampliazione, ed a' 2.4
seguì il solenne ingresso del vescovo io
Urbania, onorato assai dal popolo, recan-
dosi poi a s. Angelo 111 Vado, a Mercatel-
lo, a Lamoli, ed in lulle le due diocesi che
visitò diligentemente. Degno pastore, TU'
girelli loda la sua dottrina in uti'oque j'u-
re, gli ufiìzi egregiamente esercitati in di-
verse citlàdello stala pontificio, l'integri-
tà, lo zelo, avendo due volte retta e visi-
lata la diocesi di Rimini pel cardinal Gal-
li mentre era nunzio, Eresse i seminari
d'Urbania, di s. Angelo in Vado e di Mer-
calello, A'22 novembre 1637 con solen-
ne rito consagrò la cattedrale d'Urbania,
in memoria di che, e in onore d'Urbani»
Vili e del cardinal Barberini, nella me-
desima fu erella quell'iscrizione marmo-
rea diesi legge in Ughelli e Colucci. Ih.q
vicario generale d'Urbania fu l'arcidiaco*
no della cattedrale Francesco Felici ur-
baniese. Il vescovo Houorati, per la sua
grave eia e dopo lunghissimo vescovato,
si dimise nell'agosto 1 683. Gli fu dalo da
Innocenzo XI a successore , il io aprile
1684? Orazio Ondedeidi Gubbio, in ra-
/nana curia causarurn patronus,che mo-
rì in Urbania nel 1688. A' 18 novembre
gli fu sostituito Pietro Barugi di Foligno,
luogotenente criminale del vicarialo di
Roma, preposto della collegiata di s. Gio-
vanni di Pavia e vicario generale di quel
vescovo, morto nel maggio 1708. Nel se*
3.6 U R B
guenle anno a'6 maggio divenne vesco-
vo Antonio Antonelli nobile di Vellelri,
canonico peuilenziere di quella cattedra-
le, vicario capitolare e generale, morì a'
12 sei tembrei 711. A'2 1 marzo o nel giu-
gno 1 7 i4 dall'arcivescovato di Marciano-
poli in parùbits, visitatore e vicario apo-
stolico in Oriente, fu traslatatoa' vesco-
vati di s. Angelo in Vado e Urbania fr.
Gio. Vincenzo Castello domenicano di
Scio, colla ritenzione del titolo arcivesco-
vile , il quale generosamente a proprie
spese restaurò la cattedrale d Urbania,
che per 1' antichità minacciava rovina,
1' arriccili di preziose sagre suppellettili,
e con gran pompa la consagrò nuovamen-
te a'24 ottobre 1726, morto in s. Ange-
lo in Vado a'24 settembre! 736. Con es-
so ne\ì' Italia sacra si termina la serie de'
vescovi, e la compirò colle Notizie di no-
ma. A'ig novembre 1 736 vescovo d'Ur-
bania e s. Angelo iti Vado Giuseppe Fa-
brelli d' Ui bino, celebrò il sinodo dioce-
sano in Urbania, costruì di marmo l'alta-
re maggiore della cattedrale, a cui fu pu-
le largo di nobili utensili sagri, aumentò
Je rendite della mensa e finì di vivere a'
1 8 novembre 1 747- Dopo un mese vesco-
vo di s. Angelo in Vado e Urbania fr.
Deodalo Bajaidi della congregazione del
b. Pietro da Pisa, nato in Riguauo dio-
tesi di Civita Castellana, traslato dal ti-
tolo vescovile in partibus di Samaria, es-
sendo sulfraganeodel vescovo siiburbica-
rio di Sabina, morto nel gennaio 1777.
A' 1 7 del seguente febbraio vescovo d'Ur-
bani» e s. Angelo in Vado Giovanni Per-
golini di Monte Nuovo diocesi di Siniga-
glia, traslato da Monte Fellre, morto con
2 1 mesi circa di vescovato. A'i3 dicem-
bre 1779 vescovo di s. Angelo in Vado e
LI rb inni Paolo Antonio Agostini Zampe-
ioli di Cagli, nato in Pesaro. Subito pub
blicò la Lettera pastorale al clero dell'u-
na e l'altra diocesi, Pesaro 1 780. Pe'pre-
gì non comuni meritò che ne dassero rag-
guaglio e la celebrassero robusla,cIoqueii-
te, dolce e saggia, {'Effemeridi letterarie
U R B
di Rotjia del 1780 a p. 187. Inoltre le me-
desime a p. 1 78 assai encomiarono 3o sue
odi pubblicate col titolo: Saggio di Odi
filosofico-morali ', Bologna 1 780. Celebrò
il sinodo in Urbania neh 790. che fu da-
to alle stampe: Synodus dioecesana P. A.
Agostini Zamperoli Episcop. Urbaniae
et s. Angeli in Vado, Fulginiae 1 790. Ze-
lante e virtuoso pastore, fedele al suo mi-
nistero, nell'invasione francese e in tem-
po del governo italico fu deportato e mo-
rì in glorioso esilio. Nel libro delle Di-
chiarazioni e ritrattazioni de gì' indirizzi
stampati in Milano nel\ 8 1 1 , umiliate a
Pio F II dagli arcivescovi e vescovi e da
capitoli d Italia, Roma 18 16, nel t. 2, a
p. 1 43, si leggono gli alti del capitolo di s.
Angelo in Vado de'20 febbraio 1 8 1 1 , da'
quali risulta non potere aderire alle pro-
posizioni del prefetto del dipartimento del
MelauroG. Casali, perchè in sostanza con-
tenevano dottrine riprovate. Ad onta di
nuovi eccitamenti l'arcidiacono Pasquale
Mancini e il capitolo gloriosamente resta-
rono fermi di astenersi dal bramalo in-
dirizzo. A p. 1 69 sono riportati gli atti
del capitolo d Urbania de' 2 1 e 22 feb-
braioi8i 1, riguardanti le suddette pro-
posizioni, tenuti nell'aula del seminario,
in deficienza della capitolare per la fab-
brica della cattedrale, co'quali l'arcidia-
cono Francesco Zucchi e il capitolo com-
pilarono saggiamente un indirizzo, ma a
seconda delle vegliatili sanzioni della cat-
tolicaChiesa,onde togliere ogni discrepan-
za di religiose opinioni. Ritornato l'io VII
alla sua sede fece terminare la vedovan-
za delle chiese d' Urbania e s. Angelo in
Vado, preconizzandone vescovo a'22 lu-
glio 18 16 Francesco Leonini di Recatia-
li, morloa'9 aprik'1822. Pio VII nomi-
nò amministratore delle chiese d' Urba-
nia es. Angelo in Vado mg.1 Stef mo Scer-
ladi Bagnorea, ma poi avendolo fatto So-
stituto dell'immunità ecclesiali iua(indi fu
pure amministratore di Spoleto , Norcia
e Farf.i, 1. "commissario apostolico di Lo-
reto, vescovo d' Orope, ed è ora arcive-
U R B
scovo d'Ancira come notai nel voi. LI, p.
37.5, e riparlai di lui nel voi. LX1V, p.
17,), col breve Apostolici Nostri, ùe'G lu-
glio i 823, Bull. Rom.cont. t.i5, p. 617,
deputò in amministratole INicola Mazzo-
ni poi vescovo di Terni (/ *.). Indi a' 27
settembre 1824 Leone XII dichiarò ve-
scovodis. AngeloinVadoeUrbania Fran-
cesco Rinaldo Tassinari di Faenza, mor-
to nel dicembrei832. Gregorio XVI a'
1 5 aprile iB33 fece vescovo d'Urbania e
s. Angelo in Vado Lorenzo Parigini di
Col della Noce diocesi di Nocera,giòpro-
lonotario e canonico di quella cattedrale,
della medesima, di Forlì e di Urbino vi-
cario generale, visitatore de' regolari in
Sardegna. Per sua morte il regnante Pio
JX nel concistoro di Gaeta de'20 aprile
1849 promulgò l'odierno vescovo di ».
Angelo in Vado e Urbania mg/ Guer-
r' A 11 Ionio Bancari ai d'Urbania, già arci-
prete e poi arcidiacono della patria cat-
tedrale, ed esaminatore prò- sinodale-, vi-
cario generale d'Urbino, e suo camerie-
re soprannumerario , vicario capitolare
d'Urbania in sede vacante, lodandone la
prudenza, la gravità, la dottrina, la pro-
bità, il zelo ecclesiastico. Nel i85o inter
venne al Sinodo' P .) della provincia del-
la Marca e d'Urbino tenuto in Loreto. Le
due diocesi unite a più miglia si esten-
dono. Ogni nuovo vescovo è tassato ne'
libri della camera apostolica in fiori-
ni 200, ascendendo le rendile della men-
sa a 1600, onere perpetuo usque ad
Man mani sciiloruni 200 simìliiim gra-
vati.
URBANISTE. Religiose di s. Chiara
Francescane (P.), le quali seguono la re-
gola più mite data loro dal Papa Urba-
no VI, dal cui nome sono chiamate Ur-
baniste, per distinguerle dall'ai tre religio-
se francescane di s. Chiara o Clarisse, che
seguono la 1 .'regola, e da quelle riforma-
te da s. Coleta di Corbio nella Picardia.
In Roma vi è il monastero delle CappuC'
cine {P '.), la cui annessa chiesa essendo
sotto l'invocazione di s. Urbano 1 Papa,
URR 3.7
sono chiamale le monache di s. Urla'
no, ed anche / rbaniste.
URBANO I (s.), Papa XVIII. Nobilis-
simo romano, tìglio di Ponziano, le cui
case si ci edeche fossero ove poi venne fab-
bricata la chiesa del suo nome e tuttora
esistente inRoma, presso la quale nel 1 264
fu eretto sotto il suo nome un monastero
di religiose, il quale disfatto, fu sottopo-
sta la chiesa a quella patriarcale di s. Lo-
renzo fuori le mura; dipoi ripristinato fu
dato alle monache Cappuccine [P.) , a-
vendone riparlato nel voi. XIX, p. 247,
248 e 24q. Annoverato da alcuni fra 'ca-
nonici regolari, pe' suoi singolari meriti
fu creato Pontefice a'2 1 ottobre del 226.
Pel suo zelo incoraggiava i confessori del-
la fede, convertì nu gran numero d'ido-
latri e battezzò molli della nobiltà roma-
na, tra' quali s. Cecilia, col suo sposo s.
Yaleriano, fratello de' ss.Tibnrzio e Mas-
simo, da lui egualmente convertiti, i qua-
li tutti poi soffrirono il martirio. Prima
di questo, il Papa ottenne da s. Cecilia che
nella sua propria casa edificasse la Chie-
sa di s. Cecilia (U.) , indi la consagrò
(conviene tenere presente quanto narrai
nel vol.LXXXIV.p. i5o, i52,i53, i54),
Ordinò che le rendile ecclesiastiche eie o-
hl azioni de'fedeli non possano impiegarsi
se non che in usi pii e in sovvenimento
de'poveri, per la ragione: Quia sunt vo-
ta fìdeliiim , et pretia peccatorum , ac
patrimonio pauperum. Si dice, che s. Ur-
bano I fece fare d'argento i Vasi sagri,
che doveano servire pe'santi misteri, on-
de non bene alcuni deducono il principio
i\e'Calici{JP.) d'argento, che già si usa-
vano. Interrogato da s. Bonifacio vescovo
e martire, se fosse lecito celebrare co' va-
si di legno, rispose: Anticamente i sa-
cerdoti d'oro adoperavano calici di le
gnoj oggi al contrario i sacerdoti di le-
gno usano i calici d'oro. Ordinò che i
battezzati ricevessero la Cresimaci'.) dal-
la manosollanlode'vescovi, per cui alcu-
ni eretici moderni scioccamente argomen-
tarono avere istituito il sagramentodel-
3i8 U R B
la Confermazione (Z7.), essendo noto che
questo è tanto più antico di Urbano I,
quanto lo sono più di lui Gesù Cristo e
gii Apostoli. Dicesi pure avere prescritto,
che le Sedie de'vescovi fossero elevate e
ornate a guisa di trono, per dimostrare
l'autorità ricevuta da Cristo per senten-
ziare i fedeli, che però si dissero ancora
Tribunati, Dichiarò che aitino fosse elet-
to vescovo, se non era insignito dell'or-
dine sagro, cioè prete o diacono, e che i
Suddiaconi ministrassero all'altare. In 5
ordinazioni nel dicembre creò 8 vescovi,
9 preti e 5 diaconi. Governò la Chiesa 6
anni, 7 mesi e 4 giorni. Patì il martirio a'
25 maggio del 233, nel quale si celebra
la sua festa» Fu sepolto nel cimiterio di
Pretestato nella via Appia, parte di quel-
lo di Calisto e presso la porta di s. Seba-
stiano. Il suo corpo fu trasferito e si ve-
nera nella detta chiesa di s. Cecilia; il
cranio è nella chiesa di s. Maria in Traste-
vere,nella cappella dellaMadonna diStra-
da Cupa, restaurala riccamente e consa*
U R B
grata dal cardinal duca di York, commen-
datario di quella basilica, a' 14 novembre
1 762, della quale il capitolo gli avea fat-
to dono. Il Butler sebbene riferisca che
s. Pasquale I fece portare il corpo di s.
Urbano I in s. Cecilia, crede ches. Leone
IV lo mandò poi a Irmengarda moglie
di Lotario I, la quale lo depose nell'abba-
zia da lei fondala ad Erstein in Alsazia,
e più tardi l'imperatore Carlo IV otten-
ne porzione di sue reliquie per Praga.
L'annuale Diario Romano dice che il
corpo di s. Urbano I è nella chiesa di s.
Cecilia. Neil* Emero logio di Roma del
Piazza si legge a' s5 maggio, che gran
parte del suo corpo si venera in delta
chiesa, il capo in quella di s. Maria d'A-
racelijUn braccio nella basilica Liberiana,
ed altre reliquie nelle chiese di Roma ivi
nominate. Una lettera col nome di s. Ur-
bano I, diretta a tutti i cristiani, non è ri-
cevuta per legittima da' critici. Vacò la
s. Sede 29 giorni.
FINE DEL VOLUME OTTANTESIMOQUINTO.
286074
UXXX v
BX 841 .M67
1840
SMCR
fioroni , Gaet
ano.
1802-1883.
Diz ionar io d
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AFK-9455 (awsk)